112 ANNI FA: L’ITALIA NEL PRIMO GRANDE TORNEO INTERNAZIONALE

La Nazionale Italiana alle Olimpiadi di Stoccolma 1912

Giugno 1912, Olimpiadi di Stoccolma. La Federazione Italiana Gioco Calcio, auspice Vittorio Pozzo che assume per la prima volta l’incarico di Commissario Tecnico, decide di tentare la grande avventura e di partecipare al torneo di calcio delle Olimpiadi di Stoccolma.

E’ il primo grande appuntamento internazionale della storia, anche se riservato alle squadre europee: da Oltreoceano nessuno è ancora in grado di tentare l’avventura.

Questo il quadro di partenza: Austria, Danimarca, Finlandia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Gram Bretagna, Russia, Svezia, Ungheria.

La nazionale italiana aveva disputato, a quel punto, soltanto sette partite a partire dall’esordio avvenuto a Milano nel maggio del 1910: con un 6-2 sulla Francia.

A Stoccolma però Pozzo poté portare soltanto i disponibili: studenti o giocatori in grado di permettersi di stare diversi giorni lontani dalle proprie occupazioni.

Così ci fu spazio per ben 5 esordienti: Campelli, De Marchi, Zuffi, Bontadini e Sardi (quest’ultimo lasciò solo nel negozio di timbri il suo socio Santamaria con il quale avrebbe poi combinato l’affare da 12.000 lire per trasferirsi dalla Doria al Genoa, con relativo scandalo e squalifica).

Primo avversario, il 26 giugno, la Finlandia. Dopo aver validamente fronteggiato gli avversi per tutto il tempo regolamentare, concluso 2-2 con le 4 reti segnate nel primo tempo, gli azzurri accusarono la stanchezza e subirono la terza rete allo scoccare del quarto d’ora del primo tempo supplementare.

FINLANDIA – ITALIA 3-2 dopo i tempi supplementari.

Reti: Wiberg, Bontadini, Sardi, A. Soinio, Niska

Finlandia: Suriaelaineen, Holopainen, Lofgren, E. Soinio, A. Soinio, Lund, Wickstroem, Wiberg, Nyponssen, Ohman, Niska

Italia: Campelli (Inter), Binaschi (Pro Vercelli), De Vecchi (Milan), De Marchi (Torino), Milano I (Pro Vercelli), Leone (Pro Vercelli), Zuffi (Torino), Bontadini (Inter), Berardo (Pro Vercelli), Sardi (Doria), Mariani (Genoa)

Arbitro: Meisl (Austria)

Eliminata così dalla Finlandia l’Italia venne ammessa al torneo di Consolazione ed ebbe come avversaria un’altra squadra scandinava, la Svezia padrona di casa, il cui complesso essendo superiore a quello dei finlandesi godeva dei favori generali.

Così non fu, perché la nazionale italiana giocando sull’agonismo ebbe ragione della maggior tecnica svedese. Così gli azzurri conquistaiono la loro prima vittoria in trasferta (fino a quel punto c’erano state due sconfitte: 6-1 a Budapest e 3-0 a Le Chaux de Fonds e un pareggio 2-2 a Parigi).

1 luglio 1912

Svezia – Italia 0-1

Rete: Bontadini

Svezia: J.Borjesson, Bergstroem, Toerknvst, Wicksell, Fryckman, Gustafsson, Mihrberg, Svensson, E. Boerjsson, Dalstrhoem, Ansen
Italia: Campelli (Inter), De Vecchi (Milan), Valle (Pro Vercelli) Binaschi (Pro Vercelli), Milano I (Pro Vercelli), Leonen (Pro Vercelli), Bontadini ( Inter), Berardo (Pro Vercelli), Sardi (Doria), Barbesino (Casale) Mariani (Genoa)

arbitro: Willing (Olanda)

Gli entusiasmi suscitati dalla vittoria contro gli svedesi dovevano purtroppo assopirsi due giorni dopo contro l’Austria che era stata eliminata dalla fase finale dall’Olanda e che nel torneo di consolazione aveva già battuto la Norvegia per 1-0

Gli azzurri incominciarono allora a conoscere quale osso duro fosse per noi la Nazionale austriaca, fin da quel proditorio 5-1 incassato allora per arrivare al 2-0 incassato al Prater proprio nel giorno d’avvio del mondiale quatariota 2022, da cui Italia e Austria sono state escluse.

3 luglio 1912

Austria – Italia 5-1

Reti: Muller, Grunwald (2), Hussak, Studinicka, Berardo

Austria: Kaltenbrunner, Braumsteiner, Graubart, Weber, Brandstattner, Cimera, Hussak, A. Mueller, Studinicka, Neubauer, Grundwald

Italia: Campelli (Inter), De Vecchi (Milan), Valle (Pro Vercelli), Binaschi (Pro Vercelli), Milano I (Pro Vercelli); Leone (Pro Vercelli), Bontadini (Inter); Berardo (Pro Vercelli), Zuffi (Torino), Barbesino (Casale), Mariani (Genoa)

Arbitro: Willing (Olanda)

Il torneo si concluse il 4 luglio 1912 con la vittoria della Gran Bretagna sulla Danimarca con il punteggio di 4-2.

1975-76: L’ULTIMO SCUDETTO DEL TORINO IN RIMONTA SULLA JUVE

Il Torino 1975-76: Castellini, Claudio Sala, Zaccarelli, Graziani, Gorin, Santin accosciati: Mozzini, Lombardo, Salvadori, Pulici, Pecci

La Serie A 1975-1976 è stata la 74ª edizione della massima serie  (la 44ª a girone unico), disputata tra il 5 ottobre 1975 e il 16 maggio 1976 e conclusa con la vittoria del Torino, al suo settimo titolo. Capocannoniere del torneo è stato, per la seconda volta consecutiva, Paolo Pulici (Torino) con 21 reti.

A partire dai primi anni 1970 una nobile decaduta quale il Torino era tornata pian piano sotto i riflettori; con il nuovo decennio il presidente granata Orfeo Pianelli optò per un concreto salto di qualità, e la squadra che con la tragedia di Superga aveva perso tutto ritornò competitiva: i derby con la Juventus tornarono equilibrati, finendo per essere decisivi per l’assegnazione dello scudetto. Nel 1976, a ventisette anni dall’ultimo titolo, vinsero proprio i granata grazie all’intesa tra gli attaccanti Paolo Pulici, ribattezzato “Puliciclone” da Gianni Brera, e Francesco “Ciccio” Graziani, nonché all’estro di Claudio Sala e alle innovazioni tattiche del loro allenatore, l’emergente Luigi Radice, fautore della zona mista e di un pressing a tutto campo.

Il campionato iniziò il 5 ottobre 1975: fra le neopromosse vi era una squadra all’esordio, il Perugia, mentre il Como festeggiava il ritorno in Serie A dopo ventidue anni di lontananza. Iniziarono bene i campioni uscenti della Juventus e il Napoli, le due squadre che si erano contese il titolo l’anno prima. Verso la decima giornata i partenopei cedettero lasciando il posto al Torino che, nonostante un avvio incerto (tre punti nelle prime tre gare, con la sconfitta di Bologna all’esordio) guadagnò terreno. Furono tuttavia i bianconeri a chiudere in vetta il girone di andata, con tre lunghezze di vantaggio sui granata, che diventarono cinque alla diciannovesima giornata, il 29 febbraio 1976.

La capolista sembrava a questo punto avviata a riconfermare il tricolore sulle proprie maglie, ma tra marzo e aprile si bloccò perdendo tre partite di fila — la trasferta di Cesena, lo scontro diretto nella stracittadina (quando l’1-2 finale venne tramutato in 0-2 dal Giudice Sportivo, causa un petardo che colpì il portiere avversario Castellini) e, infine, il derby d’Italia a San Siro. Una serie negativa che fece scivolare la squadra di Carlo Parola al secondo posto. Il Torino passò quindi in testa arrivando all’ultima giornata, il 16 maggio, con un solo punto di vantaggio sui concittadini. Il pareggio interno contro la rivelazione Cesena sarebbe potuto costare il campionato ai granata, ma la Juventus non riuscì ad approfittarne perdendo a Perugia: per il Torino fu così scudetto al Comunale, il settimo della sua storia. Dietro alle due torinesi si piazzò la coppia meneghina MilanInter, seguita dal Napoli che, con la vittoria in Coppa Italia, lasciò ai cesenati di Giuseppe Marchioro, a sorpresa sesti in classifica, il posto per una storica partecipazione alla Coppa UEFA.

Classifica finale:Torino 45, Juventus 43,Milan 38, Inter 37, Napoli 36, Cesena 32, Bologna 32, Perugia 31, Fiorentina 27, Roma 25, Sampdoria 24, Verona 24, Lazio 23, Ascoli 23, Como 21, Cagliari 19 (Ascoli retrocesso per differenza reti)

GIORNATA PER GIORNATA IL CAMMINO PARALLELO DI TORINO E JUVENTUS

PRIMA GIORNATA Juventus punti 2 Torino punti 0

Bologna – Torino 1-0

rete: Bertuzzo

Bologna: Mancini, Roversi,Cresci, Cereser, Bellugi, Nanni, Rampanti, Maselli, Clerici, Vanello, Bertuzzo (Valmassoi) all. Pesaola

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Santin, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Menegali di Roma

Juventus – Verona 2-1

reti: Causio (1 rigore)Moro

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega (Tardelli) all. Parola

Verona: Ginulfi, Nanni, Sirena, Busatta, Catellani, Maddè, Bachlechner, Mascetti, Macchi, Moro, Zigoni all. Valcareggi

arbitro: Ciacci di Firenze

SECONDA GIORNATA Torino punti 2 Juventus punti 3

Torino – Perugia 3-0

reti: Pulici (3)

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Garritano) all. Radice

Perugia: Marconcini, Baiardo, Raffaeli, Frosio, Berni, Agroppi, Scarpa, Amenta, Novellino, Vannini, Pellizzaro (all. Castagner)

arbitro: Gussoni di Tradate

Como – Juventus 2-2

reti: Furino, Pozzato, Fontolan, autorete Fontolan

Como: Rigamonti, Megrati, Boldini, Guidetti, Fontolan, Garbarini, Renzo Rossi, Correnti, Scanziani, Pozzato, Cappellini (Iachini) all. Cancian

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Menegali di Roma

TERZA GIORNATA Torino punti 3, Juventus punti 5

Ascoli – Torino 1-1

reti: Gola, Pulici

Ascoli: Grassi, Logozzo, Perico, Scorsa, Castoldi, Morello, Salvori, Ghetti, Silva, Gola, Zandoli (Legnaro) all. Riccomini

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Menicucci di Firenze

Juventus – Fiorentina 4-2

reti: Gori, Causio (2,1 rigore), Speggiorin, Anastasi, Bresciani

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega all.Parola

Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Pellegrini, Della Martira, Guerini, Caso, Merlo, Speggiorin, Antognoni, Bresciani all. Mazzone

arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa

QUARTA GIORNATA Torino punti 5 Juventus punti 7

Torino – Inter 2-1

reti: Pulici, Gorin, Boninsegna rigore

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Lombardo) all. Radice

Inter: Vieri, Giubertoni, Fedele, Oriali, Gasparini, Facchetti, Pavone, Marini, Boninsegna, Mazzola, Bertini (Libera) all. Chiappella

arbitro: Michelotti di Parma

Cagliari – Juventus 0-1

rete. Gori

Cagliari: Copparoni, Mantovani, Longobucco, Gregori, Valeri, Roffi, Nenè, Quagliozzi, Virdis, Viola, Riva (Butti) all. Suarez

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega (Spinosi) all. Parola

arbitro: Barbaresco di Cormons

QUINTA GIORNATA Torino 6 punti Juventus 9 punti

Sampdoria – Torino 0-0

Sampdoria: Cacciatori, Arnuzzo, Lelj, Valente, Zecchini, Rossinelli, Tuttino, Bedin, Magistrelli, Orlandi, Saltutti all. Bersellini

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Santin, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Lombardo) all. Radice

arbitro: Schena di Foggia

Juventus – Lazio 2-0

reti. Damiani (2)

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Anastasi, Capello, Bettega all. Parola

Lazio: Felice Pulici, Ammoniaci, Petrelli, Wilson, Ghedin, Re Cecconi, Garlaschelli, Brignani, Chinaglia, Badiani, Giordano (Manfredonia) all. Corsini

arbitro: Casarin di Milano

SESTA GIORNATA Torino 8 punti Juventus 11 punti

Torino .- Napoli 3-1

reti: Pulici (2, 1 rigore) autorete Punziano, Savoldi

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Napoli: Carmignani, Bruscolotti, Pogliana, Burgnich, La Palma, Orlandini, Massa, Juliano, Savoldi, Boccolini, Braglia (Punziano) all. Vinicio

arbitro: Serafino di Roma

Milan- Juventus 0-1

rete: Gori

Milan: Albertosi, Anquilletti, Maldera, Turone, Bet, Scala, Gorin, Benetti, Bigon, Rivera, Vincenzi (Biasiolo) all. Trapattoni

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Menicucci di Firenze

SETTIMA GIORNATA Torino 9 punti Juventus 12 punti

Roma – Torino 1-1

reti: Negrisolo, Graziani

Roma: Paolo Conti, Peccenini, Rocca, Negrisolo, Santarini, Batistoni,Boni, Morini, Prati, De Sisti, Pellegrini all. Liedholm

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Sala,.Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro Agnolin di Bassano del Grappa

Juventus – Cesena 3-3

reti: Frustalupi rigore, Capello, Bettega, Urban,Petrini, Gentile

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Spinosi, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Bettega all. Parola

Cesena: Boranga, Ceccarelli, Oddi, Zuccheri, Danova, Cera, Bittolo, Frustalupi, Bertarelli, Rognoni, Urban (Bardin, Petrini) all.Marchioro

arbitro: Gussoni di Tradate

OTTAVA GIORNATA Torino 11 punti Juventus 12 punti

Torino – Juventus 2-0

reti: Graziani, Pulici rigore

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Gori, Anastasi, Capello, Cuccureddu (Damiani) all. Parola

arbitro: Michelotti di Parma

NONA GIORNATA Torino 13 punti Juventus 14 punti

Milan – Torino 1-2

reti: Zaccarelli, Maldera, Graziani

Milan: Albertosi, Anquilletti, Maldera, Turone, Bet, Scala, Biasiolo, Benetti, Villa, Bigon, Chiarugi (Calloni) all. Trapattoni

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Ciacci di Firenze

Juventus – Inter 2-0

reti: Bettega, Tardelli

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Cuccureddu, Bettega (Altafini) all. Parola

