I CENTO ANNI DELLA COPPA ITALIA TRA SERIE A,B E C

Nella stagione calcistica 2021-2022 la Coppa Italia ha mutato nuovamente formula ammettendo alcune squadre militanti in Serie C e ponendole a confronto con le squadre di categoria superiore A e B. Inoltre fino al sesto turno non si sono giocate più partite di andata e ritorno ma soltanto un match secco con 90′ ( o 120′ o rigori) a disposizione.

Il Torino vincitore della Coppa Italia 1935-36 schierato nella finale giocata a Marassi e vinta 5-1 sull’Alessandria. Da sinistra in piedi: Prato, Silano, Maina, Gallea, il savonese Bo, Janni; accosciati Remo Galli (zio del “Carletto” testina d’oro anni ’50-’60), Buscaglia (per lui un’esperienza in biancoblu), Baldi III, Brunella (poi campione d’Italia con la Roma 1941-42) Ferrini (predecessore di Maroso come terzino sinistro del “Grande Torino”, c’era lui infatti nella squadre che vinse lo scudetto 1942-43 il primo del “quinquennio” granata).

Si tratta di un ritorno al passato perché dopo la prima edizione svoltasi nel 1922 e vinta, com’è noto, dal Vado nella finale contro l’Udinese (1-0, goal di Levratto con un tiro fortissimo, specialità della casa, con il pallone che, tra mito e leggenda, sfondò la rete del portiere delle “zebrette” friulane) e un’altra non conclusa nella stagione 1926-27, lo svolgimento della Coppa Italia fu ripreso nell’annata 1935 – 36, nella quale fu anche istituita la Serie C.

In quell’occasione fu adottato lo schema della Coppa d’Inghilterra: ammesse tutte le squadre di Serie C che si affrontarono in gara secca tra di loro per i primi due turni; al terzo turno entrata in scena delle squadre di Serie B e al quarto turno girone finale con la partecipazione delle squadre qualificate di serie B e C con quelle di Serie A.

Pubblichiamo di seguito il tabellone di quella prima giornata del girone finale svoltasi tra il 25 e il 26 dicembre 1935 (il Savona era stato eliminato al primo turno dall’Entella capace di vincere in corso Ricci per 2-1; poi nella “manche” successiva i chiavaresi erano stati superati (1-0) tra le mura amiche dalla Ventimigliese.

Queste le partite del turno che vide per la prima volta impegnate a confronto squadre di Serie A, B e C (ricordando ancora che la Serie C era organizzata su 4 gironi; 2 da 16 squadre, uno da 15 e l’altro da 14. Lo scudetto in quella stagione fu vinto dal Bologna capace di spezzare l’incantesimo del “quinquennio” juventino).

Torino (Serie A) – Reggiana (Serie C) 2-0

Genoa (Serie A) – Pisa (Serie B) 3-2

Ambrosiana Inter (Serie A) – Brescia (Serie A) 4-0

Bologna (Serie A) – Novara (Serie B) 1-0

Catania (Serie B) – Palermo (Serie A) 1-0

Modena (Serie B) – Pro Vercelli (Serie B) 5-0

Livorno (Serie B) – Catanzaro (Serie C) 7-2

Fiorentina (Serie A) – Sestrese (Serie C) 8-0

Triestina (Serie A) – Rovigo (Serie C) 1-1 partita ripetuta a Rovigo: Rovigo 1-Triestina 3

Messina (Serie B) – Sampierdarenese (Serie A) 2-4

Alma Juventus Fano (Serie C) – Milan (Serie A) 2-4

Lazio (Serie A) – Venezia (Serie C) 2-0

Foggia (Serie B) – Roma (Serie A) 0-4

Sanremese (Serie C) – Juventus (Serie A) 1-4

Napoli (Serie A) – Bari (Serie A) 2-1

Cremonese (Serie C) – Alessandria (Serie A) 1-4

Tutte le squadre di Serie C furono eliminate (Reggiana, Catanzaro, Sestrese, Rovigo, Alma Juventus Fano, Venezia, Sanremese e Cremonese) e una sola squadra di Serie B (il Catania) riuscì a superare una squadra di Serie A (il Palermo, nel derby siciliano)

Gli etnei furono poi superati nella seconda giornata del girone finale dal Torino, alla fine vincitore del torneo: in via Filaldelfia finì 8-2 per i granata.

RITORNO AL VIGORELLI: OTTANT’ANNI FA IL RECORD DELL’ORA DI FAUSTO COPPI

Il Vigorelli oggi

E’ capitato di rivedere, dal’alto, il vecchio Vigorelli e di provare un’intensa emozione nel ricordo di una delle più grandi imprese nella storia sportiva dell’Italia del tempo ormai passato

L’unico record dell’ora in cui l’ambiente storico ha prevalso sugli aspetti tecnici è quello di Fausto Coppi stabilito al Velodromo Vigorelli di Milano il 7 novembre 1942, durante la seconda guerra mondiale. Esattamente ottanta anni fa nei sessanta minuti il fantastico corridore di Castellania in quel momento in forza alla Legnano, poi storicamente alla Bianchi percorse 45,798 chilometri.

Pensate che il 24 e 25 ottobre 1942 sulla città di Milano erano piovute tonnellate di bombe. Per questo motivo il 7 novembre ’42 le tribune del Vigorelli occupate soltanto da qualche operaio dell’Alfa Romeo al Portello che avevano approfittato della pausa pranzo

 Il detentore del primato dell’ora era Maurice Archambaud, francese soprannominato “il nano” per la statura tutt’altro che elevata. Proprio al Vigorelli il francese noto per la maglia nera – non da ultimo in classifica generale, bensì del team – aveva percorso 45,767 chilometri in condizioni ideali, ovvero senza il rischio dei bombardamenti.

In precedenza il primato era appartenuto ad un italiano: il cellese Gepin Olmo, poi grande industriale del ciclo.

Nella stagione su strada 1942 Fausto aveva vinto solo il Campionato italiano. Logicamente di gare se ne svolsero poche, quindi nel ’42 Fausto non potè arricchire il palmares e raggiungere elevati standard di rendimento. Inoltre nel giugno di quell’anno si era fratturato una clavicola. Nella fase di ripresa graduale degli allenamenti causa razionamento dei carburanti Fausto non aveva potuto allenarsi dietro auto. Insomma, il ’42 sembrava tutto fuorchè l’anno ideale per cimentarsi nel tentativo di record. Fu soprattutto il massaggiatore Biagio Cavanna ad insistere affinchè Fausto accettasse di mettersi in gioco per il tentativo. Il massaggiatore altresì soprannominato “Il Cieco di Novi” aveva caldeggiato il tentativo ritenendolo buon sistema per allontanare dal Campionissimo il rischio della chiamata alle armi per la guerra.

Fausto Coppi in azione durante il tentativo riuscito di battere il record dell’ora

La mattina del 7 novembre ’42 il Campionissimo raggiunse il Vigorelli in bici, partendo dalla sua Castellania: oltre 100 chilometri, un buon riscaldamento. L’orario del tentativo fu scelto in base alle minori probabilità di rischio. Il Prefetto disse che attorno alle 13,30 il pericolo di bombardamenti era minore, e così di decise di far partire il Campionissimo alle 14. Il sole illuminò il tentativo di Fausto assistito da pochi addetti ai lavori, in prevalenza dello staff Legnano. Coppi si presentò alla linea di partenza con la maglia sociale della Legnano color verde ramarro con bordi rossi. Era una maglia di lana, come i pantaloncini, e il casco aveva fettuccine di pelle imbottita: un aspetto decisamente francescano per semplicità del look e atteggiamenti . La sua bici pesava 7,500 chili e il massimo della tecnologia era rappresentato dai due tubolari, dalla leggerezza record: 110 grammi l’anteriore, 120 il posteriore.

Il Campionissimo soffrì molto nella prima parte, transitando ai 15 chilometri con un ritardo di 5”20 da Archambaud. Dopo 30 minuti Fausto aveva percorso 22 940 chilometri contro i 23, 007 di Maurice. Nella seconda parte venne fuori il Coppi fondista, capace di chiudere con una prestazione di 31 metri migliore rispetto ad Archambaud. Il Campionissimo aveva pedalato col 52 per 15, ovvero 7, 8 metri nell’arco della pedalata.

