Riprendiamo però il raccolto di questo straordinario 2021:
Tra gol, schiacciate, medaglie e record, una stagione da incorniciare per gli azzurri, contrassegnata non solo dai successi della Nazionale di Roberto Mancini e della spedizione a Tokyo 2020 (e poi di quella delle Paralimpiadi), ma anche dall’exploit di Berrettini a Wimbledon, del mondiale nella crono di ciclismo per Ganna e della doppietta maschile-femminile agli Europei di pallavolo.
11 LUGLIO, FINALE: IL TRIONFO CONTRO L’INGHILTERRA – Il campionato europeo di calcio si conclude con l’impresa della Nazionale di Mancini, che a Wembley batte i padroni di casa ai calci di rigore. Gli inglesi vanno subito in vantaggio con Shaw, Bonucci pareggia nella ripresa. Dagli 11 metri ancora protagonista Donnarumma, che parando il tiro di Saka consegna l’Europeo agli azzurri.
30 GIUGNO-11 LUGLIO, BERRETTINI IN FINALE A WIMBLEDON – Un altro capitolo dell’estate da sogno dello sport azzurro viene scritto da Matteo Berrettini, che conquista la prima finale di un italiano sull’erba di Londra. Dopo aver eliminato Pella, Van de Zandschulp, Bedene, Ivaska, Auger-Aliassime e Hurkacz, Berrettini si arrende in finale al numero 1 Novak Djokovic.
23 LUGLIO, LA CERIMONIA DI APERTURA DELLE OLIMPIADI DI TOKYO – In Giappone si inaugurano i Giochi rinviati di un anno a causa della pandemia. Jessica Rossi ed Elia Viviani sono i portabandiera del contingente italiano
24 LUGLIO, L’ORO DI DELL’AQUILA NEL TAEKWONDO – All’indomani della cerimonia di apertura, il pugliese Vito Dell’Aquila batte il tunisino Jendoubi e si aggiudica la prima medaglia d’oro dell’Italia alle Olimpiadi di Tokyo
29 LUGLIO, L’ORO DI CESARINI E RODINI NEL CANOTTAGGIO – Passano 5 giorni per il secondo trionfo azzurro ai Giochi. A firmarlo sono le lombarde Federica Cesarini e Valentina Rodini, che si impongono al fotofinish nel doppio pesi leggeri del canottaggio. Si tratta della prima medaglia olimpica di sempre per il canottaggio femminile italiano.
1 AGOSTO, L’ORO DI TAMBERI NEL SALTO IN ALTO – Una domenica d’agosto leggendaria per lo sport italiano. Ad aprirla è il marchigiano Gianmarco Tamberi, che con la misura di 2,37 metri “divide” l’oro col qatariota Mutaz Essa Barshim
1 AGOSTO, L’ORO DI JACOBS NEI 100 METRI – Passano pochi minuti e a Tokyo si assiste alla storia. Marcell Jacobs, primo italiano a disputare la finale dei 100 metri di atletica, a sorpresa, si prende l’oro in 9”80, siglando anche il nuovo record europeo
3 AGOSTO, L’ORO DI TITA E BANTI NELLA VELA – Un’altra medaglia storica è quella di Ruggero Tita e Caterina Banti, nella classe Nacra 17 della vela. Si tratta infatti del primo oro olimpico ‘misto’, cioè di un team formato da uomini e donne, vinto dall’Italia alle Olimpiadi. Per quanto riguarda Tita è anche il primo oro olimpico vinto da un atleta della provincia di Trento nei Giochi estivi.
4 AGOSTO, L’ORO NELL’INSEGUIMENTO A SQUADRE DEL CICLISMO SU PISTA – Altro giro, altra corsa memorabile. Gli autori sono Francesco Lamon, Simone Consonni, Jonathan Milan e Filippo Ganna, che vincono la medaglia d’oro nel ciclismo su pista, inseguimento a squadre, battendo la Danimarca. Stabilito anche il nuovo record del mondo in 3’42”032
5 AGOSTO, L’ORO DI STANO NELLA 20 KM DI MARCIA – Il settimo oro italiano è di Massimo Stano, che s’impone nella 20 km di marcia sui giapponesi Koki Ikeda e Toshikazu Yamanishi, staccandoli nell’ultimo chilometro, nella gara disputatasi a Sapporo. Il pugliese chiude in 1’21”05. Si tratta del terzo oro azzurro nella 20 km di marcia dopo quelli di Ivano Brugnetti ad Atene 2004 e Maurizio Damilano a Mosca 1980
6 AGOSTO, L’ORO DI ANTONELLA PALMISANO NELLA 20 KM DI MARCIA – Altra giornata incredibile a Tokyo. Arrivano 3 ori. Il primo è di Antonella Palmisano, che replica il successo di Stano e vince la 20 km di marcia, nel giorno del suo 30esimo compleanno. Al secondo posto la colombiana Sandra Arenas, terza la cinese Hong Liu. Per la prima volta, il nostro Paese vince l’oro nella marcia con uomini e donne nella stessa Olimpiade
6 AGOSTO, L’ORO DI BUSÀ NEL KARATE – Oro anche per il siciliano Luigi Busà, che s’impone nella finale della specialità kumite 75 chili di karate. L’azzurro batte 1-0 l’azero Rafael Aghayev, suo eterno rivale
6 AGOSTO, L’ORO DELLA 4×100 – Il terzo oro di giornata – il decimo ed ultimo a Tokyo – arriva da un’altra gara sensazionale: quella della staffetta 4×100, con il quartetto azzurro – Lorenzo Patta-Marcell Jacobs-Eseosa Desalu-Filippo Tortu – che chiude davanti alla Gran Bretagna. I quattro azzurri finiscono in 37”50 (nuovo record italiano), davanti ai britannici (37”51). Bronzo al Canada in 37”70
GLI ARGENTI – Dieci le medaglie d’argento conquistate dagli azzurri a Tokyo. Il primo è arrivato sabato 24 luglio da Luigi Samele nella sciabola, poi quelli di Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo nel 4×100 stile libero di nuoto, di Diana Bacosi nel tiro a volo, skeet, di Daniele Garozzo, nel fioretto individuale, di Giorgia Bordignon nel sollevamento pesi, categoria 64 kg, Il 28 luglio arriva l’argento nella sciabola maschile a squadre con Luca Curatoli, Enrico Berré, Luigi Samele e l’eterno Aldo Montano. Poi i secondi posti di Gregorio Paltrinieri (800 metri stile libero nuoto), Mauro Nespoli (tiro con l’arco), Vanessa Ferrari (ginnastica, corpo libero) e Manfredi Rizza (canoa sprint, K1 200 metri)