Inter: Bordon, Bini, Giubertoni, Oriali, Gasparini, Facchetti, Bertini, Marini, Boninsegna, Mazzola, Libera all. Chiappella

arbitro: Lattanzi di Roma

DECIMA GIORNATA Torino 15 punti, Juventus 16 punti

Torino – Como 1-0

rete: Graziani

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Como: Rigamonti, Melgrati, Boldini, Guidetti, Fontolan, Garbarini, Iachini, Correnti, Pozzato, Torrisi, Cappellini (Renzo Rossi) all. Cancian

arbitro: Barbaresco di Cormons

Ascoli – Juventus 0-3

reti: Damiani, Bettega, Gori

Ascoli: Grassi, Logozzo, Perico, Scorsa, Castoldi, Morello, Minigutti, Vivani, Silva, Gola, Zandoli (Ghetti) all. Riccomini

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Cuccureddu, Bettega all. Parola

arbitro: Casarin di Milano

UNDICESIMA GIORNATA Juventus 18 punti Torino 17 punti

Fiorentina – Torino 0-1

rete: Graziani

Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Pellegrini, Della Martira, Beatrice, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Speggiorin (Desolati) all. Mazzone

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Pallavicini) all. Radice

arbitro: Lattanzi di Roma

Juventus – Napoli 2-1

reti: Savoldi, Damiani, Gori

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega (Altafini) all. Parola

Napoli: Carmignani, La Palma, Pogliana, Burgnich, Landini, Orlandini, Massa, Juliano, Savoldi, Esposito, Boccolini all. Vinicio

arbitro: Michelotti di Parma

DODICESIMA GIORNATA Torino 19 punti, Juventus 20 punti

Torino – Lazio 2-1

reti: Graziani, Pulici, Re Cecconi

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Lazio: Felice Pulici, Ammoniaci, Martini, Wilson, Ghedin, Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, D’Amico, Lopez all. Maestrelli

arbitro: Reggiani di Bologna

Roma- Juventus 0-1

rete: Bettega

Roma: Paolo Conti, Giorgio Morini, Rocca, Cordova, Santarini, Peccenini, Boni, Negrisolo, Prati, De Sisti, Spadoni (Petrini) all. Liedholm

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa

TREDICESIMA GIORNATA Torino 20 punti Juventus 22 punti

Cagliari – Torino 0-0

Cagliari: Copparoni, Lamagni, Longobucco, Gregori, Mantovani, Roffi, Nenè, Quagliozzi, Viola, Butti, Riva (Valeri) all. Tiddia

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Garritano, Pallavicini, Pulici (Gorin) all. Radice

arbitro: Menicucci di Firenze

Juventus – Bologna 1-0

rete: Bettega

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega (Altafini) all. Parola

Bologna: Mancini, Roversi, Cresci, Cereser, Bellugi, Nanni, Rampanti, Massimelli, Clerici, Maselli, Chiodi (Bertuzzo) all. Pesaola

arbitro: Serafino di Roma

QUATTORDICESIMA GIORNATA Torino 22 punti Juventus 24 punti

Torino – Verona 4-2

Graziani (2), Zaccarelli, Pulici, Mascetti, Catellani

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Verona: Ginulfi, Bachlechner, Cozzi, Maddè, Catellani, Busatta, Vriz, Mascetti, Luppi, Guidolin, Macchi all. Valcareggi

arbitro: Lenardon di Siena

Sampdoria – Juventus 0-2

reti: Bettega, Causio

Sampdoria: Cacciatori, Arnuzzo, Rossinelli, Lelj, Zecchini, Lippi, Tuttino, Nicolini, Maraschi, Bedin, Saltutti (Magistrelli) all. Bersellini

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Casarin di Milano

QUINDICESIMA GIORNATA Torino 23 punti Juventus 26 punti

Cesena – Torino 1-1

reti: Zuccheri, Pecci

Cesena: Boranga, Ceccarelli, Oddi, Zuccheri, Danova, Cera, Bittolo, Frustalupi, Bertarelli, Rognoni, De Ponti (Urban) all. Marchioro

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Cazzaniga, Garritano)all. Radice

arbitro: Menegali di Roma

Juventus – Perugia 1-0

rete: Damiani

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega all. Parola

Perugia: Marconcini, Nappi, Baiardo, Frosio, Berni, Agroppi, Scarpa, Curi, Novellino, Vannini, Sollier (Marchei) all. Castagner

arbitro: Barbaresco di Cormons

SEDICESIMA GIORNATA Torino punti 25 Juventus punti 28

Torino – Bologna 3-1

reti: Pulici (3, 1 rigore), Clerici

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Gorin) all. Radice

Bologna: Mancini, Valmassoi, Cresci, Cereser, Roversi, Nanni, Rampanti, Vanello, Clerici, Maselli, Bertuzzo (Grop) all. Pesaola

arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa

Verona – Juventus 1-2

reti: Cozzi, Tardelli, Bettega

Verona: Ginulfi, Bachlechner, Cozzi, Maddè, Catellani, Nanni, Busatta, Mascetti, Luppi, Moro, Macchi (Guidolin) all. Valcareggi

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Cuccureddu, Anastasi, Capello. Bettega all. Parola

arbitro: Lattanzi di Roma

DICIASSETTESIMA GIORNATA Torino punti 25, Juventus punti 29

Perugia – Torino 2-1

reti: Curi, Scarpa, Pulici

Perugia, Marconcini, Nappi, Baiardo, Frosio, Berni, Agroppi, Scarpa, Curi, Novellino, Vannini, Sollier (Raffaeli) all. Castagner

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Pallavicini) all. Radice

arbitro: Michelotti di Parma

Juventus – Como 1-1

reti: Bettega, Pozzato

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Cuccureddu, Anastasi, Capello. Bettega (Altafini) all. Parola

Como: Rigamonti, Mutti, Boldini, Garbarini, Fontolan, Guidetti, Renzo Rossi, Correnti, Scanziani, Martinelli, Pozzato all.Bagnoli

arbitro: Ciulli di Roma

DICIOTTESIMA GIORNATA Torino punti 27, Juventus punti 30

Torino – Ascoli 3-1

reti: Pulici rigore, Claudio Sala, Graziani

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Gorin) all. Radice

Ascoli: Grassi, Logozzo, Perico, Scorsa, Castoldi, Minigutti, Salvori, Vivani, Silva, Gola, Ghetti (Landini) all. Riccomini

Fiorentina – Juventus 1-1

reti: Bettega, Bresciani

Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Roggi, Pellegrini, Della Martira, Merlo, Speggiorin, Caso, Casarsa, Antognoni, Desolati (Bresciani) all. Mazzone

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Damiani, Morini, Scirea, Causio, Cuccureddu, Anastasi, Capello. Bettega (Gori) all. Parola

arbitro: Menegali di Roma

DICIANNOVESIMA GIORNATA Torino punti 27 Juventus punti 32

Inter – Torino 1-0

rete:Pavone

Inter: Vieri, Giubertoni, Fedele, Oriali, Gasparini, Facchetti, Pavone, Marini, Boninsegna, Mazzola, Bertini all. Chiappella

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Ciacci di Firenze

Juventus – Cagliari 1-0

rete: Damiani rigore

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Anastasi, Capello, Bettega all. Parola

Cagliari: Copparoni, Valeri, Longobucco, Graziani, Niccolai, Roffi, Butti, Brugnera, Piras, Viola, Virdis (Quagliozzi) all. Tiddia

arbitro: Levrero di Genova

VENTESIMA GIORNATA Torino punti 29 Juventus punti 34

Torino – Sampdoria 2-0

reti: Graziani (2)

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Sampdoria: Cacciatori, Lelj, Ferroni, Valente, Zecchini, Rossinelli, Tuttino, Bedin, Salvi, Orlandi, Saltutti (De Giorgis) all. Bersellini

arbitro: Menegali di Roma

Lazio – Juventus 1-2

reti: autorete Gentile, autorete Petrelli, Bettega

Lazio: Felice Pulici, Ammoniaci, Petrelli, Wilson, Ghedin, Martini, Garlaschelli, Manfredonia, Chinaglia, Lopez, Badiani (D’Amico) all. Maestrelli

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Cuccureddu, Spinosi, Scirea, Damiani, Causio, Anastasi, Capello, Bettega (Gori) all. Parola

arbitro: Panzino di Catanzaro

VENTUNESIMA GIORNATA Torino 30 punti Juventus 35 punti

Napoli – Torino 0-0

Napoli: Carmignani, Bruscolotti, La Palma. Burgnich, Vavassori, Orlandini, Massa, Juliano, Savoldi, Boccolini, Braglia all. Vinicio

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Casarin di Milano

Juventus – Milan 1-1

reti: Sabadini, Capello

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Cuccureddu, Spinosi, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega (Anastasi) all. Parola

Milan: Albertosi, Sabadini, Anquilletti, Turone, Bet, Maldera, Gorin,Benetti, Vincenzi, Bigon,Chiarugi all. Trapattoni

arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa

VENTIDUESIMA GIORNATA Torino punti 32 Juventus punti 35

Torino – Roma 1-0

reti: Graziani

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Garritano) all. Radice

Roma: Paolo Conti, Sandreani, Rocca, Cordova, Santarini, Batistoni, Pellegrini, Negrisolo, Petrini, De Sisti, Casaroli all. Liedholm

arbitro: Bergamo di Livorno

Cesena – Juventus 2-1

reti: Damiani, Bertarelli (2)

Cesena: Boranga, Ceccarelli, Oddi, Zuccheri, Danova, Cera, Rognoni, Frustalupi, Bertarelli, Festa, Urban all. Marchioro

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Serafino di Roma

VENTITREESIMA GIORNATA Torino punti 34 Juventus punti 35

Juventus – Torino 0-2 a tavolino per incidenti (gara sospesa sul punteggio : Torino – Juvents 2-1)

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega (Gentile) all. Parola

Torino: Castellini, Gorin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Cazzaniga) all. Radice

arbitro: Menicucci di Firenze

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA Torino punti 36 Juventus punti 35

Torino – MIlan 2-1

reti: Graziani, Garritano, Calloni rigore

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Garritano) all. Radice

Milan: Albertosi, Sabadini, Maldera, Turone, Bet, Scala, Bigon, Benetti, Calloni, Biasiolo, Chiarugi (Gorin) all. Trapattoni

arbitro: Menegali di Roma

Inter – Juventus 1-0

rete: Bertini

Inter: Vieri, Bini, Fedele, Bertini, Gasparini, Galbiati, Pavone, Marini, Boninsegna, Mazzola, Cesati (Libera) all. Chiappella

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Spinosi, Cuccureddu, Causio, Bettega, Scirea, Damiani (Altafini) all. Parola

arbitro: Michelotti di Parma

VENTICINQUESIMA GIORNATA Torino punti 38, Juventus punti 37

Como – Torino 0-1

rete: Graziani

Como: Rigamonti, Melgrati, Boldini, Garbarini, Fontolan, Mutti, Renzo Rossi, Correnti, Scanziani, Pozzato, Cappellini (Garlini) all. Bagnoli

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Agnolin di Bassano del Grappa

Juventus – Ascoli 2-1

reti: Bettega, Gola rigore, Altafini

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Gentile, Tardelli, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Gori, Capello, Bettega (Altafini) all. Parola

Ascoli: Grassi, Logozzo, Perico, Scorsa, Castoldi, Morello, Salvori, Vivani, Zandoli, Gola, Mancini (Ghetti) all. Riccomini

arbitro: Lazzaroni di Milano

VENTISEIESIMA GIORNATA Torino 40 punti Juventus 38 punti

Torino – Fiorentina 4-3

reti: Pulici (3), Zaccarelli, Desolati, Casarsa rigore, Caso

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Fiorentina: Superchi, Galdiolo, Tendi, Brizi, Bertini, Beatrice, Caso, Merlo, Casarsa, Antognoni, Desolati (Pellegrini) all. Mazzone

arbitro: Panzino di Catanzaro

Napoli – Juventus 1-1

reti: Boccolini, Bettega

Napoli: Carmignani, La Palma, Pogliana, Burgnich, Vavassori, Orlandini, Massa, Esposito, Savoldi, Boccolini, Braglia all. Vinicio

Juventus: Zoff, Gentile, Cuccureddu, Furino, Morini, Scirea, Tardelli, Causio, Bettega, Capello, Damiani (Altafini) all. Parola

arbitro: Casarin di Milano

VENTISETTESIMA GIORNATA Torino 41 punti, Juventus 39 punti

Lazio – Torino 1-1

reti: autorete Claudio Sala autorete Re Cecconi

Lazio: Felice Pulici, Ammoniaci, Martini, Wilson, Polentes, Badiani, Garlaschelli, Re Cecconi, Chinaglia, D’Amico, Lopez all. Maestrelli

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro: Michelotti di Parma

Juventus – Roma 1-1

reti;: Bettega, Petrini

Juventus: Zoff, Cuccureddu, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Damiani, Causio, Altafini, Capello, Bettega (Gori) all. Parola

Roma: Meola, Peccenini, Rocca, Cordova, Santarini, Negrisolo, Pellegrini, Sandreani, Bacci, De Sisti, Petrini (Persiani) all. Liedholm

arbitro: Prati di Parma

VENTOTTESIMA GIORNATA Torino 43 punti, Juventus 41 punti

Torino – Cagliari 5-1

reti: Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (2, 1 rigore), Leschio

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici (Bacchin) all. Radice

Cagliari: Copparoni, Valeri, Lamagni, Gregori, Niccolai, Tomasini, Viola, Leschio, Piras, Butti, Virdis (Graziani) all. Tiddia

arbitro: Lazzaroni di Milano

Bologna – Juventus 1-4

reti: Massimelli, Gori, autorete Mancini, Bettega (2)

Bologna: Mancini, Roversi, Cresci, Bellugi, Cereser, Nanni, Rampanti, Massimelli, Clerici, Vanello, Chiodi (Bertuzzo) all. Pesaola

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Cuccureddu, Gori, Capello, Bettega all. Parola

arbitro: Ciacci di Firenze

VENTINOVESIMA GIORNATA Torino 44 punti, Juventus 43 punti

Verona – Torino 0-0

Verona: Ginulfi, Bachlechner, Sirena, Busatta, Catellani, Cozzi, Franzot, Mascetti, Luppi, Moro, Zigoni all. Valcareggi

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

arbitro Gussoni di Tradate

Juventus – Sampdoria 2-0

reti: Capello, Furino

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Cuccureddu, Gori, Capello, Bettega (Altafini) all. Parola

Sampdoria: Cacciatori, Arnuzzo, Rossinelli, Ferroni, Zecchini, Lippi, Saltutti, Valente, Salvi, Orlandi, Tuttino (Nicolini) all. Bersellini

arbitro: Michelotti di Parma

TRENTESIMA GIORNATA Torino 45 punti, Juventus 43 punti

Torino – Cesena 1-1

reti: Pulici, autorete Mozzini

Torino: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici all. Radice

Cesena: Boranga, Ceccarelli, Oddi, Festa, Danova, Cera, Rognoni, Frustalupi, Bertarelli, Bittolo, Urban all. Marchioro

Perugia – Juventus 1-0

rete: Curi

Perugia: Marconcini, Nappi, Lanzi, Frosio, Berni, Amenta, Ciccotelli, Curi, Novellino, Vannini, Sollier all. Castagner

Juventus: Zoff, Gentile, Tardelli, Furino, Morini, Scirea, Causio, Cuccureddu, Gori, Capello, Bettega (Altafini) all. Parola.