La pista magica aveva subito già prima del 1937 rattoppi e rifacimenti, e così nel 1948 venne rimisurata. Il record di Archambaud in base ai giri percorsi e all’interpolazione dei tempi nell’ultimo minuto diventò di 45,767 chilometri, e quello di Fausto 45,798.

Nel pomeriggio del 7 novembre ’42 ci fu poco tempo per festeggiare Fausto, la gente era sotto shock per la guerra. Coppi diventò recordman tuttavia in guerra alcuni mesi dopo ci andò comunque destinato in Africa e lo fecero anche prigioniero, contraendo quella malaria che poi gli fu fatale.

Senza gli anni persi per la guerra quante sarebbero state in più le vittorie del Campionissimo ?

Il record di Coppi venne migliorato sempre al Velodromo Vigorelli il 29 giugno 1956 dal francese Jacques Anquetil con 46,159. Anquetil benchè aiutato da miglior tecnologia, dalla preparazione specifica e senza il rischio delle bombe ottenne dunque una prestazione di soli 361 metri migliore rispetto a quella del Campionissimo. Attualmente il record dei 60 minuti lo detiene Filippo Ganna: 56, 792 chilometri. Ma è un’altra storia.

VENERDI’ 25 NOVEMBRE ORE 20: SI GIOCA DI NUOVO INGHILTERRA – STATI UNITI NEL RICORDO DELLA PIU’ GRANDE SORPRESA NELLA STORIA DEL CALCIO

Ore 20 di Venerdì 25 novembre, nello stadio di Al Khor City si gioca Inghilterra – Stati Uniti per la seconda giornata del gruppo eliminatorio B dei Mondiali del Qatar 2022.

Una partita rievocativa della più grande sorpresa mai verificatasi in una fase finale dei mondiali (nonostante non ne siano mancate altre: prima fra tutte quella riservata all’Italia dalla Corea del Nord nel corso dei mondiali inglesi del 1966).

Ricordiamo allora quella giornata nel lontano 1950.

La Nazionale USA ai mondiali brasiliani del 1950.

Mondiali del 1950: girone eliminatorio, a Belo Horizonte, l’improvvisata rappresentativa statunitense batte l’Inghilterra dei “maestri” per 1- 0.

In occasione dei mondiali del 1950, la selezione inglese fece il suo esordio nella massima competizione calcistica per squadre nazionali. La Football Association inglese, entrata a far parte della FIFA nel1906, ne era uscita nel 1928, ritenendo la propria squadra superiore alle altre partecipanti alle varie competizioni internazionali. Gli inglesi si misurarono con il resto del mondo (denominato “The Rest”) soltanto attraverso partite amichevoli e partecipando al torneo interbritannico con Scozia, Galles e Irlanda del Nord (British Home Championship).

L’Inghilterra così non partecipò alle prime tre edizioni dei campionati del mondo organizzati dalla FIFA diretta da Jules Rimet, limitandosi ad incontrare in gara amichevole la nazionale uscita vincente dalle edizioni 1934 e 1938: in entrambi i casi l’Italia.

Il 14 novembre 1934, ad Highbury stadio del Tottenham, nella partita poi passata alla storia proprio come la “Battaglia di Highbury”, gli inglesi superarono gli azzurri per 3-2. Il 13 maggio 1939 a San Siro, invece, la sfida Italia – Inghilterra terminò 2-2 nella partita passata alla storia come quella della “manina” di Piola, antesignana della “mano de dios” di Maradona.

Nel 1946, le quattro federazioni britanniche decisero di rientrare nella FIFA e di partecipare ai mondiali, previsti per il 1950 9 in Brasile. Dal canto suo la nazionale statunitense, invece,  con la presenza al torneo del 1950 era già la terza partecipazione alla massima manifestazione calcistica mondiale.

Nonostante la (all’epoca) scarsa popolarità del soccer nel Paese nordamericano, gli statunitensi avevano colto un sorprendente terzo posto nella prima edizione dei mondiali di calcio disputata inUruguay nel 1930: dopo aver vinto il girone eliminatorio contro Belgio e Paraguay, gli Stati Uniti erano stati battuti in semifinale dall’Argentina con un perentorio 6-1. Di tutt’altro tenore era stata, invece, la partecipazione alla successiva edizione disputata in Italia nel 1934. Qui gli statunitensi furono sorteggiati al primo turno, subito ad eliminazione diretta, contro gli azzurri padroni di casa e da questi battuti per 7-1.

In vista dei mondiali di calcio in programma in Francia nel 1938, invece, la nazionale degli Stati Uniti, inattiva dal 25 settembre 1937 (amichevole persa contro il Messico per 1-5 a Città del Messico) rinunciò a giocarsi le qualificazioni, lasciando il via libera alla partecipazione alla fase finale del torneo alla nazionale cubana.

Dalla riammissione alla FIFA nel 1946 all’esordio ai mondiali del 1950, la nazionale inglese, allenata dal 1947 da Walter Winterbottom, aveva collezionato ben 22 vittorie su 29 partite disputate.

Autentiche goleade avevano suggellato i successi degli inglesi contro i Paesi Bassi (8-2 il 27 novembre 1946 ad Huddersfield), il Portogallo (10-0 il 18 maggio 1947 a Lisbona), il Belgio (5-2 il 21 settembre 1947 a Bruxelles), l’Italia da due edizioni campione del mondo in carica (4-0 il 16 maggio 1948 a Torino; gli azzurri schieravano una formazione composta per gran parte dai giocatori del Grande Torino) e la Svizzera (6-0 il 2 dicembre 1948 a Londra).

A cavallo tra il 1949 e il 1950, la nazionale inglese partecipò, unitamente alle altre tre selezioni calcistiche del Regno Unito (ScoziaGalles e Irlanda), alla cinquantesima edizione dell’annuale Torneo Interbritannico. Data l’iscrizione di tutte e quattro le nazionali alle qualificazioni al campionato mondiale di calcio 1950, la FIFA, soprattutto al fine di un risparmio dei costi di viaggio in un’Europa ancora prostrata dalle conseguenze della seconda guerra mondiale, fece valere il torneo come girone di qualificazione, con l’assegnazione di due posti alla fase finale alle squadre che si fossero classificate nelle prime due posizioni.

Il 13 luglio 1947,  dal canto suo, la nazionale statunitense esordì al Campionato nordamericano organizzato a Cuba dalla NAFC (precursore dell’odierna CONCACAF), tornando in campo dopo ben dieci anni dall’ultima partita disputata.

Nel mese di settembre 1949, si tenne a Città del Messico la seconda edizione del Campionato nordamericano di calcio, che fu fatta valere dalla FIFA quale girone di qualificazione, per la zona NAFC, alla fase finale della Coppa del Mondo 1950. Partecipavano solo tre nazionali: Stati Uniti, Messico e Cuba. Esse, oltre alla vittoria del torneo, si sarebbero contese i due posti disponibili per il mondiale in un doppio girone all’italiana di andata e ritorno. Sconfitti nettamente dal Messico, futuro vincitore del titolo continentale, in entrambe le partite (0-6 e 2-6), gli USA riuscirono a spuntare un pareggio per 1-1 contro Cuba (con marcatura statunitense di Frank Wallace), che fu poi superata nella sfida decisiva del 21 settembre con un brillante 5-2 (per gli statunitensi reti di BahrJohn Souza, Wallace e doppietta di Matevich).

Grazie al successo su Cuba, gli Stati Uniti colsero la terza partecipazione al mondiale di calcio, non disputando altre partite prima dell’esordio alla fase finale in Brasile. Il ben differente ruolino di marcia tenuto dalle due selezioni nazionali prima dei mondiali di calcio fece sì che i pronostici sul loro cammino fossero diametralmente opposti.

