Nove squadre per un girone di Prima categoria che racchiude 8 squadre tra Borghetto e Sanremo più la “nuova” Asd Savona calcio: un indice di abbassamento di livello per tutto il nostro calcio regionale e un punto di partenza (che non è quello minimo) per questa avventura savonese che non può sicuramente essere posta in continuità con la storia del glorioso Savona FBC 1907.
I neo-bianco blu di Enzo Grenno troveranno sulla loro strada Andora, Argentina (edizione Atletico dopo il fallimento di qualche anno fa, in ogni caso l’unica squadra che avrebbe avuto precedenti con lo scomparso Savona FBC), Baia Alassio (seconda squadra di Alassio, in sostanza al posto dell’Auxilium), Borghetto 1968 (maglia granata, squadra che a Savona scese per la prima volta a Savona ancora alla Valletta uscendo sconfitta dal Freccero per 3-1), Carlin’s Boys Sanremo, Oneglia Calcio, Pontelungo e San Filippo Neri. Esordio in campionato contro i Carlin’s Boys, la società resa famosa dal prestigioso e longevo (data di nascita 1947) torneo giovanile internazionale
In sostanza 16 partite con 2 giornate di riposo che saranno integrate da altre sette nel girone finale ( o play – off o play – out) che sorprendentemente si giocherà con partite di sola andata.
Per risalire a una composizione di girone così ridotta è necessario tornare al tempo dei pionieri, in precedenza alla stagione 1928 – 29 anno della grande ristrutturazione del calcio italiano alla vigilia del girone unico: il Savona FBC (inglobato arbitrariamente lo Speranza) disputò la Prima divisione in un girone a 14 squadre comprendente compagini liguri, piemontesi e toscane.
Da allora non si è più discesi al di sotto delle 12 squadre: capitò nel campionato di Serie B 1945 – 46 giocato soltanto al Nord su tre gironi.
Il numero massimo delle partecipanti al girone in cui si trovava in quel momento inclusa la compagine savonese è stato toccato nella Serie B girone A 1946 – 47 con 22 squadre lombarde, piemontesi, toscane e liguri: su 22 squadre si giocò anche la Serie C girone A 1948 – 49 (il campionato del “per un punto Martin perse la cappa”) divise tra Piemonte, Lombardia e Liguria.
Torniamo però all’epoca dei pionieri e dei gironi a “scartamento ridotto” pubblicando le classifiche a partire dal campionato 1913 – 14 (Prima categoria, massima divisione dell’epoca) al 1927 – 28 (Prima Divisione, categoria immediatamente successiva alla Divisione Nazionale).
1913 – 14: 10 squadre. Classifica: Casale 31, Genoa 31, Pro Vercelli 30, Torino 25, Alessandria 20, Andrea Doria 11, Vigor Torino 10, Piemonte Torino 10, Savona 9, Liguria 2.
1921 – 22: Campionato della CCI. 12 squadre. Classifica: Genoa 37, Alessandria 28, Pisa 27, Modena 26, Padova 23, Casale 20, Legnano 20, Torino 20, Venezia 17, Brescia 15, Inter 11
La partita con il Pisa giocata in via Frugoni il 9 ottobre 1921 è la prima partita di campionato disputata dal Savona contro una squadra proveniente da una regione diversa dalla Liguria o dal Piemonte.
SAVONA – PISA 3-1
Reti: Boglietti, Merciai, Roggero, Chiabotto.
Savona: Falco, Ghigliano, Ciarlo II, Perlo, Boglietti II, Gaia, Roggero, Poggi IV, Cuttin, Chiabotto, Boglietti I.
Pisa: Gianni (futuro portiere del “Bologna, uno squadrone che tremare il mondo fa”), Bartoletti, Giuntoli, Colombari, Viale, Bogetti, Ricci, Merciai, Corsetti, Sbrana, Favati.
Nel corso degli anni ’20, in un momento di crescita tumultuosa del calcio italiano, fu creata la Lega Sud per consentire un maggiore sviluppo tecnico nella pratica del gioco. La maggior parte delle squadre, infatti, era concentrata al Nord e più precisamente nel triangolo industriale, ma la popolarità del gioco faceva esigere uno sviluppo più ordinato su tutto il territorio nazionale. Così a partire dalla stagione 1913 – 14 fino alla stagione 1925 – 26 lo scudetto fu assegnato in una doppia gara di finale tra la vincente della Lega Nord e quella della Lega Sud.
L’Alba una delle più forti squadre romane dell’epoca
Nonostante la sicura crescita fatta registrare dalle squadre meridionali lo scudetto però non scese mai al Sud: la punta più meridionale fu raggiunta dal Bologna, vincitore del campionato 1924 – 25 quello delle 5 finali con il Genoa.
Nella seduta del Consiglio Federale del 26 febbraio 1923, tenutasi a Genova, fu accettata la proposta della federazione francese di far disputare un incontro tra la rappresentativa della Lega Sud italiana e della Lega Sud-Est francese.
L’incontro fu inizialmente fissato per il 15 aprile 1923. La Lega Sud, al fine di selezionare i giocatori che avrebbero disputato l’incontro di Roma del 15 aprile con la rappresentativa della Lega Nord e quello (sempre a Roma) del 29 aprile 1923 contro la rappresentativa della Francia Sud-Est, fece disputare un incontro tra la rappresentativa meridionale e quella laziale il giorno 31 marzo 1923 allo Stadio di Roma.
La disputa dell’incontro con la Francia del Sud – Est slittò di qualche mese e si arrivò a dicembre.
Giovedì 27 dicembre fu disputata, infatti, una gara di selezione della quale si conserva il tabellino.
Giovedì 27 dicembre 1923 – Roma, stadio Nazionale
Italia Centro Meridionale A-Italia Centro Meridionale B 2-1
SQUADRA A: Vittori (46′ Sclavi), Manfrenati (46′ Minter), Mattei, Alice (46′ Cassese), Ferraris IV, Sartoris, Invorio (46′ Alice), Rovida, Degni, Bernardini, Maneschi.
SQUADRA B: Sclavi (46′ Vittori), Minter, (46′ Manfrenati), Lo Bianco, Gobbi, Cellini, Cassese (46′ X), Olivieri, Bianchi, Bramante, Sansoni, Lommi.
ARBITRO: Ambrosini.
MARCATORI: nel s.t . 8′ Bramante, 22′ Maneschi, 24′ Alice.