PER NANNI FOR EVER di Luciano Angelini e Franco Astengo

Alla Valletta; Nanni e Luciano Berio in prima fila, dietro Franco Astengo, Carlo Foglia e di spalle Ermanno Berio

Sono ormai passati tredici anni ma il nostro ricordo non si spegne e come sempre cercheremo di fare almeno fino a quando potrà esserci possibile ricordiamo ancora il nostro Nanni.

Era il 28 gennaio 2011 quando fummo raggiunti da quella notizia che mai avremmo voluto conoscere. Nonostante tutto non abbandoniamo il ricordo, magari correndo un po’ da “isolati” per adoperare un termine ciclistico a lui tanto caro.

Questo nostro blog di memorie calcistiche (e non solo) della sua Savona, è dedicato a lui e a un altro indimenticabile, il nostro Peo.

Lo scopo è quello di impedire l’oblio, in una Città ormai dimentica della propria memoria e dei passaggi più importanti della propria storia. Si tratterebbe dell’oblio colpevole verso un grande protagonista della rinascita di Savona negli anni del dopoguerra, di un innovatore della comunicazione, di un costruttore di aggregazione non solo nel campo dello sport.

Certo non erano tutte rose e fiori: è il caso di ricordare il Nanni imperioso nell’espressione della sua volontà e dei suoi metodi, senza mediazione possibile se non esercitando l’arte della pazienza fine a se stessa.

Il Nanni delle verità immediate, senza mediazioni e senza sconti.

Verità scomode, a volte  esagerate, che, a volte, finivano con l’oltrepassare l’obiettivo provocando un’involontaria eterogenesi dei fini. Però emergeva il Nanni generoso, il Nanni capace di grandi sacrifici per riuscire ad organizzare ciò che aveva in mente da tempo, il Nanni combattente, tenace, capace di andare controcorrente, mai nelle retrovie, nello sport come nella vita, vissuta intensamente con a fianco la moglie Franca, compagna fedele, paziente, affettuosa e devota.

Due i grandi filoni di impegno per Nanni: lo sport ed il culto della “memoria storica” della Resistenza, cui lo aveva avviato il padre, il leggendario comandante Ernesto medaglia d’argento al valor militare per le imprese compiute durante la lotta di Liberazione.

Lo sport era stato per Nanni un veicolo eccezionale di attività in molti campi: prima di tutto quello agonistico, passando dal calcio (il Legino dalla maglia granata della fine anni 40, la Rinascita Fornaci) al ciclismo.

Aveva dimostrato doti non comuni nello sport della bicicletta: doti di classe e di intelligenza messi al servizio di una Fratellanza Leginese capace di dominare il campo, tra i dilettanti, fino a metà degli anni’50 (con Nanni, c’erano Giusto e Luciano Cirillo a comporre un vero “trio delle meraviglie): era risultato  vittorioso nel primo Giro della Provincia di Savona nel 1949, in due occasioni nella “classica” Savona – Somano, nella Coppa I Maggio che all’epoca rappresentava un momento di importanza assoluta nel calendario agonistico del ciclismo ligure.

Alla fine degli anni ’50 era tornato al calcio, questa volta come arbitro imponendosi come il numero uno in assoluto nella nostra provincia (atteggiamenti alla “Lo Bello” padre, aveva arbitrato tutte le finali più difficili dell’epoca, Portuali -Sabazia al Trofeo Arci, Savona-Vado juniores alla Coppa Bacigalupo: partite da far tremare i polsi).

Si affastellano i ricordi personali .

Assieme a Nanni ho assistito, all’interno del negozio di Ciarlo in via Paleocapa, dove all’epoca lavorava e controllava lo “struscio”, alla vittoria di Berruti nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma’60; gli ho fatto il segnalinee assieme a mio fratello Peo, la prima e unica volta nella mia vita, quando gli toccò arbitrare una partita tra il DLF di Savona ed i Ferrovieri Francesi della Savoia; ho conteggiato, con lui, i primi punti delle schede di Savona-Goal, il concorso pronostici, altra sua esclusiva invenzione, lanciato da Riviera Notte e poi proseguito dal Secolo XIX e poi dalla “Stampa” nel corso di lunghi anni: soltanto piccoli esempi di tante cose.

Ho avuto anche l’onore di averlo lui come arbitro, io come giocatore in partite di campionato e di torneo. Arbitrò, sotto una pioggia torrenziale, un Torre Fornaci – Priamar B, assolutamente indimenticabile: ci stringemmo la mano al centro del campo, mentre diluviava (ma lui in quelle occasioni non faceva mai saltare il pallone: arrivava, faceva l’appello e si giocava senza alcuna esitazione), lui, il capitano della Torre, un altro amico indimenticabile  scomparso troppo presto come Marietto Oberto che era il capitano della Torre.

Nanni  poi arbitrò da par suo, espellendo “Pachin” Ferrero, mio vecchio compagno di scuola, terzino di rottura e alla fine toccò a noi della Priamar B prevalere grazie ad un’autorete di Mauro Allosia (in quell’occasione Andreino Penna non riuscì a mettere in pratica la sua celebre “mano de dios”).

Torre Fornaci – Priamar B era una partita spigolosa, un vero derby, che opponeva la squadra delle Fornaci a quella del confinante quartiere della Centrale: fornacini e centralini si affrontavano anche in interminabili battaglie a pietrate, ma di questo forse racconterà meglio l’amico Luciano almeno fino all’episodio di Dodo Vacca “ uomo bianco non avrai il mio scalpo”.

Per la verità la Priamar B, geograficamente, sconfinava un po’ anche oltre il ponte che segna il confine tra Corso Vittorio Veneto e Corso Colombo.

C’era chi, in Corso Colombo almeno fino al Prolungamento, pur di assicurarsi un posto da titolare (difficile da conquistare nella Priamar A dei Vasconi, Bordegari, Caraccio, Tarditi) preferiva aggregarsi alla formazione “cadetta”. Nanni era l’arbitro perfetto per quelle partite molto calde.

Sale dal cuore la commozione a ricordare mamma Anita e i suoi piattoni ricolmi di zucchine ripiene quando (ancora) con Luciano e mio fratello Peo ci recavamo a casa di Nanni in via Nizza per giocare “ai tappetti”: un subbuteo artigianale davvero divertente che si giocava su di un tavolo che il perfetto padrone di casa aveva allestito con tanto di tappeto verde, porte di plastica, tracciatura perfetta.

E la “Nitta” che ci diceva in dialetto : “ ho preparou in po de succhin pin. Cuscì tantu che zoughei mangei quarcosa”.

Come  non ricordare la giornata del 1 Maggio 1969 quando le sue “rappresentative” di seconda categoria furono rese “ufficiali” e si esibirono al “Bacigalupo” in una grande giornata di sport?

Quella delle Rappresentative fu una lunga e dura battaglia condotta contro i vertici federali (i “parrucconi” dell’epoca) che consentivano soltanto di formare quella di Promozione per il Trofeo Zanetti lasciando tutto in mano ai genovesi, cui Aime, Pesaro e Borzone da Savona si limitavano a fare da supporto.

Nanni, fedele al suo modo di essere e di vivere, si ribellò a quello stato di cose e impose le “nostre” Rappresentative, con l’aiuto di Luciano Berio, grande direttore provinciale delle Poste e sportivo di razza, primo savonese ad arrivare ai vertici del calcio ligure partendo da Savona.

Grazie a Berio si raggiunse un accordo tra Nanni e il dottoer Italo Ferrando, presidente della Federazione ligure e medico della Nazionale, e le rappresentative di Riviera Notte divennero ufficiali.

Per Nanni, infatti, era arrivata la stagione del giornalismo sportivo e dell’organizzazione

Era stato Nanni ad avviare il torneo dei Bar alla Valletta, a far costruire il Lazzaretti a Vado, quando, all’inaugurazione, il commissario Berardinetti ci scacciò suonando la carica perché non c’era il sottopassaggio come a San Siro, e il Levratto a Zinola messo su con il lavoro dei magnifici zinolesi, tanto “cattivi “ sul campo quanto generosi nella vita,da Adriano Scotto,a Cortese, da Lilli Achero, a Totto Cannizzaro.

Fu Nanni  ancora a sperimentare i tornei notturni a “7” al Sacro Cuore, premiato anche in quel caso da un pubblico d’eccezione e dalla partecipazione di squadre di tutta la provincia, da Varazze a Finale, con i magnifici 7 del “Pavone” Morando con Traversa, Monti, Borgo, Pierucci, Neuhoff; il Club Biancoblu con i fratelli Persenda, Ciccio Varicelli, Mariani, Ciglieri; il Bar Moderno di Finale con Settimio, Luciano Rescigno e il Bar Milano di Varazze con il compianto Barbarossa, Lupi, Calamano, Recagno.

Il giornalismo sportivo aveva voluto dire, all’inizio, “Riviera Notte”, la rivista per eccellenza dello sport savonese negli anni ’60, inventata da Marco Sabatelli, grande editore come suo fratello Norberto, con Luciano Angelini ed Enrico Fabbri, in un mix di entusiasmo ed esperienza .

Nanni si era misurato con il calcio minore, Seconda Categoria e settori giovanili che fino a quel momento non avevano avuto spazio nei quotidiani: la sua mitica Balilla arancione era diventata presenza fissa su tutti i campi. Fato e tabellini erano il suo regno, la sua forza. Un successo eccezionale che lo portò, poi, all’inizio degli anni ’70 al “Secolo XIX di cui è stato per lunghissimo tempo prezioso collaboratore.

Al “Secolo XIX” Nanni portò in dote non solo la parte giornalistica, ma anche quella organizzativa attraverso un’altra sua creatura “Lo Sportivo dell’Anno” (in seguito trasmigrò alla Stampa): la manifestazione nata per premiare quanti, nella nostra provincia, avevano onorato lo sport in tutte le discipline.

Si trattò di un successo eccezionale con grandi serate al Teatro Chiabrera e la presenza dei più grandi campioni del presente e del passato:un gioiello organizzativo di promozione per tutta la Città.

Le premiazioni erano una sua grande specialità (forse ereditata dall’esempio di un altro grande dello sport savonese : Stefano Del Buono) con il prezioso sostegno dell’insostituibile, generoso Franco Ferrarassa, orafo in via Pia..

Al termine dei tornei grandi feste danzanti al Serenella o sul tetto della Leginese e premi per tutti, anche per chi aveva totalizzato zero punti e incassato 50 goal. Ricordo una squadretta di ragazzi di Albisola, la Mark 3: Nanni non sapeva proprio come fare a premiare qualcuno, volenterosi ma molto scarsi, alla fine ci riuscì e mi assegnò il compito di consegnare la coppa ai valorosi.

Il suo capolavoro però era la premiazione del torneo dei Bar alla Valletta, nello scenario suggestivo del Serenella alle Fornaci (ex “location” dei Bagni Savona con gli Olimpia sede dell’elegante borghesia savonese degli anni ’30 – ’40).

Il torneo dei Bar alla Valletta San Michele rappresentava davvero la  massima manifestazione calcistica savonese del periodo, dove si trovavano tutti gli “assi” del calcio nostrano davanti a un pubblico degno almeno della Serie C e formazioni “all star” di grandissimo rilievo.

Ancora i libri: Nanni ha scritto  alcuni volumi fondamentali  per la storia della Resistenza e della Città durante la seconda guerra mondiale (“La guerra dei Savonesi”; “Ricordo di Gin Bevilacqua; “Savona: la città sotto le bombe” con Renzo Aiolfi), dello sport (tre volumi sulla storia del Savona Fbc con Mario Varicelli e Eugenio Di Vincenzo, un volume sulla storia del 150 anni dello sport savonese, la storia della vittoria del Vado nella coppa Italia 1921-22, la storia del Vado Fbc e quella della Veloce, sua ultima fatica) e del costume ( pensiamo al testo “100 savonesi raccontano le case chiuse”).

Nanni De Marco: poliedrico, versatile, dalla battuta facile e un po’ dissacrante. Impossibile racchiudere il personaggio in poche righe: il pensiero per chi lo ha frequentato e gli ha voluto bene va al vuoto che ha lasciato. e che nessuno è riuscito a colmare. E nemmeno ci ha provato.

Nanni e Riviera Notte

una grande avventura

                                                                           di LUCIANO ANGELINI

Ricordi Nanni (De Marco) e pensi a Riviera Notte. Ricordi Riviera Notte e pensi a Nanni. Lui, come ha così fedelmente ricordato Franco, infaticabile e indimenticabile cacciatore di risultati e formazioni, promotore e organizzatore di tornei, incontri di rappresentative, motore di manifestazioni e iniziative, una inesauribile passione enorme per lo Sport (da ciclista di ottimo livello ad arbitro di calcio dalle debordante personalità, alla Lo Bello, tanto per esemplificare e per chi se lo ricorda), era cuore, gambe e polmoni del settimanale che Marco Sabatelli aveva saputo trasformare in un formidabile esempio di editoria d’avanguardia, di coraggioso e fortunato esperimento diffusionale (record di vendite mai raggiunto e nemmeno eguagliato) e di raccolta pubblicitaria (grazie alla sfacciata intraprendenza di un indimenticabile Enrico Fabbri) capace di coinvolgere la Città in ogni suo spicchio di tessuto sociale ed economico sull’onda della passione sportiva senza limiti e senza gerarchie.

Nanni era un vulcano di idee. Un magma sempre in eruzione, debordante, insaziabile, talvolta scomodo per la sua fisicità nel porre, proporre e spesso imporre, gli argomenti che gli stavano a cuore. Ed erano tanti. Riviera Notte era il suo approdo ideale, il porto e se vogliamo il suo angiporto, l’editore Marco Sabatelli, guardato a vista dalla moglie Ninni,  il guardiano del faro che doveva guidarne la navigazione tra gli scogli di una redazione popolata da marpioni , Fabbri in prima linea, firme raffinate ed esperte come Ivo Pastorino e Pino Cava, ambiziosi quanto spericolati giovani virgulti sempre sul pezzo. Eravamo davvero in tanti a portare acqua al mulino della storica Tipografia Priamar, in piazza Vescovado: dai navigati Felice Peluffo, Edoardo Travi, Vittorio Bovolo e Piero Levratto, fratello del grande Felice, il goleador che sfondava le reti, agli entusiasti esordienti, o quasi, primo fra tutti l’indimenticato Angelo Regazzoni, Stefano Delfino, avviato ad una brillante carriera giornalistica e di manager teatrale, Pieraugusto Argo, Giancarlo Trincheri, L’amico Franco era già il predestinato playmaker di una squadra ben affiatata e compatta.

