LA MODA DEGLI SCANDINAVI TRA SCONFITTE E STUPIDITA’ DI MERCATO

REPERITI RISULTATO E FORMAZIONI: IL CALCIO  A SAVONA E’ COMINCIATO NEL 1899. OTTO ANNI PRIMA DEL 1907.

Fino a questo punto si era convenuto sulla data del 20 giugno 1907, fondazione della sezione “giuochi” della Fratellanza Ginnastica, come punto d’avvio del calcio savonese.

Nostre ulteriori ricerche, solo parzialmente già rese pubbliche, ci consentono di affermare con certezza che il calcio a Savona si praticava già fin dalla fine del XIX secolo.

4 giugno 1899, questa la prima formazione calcistica nella storia savonese.

Sport Club Savona (maglia rossa) : Aldo Grosso,Giacomo Saettone, Luigi Saettone,Luigi Ciarlo, Alberto Bonfanti (capitano della seconda riga centr’half), Carlo Sante, Enrico Perlo, G.B. Tarò, Elese Menotti (centro forward, capitano della squadra). Giovanni Pinghelli, Giovanni Worms

Nei mesi scorsi avevamo dato notizia di una partita di calcio giocata a Savona, in piazza d’Armi, nel 1899 tra una squadra locale e una squadra di Sampierdarena.

“La Gazzetta dello Sport venerdì 2 giugno 1899, pagina 4”

“Giuochi sportivi. Un match da Savona. Ci mandano da Savona 1. Domenica ventura 4 corrente alle ore 17 avrà luogo in piazza d’Armi la sfida di football tra la squadra dello Sport Club Savona e della Sampierdarenese.

Avrà le funzioni di arbitro il sig. G.Parodi, capo squadra valentissimo della sezione football della Società Sampierdarenese

“Supplemento al Caffaro (giornale genovese dell’epoca fondato da Anton Giulio Barrili, antenato del Secolo XIX)

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L’ampio spazio della Piazza D’Armi

Comunicato:

Cronaca di Sampierdarena.

Football. La sezione Football della Sampierdarenese in unione a molti soci, farà domani una gita a Savona, partendo da questa stazione ferroviaria col treno delle 6,50 per sostenere una gara di football con una squadra del fiorente Sport Club di quella città, il quale sta svolgendo il programma dei divertimenti sportivi per la stagione balneare.

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Il primo stadio della Sampierdarenese in via Cantore

La Gazzetta dello Sport, lunedì 26 giugno 1899, pagina 4

Football. A Savona innanzi ad una grande folla le due squadre di footballers  si contesero con una gara i premi che lo Sport Club aveva destinato per i vincitori.

Dopo una lotta durata due ore circa la vittoria rimase indecisa con un goal dei sampierdarenesi contro una passata ai savonesi.

L’avvenire sportivo illustrato (mensile) n. 8 agosto 1899 pagina 7

Giuochi sportivi. Football.

Una bella gara dello “Sport Club”.

Ci mandano da Savona

Innanzi ad una gran folla le due squadra di footballers si contesero con una gara i premi che la società aveva destinato ai vincitori.

Facevano parte della giuria anche il sig. Mario Caro, direttore della sezione football della Sampierdarenese e dirigeva il giuoco l’ottimo sig. Parodi, capo squadra della stessa società.

Dopo una lotta durata due ore circa la vittoria rimase indecisa con un goal dei sampierdarenesi contro uno dei savonesi.

Tutti poi si riunirono a fraterno simposio nella trattoria Garibaldi in piazza d’armi e la riunione fu oltremodo geniale.

Si fecero numerosi brindisi alla Sampierdarenese e al trionfo dello sport.

SPORT CLUB SAVONA – SAMPIERDARENESE 1-1

La novità assoluta che presentiamo oggi è rappresentata dal reperimento della formazione savonese che indossava una maglia rossa ed era espressione dello Sport Club Savona, società attiva in atletica e nel nuoto.

Questa la formazione savonese:

Goal-kipper: Aldo Grosso

Backs: Giacomo Saettone, Luigi Saettone

Half: Luigi Ciarlo, Alberto Bonfanti (capitano della seconda riga centr’half), Carlo Sante

Forwards: Enrico Perlo, G.B. Tarò, Elese Menotti (centro forward, capitano della squadra). Giovanni Pinghelli, Giovanni Worms.

Rete: Elese Menotti

Pinghelli e Tarò saranno poi anche presenti nel 1907 alla fondazione della “sezione giuochi” della Fratellanza Ginnastica Savonese, dalla quale discenderà poi nel 1914 il Savona FBC e le sue successive modificazioni di denominazione sociale in una continuità di attività della quale abbiamo già celebrato i 110 anni.

Rimane questo dato storico che fa di questi due personaggi, i due capitani della squadra, e della II riga come scrive “Il Cittadino” i progenitori del calcio savonese, assieme ai loro compagni di squadra.

Elese Carlo Menotti era un commesso di negozio nato a Savona il 5 Novembre 1873 da Domenico e Cacciabue Elisabetta ed abitava in via Urbano Rella 1/1 dove continuò ad abitare fino alla morte avvenuta il 15 Agosto 1948. Era celibe

Bonfanti Alberto svolgeva la professione di stivatore in porto . Bonfanti era nato a Ponteranica in Provincia di Bergamo il 6 Maggio 1869 e si era trasferito a Savona con la moglie Lodi Maria il 5 Ottobre del 1897. Abitava in via Pavese 1/9 fino alla morte avvenuta il 14 Marzo 1952.

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La prima foto conosciuta della “Sezione Giuochi” della Fratellanza Ginnastica Savonese fondata nel 1907. In campo c’è anche GB Tarò che aveva già fato parte della squadra dello Sport Club nel 1899

Comunque proseguiremo le ricerche.