Dopo i primi 45 minuti, la Commissione Tecnica attuò alcuni cambiamenti nelle due formazioni al fine di poter meglio valutare le qualità di qualche elemento, del valore del quale si nutrivano ancora dei dubbi.
Dopo la vittoria dei “probabili”, la Commissione Tecnica decise di convocare i seguenti giocatori nella rappresentativa della Lega Sud: Vittori (Fortitudo); Minter (Internaples) e Mattei (Alba); Sartoris (Liberty), Ferraris (Fortitudo) e Cassese (Bagnolese); Alice (Alba), Rovida (Alba), Degni (Alba), Bernardini (Lazio), Canestrelli (Fortitudo). Le riserve furono le seguenti: Sclavi (Lazio), Lo Bianco (Savoia), Maneschi (Lazio), Sansoni III (Fortitudo), Invorio (Internaples). Il giudizio della “Gazzetta dello Sport” sulla rappresentativa della Lega Sud fu il seguente:
“In complesso, un’ ottima squadra, robusta all’attacco e ben inquadrata nella linea di sostegno; leggermente debole nel terzino arretrato; sicurissima nel portiere. Squadra che contando uomini delle varie regioni del Centro-Meridionale è una rappresentativa nel vero senso della parola; e sentirà vibrare all’unisono la passione per la difficile disputa e si voterà fino al sacrificio pur di assicurare alla Lega Sud e all’Italia un nuovo alloro”.
Ed ecco il tabellino e la cronaca della partita ufficiale: Purtroppo Canestrelli si infortunò nel corso della prima partita di selezione e furono chiamati a sostituirlo nel ruolo di ala sinistra Maneschi e Sansoni III.
Domenica 30 dicembre 1923 – Roma – Italia Centro Meridionale-Francia del Sud 2-1
ITALIA CENTRO-MERIDIONALE: Vittori (Fortitudo); Minter (Internaples) e Mattei (Alba); Sartoris (Liberty), Ferraris IV (Fortitudo) e Cassese (Bagnolese); Alice (Alba), Rovida (Alba), Degni (Alba), Bernardini (Lazio), Sansoni III (Fortitudo).
FRANCIA DEL SUD: Robert; Subriny e Domergue; Baroni, Dedieu e Rapetit; Jacquemet, Brumel, Rouchét, Boyer e Magne.
ARBITRO: Kolmar (Cecoslovacchia).
MARCATORI: 39′ Cassese, 42′ Brumel, 60′ Rovida.
La partita si disputò a Roma alla presenza di numerosi sportivi del settentrione. Il Sud Italia scese in campo con una divisa bianca, la Francia del Sud Est scese in campo con una casacca blu. Secondo le cronache dell’epoca, “il consiglio della Federazione del Calcio era completo dopo le fatiche di una seduta lunga e laboriosa”. Inoltre, “la Commissione Tecnica, in cerca di elementi per la nazionale, non si era lasciata sfuggire la occasione di vedere al lavoro i giocatori” della Lega Sud. In quell’occasione si misero in mostra due futuri astri della Nazionale A: Ferraris IV ( poi campione del mondo 1934) e Bernardini, primo giocatore romano ingaggiato da una squadra milanese, l’Inter. Assistettero all’incontro anche numerosi consiglieri della Lega Nord e della Lega Sud. La vittoria arrise all’Italia Centro-Meridionale per 2-1, malgrado la Francia del Sud avesse schierato numerosi giocatori della nazionale maggiore francese. Si hanno delle discordanze di fonti sui marcatori delle reti, si prende per buona la cronaca del “Corriere della Sera” in quanto più dettagliata. Al 39′ Cassese portò in vantaggio il Sud Italia con un insidioso tiro spiovente. Al 42′ Brumel, su centro di Magné, segna la rete del pareggio. Al 15′ della ripresa un tiro di Degni venne bloccato dal portiere transalpino Robert che tuttavia, caricato, si lasciò sfuggire il pallone consentendo a Rovida di segnare a porta vuota il gol della vittoria. L’incontro dimostrò i progressi dell’Italia Centro-Meridionale a livello calcistico. Il Consiglio Federale decise di premiare la formazione vincitrice con delle medaglie d’oro.
L’Internaples diretta progenitrice del Napoli
La rivincita fu disputata a Marsiglia.
Domenica 30 marzo 1924 – Marsiglia – Francia del Sud-Italia Centro Meridionale 2-1
SOSTITUZIONI: nel secondo tempo Chiocchini (Audace) sostituisce Rovida.
ARBITRO: Vetrano (Francia).
MARCATORI: ?, ?, Ferraris IV.
La Francia Sud-Est chiuse il primo tempo in vantaggio per 2-0 (il secondo gol fu segnato su punizione) e l’Italia Sud riuscì a segnare il gol che riaprì teoricamente l’incontro solo nei minuti finali per merito del capitano Ferraris IV. I migliori di campo per l’Italia Sud furono Mattei, Ferraris IV, Cassese e Rovida. Da notare che in campo con la Nazionale del Centro – Sud si schierò un altro atleta che poi avrebbe fatto parte della Nazionale Azzurra: il portiere della Lazio Sclavi, cui è intitolato fra l’altro lo stadio di Arma di Taggia, cittadina nella quale si era trasferito al termine della sua carriera calcistica.
Savoia di Torre Annunziata, capace di contendere al Genoa lo scudetto 1923 – 24
La Nazionale del Sud giocò anche una terza partita.
Domenica 8 novembre 1925 – Napoli – Rappresentativa Sud-Jugoslavia 1-3
ITALIA DEL SUD: Pelvi (internaples), Mattei I (Alba), Corbyons (Alba), Nesi (Lazio), Ferraris IV (Fortitudo), Cassese (Savoia Torre Annunziata), Battilani (Audace), Ghisi (Internaples), Degni (Alba), Ferrari (Internaples), Rosso (Internaples).