Nanni irruppe a Riviera Notte con il suo entusiasmo, la sua grande voglia di dare dignità al calcio considerato minore. Il gruppo fondatore era concentrato sul Savona Fbc, in quegli anni davvero una bella realtà e storia da raccontare in un esaltante susseguirsi di successi, e si temeva che la sua voglia di fare e a volta strafare di Nanni ci portasse via colonne di piombo (Gutenberg e i caratteri mobili, le linotype e la stampa a caldo erano pane e companatico della tipografia guidata abilmente da Aldo Gasco). Certo, le imprese del Savona erano sempre il piatto forte per il crescente e appassionato seguito della tifoseria (al “Bacigalupo” la media spettatori superò quota 8mila nella stagione di serie B, oggi siamo purtroppo alle poche decine, che tristezza, ma questo è un altro discorso), ma scoprimmo presto che era il contorno a dare sostanza e ulteriore appeal al giornale. E Nanni l’uomo giusto per richiamare interesse e simpatia attorno a Riviera Notte. Una specie di pifferaio magico che trascinava sportivi e lettori all’edicola e partecipare ai suoi referendum come Lo Sportivo dell’anno, a compilare le schedine del Savona Goal, un’intuizione diventata fenomeno virale. Le cronache, i tabellini delle squadre, i voti dei giocatori, novità assoluta per tutti i campionati, i profili di allenatori e dirigenti, le fotografie delle squadre dalla Promozione alla Terza categoria, senza dimenticare i campionati giovanili, misero in moto un fenomeno editoriale senza precedenti (e senza eredi, aggiungiamo oggi). Una foresta di dati, aneddoti e storie personali in cui solo Nanni riusciva a districarsi, ma soprattutto un patrimonio di conoscenze, amicizie (e anche qualche inimicizia per un voto troppo basso), collegamenti, collaborazioni.

Un’impresa che solo l’inesauribile entusiasmo di Nanni (senza dimenticare l’apporto di un prezioso nucleo di collaboratori “a zero lire”, peraltro come noi tutti) riusciva a garantire. Tra i molti pregi (e gli inevitabili difetti, non era un docile cherubino, basti ricordare le omeriche litigate con Renzo Aiolfi, uno che non la mandava a dire, suo coautore nel libro sui bombardamenti del ‘43) c’era quello di aver saputo trasformarsi in un vero e proprio testimonial itinerante di Riviera Notte e, diciamolo, di se stesso. Con la sua mitica Balilla arancione tutte le domeniche girava da un campo all’altro, dal primo incontro del mattino, all’ultima sfida della giornata quando calavano le ombre della sera. Sempre presente con qualsiasi tempo e in ogni stagione, fin dentro l’estate calda con i suoi irripetibili, giganteschi tornei. Non amava stare nell’ombra, in disparte. Protagonista mai comprimario. Cercava il contatto con la gente, piaceva la sua fisicità, il sapersi gettare nella mischia, mettersi in gioco. Era, come si diceva, un compagnone, simpatico, disponibile, ma anche incazzoso la sua parte. Un casinista organizzato, per dirla alla Fascetti. I lettori di Riviera Notte lo elessero “Sportivo dell’anno” in una delle tante edizioni, al pari di Valentino Persenda ed Italo Ghizzardi. Lui provò a fare spallucce, ma ne era fiero.

Nanni era Nanni. E andava preso com’era. Averlo ricordato dalle origini, con Riviera Notte, può significare e chiarire il suo percorso da venditore di frigoriferi e lavatrici nel negozio di Ciarlo in via Paleocapa, accanto al negozio di dischi del violinista Bessone, a cronista della Seconda categoria e dei campionati giovanili, poi, gradino dopo gradino, giornalista a pieno titolo, organizzatore di eventi, fondatore del Santuario degli sportivi alla Madonna del Monte, scrittore e storico capace di spaziare dallo Sport alla Resistenza, come testimoniano i suoi numerosi libri. Molto ha fatto, molto ha dato. Impegnato e impegnativo. La Città gli è debitrice. Ma noi non lo abbiamo dimenticato. E par di vederlo arrivare con la sua Balilla arancione per portare l’ultimo tabellino dell’ultima partita della giornata. Ciao Nanni.

2019-2020: IL CAMPIONATO INTERROTTO DAL VIRUS ALLA XXVI GIORNATA

I migliori giocatori del campionato 2019-2020


Ormai fa parte dell’album dei ricordi il campionato 2019-2020 interrotto all’improvviso domenica 8 marzo 2020 quando si disputarono le partite di completamento della 26a giornata e poi ripreso soltanto il 20 giugno con i recuperi della 25a giornata per le gare che non si era potute disputare a causa della fase iniziale dell’epidemia di Covid -19. In mezzo, tra marzo e giugno di quel fatidico anno, la fase drammatica del lockdown con oltre 100.000 morti (saliti poi in tempi successivi a oltre 160.000). E la riapertura del campionato con gli stadi vuoti, silenzi spettrali e obiettivo il solo rispetto dei contratti televisivi.
Alla ripresa fu inaugurata la nuova regola proposta dall’allora allenatore della Sampdoria Claudio Ranieri per ovviare alla carenza di preparazione atletica, che consente le 5 sostituzioni: subito adottata in via provvisoria e successivamente definitiva.
Ricordiamo allora quelle due date pubblicando i tabellini delle partite.
Classifica finale: Juventus 83, Inter 82, Atalanta 76, Lazio 76, Roma 70, Milan 66, Napoli 62, Sassuolo 51, Fiorentina 49, Verona 49, Parma 49, Bologna 47, Cagliari 45, Udinese 45, Sampdoria 42, Torino 40, Genoa 39, Lecce 35, Brescia 25, Spal 20.

DOMENICA 8 MARZO 2020
Completamento 26a giornata
Parma – Spal 0-1
rete: Petagna rigore
Parma: Colombi, Darmian, Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Grassi, Brugman, Kurtic, Kalusevski, Cornelius, Gervinho (Siligardi, Caprari, Karamoh) all. D’Aversa
Spal: Berisha, Cionek, Bonifazi, Vicari, Reca, Valoti, Valdifiori, Missiroli, Murgia, Fares, Petagna (Felipe, Tunjov, Sala) all. Di Biagio
arbitro: Pairetto di Nichelino
Milan – Genoa 1-2
reti: Pandev, Cassata, Ibrahimovic
Milan: Begovic, Conti, Gabbia, Romagnoli, Hernandez, Kessiè, Benacer, Castillejo, Calhaloglu, Rebic, Ibrahimovic (Calabria, Bonaventura, Leao) all. Pioli
Genoa: Perin, Romero, Soumaoro, Masiello, Biraschi, Behrami, Schone, Cassata, Criscito, Sanabria, Pandev (Jagiello, Sturaro, Pinamonti)
arbitro: Doveri di Roma
Sampdoria – Verona 2-1
reti: autorete Audero, Quagliarella (2, 1 rigore)
Sampdoria: Audero, Berezinsky, Yoshida, Tonelli, De Paoli, Ekdal, Viera, Jankto, Gabbiadini, Quagliarella (Linetti, Bonazzoli, Thorsby) all. Ranieri
Verona: Silvestri, Rahamani, Gunter, Davidovcz, Adjapong, Amrabat, Pessina, Lazovic, Zaccagni, Verre, Di Carmine (Salcedo, Badu, Pazzini) all. Juric
Udinese – Fiorentina 0-0
Udinese: Musso, Stryger Larsen, Becao, Trost-Ekong, Nuylinck, Sema, De Paul, Jaialo, Mandragora, Okaka, Nestorovski (Zeegelar, Fofana, Lasagna) all. Gotti
Fiorentina: Dragowski, Milenkovic, Pezzella, German, Caceres, Lirola, Castrovilli, Badelj, Duncan, Igor, Chiesa, Vlahovic (Pulgar, Cutrone) all. Iachini
arbitro Fabbri di Ravenna
Juventus – Inter 2-0
reti. Ramsey e Dybala
Juventus: Szcesny, Cuadrado, De Ligt, Bonucci, Alex Sandro, Ramsey, Betancour, Matuidi, Douglas Costa, Higuain, Cristiano Ronaldo (De Sciglio, Dybala, Bernardeschi) all. Sarri
Inter: Handanovic, Skriniar, De Vrji, Bastoni, Candreva, Vecino, Brozovic, Barella, Young, Lautaro Martinez, Lukaku ( Gagliardini, WEriksen, Alexis Sanchez) all. Conte
L’ultima partita si giocò il giorno dopo: lunedì 9 marzo
Sassuolo – Brescia 2-0
reti: Caputo (2), Boga
Sassuolo: Consigli, Toljan, Romagna, Ferrari, Rogerio, Bourabia, Locatelli, Berardi, Defrel, Djuricic, Boga, Caputo (Muldur, Marlon) all. De Zerbi
Brescia: Joronen, Sabelli, Papetti, Chancellor, Martella, Bisoli, Dessena, Bjarnsson, Zmrhal, Ayè, Balotelli (Skrabb, Torregrossa, Donnarumma) all. Lopez
arbitro: Manganiello di PInerolo
La ripresa avvenne sabato 20 giugno con i recuperi della 25a giornata
Torino – Parma 1-1
reti: Nkouluo, Kucka
Torino: Sirigu, Izzo, Nkouluo, Bremer, De Silvestri, Berenguer, Rincon, Mellè, Edera, Belotti, Zaza ( Ola Aina, Lukic) all. Longo
Parma: Sepe, Darmian, Iacoponi, Bruno Alves, Gagliolo, Kucka, Scozzarella, Kurtic, Kalusevski, Cornelius, Gervinho ( Brugman, Hernani, Caprari) all. D’Aversa
arbitro: Irrati di Pistoia
Verona – Cagliari 2-1
reti: Di Carmine (2), Simeone
Verona: Silvestri, Rahamani, Kumbulla, Empereur, Faraoni, Ambarbat, Badu, Lazovic, Borini, Verre, Di Carmine (Di Marco, Veloso, Zaccagni) all. Juric
Cagliari: Cragno, Cacciatore, Ceppitelli, Pisacane, Nandez, Jonita, Cigarini, Rog, Luca Pellegrini, Pereiro, Simeone (Mattiello, Paloschi, Lykogiannis) all. Zenga
Atalanta -Sassuolo 4-1
reti: Dijmsiti, Zapata (2), autorete Bourabia, Bourabia
Atalanta: Gollinim, Dijmsiti, Caldara, Palomino, Hateboer, De Roon, Freuler, Gosens, Pasalic, Gomez, Zapata, ( Malinovsk, Castagne, Colley, Muriel) all. Gasperini
Sassuolo: Consigli, Toljan, Peluso, Marlon, Kyriakpoulos, Locatelli, Bourabia, Berardi, Defrel, Boga, Caputo (Muldur, Magnani, Obiang, Djuricic, Harasin) all. De Zerbi
De Zerbi è il primo allenatore a utilizzare i 5 cambi.
arbitro: Chiffi di Padova.

UNA GIORNATA PARTICOLARE: L’ESORDIO DI GIGI RIVA IN NAZIONALE

La Nazionale della disgraziata partita di Parigi. Da sinistra in piedi: Salvadore, Rosato, Pirovano, Albertosi, Facchetti, Riva. accosciati. Corso, Mazzola, Burgnich, Domenghini, Rivera.

Nel profluvio di memorie dovuto alla dolorosa scomoparsa di Gigi Riva abbiamo pensato di ricordare anche il suo, non propriamente felice, esordio in Nazionale.

Parigi 19 marzo 1966 Esordio di Gigi Riva

Francia – Italia 0-0

Francia: Aubour, Bousquet, Chorda, Artelesa, Budzinski, Perì, Baraffe, Herbin, Gondet, Simon, Hausser, all. Guerin

Italia: Albertosi, Burgnich, Facchetti, Salvadore, Rosato, Pirovano (Lodetti dal 46′), Domenghini (Meroni dal 46′), Rivera, Mazzola, Corso, Riva, all. Fabbri (“Topolino”)

arbitro: Hannet (Belgio)

“Topolino” manda in campo una formazione che successivamente ai Mondiali non potrà mai schierare: Corso resterà a casa e Riva portato in gita senza essere incluso nella lista dei 22. Pesa il fallimento di Parigi: uno 0-0 rimediato contro una Francia assolutamente mediocre mettendo in campo tutti i fini dicitori disponibili (meno Bulgarelli). Nel secondo tempo assieme Lodetti, Meroni, Rivera, Mazzola, Corso: un profluvio di ricami (ricordiamo benissimo quella partita) con il povero Riva stordito in mezzo senza mai poter usufruire di un lancio su cui scattare lasciando in asso i difensori francesi.

Sarà il mondiale della “fatal Corea” e Riva, grazie alle scelte sciagurate di Fabbri (Bulgarelli mandato in campo con il ginocchio a pezzi poi costretto a lasciare l’Italia in 10) che assolutamente aveva sottovalutato i coreani (il suo vice Ferruccio Valcareggi li aveva definiti “Ridolini”) sarà poi protagonista della conquista dell’Europeo ’68 quando proprio Valcareggi aveva sostituito Fabbri nell’incarico di CT.

Successivamente ci sarà l’epopea del Messico ’70, i mondiali dell’Italia – Germania 4-3 ma anche di Brasile – Italia 4-1.

Riva subirà in Nazionale due gravi infortuni nelle partite contro Portogallo e Austria che lo condizioneranno negli anni a venire: con Rivera lasceranno la Nazionale assieme ai mondiali del 1974, quando Rombo di Tuono doveva ancora compiere 30 anni e il Golden Boy rossonero i 31.

Tornando alla partita di Parigi bisogna ricordare come a quel tempo la formazione della Nazionale fosse fortemente condizionata dalle opinioni di alcuni “guru” giornalistici divisi in due partiti: gli “italianisti” capitanati da Gioanbrera fu Carlo in quel momento al “Giorno” e al “Guerin Sportivo” prediligenti il catenaccio con Rivera osteggiato perché considerato un “abatino” (da lì la tormentata storia della staffetta con Mazzola in Messico) e quella dei “puristi” fautori del WM classico e capitanati da Aldo Bardelli (potentissimo in Federazione, direttore sia di Stadio – carta verde emblema del centro – Italia in particolare del Bologna, sia del “Corriere dello Sport” erede dell’antico “Littoriale” giornale romano che curava tutto il Centro – Sud) e da Gualtiero Zanetti, direttore della “Rosea”.