Gli inglesi si presentarono in Brasile da ovvi favoriti per la vittoria finale, a fianco dei padroni di casa e dell’Italia campione in carica; gli allibratori quotavano il successo iridato dell’Inghilterra 3-1.Winterbottom aveva convocato tra i migliori calciatori della First Division. Tra essi si segnalavano: gli attaccanti Stanley Matthews (futuro primo Pallone d’oro della storia), Tom FinneyWilf Mannion eStan Mortensen; i difensori Alf Ramsey (futuro c.t. dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966) e Billy Wright, quest’ultimo capitano della nazionale; e il centrocampista Jimmy Dickinson, regista delPortsmouth vincitore dell’ultima edizione della First Division.

Gli statunitensi, guidati per il mondiale di calcio dallo scozzese William Jeffrey, schieravano, invece, una squadra composta per lo più da calciatori dilettanti. Gran parte dei membri della rosa statunitense svolgevano, nella vita di tutti i giorni, ben altre professioni: il portiere Frank Borghi guidava il carro funebre dell’impresa dello zio; il difensore Walter Bahr era un insegnante e per partecipare al mondiale dovette chiedere un’aspettativa non retribuita sul finire dell’anno scolastico; un altro difensore, Harry Keough, lavorava come postino; l’attaccante Joe Gaetjens era studente allaColumbia University e si pagava gli studi facendo il lavapiatti; altri ancora lavoravano come mugnai meccanici.

Molti giocatori degli Stati Uniti erano figli di immigrati. Addirittura tre di loro, Joe Maca, il capitano Ed McIlvenny e Joe Gaetjens, neppure erano cittadini statunitensi (essendo rispettivamente belga, scozzese ed haitiano). Tuttavia, avevano espresso l’intenzione di diventarlo e ciò bastava, secondo le regole in vigore in quel periodo presso la United States Soccer Federation, per essere convocati in nazionale. Anche in altre occasioni la nazionale statunitense si rafforzò con giocatori di altra nazionalità. Nel torneo indetto per il bicentenario dell’indipendenza americana, nel 1976, cui parteciparono Italia, Brasile e Inghilterra nella rappresentativa USA avrebbero trovato posto addirittura Pelè e Chinaglia in quel momento impegnati con i Cosmos di New York.

Gli allibratori pagavano 500 a 1 la vittoria finale degli statunitensi.

Il sorteggio, tenutosi a Rio de Janeiro il 22 maggio 1950, inserì USA e Inghilterra nel gruppo 2, insieme con le nazionali del Cile e della Spagna. Il 25 giugno, alle ore 15.00, sia gli statunitensi che gli inglesi esordirono nella Coppa del mondo.

Al Maracanã di Rio de Janeiro, inaugurato appositamente per i mondiali, l’Inghilterra affrontò il Cile. Come da pronostico, gli inglesi si imposero per 2-0, con reti di Mortensen e Mannion. In contemporanea, allo Stadio Durival Britto e Silva di Curitiba, gli Stati Uniti si trovarono di fronte la Spagna. A sorpresa, gli statunitensi si portarono in vantaggio al 17′ con Pariani, resistendo per più di un’ora ai tentativi degli spagnoli di pareggiare. Sul finire della partita, però, la resistenza statunitense crollò: la Spagna andò in rete tre volte in meno di dieci minuti, con Igoa (81′), Basora (83′) e Zarra(89′), chiudendo l’incontro con un perentorio 3-1.

In vista dello scontro diretto, gli statunitensi apparivano, sulla carta, battuti in partenza, tanto che lo stesso c.t. Jeffrey dichiarò apertamente alla stampa che la sua nazionale non aveva alcuna chance. Il portiere Borghi si augurava di non incassare più di quattro-cinque goal. Il quotidiano britannico Daily Express scrisse: “Sarebbe giusto iniziare la partita dando [agli Stati Uniti] tre goal di vantaggio”. IlBelfast Telegraph definì gli statunitensi “una squadra di [uomini] senza speranza”.

La vittoria degli Stati Uniti sull’Inghilterra era pagata 50 a 1 dagli allibratori: puntando una sterlina se ne sarebbero vinte 50.

Stati Uniti e Inghilterra scesero in campo, nella seconda giornata del gruppo 2, allo Stadio Raimundo Sampaio di Belo Horizonte, alle ore 15.00 del 29 giugno. L’arbitro designato dalla FIFA era l’italianoGeneroso Dattilo, coadiuvato come guardalinee da Charles de la Salle (Francia) e Giovanni Galeati (Italia).

L’Inghilterra batté il calcio d’inizio e, dopo appena novanta secondi, Mortensen servì Bentley, il cui tiro fu intercettato dal portiere statunitense Borghi. Dopo 12 minuti, l’Inghilterra aveva già tirato in porta sei volte.

Gli statunitensi conclusero per la prima volta a rete al 25′, ma il contrattacco inglese produsse tre palle goal tra il 30′ e il 32′.

Al 37′ gli Stati Uniti tornarono di nuovo in attacco. Bahr calciò un potente tiro diagonale da circa venti metri in direzione della rete avversaria e l’estremo difensore inglese Williams si mosse verso destra per parare il pallone. L’attaccante statunitense Gaetjens si tuffò di testa all’altezza del dischetto del rigore e colpì la palla insaccandola a sinistra del portiere inglese.

Il pubblico brasiliano sugli spalti, che parteggiava per lo più per gli statunitensi (anche perché sperava nell’eliminazione dell’Inghilterra, affinché questa non giocasse nel girone finale contro il Brasile), esplose di gioia.

Nel secondo tempo iniziarono meglio gli Stati Uniti, galvanizzati dall’inatteso vantaggio. Al 59′ l’Inghilterra guadagnò un calcio di punizione, ma il tiro di Mortensen fu parato da Borghi. All’82’, Charlie Colombo atterrò fallosamente Mortensen al limite dell’area statunitense. Gli inglesi reclamarono il rigore, ma Dattilo, confermando la sua fama, assegnò loro un calcio di punizione. Sul conseguente tiro di Ramsey, Jimmy Mullen colpì di testa sotto porta, ma il tiro fu bloccato da Borghi sulla linea. L’Inghilterra invocò il goal, ma per l’arbitro la palla non aveva superato la linea di porta.

L’occasione fallita minò il morale degli inglesi, che, anzi, rischiarono di subire lo 0-2 sul tiro, all’85’, di Frank Wallace, deviato sulla linea di porta da Ramsey. Quando Dattilo fischiò la fine, esplose la gioia degli statunitensi, celebrati dal pubblico di casa, che invase il terreno di gioco e portò in trionfo Gaetjens.

Nella successiva partita, giocata a Recife il 2 luglio, il Cile ridimensionò seccamente gli statunitensi sotto un pesante 5-2, mentre l’Inghilterra fu eliminata dalla Spagna con il punteggio di 1-0 nella gara giocata al Maracanà di Rio de Janeiro. Toccò alla Spagna accedere al girone finale: la più grande sorpresa nella storia del calcio internazionale si era così consumata.

In rete il pallone della vittoria USA realizzato da Gaetjens con un colpo di testa

Tabellino

29 giugno 1950

Stadio Minerao di Belo Horizonte

Stati  Uniti – Inghilterra 1-0

Rete: Gaetjens al 38’.

Stati Uniti: Borghi, Keough, Maca, McIlvenny, Colombo, Bahr, E. Souza, J. Souza, Gaetjens, Pariani, Wallace; c.t. Jeffrey.

Inghilterra: Williams, Ramsey, Aston, Wright, Hughes, Dickinson, Finney, Mortensen, Bentley, Mannion, Mullen;  c.t. Winterbottom.

Arbitro: Dattilo (Italia).

