1953.54 E 1954.55 QUANDO IN SERIE B C’ERA IL DERBY DELLA LANA: LANEROSSI VICENZA – MARZOTTO COLOSSI DELL’INDUSTRIA VENETA

1953-54: la prima edizione del Vicenza diventato Lanerossi

Il 26 giugno 1953 accadde un evento che avrebbe cambiato la storia della società vicentina per molti decenni: la vecchia Acivi fu acquistata dal colosso laniero di Schio, la Lanerossi, fondata nel XIX secolo da Alessandro Rossi. Non si tratta del primo caso di sponsorizzazione calcistica in Italia, all’epoca ancora vietata, ma invece di un cosiddetto abbinamento, cioè una vera e propria acquisizione: la società calcistica divenne una costola dell’azienda tessile, portandone anche il nome e il simbolo – la “R” – sulle maglie (le sponsorizzazioni saranno permesse solo all’inizio degli anni 1980). Il logo rimase sulle maglie biancorosse fino alla stagione 1988-1989, anche se l’azienda non contribuiva economicamente più dagli inizi del decennio.

La “R” è poi tornata in tempi recenti sulla maglia della squadra vicentina quale simbolo storico della società

L’iniezione di fiducia e soprattutto di denaro liquido permise di allestire una squadra che ben presto, dopo una stagione di assestamento, tornò nel 1955 in Serie A dopo sette anni di attesa, con l’allenatore Aldo Campatelli. Da notare che in quella prima edizione del Lanerossi Vicenza compare anche Luciano Testa, grande centroavanti e miglior giocatori di tutti i tempi, albenganese doc e a lungo protagonista, in varie vesti, della storia della società ingauna. Nel Marzotto troviamo Enzo Occhetta, luminosa carriera in campo tra Milan (52 presenze, 2 goal) e Genoa (107 presenze, una rete), meno fortunato in panchina alla guida del Savona post Rabitti in Serie B, unica apparizione biancoblu nella cadetteria, e l’anno successivo in Serie C, esperienze che non hanno avuto seguito.

In quelle due stagioni di Serie B si disputarono i derby con il Marzotto di Valdagno: la squadra (ormai scomparsa) che apparteneva all’omonima industria laniera e che i proprietari, grandi sportivi (Paolino fu anche vincitore della Mille Miglia) avevano portato in Serie B mantenendo la categoria per un lungo periodo.

Di seguito la classifica dei due campionati e i tabellini dei derby.

SERIE B 1953-54:

Catania 43, Pro Patria 41, Cagliari 41, Como 40, Marzotto 39, Lanerossi Vicenza 37, Verona 36, Monza 36, Brescia 33, Modena 30, Messina 30, Salernitana 30, Padova 29, Alessandria 29, Pavia 29, Trevisto 29, Fanfulla 28, Piombino 27.

SERIE B 1954-55:

Lanerossi Vicenza 50, Padova 42, Modena 40, Legnano 40, Brescia 37, Como 37, Messina 36, Marzotto 35, Cagliari 33, Parma 33, Taranto 32, Salernitana 31. Palermo 30, Monza 30, Alessandria 28, Verona 28, Treviso 27, Pavia 23.

CAMPIONATO 1953-54

QUINTA GIORNATA 11 OTTOBRE 1953

Marzotto – Lanerossi Vicenza 3-0

reti: Remonti (2) Deprati

Marzotto: Servidati, Fongaro, Zanoni, Masiero, Maran, Svorinich, Deprati, Remonti, Marchetto, Occhetta, Ruffinoni

Lanerossi Vicenza: Sartori, Binda, Formica, Bonci, Lancioni, Dal Pos, David, Santagiuliana, Fabris, Bellini

arbitro Maurelli di Roma

VENTIDUESIMA GIORNATA 28 FEBBRAIO 1954

Lanerossi Vicenza – Marzotto 0-0

Lanerossi Vicenza: Sartori, Binda, Formica, Bonci, Lancioni, Dal Pos, Migliorini, Marra, Campana, Fabris, Savoini

