Gli appassionati che leggeranno le formazioni riportate di seguito avranno ragione di chiedersi da quale almanacco del calcio siano state tratte, poiché non corrispondono ad alcuna formazione – tipo mai schierata dalle squadre cui risultano intestate.
E’ proprio così: si tratta di squadre-puzzle formate dai giocatori con il maggior numero di presenze con la stessa maglia nel corso del decennio ’50, a partire dalla stagione 1950-51 per arrivare a quella 1950-60.
Si tratta dunque di squadre costruite a tavolino con un criterio “quasi” matematico, perché è capitato che certi giocatori abbiano avuto un numero elevato di presenze in squadre diverse: in quel caso il criterio di assegnazione è stato quello relativo alla compagine dove il giocatore stesso si è posto in maggior rilievo.
Così potrà capitare di leggere di compagni di squadra che, in effetti, non lo sono mai stati e, nel decennio, vedere assieme protagonisti negli anni ’40 e futuri campioni degli anni’60: da Silvio Piola con il Novara a Gianni Rivera con l’Alessandria.
Insomma, una curiosità statistica dovuta anche alla personale passione per le formazioni da recitare di seguito (tutte rigorosamente limitate agli 11, senza sostituzioni e da leggere con lo schema: portiere; terzino destro, terzino sinistro; mediano destro, centromediano, mediano sinistro; ala destra, mezz’ala destra, centravanti, mezz’ala sinistra, ala sinistra; alla Nicolò Carosio).
Il tutto limitato alle 27 partecipanti alla Serie A in quel decennio.
Novara 1951 – 52: al centro dell’attacco Silvio Piola
Rivera, terzo in piedi da sinistra, in maglia grigia
Portare una squadra calabrese in Serie A fu il capolavoro di Gianni Seghedoni, già roccioso centromediano di Bari e Lazio, poi allenatore molto attento alla condizione fisica e applicatore rigido del verbo di Rocco e Viani, quindi attento alla difesa.
Alla guida del Catanzaro Seghedoni riuscì nell’impresa al termine del campionato di Serie B 1970 – 71: tre promozioni con la Serie A conquistata classificandosi alle spalle del Mantova e andando agli spareggi con Atalanta e Bari. Furono i “galletti” a cedere lasciando così via libera a neroazzurri e giallorossi.
Catanzaro 1971 – 72: da sinistra, in alto, Spelta, Busatta, Benedetto, Silipo, Zuccheri e Luigi Maldera; in seconda fila: Braca, Pozzani, il medico Martino, il presidente Ceravolo, l’allenatore Seghedoni, Bertoni, D’Angiulli; in prima linea: Carella, Gori, Mammì, Franzon, Braca, Ciannameo
L’avvio del torneo di massima divisione fu molto travagliato: tanto che la penna tagliente di Gianni Brera coniò il termine “Catanzero” per segnalare la difficoltà della squadra calabrese ad andare a rete.
L’handicap di partenza non fu colmato e alla fine il Catanzaro dovette tornare nella cadetteria: il campionato fu però illuminato da una grande vittoria sulla Juventus.
Nel fango del “Militare” (i maligni sussurrarono che il terreno era stato allagato apposta per rendere più difficile la vita ai super tecnici bianco neri) fu una rete del semisconosciuto centravanti Mammì a determinare l’esito di una delle più grandi sorprese nella storia del calcio italiano.
Alla fine però la Juve ,allenata da Cestmir Vickpalek a causa della gravissima malattia che aveva colpito Armando Picchi, vinse lo scudetto con questa classifica: Juventus 43, Milan 42 (i rossoneri persero lo scudetto all’ultima giornata con la “fatal Verona”), Torino 42, Cagliari 39, Inter 36, Fiorentina 36, Roma 35, Napoli 28, Sampdoria 28, Atalanta 26, Bologna 25, Lanerossi Vicenza 23, Verona 22, Mantova 21, Catanzaro 21, Varese 13.