I CANNONIERI DEL “MONDIALE” NELLA STORIA DI TUTTI I TEMPI

Just Fontaine: 1 solo mondiale con 13 reti all’attivo

Questo l’elenco dei goleador del “mondiale”: reti segnate in rapporto alle presenze:

  1. Miroslav Klose

Germania. 4 mondiali: 2002 – 2006 – 2010- 2013

16 reti in 24 presenze

2. Ronaldo Luiz de Lima

Brasile. 4 mondiali 1994 – 1998- 2002 – 2006

15 reti in 19 presenze

3: Gerd Muller

Germania. 2 mondiali 1970-1974

14 reti in 13 presenze

4: Just Fontaine

Francia. 1 mondiale . 1958

13 reti in 6 presenze

Media 2.17 a partita- record assoluto .- (3 goal al Paraguay,2 goal alla Jugoslavia,1 goal alla Scozia, 2 goal all’Irlanda del Nord, 1 goal al Brasile, 4 goal alla Germania)

5. Pelè

Brasile 4 mondiali 1958, 1962, 1966, 1970

12 reti in 14 presenze

6. Sandor Kocsis

Ungheria 1 mondiale 1954

11 reti in 6 presenze

7. Jurgen Klinsmann

Germania 3 mondiali 1990, 1994, 1998

11 reti in 17 presenze

8. Helmuth Rahn

Germania 2 mondiali 1954, 1958

10 reti in 10 presenze

9. Gary Lineker

Inghilterra 2 mondiali 1986, 1990

10 reti in 12 presenze

10.Gabriel Batistuta

Argentina 3 mondiali 1994, 1998, 2002

10 reti in 12 presenze

11. Teofilo Cubillas

Perù. 3 mondiali 1970, 1978, 1982

10 reti in 13 presenze

12Thomas Muller

Germania. 3 mondiali 2010, 2014, 2018

10 reti in 16 presenze

13. Greghry Lato

Polonia 3 mondiali 1974, 1978, 1982

10 reti in 20 presenze

14 Eusebio

Portogallo 1 mondiale 1966

9 reti in 6 presenze

15 Christian Vieri

Italia 2 mondiali 1998, 2022

9 reti in 9 presenze

16 Vavà

Brasile 2 mondiali 1958, 1962

9 reti in 10 presenze

17 David Villa

Spagna 3 mondiali 2006, 2010, 2014

9 reti in 12 presenze

18. Paolo Rossi

Italia 3 mondiali 1978, 1982, 1986

9 reti in 14 presenze

19 Jarzinho

Brasile 3 mondiali 1966, 1970, 1974

9 reti in 16 presenze

20.Roberto Baggio

Italia 3 mondiali 1990, 1994, 1998

9 reti in 16 presenze

21\ Karl Heinz Rummenige

Germania 3 mondiali 1978, 1982, 1986

9 reti in 19 presenze

22. Uwe Seeler

Germania 4 mondiali 1958, 1962, 1966, 1970

9 reti in 21 presenze

23 Guilliermo Stabile

Argentina 1 mondiale 1930

8 reti in 4 partite

24. Leonidas

Brasile 2 mondiali 1934, 1938

8 reti in 5 presenze

25. Ademir

Brasile 1 mondiale 1950

8 reti in 6 presenze

LA TRISTEZZA DEI MONDIALI

Non è l’assenza della Italia a rendere tristi questi mondiali di calcio che inizieranno tra poche ore.

La scelta del Qatar ha significato il definitivo prevalere del denaro e della geo politica sulle logiche sportive ( valore, quello delle logiche sportive,comunque sempre in difficoltà in queste occasioni).

Ci saranno i tifosi a pagamento come sorta di claque per funzionare da scenario di cartone nei vari stadi in un’atmosfera surreale, rarefatta, quasi da “mondo diverso”.

Saranno i mondiali dello psicodramma comunicativo, che rischia di costare uno sforzo logorante più di quelli compiuti sul piano economico e su quello politico per tradurre una competizione globale in un messaggio favorevole per questo piccolo angolo di mondo segnato dallo sfruttamento, dalle diseguaglianze, da un regime che non tollera la libertà di stampa e la diversità di opinioni e di condizione umana.

Verificheremo quanto si riuscirà a rendere reale l’evento sportivo ma il tentativo in atto è quello di tratteggiare una sorta di versione aggiornata del Truman Show.

Una bella narrazione che non consentirà però di capire quale mai potrà essere il destino di questa finzione organizzata.

E chi mai dovrebbe essere fatto convinto che questo mondiale sarà il migliore di sempre, che marcherà un punto di svolta non solo per il mondo arabo ma a livello globale.

Sarà inutile narrare di un mondiale meraviglioso che si gioca in un paese bellissimo: il peso dello sfruttamento esercitato sui più deboli e l’estraneità alla storia e alla vita dello sport veleranno comunque di tristezza questi 2 mesi di foot-ball giocato in condizioni estreme.

Un’irrealtà che una montagna di danaro non riuscirà a rendere improvvisamente concreta, allontanando ancor di più il calcio dalla realtà quotidiana e dall’immaginario collettivo: davvero a questo punto è difficile pensare allo sport.

OGGI L’APERTURA DEI MONDIALI IN QATAR: UN RICORDO DELLA PRIMA PARTITA GIOCATA 92 ANNI FA

La nazionale francese a bordo del “Conte Verde”

Nel giorno dell’inaugurazione del discusso mondiale del Qatar con la partita tra i padroni di casa e l’Ecuador appare doveroso un ricordo della prima edizione di quella che un tempo si era chiamata “Coppa Rimet”, poi aggiudicata definitivamente al Brasile dopo la vittoria nell’edizione del 1970 giocata in Messico.

Torniamo allora alla storia di 93 anni fa:

E’ probabile che vi sia un destino scritto in tutte le cose.

E’ sicuro che un destino ci sia nelle cose di calcio.

Altrimenti sarebbe difficile giudstificare alcuni fatti successi nella sua storia.

Come quello legato all’influenza che hanno sul calcio certe città: Torino, ad esempio, è stata la sede prescelta per disputare le gare del primo campionato italiano di calcio, non può essere un caso che proprio lì sia nata, cresciuta, abbia vinto la società più titolata in Italia.

Analogo discorso può essere fatto per Barcellona. A giudicare dalle vittorie della società blugrana, del suo palmares, è sicuro che qualcosa di importante i catalani, a suo tempo, devono aver fatto per meritare tutto ciò.

Fu proprio a Barcellona il 18 maggio 1929 che fu posta la prima pietra del “Mundial” uruguiano dell’anno successivo.

Il consiglio direttivo della FIFA aveva all’ordine del giorno questa importante decisione: assegnare a uno dei paesi che avevano avanzato la loro candidatura (Ungheria, Spagna, Italia, Norvegia, Uruguay e Svezia) il compito di organizzare la “la prima competizione aperta alle squadre nazionali di tutte le federazioni associate”.

Stabilita in quattro anni la cadenza della manifestazione, mai in sovrapposizione con l’appuntamento olimpico ma sempre in perfetta alternanza, viene fatta la scelta storica: Uruguay !

Alla notizia che sarebbe stata l’Uruguay la prima sede mondiale, su mezza Europa calò il gelo.

Arrivare sino a Montevideo (e in quel tempo non si parlava certo di viaggi aerei, l’unica possibilità era la nave) voleva dire sobbarcarsi lunghissimi giorni di bastimento, con gravissime conseguenze sugli allenamenti e sulla forma fisica e con altrettanto gravi problemi con i datori di lavoro dei vari giocatori, assolutamente contrari a permettere un paio di mesi di ferie ai loro dipendenti.

Dalla vecchia Europa in effetti partirono in pochi.

Disse di sì la Francia perché monsieur Rimet, presidente della FIFA, dopo tutto l’impegno che aveva profuso per organizzare la manifestazione, non poteva subire l’affronto di non veder schierati i suoi galletti.

Girò lui stesso per l’Esagono per strappare ai datori di lavoro i permessim subendo comunque due clamorosi “no”: il più forte attaccante francese del tempo, Manuel Anatol del Racing di Parigi e l’allenatore Gaston Barreau, anche professore al Conservatorio, non ricevettero il visto per Montevideo.

Rimet allargò le braccia e partì senza due pedine importanti. Il viaggio fu affrontato sul “Conte Verde”, forti di sedici giocatori, del dirigente Caudron e del massaggiatore Panosetti.

Sullo stesso bastimento viaggiarono anche altre due squadre europee: il Belgio (privo di Raymond Braine, Bastin, Van Bauhuwade) e la Romania< (praticamente al completo grazie ai buoni uffici del suo più entusiasta e influente tifoso, Re Carol).