Furono loro a spingere per tentare l’esperimento Corso – Rivera – Mazzola insieme che finì con il bruciare la possibilità di Riva di far parte dei 22 in Inghilterra.

Sull’esito non possiamo a distanza di quasi sessant’anni non continuare a recriminare.

Mariolino Corso fu escluso anche quella volta dopo che era già capitato per il Mondiale cileno ’62: forse del “Piede Sinistro di Dio” i sapientoni dei giornali e della Federazione pensavano quello che Pozzo aveva pensato per Bernardini in previsione dei mondiali ’34 – ’38 “Gioca troppo intelligente e i compagni non lo capiscono”.

Sicuramente considerato il livello tecnico (con il Brasile che presentò Pelè infortunato facendosi eliminare al primo turno) di Inghilterra ’66 si trattò di una occasione gettata al vento.

LA PARROCCHIA DEL SACRO CUORE: UN CENTRO INDIMENTICABILE DI VITA E AGGREGAZIONE SOCIALE

IL RICORDO DI DON VITTORIO DIETRICH

Si sta ventilando la chiusura della Parrocchia del Sacro Cuore e molti si stanno mobilitando per impedirla.

I tempi cambiano radicalmente e sembra difficile arrestare il flusso del “nuovo che avanza” e che sembra renderci tutti più aridi, isolati, rinchiusi nel recinto dei social network e dell’iphone da consultare compulsivamente.

Quelli che si ricorderanno di seguito erano tempi diversi che per noi furono rappresentati proprio nell’epoca della nostra adolescenza proprio dalla figura del curato del Sacro Cuore, Don Vittorio Dietrich: dedichiamo questo ricordo a quanti ci hanno accompagnato in quella vera e propria avventura di vita, di amicizia e di solidarietà sincera.

Un’immagine davvero emblematica per Don Vittorio Anthoine Dietrich (1919 – 1994) curato della Parrocchia del Sacro Cuore dal 1944 al 1965 e poi parroco fino al 1982.

IL RICORDO DI LUCIANO ANGELINI

Il primo incontro fu timoroso, timido se vogliamo. Lui, don Vittorio, stava in mezzo al campetto sotto la chiesa: mani sui fianchi, la tonaca impolverata, volto squadrato, sguardo penetrante e indagatore, pallone tra i piedi, intorno ragazzini, prima vocianti poi silenziosi, in attesa di riprendere la rituale partitella di metà pomeriggio. “Tu chi sei? Come ti chiami?”. “Angelini, Luciano Angelini”. “Vuoi giocare al pallone?”. “Sì, mi piacerebbe”. “Va bene, allora vai in porta”. Ci andai subito, senza nemmeno togliermi il soprabito riciclato. Pensai che mi avesse fatto un favore. Scoprii più tardi che in porta non voleva starci nessuno. Tutti volevano fare gli attaccanti. E da lì tutto è cominciato.

Siamo negli anni Cinquanta. Lui, don Vittorio Dietrich, vice parroco (don Pescio, l’arcigno titolare, diciamo così) della chiesa del Sacro Cuore, era l’anima, il braccio e la mente dell’Oratorio, impresa realizzata con impegno visionario già sotto i bombardamenti e nei difficili anni del dopoguerra, tra macerie, dignitose povertà, voglia di crescere, l’arte di arrangiarsi, la forza di rimboccarsi le maniche, il culto di una solidarietà senza limiti. Il “Don” che capace di entrare in sintonia con i ragazzi, sapeva trovare nel calcio la password, come si dice adesso, con l’intuizione di fondare l’Us Priamar, ottant’anni appena compiuti (data di nascita 1942), come polo di attrazione: una luce in fondo al tunnel del dopo guerra tra lutti, fame, deportazioni, ritorni al futuro, ricostruzione, speranze da alimentare. L’Oratorio come grande casa, una sorta di Arca di Noè aperta a tutti, senza preclusioni ideologiche (figli di cattolici osservanti e di comunisti forgiati dalla lotta di Liberazione, per lui pari erano), rifugio sicuro per centinaia di famiglie a cavallo del fiume Letimbro, tra via Guidobono, via XX Settembre, corso Mazzini, corso Colombo fino a San Michele, un terzo della città forse per difetto.

Per arrivare all’Oratorio dalla Centrale, quartiere di rivoluzionari rispetto ai rivali fornacini, bastava (e basta ancora) attraversare il ponte sul Letimbro. Pochi minuti a passo svelto, spesso di corsa per non perdere la rituale ora di pallone, camera d’aria, cuoio e micidiale (per i colpitori di testa) stringatura: il “don” lo teneva custodito in un armadio del suo affollato ufficio, chiavi affidate solo a pochissimi “anziani”.

In quegli anni faticosi ma pieni di energie – figli di operai, portuali, ferrovieri, impiegati statali, marittimi, agricoltori, artigiani, commercianti; mamme casalinghe a 360 gradi e sartine al tempo stesso – l’Oratorio del Sacro Cuore significava tante cose: pomeriggi in sicurezza, lontano dalla strada, in attesa del proprio turno a calciobalilla o a ping pong (la più suggestiva e fascinosa definizione di tennis tavolo è venuta dopo), le sfide infinite a pallone, passione coinvolgente, anni dopo anche la tv in bianco e nero per qualche spezzone di partita della nazionale o della Serie A. Tutto, o quasi, secondo le regole non scritte del “Don”, talvolta di ruvida applicazione nella vocazione di proteggere e insegnare, proporre e indirizzare. Rispetto e solidarietà in cima a tutto, in un arcipelago di isole e isolotti spesso inesplorati.

Il mondo di don Vittorio: prete carismatico tra la gente, capace di inventare dal nulla il “suo” Oratorio plasmandolo a sua immagine e somiglianza, straordinario per umanità, spirito di aggregazione, solidarietà, partecipazione, senso di appartenenza. Un costruttore: il protagonista di partite infinite in mezzo ai suoi ragazzi, il “tintore” di maglie improbabili (trovarne undici tutte uguali era un’impresa, pantaloncini e calzettoni una caccia al tesoro, scarpe da gioco un sogno natalizio) in un pentolone bollente e le buste di “Iride”, l’oratorio sotto la chiesa, i campetti sradicati tra il muro perimetrale della smalteria di corso Colombo, la parrocchia e via Buscaglia, il cinema Lux, l’arena del cinema estivo trasformata in campo di calcio (ma quanto lavoro e fatica di vecchi e giovani per demolire la cabina dell’operatore), il punto di riferimento per le famiglie e la vacanza sicura (per i ragazzi) al campo solare. Un piccolo, grande mondo. La città del “Don” e dei suoi ragazzi.

DonVittorioDietrich, detto tutto d’un fiato per trovare nel cognome una certa ruvidezza teutonica, era davvero il deus ex machina dell’Oratorio, capace di guardare oltre, mai appagato, propositore, lungimirante, autentico “prete dei giovani” in tempi complicati, ruvido e affettuoso, perdonate l’ossimoro. Quanti ricordi, quanti volti, quanti episodi, quante partite vinte e perse, ma soprattutto quante indimenticabili amicizie. Lui aveva inventato il “richiamo krapfen”. Ci prendeva per la gola, insomma. E a quei tempi era un gran bel richiamo, la domenica mattina, per convincerci a partecipare alla messa delle 9. “No messa, no krapfen”, potremmo azzardare, mutuando un celebre spot tv con il bel George Clooney. Stesso discorso per avere il pallone (l’unico disponibile), un melone di ruvido cuoio con camera d’aria e stringa, un tormento per i colpitori di testa. Chi aveva “saltato”, e lui controllava presenti e assenti senza fare l’appello, restava a guardare. Indimenticabile il “don” quando per una decina di minuti partecipava alle partitelle: lui stava sempre dalla parte dei più piccoli, degli scarsi se vogliamo dirla tutta; a un certo punto entrava in campo, nascondeva il pallone sotto la tonaca, partiva in dribbling e andava a fare gol. Il tutto accompagnato da grandi risate, circondato dai suoi ragazzi. Diavolo di un prete, con tutto il rispetto..

Una istituzione, la cara, insostituibile Priamar, fucina di giovani talenti. Ma senza assurdi confronti con i miti di allora, titoli sui giornali, effimere esaltazioni. Tanto arrosto, poco fumo al contrario di quantoi avviene oggi quasi su ogni campo. Tra i tanti ragazzi di una breve, siamo nei primi anni ’60, ma indimenticabile avventura da allenatore con il prezioso ausilio dell’amico-stratega Franco Astengo, futuro politologo di altissimo profilo, come non ricordare i portierini di allora “Peo” Astengo, passato dal calcio all’atletica leggera fino a diventarne, sotto l’ala del grande Carlo Vittori (il coach di Marcello Fiasconaro e Pietro Mennea), tecnico di altissimo livello internazionale, e Fulvio Porta, Nicola Vacca, grintoso difensore poi ottimo pneumologo, il raffinato Marcello Caraccio, il talentuoso Nico Vasconi, forse il migliore della cucciolata, il mastino Bordegari, il ruvido Alpa anche lui futuro medico, e ancora Imberti, Tarditi, Nofroni, Ricci, Loffredo, Bocca, De Romeri, Lacota, Rodino, Amadini, il roccioso Caviglia. Solo lui poteva portare la “sua” Priamar, era il 1961, in una trasferta memorabile a Vicoforte con al seguito un treno speciale di genitori e sostenitori.

Non solo calcio, ma una scuola di vita. Le colonne portanti dell’Oratorio e della Priamar erano i più anziani: l’indimenticabile “Momo” Morasso, Marietto Piccardo, Olivero, Bazano dal tiro irresistibile, Giorgio Longhi futuro sindacalista, Bartolini, Salvetto, Romano Ghiglia, presidente gentile e tranquillizzante gestore dei conti, Tellini, Dogliotti, Granelli, Ghibaudo, Livio Faggion. Conoscevano ogni angolo e tenevano d’occhio che tutto girasse bene: organizzavano tornei infiniti con Fraternitas, Tovini, Don Bosco, Folgore, Molese, Aquila, Torre, vigilavano sui “priamini”, gestivano i palloni, la sala tv, il ping pong e il calciobalilla autarchico prima dell’avvento di quelli a gettone. Tutto con la supervisione di don Vittorio, il “Don” più amato dai ragazzi, talvolta burbero, quasi sempre a ragione, apprezzato e stimato dalle famiglie dei parrocchiani che gli lasciavano in custodia i figli in assoluta sicurezza. Un prete in anticipo di trent’anni, capace di trovare un’intesa, una mediazione per superare le rigidità antiche del parroco don Pescio, ferreo controllore di una certa ortodossia ma alla fine comprensivo, siamo nei favolosi anni ’60, di fronte all’improvviso e imprevisto gonfiarsi delle bollette dell’energia elettrica quando il contatore impazziva per l’allaccio (abusivo) dell’impianto di illuminazione per le notturne di calcio, complici Livio Faggion e il caro, indimenticabile Bertana.

Un panorama mutato, e non poco, negli ultimi sessant’anni: quelli erano i tempi con la grande chiesa del Sacro Cuore, le breve scalinata per scendere all’Oratorio e al cinema Lux, i campetti, di là della strada lo stabilimento Servettaz e Basevi (poi trasferito in via Stalingrado per una lenta agonia, come per tante altre industrie savonesi, e ora centro commerciale delle “Officine”). Il resto è (molto) cambiato, la città per scelta e per necessità ha cambiato pelle: giardini e aree giochi dalla foce del Letimbro fino al Prolungamento, piscina “Zanelli”, rotonde sul mare, sfilata di cabine, ombrelloni, beach volley, calciobalilla, gavettoni a ferragosto.

Ma l’eredità di don Vittorio non è andata perduta. Almeno non del tutto. C’è chi l’ha raccolta, custodita, alimentata e trasmessa in qualche modo nel mutare dei tempi e delle mode. La Priamar, la squadra di don Vittorio e dell’Oratorio Sacro Cuore, ne è la prova provata. Il testimone è passato di mano in mano da “Momo” Morasso a Piccardo, a Giorgio Longhi, Luca Castellaro, Ezio Cirio, fino Carlo Cipollina, “Cippi” per gli amici, uno che “dava del voi” al pallone, ma che per oltre 40 anni (la sua scomparsa, pochi mesi fa, ha lasciato un vuoto incolmabile) ha dato il suo prezioso contributo come segretario esperto delle carte federali. Al timone è rimasto l’insostituibile Roberto Grasso, un sicurezza e un simbolo, una bandiera e un testimone del senso di appartenenza che continua ad unire quelli che hanno vestito la maglia della Priamar e giocato sui campetti dell’Oratorio Sacro Cuore. Nel ricordo e nel rispetto di chi non c’è più.

Piace sognare che don Vittorio non abbia mai lasciato il “suo” Oratorio, la “sua” Priamar. E che sia sempre là a tingere maglie, a distribuire krapfen, a guardare il Bologna in tv, a sfidare “Momo” a ping pong, o in mezzo al campetto in terra battuta con il pallone sotto la tonaca. Caro, vecchio “Don”. E’ stato bello conoscerti. Grazie per tutto quello che hai donato e trasmesso a centinaia di ragazzi. La “tua” Arca naviga ancora, almeno nel nostro cuore.

UN RICORDO

Luciano ha descritto perfettamente storia, ambiente, personaggi dell’Oratorio Sacro Cuore in quegli anni difficili e indimenticabili ed è difficile aggiungere qualcosa se non per esprimere il dolore per i tanti che non ci sono più nel trascorrere inesorabile del tempo.

Vale forse la pena di raccontare un altro primo approccio con quell’indimenticabile figura di sacerdote moderno e al tempo stesso custode di valori anche tradizionali nel rispetto reciproco.

Dunque, in quell’Ottobre 1954, varcai la soglia dell’Oratorio Sacro Cuore di Corso Colombo e mi recai direttamente a colloquio con Don Vittorio Dietrich, il curato, uomo scorbutico e molto diretto nei suoi modi, che sapeva benissimo come fossi figlio e nipote di comunisti molto noti.

            Ma il prete era anche un grande organizzatore di eventi sportivi.

            Lo apostrofai direttamente. «Don Vittorio sono venuto per iscrivere la squadra al torneo oratoriano.» Il prete mi rispose: «Qui non si iscrive nessuna squadra, soltanto i singoli. Le squadre le formo io in modo da farle risultare equilibrate.»