La partita si disputò a Napoli all’Arenaccia. La scelta del campo favorì gli iugoslavi, che avevano il vento a favore. L’Italia del Sud impegnò il portiere jugoslavo già al primo minuto, ma furono poi gli jugoslavi, con passaggi precisi, a mettere in pericolo più volte la porta italiana. Anche l’Italia del Sud tuttavia ebbe le sue buone occasioni di rete. Dicono le cronache: “Una buona discesa Ferrari-Rosso viene da questi sciupata da pochi metri”. Al 36′ Petkovic portò in vantaggio la Jugoslavia segnando imparabilmente da due metri. La reazione italiana si ebbe con un tiro di Ghisi che però non entrò in porta. Il finale del primo tempo fu caratterizzato da un gioco falloso da ambedue le parti. All’inizio della ripresa, con il vento calmatosi, la Jugoslavia, con rapidi passaggi rasoterra, attaccò ripetutamente impegnando la retroguardia italiana. L’Italia del Sud riuscì finalmente a impegnare il portiere avversario Friedrich, che tuttavia è fallosissimo nel trattenere la palla, ma l’arbitro non fischiò fallo. Petkovic al 10′ della ripresa raddoppiò. Cominciò a piovere e l’Italia del Sud attaccò insistentemente nel tentativo di riaprire la partita ma sciupando le occasioni create. Tuttavia fu la Jugoslavia a segnare il terzo gol al 34′ con Bencic. Poco dopo, sugli sviluppi di un calcio di punizione assegnato all’Italia, Degni andò a segno ma l’arbitro annullò il gol. L’Italia del Sud attaccò insistentemente alla ricerca del gol della bandiera, incitato dal pubblico in piedi. Al 43′ della ripresa l’arbitro concesse un rigore all’Italia che fu trasformato da Corbjons. La partita si concluse con la vittoria per 3-1 della Jugoslavia. Da notare come in campo con l’Italia del Sud si schierasse Giuanin Ferrari, futuro bi-campione del mondo 1934 – 38, in quel momento in forza all’Internaples, proveniente dall’Alessandria. La terza rete della Jugoslavia fu segnata da Bencic che negli anni ‘50 avrebbe allenato il Bologna, la Lazio e il Pescara.
Con lo scioglimento della Lega Sud decretato dalla Carta di Viareggio del 2 agosto 1926 si sciolse anche la sua rappresentativa.
La Liguria calcistica attendeva da 75 anni il ritorno di 3 squadre in Serie A. Non capitava dalla stagione 1945 – 46, quella della ripresa dopo la guerra: una giornata, la prima di quel campionato poi vinto dal Grande Torino, disputata viaggiando per le trasferte con mezzi di fortuna in città distrutte dai bombardamenti. La nostra regione, in quel frangente, era rappresentata dall’eterno Genoa, dalla Sampierdarenese, che nel periodo tra le due guerre aveva militato con grande onore per diverse stagioni in Serie A, e dall’Andrea Doria recuperata dalla Federazione dopo l’inopinata fusione imposta dal fascismo proprio con i lupi sampierdarenesi per dar vita all’effimera Dominante.
Lo scenario odierno è nuovamente drammatico, con il mondo alle prese con un’epidemia mortale delle cui cause si continua a sapere molto poco. Ciò nonostante si cerca di andare avanti tra mascherine e distanziamento, per il calcio pubblico ridotto al minimo con grande rischio di contagio: ma comunque si è giocato domenica scorsa e la Liguria era di nuovo presente con 3 squadre a Genoa e Sampdoria (frutto della rifusione proprio di Sampierdarenese e Andrea Doria) si è affiancata per la prima volta da quando c’è il girone unico lo Spezia.
Andrea Doria 1945 – 46 schierata all’Arena milanese per la prima giornata di campionato
Un 27 settembre da ricordare e,insieme, da dimenticare. Per le tre liguri, infatti, un disastro: 3 partite, 3 sconfitte, 3 goal segnati e 13 goal subiti. Ma il campionato continua e ci sarà spazio per recuperare. Intanto però questi 3 tabellini debbono essere considerati “storici”.
Napoli-Genoa 6-0
Napoli (4-2-3-1): Meret; Di Lorenzo, Manolas (1′ st Maksimovic), Koulibaly, Hysaj; Ruiz, Zielinski (28′ st Ghoulam); Lozano (20′ st Politano), Mertens (20′ st Lobotka), Insigne (22’pt Elmas); Osimhen. In panchina: Rrahmani, Luperto, Rui, Demme, Petagna, Contini, Ospina. AlLennatore: Gattuso.
Genoa (3-5-2): Marchetti; Goldaniga, Biraschi, Masiello; Pellegrini (9′ st Ghiglione), Lerager (25′ st Radovanovic), Zajc (9’st Pandev), Badelj (19′ st Behrami), Zappacosta; Destro, Pjaca (25′ st Melegoni). In panchina: Cyzborra, Zapata, Brlek, Rovella, Males, Agostino, Zima. Allenatore: Maran.
SPEZIA – SASSUOLO 1-4
SPEZIA (4-3-3): Zoet 5; Sala 5 (31’ st Ferrer sv), Erlic 5, Dell’Orco 5.5 (42’ st Chabot sv), Ramos 6; Bartolomei 6 (26’ st Deiola 6), Ricci 6, Pobega 5 (26’ st Lucas Mora 6); Agudelo 6 (26’ Farias 5), Galabinov 6.5, Gyasi 6. In panchina: Krapikas, Rafael, Agoume, Bastoni, Verde, Vignali, Piccoli. Allenatore: Italiano 5.
SASSUOLO (4-2-3-1): Consigli 6; Toljan 6, Chiriches 5.5 (33’ st Ayhan sv), Ferrari 7, Kyriakopoulos 6.5 (1’ st Muldur 6); Obiang 6 (1’ st Bourabia 6), Locatelli 6.5; Berardi 6.5 (42’ st Ricci sv), Djuricic 7, Defrel 7 (24’ st Traore 6); Caputo 7.5. In panchina: Pegolo, Turati, Peluso, Haraslin, Ghion, Scamacca. Allenatore: De Zerbi 7.. RETI: 12’ pt Djuricic, 30’ pt Galabinov, 19’ st Berardi (rig.), 21’ st Defrel, 31’ st Caputo ARBITRO: Ghersini di Genova 6.
Settantacinque anni fa andò meglio: bilancio in equilibrio con una vittoria, un pareggio e una sconfitta. Era il 14 ottobre 1945. Il Genoa riuscì a piegare il Milan, l’Andrea Doria cedette il passo quasi come d’obbligo all’Inter nello scenario della vecchia Arena napoleonica e la Sampierdarenese compì una buona impresa andando a prendersi un punto allo stadio Berico di Vicenza. Con questi tabellini.:
Stagione calcistica 1959 – 60: i nati nel 1940 erano appena usciti dai settori giovanili e più promettenti stavano per essere inseriti nelle “rose” delle squadre di Serie A, B,C.
