La pagina dell’Almanacco del Calcio 1960 che contiene i dati del Savona FBC nella stagione del ritorno in Serie C, primo campionato giocato nel nuovo Stadio “Valerio Bacigalupo” di Legino
Come riportato dalla didascalia la pagina dell’Almanacco del Calcio allora curato da Leone Boccali direttore del “Calcio e Ciclismo Illustrato” contiene i dati del Savona FBC stagione 1959-60.
Era il campionato del ritorno in Serie C dopo 6 stagioni: il campionato precedente, quello della “Cavalcata delle Valchirie” stravinto distanziando l’Entella eterna rivale, era stato giocato per l’ultima volta in Corso Ricci.
Il trasferimento a Legino nel nuovo impianto apparve come un momento fondamentale di riscatto e di nuova vita per l’intera Città.
Restiamo convinti che quel periodo abbia rappresentato il momento migliore, almeno nel secondo dopoguerra, nella storia della società bianco blu.
Non abbiamo vissuto gli anni’30 quelli che prepararono la prima ascesa in Serie B e di conseguenza non possiamo testimoniare del clima che si “viveva” attorno alla squadra e alla società all’epoca presieduta dall’ing. Noceti.
Possiamo invece definirci testimoni di primissima linea del periodo di cui stiamo narrando.
Esiste nella vita di un organismo collettivo, in questo senso sportivo come una società calcistica, una serie di alti e bassi, di cicli o se preferite di corsi e ricorsi di Vichiana memoria.
Ebbene in quel momento mai come in altri, compresi quelli immediatamente seguenti che portarono al ritorno (fugace) in Serie B si ebbe davvero “l’idem sentire” tra la Città, la Società, la Squadra.
Un fatto che accadde non solo perché la dirigenza era davvero savonese con vessillifero il presidentissimo Stefano Del Buono e allenatore un “gentleman” di alto rango come Felice Pelizzari e i giocatori, in buona parte, di origine locale, al massimo genovese.
Giocatori amici di tutti , attaccati alla maglia, che frequentavano i bar cittadini e con i quali gli sportivi (guai a definirli tifosi) vivevano quasi in simbiosi.
Marietto Vagnola, grande imprenditore portuale che ancora si allenava con la squadra dopo aver fatto parte dei Cicerin Boys e aver giocato qualche partita “in prima” aveva promosso con la Compagnia Portuale l’acquisto di Merighetto (un milione, quello del signor Bonaventura, raccolto proprio tra gli operatori del porto). Il giocatore fu presentato in una assemblea alla Campanassa: un momento davvero di intensa partecipazione per tutti.
Ferrero, Angelini, Valentino Persenda, Ballauco, Mariani, Ciglieri, Nino Parodi, Corrado Teneggi,Tullio Pierucci tutti savonesi o giù di lì con i genovesi Bartolaccini, l’arbiter elegantiarum Franco Caffaratti e qualche “foresto” come Nadali e Contin rimasti poi con il cuore sotto la Torretta.
Questa era la squadra, ma la dirigenza?
Stefano del Buono era il “motore” dello sport savonese ricoprendo anche l’incarico di Presidente del CONI, la sua “longa manus” nell’amministrazione comunale era rappresentata da Carlo Zanelli il sindaco più longevo suo sodale anche nella politica sportiva (Zanelli fu a lungo il presidente della Federazione Italiana Atletica Pesante, dopo aver presieduto la gloriosa Fratellanza Ginnastica Savonese “la nonna di tutti gli sport nella nostra Città”.
Del Buono aveva anche coinvolto tutta la sua famiglia, compresa la moglie la “scia Manin” e i figli Marino e Nico che in seguito avrebbero avuto ruoli importanti nell’organico biancoblu.
Il resto della dirigenza era davvero rappresentativa di tutta la Città, di una Città del lavoro, che stava sviluppandosi verso Ponente e trovava una diversa dimensione nelle sue fabbriche e nel Porto.
Ricordiamo allora il vice-presidente Carena anche lui operatore portuale assieme al magnate della pescheria Oddera, il commerciante di tessuti Falco uomo dalla generosità incredibile, il rag. Prezioso direttore della Banca Commerciale, il costruttore edile Romildo Cirio, Rinaldo Roggero tecnico comunale ma in passato “l’ala più veloce” in azzurro alle Olimpiadi di Anversa 1920, il dott, Varaldo, Contini, il rag. Casella cassiere della stessa Banca Commerciale, l’imprenditore Freccero, il già ricordato (e indimenticabile) Marietto Vagnola in seguito dirigente della Juventus, il dirigente dell’ILVA Tonini, De Carolis segretario del CONI e anche lui giocatore degli anni’30, il magazziniere Doni, il “Re dei grissini” De Lucis, l’attento osservatore del settore giovanile Anselmo, l’eterno segretario Gaetano Chiarenza, il massaggiatore Piero Molina “Mulina”, i commercianti De Salvo e Cappellani, il rag. Saglio funzionario dell’INPS che curava la biglietteria, il ristoratore Remo Moscino che aveva difeso i pali della squadra negli anni’50. l’altro magazziniere Perseu, il dott. Scarpa che dimenticava di essere il medico sociale e dalla panchina cercava di sostituirsi all’allenatore gridando indicazioni tattiche.
Abbiamo fatto soltanto qualche nome non dimenticando l’avv. Ivaldi presidente della Cassa di Risparmio, magnanimo rinnovatore annuale del famosissimo” cambialone”.
Insomma avevamo ragione quando con Riviera Notte titolavamo Tutta alla Città allo Stadio.
Davvero era tutta la Città.