utte le partite di campionato
Juventus – Catanzaro 4-2
S
Catanzaro-Inter
0-2
S
Cagliari-Catanzaro
0-0
P
Sampdoria-Catanzaro 1-1 P
Catanzaro-Varese
1-1
P
Mantova-Catanzaro
1-1
P
Catanzaro-Vicenza
1-1
P
Catanzaro-Fiorentina
0-2
S
Torino-Catanzaro
1-0
S
Atalanta-Catanzaro
1-0
S
Catanzaro-Napoli
0-0
P
Bologna-Catanzaro
2-1
S
Catanzaro-Roma
1-1
P
Verona-Catanzaro 0-0
Catanzaro-Milan
0-0
P
Catanzaro-Juventus
1-0
V
Inter-Catanzaro
1-0
S
Catanzaro-Cagliari
2-2
P
Catanzaro-Sampdoria
1-0
V
Varese-Catanzaro
1-1
P
Catanzaro-Mantova
1-1
P
Vicenza-Catanzaro
2-0
S
Fiorentina-Catanzaro
1-0
S
Catanzaro-Torino
1-3
S
Catanzaro-Atalanta
1-1
P
Napoli-Catanzaro
0-0
P
Catanzaro-Bologna
1-0
V
Roma-Catanzaro
4-0
S
Catanzaro-Verona
0-0
P
Milan-Catanzaro
1-0
S
Giocatori impiegati.
Formazione base: Pozzani, Pavoni, D’Angiulli, Banelli, Luigi Maldera, Busatta, Spelta, Gori, Mammì, Franzon, Braca.
Gli Auguri di Buone Feste alla Città e ai lettori del nostro Blog, in quest’anno tormentato e difficile, arrivano da lontano. Con un’immagine apparsa su Riviera Notte nel dicembre 1967: un albero di Natale sui generis, decorato con i volti di allenatore e giocatori del Savona Fbc. Era un numero speciale del nostro storico settimanale, costo 100 lire, 6 centesimi di oggi. Il Savona era appena sceso in Serie C. Ma era ancora vivo e vitale, costruito, almeno nelle intenzioni del gruppo Dapelo, per ritentare la scalata alla Serie B (il campionato poi lo vinse il Como davanti a Piacenza e biancoblu). Alla presidenza c’era il commendator Tardini, “Pinella” Baldini in panchina, subentrato ad Enzo Occhetta dopo una partenza deludente. Punti di forza della squadra Italo Ghizzardi tra i pali, in ritardo di un anno purtroppo, Pozzi, Furino, Verdi, Osterman, Cherubini, gli eterni Natta e Gittone, Benigni, Fazzi, Massucco, Fascetti, Natta, Canepa, Merlo, Anzuini.
Era il tempo in cui la Città si identificava con il Savona Fbc, e il Savona Fbc rappresentava la Città. Attorno al club biancoblu una galassia di mestieri e professioni: commercianti, imprenditori, medici, architetti, agenti marittimi, industriali, spedizionieri, operai, portuali, dipendenti pubblici, insegnanti, studenti. Tanti giovani, tante famiglie, mogli e fidanzate.
Perché un Albero di Natale che arriva dal 1967? Non per nostalgia ma per orgoglio e testimonianza di una Città che sapeva vivere (anche) per lo sport e con lo sport, contribuire e partecipare alla vita di migliaia di giovani sui campi di calcio, nelle palestre, sulle piste di atletica. Il pubblico, i tifosi, i savonesi erano vicini alle loro squadre, erano un sostegno non solo di passione ai vari club dalla pallacanestro al volley, dalla ginnastica al pattinaggio, all’hockey, al pugilato, all’atletica leggera, al nuoto, alla lotta e al sollevamento pesi. Il senso di appartenenza faceva da volano, la passione da collante tra praticanti e appassionati. Ecco, quell’Albero di Natale del 1967 altro non vuole essere che un tentativo di guardare al futuro partendo dagli Auguri ai savonesi su una vecchia pagina di Riviera Notte.