Marzotto: Servidati, Fongaro, Zanoni, Masiero, Maran, Svorinich, Novali, Remonti, Bressa, Occhetta, Grisa

arbitro: Perego di Milano

CAMPIONATO 1954-55

QUINTA GIORNATA 17 SETTEMBRE 1954

Lanerossi Vicenza – Marzotto 1-0

rete: Miglioli

Lanerossi Vicenza: Sentimenti IV; Giaroli, Pavinato, Moro, Lancioni, Bonci, Manzardo, Vicini, Testa, Miglioli, Motta

Marzotto: Servidati, Fongaro, Zanoni, Masiero, Santagiuliana, Svorinich, Deprati, Fiorio, Marchetto, Occhetta, Novali

arbitro: Campanati di Milano

VENTIDUESIMA GIORNATA 27 marzo 1955

Marzotto – Lanerossi Vicenza 0-1

rete: Campana

Marzotto. Vecil, Scarrone, Zanoni, Masiero, Svorinich, Sacchiero, Novali, Fiorio, Marchetto, Occhetta, Ruffinoni

Lanerossi Vicenza: Sentimenti IV; Giaroli, Pavinato, Moro, Lancioni, Bonci, Manzardo, Campagnoli, Campana, Miglioli, Motta

arbitro: Piemonte di Monfalcone.

UNA RICOSTRUZIONE DEL TUTTO SORPRENDENTE

Leggiamo sulla “Gazzetta dello Sport” online:Più che di un’invenzione questa è la storia di un modello. Il modello del calcio dell’est. Che cosa fu? Quando e come si sviluppò? Quali furono le squadre che, più delle altre, portarono avanti l’idea? Quali i tecnici che seppero imporsi e garantire un’evoluzione a tutto l’ambiente? Erano difensivisti oppure offensivisti? In sostanza, come si giocava a pallone al di là del Muro di Berlino? Le risposte necessitano di un lungo viaggio a ritroso della memoria e di un’attenta analisi del fenomeno sportivo nell’universo comunista. Fare calcio a Mosca o a Bucarest, a Praga o a Budapest, a Varsavia o a Sofia, all’epoca della Guerra Fredda, era una faccenda che implicava anche questioni politiche. I giocatori erano irregimentati, facevano parte dell’esercito o della polizia. La loro missione era vincere per conto del popolo e dello Stato, in modo da mostrare all’Occidente che i loro metodi e le loro qualità erano superiori. Si viveva qualsiasi manifestazione, qualsiasi partita come se fosse un duello tra due filosofie contrapposte, ed è in questa ottica che si deve guardare la realtà se si desidera capire che cosa fu il calcio al tempo della falce e del martello. L’esasperato atletismo e le rigide disposizioni tattiche, che le squadre dell’est misero in mostra, sono le qualità che spesso ritroviamo al giorno d’oggi, quando alla carenza sul piano tecnico (perché non c’è più nessuno, nei settori giovanili, che insegni ai ragazzi come si stoppa o come si calcia il pallone) si cerca di sopperire con la corsa, con la forsennata velocità e con una visione della partita che è molto simile a una sfida di scacchi.

Raramente abbiamo letto una ricostruzione storica del calcio più fantasiosa e fuorviante almeno per quella che riguarda a cavallo degli anni’50 la formazione più rappresentativa dell’Est europeo: la grande Ungheria, l’arancysipat che per 4 anni resto imbattuta e travolse a Wembley l’Inghilterra fino a quel punto imbattuta in casa nei confronti con le squadre continentali.

Questo il dettaglio di quel periodo per la squadra ungherese:

UNGHERIA

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L’Ungheria tutte stelle: in piedi, Gyula Lóránt, Jenő Buzánszky, Nándor Hidegkuti, Sándor Kocsis, József Zakariás, Zoltán Czibor, József Bozsik e László Budai. Accosciati: Mihály Lantos, Ferenc Puskás e Gyula Grosics

Aprile 1950 Budapest: Ungheria – Cecoslovacchia 5-0

Maggio 1950 Vienna: Austria – Ungheria 5-3 (ultima sconfitta prima di quella della finale del 1954)