PERUGIA 1978 – 1979: ZERO SCONFITTE MA NIENTE SCUDETTO

1963 – 64: LA STAGIONE D’ORO DEL CALCIO SAVONESE CON GRANDI PROTAGONISTI

TORINO – ALESSANDRIA 10-0 UN RECORD DI 70 ANNI FA IMBATTUTO E DIMENTICATO

di FRANCO ASTENGO

Tra i tanti record stabiliti nel corso della sua epoca d’oro tragicamente interrotta a Superga, il “grande Torino” ne  conserva uno ancora imbattuto, dai più dimenticato, e che con difficoltà potrà essere superato in futuro. Un record di settanta’anni fa, ma non per questo meno importante.

Il 2 maggio 1948, infatti, alla trentaduesima giornata della più lunga Serie A della storia (21 squadre in seguito alla riammissione a tavolino della Triestina ripescata dalla Serie B per questioni di “italianità”, in quegli anni particolarmente sentite) i granata sconfissero per 10-0 l’Alessandria in via Filadelfia.

Rimane quella la partita acquisita con il maggior scarto nella storia del girone unico (a partire dal 1929 – 30): in precedenza si verificarono occasioni analoghe e anche superiori nel punteggio (a memoria citiamo un 14-0 del Torino alla Reggiana nel 1926 – 27) ma si trattava di un torneo su più gironi.

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Una formazioine del Grande Torino edizione 1947 – 48: da sin., in piedi, Castigliano, Mazzola, Fabian, Rigamonti, Loik, Bacigalupo; accosciati: Menti, Martelli, Ballarin, Gabetto, Tomà. Lo spezzino Tomà, riserva di Maroso, unico superstite assieme al portiere Gandolfi perché non partito a causa di un infortunio per la tragica trasferta di Lisbona. Questa la formazione tipo, quasi una filastrocca per chi visse e seguì l’epopea granata: Bacigalupo, Ballarin, Maroso; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola. Tra i titolari c’era anche Ferraris II, che, prima di lasciare il posto ad Ossola, fece registrare 13 presenze in prima squadra.

Il record del maggior numero di goal in una partita di Serie A rimane assegnato ad un Milan – Atalanta 9-3, stagione 1972 – 73; ma la vittoria con il maggior scarto appartiene ancora ai granata, come abbiamo ricordato in questa occasione, quella del settantesimo anniversario.

In quella stagione il Toro stabilì anche un primato per quel che riguarda il distacco sulle seconde con questa classifica finale: Torino 65, Milan, Juventus, Triestina 49, Atalanta, Modena 44, Fiorentina 41, Bologna, Pro Patria 40, Lazio 39, Bari 38,Genoa, Inter 37, Sampdoria, Livorno, Lucchese 36, Roma 35, Salernitana 34, Alessandria 31, Vicenza 26; Napoli classificato all’ultimo posto per illecito sportivo.

Per i cultori della storia del calcio è facile capire, quale e quanta fosse la qualità di quel campionato, a cominciare dagli arbitri. Citiamo “ghiacchette nere” famose all’epoca: Dattilo di Roma, Bernardi di Bologna, Orlandini di Roma e Marchetti di Milano, diciamo i precursori di grandi fischietti come Lo Bello e Agnolin. E scorrendo le formazioni come non rilevare giocatori che hanno caratterizzato almeno un decennio del nostro calcio: gli atalantini Casari, Manente, Mari, Todeschini, Fabbri e Korostelev; il “Petisso” Pesaola, poi allenatore scudettato a Firenze; gli interisti Franzosi, Achilli, Lorenzi d Neri; i rossoneri Gratton, Burini, Puricelli, Annovazzi e Carapellese, tutti destinati alla maglia azzurra; i bustocchi Uboldi e Antoniotti; il Bari con Costagliola tra i pali e Tontodonati; i genoani Becattini, Brighenti e Verdeal; i gigliati Moro, Eliani e Furiassi, tutti con esperienze azzurre; i triestini Blason, poi colonna del Padova di Rocco e dell’Inter, Radio e Ispiro; il doriano “Pinella” Baldini, poi anche allenatore (senza fortuna) del Savona; il lucchese Bertuccelli, quello del trio difensivo Viola, Bertuccelli, Manente con una grande Juve. Oltre, ovviamente, alla “macchina da guerra” del Grande Torino in grado di fornire i dieci/undicesimi della nazionale, e alla Juventus diretta in mezzo al campo dal genio di Giampiero Boniperti con Sentimenti IV in porta, Muccinelli, Angeleri e De Petrini.  Insomma, un grande calcio (quasi) tutto italiano.

Ed ecco i tabellini completi di tutte le partite di quella storica giornata.

Bergamo 2 Maggio 1948

Atalanta-Lazio 5-0
Atalanta: 
Casari; Manente, Citterio; Mari, Todeschini, Schiavi; Fabbri, Korostelev, Astorri, Miglioli, Randon.
Lazio: Gradella; Piacentini, Antonazzi; Alzani, Ramella, Ferri; Puccinelli, Magrini, Penzo, Cecconi, De Andreis.
Arbitro: Gamba di Napoli.
Reti: s.t. Fabbri 3′, Schiavi 8′, Korostelev 13′, Astorri 22′ e 40′.

Bari 2 Maggio 1948

Bari-Inter 2-1
Bari: 
Costagliola; Pietrasanta, Pellicari; Maestrelli, Carlini, Isetto; Hrotko, Voros, Tontodonati, Tavellin, Orlando.
Inter: Franzosi; Pangaro, Pian; Fattori, Guaita, Achilli; Fiumi, Lorenzi, Muci, Arezzi, Neri.
Arbitro: Canavesio di Torino.
Reti: p.t. Muci 30′, Tontodonati 41′, Tavellin 44′.