Ma c’è un’altra immagine che il Blog offre come augurio e riflessione: la mappa di via Pia, l’antico cuore pulsante del commercio savonese. Lo spaccato di una Città ricca di risorse, con la voglia di crescere, promuovere, sollecitare. Una Città in cui le attività commerciali erano il connettivo del tessuto economico. Savona aveva in via Pia il suo paradigma. Via Pia, con tutto il rispetto e fatte le debite proporzioni, era un po’ via Condotti e un po’ via Montenapoleone o via Frattina e via XX Settembre, le grandi direttrici dello shopping tra Milano, Roma e Genova.
C’erano i gioielli di Ferrarassa e Solari, i giocattoli di Rossocci, le calzature di Grimaldi, Serafini e Bonichi, le migliori firme dell’abbigliamento, l’opportunità di soddisfare ogni esigenza dal regalo sfizioso, come le mitiche pipe di Francieri, alla cucina, ai profumi, all’arredamento, alle stoffe con i Piccolini, Saccomani, Tartaglia, De Carolis, Mellano, Galanti, Bratti, Falciola. Passeggiare per Savona, da una strada ad una piazza, significava incontrare la qualità, l’impegno e lo slancio di storiche famiglie che hanno attraversato e alcuni ancora rappresentano la storia del commercio: Astengo, Delfino, Falco. Carlevarini, Dupanloup, Meraviglia, Gianetto, Auxilia, Vignolo, Cabib, Magi, Cappellani, Moro, Adele, Nobili, Parola & Somaglia, Gho e Tombesi, Molinari. E poi gli alberghi storici, per tutti il Riviera Suisse della famiglia Monti, fino ai grandi bar e sale da tè delle famiglie Moscino, Franco e Folco.
La Città sapeva farsi bella e appetibile. Nel salotto buono come nei quartieri. Era una Città ricca di risorse e di idee con tanta voglia di crescere, investire, promuovere, sollecitare, svilupparsi. E sorretta da un grande senso di appartenenza.
Da diverse stagioni l’Atalanta si è trasformata nella “provinciale di lusso” nella storia del calcio italiano, arrivando a disputare la Champions League e avvicinandosi addirittura all’area scudetto.
Ai nerazzurri bergamaschi dedichiamo allora questa ricostruzione storica che si riferisce al primo campionato di Serie A disputato nella stagione 1937 – 38: un esordio sfortunato conclusosi con la retrocessione immediata in Serie B, ma il prologo ad una vicenda sportiva davvero esaltante nel prosieguo degli anni.
conclusosi con la retrocessione immediata in Serie B, ma il prologo ad una vicenda sportiva davvero esaltante nel prosieguo degli anni.
Vanno ricordate, in quel campionato vinto dall’Ambrosiana Inter sulla Juve con due punti di vantaggio (41 a 39) con Milan e Genoa a tre lunghezze (all’epoca la vittoria valeva 2 punti), presenze di altissimo profilo: il “nostro” Amoretti con Rava, Foni e Depetrini nella Juventus; Bernardini, Amadei e Monzeglio nella Roma; , il grande Piola nella Lazio; Meazza e i due Ferrarti nell’Ambrosiana Inter; Schiavio e Reguzzoni nel Bologna; Manlio Bacigalupo (Genoa) e Pasinati (Triestina) che negli anni ’60 guidarono il Savona, il primo nell’anno della promozione in Serie B, il secondo due stagioni prima in Serie C. Nella storia del Savona FBC anche l’attaccante Savio, nella stagione 37 – 38 protagonista in Serie A con l’Atalanta poi in bianco blu nel campionato 38 – 39 con 12 presenze e 8 reti. Citazione d’obbligo, infine, per l’arbitro Scotto, la migliore giacchetta nera, come si diceva un tempo, nella storia del calcio savonese.