Di seguito ne stiliamo un elenco, tratto dall’Almanacco del Calcio a quell’epoca ancora diretto da Leone Boccali direttore del “Calcio e Ciclismo illustrato”.
Oggi quei nati nel 1940, anno di entrata in guerra dell’Italia, compiono ottant’anni: un traguardo di grande rilievo nella vita delle persone.
E’ doloroso ricordare quanti, nel frattempo sono via via mancati all’appello, ma il nostro ricordo vale per tutti.
SERIE A
Angelo Carrano (Bari),nato a Taranto il 2-5-1940, un forte mediano laterale proveniente dalla Pro Gioia di Gioia del Colle. Dopo il Bari avrebbe militato in Serie A anche con il Mantova
Giacomo Bulgarelli (Bologna), nato a Portonovo il 24-10-1940, una delle più forti mezz’ali nella storia del calcio italiano. Fedelissimo del Bologna, campione d’Italia 1963 – 64, più volte nazionale.
Franco Marini (Bologna) nato a Cormons (udine) il 16-6-1940 terzino ambidestro che il Bologna aveva acquistato dalla Fedit Roma
Francesco Brancaleoni (Genoa) nato a Copparo (Ferrara) il 29/1/1940, meteora in rossoblù ma tanti campionati in Serie C con Savona e Rapallo. Con i ruentini, sotto la guida di Campatelli, si traformò da attaccante in difensore.
Bruno Bolchi (Inter) nato a Milano il 21 – 2 – 1940, possente mediano di spinta poi ceduto da Herrera e passato al Verona, al Torino e al Genoa. Più volte nazionale A e capitano della nazionale juniores che nel 1958 aveva vinto il torneo dell’UEFA in Lussemburgo
Claudio Guglielmoni (Inter) nato a Verona il 18-1-1940 arrivato all’Inter assieme a Mario Corso (che era più giovane di un anno) proveniente dal celebre vivaio dell’Audace San Michele Extra. Mezz’ala d’ordine anche Gugliemoni aveva fatto parte della spedizione vittoriosa delle juniores in Lussemburgo nel 1958, ma poi non mantenne le promesse di gioventù.
Luigi Mascalaito (Inter) nato a Verona l’8/12/1940. In origine centravanti, in seguito anche lui arretrava di ruolo fino a disputare ottimi campionati da “libero” proprio con il Verona.
Orazio Rancati (Inter) nato a Morbegno il 9-3-1940. Mezz’ala di grande classe si può parlare anche di lui come di una grande promessa mancata.
Bruno Cassani (Juventus) nato a Canegrate (Milano) il 19-10-1940, dopo aver ricoperto il ruolo di n.12 alle spalle di Albertosi (nato nel 1939) nella già citata nazionale juniores, Cassani tornava al Legnano dove la Juve lo aveva prelevato assieme a Castano. Titolare per molte stagioni nella squadra “lilla” in Serie C.
Bruno Nicolè (Juventus) nato a Padova il 24 – 2 – 1940. Prelevato dalla Juve a Padova a suon di milioni avrebbe dovuto rappresentare l’uomo dell’avvenire del calcio italiano. Esordio in Nazionale con il botto: doppietta alla Francia nel 1958. Poi problemi di ruolo alla Juve per la presenza di Charles con relativo spostamento all’ala, una certa lentezza congenita e una carriera altalenante anche con la Sampdoria, la Roma, il Mantova e l’Alessandria
Bruno Boschi (Lanerossi Vicenza) nato il 2-6-1940 a Cesena. centravanti
Lino Ghirardello (Lanerossi Vicenza) nato il 25-7-1940 a Breganze mediano
Romano Bagatti (Spal) nato a Perignano (Pisa) 12-9-1940 centravanti rapido e con il senso del goal ha poi militato prevalentemente in squadre di Serie C nell’Italia centrale.
Sergio Carmely (Spal) nato a Trieste 31 – 7 – 1940 mediano
Manlio Muccini (Spal) nato a Riccione il 25-9-1940 difensore centrale. Passato al Bologna con la stagione 1963 – 64 disputò in rossoblù diversi campionati
Pietro Rossi (Spal) nato a Scarperia Mugello il 24-6-1940 centravanti
Adriano Birtig (Udinese) nato a Udine il 12-5-1940 centravanti. Dopo l’esordio in Serie A non è riuscito ad affermarsi nonostante notevoli mezzi tecnici.
SERIE B
Umberto Ratti (Brescia) nato a Brescia il 9-3-1940. Terzino sinistro dal calcio potentissimo dopo essere passato al Genoa è stato protagonista con il Savona dell’ultima ascesa (e discesa) della squadra bianco blu in Serie B.
Glauco Gilardoni (Lecco) nato a Civenna (Como) il 7-3-1940. Ala sinistra: dal Napoli al Genoa, il suo massimo exploit nelle fila del Savona nella stagione 1965 – 66: 15 goal in coppia quel il suo “gemello” di stagione Pierino Prati. Successivamente ancora al Brescia e al Padova.
Nicola Ciccolo (Messina) nato a Messina il 10-4 – 1940 successivamente alla Spal. Una sgusciante ala sinistra.
Guglielmo Magazzù (Messina) nato a Messina il 18-12-1940 terzino. Un’altra promessa mancata. Titolare della nazionale juniores ma mai riuscito ad affermarsi in prima squadra.
Michele Chirico (Modena) nato a Bari il 22-8 – 1940. Centromediano a lungo titolare con i “canarini”.
Ugo Tomeazzi (Modena) nato a Bomporto (il paese dei fratelli Sentimenti) il 24-12-1940. Centravanti tecnico poi acquistato dall’Inter ma presto ceduto al Torino poi al Mantova
Giancarlo Cella (Novara) nato a Bobbio (Piacenza) il 5-6-1940 centrocampista poi “libero” a lungo al Torino e all’Inter, giocatore estremamente tecnico di grande rendimento.
Giovanni Udovicich nato a Fiume il 1-1-1940 centromediano di grande statura, magnifico colpitore di testa. La “bandiera” nella storia del Novara.
Ilario Castagner (Reggiana) nato a Vittorio Veneto il 18 – 2 – 1940 centravanti ma, in seguito soprattutto allenatore del Perugia dei miracoli, vice campione d’Italia (senza perdere una partita) e successivamente sulle panchine sia dell’Inter sia del Milan.