Firenze 2 Maggio 1948

Fiorentina-Triestina 2-1
Fiorentina: 
Moro; Eliani, Furiassi; Acconcia, Compiani, Magli; Marchetti, Badiali, Galassi, Gei, Bollano.
Triestina: Striuli; Blason, Radio; Presca, Sessa, Mlacher; Rossetti, Trevisan, Ispiro, Tosolini, Begni.
Arbitro: Dattilo di Roma.
Reti: p.t. Acconcia 2′, Rossetti 28′, s.t. Gei 22′.

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La Triestina 1947 – 48. In seguito al ripescaggio degli alabardati per ragioni nazionalistiche, la Serie A fu disputata da 21 squadre. Allenata dal “Paron” Nereo Rocco, quella del “mezzo sistema”  la Triestina fu seconda in classifica alla pari della Juventus e del Milan, alle spalle del Grande Torino. Formazione: Striuli, Zorzin, Blason, Presca, Sessa, Radio, Rossetti, Trevisan, Ispiro, Tosolini, Begni.

Genova 2 Maggio 1948

Genoa-Pro Patria 4-1
Genoa: 
Cardani; Stellin, Becattini; Grisanti, Cattani, Rosignoli; Curti, Formentin, Brighenti, Verdeal, Dalla Torre.
Pro Patria: Uboldi; Azimonti, Patti; Borra, Fossati, Ceriotti; Colpo, Turconi, Antoniotti, Candiani, Bertolucci.
Arbitro: Bernardi di Bologna.
Reti: p.t. Formentin 24,’ Brighenti 27′, s.t. Formentin 14′, Brighenti 25′, Bertolucci 27′.

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Le figurine non ancora “Panini” del Genoa 1947 – 48

Livorno 2 Maggio 1948

Livorno-Bologna 2-0
Livorno: 
Merlo; Soldani, Tuccini; Picchi, Brondi, Capaccioli; Gimona, Taccola, Tieghi, Stua, Piana.
Bologna: Vanz; Giovannini, Spadoni; Ballacci, Marchi, Marchese; Taiti, Mike, Giorgi, Arcari, Baiocchi.
Arbitro: Bergomi di Milano.
Reti: p.t. Gimona 12′, s.t. Stua 41′.

Milano 2 Maggio 1948

Milan-Lucchese 1-2
Milan: 
Rossetti; Gratton, Piccardi; Bonomi, Foglia, Tognon; Burini, Annovazzi, Puricelli, De Gregori, Carapellese.
Lucchese: Piani; Bertuccelli, Clocchiatti; Mezzadri, Giovannini, Cuscela; Roffi, Toth, Michelini, Rosellini, Conti.
Arbitro: Orlandini di Roma.
Reti: s.t. Conti 3′ e 24′, Cuscela (aut) 13′.

Modena 2 Maggio 1948

Modena-Salernitana 1-0
Modena: 
Corazza; Silvestri, Braglia; Malinverni, Neri, Menegotti; Milani, Bertoni I, Pernigo, Sentimenti V, Del Medico.
Salernitana: Gambazza; Pastori, Buzzegoli; Dagianti, Benedetti, Jacovazzi; Merlin, Vaschetto, Rossi, Tori, Onorato.
Arbitro: Maglio di Torino.
Reti: p.t. Bertoni I 6′.

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La Salernitana schierata al vecchio stadio “Vestuti” per la prima sfortunata stagione in Serie A. Gipo Viani impostò a Salerno il moderno (allora) modulo del catenaccio con il “falso nueve”: Piccinini  (poi juventino in una mediana con Mari e Parola, futuro padre del commentatore di Mediaset in Champions) schierato alle spalle di tutti nel ruolo di “terzino volante” mentre in attacco rimaneva l’ex – savonese Vaschetto

Napoli 2 Maggio 1948

Napoli-Sampdoria 3-1
Napoli: 
Sentimenti II; Pretto, Pastore; Candales, Andreolo, Rosi; Krieziu, Spartano, Di Benedetti, Di Costanzo, Barbieri.
Sampdoria: Lusetti; Vicich, Zorzi; Ballico, Bertani, Gramaglia; Di Piazza, Parodi, Baldini, Bassetto, Rebuzzi.
Arbitro: Poggipollini di Ferrara.
Reti: p.t. Krieziu 16′, Candales 29′, s.t. Baldini 5‘, Di Benedetti 25’.

Roma 2 Maggio 1948

Roma-Vicenza 2-0
Roma: 
Risorti; Andreoli, Contin; Jacobini, Valle, Schiavetti; Losi, Riva, Amadei, Di Paola, Pesaola.
Vicenza: Dalla Fontana; Parena, Grosso; Gozzi, Sandroni, Campana; Begnini, Conti, Sperotto, Carraro, Rebuzzi.
Arbitro: Marchetti di Milano
Reti: p.t. Andreoli 9′, Campana (aut) 40′.

Torino 2 Maggio 1948

Torino-Alessandria 10-0
Torino: 
Bacigalupo; Ballarin, Tomà; Grezar, Rigamonti, Castigliano; Fabian, Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola.
Alessandria: Diamante; Delaude, Di Gennaro; Gallea, Tortarolo, Coscia; Armano, Albertelli, Stradella, Soffrido, Sotgiu.
Arbitro: Guarda di Venezia.
Reti: p.t. Ossola 5′, Loik 7′ e 42′, Mazzola 35′, s.t. Grezar 30′ e 32′, Fabian 36′ e 38′, Mazzola 41′, Gabetto 43′.

Riposa Juventus

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L’Alessandria 1947 – 48 sfortunata protagonista dalla parte negativa del record. In piedi da sinistra: Di Gennaro, Stradella, Della Frera, Frugali, Diamante, Lustha; accosciati: Sotgiu, Pietruzzi, Soffrido, Tortarolo e Coscia.