La rosa atalantina in allenamento: il primo a sinistra in piedi è l’allenatore Geza Kertesz, ungherese eroe della Resistenza a Budapest, fucilato dai nazisti. La sua famiglia, nel dopoguerra, si stabilì a Savona. Ricordiamo con affetto suo figlio, anch’egli di nome Geza, insegnante all’ITIS e apprezzato fotografo per le pagine savonesi del “Lavoro” negli anni di Gino Ferrando e Raffaele Alienda
Ecco i 30 tabellini di quella stagione riferiti alle gare disputate dai nero azzurri:
Mercoledì 23 dicembre 2020 allo stadio Alberto Picco (purtroppo deserto per le note vicende) lo Spezia giocherà il suo primo derby ligure di Serie A, avversario il Genoa, proprio l’antico Grifone. Match denso di significato, vuoi per la rivalità tra rossoblù e aquilotti, vuoi per l’attuale (deficitaria) classifica delle due squadre. In palio tre punti di cui hanno un gran bisogno sia Italiano ma soprattutto il Genoa, affidato a Ballardini dopo l’esonero di Maran che ha pagato la serie negativa culminata con la sconfitta di Benevento.
A differenza della Sampdoria però gli aquilotti spezzini hanno già incontrato il Genoa in gare di campionato nel periodo del “girone unico” (tralasciamo il tempo dei pionieri), così come capitò loro anche con Sampierdarenese e Liguria, progenitrici della Samp.
Non in Serie A, naturalmente, che questa è proprio la stagione assoluta di esordio per i bianconeri.
Il pensiero dei più forse potrà correre al “campionatissimo” di Serie C quando, nella stagione 1970 – 71, il girone B (quello tradizionalmente assegnato alle squadre dell’Italia Centrale) in via del tutto straordinaria e per una serie di eventi calcistici pressoché irripetibili, si trovarono a competere ben 5 squadre liguri: Genoa, Savona, Imperia, Entella e Spezia. Alla fine il Genoa riuscì a prevalere e a tornare subito in Serie B.
Per i precedenti del Genoa al Picco in partita di campionato bisogna però risalire molto più indietro.
Lo Spezia 1934 – 1935
Spezia 13 gennaio 1935, dodicesima giornata del campionato di Serie B girone A
Spezia – Genoa 1-2
Marcatori: Sabbatini, un sestrese soprannominato “Paque”, poi colonna dei verdi in quel momento allo Spezia per via del servizio militare. L’ho conosciuto bene: era stato in Marina con mio papà e, nel dopoguerra, per un periodo aveva allenato la Sestrese, così quando in Corso Ricci capitava Savona – Sestrese andavamo sempre a salutarlo; per il Genoa Esposto e Scategni.
Spezia: Rotondi, Farina, Santillo II, Langolla II, Cattaneo, Venturini (poi al Savona, città nella quale visse per lunghi anni come funzionario del Catasto), Gervino, Bedendo, Calcagno (un valleggino componente dell’attacco atomico del Savona primi anni ’30 con Borgo, Vanara, Canepa, Caviglione), Marchina, Sabbatini.
Genoa: Manlio Bacigalupo (u sciu Bacicin, il nostro trainer della scalata alla Serie B), Poggi, Vignolini, Sala, Dusi, Bonilauri, Gobbi, Esposto, Libonatti, Scategni, Ferrari.
Ricordiamo anche la partita spezzina del “Campionatissimo di Serie C” già ricordato.
XVII giornata 10 gennaio 1971
Spezia – Genoa 0-1
Rete: Cini.
Spezia: Grassi, Dordoni, Memo, Callioni, Bonanni, Motto (un vadese all’estero), Rollando (anche per lui una non felice parentesi savonese), Console (Giulietti dal 75′), Polato, Spanio (il rosso nel Savona in Serie B), Rolla.
In questi giorni è uscito, puntuale come sempre, l’almanacco del calcio: quello che una volta era il “Boccali” e da diversi anni è diventato il “Panini”.
In questa occasione dedicata ai dati della stagione in corso, 2020- 2021, naturalmente non c’è traccia dello scomparso Savona FBC.
Ci sono però i dati dell’incompleta stagione 2019 – 2020: una destino, che in questo caso lo si può davvero definire come “cinico e baro”, ha fatto sì che anche l’ultima storia di 113 anni di impegno sportivo risultasse incompleta; un campionato reso monco, anzi troncato di netto dal dilagare dell’epidemia.