            Si aprì una discussione ed il prete, visto che aveva di fronte un ragazzino ostinato, propose una mediazione: «Va bene, però ti assegno io un giocatore di rinforzo». «Ne facciamo a meno, non vogliamo disturbatori. Siamo un gruppo di amici che hanno piacere di giocare assieme, anche senza vincere il torneo» – replicai.

            In realtà avevo un asso nella manica. Avevo convinto a giocare con noi Nico Vasconi, diventato mio amico il giorno dopo la finale di Coppa del Mondo tra Ungheria e Germania che avevamo replicato in un’epica partita ai giardini del Prolungamento.

            Vasconi, con il quale sono ancora oggi in rapporto di fraterna amicizia, era bravissimo e, in seguito, sarebbe stato nel calcio vero, forse il giocatore di maggior classe della mia generazione nella Provincia di Savona, arrivando a giocare nell’Albenga in Serie D.

            Aveva sacrificato una carriera calcistica per via di studio e lavoro. In verità molta responsabilità, sotto questo aspetto, tocca ai dirigenti della Veloce, squadra per la quale era tesserato al momento dell’ascesa in Serie B del Savona. I dirigenti biancoblù infatti chiesero Nico alla Veloce e si sentirono sparare una cifra impossibile per un giocatore proveniente dalla Promozione.

   Il torneo del 1954 fu così disputato con la squadra che avevo in mente, conseguendo un lusinghiero secondo posto su otto compagini partecipanti.

            Come fu, come non fu, alla fine convinsi il prete. Con lui iniziai una lunga collaborazione, giocando nella Priamar che don Vittorio aveva fondato nel 1942. Mi inventai la squadra B per far giocare tutti, dandomi la possibilità di stringere al braccio la fascia da capitano. Allenai la squadra Primavera e quella allievi combinando assieme ad Angelini un affare da 350.000 lire con il Savona: cedemmo ai biancoblù ben cinque giocatori del nostro vivaio. Per quell’operazione di mercato calcistico con Luciano affrontammo la dirigenza del settore giovanile bianco-blu formato da veri e propri mostri sacri: Giordanello, Petitti, Marietto Lenzuni e Felice Levratto che per Angelini era stato un vero e proprio maestro. Luciano però disponeva già di una grande personalità e l’affare fu concluso. Tornammo in oratorio timorosi del giudizio di Don Vittorio che ascoltato il resoconto esclamò: ” 350.000 lire, ci facciamo tre campionati!). Esame superato .           

Aggiungo un altro episodio per far meglio capire lo spirito del tempo.

In quello stesso 1954 dell’esordio della squadra della Centrale nel torneo oratoriano si disputarono i campionati del mondo di calcio in Svizzera, i primi ad essere trasmessi in televisione (la RAI aveva iniziato ad irradiare i suoi programmi nel gennaio di quell’anno e “Lascia e Raddoppia” non era ancora stata inventata – o copiata? – da Mike Bongiorno). Don Vittorio non si lasciò sfuggire l’occasione e acquistò un imponente televisore che troneggiava al centro della sala dei giochi dell’Oratorio (l’acquisto da parte sua costrinse anche i socialcomunisti della società di mutuo soccorso delle Fornaci ad emularlo; così vidi qualche partita da una parte e altre in diversa sede: per la grande delusione della finale persa dall’Ungheria contro la Germania ero presente all’oratorio).

Erano i tempi della guerra fredda e della scomunica verso i comunisti.

Due mesi dopo la finale dei mondiali di calcio si disputò il mondiale di ciclismo con Coppi campione uscente dopo la grande impresa di Lugano 1953.

Alla domenica mattina, 22 agosto 1954, (la trasmissione era prevista per le 14 del pomeriggio) con mio padre incontrammo Don Vittorio attraversando il ponte sul Letimbro (era una giornata di vento di fine estate). Ci fermammo a salutarlo e lui disse : ” perché oggi pomeriggio non venite da me a vedere la corsa? Ho trasferito la TV nella sala della direzione, tanto c’è poca gente, viene anche mio fratello Alfredo e i miei nipoti”.

Alfredo Anthoine Dietrich il fratello di Don Vittorio era un acceso comunista (sicuramente più settario di mio padre) ed era stato appena licenziato dall’Ilva con la crisi dei primi anni’50: aveva due figli, purtroppo entrambi scomparsi, Sergio e Giorgio. Giorgio poi avrebbe sposato una mia cugina.

Ci trovammo così in un gruppetto nella saletta di Don Dietrich a seguire la corsa: lui era bartaliano (com’era ovvio al tempo per un buon cattolico), noi tutti coppiani e lettori del suo esegeta Attilio Camoriano sulle colonne dell’Unità.

Andò male: sull’asfalto bagnato di Solingen Coppi cadde al penultimo giro e alla fine il trionfo fu per il francese Luison Bobet davanti allo svizzero Schaer e a un giovane lussemburghese agli esordi di una grande carriera; Charly Gaul. Fausto finì sesto dopo aver cercato vanamente di rimontare.

Assistemmo alla corsa in un clima di reale amicizia: non c’erano preconcetti politici come da altre parti (e a volte ci capitò di scontarli). Era un incontro tra persone semplici, lavoratori onesti e noi ragazzi ne ricevemmo una lezione. Nei giorni seguenti pensai molto a quell’episodio.

Non si possono dimenticare altri passaggi in questa storia: la trasferta a Vicoforte quando Don Vittorio prenotò due vagoni del treno e molti del quartiere (un centinaio di persone) ci seguirono in quel viaggio (approfittarono per visitare il Santuario, ma al pomeriggio tutti intorno al piccolo campo senza tribune per una nostra strepitosa vittoria per 4-1.

Ancora: nella primavera del 1961 un viaggio a Milano durante il quale Don Vittorio celebrò la messa in una navata del Duomo di MIlano: fu la prima volta che molti di noi visitarono il grande Duomo dalle alte guglie sovrastate dalla “Madonnina”. Un’occasione irripetibile. Se la parrocchia del Sacro Cuore dovesse essere cancellata non dovrà perdersi il ricordo di Don Vittorio.

Franco Astengo

E’ MORTO GIGI RIVA: MITO DEL CALCIO ITALIANO, NOI LO RICORDIAMO AL “BACIGALUPO”

Al centro Riva in azione con la maglia del Legnano

Il calcio italiano perde una delle sue leggendE più grandi. A 79 anni è morto Gigi Riva. Nessuno ha segnato come lui con la maglia della nazionale italiana (35 reti in 42 partite), campione d’Europa 1968 e vice.campione del mondo nel 1970.. Simbolo di una regione, resta nella storia lo scudetto vinto con la maglia del Cagliari nel 1970.

Nato il 7 novembre 1944 a Leggiuno in provincia di Varese, aveva esordito in Serie C con la maglia del Legnano.

L’insieme dei mass-media lo ricorderà come “Rombo di Tuono” e per le sue imprese sui campi di tutto il mondo, noi invece disponiamo di un ricordo molto particolare e lo offriamo in memoria di un grande atleta e di una splendida persona alle nostre lettrici e ai nostri lettori.

SESSANTADUE ANNI FA: AL “BACIGALUPO” LA RIVELAZIONE GIGGIRRIVA

Domenica 18 novembre 1962, esattamente sessant’anni fa.

Campionato di Serie C girone A, ottava giornata.

Stadio Valerio Bacigalupo di Savona.

Come recitavano un tempo gli speaker:

” Agli ordini dell’arbitro signor Lombardini di Milano le squadre schierano le seguenti formazioni:

Savona: Tonoli, Costantini, Persenda, Mariani, Ballardini, Beverina, Cella, Natta, Dal Balcon, Cucchi, Giordano all. Furiassi

Legnano: Castellazzi, Rossetti, Mariani, Sassi, Misani, Lamera, Gerosa, Pereni, Broggi, Maltinti, Riva all. Lupi”

Una giornata grigia da vero autunno: il Savona si presenta all’appuntamento in grande spolvero, la squadra è imbattuta e in testa alla classifica.

Il segnale arriva dopo 2′: l’ala sinistra del Legnano, un ragazzino pelle e ossa si autolancia in avanti e a velocità vertiginosa salta di netto Costantini (mica un pivello, nella sua carriera giocherà per molti anni in Serie A con il Palermo).

La scena si ripete due o tre volte nei primi dieci minuti con la difesa bianco blu (priva di Nadali sostituito dall’esordiente Beverina) in difficoltà: ma in contropiede Albino Cella trova il varco giusto. Al 10′ Savona 1 Legnano 0.

L’ala sinistra del Legnano continua a imperversare e 9′ dopo su di una sua fuga e palla al centro Gerosa sorprende Ballardini e Tonoli: 1-1.

A quel punto la folla (8.000 spettatori) comincia a scandire “Roccia, Roccia”: per fermare quel diavolo di n.11 bisogna invertire i terzini e spedirgli addosso Valentino Persenda con i suoi bulloni roventi (precisazione: non erano possibili sostituzioni neppure per il portiere).

Zeffiro Furiassi (che di gioco in difesa se ne intendeva) abbozza e accontenta il competentissimo pubblico savonese: Persenda va a marcare Riva.

Inizia così un pomeriggio drammatico per il nostro difensore (non ancora capitano della squadra; la fascia in quel momento è appannaggio di Giulio Mariani): l’ala sinistra del Legnano lo salta irrimediabilmente in ogni occasione.

Il momento topico arriva al 34′ quando nel tentativo di frenare comunque l’ala sinistra lilla Persenda tocca disgraziatamente un pallone che stava per finire a lato e infila nella porta di Tonoli il goal della nostra sconfitta.

Al fischio finale dalla tribuna l’osservatore della Sampdoria Comini e quello del Genoa Bonilauri (i due “patriarchi” dei settori giovanili rossoblucerchiati) si infilano negli spogliatoi e si precipitano nello stanzione “ospiti” per chiedere lumi al presidente del Legnano Mocchetti (ex-commissario tecnico della Nazionale).

Mocchetti è categorico: il ragazzo è già stato venduto al Cagliari.

Il ragazzo come si è capito era Gigi Riva, per Gioanbrerafucarlo “Giggirriva Rombo di Tuono”.

Partirà da lì una grande carriera che tutti gli sportivi italiani ricordano: due gravi infortuni con la Nazionale, un clamoroso scudetto con il Cagliari, l’Europeo ’68, il Mondiale del Messico quello di Italia – Germania 4-3 e di Brasile – Italia 4-1.

Quel giorno al Bacigalupo in molti avevamo capito di aver assistito ad un evento eccezionale.

Capitò in seguito di vederlo giocare in Serie A: la prima volta assieme a mio padre successe a Marassi, per un Samp – Cagliari. Al primo scatto di Gigi il vecchio “Drin” esclamò: “quello è come Levratto”. Detto da lui per Riva era un complimento immenso, il massimo possibile (per la cronaca la partita però finì 0-0. Nella Samp c’era Cecco Morini, il difensore la cui marcatura Riva ha maggiormente sofferto).

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ANNI ’70 : BANDIERE E CAMBI DI CASACCA, IL RECORD DI CLERICI

Clerici, sette maglie diverse tra gli anni ’60 – 70: qui con quella d’esordio al Lecco

Fedeltà e infedeltà alla maglia. Un dibattito senza fine in cui si confrontano due scuole di pensiero: quella del sentimento per la propria squadra e quella del classico “pecunia non olet” di antica ma ricca di proseliti, non solo nel calcio, beninteso. Questo, per gli appassionati di statistiche e cacciatori di idoli e ricordi, l’elenco dei giocatori di Serie A che nel corso del decennio ’70 hanno disputato almeno 10 campionati di Serie A e i loro spostamenti di squadra: la massima divisione si giocava su 16 squadre e vigeva il blocco assoluto per gli stranieri (poi mitigato per una presenza da utilizzare soltanto in Coppa dei Campioni). Una considerazione a ricordo dell’indimenticabile Mario Sconcerti: mai fare diventare sentimento un giocatore, chiunque sia. l’amore è per la bandiera non per chi la sventola.Un elenco composto davvero da grandi campioni e da vere “bandiere” con gli azzurri di almeno 4 spedizioni mondiali compresa quella vittoriosa di Spagna ’82 (qualcuno anche presente nella vittoria dell’Europeo ’68). Hanno compiuto il “percorso netto” senza mai cambiare maglia: Antognoni, Bettega (che aveva avuto un’esperienza in Serie B con il Varese), Brizi, Bruno Conti (al Genoa in Serie B), Desolati, Facchetti, Sandro Mazzola, Gigi Riva (con il Legnano in Serie C), Roversi. Il primatista dei campionati disputati rimane però Gianni Rivera: 21 tornei disputati (1 con l’Alessandria; 20 nel Milan), alle sue spalle Dino Zoff (20 campionati ma con 4 maglie: Udinese, Mantova, Napoli, Juventus). Primatista dei trasferimenti il brasiliano Clerici con 7 cambi di casacca (Lecco, Atalanta, Verona, Napoli, Bologna, Lazio, Fiorentina).

Ecco l’elenco completo.