Gianfranco Garbuglia (Sambenedettese) nato a Corridonia il 24-11-1940 terzino con i momenti migliori in carriera nel Messina.
Filippo Tasso (Sambenedettese) nato a Milano il 26-8-1940. Dopo aver esordito in Serie A con la Roma non riuscì ad affermarsi come sarebbe stato possibile considerate le qualità tecniche
Enrico Brambilla (Monza) nato a Monza il 31-3-1940 centrocampista di fatica con diverse stagioni nel Messina e nel Genoa.
Italo Del Negro (Triestina) nato a Basiliano (Udine) il 17-2-1940 centrocampista di copertura con i migliori campionati in Serie A con il Mantova
Claudio Demenia (Triestina) nato a Trieste il 23-7-1940, centravanti fedelissimo dei rossoalabardati
Giovanni De Min (Triestina) portiere nato all’Asmara il 28-5-1940 prelevato dal Belluno successivamente alla Roma, come rincalzo.
Giorgio Maioli (Verona) nato il 18-6-1940 a Verona centrocampista di classe purissima, idolo dei tifosi della sua città.
SERIE C
Carlo Barzaghi (Biellese) 19-3-1940 mediano cresciuto nel Cenisia di Torino
Luciano Del Bene (CRADA Monfalcone) nato a Ronchi il 13-3.-1940, terzino in Serie A con Spal e Napoli
Roberto Bertani (Legnano) nato a Nerviano l’8-2-1940. Soprannominato “Nordahlino” arrivò a Savona dal Fanfulla deludendo largamente le aspettative (stagione 1965 – 66)
Ivano Canella (Mestrina) nato a Carmignano sul Brenta il 20-8-1940 portiere
Federico Iaconissi (Pordenone) nato a Roveo il 30-3-1940 veloce e potente sia all’ala, sia al centro dell’attacco
Bruno Borfiga (Sanremese) nato a Sanremo il 3-12-1940 terzino destro poi a lungo colonna della Ventimigliese
Francesco Stacchino (Sanremese) nato a Chieri 20-2-1940 mezz’ala di grande classe dopo aver esordito in Serie A con la Juventus, prestato prima alla Sanremese poi alla Biellese non ha mai saputo ripetere le prodezze della prima gioventù.
Luciano Angelini (Savona) portiere nato a Savona il 30 – 1 – 1940. Successivamente una carriera sul binario Cuneo – Cairese con 2 presenze nella nazionale dilettanti e titolare fisso per molte stagioni della rappresentativa ligure di Promozione.
Umberto Campioli (Spezia) 21-11-1940 La Spezia, mezz’ala di centrocampo: una carriera tra gli “aquilotti”.
Giancarlo Rimoldi (Varese) nato a Cislago il 18-6-1940 per diverse stagioni centravanti della Pro Patria in Serie C
Arturo Ferrari (Carbosarda) nato a Noceto (Parma) il 30-3-1940 proveniente dal Siena, centravanti dotato di un buon senso del goal
Alberto Prenna (Maceratese) nato a Macerata il 25 – 7 – 1940 centromediano
Raffaello Vescovi (Pisa) nato a Rivergaro il 6-6-1940 mediano laterale
Italo Rizza (Prato) nato a Prato il 19-2-1940 centromediano
Antonio Fiorini (Siena) nato a Siena il 22-1-1940 mediano laterale
Amedeo Stenti (Tevere Roma) nato a Civitavecchia il 4-10-1940 trasformato da centravanti a difensore in seguito in Serie A con Lanerossi Vicenza e Napoli
Sandro Tedde (Torres) nato a Sassari l’8 – 10 – 1940 a lungo portiere titolare della squadra sassarese
Alberto Bazzarini (Avellino) nato a Roma il 21-3-1940, cresciuto nel vivaio giallo rosso centrocampista di ottimo livello tecnico
Nicola Gambino (Barletta) nato a Barletta 15-4-1940 mezz’ala, protagonista dell’ascesa in Serie A del Foggia di Don Oronzo Pugliese.
Antonio Buccione (Reggina) nato a Murlis di Zoppole, mediano poi in Serie A con il Bari
Dunque la Roma ha perso a tavolino la partita con il Verona per aver sbagliato a scrivere la lista. Non è la prima volta che capita (ricordo il Genoa per aver fatto giocare Boisfer squalificato e altri casi) ma è davvero incredibile come club superprofessionistici, con dirigenti pagati fior di milioni, possano incappare in simili disavventure.
Un fatto che la dice lunga sull’approssimazione presuntuosa sulla quale vive la struttura del calcio (l’altro fatto del giorno riguarda la vicendaccia dell’esame di italiano presuntamente sostenuto da Suarez a Perugia pare con la vergognosa complicità di rettore e docenti) ma che denota l’assoluta mancanza di passione sposata ad una palese arroganza che i sedicenti addetti ai lavori dimostrano nello svolgere quelle che dovrebbero essere le loro mansioni. Un insulto nei confronti di un rito emozionante e di chi negli ruggenti dei “poveri ma belli” trovava nel calcio amicizia e solidarietà anche nelle più intense rivalità. Eppure, nel gran tempo del “nostro calcio” e al livello nel quale agivamo in varie vesti, scrivere la lista rappresentava il momento più emozionante della settimana. Ci si allenava al martedì e al giovedì: al tardo pomeriggio nei bar, nelle società di mutuo soccorso, negli oratori dove avevano sede le squadre si appendevano le liste con i convocati. E quando al sabato si incontrava un dirigente o un compagno di squadra la domanda d’obbligo era “hai firmato la convocazione?”.
Non c’erano le sostituzioni (per i portieri la faccenda sarebbe stata possibile a partire dal 1966; per un giocatore di movimento – il famoso numero 13 – dal 1970) quindi la lista comprendeva 14-15 nomi, uno tra questi era destinato a svolgere il compito di “linesman” e agli altri 2 o 3 ad accomodarsi mestamente in tribuna (quando c’era) o dietro la rete di recinzione (più spesso).