L’ultima edizione in 113 anni di storia del Savona FBC
Lo ricordiamo allora esponendo qualche dato che rimanga nella storia, mentre è necessario far notare che anche il tentativo svolto da alcuni appassionati di dar vita ad un Savona Calcio asd è stato interrotto dal dilagare del morbo dopo poche giornate disputate nel campionato di Prima Categoria: purtuttavia è bene precisare che non può trattarsi di una ripresa di storia, perché quella dei gloriosi striscioni bianco blu, quella dei Del Buono, Roggero, Chiarenza, Longoni, Pelizzari, Persenda si è purtroppo definitivamente conclusa.
l campionato di Serie D è stato definitivamente interrotto alla venticinquesima giornata con questa classifica del Girone A cui partecipava il Savona FBC: Lucchese 48, Prato 47, Seravezza 43, Casale 43, Caronnese 42, Savona 36. Querceta 36, Borgosesia 35,Sanremese 33, Chieri 33, Fossanese 32, Lavagnese 27, Bra 26, Ghivizzano 26, Fezzanese 26, Vado 24, Verbania 23, Ligorna 22.
Queste le partite disputate dal Savona FBC
Seravezza – Savona 1-1
Reti: Frugoli, Tripoli
Savona: Guadagnin, Pertica, Rossini, Ghinassi, Dinane, Buratto, Disabato, Obodo, D’Ambrosio,(Disabato), Vita , Tripoli all. Siciliano
Savona – Verbania 2-0
Reti: Vita, Tripoli
Savona: Guadagnin, Pertica, Rossini, Ghinassi, Dinane, Buratto, Disabato, Obodo, D’Ambrosio, (Amabile), Vita (Fricano), Tripoli all. Siciliano
Caronnese – Savona 2-1
Reti. Scaringella (2); Tripoli
Savona: Guadagnin, Pertica (Lazzaretti), Rossini, Ghinassi, Dinane, Buratto (Disabato), Obodo, Lonigro, D’Ambrosio (Marchio), Tripoli (Siani) Vita (Skelidze) all. Siciliano
Savona – Fezzanese 2-1
Reti: Brunetti, Giovannini, Disabato
Savona: Guadagnin, Pertica, Castellana, Rossini, Disabato, Buratto, Lo Nigro, Giovannini (Lazzaretti), Fricano (Vita), Tripoli, Amabile all. Siciliano
Vado – Savona 1-2
Reti: D’Antoni (2) Giovannini
Savona: Guadagnin, Pertica, Castellana, Rossini, Marchio (Disabato), Buratto, Lo Nigro, Giovannini (Lazzaretti), Fricano (Vita), Tripoli, Skelidze (Amabile) all. Siciliano
Anni’60, anni di miracolo economico e di nuove possibilità anche nel mondo del calcio. Crescono aziende importanti in grado di fornire a società emergenti i mezzi per arrivare in cima alle gerarchie del difficile mondo del calcio italiano.
In quel decennio è capitato allora di assistere a scalate importanti: in pochi anni diverse squadre sono risalite dalla Serie C se non dalla Serie D direttamente alla massima divisione.
Si verificò così un ricambio tra le provinciali, dove definitivamente tramontate le squadre dei “pionieri” dalla Pro Vercelli al Casale non trovarono più posto squadre come Novara, Pro Patria, Legnano appartenenti comunque all’area più ricca del Paese ed emersero così anche società del Sud e delle Isole.
Al nord comunque si affermarono egualmente nuove situazioni a dimostrazione di novità davvero interessanti.
Questa la storia delle nuove epigoni della Serie A in quel decennio di grande rinnovamento non solo in campo calcistico e più in generale sportivo: cambiò il modo di vivere degli italiani arrivati finalmente alla fase del consumismo. Quanto ciò sia stato un bene o un male questo blog non è la sede adatta per una discussione di merito.
Il Lecco per la prima volta in Serie A
LECCO
La piccola società diretta dal rag. Ceppi, industriale ramo lampadine, si affaccia per la prima volta in serie A con la stagione 1960 – 61. I blucelesti, rafforzati nientemeno che da Istavn Nyers, avevano già sfiorato la promozione con il campionato di Serie B 1958 – 59 terminando al terzo posto dietro ad Atalanta e Palermo.