NON SI DIVERTONO: 85 BAMBINI SU 100 IN FUGA DAL CALCIO

Di LUCIANO ANGELINI E FRANCO ASTENGO

Riprendiamo l’incipit di un’inchiesta sulla crisi del calcio italiano pubblicata da Repubblica il 14 settembre a firma di Francesco Saverio Intorcia e Matteo Pinci:

“Negli ultimi dieci anni l’85% dei bambini che avevano iniziato a giocare a calcio vi hanno detto addio. Lo hanno fatto prima ancora di diventare adolescenti, forse attirati da altro, forse per le pressioni germogliate attorno a loro, forse più semplicemente perché avevano smesso di divertirsi. Se tra loro ci fosse un campione che non ammireremo, non lo sapremo mai. Certo restringere il bacino vuol dire ridurre la possibilità di scelta. Proprio mentre il gap con il resto d’Europa, lo dicono i risultati sportivi, continua ad allargarsi”.

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Giuan Nasi e Lello Paltrinieri, futuri preti operai (per Giuan un ricordo immutabile dopo tanti anni dalla tragica scomparsa), ritratti con il Don Bosco 1950 proprio con alle spalle la porta che conduceva al famosissimo “carruggio del gas” dove si doveva recuperare il pallone quando un calcio particolarmente potente lo spediva al di là del muro di cinta.

Ci siamo posti anche noi la domanda: perché questo fenomeno accade oggi, nel tempo in cui la vita è comoda, i genitori e i nonni scarrozzano figli e nipoti agli allenamenti; papà, mamme, fratelli maggiori e parenti vari, tutti abbeverati dalle infinite dirette tv, seguono con grande impeto; i campi sono in sintetico e quando si cade non ci si sbuccia le ginocchia, le scarpe rigorosamente firmate da questo o quel campione, le maglie sono modernamente sgargianti e i pantaloncini in tinta; gli istruttori tutti diplomati a Coverciano e, non ultimo, per giocare (i regolamenti sono fatti in modo che ci sia spazio per tutti) si pagano le quote?

Perché un tempo questo fenomeno dell’abbandono era ridotto, anzi quasi nullo. Si giocava, senza dover pagare quote, all’Oratorio o nel greto del fiume con ghiaia e piccole pietre che entravano nelle ferite delle ginocchia, quando andava bene con le maglie usate da generazioni precedenti e i pantaloncini che capitavano, allenati dai fratelli maggiori, oppure da operai appena usciti dal turno all’Ilva o alla Brown Boveri (operai che però di calcio ne sapevano parecchio) mentre i genitori, per buona parte (ma non tutti per la verità) osteggiavano, incitando allo studio e a lasciar perdere quel gioco pericoloso.

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La Libertà e Lavoro 1964-65 allenata dal “mago” Vadone, maestro di tattica e scopritore di talenti

Eppure nessuno mollava: gli spogliatoi, quando non si situavano sotto un ponte, erano stanzoni bui e freddi come l’acqua che colava giù da improbabili docce, non c’erano le sostituzioni (nemmeno quella del portiere ad anni ’60 inoltrati) e le riserve mestamente prendevano la via della tribuna reggendo la borsa che non avrebbero mai aperto.

Qualcuno, magari, tra quelle riserve auto-organizzava una squadra per far giocare i rincalzi comunque da qualche parte; con quelle squadre improvvisate si incassavano così apparenti cocenti sconfitte, si raggranellavano 10 punti in un campionato di 28 partite (2 punti a vittoria), ma erano vittorie del nostro orgoglio, del voler essere in campo, fare la lista, sentire l’appello dell’arbitro, unirsi in amicizia e solidarietà.

Esaurito il tempo del settore giovanile (dai 14 ai 19 anni) quasi nessuno, dei più bravi, trovava posto in prima squadra, quando questa giocava in Serie C o in Serie D: i presidenti, anzi “presidentissimi”, come il commendator Stefano Del Buono, peraltro deus ex machina del Savona Fbc, preferivano i giocatori “già fatti”. Anche in Promozione però i titolari provenienti  dal vivaio erano sempre molto rari e indossare la maglia della prima squadra in piazze come Vado, Albenga, Cairo, Varazze voleva dire davvero essere dotati tecnicamente e agonisticamente.

I più finivano in Seconda Categoria, un campionato appassionante fatto di squadre di piccole cittadine i cui abitanti fornivano alle loro compagini un grande sostegno affollando piccoli recinti magari dotati di qualche tribunetta, oppure in Città in squadre di quartiere,di bar, di società operaie divise tra di loro da rivalità fierissime ma sempre pronti all’abbraccio, alla facezia, all’idea dello stare assieme anche quando lo scontro era tra la squadra della Parrocchia e quella della vicina sezione del Partito comunista.

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La Molese, creatura prediletta di Guglie Talassano. La squadra è ritratta contro il muro di sostegno di Corso Ricci del campo Gloria sito sul greto del Letimbro. Ci si cambiava sotto i piloni del ponte di legno che da via Trincee scavalcava il fiume fino a Corso Ricci.

Ancora oltre la Seconda Categoria si trovava il campionato del CSI e i tornei a sette o a undici teatro anch’essi di sfide appassionate. Tornei nei quali si ritrovano ancora bar, società operaie, parrocchie: tornei capaci di richiamare, nell’arco della Riviera tra Varazze e Vado, una ventina di squadre partecipanti. Così non si mollava e i ricordi di quelle stagioni hanno fatto la storia della nostra vita.

Mi accorgo di non aver risposto alla domanda iniziale: perché oggi i ragazzi lasciano perdere subito?