La quarta squadra europea che prese parte alla rassegna iridata di Montevideo fu la Jugoslavia, partita da Marsiglia a bordo del “Florida”.

Solo quattro europee: l’Uruguay (che aveva vinto i tornei olimpici del 1924 a Parigi e del 1928 ad Amsterdam) se l’ebbe a male e per un po’ di tempo non varcò l’Oceano.

Al via dunque si trovarono 13 squadre.

Cinque teste di serie tutte americane: Argentina, Uruguay, Stati Uniti, Paraguay, Brasile (privo però del fenomeno Arthur Friedenreich, autore di 1.329 reti in carriere).

Non mancava soltanto il fuoriclasse brasiliano. Non erano presenti: Meazza, Baloncieri, Schiavio, Rosetta, Caligaris, Sindelar, Hiden, Smstik, Schall, Hirzer, Kohut, Tiktos, Puc, Planicka, Silny, Pesek, Ableggen, Zamora, James, Dean.

Le squadre partecipanti sono suddivise in 4 gruppi eliminatori:

  1. Francia, Messico, Cile Argentina
  2. Jugoslavia, Brasile, Bolivia
  3. Romania, Perù, Uruguay
  4. Stati Uniti, Belgio, Paraguay

Domenica 13 luglio 1930 si gioca la prima partita allo Stadio Pocitos di Montevideo, ore 14,50 1.000 spettatori

Francia – Messico 4-1

reti: primo tempo al 19′ Laurent (F) primo goal nella storia del mondiale; 40′ Langiller (F) , 42′ Maschinot (F); secondo tempo 23′ Carreno (M) 41′ Maschinot (F, che realizza la prima doppietta)

Francia: Thepot, Mattier, Capelle, Villaplane, Pinel, Chantrel, Liberati, Delfuor, Maschinot, Laurent, Langiller, all. Caudron

Messico: Bonfiglio, R. Garza, Gutierrez, M. Rosas, F. Rosas, Sanchez, Amzecua, Perez, Carreno, Meija, Ruiz Lopez all. Luque

arbitro: Lombardi (Uruguay)

ITALIA – AUSTRIA: QUANDO VALEVA LA SEMIFINALE MONDIALE

Nel giorno di inizio dei Mondiali di Qatar 2022, il 20 novembre, Austria e Italia saranno impegnate in una partita amichevole all’Ernst Happel Stadion di Vienna.

Entrambe le nazionali non hanno superato la fase eliminatoria e non parteciperanno così alla massima competizione internazionale: sicuramente la gara in programma nella capitale austriaca non rappresenterà una buona consolazione.

Italia e Austria sono tra le nazionali dalla storia più lunga e gloriosa in campo Europeo: il primo scontro diretto si verificò in occasione delle Olimpiadi di Stoccolma nel 1912 e gli austriaci già diretti da Hugo Meisl si imposero 5-1 all’Italia diretta da Vittorio Pozzo.

Da allora il bilancio comprende 38 partite con 18 vittorie dell’Italia, 8 pareggi, 12 vittorie dell’Austria, 51 reti segnate dagli azzurri e 57 reti segnate dai bianchi.

L’occasione di questo ricordo, proprio alla vigilia di una amichevole tra escluse e programmata, un po’ beffardamente, in coincidenza con l’inizio del Campionato Mondiale , risale al 3 giugno 1934 quando Italia – Austria valeva la semifinale del secondo campionato mondiale di calcio “Coppa Rimet”.

Scenario lo stadio di San Siro a Milano.

L’Italia arriva a questo appuntamento dopo aver eliminato gli Stati Uniti e, in una doppia durissima gara, la Spagna.

Il Wunderteam (così è appellato il team austriaco : “la squadra meravigliosa”) ha eliminato la Francia ai tempi supplementari e dopo un tiratissimo derby l’Ungheria per 2-1.

La semifinale Italia – Austria è considerata la vera finale.

L’attesa è enorme: ma conme spesso accade in queste occasioni la partita risulta troppo tirata e giocata tatticamente per poter corrispondere a uno spettacolo adeguato alla classe dei 22 protagonisti in campo.

Gli austriaci fanno fatica a portare avanti il loro gioco ragionato e fatto di fitte trame di palleggio (“il valzer danubiano”); mentre gli italiani hanno nelle gambe il doppio confronto con la Spagna giocato soprattutto sul piano fisico.

Alla fine la concretezza degli uomini di Pozzo farà pendere l’ago della bilancia dalla parte d’Italia, grazie a un goal di Guaita che spinge in rete un pallone di Meazza dopo un’entrata sul portiere austriaco che fece molto discutere. L’arbitro Eklind convalidò ma al giorno d’oggi si sarebbe certo verificato l’intervento del VAR.

Italia – Austria 1-0

rete: Guaita

Italia: Combi, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Meazza, Schiavio, Ferrari, Orsi C.T. Vittorio Pozzo

Austria: Platzer, Cisar, Sesta, Wagner, Sismtik, Urbanek, Zischek, Bican, Sindelar, Schall, Viertl C.T: Meisl

arbitro Eklind (Svezia)

Nella finale l’Italia conquisterà il titolo superando la Cecoslovacchia 2.-1 dopo i tempi supplementari, mentre l’Austria cederà alla Germania per 3-2 nella finale per il 3°-4° posto.

SESSANT’ANNI FA: AL “BACIGALUPO” LA RIVELAZIONE GIGGIRRIVA

Al centro Riva in azione con la maglia del Legnano

Domenica 18 novembre 1962, esattamente sessant’anni fa.

Campionato di Serie C girone A, ottava giornata.

Stadio Valerio Bacigalupo di Savona.

Come recitavano un tempo gli speaker:

” Agli ordini dell’arbitro signor Lombardini di Milano le squadre schierano le seguenti formazioni:

Savona: Tonoli, Costantini, Persenda, Mariani, Ballardini, Beverina, Cella, Natta, Dal Balcon, Cucchi, Giordano all. Furiassi

Legnano: Castellazzi, Rossetti, Mariani, Sassi, Misani, Lamera, Gerosa, Pereni, Broggi, Maltinti, Riva all. Lupi”

Una giornata grigia da vero autunno: il Savona si presenta all’appuntamento in grande spolvero, la squadra è imbattuta e in testa alla classifica.

Il segnale arriva dopo 2′: l’ala sinistra del Legnano, un ragazzino pelle e ossa si autolancia in avanti e a velocità vertiginosa salta di netto Costantini (mica un pivello, nella sua carriera giocherà per molti anni in Serie A con il Palermo).

La scena si ripete due o tre volte nei primi dieci minuti con la difesa bianco blu (priva di Nadali sostituito dall’esordiente Beverina) in difficoltà: ma in contropiede Albino Cella trova il varco giusto. Al 10′ Savona 1 Legnano 0.

L’ala sinistra del Legnano continua a imperversare e 9′ dopo su di una sua fuga e palla al centro Gerosa sorprende Ballardini e Tonoli: 1-1.

A quel punto la folla (8.000 spettatori) comincia a scandire “Roccia, Roccia”: per fermare quel diavolo di n.11 bisogna invertire i terzini e spedirgli addosso Valentino Persenda con i suoi bulloni roventi (precisazione: non erano possibili sostituzioni neppure per il portiere).

Zeffiro Furiassi (che di gioco in difesa se ne intendeva) abbozza e accontenta il competentissimo pubblico savonese: Persenda va a marcare Riva.

Inizia così un pomeriggio drammatico per il nostro difensore (non ancora capitano della squadra; la fascia in quel momento è appannaggio di Giulio Mariani): l’ala sinistra del Legnano lo salta irrimediabilmente in ogni occasione.

Il momento topico arriva al 34′ quando nel tentativo di frenare comunque l’ala sinistra lilla Persenda tocca disgraziatamente un pallone che stava per finire a lato e infila nella porta di Tonoli il goal della nostra sconfitta.