L’obiettivo è centrato con la stagione 1959 – 60 quando le promozioni da 2 sono salite a 3.
Il campionato di Serie B è vinto dal Torino, per la prima volta impegnato nella cadetteria e pronto a risalire, con questa classifica: Torino 51, Lecco 50, Catania 47, Triestina 46, Mantova 39, Reggiana 39, Brescia 38, Verona 37, Como 37, Catanzaro 37, Marzotto 37, Messina 37, Novara 35, Sambenedettese 34, Parma 34, Monza 33, Venezia 33, Taranto 33, Modena 32, Cagliari 31.
Lecco: Bruschini; Franchi, Duzioni; Gotti, Cardarelli, Galbiati; Savioni, Abbadie, Bonacchi, Arienti, Gilardoni. Arbitro: Di Tonno di Lecce. Reti: p.t. Montuori 19′ Hamrin 39′ s.t. Petris 10′ Marchesi 37′.
MANTOVA
Quella dei mantovani è una vera e propria epopea: stagione 1957 – 58 primo posto nel campionato Interregionale di I serie; 1958 – 59 primo posto (dopo spareggio vinto a Marassi sul Siena) nel girone A di Serie C; 1959 – 60 quinto posto all’esordio in Serie B; 1960 – 61 promozione in Serie A. In quattro stagioni dall’Interregionale alla Serie A sotto la stessa direzione tecnica, quella del direttore sportivo Italo Allodi (che segnerà un’intera stagione della storia del calcio italiano: dall’Inter al centro tecnico federale di Coverciano) e dell’allenatore Edmondo “Topolino” Fabbri, poi sfortunato protagonista alla guida della Nazionale con la “fatal Corea”. Assieme a questi due grandi protagonisti ci sono anche giocatori che percorrono tutta la trafila in maglia biancorossa: dal portiere William Negri, alla mezz’ala e futuro grande allenatore Gustavo Giagnoni.In quel periodo il Mantova è sponsorizzato OZO grande azienda di prodotti petroliferi.
Classifica della serie B 1960 – 61: Venezia 50, Mantova 49, Palermo 46, Reggiana 43, Monza 42, Messina 41, Pro Patria 39, Alessandria 39, Sambenedettese 39, Catanzaro 38, Como 37, Prato 37, Genoa 35, Parma 35, Brescia 34, Verona 34, Novara 33, Triestina 33, Foggia 29, Marzotto 20.
Esordio (con il botto: pareggio a casa della Juve campione d’Italia) dei virgiliani in Serie A
Reti: p.t. Charles 26′ s.t. Allemann 7′ (magnifico goal di tacco)
MESSINA
Stagione 1962 – 63: il Messina è la terza squadra a salire in Serie A nella storia del calcio siculo, dopo Palermo e Catania. Una vera e propria grande novità arrivata dopo un campionato di Serie B dominato dai giallo – rossi allenati da Umberto Mannocci e ispirati sul campo dal genio di Eugenio Fascetti.
Classifica della Serie B 1962 – 63: Messina 50, Bari 48, Lazio 48, Brescia 45, Foggia 43, Lecco 42, Verona 41, Padova 41, Cagliari 38, Pro Patria 38, Monza 38, Catanzaro 37, Parma 35, Alessandria 34, Cosenza 34, Udinese 34, Triestina 33, Como 31, Sambenedettese 30, Lucchese 21.
La vicenda del Varese salito in Serie A con la stagione 1964 – 65 appare davvero come figlia del “miracolo economico”. La squadra varesina infatti si colloca all’interno di una vera e propria polisportiva amministrata, guidata, curata dal commendator Giovanni Borghi, titolare della IGNIS in quel momento una delle aziende di maggior produzione nel campo delle cucine e dei frigoriferi: Borghi appassionato sportivo ha messo su nel basket una squadra da scudetto (Meneghin, Raga, Morse) una scuderia pugilistica diretta da Steve Klaus e comprendente i campioni del mondo Loi e Mazzinghi; due squadre ciclistiche di primo ordine (Ignis maglia gialla con Poblet e Baldini; Fides maglia rosso nera che con Pambianco ha vinto il giro d’Italia 1961) e da presidente conduce la squadra della sua città Varese, in Serie A, compiendo la scalata dalla Serie C in due sole stagioni.