BRONZI – Venti i terzi posti a Tokyo: Elisa Longo Borghini (ciclismo su strada, prova in linea), Odette Giuffrida (judo, -52 kg), Mirko Zanni (sollevamento pesi, 67 kg), Nicolò Martinenghi (nuoto, 100 rana), Maria Centracchio (judo, 63 kg), squadra spada (Fiamingo, Isola, Navarria, Santuccio), quattro senza canottaggio (Lodo, Vicino, Castaldo e Di Costanzo), Federico Burdisso (nuoto, 200 farfalla), Stefano Oppo e Pietro Willy Ruta (canottaggio doppio pesi leggeri), squadra fioretto (Volpi, Errigo, Batini, Cipressa)Medaglie di bronzo anche per Lucilla Boari (tiro con l’arco), Simona Quadarella (nuoto, 800 stile libero), Irma Testa (pugilato), Nino Pizzolato (sollevamento pesi), Thomas Ceccon, Nicolo Martinenghi, Federico Burdisso e Alessandro Miressi (nuoto, staffetta 4×100 misti), Gregorio Paltrinieri (10 chilometri di nuoto da fondo), Elia Viviani (ciclismo su pista, omnium), Viviana Bottaro (karate, kata), Abraham Conyedo (lotta libera, 97 kg) squadra ginnastica ritmica (Centofanti, Duranti, Maurelli, Mogurean, Santandrea)
24 AGOSTO – 5 SETTEMBRE, I TRIONFI ALLE PARALIMPIADI – La spedizione azzurra alle Paralimpiadi è da record con 69 medaglie in tutto: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi
4 SETTEMBRE, ITALIA CAMPIONE D’EUROPA VOLLEY FEMMINILE – L’Italia trionfa agli Europei di pallavolo femminile, sfatando il tabù Serbia, sconfitta a Belgrado in finale
19 SETTEMBRE, ITALIA CAMPIONE D’EUROPA NEL VOLLEY MASCHILE – Bis per l’Italia della pallavolo ai campionati Europei. Dopo il trionfo della nazionale femminile anche la squadra maschile ha vinto il torneo continentale. I ragazzi di Fefè De Giorgi in finale hanno superato la Slovenia 3-2 (22-25, 25-20, 20-25, 25-20, 15-11)
19 SETTEMBRE, GANNA CAMPIONE DEL MONDO – Filippo Ganna si conferma campione del mondo di ciclismo nella prova a cronometro. L’azzurro ha bissato il successo dello scorso anno, a Imola, precedendo precedendo sul traguardo di Bruges il belga Vout van Aert
Nel corso della stagione 1959 – 60 il Torino disputò il primo campionato di Serie B nella sua storia. Il decennale di Superga, nella stagione 1958-59, fu infatti ricordato nel peggior modo possibile con una inopinata retrocessione nella serie cadetta.
Una dolorosa caduta a cui cercò di porre rimedio il presidente Morando, che si mise al lavoro con grande impegno per far sì che la gloriosa società granata riuscisse nell’impresa di recuperare immediatamente il proprio posto nell’élite del calcio italiano.
Fu sciolto l’abbinamento con la Talmone, durato un solo campionato, la squadra fu affidata all’esperto ungherese Imre Senkey il quale però non soddisfece appieno le aspettative della dirigenza e fu sostituito da Ellena; la squadra fu rinforzata da due veterani di grande esperienza come il portiere Soldan, già dell’Inter e del Milan, e da Rinone “Mobilia” Ferrario storico centromediano della Juve e della Nazionale un vero trascinatore, oltre a “Pecos Bill” Virgili, goleador di razza, e Enzo Bearzot, futuro c.t. dell’Italia campione del mondo nel 1982 con le prodezze di “Pablito” Rossi.
Inoltre il campionato 1959 – 60 segnò il “lancio” in maglia granata di Giorgio Ferrini, instancabile centrocampista, diventato per lungo tempo una vera e propria “bandiera” del club.
L’impresa fu compiuta in compagnia di Lecco e Catania: portò fortuna l’esordio stagionale avvenuto a Savona in occasione dell’inaugurazione del nuovo Stadio intitolato a Valerio Bacigalupo: i granata si imposero per 3-0 (gol di Moschino e doppietta di mazzero) sul Savona che, in quel frangente, recuperava dopo molti anni il proprio posto in Serie C. E’ il caso di ricordare che era il Savona del presidentissimo Del Buono con Felicino Pelizzari in panchina. Questi i biancoblu in campo quel giorno di inizio settembre 1959: Ferrero, Persenda, Ballauco, Contin, Ciglieri, Mariani; Serena, Bartolaccini, Teneggi, Turotti, Marchiandi.
Ciliegina sulla torta: al termine della stagione i granata parteciparono alla conquista, da parte della Lega Calcio italiana, della Coppa dell’Amicizia italo – francese superando il Nancy.
Ecco di seguito la classifica finale della Serie B 1959 – 60 e i tabellini delle gare disputate dal Toro in quel campionato di rilancio.
Dal nostro lettore/collaboratore Daniele Piccardi , storico dell’Altarese Calcio, riceviamo questo intervento riguardante la sua squadra del cuore che volentieri pubblichiamo.
Questa foto è riferita alla formazione dell’Altarese 1968-1969,che oltre ad essere anni importanti dal punto di vista politico , hanno rappresentato anni della rinascita per la formazione altarese.
Nella foto,in cui ben sette undicesimi sono calciatori nati ad Altare( Cerruti ,Fornaciari,Berruti P.Berruti L.Torcello,Giribaldi,Oddera), è presente Berruti Lino che con Pieri Fulvio e Formento Gervasio militò negli anni 60 negli allievi del Savona (secondo accosciato da sx) .
Questa triplice miltianza di altaresi nel Savona viene evidenziata dalla foto sottostante in cui Fulvio Pieri è il secondo in piedi da sx, Berruti Lino il terzo accosciato da sx,e Formento Gervasio il quarto accosciato da sx.
I primi due hanno avuto una lunga e soddisfacente carriera come calciatori dell’’Altarese mentre il terzo cessò di giocare per un grave problema alla vista che allora gli impedì di giocare ,mentre oggi sarebbe facilmente superabile.
Altra peculiarità di quell’anno, nel campionato si seconda categoria è dato dallo svolgersi per ben due volte “ il Derby dei reverendi ”come titolò Riviera Notte.
Questo perchè nell’Altarese militava padre Casati dei Padri Scolopi di Savona , mentre nel Borghetto S.S. militava,per questo e militò per molti altri anni ,don Baucia. Anche questa piccola chicca è in sintonia coi tempi che si stavano rapidamente evolvendo e stavano trasformando la società ed il calcio.
Riportiamo infine la cronaca della partita di ritorno come pubblicata allora da Riviera Notte.
Come redazione aggiungiamo alcuni punti di precisazione:
Padre Casati arrivato come insegnante al Liceo degli Scolopi fu dirottato all’Altarese dal dott. Luciano Berio, direttore provinciale delle Poste e dirigente regionale della Federcalcio, il cui figlio Ermanno frequentava quel Liceo e giocava nella squadra giallo rossa proveniente dall’Albisola.