Ecco Livio Faggion penultimo a destra. Un grande protagonista del nostro mondo del calcio savonese in quegli anni avventurosi
La convocazione doveva essere controfirmata dai giocatori per poter disporre della certezza (mai assoluta) della presenza domenicale: per via delle 4 partite su un singolo campo le difficoltà sorgevano quando si trattava della partita delle 8,45 del mattino oppure di quella delle 13,30 del pomeriggio. Orari veramente scomodi, in particolare per le trasferte e di mezzo famiglie per il pranzo domenicale, interrogazioni del lunedì, fidanzate esigenti.
In ogni caso, al sabato verifica per quanto possibile: molti si facevano vedere in sede, che rappresentava anche il posto nel quale si trascorreva buona parte del tempo libero; altri dovevano essere rintracciati in vario modo, telefoni in casa ce n’erano pochi e in molti casi il dirigente doveva salire le scale e bussare la porta per avere la conferma (mai assoluta) della presenza.
Capitava di giocare ad Albenga alle 13,30 e di trovarsi in 6 alla stazione della SATI per salire sul pullman delle 11,30 in piazza del Popolo, con il buon Ghiglia accompagnatore, un’istituzione e una sicurezza per quelli della Priamar, nella speranza che alla fermata delle Fornaci fossero in 5 ad aspettare: quella volta, pioveva, erano proprio in cinque.
Su questo punto avrei tanti episodi da raccontare, ma mi limito ad uno soltanto.
Al campo “Faraggiana” di Albissola in programma Santa Cecilia – Priamar per la domenica alle 13,30 in anteprima ad Albisola – Gruppo C.
Al giovedì sera la Federazione nella persona del segretario Borzone ci comunica che, per causa di forza maggiore la partita di campionato juniores dell’Albisola era stata spostata in quell’orario e a noi sarebbe toccato giocare al sabato pomeriggio alle 15.
Panico: come avvertire tutti, tenuto conto che molti al sabato pomeriggio lavoravano.
Incarico affidato a Livio Faggion, direttore sportivo e dinamicissimo titolare del Bar Livio situato a fianco della Chiesa del Sacro Cuore.
Come fu e come non fu al sabato al Faraggiana eravamo in 10, compreso lo scrivente che rivestiva il ruolo di direttore tecnico ma che risultava tesserato, con due portieri.
Disperazione: Livio interpellato accampava scuse :”son passou, a ghea a mamma”… e via dicendo. In realtà aveva un asso nella manica, era tesserato anche lui ma non aveva mai avuto il piacere di esordire anche se non era proprio un ragazzino.
Sono convinto che avesse colto l’occasione per non avvisare qualcuno.
A quel punto lo stesso Livio affermò “gou a roba in sa macchina”. Detto fatto: Livio schierato all’ala destra. Quanto ai due portieri: Fulvio Porta intercambiabile in diversi ruoli si schierò addirittura terzino sinistro e mio fratello, l’indimenticabile Peo, prese il suo abituale posto tra i pali dove non si schiodava mai (o quasi: in una occasione al Santuario mi trovai costretto a schierarlo in attacco).
Giocai mediano a fianco di Giorgio Longhi con Guido Caviglia al centro, mentre Marcello Caraccio disputò, al solito, una fantastica partita con il numero 10 e Beppe Tarditi (in realtà lui poteva essere il terzo portiere) si schierò al centro dell’attacco. Avevamo anche un altro juniores quasi esordiente: Alberto Pellicciotta nel ruolo di mezz’ala di spola.
Se fisso la memoria ricostruisco anche la formazione: Astengo II, Vacca, Porta, Astengo I, Caviglia, Longhi, Faggion, Pellicciotta, Tarditi, Caraccio, Barbino (ala tattica).
Finì 2-2, insomma non perdemmo neppure in quelle condizioni, con doppietta di Cicci Barbino difensore votato all’attacco.
Comunque scrissi la lista come tante altre volte e non la sbagliai, a differenza dei superpagati dirigenti della Roma.
Questo ricordo è dedicato oltre che a Livio Faggion anche ad alcuni dirigenti savonesi scomparsi: dei grandi competenti, capaci di leggere le carte federali e precisi nel loro compito svolto soltanto in virtù di una grande passione.
Qualche nome da non dimenticare. Gaetano Chiarenza, Angin Aime, Giovanni Besio (Veloce), Gian Besio (Don Bosco), Claudio Petitti, Mario Vadone, Berto Marino, ma tanti altri sarebbero da aggiungere.
All’inizio delle scorse stagioni era tradizione spulciare l’elenco delle squadre partecipanti al campionato di Serie D e tirar fuori l’elenco delle cosiddette “nobili decadute”, quelle società cioè che in passato avevano partecipato alla Serie A e alla Serie B: di questi tempi l’elenco andava infittendosi per via dei tanti fallimenti registrati in questo folle mondo del calcio.
L’occasione però era buona soprattutto per ricordare le gesta del “nostro” glorioso Savona FBC, ricordare la partita venduta al Modena nel buio del Reposi, Valerio Bacigalupo, Valentino Persenda, Giulio Mariani, Marco Fazzi, Giuliano Taccola, Pierino Prati, Beppe Furino, Eugenio Fascetti e quant’altro.
Oggi non sarà così: il Savona FBC è inopinatamente sparito dalle scene calcistiche nazionali, disciolto come neve al sole sotto un cumulo di debiti, nell’indifferenza della Città e nella colpevole ignavia dei suoi rappresentanti istituzionali.
Alcuni temerari cirenei si sono assunti l’onere di fondare una nuova società, la ASD Savona, mantenendo i colori bianco blu: la prospettiva è quella di partecipare alla Prima Categoria: quella che un tempo era la “nostra” Seconda Categoria quella della Priamar, della Libertà Lavoro, della Villetta, del Freccero, dei Bagni Italia, del Don Bosco, della Judax.
E’ evidente che non potrà mai più esserci un collegamento storico: non si può neppure esclamare il vecchio motto delle monarchie assolute “Il Savona è morto, viva il Savona”. E sono molti i responsabili, diretti e indiretti, della scomparsa del glorioso, sì glorioso, Savona Fbc 1907.
Però le nobile decadute in Serie D ci sono e in Serie D c’è anche il Vado, ripescato dopo l’assurda retrocessione pre-lockdown. Vado che rappresenterà da solo (gli era già capitato in passato: a memoria stagione 1954 – 55) la provincia di Savona al livello di torneo interregionale e che fa anch’esso di diritto parte dei club più titolati avendo in bacheca la Coppa Italia 1922, la prima nella storia della competizione.