Serie B 1963-64: Varese 51, Cagliari 49, Foggia 46, Padova 45, Lecco 44, Verona 44, Brescia 40, Napoli 39, Potenza 38, Catanzaro 37, Triestina 37, Palermo 35, Pro Patria 33, Venezia 33, Alessandria 32, Parma 32, Monza 32, Prato 31, Udinese 29, Cosenza 26.
Esordio del Varese in Serie A (anche il Varese, come già il Mantova, mantiene inalterata la guida tecnica con il direttore tecnico, l’esperto Busini, e l’allenatore Arcari (il più piccolo di una dinastia di calciatori anni ’30-’40: lui è Arcari IV “Arcarino”).
Un gran bell’esordio: fermata sullo 0-0 l’Inter del “mago” Herrera, campione d’Europa
La classifica della Serie B 1963-64 vale però anche per due altre “new entry”. Sale in Serie A il Cagliari: c’è già Gigi Riva e gli isolani sono destinati nel breve volgere di cinque campionati addirittura allo scudetto.
Arriva in Serie A anche il Foggia, un’altra “stella del Sud” (è la seconda squadra pugliese, fino a quel momento la massima divisione era stata frequentata soltanto dal Bari). Alla guida dei “satanelli” fin dalla Serie C c’è Oronzo Pugliese, tecnico sanguigno di grande temperamento che a Foggia ha fatto la storia anche se poi nella sua carriera gli capitò anche di allenare la Roma, il Bologna, la Fiorentina senza mai approdare però ai grandi squadroni del Nord che pure avrebbe meritato per competenza e capacità motivazionali.
Capita molto spesso che descrivendo campionati e giocatori di una determinata epoca storica si avanzino ipotesi sul livello tecnico e agonistico della squadre e dei singoli.
Egualmente succede di considerare gli anni’60 come quelli di più elevato livello per le categorie dalla Serie C alla Promozione: per quel che riguarda la terza serie il riferimento è spesso rivolto al periodo “felix” dell’istituzione dei 3 gironi, settentrionale, centrale, meridionale, avvenuto con la stagione 1959 – 60.
Si è così pensato di tentare di costruire un’ipotesi statistica che avvalori questa teoria del maggior livello tecnico -agonistico realizzato in quel periodo.
Di seguito, troverete, allora, un elenco dei giocatori appartenenti alla Serie C di quel campionato, militanti nelle varie squadre, che in seguito sarebbero saliti in Serie A oppure che dalla Serie A erano discesi in terza serie.
Una piccola curiosità dedicata agli appassionati di quel periodo che appartiene alla “nostra” gioventù. Nell’immagine:Piero Cucchi, un esempio di lealtà e dedizione sportiva, dalla Serie C alla Serie A
BIELLESE
Secondo Donino, mezz’ala, Juventus 8 presenze 1 goal
Un giornale online ha ricordato, in questi giorni le sei stazioni ferroviarie di Savona: quelle in attività da Mongrifone a Santuario, dal Porto a Parco Doria, oltre a quelle scomparse (la mitica stazione Letimbro in piazza del Popolo e Maschio).
Naturalmente al riguardo dell’antica stazione Letimbro riemerge il rimpianto di tutti i savonesi per il magnifico edificio liberty distrutto in una notte per creare uno spazio che ancora adesso è adibito semplicemente a parcheggio ma in effetti per favorire un giro di mazzette e una di là da venire operazione edilizia..
Il nostro riferimento però riguarda Parco Doria che, nell’articolo citato, è definito come adibito esclusivamente alla movimentazione delle merci.
Ma non è stato sempre così. Vi fu un’occasione nella quale da Parco Doria scesero i passeggeri.