Risposta: perché manca la passione, non la loro, ma di chi dovrebbe trasmetterla con i genitori impegnati a pensare ad una immaginaria quanto illusoria futura carriera da professionista del loro ragazzo, sempre pronti a dar la colpa a qualcun altro delle delusioni e a premere perché il loro bamboccio parta “titolare”. Basta assistere all’allenamento di un qualsivoglia settore giovanile per capire la deformazione e l’esasperazione del concetto di giocare al pallone: tensione in campo e fuori (genitori che esaltano le imprese del proprio figlio, già proiettato verso maglie prestigiose, o polemizzano per un tiro sbagliato o un passaggio mancato di un compagno di squadra), noia crescente per esercitazioni ripetitive, poca socializzazione, tramonto di ogni possibilità di un sano divertimento nello stare insieme, atteggiamenti densi di presunzione di qualche aspirante “fenomeno” (a 10-11-12 anni) con frasi tipo: “Con questi scarsi io non ci gioco”. Senza contare la subdola attività di presunti talent scout che, a caccia di nuove quote per i club di appartenenza, offrono e prospettano nuovi e luminosi scenari a ingenui quanto ambiziosi i genitori con reclutamenti al volo nei campetti dei tornei balneari. E a fine estate, in vista della nuova stagione, avviene una specie di transumanza con passaggi da una società all’altra con inevitabili scorie polemiche. E’ il calcio (giovanile) bellezza, parafrasando il mitico Humphrey Bogart nel film “L’ultima minaccia”.

Il quadro si completa con la saccente platea di dirigenti e allenatori tutti tesi a farsi chiamare “mister” e a rilasciare improbabili interviste ai piccoli siti locali, scimmiottando i vari Mourinho o Capello, Allegri o Gattuso, a seconda delle circostanze e del copione da recitare. Pappagaleschi di schemi, tattiche, triangoli e diagonali, nell’idea e nella speranza (vana per i più) di qualche chiamata dall’alto, tronfi dei loro inutili patentini Uefa C o Uefa D. Chiamata dall’alto che dovrebbe arrivare soltanto per la capacità di comunicare con lo stesso linguaggio stereotipato dei commentatori di Sky (il “covercianese”: cultura del lavoro, attaccare gli spazi, scappare all’indietro, siamo un gruppo di uomini veri).

I ragazzi lasciano perdere perché quest’ambiente è omologato a quello circostante, in società dove conta l’apparire in luogo dell’essere e manca la sostanza delle cose che si fanno. I ragazzi lasciano perché non si divertono, si annoiano, si stancano di essere trattati come polli d’allevamento.

NOTA BENE: Le tre foto che illustrano questo articolo sono emblematiche della situazione che vi è descritta. Nella prima è ritratto il Don Bosco sul terreno dei Salesiani, squadra di matrice cattolica addirittura con due futuri preti – operai come Nasi e Paltrinieri che rappresenteranno molto nella vita sociale della Città. Nella seconda è ritratta la formazione juniores della Libertà e Lavoro, squadra “rossa” della società di mutuo soccorso di Lavagnola con il suo allenatore Mario Vadone, operaio della Brown Boveri che senza aver frequentato Coverciano era stato ilprimo tecnico ad adottare il “libero” nella provincia di Savona. Nella terza con la sua “pupilla” Molese si riconosce Guglie Talassano per tanti anni pilastro inscindibile del calcio giovanile savonese che curava il “suo” campo Gloria, allestito proprio sul greto del fiume Letimbro. I ragazzi si divertivano, eccomi si divertivano e a nessuno veniva in mente di lasciare il calcio che in quei tempi era fattore di crescita, costruzione d’amicizia, momento di solidarietà (e magari occasione di qualche baruffa).

GALLERIA FOTOGRAFICA DELLA SQUADRE SAVONESI DAL 1910 AL 1950

Presentiamo qui una galleria fotografica, in ordine cronologico, di alcune della principali squadre della provincia di Savona nel periodo compreso tra il 1910 e il 1950, quarant’anni di grande sviluppo del nostro movimento sportivo con la presenza di personaggi indimenticabili alcuni dei quali troverete ritratti di seguito.

119102: Veloce vittoriosa nella Coppa città d’Albenga: in alto, Amelio, De Martino, Capelli, Veglia, Illieblong I al centro Oddera, Illieblong II, Peluffo, Carlevarini, seduti Sobrero, Folco, Massone

3Il Savona 1913 – 1914 prima stagione nella Divisione Nazionale

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Il Vado vittorioso nella Coppa Città di Mondovì. Novembre 1913

5Il Savona schierato sul campo che allora sorgeva davanti alla Stazione Brignole a Genova.In piedi da sinistra: Ciarlo I, Falco, Ghigliano. Al centro: Gaia, Romano, Colombo I. In ginocchio: Roggero, Perlo, Veglio, Esposto, Carlevarino.

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Il Vado vincitore della Coppa Italia 1922

78La Veloce negli anni ’20: il dirigente De Martini, Cosimini, Ameglio, Reguzzoni, De Salvo, Aime I, Sobrero, Bellini, accosciati: Boggio, Briano, Massone, Del  Grande

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La Virtus schierata sul nuovo campo di Corso Ricci. Terzo in piedi da sinistra è il massaggiatore Pietro Molino “U Mulina” che poi sarà il massaggiatore storico del Savona FBC nelle grandi imprese degli anni’50 – ‘60

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La Veloce vince il campionato e la società immortala i suoi campioni in questo quadro rievocativo, un uso dell’epoca11

Nolese 1930: Garzoglio III, Florio, Lombardi, Saccone, De Vincenti, Persico, Vado, Tissoni, Mazzucco (farmacista, presidente della Nolese del dopoguerra, cui è intitolato il campo di Voze), Ganduglia, Bovio12

Loanesi in trasferta al “Grondona” di Pontedecimo13

Una formazione dell’ILVA. Da sinistra in piedi Venturino, Parodi, Poggi, Tura, Ferrando, l’allenatore Besio, personaggio – chiave nella storia del calcio savonese nel dopoguerra per decenni direttore tecnico della Veloce; al centro Ferrari, Fulcheris, Sagola. Accosciati : Ferro, Chiesa, Tilli14