Al fischio finale dalla tribuna l’osservatore della Sampdoria Comini e quello del Genoa Bonilauri (i due “patriarchi” dei settori giovanili rossoblucerchiati) si infilano negli spogliatoi e si precipitano nello stanzione “ospiti” per chiedere lumi al presidente del Legnano Mocchetti (ex-commissario tecnico della Nazionale).

Mocchetti è categorico: il ragazzo è già stato venduto al Cagliari.

Il ragazzo come si è capito era Gigi Riva, per Gioanbrerafucarlo “Giggirriva Rombo di Tuono”.

Partirà da lì una grande carriera che tutti gli sportivi italiani ricordano: due gravi infortuni con la Nazionale, un clamoroso scudetto con il Cagliari, l’Europeo ’68, il Mondiale del Messico quello di Italia – Germania 4-3 e di Brasile – Italia 4-1.

Quel giorno al Bacigalupo in molti avevamo capito di aver assistito ad un evento eccezionale.

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MONDIALI: I CLUB E LE NAZIONALI (CON UNO SGUARDO AL PASSATO)

Bayern Monaco: record di convocazioni

Comandano le big. Europee, certo, ma non solo. Durante il Mondiale in Qatar, decine di calciatori si ritroveranno da avversari dopo aver trascorso la prima parte della stagione giocando per lo stesso club. Alcuni tecnici hanno salutato quasi venti elementi – tutti in partenza con le rispettive nazionali – e pure in Italia c’è chi, durante la sosta, dovrà allenarsi con la rosa praticamente dimezzata. Attenzione, perché l’apparenza inganna: le squadre con il maggior numero di convocati sono quelle che dominano in Champions League ma, dall’altra parte del mondo, qualcuno per poco non si è preso il podio di questa particolare classifica…

BAYERN MONACO (17)

FRANCIA: L. Hernandez, Pavard, Upamecano, Coman.
SENEGAL: Mané.
OLANDA: de Ligt.
GERMANIA: Neuer, Goretzka, Kimmich, Musiala, Muller, Gnabry, Sanè .
CROAZIA: Stanisic.
CAMERUN: Choupo-Moting.
MAROCCO: Mazraoui.
CANADA: Davies.

BARCELLONA (16)

BRASILE: Raphinha.
OLANDA: de jong, Depay.
FRANCIA: Koundé, Dembelè.
DANIMARCA: Christensen.
SPAGNA: Garcia, Jordi Alba, Busquets, Gavi, Pedri, Ferran Torres, Ansu Fati.
GERMANIA: Ter Stegen.
URUGUAY: Araujo.
POLONIA: Lewandowski.

MANCHESTER CITY (16)

BRASILE: Ederson.
OLANDA: Akè.
INGHILTERRA: Stones, Walker, Phillips, Foden, Grealish.
ARGENTINA: Alvarez.
SPAGNA: Laporte, Rodri.
GERMANIA: Gundogan.
BELGIO: De Bruyne.
SVIZZERA: Akanji.
PORTOGALLO: Cancelo, Dias, Bernardo Silva.

ALL – SAD (QATAR) (14)

QATAR: Al-Sheeb, Barsham, Miguel, Khoder, Salman, Khoukhi, Hassan, Ali Asad, Waad, Al-Hajri, Tarek Mashaal, Al-Haydos, Afif.
GHANA: A.Ayew.

REAL MADRID (13)

BRASILE: Militao, Rodrygo, Vinicius.
FRANCIA: Camavinga, Tchouameni, Benzema.
SPAGNA: Carvajal, Asensio.
GERMANIA: Rudiger.
BELGIO: Courtois, Hazard.
CROAZIA: Modric.
URUGUAY: Valverde.

CHELSEA (12)

BRASILE: Thiago Silva.
SENEGAL: Mendy, Koulibaly.
INGHILTERRA: Mount, Gallagher, Sterling.
USA: Pulisic.
SPAGNA: Azpilicueta.
GERMANIA: Havertz.
CROAZIA: Kovacic.
MAROCCO: Ziyech.
SVIZZERA: Zakaria.

TOTTENHAM (12)

BRASILE: Richarlison.
SENEGAL: Sarr.
INGHILTERRA: Dier, Kane.
GALLES: Davies.
ARGENTINA: Romero.
FRANCIA: Lloris.
DANIMARCA: Hojgbjerg.
BELGIO: Alderweireld.
CROAZIA: Perisic.
URUGUAY: Bentancur.
COREA DEL SUD: Son Hueng-Min.

AL – HILLAL (Arabia Saudita) (12)

ARABIA SAUDITA: Al-Owais, Abdulhamid, Al-Bulayhi, Al-Shahrani, Al-Burayk, Al-Faraj, N.Al-Dawsari, S.Al-Dawsari, Al-Malki, Kanno, Otayf, Al-Shehri

JUVENTUS (11)

BRASILE: Danilo, Bremer, Alex Sandro.
USA: McKennie.
ARGENTINA: Paredes, Di Maria.
POLONIA: Szczesny, Milik.
FRANCIA: Rabiot.
SERBIA: Vlahovic, Kostic.

PARIS SAINT GERMAIN (11)

BRASILE: Marquinhos, Neymar.
ARGENTINA: Messi.
FRANCIA: Mbappé.
SPAGNA: Soler, Sarabia.
MAROCCO: Hakimi.
PORTOGALLO: Danilo Pereira, Mendes, Vitinha.
COSTA RICA: Keylor Navas.

AJAX (11)

OLANDA: Pasveer, Blind, Timber, Berghuis, Klaassen, Taylor, Bergwijn.
MESSICO: Sánchez, Álvarez.
SERBIA: Tadic.
GHANA: Kudus.

Cosa accadeva in passato ?

Abbiamo provato un confronto con il mondiale del 1966 cercando di fotografare un momento nel quale l’internazionalizzazione del calcio si poteva considerare come in forte espansione:

1966

FRANCIA

Combin (Varese – Italia)

Muller (Barcellona- Spagna)

GERMANIA

Schenellinger (Milan – Italia)

Brulls (Brescia – Italia)

Haller (Bologna – Italia)

SPAGNA

Del Sol (Juventus – Italia)

Suarez (Inter)

Peirò (Inter)

Quindi soltanto 8 convocati (16 squadre per 352 giocatori; adesso 32 squadre per 832 giocatori) dalle diverse nazionali militanti in squadre straniere (7 in quelle italiane).

I grandi club che si trovavano ad avere più convocati li avevano presenti nelle rose delle rispettive nazionali.

REAL MADRID 6

Spagna: Sanchis, Zoco, Amancio, Gento, Betancourt, Martinez

BARCELLONA 5

Spagna: Silvestre, Reina, Olivella, Gallego, Festè

BENFICA 5

Portogallo: Germano, Coluna, Simoes, Josè Augusto, Eusebio

INTER 5

Italia: Burgnich, Facchetti, Guarneri, Landini, Mazzola

BAYERN 2 soli convocati con la Germania

Beckenbauer e Maier (in quel momento portiere di riserva)

MANCHESTER UNITED

3 convocati con l’Inghilterra: Stiles, Bobby Charlton, Connelly ( 3 convocati anche per il Liverpool, 1 per il Chelsea: il portiere di riserva Bonetti).

Insomma: i fuoriclasse giocavano a casa propria (nel Brasile il Santos aveva 6 convocati) e non funzionava la logica dei “blocchi”.

MONZA IN SERIE A SENZA DIMENTICARE IL SIMMENTHAL

Grazie all’avvento del duo Berlusconi – Galliani e con l’allenatore Stroppa il Monza è arrivato per la prima volta della sua storia ultra centenaria (anno di fondazione 1912, per la cronaca cinque anni dopo il Savona Fbc) in Serie A con la stagione 2022-2023 al termine di una drammatico e spettacolare spareggio con il Pisa: 4-3 il risultato della gara di ritorno dopo il 2-1 dell’andata.

In questa occasione però intendiamo ricordare una pagina particolare nella storia del club brianzolo, quella legata alla fusione con la Simmenthal: era il tempo in cui l’industria entrò nel mondo del calcio non soltanto attraverso la figura di presidenti – mecenati, da Agnelli a Moratti a Rizzoli, tanto per fare gli esempi più illustri, ma costruendo anche progetti societari più o meno effimeri o vincenti, a partire da quello disastroso – durato 12 mesi con la retrocessione – del Talmone Torino, oppure l’Ozo capace di portare il Mantova dalla IV Serie alla Serie A e ancora lo Zenit Modena o la Sarom Ravenna.