Ecco la storia di quella giornata: la più gloriosa nella storia dell’ormai scomparso Savona FBC.
20 novembre 1966, campionato di Serie B, undicesima giornata
Quattromila tifosi genoani prendono d’assalto il “Bacigalupo” convinti di mettere sotto gli odiati “cugini”: il loro treno speciale viene fatto fermare eccezionalmente al Parco Doria e da lì ripartiranno 90 minuti dopo con le pive nel sacco.
Lo stadio è pieno come un uovo, per arrivarci bisogna percorrere a piedi gran parte di via Stalingrado. Lo spettacolo di folla è pari all’attesa per la partita.
Il match vede un Savona tutto grinta, impeto e anche classe. Il Genoa ha in Rosin (portiere della promozione del Savona l’anno precedente), Vanara, Derlin, Taccola, Locatelli e Petrini i punti di forza. Ma non è giornata. Decide il derby una rasoiata di Glauco Gilardoni al 57’. Delirio biancoblu e una raffica di sfottò per i delusi tifosi genoani. “Una giornata memorabile”, titolava Riviera Notte. Una rivalità già di lunga data ma diventata definitiva e insopprimibile.
Il Savona vittorioso nel derby: da sinistra, in piedi, Natta, Fazzi, Pozzi, Ferrero, Prati, Valentino Persenda (capitano); accosciati Ratti, Verdi, Fascetti, Gilardoni, Spanio
Ha cambiato molte volte formato la Serie C, nata nella stagione 1935 – 36 su basi interregionali (4 gironi) per fornire alla provincia calcistica un’adeguata ribalta in un momento di particolare crescita del movimento pedatorio.
Abbiamo avuto fasi nelle quali questo campionato è stato considerato come di “selezione”, altre di “promozione” per località importanti: addirittura tra il 1952 – 53 e il 1957 – 58 la Terza serie si disputò sulla base di un unico girone nazionale a 18 squadre.
Si pensava che quella durissima selezione avrebbe rappresentato uno strumento di crescita tecnico – agonistica promuovendo la capacità degli atleti e la solidità delle società.
Poi ci si accorse che i cerchi risultavano così troppo stretti, che molte altre situazioni avrebbero meritato ribalte più ampie di quelle ristrette in ambito interregionale e si decise di arrivare ai famosi tre gironi Nord – Centro – Sud adottati per tutti gli anni ’60 – ’70 che rappresentarono il momento più “alto” per questo campionato.
Nella fase di transizione si sperimentò anche una formula a due gironi (centro nord e centro sud): formula che fu adottata per una sola stagione 1958 – 59.
I due gironi ritornarono in auge quando con il campionato 1979 – 80 si verificò lo sdoppiamento tra C1 e C2 come struttura del campionato maggiore: fu poi cambiata la denominazione in Lega Pro di 1a e 2a divisione, all’insegna del todos caballeros. Il tentativo era infatti quello di allargare il campo professionistico. In seguito è arrivato un ridimensionamento delle ambizioni con il ritorno ai 3 gironi e l’abolizione della Seconda Divisione.
Non entriamo qui nel merito delle cause di questo ritorno all’indietro, se non per affermare che è molto alto, nel calcio di oggi, trovare ragazzi che per poche centinaia di euro cullano il sogno impossibile del professionismo e del come, rispetto a questo grave problema, si presenti necessario un ulteriore drastico passo indietro.
Torniamo allora a seguire il nostro filone storico per ricordare quel primo campionato a due gironi. Un campionato dimostratosi molto valido sul piano tecnico, come si potrà notare scorrendo le formazioni riportate di seguito.
Girone A a 21 squadre conclusosi con lo spareggio vinto dal Mantova per 1-0 ai danni del Siena nella partita giocata a Marassi.
Mantova targato OZO che in cinque stagioni sarebbe salito in Serie A sotto la direzione del duo Italo Allodi – Edmondo Fabbri (“Topolino”) con il Siena allenato da Oronzo Pugliese.
Nel girone B successo per un punto del Catanzaro sul Cosenza.