All’epoca per i sacerdoti era necessaria l’autorizzazione vescovile per svolgere attività sportiva federale e il vescovo di Savona mons. Parodi negò questa possibilità a Casati: contemporaneamente mons. Piazza vescovo di Albenga la concesse al curato di Borghetto Baucia che potè schierarsi tranquillamente con la squadra del suo paese.
Per Casati fu trovato l’inghippo di registrare il suo tesseramento con falso nome e fu scelto Aiolfi, come l’allora direttore del Teatro Chiabrera di Savona.
Tutto filò liscio fino alla giornata della gara di campionato Borghetto – Altarese: Nanni De Marco, che curava (assieme a mille altre cose) la rubrica della seconda categoria su Riviera Notte non si trattenne e scrisse il famoso titolo “Il derby dei reverendi”. Scoppiò uno scandalo e Casati rischiò di incorrere nei fulmini vescovili. Intervenne il dott. Berio sollecitando il perdono, anche attraverso il ministro delle poste Carlo Russo ottimo amico di monsignor Parodi (tutto il clero savonese, o quasi, votava per il ministro).
Insomma: finì a tarallucci e vino e l’Altarese potè continuare a disporre del prezioso apporto di Casati che qualche anno prima aveva militato nell’Atalanta.
MILLESIMO: Giacosa I, Trinchero, Fracchia, Nolasco, Baldi, Gamba, Ferro I, Cavalli, Ferro II, Bandoni, Giacosa II (Rubino, Cacre, Pastorino, Scarcella, Ziglioli) all. Pastorino
FRECCERO: Astengo II, Avellino, Pisà, Ferro, Peluffo, Crea, Recagno, Oberto, Servetto, Sardo, Rusticoni (Ottonello, Vacca, Palmieri, Girgenti, Benelli, Balestrino) all. Tonoli d.t. Astengo I
ALTARESE: Negrini, Di Bartolo, Giribaldi, Berruti Lino, Fornaciari, Berio, Pilleri, Chiaruttini, Berruti Giuseppe, Torcello, Scarcia (Martini, Gandoglia, Giribaldi II, Casati, Oddera) all. Scarcia
Il Natale del 1960 coincise con una giornata piena del calendario del campionato di calcio nelle diverse categorie.
Rievochiamo allora quella “giornata particolare” cominciando dai tabellini della dodicesima giornata di Serie A:
Bari – Milan 0-0
Bari: Mezzi, Baccari, Mupo, Mazzoni, Brancaleoni, Seghedoni, De Robertis, Catalano, Raul Conti, Tagnin, Rossano. Tra i “galletti” c’è il mediano-interno di centrocampo Carlo Tagnin, futuro interista e poi allenatore (breve esperienza poco fortunata) del Savona.
Lecco: Bruschini, Facca, Cardoni, Gotti, Cardarelli, Duzioni, Savioni, Arienti, Bonacchi, Abbadie, Gilardoni. Nei lariani un giocatore molto caro alla tifoseria biancoblu, Glauco Gilardoni, 15 goal in Serie B con gli striscio9ni, il più importante quello della vittoria sul Genoa.
Lanerossi Vicenza: Bazzoni, Garzena, Capucci, Zoppelletto, Panzanato, De Marchi, Olivero Conti, Menti, Siciliano, Bonifaci, Puja. Tra i biancorossi troviamo il difensore Zoppelletto, altro nome che, bene o male, a fine carriera, è entrato nella storia del Savona Fbc nella sfortunata stragione in Serie B.
Spal: Matteucci, Rota, Valadè, Corelli, Catalani, Riva, Novelli, Massei, Taccola, Carpanesi, Azzali. Con gli estensi c’è Giuliano Taccola, protagonista della trionfale scalata alla Serie B del Savona Fbc a guida Manlio Bacigalupo.
arbitro: Gambarotta di Genova
Juventus – Sampdoria 3-2
reti: Charles, Sivori, Mora (rigore), Brighenti (2)
Napoli: Bugatti, Greco II, Mistone, Bodi, Mialich, Girardo, Barbato, Gratton, Pivatelli, Maioli, Di Giacomo. Una carriera straordinaria, come calciatore, quella di Giovanni Mialich: Sampdoria, Palermo, Bologna, Napoli, Spal, Torino. Poi, come allenatore, un autentico globetrotter tra Derhona, Mestrina, Porogruaro, Treviso, Ascoli, Campobasso, Mantova, Asti, Albenga, fino ad approdare a Savona nella stagione 1996-97. Miglior risultato da queste parti la nomina a vice sindaco di Laigueglia tra il 2004 e il 2006.
In Serie B si giocava la 14a giornata Brescia – Prato 1-2 reti: Baruffi, Dell’Angelo, Vigni Brescia: Brotto, Di Bari, Bonometti, Martini, Ferrazzi, Turra, Milanesi, Rizzolini, Albino Cella, Venturi, Vigni. Con le “rondinelle” un savonese di adozione, Albino Cella, in campo come fine goleador e nella vita privata, come direttore di banca. Prato: Ghizzardi, Magnini, Fiaschi, Rizza, Moradei, Magi, Leonardi, Rossi, Grabesu, Dell’Angelo, Baruffi. Quando dici Ghizzardi si apre un capitolo di storia biancoblu. Al Savona, l'”Italo volante”, come venne ribattezzato da un immaginifico cronista, arrivò con un anno di ritardo, a retrocessione consumata. Con lui tra i pali le cose sarebbero andate diversamente. arbitro: Politano di Cuneo Catanzaro – Parma 1-2 reti: Ghersetich, Calegari, Calzolari Catanzaro: Bandoni, Raise, Claut, Frontali, Bigagnoli, Tulissi, Rambone, Florio, Ghersetich, Susan, MaccaccaroParma: Recchia, Panara, Silvagna, Neri, Sentimenti V, Carrano, Calzolari, Pozzi, Calegari, Salomoni, Moriggi. Anche per due “ducali”, Calzolari e Calegari, un futuro in maglia biancoblu senza sigbificativi acuti. Arbitro: Angonese di Mestre Como – Mantova 1-0 rete: Stefanini I Como: Geotti, Ballarini, Valpreda, Berretta, Ghelfi, Landri, Dell’Omodarme, Stefanini I, Governato, Stefanini II, Fontana. In maglia lariana c’è Nello Governato, laziale per lungo legame ma anche biancoblu a fine carriera nel dopo retrocessione: piedi buonissimi, rapidità di pensiero, metronomo del centrocampo, poi raffinato giornalista e scrittore molto apprezzato da Giglio Panza, grande direttore di Tuttosport. Mantova: Negri, Gerin, Cancian, Tarabbia, Pini, Longhi, Simoni, Gianmarinaro, Uzzecchini, Castellazzi, Recagni. All’ala sinistra troviamo Ettore Recagni, altro protagonista, non brillantissimo per la verità nella stagione di Serie B (6 presenze, un goal). Di lui resta il ricordo della splendida moglie. Fine carriera l’anno successivo con l’Alessandria in Serie C (23 presenze, 10 goal). arbitro: Righi di Milano Messina – Pro Patria 1-1reti: Giampiero Calloni, Fraschini (rigore)Messina: Breviglieri, Kirchmayr, Stucchi, Dotti, Cardillo, Spagni, Sacchella, Fraschini, Carminati, Landoni, Ciccolo Pro Patria: Dellavedova, Amedeo, Taglioretti, Rimoldi, Rondanini, Borsani, Muzzio, Vittorino Callioni, Giampiero Calloni, Maltinti, Pagani. Tra i bustocchi un futuro biancoblu, Mauro Maltinti, centrocampista cresciuto nel San Miniato: il suo passaggio non ha lasciato un ricordo indelebile (2 presenze, zero goal) arbitro: De Robbio di Torre Annunziata Monza – Genoa 1-1 reti: Prato, Bolzoni Monza: Rigamonti, Malusani, Adorni, Melonari, Ghioni, Prato, Brugola, Bersellini, Maschietto, Maestri, Mattavelli. Tra i pali dei biancorossi brianzoli c’è Vincenzo Rigamonti, una brillante carriera tra Lecco (138 presenze), Como (41), Torino (110) e Monza (138). Arriva a Savona come portiere di riserva nella stagione 1968-69 per poi diventarne allenatore Genoa: Gallesi, Corradi, Becattini, Occhetta, Baveni, Piquè, Bolzoni, Rivara, Bean, Pantaleoni, Frignani. Grande palmarés come calciatore, tra Genoa (107 partite, un goal) e Milan (52 presenze, due goal, scudetto 1958-59 a fianco di Liedholm), quello di Vincenzo Occhetta, breve e poco fortunata carriera come allenatore al Savona Fbc nell’anno della retrocessione in Serie C, come sostituto di Ercole Rabitti, e nel mancato ritorno in Serie B la stagione successiva. arbitro: De Marchi di Pordenone
Tra i rosanero un personaggio controverso ma di grande impatto in campo e in panchina: Evaristo Malavasi. Tante presenze e molti goal con la Mirandolese (37 in 33 partite), Bolzano (33), Spezia (96 presenze, 31 goal in 4 stagioni diverse). Poi la panchina con l’arrivo a Savona nella stagione 1970-71, quella del campionatissimo di Serie C con le cinque liguri. Pittoresco e scaramantico ma senza troppa fortuna, nella stagione successiva ci fu l’esonero.
Giorgio Rumignani, friulano di Gemona, è un altro calciatore approdato sulle rive del Letimbro negli anni degli inutili tentativi di tornare in Serie B: centrocampista in quel tempo di qualità e quantità ma negli scampoli di carriera; due stagioni poi una infinita carriera in panchina da Lignano a Messina, Varese, Mestrina, Francavilla, Barletta, Pescara, Arezzo, Imolese,Foggia e Treviso per concludere proprio alla Sambenedettese.
Prima di arrivare in laguna, Romano Farinelli, tre presenze nel Torino, aveva giocato nel Savona. Era l’anno del ritorno in Serie C e l’allenaotre Pelizzari aveva bisogno di un’ala sini9stra. Il presidentissimo del Buono gli “regalò” l’estroso Farinelli che contribuì alla causa con 26 presenze e 7 gol.
Questa è la storia dell’Udinese e del suo bel sogno interrotto quando sembrava diventare realtà. Risale alla stagione 1954-55. conclusa clamorosamente con una duplice retrocessione dalla Serie A alla Serie B a causa di eventi di carattere extra sportivo legati a un giro di partite comprate e vendute.
Udinese e Catania (gli etnei aveva disputato il loro primo campionato nella massima divisione) si trovarono così declassate d’imperio (Spal e Pro Patria retrocesse sul campo furono ripescate d’ufficio) e per le “zebrette” friulane si trattò di un colpo davvero maligno.
L’Udinese protagonista di un’annata double face che si rivelò tra le migliori e, al contempo, tra le più infauste nella storia del club friulano. Rinforzatasi nell’estate 1954 soprattutto nel reparto avanzato, con elementi-cardine come Bettini e lo svedese Selmosson, oltreché con il valido Dell’Innocenti in mediana, la compagine allenata da Giuseppe Bigogno chiuse il campionato a uno storico secondo posto, a quattro lunghezze dal Milan scudettato: un piazzamento che andò negli annali come il miglior risultato di sempre dei friulani in massima serie.
Al termine dell’annata, tuttavia, i bianconeri rimasero coinvolti in uno scandalo sportivo — generato dalla confessione di Rinaldo Settembrino — che portò alla luce un illecito risalente al torneo 1952-1953, e di cui vari giocatori e dirigenti del club furono ritenuti mandanti: ciò comportò la retrocessione d’ufficio della squadra in Serie B.
L’inchiesta si svolse al termine della stagione di Serie A 1954-1955, ma i fatti in oggetto risalivano all’ultima giornata del campionato di Serie A 1952-1953.
Durante le indagini intorno a sospetti di corruzione riguardanti la gara fra Lazio e Pro Patria del 21 novembre 1954, il giocatore bustocco Rinaldo Settembrino confessò che un anno e mezzo prima, nell’intervallo della gara fra Pro Patria e Udinese dove i lombardi prevalevano per 2 a 0, i suoi compagni Antonio Fossati ed Ettore Mannucci gli avevano rivelato che, per il tramite del bianconero Revere, i friulani avrebbero pagato una somma di denaro pur di vincere la partita (la vittoria permetteva di mettersi al riparo dal rischio di retrocessione che si sarebbe manifestato qualora il Como avesse vinto a Firenze e la Triestina avesse superato a casa la Lazio). Nel secondo tempo la Pro Patria aveva giocato effettivamente una pessima partita, e il risultato era stato sovvertito portando alla vittoria dell’Udinese per 3 a 2. Le somme pattuite, 150.000 lire per ogni giocatore accondiscendente, vennero poi pagate a Settembrino, Mannucci e Oliviero Belcastro a Milano in una cartiera di proprietà del calciatore Umberto Guarnieri, il quale era in contatto con Fossati ed Angelo Uboldi.
Il 1º agosto 1955 la Lega decise che, non essendo i fatti relativi alla stagione appena conclusa, e ferma restando quindi la classifica quale uscita dal campo, all’Udinese dovesse applicarsi la pena della radiazione con riassegnazione a campionato di categoria non superiore alla Serie B.
Nonostante la retrocessione in estate il presidente Bruseschi realizzò uno dei “colpi” più immaginifici del calcio mercato di allora (due anni prima, 1952, aveva fatto scalpore l’acquisto di Jeppson dal Napoli per 105 milioni dall’Atalanta) vendendo il duo Selmonsson ( “raggio di luna”): Bettini alla Lazio per 120 milioni.