La storia del Monza – Simmenthal fu ancora più particolare.

Al termine della stagione 1954-55 il Monza si era salvato con grande fatica e la società aveva accumulato debiti per 80 milioni.

Entrò allora in scena Gino Alfonso Sada, fondatore della Soc. Anonima Alfonso Sada che era entrato nel calcio creando nel 1953 il “Gruppo Sportivo Simmenthal” affiliandolo alla F.I.G.C e iscrivendo la squadra al campionato di Seconda Divisione lombarda lasciando che fosse il figlio Claudio a presiedere il club. A fine stagione però la Simmenthal con un misero 4º posto non ottenne la promozione in categoria superiore.
La stagione successiva la Sanrocchese (nata nel 1945) che con lei divideva il campo di Via Fiume è promossa in Promozione lombarda e dopo 9 anni di attività ai massimi livelli regionali non ha più le possibilità finanziarie per continuare. Sada coglie l’occasione al volo; ne acquisisce il titolo sportivo attraverso la fusione  e schiera la propria squadra in Promozione. Ma ancora una volta non ottiene il salto di categoria (stavolta in IV Serie). Alfonso Sada (Gino era solo un soprannome) contatta il dirigente dell’A.C. Como Edoardo Bertacchi e gli propone di gestire la Segreteria della Simmenthal-Monza. Sarà proprio il “Cavalier Bertacchi” il perno del successo nella fusione della Simmenthal di Sada con il Monza.

All’inizio, l’ingresso di Sada che pone alla presidenza ancora una volta il figlio Claudio, sembra non andare in porto. La triade non è dell’idea di perdere completamente la dirigenza, ma è grazie soprattutto al dottor Aurelio Ferrazzi, che con il dottor A. Bosisio, G. Giovenzana e al ragionier  Tarenghi è comproprietario statutario del “pacchetto giocatori”, a convincere gli altri dirigenti ad accettare di andare a comporre la “commissione di reggenza” destinata ad affiancare Claudio Sada. L’apporto dei Sada è stabilito in 30 milioni di lire e la dirigenza uscente è obbligata a ripianare la differenza del deficit 1954-1955, mentre ad accollarsi le spese per la campagna acquisti stagionale avrebbero dovuto essere entrambe le due società.

Lasciato libero l’allenatore della stagione trascorsa Carlo Alberto Quario, arriva sulla panchina biancorossa Pietro Rava ex difensore juventino e della nazionale, a cui è garantito che avrebbe potuto andare in campo e giocare qualora avessero avuto bisogno di sopperire a una importante defezione in difesa.

A molti giocatori, a cui all’inizio della stagione si prospettava l’imminente cessione, fu garantita la riconferma a cui vennero affiancati i nuovi Aurelio Milani (futuro centravanti di Padova, Inter, Sampdoria, Fiorentina) e Severino Lojodice (futura mezz’ala di Roma, Juventus, Sampdoria) che risulteranno la migliore scelta stagionale: i migliori cannonieri del campionato sommando da soli 34 reti sulle 44 realizzate.

Da segnalare anche la presenza di Carlo Tagnin, successivamente al Bari, alla Lazio e all’Inter. Il forte mediano con Aurelio Milani sarà protagonista con i nero-azzurri della prima conquista della Coppa dei Campioni nella finale di Vienna del 1964 vinta dalla squadra allenata da Herrera con il Real Madrid (3-1). Tagnin, in seguito, nella stagione 1974-75 sarà allenatore del Savona in una sfortunata stagione segnata dalla retrocessione dalla Serie C alla Serie D.

L’abbinamento Monza – Simmenthal proseguirà avanti fino alla stagione 1964-65 e sarà sciolto soltanto dalla scomparsa di Alfonso Gino Sada.

Questa la classifica della Serie B nella prima stagione del Simmenthal – Monza e i tabellini delle gare disputate dalla squadra bianco – rossa.

SERIE B 1955 – 56

Udinese 49, Palermo 47, Como 43, Monza 43, Catania 40, Cagliari 40, Brescia 34, Modena 33, Alessandria 32, Verona 32, Bari 31, Messina 31, Taranto 31, Legnano 30, Parma 28, Marzotto 27, Livorno 22, Salernitana 19.

PRIMA GIORNATA

Como – Monza 1-2

reti: Santoni, Milani (2)

Como: Catarsi, Grassi, Cuttica, Viciani, Mezzadri, Marsili, Bellini, Gandini, Santoni, Marra, Baldini

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Colpo, Borri, Forlani, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Ferrari di Milano

SECONDA GIORNATA

Monza – Alessandria 1-0

rete: Lojodice

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Colpo, Borri, Forlani, Milani, Lojodice, Mattavelli

Alessandria: Ravera, Nardi, Bosio, Russi, Traverso, Battistella, Matteucci, Albertelli, Vitali, Tinazzi, Bussetti

arbitro: De Marchi di Pordenone

TERZA GIORNATA

Legnano – Monza 1-0

rete: Palmer

Legnano: Soldaini, Tarabbia, Pian, Sassi, Parodi, Lupi, Pastore, Mustoni, Bettolini, Palmer, Caprile

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Catttaneo,Colombetti Borri, Forlani, Milani, Tagnin, Mattavelli

arbitro: Boati di Milano

QUARTA GIORNATA

Monza – Verona 2-1

reti: Pavanello, Milani, Lojodice

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Magni, Colpo, Borri, Forlani, Milani, Lojodice, Mattavelli

Verona: Moro, Silvestri, Begalli, Zamperlini, Franchini, Achilli, Galassini, Pavanello, Perli, Buzzin, Lonardi

arbitro: Canepa di Genova

QUINTA GIORNATA

Cagliari – Monza 1-0

rete: Ghersetich

Cagliari: Reverchon, Bersia, Vincenzi, Villa, Bertoli, Molinari, Serradimigni, Sanna, Ghersetich, Pantaleoni, Mezzalira

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Magni, Colpo, Borri, Forlani, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Fornari di Bologna

SESTA GIORNATA

Monza – Bari 0-1

rete: Bretti

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Colpo, Borri, Forlani, Milani, Lojodice, Mattavelli

Bari: Orlandi, Gariboldi, Romano, Macchi, Grani, Mazzoni, Bretti, Maestrelli, Novelli, Baccalini, Farinelli

arbitro: Caputo di Napoli

SETTIMA GIORNATA

Monza – Taranto 2-0

reti: Lojodice, Milani

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Cattaneo, Colpo, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Taranto: Malacari, Tagliamento, Manzella, Castignani, Bordignon, Fabrello, Mari, Giorgis, Veglianetti, Stabellini, Ferrarese

arbitro: Menchini di Udine

OTTAVA GIORNATA

Messina – Monza 0-0

Messina: Salerno, Gratton, Franchi, Repetti, Cardano, Viviani, Orlandi, Remonti, Rossi, Colomban, Grisa

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Cattaneo, Colpo, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Maghernino di Foggia

NONA GIORNATA

Catania – Monza 3-1

reti: Bassetti (2), Ghiandi, Lojodice

Catania: Bardelli, Origgi, Bravetti, Karl Hansen, Boniardi, Perin, Quoiani, Spikofski, Ghiandi, Fontana, Bassetti

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Cattaneo, Colpo, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Grillo di Napoli

DECIMA GIORNATA

Monza – Modena 1-1

reti: Gianmarinaro rigore, Borri

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Cattaneo, Colpo, Borri, Tagnin, Milani, PIstorello, Mattavelli

Modena: Grandi, Martinelli, Braglia, Pirola, Biancardi, Sentimenti V, Ponzoni, Barbolini, Malavasi, Gianmarinaro, Scarascia

arbitro:Canepa di Genova

UNDICESIMA GIORNATA

Salernitana – Monza 0-1

rete: Milani

Salernitana: Cattaneo, Vellano, Del Bene, Acconcia, Pizzi, Baucè, Gigante, Castoldi, Testa, Massagrande, Lulich