Vado 1937 – 38 in Serie C15

La Sestrese –Cavagnaro campionato 38 – 39. Formazione: Remaggi (primo accosciato), Rosso, Foglia (nella foto il quarto in piedi da sinistra), Solari, Bonelli, De Negri, Carlevaro, Patrocchi, Pantani, Sabatini ( ultimo in piedi a destra, accanto al massaggiatore), Scotto

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Ecco l’ILVA schierata sul vecchio campo del Morteo di Pegli. Da sinistra in piedi: l’allenatore Valentino, Pellegrino, Fenoglio,, Levratto II, Gino Ghersi (Indimenticabile. Da allenatore, quando in trasferta si segnava nel primo tempo al rientro diceva: “figiou emmu segnou troppu prestu”), Villa, Origone, Gè accosciati: Fiammengo, Merello, Cerruti, Curotto 

 

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Un grandissimo Savona sale in Serie B. da sinistra in piedi: Sandroni, Caburi, Piana, Argenti, Cozzi, Pellegrino, Gallino, Vaschetto (sarà il primo centravanti arretrato nella storia del calcio italiano con la Salernitana di Gipo Viani in Serie A), il massaggiatore Verna. Accosciati: Gè, Borel I (l’autore del goal della promozione, fratello maggiore del celebre “Farfallino” cinque scudetti con la Juve e il mondiale del ’34), Villa18

Omaggio ai ragazzi del  Brandale, vincitori del primo campionato giovanile giocato tra le macerie nell’immediato dopo guerra sul campo improvvisato dove oggi sorgono i palazzi di via Gramsci.

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15-9-46 amichevole Savona-Sampdoria 1-6. Per la prima volta la Sampdoria usa le famose maglie blucerchiate quelle dei “ciclisti”. Ecco il Savona di quella storica giornata. Da sinistra in alto: Roggero (all.), colonnelllo Salvi, Ivaldi, Ghiglione, Cappelli, Zidarich, Longoni, Cereseto, Di Piazza, Delbuono ( vicepres.); accosciati: Doglio (mass.), Puccini, Tonini, Zanni, Varicelli, Bacigalupo20Da sinistra: dirigente Picco, Amerio, Emilio, Ferro, Livio Berruti, Lore, Mazzucco, Allocco, Perezzi, Gagliano, Pasquale Minuto, Ottavio Eustacchio, l’allenatore Torcello

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Stagione 1949-50: un campionato in chiaroscuro per i bianco blu. Pesano i cambi di allenatore e l’infortunio a Roberto Longoni, cervello del centrocampo. Al centro della foto il presidente Dotta, imprenditore con fabbrica in Corso Vittorio Veneto dove adesso sorgono i giardini di San Michele, già comandante partigiano con il nome di battaglia “Bacchetta”

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Vado Fbc 1948 – 49, da sinistra, in piedi: il dirigente Levratto, Gravano, Aschero, Lavagna, Sguerso, Biggi, Pelizzari, Scappatura; accosciati: Pastorino, Bernardini, Caviglia, il massaggiatore “Richetto” Del Rio

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In quest’Alassio, sicuramente di lusso, un affettuoso ricordo per Gino Ghersi, futuro maestro per intere generazioni di aspiranti calciatori, Ivo Brancaleoni che giocherà in serie A con Torino, Bari, Como, il portiere Remo Moscino della dinastia di ristoratori savonesi e acrobatico portiere titolare anche nel Savona Fbc e Boscione che, negli anni ’60, allenerà le stesse “vespe”2

La Veloce sale per la prima volta nella Promozione interregionale al quarto livello del calcio italiano. Da ricordare il trio dirigenziale: il direttore sportivo Rebagliati, cassiere della Carisa nella sede del mercato civico di via Pietro Giuria; il presidente Monti albergatore-principe, proprietario dell’Hotel Riviera Suisse in via Paleocapa e, in seguito, anche dell’Hotel La Terrasse alle Fornaci (con annessi bagni Ariston), e il direttore tecnico Giovanni Besio, operaio della Scarpa e Magnano, alla guida dei granata per oltre quarant’anni ma già allenatore nell’anteguerra di Virtus e Ilva. In campo ci sono ancora Nanni Vanara, grande protagonista con il Savona Fbc negli anni ’30, e Valentino con un passato nel Genoa in Serie A. L’allenatore Cattaneo già ala destra dell’Alessandria e della Roma con qualche presenza in nazionale3

La Cairese 1949-50. Da sinistra: Garello, Rissone, Sesca, Bronda, Varaldo, Rinaldi, Ferrero, Fenech, Bulbarella,Milanese, Scanferlato, il massaggiatore Benevento5

Un inedito davvero gustoso: i Loanesi in maglia blucerchiata. Insomma: proprio l’opposto del tradizionale rossoblu che invece viene indossato dalla piccola “mascotte”6

Un’immagine ormai dimenticata del settore giovanile dell’epoca. Si tratta dei Resegotti Boys fondati a Noli dall’ex-commissaario tecnico della Nazionale Nino Resegotti con lo scopo di rilanciare il calcio nell’antica Repubblica Marinara. Qualche anno dopo ci ssarà la fusione con la Polisportiva Nolese e la fondazione della” Nolese Resegotti Ganduglia” società protagonista del calcio savonese per un lungo periodo fino ad approdare a metà degli anni’60 nel campionato di Promozione. Da sinistra in piedi: una riserva, Castino, Giorgetti, l’allenatore Teodoro Moggio, Caviglia, Gallo, Ginepro, Placido Interdonato (per tanti anni barbiere con negozio a fianco della Loggia della Repubblica) accosciati: Pizzorno, Sciutto, Garzoglio, Giuliano Moggio, Gino Interdonato