Torniamo allora al calcio giocato.
Questa la classifica del campionato di Serie A 1954-55: Milan 48, Udinese 44, Roma 41, Bologna 40, Fiorentina 39, Napoli 38, Juventus 37,Inter 36, Sampdoria 34, Torino 34, Genoa 31, Catania 30, Lazio 30, Triestina 30, Atalanta 28, Novara 28, Spal 23, Pro Patria 21.
QUESTI I TABELLINI DELLE PARTITE GIOCATE DALL’UDINESE
Giancarlo Tonoli giovanissimo portiere del Mantova
Giancarlo Tonoli è stato un grande amico, una figura limpida di sportivo d’altri tempi, generoso e leale: la sua scomparsa pochi mesi fa ci ha riempito di tristezza e fatto rievocare tanti episodi vissuti con la maglia bianco blu (oltre che con altre maglie: abbiamo avuto, infatti, l’onore di averlo come compagno di avventura addirittura con il Freccero in Seconda Categoria), lieti come quelli della promozione in Serie B e meno felici. Giancarlo infatti era rimasto in campo per pochi minuti nel finale della “fatal Catania” quando Luigi Ferrero aveva lasciato i pali affranto per l’errore che aveva spianato la strada non tanto al successo dei rosso azzurri padroni di casa (che in quell’ultima giornata di campionato non stavano certo profondendo tesori di impegno) ma alla retrocessione del Savona, un vero e proprio momento di spartiacque nella storia dell’ormai defunta società dagli striscioni bianco blu.
In precedenza del suo arrivo a Savona nella stagione 1962-63 Giancarlo Tonoli era stato però il protagonista di un’altra grande epopea nelle vicende del calcio italiano: quella del Mantova “Piccolo Brasile”, la squadra della sua città d’origine come del resto per il fratello Alberto, cannoniere di razza, scomparso giovanissimo molti anni fa per una dolorosa malattia.
Tonoli, classe 1938, fece parte del gruppo straordinario guidato da Edmondo Fabbri che tra il 1955 e il 1961 compì una incredibile scalata dalla IV Serie alla Serie A. militando per cinque stagioni, dal 1955/56 in serie D al 1959/60 in B con complessive 65 presenze. Il suo anno più importante resta il 1957/58 quando giocò da titolare nel Mantova che vinse la Quarta serie di Eccellenza approdando in C: poi venne gradatamente sostituito da William Negri (futuro portiere del Bologna campione d’Italia 1963-64 e della Nazionale), disputando comunque 15 gare nell’anno dello spareggio di Genova col Siena concludendo l’esperienza in biancorosso con 4 partite in B nel 1959/60.
Proprio per ricordare al meglio Giancarlo abbiamo così recuperato i tabellini di quelle 4 gare di Serie B disputate con il Mantova nel torneo 1959 – 60.
Il foglietto che vedete appena sopra riprodotto è un vero e proprio “messaggio dell’anima”.
Si tratta, infatti, degli autografi firmati dai giocatori della Sampdoria in trasferta a Savona il 1° novembre 1959: nella prima stagione nella quale lo sport savonese (calcio, atletica, hockey su prato) si era trasferito nel nuovo stadio di Legino intitolato all’eroe di Superga Valerio Bacigalupo.
Gli autografi furono raccolti da mio fratello Peo, cui questo blog è dedicato in memoria assieme a Nanni De Marco altro incancellabile protagonista nella vita non solo sportiva degli autori di questo strumento di comunicazione che ormai ha superato i 1.000 articoli pubblicati.
Il foglietto è ancora appiccicato là dove era stato destinato fin dall’inizio: sul retro di copertina dell’Almanacco del Calcio (ancora redatto da Leone Boccali) per il 1960.
Peo raccolse quegli autografi infilandosi, da solo, negli spogliatoi blucerchiati al termine della partita, nel corso della quale lui (10 anni) aveva funzionato da raccattapalle assieme ad alcuni suoi compagni di squadra dei giovanissimi della Priamar arrivati allo Stadio per seguire i loro fratelli maggiori impegnati in una partita del campionato juniores avversaria la pari categoria del Savona FBC giocata in avanspettacolo (ore 13) al big-match tra gli striscioni biancoblu capitanati da Valentino Persenda e la Samp dei “terribili vecchietti” di Monzeglio trascinati in campo dal “genio del Prater” Ernest Ocwirk.
Con Valentino rievocavamo spesso quella partita: infatti quando la Samp scendeva a Savona per la tradizionale partita amichevole che si svolgeva ogni stagione (il Savona era in Serie C, la Samp in Serie A: qualche anno dopo ci sarebbe stato lo scontro diretto in Serie B) a “Roccia” toccava marcare Tito Cucchiaroni (in una occasione il funambolico argentino fece a Valentino e a Bruno Ferrero uno scherzo diabolico, dribblandolo due volte con doppio tunnel sulla bandierina del corner e “tagliando” un tiro impossibile finito nel sacco sul secondo palo). Quella volta Cucchiaroni rimase a riposo e a Persenda toccò un altro bruttissimo cliente: Bruno Mora spostato a sinistra con il rincalzo Bolzoni schierato all’ala destra ( a quell’epoca le marcature erano fisse e rigide).
L’appunto degli autografi presenta, a guardarlo con attenzione, una particolarità: al centro tra le firme più illustri quella – appunto – di Ocwirk e quella di Nacka Skoglund compare anche quella di Ilvo Nadali, il possente mediano del Savona componente fisso di quella che è stata poi la “linea Maginot” del Savona di quell’epoca con Mariani e Ciglieri. Nadali si era infilato nello spogliatoio avversario per salutare il suo conterraneo friuliano Glauco Tomasin che aveva disputato la partita con il numero tre marcando l’esperto Bartolaccini: per Tomasin, in quel momento riserva del titolare Marocchi, si trattò di una sorta di “battesimo del fuoco” in attesa dell’esordio in Serie A che sarebbe arrivato qualche settimana dopo.
Così la firma del nostro grande amico Ilvo Nadali, che a distanza di tanti anni percorrendo assieme a Gastone Contin centinaia di chilometri ci ha onorato alla presentazione dei nostri libri sulla storia del Savona FBC, è finita assieme a quella dei due grandi campioni stranieri, tra i migliori giocatori di tutti i tempi nella storia della società genovese.
E’ difficile rendere il clima di quei tempi e l’importanza che, ancora oggi, assume il semplice gesto di chiedere l’autografo: era davvero un mondo diverso, eravamo ragazzi spensierati, solidali tra noi con grandi slanci d’amicizia anche se in campo le baruffe non mancavano.
Il calcio era giocato in modestia, con pochi mezzi e le magliette di cotone un po’ stinte: i genitori non pensavano alla carriera calcistica dei figli, qualcuno tra loro assisteva alle partite con un forte spirito critico, senza mai soffermarsi sulla prestazione del singolo ma pensando alla “squadra”.