AGROPPI ALDO (mediano) 10 campionati

8 campionati con il Torino (67-68 – 74-75)

2 campionati con il Perugia (75-76 – 76-77)

ALBERTOSI ENRICO (portiere) 21 campionati

9 campionati con la Fiorentina (58-59 – 67-68)

6 campionati con il Cagliari (68-69 – 73-74)

6 campionati con il Milan (74-75 – 79 – 80)

ALTAFINI JOSE’ (centroavanti) (18 campionati)

7 campionati con il Milan (58-59 – 64-65)

7 campionati con il Napoli (65-66 – 71-72)

4 campionati con la Juventus (72-73 – 75-76)

ANASTASI PIETRO (centroavanti) ( 14 campionati)

1 campionato con il Varese (67-68)

8 campionati con la Juventus (68-69 75-76)

2 campionati con l’Inter (76-77 77-78)

3 campionati con l’Ascoli (78-79 80-81)

ANQUILLETTI ANGELO (terzino) 13 campionati

2 campionati con l’Atalanta (64-65 65-66)

11 campionati con il Milan ( 66-67 76-77)

ANTOGNONI GIANCARLO (mezz’ala) 14 campionati

14 campionati con la Fiorentina (72-73 86-87)

BARDIN ADRIANO (portiere) 12 campionati

10 campionati con il Lanerossi Vicenza (63-64 74-75)

2 campionati con il Cesena (75-76 76-77)

BENETTI ROMEO (mezz’ala) 13 campionati

4 campionati con la Juventus (68-69 poi dal 76-77 al 78-79)

1 campionato con la Sampdoria (69-70)

6 campionati con il Milan (70-71 75-76)

2 campionati con la Roma (79-80 80-81)

BERTINI MARIO (mediano) 13 campionati

4 campionati con la Fiorentina (64-65 67-68)

9 campionati con l’Inter (68-69 76-77)

BET ALDO (difensore) 13 campionati

1 campionato con l’Inter (67-68)

5 campionati con la Roma (68-69 72-73)

1 campionato con il Verona (73-74)

6 campionati con il Milan (74-75 79-80)

BETTEGA ROBERTO (attaccante) 13 campionati

13 campionati con la Juventus (70-71 82-83)

BONINSEGNA ROBERTO (centroavanti) 14 campionati

1 campionato con il Varese (65-66)

3 campionati con il Cagliari (66-67 68-69)

7 campionati con l’Inter (69-70 75-76)

3 campionati con la Juventus (76-77 78-79)

BORDON IVANO (portiere) 16 campionati

13 campionati con l’Inter (70-71 82-83)

3 campionati con la Sampdoria (83-84 85-86)

BRIZI GIUSEPPE (difensore) 14 campionati

14 campionati con la Fiorentina (62-63 75-76)

BRUGNERA MARIO (mezz’ala) 16 campionati

5 campionati con la Fiorentina (63-64 67-68)

10 campionati con il Cagliari (68-69 81-82 con 1 campionato con il Bologna 74-75)

BUI GIANNI (attaccante) 11 campionati

1 campionato con la Lazio (60-61)

2 campionati con la Spal (62-63 63-64)

1 campionato con il Bologna (64-65)

2 campionati con il Verona (68-69 69-70)

4 campionati con il Torino (70-71 73-74)

1 campionato con il Milan (74-75)

CAPELLO FABIO (mezz’ala) 16 campionati

3 campionati con la Spal (63-64 66-67)

3 campionati con la Roma (67-68 69-70)

6 campionati con la Juventus ( 70-71 75-76)

4 campionati con il Milan (76-77 79-80)

CAPPELLINI RENZO (centroavanti 12 campionati)

4 campionati con l’Inter (63-64 poi 65-66 67-68)

1 campionato con il Genoa (64-65)

1 campionato con il Varese (68-69)

5 campionati con la Roma (69-70 73-74)

1 campionato con il Como (74-75)

CARMIGNANI PIETRO (portiere) 11 campionati

3 campionati con il Varese (67-68 70-71)

1 campionato con la Juventus (71-72)

5 campionati con il Napoli (72-73 76-77)

2 campionati con la Fiorentina (77-78 78-79)

CASO DOMENICO (ala) 11 campionati

6 campionati con la Fiorentina (72-73 77-78)

1 campionato con il Napoli (78-79)

2 campionati con l’Inter (79-80 80-81)

2 campionati con il Torino (81-82 82-83)

CAUSIO FRANCO (ala) 18 campionati

12 campionati con la Juventus (67-68 poi 70-71 80-81)

1 campionato con il Palermo (69-70)

3 campionati con l’Udinese (81-82 83-84)

1 campionato con l’Inter (84-85)

1 campionato con il Lecce (85-86)

CERA PIERLUIGI (libero) 14 campionati

1 campionato con il Verona (67-68)

9 campionati con il Cagliari (68-69 72-73)

4 campionati con il Cesena (73-74 76-77)

CERESER ANGELO (libero) 13 campionati

10 campionati con il Torino (65-66 74-75)

3 campionati con il Bologna (75-76 77-78)

CHIARUGI LUCIANO (ala) 14 campionati

7 campionati con la Fiorentina (65-66 71-72)

4 campionati con il Milan (72-73 75-76)

2 campionati con il Napoli (76-77 77-78)

1 campionato con il Bologna (78-79)

CLERICI SERGIO (centroavanti) 14 campionati

3 campionati con il Lecco (60-61 66-67)

3 campionati con il Bologna (67 -68 poi 75-76 76-77)

1 campionato con l’Atalanta (68-69)

2 campionati con il Verona (69-70 70-71)

2 campionati con la Fiorentina (71-72 e 72-73)

2 campionati con il Napoli (73-74 74-75)

1 campionato con la Lazio (77-78)

CONTI BRUNO (ala) 15 campionati

15 campionati con la Roma (73-74 89-90)

CORDOVA FRANCO (mezz’ala) 17 campionati

2 campionati con il Catania (63-64 64-65)

1 campionato con l’Inter (65-66)

1 campionato con il Brescia (66-67)

9 campionati con la Roma (67-68 75-76)

3 campionati con la Lazio (76-77 78-79)

1 campionato con l’Avellino (79-80)

CRESCI FRANCO (difensore) 12 campionati

1 campionato con il Varese (67-68)

11 campionati con il Bologna (68-69 78-79)

CUCCUREDDU ANTONELLO (difensore) 15 campionati

12 campionati con la Juventus (69 – 70 80-81)

3 campionati con la Fiorentina (81-82 82-83)

DAMIANI GIOVANNI OSCAR (ala) 13 campionati

4 campionati con il Lanerossi Vicenza (69-70 71-72 e 73-74)

4 campionati con il Napoli (72-73 poi 79-80 81-82)

2 campionati con la Juventus (74-75 75-76)

2 campionati con il Genoa (76-77 77-78)

1 campionato con il Milan (83-84)

DE SISTI GIANCARLO (mezz’ala) 19 campionati

10 campionati con la Roma (dal 60-61 al 64-65, dal 74-75 al 78-79)

9 campionato con la Fiorentina (dal 65-66 al 73-74)

DESOLATI CLAUDIO (centroavanti) 10 campionati

10 campionati con la Fiorentina ( 70-71 80-81)

DI BARTOLOMEI AGOSTINO (centrocampista) 15 campionati

11 campionati con la Roma (72-73 83-84)

3 campionati con il Milan (84-85 86-87)

1 campionato con il Cesena (87-88)

DOMENGHINI ANGELO (ala) 15 campionati

4 campionati con l’Atalanta (60-61 63-64)

5 campionati con l’Inter (64-65 68-69)

4 campionati con il Cagliari (69-70 72-73)

1 campionato con la Roma (73-74)

1 campionato con il Foggia (74-75)

ESPOSITO SALVATORE (mediano) 13 campionati

6 campionati con la Fiorentina (66-67 71-72)

5 campionati con il Napoli (72-73 76-77)

2 campionati con il Verona (77-78 78-79)

FACCHETTI GIACINTO 18 campionati

18 campionati con l’Inter (60-61 77-78)

FERRANTE UGO (libero) 12 campionati

9 campionati con la Fiorentina (63-64 71-72)

3 campionati con il Lanerossi Vicenza (72-73 74-75)

FRUSTALUPI MARIO (mezz’ala) 15 campionati

7 campionati con la Sampdoria (62-63 69-70)

2 campionati con l’Inter (70-71 71-72)

3 campionati con la Lazio (72-73 74-75)

2 campionati con il Cesena (75-76 76-77)

1 campionato con la Pistoiese (80-81)

FURINO GIUSEPPE (mediano) 16 campionati

1 campionato con il Palermo (68-69)

15 campionati con la Juventus (69-70 83-84)

GALBIATI Roberto (libero) 11 campionati

2 campionati con l’Inter (74-75 75-76)

1 campionato con il Pescara (77-78)

5 campionati con la Fiorentina (78-79 81 82 poi 86-87)

3 campionati con il Torino (82-83 84-85)

GENTILE CLAUDIO (difensore) 14 campionati

11 campionati con la Juventus ( 73-74 83-84)

3 campionati con la Fiorentina (84-85 86-87)

GORI SERGIO (centroavanti) 14 campionati

3 campionati con l’Inter (64-65 e 65-66 e 68-69)

2 campionati con il Lanerossi Vicenza (66-67 67-68)

6 campionati con il Cagliari (68-69 74-75)

2 campionati con la Juventus (75-76 76-77)

1 campionato con il Verona (77-78)

FRANCESCO GRAZIANI (attaccante) 14 campionati

8 campionati con il Torino (73-74 80-81)

2 campionati con la Fiorentina (81-82 82-83)

3 campionati con la Roma (83-84 85-86)

1 campionato con l’Udinese (86-87)

GREGORI IVAN (mediano) 10 campionati

2 campionati con il Lanerossi Vicenza (66-67 67-68)

6 campionati con il Bologna (68-69 73-74)

2 campionati con il Cagliari (74-75 75-76)

JULIANO ANTONIO ( mezz’ala) 15 campionati

14 campionati con il Napoli (62-63 77-78)

1 campionato con il Bologna (78-79)

LANDINI SPARTACO (difensore) 11 campionati

7 campionati con l’Inter (63-64 69-70)

1 campionato con il Palermo (72-73)

3 campionati con il Napoli (73 – 74 75-76)

LODETTI GIOVANNI (mezz’ala) 14 campionati

9 campionati con il Milan (61-62 69-70)

4 campionati con la Sampdoria (70-71 73-74)

1 campionato con il Foggia (76-77)

MALDERA ALDO (difensore) 15 campionati

9 campionati con il Milan ( 71-72 poi 73-74 81-82)

1 campionato con il Bologna (72-73)

3 campionati con la Roma (82-83 84-85)

2 campionati con la Fiorentina (85-86 86-87)

MANCIN ERALDO (terzino) 10 campionati

1 campionato Venezia (66-67)

2 campionati Fiorentina (67-68 68-69)

6 campionati Cagliari (69-70 75-76)

1 campionato Pescara (77-78)

MARASCHI MARIO (attaccante) 14 campionati

1 campionato con il Milan (60-61)

1 campionato con la Lazio (63-64)

1 campionato con il Bologna (64-65)

4 campionati con il Lanerossi Vicenza (65-66 66-67 poi 70-71 71-72)

3 campionati con la Fiorentina (67-68 68-69)

1 campionato con il Cagliari (72-73)

3 campionati con la Sampdoria (73-74 75-76)

MASCETTI EMILIANO (mezz’ala) 11 campionati

9 campionati con il Verona ( 69-69 72-73 poi 75-76 78-79)

2 campionati con il Torino (73-74 74-75)

MAZZOLA SANDRO (mezz’ala) 17 campionati)

17 campionati con l’Inter ( 60-61 76-77)

MERLO CLAUDIO (mezz’ala 13 campionati)

11 campionati con la Fiorentina (65-66 75-76)

2 campionati con l’Inter (76-77 77-78)

MORINI FRANCESCO (difensore) 15 campionati

5 campionati con la Sampdoria (63-64 68-69)

10 campionati con la Juventus (69-70 78-79)

MORINI GIORGIO (mediano) 11 campionati

3 campionati con il Varese (68-69 71-72)

4 campionati con la Roma (72-73 75-76)

4 campionati con il Milan (76-77 79-80)

MOZZINI ROBERTO (difensore) 11 campionati

8 campionati con il Torino (71-72 78-79)

2 campionati con l’Inter (79-80 80-81)

1 campionato con il Bologna (81-82)

MURARO CARLO (ala) 11 campionati

9 campionati con l’Inter (73-74 80 -81 poi 83-84 84-85)

1 campionato con l’Udinese (81-82)

1 campionato con l’Ascoli (82-83)

NEGRISOLO PIERPAOLO (difensore) 12 campionati

5 campionati con la Sampdoria (68-69 72-73)

3 campionati con la Roma (73-74 75-76)

3 campionati con il Verona (76-77 78-79)

1 campionato con il Pescara (79-80)

NENE’ (Claudio Olindo da Carvalho) (mezz’ala) 12 campionati

1 campionato con la Juventus (63-64)

11 campionati con il Cagliari (64-65 74-75)

NICCOLAI COMUNARDO (difensore) 12 campionati

11 campionati con il Cagliari (65-66 75-76)

1 campionato con il Perugia (76-77)

NICOLINI ENRICO (mediano) 11 campionati

3 campionati con la Sampdoria ((73-74 75-76)

3 campionati con il Catanzaro (76-77 79-80)

1 campionato con i Napoli (80-81)

4 campionati con l’Ascoli (81-82 84-85)

NOVELLINO WALTER (attaccante) 10 campionati)

1 campionato con il Torino (72-73)

3 campionati con il Perugia (75-76 77-78)

3 campionati con il Milan (78-79 81-82)

3 campionati con l’Ascoli (82-83 84-85)

ORAZI ANGELO (mezz’ala) 14 campionati

5 campionati con la Roma (68-69 poi 72-73 75-76)

3 campionati con il Verona (69-70 71-72)

1 campionato con il Pescara (77-78)

3 campionati con il Catanzaro (78-79 80-81)

2 campionati con l’Udinese (81-82 82-83)

ORIALI GABRIELE (mediano 17 campionati)

13 campionati con l’Inter (70-71 83-84)

4 campionati con la Fiorentina (84-85 86-87)

ORLANDINI ANDREA (mediano) 11 campionati

7 campionati con la Fiorentina (71-72 72-73 poi 77-78 81-82)

4 campionati con il Napoli (73-74 76-77)

PECCENINI FRANCO (difensore) 12 campionati

9 campionati con la Roma (71-72 79-80)

3 campionati con il Catanzaro (80-81 82-83)

PECCI ERALDO (mezz’ala) 16 campionati

4 campionati con il Bologna (73-74 74-75 poi 88-89 89-90)

6 campionati con il Torino (/5-76 80-81)

4 campionati con la Fiorentina (81-82 84-85)

1 campionato con il Napoli (85-86)

PIZZABALLA PIERLUIGI (portiere) 14 campionati

6 campionati con l’Atalanta (62-63 65-66 poi 77-78 78-79)

3 campionati con la Roma (66-67 68-69)

4 campionati con il Verona (69-70 72-73)

1 campionato con il Milan (73-74)

POLETTI FABRIZIO (terzino) 13 campionati

9 campionati con il Torino (62-63 70-71)

3 campionati con il Cagliari (71-72 73-74)

1 campionato con la Sampdoria (74-75)

PRATI PIERINO (attaccante) 12 campionati

7 campionati con il Milan (66-67 72-73)

4 campionati con la Roma (73-74 76-77)

1 campionato con la Fiorentina (77-78)

PRUZZO ROBERTO (centroavanti) 14 campionato

3 campionati con il Genoa (73-74 77-78)

10 campionati con la Roma (78-79 88-89)

1 campionato con la Fiorentina (89-90)

PULICI PAOLINO (attaccante ) 17 campionati

14 campionati con il Torino (68-69 81-82)

1 campionato con l’Udinese (82-83)

2 campionati con la Fiorentina (83-84 84-85)

RIVA LUIGI (attaccante) 12 campionati

12 campionati con il Cagliari (64-65 75-76)

RIVERA GIANNI (mezz’ala) 21 campionati

1 campionato con l’Alessandria (59-60)

20 campionati con il Milan (60-61 78-79)

ROSATO ROBERTO (difensore) 15 campionati

6 campionati con il Torino (60-61 65-66)