LA STORIA DEL CAMPO DEL CSI 50 ANNI DEL NOSTRO CALCIO IN UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

IL CAMPO DELLA VALLETTA GRANDE PALCOSCENICO DELLO SPORT SAVONESE

Di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Campo della Valletta San Michele. Chi non c’è stato almeno una volta, chi non ci ha giocato, chi non ha calcato pista o pedane nei campionati studenteschi (tra i protagonisti, siamo sul finire degli anni ’50, Agretti dallo sprint esplosivo, capace di scendere sotto gli 11 secondi nei 100 e meritare l’azzurro juniores; l’agile Ottolia, avviato a diventare leader sui 400 metri; la progressione ritmica di Briano dominatore sugli ostacoli; Bizzo, Beiso, Beviacqua, Brunacci sui 1000 metri; Soragni nel salto in lungo; le grandi sfide tra Itis, Nautico e Boselli, con timide sortite del Classico, per la supremazia tra gli istituti), chi non ha assistito ai faticosi e logoranti allenamenti (ritti e asticella spesso instabili, buca in sabbia) del saltatore Roveraro, primo italiano a superare i due metri nell’alto o Luciano Teneggi lanciare il giavellotto quasi da una parte allall’altra del campo, chi non ci ha visto correre gli assi del ciclismo da Leoni a Minardi, da Astrua a Corrieri, ai fratelli Rossello, non può capire cosa e quanto abbia significato la Valletta per lo sport savonese e per la Città.

Non può capirlo (ma dovrebbe apprezzarne il ricordo) chi non ha vissuto gli anni ruggenti del calcio più partecipato e coinvolgente della Città. Chi non ha giocato su quel campo spelacchiato e gibboso, e sono centinaia e centinaia, dalla Terza alla Prima Categoria, giovanili comprese, ma soprattutto nell’immensa stagione dei tornei dei bar, creatura costruita e realizzata da quel gigante di Nanni De Marco, o ne è stato spettatore (a volte oltre tremila): amici e colleghi, tifosi, giovani, mogli, fidanzate e amanti, parenti di vario ordine e grado, oltre ad un bouquet di allenatori in cerca di talenti, dirigenti di società.

Non può avere consapevolezza cosa volesse dire “ci vediamo alla Valletta”. Molto di più di un appuntamento. Un rito. Un senso di appartenenza ad una tribù riunita sotto le insegne dello sport a tutto tondo: passione, agonismo, amicizia, rivalità, partecipazione, entusiasmo. Il segno di una Città viva e vitale, forte anche nelle sue divisioni. Capace di sognare. Come non ricordare quel capitolo della nostra Storia. E lo facciamo con una sorta di galleria fotografica con la quale vogliamo ricordare con il campo della Valletta San Michele, il terreno di gioco al quale forse siamo stati più affezionati assieme a quello di Corso Ricci e a quello delle Traversine a Vado nel corso degli anni ruggenti (1950 – 1960) del calcio savonese. Vi si troveranno personaggi che hanno fatto la storia del nostro calcio, squadre scomparse ma mai dimenticate.

Il campo della Valletta sorgeva là, in fondo alla Valletta San Michele quartiere posto immediatamente alle spalle della Centrale e delle Fornaci, su di un terreno di proprietà delle Ferrovie dello Stato.

Il piccolo stadio era affiancato dalla sede del Dopolavoro Ferroviario che aveva al centro un magnifico giardino con pista da ballo, pista che negli anni 1950 – 1960 era utilizzata anche per il basket, l’hockey a rotelle e vi si impiantava al centro il ring per magnifiche riunioni di pugilato: nell’estate del 1957 in quella sede si esibì perfino Duilio Loi che in quattro riprese liquidò il milanese Ray Paini. E anche le prime edizioni di Miss Savona, ovvero il concorso della Bella savonese sotto la regìa di Enrico Fabbri e Carlo Debenedetti.

La storia del campo della Valletta era iniziata nel 1919 come terreno di gioco dello Speranza, la seconda squadra cittadina, alternativa periferica (Fornaci e Zinola) e proletaria (il quartiere del Molo) al Savona che rappresentava soprattutto i “cicciolae” del centro.

La rivalità era accanita e accadde che, nella stagione 1922 – ’23 entrambe le compagini militassero al massimo livello del calcio italiano, in quel torneo di Divisione Nazionale suddiviso allora in 3 gironi. Entrambe per, per vari motivi, finirono con il retrocedere e mai più il calcio savonese raggiunse la meta agognata della massima serie (il Savona Fbc sfiorò il traguardo con il quarto posto nel campionato di Serie B 1940 – 41).

Lo Speranza chiuse i battenti forzatamente con la stagione 1926 – 27 quando il fascismo impose scioglimenti e fusioni coatte allo scopo di razionalizzare la struttura calcistica e di omologare i suoi gruppi dirigenti al regime. I verde – rossi furono così costretti a confluire nel Savona, diventato Associazione Calcio in omaggio al boicottaggio delle denominazioni straniere pure imposto dallo stesso regime.

Il campo della Valletta rimase destinato al calcio per qualche anno, per poi essere trasformato in campo d’atletica: pista da 290 metri (complicate misurazioni per arrivare a percorrere le esatte distanze olimpiche) in un periodo in cui l’atletica savonese conobbe la propria stagione d’oro. Due nazionali: il grande Niculin Beviacqua, dominatore delle gare di fondo (27 titoli italiani tra il 1935 e il 1952 su 5.000, 10.000 e cross – country), e il martellista Sargiano. La squadra dell’Ilva vincitrice della Serie B nazionale nel 1940.

Soprattutto, poi, nell’immediato dopoguerra, la grande sagra dei campionati studenteschi che espressero la forte rivalità soprattutto tra Itis (le Industriali, all’epoca nella vecchia sede in piazza Brennero, guidate dall’indimenticabile professor Raimondo Mc Donald, uscito dalla Farnesina come il suo rivale Eliseo Colla del Classico) e Istituto Nautico, e dove professori di grande spessore umano, da Mac Donald a Gned, da Fragiacomo a Eliseo Colla forgiarono intere generazioni di appassionati sportivi.