Ricordiamo allora con grande commozione quei momenti sicuri di essere ancora capaci di lasciare inalterato quello spirito: lo stesso spirito che ci ha accompagnato nel seguire lo sport, le sue imprese e i suoi campioni.
Certo, in quel momento Luciano difendeva i pali della “De Martino” bianco blu e non riusciva ad esordire in prima squadra perché il trio Del Buono – Pelizzari – Ferrero era ben saldato dal conservatorismo dei “giocatori fatti”: ebbene in quel momento non avremmo mai immaginato che le nostre famiglie sarebbero arrivate alle Olimpiadi e che quel ragazzino biondo che raccoglieva autografi , il suo allievo prediletto, sarebbe arrivato ad essere uno dei migliori tecnici dell’atletica italiana per poi lasciarci all’improvviso sbigottiti ma sempre capaci della non facile arte della memoria.
Ci è rimasto quel bigliettino con gli autografi firmati: lo riguardiamo e ritroviamo quel tempo che non ritorna.
Quando ci ho giocato la prima volta, 61 anni fa, ho provato un’intensa emozione; quando ho vissuto l’atmosfera dello spogliatoio con Valentino Corrado “Pucci, Nanni, Bruno, Piero e Tullio, un forte senso di appartenenza mista ad orgoglio personale; quando ho vissuto e raccontato trionfi, vittorie e anche tante sconfitte dalla tribuna stampa, una gratificazione oltre ad una decisa e decisiva spinta professionale; quando l’ho visto appassire nell’abbandono e nel degrado dei risultati e di velleitarie avventure, una profonda rabbia e delusione. Certo che lo ricordo, il mio (nostro) caro Stadio intitolato a Valerio Bacigalupo. Come non potrei. Il viaggio da corso Agostino Ricci, il generale che istituì le truppe da montagna, in quel di Legino è stato breve e lungo al tempo stesso. Un percorso che ha racchiuso larga parte della Storia, quella con la “esse” maiuscola, del Savona FBC 1907. Una Storia i cui protagonisti vanno ricordati ora e sempre con grande rispetto. Una Storia che, checché se ne possa dire, non lascia eredi. Né eredità raccattate al banco dei pegni.
ALLORA E’ IL CASO DI RIEVOCARE QUEI GIORNI DEL GRANDE ESORDIO
SI PREPARA LA STAGIONE 1959 – 60, LA PRIMA DISPUTATA AL BACIGALUPO DI LEGINO
La stagione 1959 – 60, quella del ritorno in Serie C e dell’inaugurazione del nuovo stadio “Bacigalupo” a Legino, fornì l’occasione a qualche “enfants du pays” di indossare la gloriosa maglia biancoblu. Tre di essi erano già protagonisti da diverse stagioni e lo sarebbero stati per molti altri campionati e su di essi appunteremo l’attenzione di questo nostro amarcord: Valentino Persenda, Giulio Mariani e Nanni Ciglieri.
L’attenzione degli sportivi, in quel momento, era al massimo: si aspettava la nuova squadra e il nuovo stadio, concluso tra mille tribolazioni dopo la vicenda, che ci è già capitato di raccontare, del “delitto del secolo”, il caso Martirano-Fenaroli e di Raoul Ghiani, l’uomo dall’abito blu, il killer pagato dall’ingegner Fenaroli per uccidere la moglie.
Nella stagione precedente, ancora in Corso Ricci, si era toccata stabilmente la media dei 5.000 spettatori a partita. A Legino si sarebbe arrivati ai 7-8.000: questo tanto per significare l’interesse che quel calcio di altri tempi suscitava negli appassionati. Un calcio davvero rappresentativo per la città. Non solo a Savona, naturalmente, ma dappertutto dalle metropoli ai piccoli centri nei quali anche quella di Seconda categoria, la domenica alle 15, era la “partita”. Al massimo era concessa la radiolina, un’altra novità dell’epoca, per ascoltare i risultati della Serie A, della quale si sarebbe visto il secondo tempo di una gara alle 19 alla RAI, in quel momento provvista di un solo canale, il secondo sarebbe arrivato nel 1961.
Torniamo però a quel Savona.
La squadra andrò in ritiro a Valleggia (i giocatori locali naturalmente alla sera tornavano a casa loro).
Questi i convocati da Pelizzari, con Sergio Sguerso allenatore della De Martino, Piero Molino massaggiatore, Gegge Scarpa medico sociale, Gaetano Chiarenza segretario e naturalmente Stefano Del Buono, presidentissimo:
Centrocampisti: Merighetto (acquistato nella stagione precedente dall’Andrea Doria per la modica cifra di un milione raccolto tra gli operatori del Porto), Mariani, Cigolini, Turotti, Meraviglia, Pasio, Frione, poi Bertolaccini.
Attaccanti: Serena, Corrado Teneggi, Marchiandi, Ongaro, Minuto, Mellino, poi Parodi (a novembre arriverà l’estrosissimo Farinelli dal Torino).
La prima uscita avvenne nei giorni immediatamente successivi al Ferragosto 1959, in un’amichevole che vide contrapposti i probabili titolari versus le possibili riserve. Questo il tabellino, desunto da un articolo di giornale firmato da Piero Merlone, tipografo, fine disegnatore, grafico, penna punta di diamante del magnifico “Savona Sport” editore Sabatelli, direttori gli indimenticabili Ivo Pastorino e Pino Cava.
Savona A-Savona B 3-0
Reti: Marchiandi al 5′ del p.t. e al 20′ del s.t., Teneggi al 38 s.t..
Si presentarono così in campo i primi nuovi acquisti: il duo Turotti-Serena dalla Carbosarda e l’ala Marchiandi dalla Sampdoria. Fu provato, in quell’occasione, il portiere Miniussi: uno spilungone friulano. Per lui l’esito di quella prova fu infelice: alla fine mastro Cicerin Dante, gran cerimoniere del settore giovanile, lo invitò a “trovarsi un mestiere”. Miniussi poi avrebbe giocato sia con il Milan, sia con l’Inter: casi della vita.
In quell’occasione i savonesi in campo erano parecchi. Tra i titolari si può considerare tale, anche se nato a Saliceto, ma per caso, Bruno Ferrero (tra i pali “genio e sregolatezza”: squalifiche, baruffe, ma tanta classe: degno della Serie A più volte sfiorata), “Roccia” Persenda, Nanni Ciglieri, Giulio Mariani, il cairese Cigolini e Corrado Teneggi, nato a Reggio Emilia, ma varazzino d’adozione come la sorella cantante lirica Miriam Del Mare, mentre l’altro fratello Luciano era proprio nato a Varazze, per lui, fratello minore che giocava difensore, una lunga carriera tra Serie A e Serie B con Torino (compagno del compianto Gigi Meroni), Catania, Foggia, Pisa.