7 campionati con il Milan (66-67 72-73)

2 campionati con il Genoa (73-74 74-75)

ROVERSI TAZIO (difensore) 16 campionati

16 campionati con il Bologna (64-65 78-79)

SABADINI GIUSEPPE (difensore) 18 campionati

4 campionati con la Sampdoria (65-66 70-71)

7 campionati con il Milan (71-72 77-78)

5 campionati con il Catanzaro ( 78-79 82-83)

1 campionato con il Catania (83-84)

1 campionato con l’Ascoli (84-85)

SALA CLAUDIO (ala) 13 campionati

1 campionato con il Napoli ((65-66)

11 campionati con il Torino ( 66.67 79-80)

1 campionato con il genoa (81.82)

SALVI GIANCARLO (attaccante) 14 campionati

11 campionati con la Sampdoria 63 – 64 poi 65-66 75-76

1 campionato con il Milan (64-65)

2 campionati con il Lanerossi Vicenza (77-78 78-79)

SANTARINI SERGIO (difensore) 16 campionati

1 campionato con l’Inter (67-68)

13 campionati con la Roma (68-69 80-81)

2 campionati con il Catanzaro (81-82 82-83)

SANTIN NELLO (difensore) 15 campionati

6 campionati con il Milan (63-64 69-70)

1 campionato con il Lanerossi Vicenza (70-71)

3 campionati con la Sampdoria (71-72 73-74)

5 campionati con il Torino (74-75 78-79)

SAVOLDI GIUSEPPE (attaccante) 15 campionati

3 campionati con l’Atalanta (65-66 67-68)

8 campionati con il Bologna ( 68-69 74-75 poi 79-80)

4 campionati con il Napoli (75-76 78-79)

SIRENA PAOLO (terzino) 10 campionati

3 campionati con la Roma (66-67 68-69)

7 campionati con il Verona (69-70 76-77)

SPINOSI LUCIANO (difensore) 17 campionati

7 campionati con la Roma ( 67-68 69-70 poi 78-79 81-82)

8 campionati con la Juventus (70-71 77-78)

1 campionato con il Verona (82-83)

1 campionato con il Milan (83-84)

TURONE MAURIZIO (difensore) 11 campionati

6 campionati con il Milan (72-73 77-78)

1 campionato con il Catanzaro (78-79)

3 campionati con la Roma (81-82)

VIERI LIDO (portiere) 17 campionati

10 campionati con il Torino ((58-59 68-69)

7 campionati con l’Inter (69-70 75-76)

ZACCARELLI RENATO (centrocampista) 14 campionati

1 campionato con il Verona (73-74)

11 campionati con il Torino (74-75 86-87)

ZIGONI GIANFRANCO (attaccante) 15 campionati

7 campionati con la Juventus 61-62 63-64 poi 66-67 69-70)

1 campionato con il Genoa (64-65)

2 campionati con la Roma (70-71 71-72)

5 campionati con il Verona (72-73 77-78)

ZOFF DINO (portiere) 20 campionati

1 campionato con l’Udinese (61-62)

3 campionati con il Mantova (63-64 66-67)

5 campionati con il Napoli (67-68 71-72)

11 campionati con la Juventus (72-73 82-83).

ANNI ’90: DAL CAMPIONATO PIU’ BELLO DEL MONDO ALLA PREMIER LEAGUE

Gianluca Vialli con Ruud Gullit al momento del passaggio al Chelsea

Negli anni ’90, il campionato più bello al mondo era la “nostra” Serie A. Tuttavia, proprio in quel periodo, la Premier League stava mettendo le basi per sostituire il nostro campionato in cima alle preferenze di tifosi e giocatori. Una crescita a cui hanno contribuito diversi giocatori italiani. Andiamo a vedere alcuni di essi. 

Il compianto Luca Vialli, bandiera della Sampdoria e mito della Juventus, fu il primo calciatore italiano ad andare a giocare all’estero nel pieno della sua carriera. Il primo a scegliere la Premier League per il fascino del campionato inglese. Vialli, infatti, subito dopo aver alzato la Champions League da capitano della Juventus, decide di trasferirsi, a zero, al Chelsea. La squadra allenata da Gullit, presto diventerà una vera e propria colonia italiana con Vialli che, dopo l’esonero dell’olandese, assumerà il ruolo di giocatore-allenatore con ottimi risultati.

Il Chelsea, una volta acquistato Vialli, diventa una colonia italiana e il primo a sbarcare a Londra è Roberto Di Matteo. Dopo tre anni alla Lazio, in cui, con buone prestazioni, era riuscito a conquistare un posto in Nazionale, il centrocampista, causa cattivi rapporti con Zeman, decide di abbandonare i biancocelesti e sceglie di seguire Vialli in Blues. Al Chelsea vincerà diversi trofei, restando nei cuori dei tifosi e successivamente allenando anche la squadra.

Sempre nell’estate del 1996 un altro giocatore italiano si trasferisce in Premier League. Un altro componente del trio d’attacco della Juventus campione d’Europa. Ovviamente non è Del Piero, ma Fabrizio Ravanelli. Nella stessa estate, infatti, mentre Vialli inizia la sua proficua avventura al Chelsea, “Penna Bianca”, con molte titubanze, si trasferisce al Middlesbrough, diventando, tra l’altro, il calciatore più pagato della Premier League. Con la maglia del Boro, disputa una stagione e mezza, in cui, da una parte, trascina la squadra in finale delle coppe nazionali, ma, dall’altra, non riesce a evitare la retrocessione.

Nella stagione 1996/1997, ricapitolando, il Chelsea si ritrova due italiani in squadra. Arriva, però, la sessione autunnale di mercato e se ne aggiunge un terzo. Dato il poco spazio al Parma di Ancelotti (che punta maggiormente su Crespo e Chiesa), infatti, in Blues arriva Gianfranco Zola. Dopo pochissimo tempo, grazie al suo talento, diventa il beniamino dei tifosi del Chelsea che lo rinominano Magic Box. Sarà proprio lui, tra l’altro, a siglare il gol che porta il Chelsea a vincere la Coppa delle Coppe.

Così come Zola, anche un altro italiano si trasferì in Inghilterra a stagione in corso nel 1996/1997, ovvero Gianluca Festa. Dopo due anni e mezzo all’Inter, infatti, il difensore sardo decide di provare l’esperienza all’estero e, così, raggiunge Fabrizio Ravanelli al Middlesbrough, dove resterà ben più del connazionale. Vestirà la maglia del Boro per 5 anni, contribuendo alla risalita in Premier League.

Dopo aver vestito, in Italia, le maglie di squadre importanti quali Lazio, Juventus, Napoli e Milan, Di Canio, nel 1996, si trasferisce al Celtic. Resta una stagione, dove si mette in luce e, nel 1997, inizia la sua lunga esperienza in Inghilterra. Prima giocherà con lo Sheffield Wednesday e, poi, si legherà al West Ham con cui disputerà 5 campionati a ottimi livelli. Per via della sua correttezza e delle sue prestazioni, Di Canio diventerà idolo dei tifosi degli Hammers.

il 1997 fu un anno di grande esodo dall’Italia, con direzione Inghilterra. Oltre a Gianluca Festa e Paolo Di Canio, infatti, in quell’anno si trasferirono in Premier League molti altri calciatori italiani, tra cui Francesco Baiano. L’attaccante, concluso il ciclo con l’ambiziosa Fiorentina di Cecchi Gori, sceglie anche lui di andare Oltremanica e finisce al Derby County. Lì resterà due anni, contribuendo agli ottimi risultati della squadra.

A un anno di distanza, sempre nel 1997, dagli ex compagni Vialli e Ravanelli, un altro juventino campione d’Europa ed ex doriano, lascia i bianconeri, sbarcando in Inghilterra. Si tratta di Attilio Lombardo che piazza la bandiera italiana in un’altra squadra, il Crystal Palace. Nel club dei vetrai resterà due anni, assumendo, al pari di Vialli, la carica di calciatore-allenatore, non riuscendo, tuttavia, a evitare la retrocessione in Championship.

Alessandro Pistone divenne celebre perché Roy Hodgson lo preferì a uno dei terzini più forti della storia, Roberto Carlos, Pistone dopo due anni all’Inter, si trasferì, anche lui nel 1997, in Inghilterra, al Newcastle. Con i Magpies disputa tre stagioni, inframezzate da una parentesi al Venezia, prima di passare, a inizi del 2000, all’Everton a cui legherà gran parte della sua carriera.

Concludiamo con un altro giocatore italiano trasferitosi al Chelsea, Gabriele Ambrosetti. Nel 1999, Gianluca Vialli, ormai allenatore dei Blues, date le prestazioni con la maglia del Vicenza, fa di tutto per averlo e alla presentazione lo indica come il Giggs italiano. Al Chelsea, però, Ambrosetti delude le aspettative a causa anche di infortuni che lo tengono spesso fuori dai campi da gioco.

MOURINHO SULLE ORME DI HELENIO HERRERA: DAI TRIONFI INTERISTI ALL’ESONERO ROMANISTA

Helenio Herrera in divisa romanista

Il mondo del calcio è in subbuglio da qualche ora: “lo special one” Josè Mourinho è stato esonerato dalla Roma e sarà sostituito dall’ex-giocatore giallo rosso De Rossi.

Una vicenda che ci ha ricordato quella del “Mago” Helenio Herrera, anche lui approdato alla Roma dopo una sensazionale storia di trionfi interisti ed esonerato alla 24a giornata del campionato 1970-71 (dopo una vittoria a Cagliari 1-0, con la squadra al sesto posto) e sostituito anche lui da un ex-giocatore romanista il portiere Luciano Tessari.

Herrera era entrato in rotta di collisione con il presidente Alvaro Marchini ( famoso costruttore edile con simpatie comuniste: aveva regalato al Partito lo storico palazzo di via delle Botteghe Oscure) per via della cessione alla Juventus delle tre grandi promesse Spinosi, Capello e Landini e il rapporto non era più stato recuperato anche se il Presidente aveva tentato di placare l’animo di H.H. acquistando Amarildo dalla Fiorentina.

Si può tentare un paragone tra Herrera e Mourinho proprio dal punto di vista del modo di proporsi al pubblico, della loro capacità al limite dell’istrionico di ammaliare le folle e di tenere in pugno la squadra: Helenio Herrera poi fu un innovatore nel ruolo dell’allenatore accentrando su di sè tutte le leve del comando sul modello dei “manager” britannici e conducendo dispendiosissime campagne acquisti: all’Inter il presidente Moratti aveva assecondato tutti i capricci del suo allenatore e moltissimi giocatori furono sacrificati sull’onda delle sue visioni.

Herrera era arrivato all’Inter nella stagione 1960-61 dal Barcellona e aveva promesso sfracelli ( difesa meno di 20 goal, attacco più di 100 goal): l’inizio della stagione fu travolgente con un 5-1 a Bergamo e un 6-0 a Udine alla terza giornata. Poi il calo dovuto all’eccesso di preparazione fisica, fino al fattaccio del 19 aprile 1961 quando Juve-Inter a Torino fu sospesa per invasione (pacifica) del campo per via del pubblico troppo numeroso. In un primo tempo la Federazione assegnò la vittoria a tavolino ai nero-azzurri poi decise per la ripetizione della partita. Così il 4 giugno 1961 l’Inter perse a Catania 2-0 (“Clamoroso al Cibali” il commento di Sandro Ciotti) e la Juve vinse la scudetto: alla ripetizione della gara di Torino l’Inter per protesta mandò la squadra juniores e finì 9-1 per i bianconeri con l’ultima partita in Serie A di Giampiero Boniperti e la prima di Sandro Mazzola. Dodici mesi dopo, compiuta una favolosa campagna acquisti comprendente il pupillo del “mago” Luis Suarez la scena si ripetè: girone d’andata splendido per l’Inter (al giro di boa primo posto e quattro punti di vantaggio sulla Fiorentina) e girone di ritorno sulle ginocchia e scudetto al Milan. Finalmente, assestata la squadra specie in difesa grazie alla sagacia di Armando Picchi arrivarono le vittorie: tre scudetti (altri due mancati per un soffio: spareggio perso dal Bologna e “papera” di Sarti a Mantova) due Coppe dei Campioni, Coppa Intercontinentale per una formazione che tutta l’Italia aveva mandato a memoria: Sarti, Burgnich, Facchetti…

La stagione 1968-69 registrò il passaggio di Herrera alla Roma, ma i risultati non arrivarono: ottavo posto nel 68-69 però con la conquista della Coppa Italia (un pò come la Conference League per Mourinho), undicesimo posto nel camopionato 69-70 e poi l’esonero già ricordato. Poi nella stagione 73-74 un fugace ritorno all’Inter (esonero alla 16a giornata e sostituzione con un altro suo ex-giocatore Masiero) e viale del tramonto abbondantemente imboccato.

Cosa capiterà adesso a Mourinho il cui capolavoro rimane il triplete interista della stagione 2009-2010 ?

Anche Josè Mourinho in giallo rosso

La stagione 70-71 registrò un altro clamoroso esonero che va ricordato: quello di Heriberto Herrera, un quasi omonimo (GioanbrerafuCarlo per distinguerli appellava Haccacone Helenio e Haccachino Heriberto) arrivato all’Inter dalla Juventus dove, per i suoi metodi di allenamento molto rigidi (il motto era “Movimiento, “Movimiento” aveva litigato clamorosamente con Sivori esiliandolo a Napoli e poi aveva vinto lo scudetto con una squadra operaia, agevolato dalla già ricordata “papera” del portiere Giuliano Sarti a Mantova.

Provvisto di quelle credenziali Heriberto era approdato all’Inter ormai a secco di scudetti da quattro stagioni.

Heriberto Herrera incita Luis Suarez in allenamento. Nella stagione dell’esonero di Heriberto però Suarez non era all’Inter era approdato alla Sampdoria dove avrebbe concluso la carriera.

Trovò una squadra stagionata, onusta di gloria nei suoi principali protagonisti i cosiddetti senatori: Burgnich,. Facchetti, Corso, Mazzola, Boninsegna.

La rivolta della vecchia guardia nei riguardi dei metodi di allenamento di Heriberto covò sotto la cenere per una intera stagione (69-70 secondo posto alle spalle del Cagliari) ed esplose nelle prime giornate del successivo torneo – appunto – 70-71: alla quinta giornata perso il derby 3-0 Heriberto fu esonerato e sostituito da Invernizzi, un ex-mediano già compagno di squadra di molti dei “ribelli”: In pratica i giocatori formarono una sorta di Commissione Tecnica autogestendosi e alla fine arrivando al sospirato scudetto.

Certamente la vita degli allenatori è davvero un saliscendi:oggi tocca a Mourinho, tra i tanti.