Il più grande Varese di tutti i tempi: 67-68, 5-0 inflitto alla Juve in quel di Masnago
Andiamo però per ordine.
Queste le nobili decadute della Serie D 2020 – 2021.
Hanno partecipato alla Serie A, dall’istituzione del girone unico (1929 – 30): Casale (campione d’Italia 1913-14); Varese , arrivato in Serie A alla metà degli anni ’60 e nelle cui fila hanno militato Anastasi (i tifosi savonesi con i capelli bianchi ricordano benissimo), Boninsegna, Trapattoni, Picchi; Legnano, anni’50 nella massima divisione, in lilla Palmer nazionale svedese, Tino Castano futuro capitano della Juve; Livorno, adesso l’insegna è tornata Pro Livorno, vice -campione d’Italia 1942 – 43 a un punto dal grande Torino; Siena, anni 2000, sulla panchina anche Antonio Conte; Messina, a più riprese nella massima divisione con esordio nella stagione 63-64 salvezza conseguita con l’arrivo a novembre del paraguiano Benitez, poi campione d’Europa con il Milan.
Più forte la pattuglia delle “nobili decadute” arrivate fino alla Serie B: Derthona negli anni’30 come la Sanremese dei Frione, Gilardoni, Ventimiglia; il fortissimo Prato anni’60 con l’ex-Fiorentina dello scudetto Prini e tra i pali anche Italo Ghizzardi; il Rimini del coraggioso portiere Zelico Petrovic negli anni’80; il Campobasso anni’80 allenato dallo svedese Grip che in patria era stato il maestro di Sven Goran Eriksson; il Latina, poche stagioni or sono con storie societarie turbolente; Savoia di Torre Annunziata, vice-campione d’Italia dietro al Genoa 1923-24; Brindisi anni’70, in panchina Luis Menezies de Vinicius detto Vinicio; Fidelis Andria e Gallipoli, società pugliesi dalle storie tormentate (Andria addirittura radiata per una storiaccia di violenze nel 1978); Sorrento caro al comandante Lauro; Taranto dagli anni’50 fino a quelli ’80; Acireale anni’80, quando la squadra granata si chiamava Acquapozzillo ebbe tra i pali anche Beppe Ridolfi, un portiere che a Savona dimostrò grandi capacità e una meravigliosa modestia; Licata, poche stagioni negli anni ’90 con la presenza in panchina di Zdnek Zeman e Valentino Persenda e ancora, per finire, Rieti e Alba Trastevere la cui esperienza in Serie B coincise con due stagioni a 3 gironi nell’immediato dopoguerra 1946-47 e 1947-48.
La pubblicazione della classifica perpetua della Serie A, alla vigilia del nuovo campionato, è dedicata allo Spezia che sarà la 68a squadra a prendere parte a questo torneo. Da notare che all’Inter sono assegnati anche i campionati giocati come Ambrosiana – Inter, al Milan come Milano, al Genoa come Genova 1893 (denominazioni imposte dal fascismo). E’ escluso dal computo il campionato 1945 – 46 giocato su due gironi. Restano distinte la Sampdoria dalla Sampierdarenese e dal Liguria. Treviso, Carpi e Pistoiese, tornato il Benevento in Serie A, restano le sole squadre ad aver partecipato in una sola occasione al nostro massimo torneo nazionale.
Il “Toro” con la T di Talmone stampigliata sulla maglia non porterà fortuna: da sinistra in piedi: Vieri, Grava, Bearzot, Bertoloni, Tarabbia, Marchi; accosciati: Armano, Arce, Bonifaci, Mazzero, Farina
Campionato 1958 – 59, a dieci anni dalla tragedia di Superga, retrocede per la prima volta in Serie B il Torino una delle società “grandissime” nella storia del calcio italiano.
Si trattò davvero di un avvenimento epocale avvenuto al termine di un campionato molto travagliato nonostante che l’organico dei granata apparisse in partenza assolutamente all’altezza di una Serie A da condurre in tranquillità.
Tra l’altro proprio in quella stagione il “Toro” si presentò provvisto di una sponsorizzazione quella della “Talmone” che appariva con una vistosa T sulla maglia (all’epoca erano vietate le scritte sulle maglie considerate “luogo sacro” dell’identità e della memoria delle società): così come compariva la famosa R sulla maglia del Lanerossi Vicenza.
A rinforzare l’organico era arrivato “Pecos Bill” Virgili dalla Fiorentina che comunque fornì un considerevole apporto con 10 reti e il terzino Farina dalla Sampdoria mentre si rivelò un grosso problema quello del portiere: in finale di stagione giubilato Rigamonti e giudicato troppo inesperto il giovanissimo Lido Vieri fu addirittura ripescato l’anziano Sentimenti IV dall’insidiosa miopia.
Sulla panchina il campionato fu iniziato da una vecchia gloria torinista come Federico Allasio, poi si tentò, alla fine, anche un ardito cambio di allenatore promuovendo l’anziano Bertoloni, una delle prime ali tornanti nella storia del campionato italiano, che pure in quella stagione disgraziata giocò 11 partite segnando 2 reti.
Eppure il campionato sembrava iniziato sotto i migliori auspici con un rotondo 6-1 inflitto nel derby piemontese all’Alessandria.
La retrocessione si decide tra la dodicesima e la sedicesima giornata del girone d’andata con cinque sconfitte consecutive una sola rete segnata e ben 23 subite.
Il precipizio in Serie B durò soltanto una stagione: il campionato cadetto 1959 – 60 (iniziato con l’amichevole inaugurale dello stadio Bacigalupo di Legino) si rivelò assolutamente propizio e il Toro riprese immediatamente il suo posto in Serie A. Furono promosse anche Lecco e Catania.
Raccontiamo allora nel dettaglio tutte le 34 tappe di quel “calvario granata”.
Il 19 settembre torna il campionato di calcio, stagione 2020-2021. Un mese dopo rispetto alla tradizione agostana ormai consolidata. Non una novità in assoluto, ma un’anomalia causata dall’emergenza sanitaria che ha costretto prima ad una lunga interruzione del campionato 2019 – 2020 e successivamente a una intensissima fase di recupero conclusa domenica 2 agosto dopo un vero e proprio “tour de force”.
Tralasciamo il discorso sulle scarse possibilità di recupero fisico per i giocatori e alle conseguenze che si verificheranno sull’andamento del torneo e il livello del gioco. Occupiamoci, come ci compete di storia del calcio.