Nel Savona B esordio assoluto per i protagonisti del settore giovanile: il portiere Angelini, i difensori Caligaris (edicola di piazza Diaz), Duce, l’alassino Ziliani, Meraviglia, Ongaro, Pasio. Minuto, Frione, Mellino.
Per il Savona B nel corso del campionato una vicissitudine imprevista:
Ci troviamo più o meno a metà campionato. Il Savona ha pagato lo scotto dell’esordio con qualche incertezza. A novembre la squadra è stata rafforzata da due attaccanti di razza, Nino Parodi e Romano Farinelli, ala sinistra dalle incommensurabili doti ma dalle altrettante improvvise bizze. Arriva la Pro Patria sicura dominatrice del girone. Finisce 1-1 e proprio Farinelli sigla la rete bianco blu. Ebbene vorremmo far capire cosa significasse in quel momento la Pro Patria al “Bacigalupo”. I “tigrotti” fino a qualche anno prima avevano militato in Serie A. Vederli lì in carne e ossa, con le loro maglie a strisce orizzontali significava davvero essere tornati nelle alte sfere. E così vissero la partita 8.000 spettatori.
Quel giorno accadde però anche un episodio particolare. Quella domenica 14 febbraio 1960 al “Bacigalupo” erano in programma: alle 13,30 Savona De Martino – Pontedecimo, gara decisiva per la vittoria nel girone ligure, e alle 15,00 addirittura Savona – Pro Patria, con i “tigrotti” di Busto Arsizio in testa alla classifica. Un vero match-clou, attesissimo al quale assistettero poi 9.000 spettatori.
In quella domenica accadde che, nel corso della mattinata, piovve copiosamente. I dirigenti biancoblu, presidentissimo Del Buono in testa, decisero allora che, per non rovinare il terreno di gara alla prima squadra, la “De Martino” avrebbe dovuto rinunciare alla sua gara: in pratica si decise di perdere il campionato. Inutili furono le proteste dei giocatori: non ci fu nulla da fare. Il manto erboso fu preservato, tornò a splendere il sole e Savona – Pro Patria si giocò regolarmente. E il Pontedecimo vinse 2-0 a tavolino.
L’ESORDIO NEL NUOVO STADIO CAPITO’ ANCHE PER LA PICCOLA PRIAMAR
Amichevole di super lusso con la Samp dei “terribili vecchietti” di Monzeglio che giostrò “en souplesse” in una freddissima festività di Tutti i Santi.
Una giornata molto particolare perché come avanspettacolo all’amichevole di lusso si giocò alle 13 una partita di campionato juniores tra Savona e Priamar. Sì proprio noi delle piccola Priamar dalle sdrucite maglie rossoblu a strisce incrociammo a fine gara i campioni blucerchiati che entravano in campo: un’emozione formidabile, forse la più forte vissuta nelle nostre avventure calcistiche.
Tra l’altro Savona – Priamar era sorprendentemente finita 1-1. Andati in vantaggio con Vasconi fummo raggiunti verso la fine da un goal di Panucci segnato in mischia dopo che, qualche minuto prima, Attilio Lacota aveva parato un rigore allo stesso “Victor”. Alle fine forte battibecco tra Marcello Caraccio e Luciano Bordegari che, proprio con Panucci, ci aveva abbandonato qualche mese prima per passare al ben più attrezzato settore giovanile del Savona Fbc.
Ho conservato le formazioni (come mi è capitato di fare per tutto il lungo periodo passato nel mondo del calcio).
Juventus campione d’Italia 1966 – 67: Salvadore, De Paoli, Bercellino, Anzolin, Leoncini, Castano. accosciati: Del Sol, Favalli, Gori, Cinesinho, Menichelli.
L’arcano è presto svelato : quello inquadrato nella foto stracolmo di pubblico altro non è che lo stadio Bacigalupo di Savona nel giorno dello scontro tra gli striscioni e la Juventus, in palio il passaggio del turno nella Coppa Italia 1966-67. I futuri campioni avranno ragione degli striscioni savonesi soltanto al termine di tiratissimi 120′ con i tempi supplementari trasmessi dalla RAI con la telecronaca di Nando Martellini.
Si badi bene che gli striscioni che cingono la gradinata non sono bianco neri ma bianco blu a testimonianza evidente del calore da cui era circondata la nostra squadra in quel periodo.
Abbiamo recuperato questa foto pensando alle condizioni drammatiche nelle quali versa lo stadio di Legino (inaugurato il 6 settembre 1959) in una situazione nella quale per via di frangenti che non analizzeremo in questa sede il vertice del calcio savonese si trova collocato in Promozione con la gloriosa Veloce e il Legino del tenace e sempiterno presidente Carella.
Occorre un progetto, per lo Stadio e per il calcio savonese per realizzare un impegno molto complicato per l’amministrazione comunale in assenza , al momento, di interlocutori adeguati soprattutto dalla parte di chi avrebbe pretese del tutto fuori luogo di continuità con la storia di cui l’immagine soprariportata è soltanto una testimonianza parziale.
Una proposta di risoluzione del problema rappresentato dallo stadio “Bacigalupo” di Legino, a Savona, potrebbe essere rappresentata dalla prospettiva di realizzare un’inedita sinergia tra Genova e Savona, due città fra le quali – è necessario ammetterlo – corre da secoli un filo di ostilità.
La storia può essere così riassunta: l’ormai vetusto impianto leginese è ormai da molto tempo in pessime condizioni e un suo recupero appare impresa molto dispendiosa e di difficile ammortamento.
Savona ha ormai ammainato le sue gloriose bandiere calcistiche ed è perlomeno complicato immaginare una situazione nella quale emerga una società in grado di gestire un impianto importante come il “Bacigalupo”: tanto per ricordare va segnalato come le due genovesi vi fossero entrambe cadute nell’ultima stagione giocata in Serie B dagli striscioni bianco blu (1-0 il Genoa e 2-1 la Sampdoria, ma a campionato già vinto) ma quei tempi di gloria risultano ormai definitivamente tramontati anche nella memoria dei più.
Inoltre lo stadio si trova in una zona dove esiste un ampio spazio utilizzabile ai fini sportivi e di servizio ,evitando di favorire un’ulteriore speculazione edilizia come si è cercato di vagheggiare per diverso tempo.
A Genova si sta cercando spazio per un nuovo impianto moderno, attrezzato per il calcio di oggi: negli anni scorsi il Genoa aveva mostrato di voler mantenere comunque la sua presenza nello storico impianto di via Del Piano, mentre nella dirigenza della Samp si era palesata maggiore disponibilità ad un trasferimento (ricordando anche che la provenienza “storica” dei blu cerchiati è comunque il Ponente).
Savona potrebbe rappresentare la sede ideale per la soluzione della questione.