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Famulari di Messina

DODICESIMA GIORNATA

Monza – Palermo 1-1

reti: Pistorello, Luosi

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Cattaneo, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Palermo: Angelini, Griffith, Bettoli, Benedetti, Mialich, Bergamo, Lucchesi, Luosi, Testa, Busnelli, Fioravanti

arbitro Bonetto di Torino

TREDICESIMA GIORNATA

Monza – Udinese 2-1

reti: Milani, Lojodice, Secchi

Monza: Ghirardi, Copreni, Rampoldi, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Udinese: Geatti, Azzimonti, Valenti, Snidero, Pinardi, Magli, Castaldo, Menegotti, Secchi, Bredesen, Fontanesi

arbitro: Marchese di Napoli

QUATTORDICESIMA GIORNATA

Parma – Monza 2-2

reti: Milani, Vycpalek, Korostelev, Lojodice
Parma: Menozzi, Cocconi, Monardi, Miniussi, Colla, Alfier, Bicicli, Vycpalek, Erba, Bernicchi, Korostelev

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Canepa di Genova

QUINDICESIMA GIORNATA

Monza – Marzotto 3-0

reti: Milani (2), Lojodice

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Marzotto: Servidati, Formica, Zanoni, Sacchiero, Odone, Occhetta, Deprati, Fiorio, Biagioli, Mosca, Ruffinoni

arbitro: Moriconi di Roma

SEDICESIMA GIORNATA

Brescia – Monza 0-2

reti: Lojodice, Milani

Brescia: Riccardi, Zamboni, Provezza, Neri, Raimondi,Mangini, Carta, Genero, Rebizzi, Buratti, Gasperini

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Canepa di Genova

DICIASSETTESIMA GIORNATA

Monza – Livorno 1-0

rete; Milani

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Farina

Livorno: Gaspari, Simonti, Favalli, Pasolini, Fommei, Bimbi, Bronzoni, Taccola, Balleri, Bernardis, Masoni

arbitro: Smorto di Reggio Calabria

DICIOTTESIMA GIORNATA

Monza – Como 1-3

reti: Milani, Marra, Santoni, Bettini

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Como: Panizzolo, Cuttica, Grassi, Gandini, Mezzadri, Marsili, Bettini, Marra, Santoni, Gritti, Baldini

arbitro: Grillo di Napoli

DICIANNOVESIMA GIORNATa

Alessandria – Monza 0-2

reti: Farina, Milani

Alessandria: Stefani, Nardi, Russoni, Russi, Travia, Traverso, Manenti, Perin, Tinazzi, Bodi, Marchetto

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Farina, Tagnin, Milani, Colpo, Mattavelli

arbitro: Adami di Roma

VENTESIMA GIORNATA

Monza – Legnano 1-0

rete: Milani

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Forlani, Mattavelli

Legnano: Soldaini, Tarabbia, Pian, Sassi, Colombo, Lupi, Pastore, Parodi, Bettolini, Palmer, Caprile

arbitro: Ferrari di Milano

VENTUNESIMA GIORNATA

Verona – Monza 1-0

rete. Larini rigore

Verona: Ghizzardi, Donzelli, Begalli, Larini, Franchini, Stefanini, Galassini, Scaramuzzi, Buzzin, Bertucco, Lonardi

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Forlani, Mattavelli

arbitro: Corallo di Lecce

VENTIDUESIMA GIORNATA

Monza – Cagliari 1-0

rete: Borri

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Colpo, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Farina, Mattavelli

Cagliari: Santarelli, Bersia, Miolli, Molinari, Bertoli, Pignoni, Letari, Savigni, Regalia, Pantaleoni, Mezzalira

arbitro: Caputo di Napoli

VENTITREESIMA GIORNATA

Bari – Monza 0-1

rete. Borri

Bari: Orlandi, Gariboldi, Romano, Macchi, Grani, Mazzoni, Bretti, Cappa, Bertolini, Baccalini, Pizziolo

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Colpo, Farina

arbitro: Famulari di Messina

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA

Taranto – Monza 1-0

rete: Darin

Taranto: Malacari, De Bellis, Pellegrini, Castignani, Bordignon, Castellazzi, Giorgis, Stabellini, Darin, Ferrari, Ferrarese

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Colpo, Borri, Tagnin, Milani, Farina, Mattavelli

arbitro: Marchese di Napoli

VENTICINQUESIMA GIORNATA

Monza – Messina 1-0

rete: Milani

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Farina, Mattavelli

Messina: Salerno, Gratton, Franchi; Geminiani, Cardano, Zonch, Orlandi, Remonti, Rossi, Colomban, Nicoletti

arbitro: Adami di Roma

VENTISEIESIMA GIORNATA

Monza – Catania 0-0

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Colpo, Farina

Catania: Bardelli, Boniardi, Origgi, Malinverni, Santamaria, Perin, Cattaneo, Spikofski, Quoiani, Karl Hansen, Bassetti

arbitro: Rigato di Mestre

VENTISETTESIMA GIORNATA

Modena – Monza 1-1

reti: Barbolini, Milani

Modena: Franci, Martinelli, Braglia, Robotti, Biancardi, Pirola, Ponzoni, Barbolini, Gaeta, Goldoni, Scarascia

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Farina

arbitro: Moriconi di Roma

VENTOTTESIMA GIORNATA

Monza – Salernitana 3-3

reti: Amicarelli, Testa, Pistorello, Borri rigore, Milani, Massagrande

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Colpo, Milani, Lojodice, Mattavelli

Salernitana: Cattaneo, Vellano, Del Bene, Castoldi, Galletti, Baucè, Massagrande, Amicarelli, Testa, Foglia, Gigante

arbitro:l. Gambarotta di Genova

VENTINOVESIMA GIORNATA

Palermo – Monza 1-1

reti: Borri, Testa

Palermo: Angelini, Griffith, Bettoli, Benedetti, Ballico, Russo, Testa, Busnelli, Sandri, Pistacchi, Fioravanti

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Farina

arbitro: Marchese di Napoli

TRENTESIMA GIORNATA

Udinese – Monza 2-0

reti: Castaldo, Magli

Udinese: Romano, Azzimonti, Valenti, Piquè, Pinardi, Magli, Castaldo, Menegotti, Secchi, Bredesen, Fontanesi

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lojodice, Farina

arbitro: Grillo di Napoli

TRENTUNESIMA GIORNATA

Monza – Parma 2-1

reti. Erba, Lojodice (2)

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Lusardi, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Parma: Menozzi, Cocconi, Monardi, Miniussi, Colla, Alfier, Bicicli, Maccagni, Erba, Bernicchi, Righetto

arbitro: Maghernino di Foggia

TRENTADUESIMA GIORNATA

Marzotto – Monza 1-4

reti: Lojodice, Milani (3), Deprati

Marzotto: Servidati, Formica, Zanoni, Mirabelli, Odone, Sacchiero, Deprati, Fiorio, Temelin, Mosca, Moro

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Corti, Magni, Pistorello, Lusardi, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

arbitro: Moriconi di Roma

TRENTATREESIMA GIORNATA

Monza – Brescia 4-1

reti: Rebizzi, Mattavelli, Milani (3)

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Colpo, Magni, Pistorello, Lusardi, Tagnin, Milani, Lojodice, Mattavelli

Brescia: Riccardi, Zamboni, Provezza, Gorlani, Raimondi, Mangili, Badiali, Gasperi, Rebizzi, Bersellini, Carta

arbitro: Mori di Cremona

TRENTAQUATTRESIMA GIORNATA

Livorno – Monza 1-1

reti: Bronzoni, Milani

Livorno: Dreossi, Simonti, Nencini, Pasolini, Mion, Bimbi, Puccinelli, Picchi, Taccola, Bernardis, Bronzoni

Monza: Ghirardi, Copreni, De Poli, Colpo, Magni, Pistorello, Borri, Tagnin, Milani, Lusardi, Mattavelli

arbitro: Campagna di Palermo.