Ormai da molte stagioni esigenze di programmazione televisiva e di calendario legato alle competizioni internazionali avevano spostato l’avvio della Serie A alla metà di agosto.
Il 19 settembre rappresenta un ritorno all’indietro, alla tradizione, quando il calendario era legato ad altri fattori, non c’erano i computer e il ragionier Molinari, segretario della Lega, lo compilava a mano andando in vacanza in montagna.
I giocatori, salvo gli impegni per Mondiali ed Europei, godevano di periodi di riposo molto più lunghi e l’avvio dei “raduni” oscillava tra la metà e la fine di luglio con le prime “amichevoli” a cavallo del Ferragosto.
Il campionato iniziava così a settembre, finite le vacanze e in prossimità della riapertura delle scuole rigorosamente prevista per il 1° Ottobre San Remigio, in tutta Italia.
Siamo andati così a ripescare una prima giornata di campionato svoltasi proprio un 19 settembre.
Stagione 1948 – 49: una stagione “pietra miliare” nella storia del campionato italiano perché contrassegnata, purtroppo, dalla più grande tragedia che mai abbia colpito il nostro calcio, quella della scomparsa del grande Torino a Superga.
Ricordiamo allora per intero quella prima giornata.
Il Grande Torino caduto con tecnici e dirigenti il 4 maggio 1949
Con grande piacere da qualche giorno riceviamo richieste di informazioni sulla Carbosarda. Per il nostro blog un motivo in più per ricordare i legami sportivi e affettivi tra il Savona Fbc e la squadra sarda. Con un affettuoso saluto dedichiamo questo ricordo agli amici sportivi di Carbonia.
La vecchia Carbosarda, illustri trascorsi in Serie C, è cara al nostro cuore. Con la maglia bianca con il colletto blu hanno giocato atleti che hanno intrecciato il loro cammino con quello del Savona: da Bruno Molinari, indimenticato centromediano degli striscioni nel campionato 1948 – 49, quello per chiarire del “per un punto Martin perse la Cappa”, al terzino Massone, savonese, un grande amore con i ragazza della Centrale (c’è ancora chi ricorda i roventi incontri con la fidanzata sul ballatoio del quarto piano del civico numero 11 di corso Vittorio Veneto, e gli allenamenti di un portierino sulla spiaggia di via Libia, ora Cimarosa), futuro bidello dell’Itis di piazza Brennero, al grandissimo Livio Gennari, “l’uomo del corner”, uno dei giocatori di maggior classe che abbiamo visto in Corso Ricci, per arrivare al duo Turotti – Serena arrivati a Savona nella stagione inaugurale del “Bacigalupo” (1959 – 60): giocatori da ricordare.
Abbiamo così preso spunto dalla notizia arrivataci purtroppo in ritardo della morte di Giordano Turotti per ricordarlo e ricordare tutta l’epopea sportiva della Carbosarda.
Turotti aveva rappresentato una delle colonne della Carbosarda che negli anni ’50 scrisse pagine indimenticabili del calcio sardo. Nativo di Orzinuovi, cittadina in provincia di Brescia, arrivò a Carbonia nell’estate del 1953, proveniente dall’Orceana, squadra lombarda di Promozione regionale. Il suo arrivo a Carbonia, inizialmente, non destò grande entusiasmo tra i tifosi biancoblu, per via della giovane età e della poca esperienza che, fino ad allora, si era consumata nei campionati dilettantistici. Ben presto però tutti si dovettero ricredere, per le sue grandi qualità che confermarono pienamente le credenziali fornite a mister Stefano Perati dai suoi collaboratori bresciani.
Giordano Turotti ha giocato con la maglia della Carbosarda 6 campionati consecutivi, totalizzando 171 presenze e 33 reti. Calciatore dal fisico non eccezionale, possedeva una classe cristallina, grande tecnica, doti che consentivano al tecnico di impiegarlo in tutti i ruoli dell’attacco, con risultati sempre eccellenti. Visse con il Carbonia il periodo d’oro del calcio minerario segnando anche un goal alla Fiorentina in Coppa Italia.
Alla fine del ciclo della Carbosarda, venne acquistato dal Savona, in serie C, insieme all’altro folletto dell’attacco biancoblu Luciano Serena, con il quale è rimasto molto legato anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo.
Nel periodo della sua permanenza a Carbonia, conobbe e sposò una ragazza di Calasetta ed al paese sulcitano è rimasto sempre molto legato, trascorrendovi le ferie ed incontrando sempre vecchi compagni di squadra ed amici.
Nel 2003 non volle mancare, a Carbonia, nella sala consiliare del Comune, alla presentazione del libro “Carbonia, Carbosarda – Passione per la squadra biancoblu – La storia dal 1939 al 2000”, di Franco Reina, Giampaolo Cirronis Editore, dal quale sono tratte le informazioni storiche.
A sinistra: Giordano Turotti. poi la formazione della Carbosarda 1956-57: da sinistra in piedi: Savigni, Savino, Cavallini, Dioni, il grandissimo Livio Gennari, Braccini accosciati: Zoboli, Torriglia, Turotti, Pin, Trenzani.
TUROTTI E SERENA INDIVISIBILI ANCHE CON GLI STRISCIONI SAVONESI
Ecco Giordano Turotti e Luciano Serena in maglia bianco blu, questa volta a “striscioni” verticali, quella del Savona FBC, qui in versione “De Martino” stagione 1959 – 60.
Ricorda Antonio Serreli: “Nel 1957 ha addirittura ospitato la Fiorentina in Coppa Italia con giocatori del calibro di Montuori, Sarti, Magnini, Chiappella e Cervato. Allora c’era la mitica Carbosarda con Stefano Perati in panchina. Allora giocavano Cavallini, Zoboli, Conti, Braccini, Molinari, Trenzani, Pin, Serena, Bercarich, Gennari, Turotti. Ed ancora Marchisio, Busetto, Michelucci. Tutta gente con esperienza in B e addirittura in serie A. Allora, la città era ricca. Si giocava la serie C a girone unico, dal Trentino alla Calabria, passando per Venezia, Marzotto, Siena, Modena, Empoli, Molfetta. Roba da non crederci. La Carbosarda fu protagonista anche di gran derby col Cagliari e la Torres. Ricordi che, nessuno, a Carbonia, ha cancellato”.