Sullo spazio attualmente occupato dal “Bacigalupo” potrebbe sorgere un modernissimo impianto da 15.000 /20.000 posti provvisto di tutti i servizi necessari (il modello potrebbe essere quello del Louis XII di Montecarlo): l’accesso per i tifosi genovesi (si tratta di 40 chilometri di distanza) sarebbe garantito dalla possibilità di parcheggi in loco e dall’apertura di una stazione ferroviaria sita nel Parco Doria che si trova proprio di fronte allo stadio (nel novembre del 1966 il treno speciale dei tifosi genoani fu fatto scendere, in via straordinaria proprio in quel luogo).
Per la città di Savona si realizzerebbe così due importanti novità: la possibilità di servire la zona nei pressi dello stadio di quella “cittadella dello Sport” necessaria da porre in relazione con il “campus universitario” che si colloca immediatamente alle spalle del Bacigalupo e la costruzione (da tanto tempo reclamata) di una stazione ferroviaria al Parco Doria, una parte della cui area potrebbe comunque essere recuperata a parcheggio.
La squadra genovese che scegliesse questa soluzione troverebbe la possibilità di disporre del proprio stadio e di conseguenza di compiere un vero e proprio salto di qualità sia sul piano finanziario, sia su quello sportivo.
Il calcio savonese potrebbe usufruire di una sinergia importante e magari provvedendo anche a una qualche forma di unione delle forze puntare a una risalita verso categorie più consone alla nostra tradizione.
“La Juve si è presentata a Napoli senza i sudamericani e senza Chiesa. L’Inter a Genova ha dovuto rinunciare a Bastoni, ritornato con un infortunio che ha radici in Italia-Lituania. Se moltiplichi partite e competizioni è inevitabile che gli incidenti proliferino. Occorre sforbiciare…”
Sopra è stato riportato un commento giornalistico riferito alla ripresa del campionato dopo la sosta dovuta alle partite giocate dalla Nazionale per le qualificazioni al Mondiale 2022.
Esigenze televisive, aumento delle Nazioni partecipanti alle varie competizioni, proliferazione delle stesse (Mondiali, Europei, Nation League) con gironi di molte partite.
Nel momento in cui scriviamo, settembre 2021, la Nazionale Italiana ha già giocato 15 partite (vincendo l’Europeo) e analogo tour de force ha riguardato l’intero quadro internazionale: i club ne soffrono tanto più che i protagonisti dei maggiori campionati arrivano da tutto il mondo e, di conseguenza, debbono correre da un continente all’altro per difendere la maglia della propria Nazionale.
Altri tempi quelli in cui non esisteva il Campionato Europeo (e la Coppa Internazionale si diluiva in 3 stagioni), le squadre partecipanti al Mondiale erano un numero molto ridotto e la qualificazione, spesso, si risolveva in 2 partite, i viaggi intercontinentali risultavano molto difficili (e costosi, poi la nazionali sudamericane rinunciavano agli assi trasferiti in Europa, del resto utilizzati da Spagna e Italia nelle loro rappresentative).
La maglia della Nazionale rappresentava così un traguardo difficile da raggiungere e di conseguenza molto ambito.
Abbiamo così ritenuto opportuno risalire ad alcune di quelle stagioni nelle quali una partita della Nazionale rappresentava per davvero un “evento” e per noi non restava che ascoltare l’immaginifica radiocronaca di Nicolò Carosio (in questo caso per tutti i 90′ e non per il solo secondo tempo come nel caso del campionato), intravedere qualche rapida immagine al cinema nella “Settimana Incom” (nella settimana successiva però) e al giovedì immergersi nelle fotocronache del “Calcio e Ciclismo Illustrato”. Grande spazio alla fantasia.
1947 (4 partite)
Firenze 27 aprile 1947 Italia – Svizzera 5-2 reti: Mazzola, Fatton, Loik, Menti (3), Bocquet rigore Italia: Sentimenti IV (Juventus), Ballarin (Torino), Maroso (Torino), Grezar (Torino), Parola (Juventus), Castigliano (Torino), Menti (Torino), Loik (Torino), Gabetto (Torino), Mazzola (Torino), Ferraris II (Torino) Svizzera: Ballabio, Gyger, Steffen, Tanner, Eggiman, Boucquet, Bickel, Hasler, Amadò. Maillard, Fatton arbitro: Beck (Austria) Torino 11 maggio 1947 Italia – Ungheria 3-2 reti: Gabetto (2), Szusza, Puskas rigore, Loik Italia: 10 granata con il solo Sentimenti IV (Juventus) in porta; Ballarin, Maroso, Grezar, Rigamonti, Castigliano, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, Ferraris II Ungheria: Toth, Rudas, Balogh II, Kirady, Szucs, Nagymarosi, Egressi, Szusa, Zsengeller, Puskas, Patkolo (Szylagi) arbitro: Von Wartzburg (Svizzera) Vienna 9 novembre 1947 Austria – Italia 5-1 (esordio di Boniperti nell’Italia e di Ocwirk nell’Austria )Reti: Koerner II, Ocwirk, Brinek (2); Stojstopal, Carapellese) Austria: Zeman, Pawusa, Happel, Brinek, Ocwirk, Joksch, Bihler, Hahnemann, Wagner, Stojstopal, Koerner II Italia: Sentimenti IV (Juventus, poi Franzosi Inter), Ballarin (Torino), Maroso (Torino), Malinverni (Modena), Parola (Juventus), Campatelli (Inter poi Castigliano, Torino), Biavati (Bologna), Piola (Novara), Boniperti (Juventus), Mazzola (Torino), Carapellese (Milan) arbitro: Roskota (Cecoslovacchia)
USA: Strimel, Costa, Martin, Colombo, Ferreira, Bahr, Beckmann, Souza I, Bertani, Mac Laughlin, Souza II
arbitro: De La Salle (Francia)
Londra 5 agosto 1948
Olimpiadi (ultima partita di Vittorio Pozzo alla guida della nazionale italiana)
Danimarca – Italia 5-3
reti: John Hansen (4), Ploeger, Cavigioli, Caprile, Pernigo
Danimarca: Nielsen, V, Jansen, Overgaard, Pilmark, Ornvold, J. Jensen, Ploeger, K. Hansen, Praest, J. Hansen, Seebach
Dopo le Olimpiadi (Danimarca seconda alle spalle della Svezia), Pilmark e J.Jensen andranno al Bologna, Ploeger al centro di un “caso” tra Milan e Juve finirà in bianconero aprendo la strada al Milan per l’acquisto di Nordhal, John Hansen e Praest alla Juve, K. Hansen all’Atalanta poi alla Juve, Samp e Catania.
Ci fermiamo a questo punto nell’anno della “fatal Superga”, ma lo schema delle 4/5 partite l’anno per la Nazionale andrà avanti nel tempo per gli anni ’50 – ’60 quando la passione sportiva si esercitava e si viveva in maniera molto diversa dall’oggi.