Nel prato al centro della pista si disputavano competizioni di tutti i tipi: basket, hockey su prato, baseball, in una Savona particolarmente attiva, moderna, capace di esprimere personaggi di grande valore sportivo e umano.

Nel 1959 si inaugurò il nuovo stadio Valerio Bacigalupo a Legino, provvisto di regolare pista da 400 metri (Gin Siccardo, Manfredi, Checco Robatto non ebbero più il problema di misurare le distanza delle gare di corsa) e la Valletta poté tornare al calcio.

Si inaugurò così la grande stagione degli anni ’60: sulla Valletta si esibirono le squadre di I e II divisione, Libertà e Lavoro Speranza, Villetta, Freccero, Priamar, Judax Fornaci, Bagni Italia.

Il clou però era rappresentato dal Torneo dei Bar che tra il 1962 e il 1967 dominò la scena: grandi squadre, pubblico numerosissimo, tutti i migliori rappresentanti del calcio savonese in campo con Portuali, Sabazia Vado (le due dominatrici), Cristallo di via Torino, Bar Livio di Corso Colombo, Bar Riviera delle Fornaci, Zinolese, Leginese, Bar Nino Porto, Bar Minerva Albisola, Bar Gaiero di Corso Vittorio Veneto, Bar Corallo di Santa Rita, Bar Colonna di Piazzale Moroni, Cadibona.

Come dire: davvero tutta la Città allo stadio

Una festa eccezionale : si giocava alla domenica, non c’erano i fari, si cominciava al mattino alle 8 si finiva alla sera alle 19.

Giugno e Luglio erano i mesi dedicati a questa esaltante kermesse, vetrina dell’agonismo e dell’amicizia.

Nel 1970, in previsione dello spostamento della stazione a Mongrifone (in realtà tutto era già pronto, compresa la macchina del caffè nel 1964, ma entrò in funzione

di impiantarvi la nuova Squadra Rialzo. Finì così la grande stagione della Valletta, indimenticabile per generazioni e generazioni di appassionati sportivi savonesi. Ma non il ricordo.

Le foto di seguito sono state tutte scattate sul campo della Valletta che così può essere osservato da diverse prospettive in tutte le sue angolazioni.

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La tribuna appena inaugurata: partita d’esordio del campionato di Divisione Nazionale 1922-1923. Speranza –Hellas Verona 2-4

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Il pubblico al torneo dei Bar anni’60, massima manifestazione sportiva del calcio savonese dell’epoca, vero punto di raduno di tutto le più importanti realtà aggregative della Città e del circondario, con formazioni che esprimevano davvero la grande forza del nostro movimento in quell’epoca

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 Freccero squadra allievi 1968: da sinistra in piedi Mellano (dirigente), Marri, Giusto, Gallone, Ferro, Peo Astengo (allenato re), Enrile, Onida, Servetto II, Franco Astengo (nell’occasione segnalinee) Accosciati: Benedetti, Verney II, Tortarolo, Rizzo, Marinelli.

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Una formazione dell’US Priamar 1966-67, importante perché sono ritratti anche il direttore sportivo Livio Faggion e l’allenatore Emilio Pacini, due veri e propri trascinatori dell’attività: da sinistra, in piedi, il presidente Teresio Granelli, Porta, Farulla, Nofroni, Longhi, Siter, Bensi, Livio Faggion, Emilio Pacini; accosciati, Caviglia, Grossi, Imberti, Vivarelli, Tarditi, Bresciani

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Trofeo Arci UISP 1967, foto davvero raffigurante personaggi storici del calcio savonese. Da sinistra in piedi: il dirigente Titto Rebagliati, Nico Vicenzi futuro sindaco di Stella e Albissola Marina, Ginetto Bertero libero e capitano di lungo corso, Dorindo, Giasotti, Vizzini, Isetta, il dirigente Sclano, il “mago” Mario Vadone, il difensore finalese Marenco; accosciati: Aldo De Valle, “Strin” Di Maggio, Ricca Ratti, Orazio Chiappella, Cesare Badoino, futuro luminare della chirurgia della mano, il “magico” Giuan Traversa

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Non è possibile però scrivere del Campo della Valletta senza ricordare il periodo, nel corso degli anni’50, in cui lo Stadio fu dedicato esclusivamente all’atletica leggera. Pista in carbonella da 290 metri (con complicate misurazioni per le gare di distanza olimpica). Su quella pista si esibirono grandi campioni da Nicolin Beviacqua nella parte conclusiva della sua luminosa carriera a Gian Maria Roveraro primo italiano a superare i due metri nel salto in alto, fino a Piero Agretti velocista savonese capace di arrivare in azzurro.

Come dimostrano le due foto di seguito il “clou” però era rappresentato dai campionati studenteschi sede delle forti rivalità tra gli istituti cittadini fra i quali, però, la palma del primato, salvo in una occasione, fu appannaggio dell’Istituto Tecnico Industriale “Galileo Ferraris” che in allora aveva sede in Piazza Brennero.

Di seguito due immagini di quella meravigliosa stagione: si presti attenzione al pubblico che, per seguire meglio la gara di staffetta andava a collocarsi sul muretto dalla parte opposta della tribuna.

Nella foto delle partenza della gara di campestre (si tratta della prova d’Istituto del Liceo Classico) spicca la presenza in qualità di starter del prof. Galati, preside dello stesso Liceo e si intravede anche il compianto prof. Eliseo Colla, per un lungo periodo vero e proprio centro – motore dello sport savonese non solo studentesco: allenatore di calcio diplomato a Coverciano, allenatore della squadra di hockey su prato militante in Serie A, tecnico di atletica e quant’altro.

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9 SETTEMBRE 1961: NASCE LA PRIAMAR B, PATRIMONIO DELL’ORATORIO SACRO CUORE