Giugno 1950: Varsavia Polonia – Ungheria 2-5

Giugno 1950 Praga: Cecoslovacchia –Ungheria 2-3

Settembre 1950: Budapest : Ungheria – Albania 12-0

Ottobre 1950 Budapest: Ungheria – Austria 4-3

Maggio 1951: Budapest: Ungheria – Polonia 6-0

Ottobre 1951: Vitokvice: Cecoslovacchia – Ungheria 1-2

Novembre 1951: Budapest: Ungheria – Finlandia 8-0

Maggio 1952: Chenaritz: DDR – Ungheria 0-5

Maggio 1952: Chenaritz: DDR – Ungheria 0-3

Maggio 1952: Budapest: Ungheria – Bulgaria 1-1

Giugno 1952 Varsavia Polonia – Ungheria 1-5

Giugno 1952 Mosca : URSS – Ungheria 1-1

Giugno 1952: Helsinki: Finlandia – Ungheria 1-6

Luglio 1952 (torneo olimpico): Turku: Ungheria – Romania 2-1

Luglio 1952 (torneo olimpico) Helsinki. Ungheria – Italia 3-0

21 luglio 1952

Reti: Palotas (2), Kocsis.

Ungheria: Grocsis, Buzansky, Lantos, Lorant, Bozsik , Zakarias, Csordaa, Kocsis, Palotas, Puskas, Hidegkuti.

Italia: Bugatti, Rota, Corradi, Neri, Azzini, Venturi, Mariani, Pandolfini, La Rosa, Gimona, Fontanesi.

Arbitro: Van der Meer (Olanda).

Luglio 1952 (torneo olimpico): Kotka Ungheria – Turchia 7-1

Luglio 1952 (torneo olimpico): Helsinki Ungheria – Svezia 6-0

Agosto 1952 (torneo olimpico): Ungheria – Jugoslavia 2-0

2 agosto 1952

Reti: Puskas, Czibor.

Ungheria: Grocsis, Buzansky, Lantos, Lorant, Bozsik , Zakarias, Kocsis, Palotas, Puskas, Hidegkuti, Czibor.

Jugoslavia: Beara, Stankovic, Crnovic, Caijokovski, Horvath, Boskov, Ognjanovic, Mitic, Bobek, Vukas, Zebec.

Arbitro: Ellis (Inghilterra).

Settembre 1952 Berna: Svizzera – Ungheria 2-4

Ottobre 1952 Budapest: Ungheria – Cecoslovacchia 5-0

Aprile  1953: Budapest: Ungheria – Austria 1-1

Maggio 1953 Roma: Italia – Ungheria 0-3 (inaugurazione stadio Olimpico di Roma)

17 maggio 1953

Reti: Hidegkuti, Puskas, Puskas.

Italia: Sentimenti IV, Giovnanini,Cervato, Bertoletto, Grosso, Venturi, Boniperti (Vivolo), Pandolfini, Galli, Amadei, Cervellati.

Ungheria: Grocsis, Buzansky, Lantos, Lorant, Bozsik , Zakarias, Budai II, Kocsis,Puskas, Hidegkuti (Palotas), Czibor.

Arbitro: Evans (Inghilterra).

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La nazionale italiana nel giorno dell’inaugurazione dello stadio Olimpico di Roma

Luglio 1953: Stoccolma: Svezia – Ungheria 2-4

Ottobre 1953: Praga: Cecoslovacchia – Ungheria 1-5

Ottobre 1953. Vienna: Austria – Ungheria 2-3

Novembre 1953: Budapest: Ungheria – Svezia 2-2

Novembre 1953: Londra: Inghilterra – Ungheria 3-6 (è la vera partita del secolo: per la prima volta nella storia del calcio gli inglesi perdono in casa da una squadra continentale). I campo quanto di meglio potesse esserci sui campi di calcio per quei tempi. Una delizia per gli oltre 100mila spettatori.

23 novembre 1953 – Londra, Wembley Stadium

Inghilterra: Merrick, Ramsey, Eckersley, Wright (c), Johnston, Dickinson, Matthews, Taylor, Mortensen, Sewell, Robb.

Ungheria: Grosics (c), Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakariás, Budai, Kocsis, Hidegkuti, Puskás, Czibor.

Reti: 1’ Hidegkuti, 13′ Sewell, 20’ Hidegkuti, 24’ e 27’ Puskas, 38’ Mortensen, 50’ Boszik, 53’ Hidegkuti, 57’ Ramsey.

Spettatori: 105.000.

Arbitro: Leo Horn (Olanda).

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Wembley: entrano in campo le squadre. Gli inglesi usciranno per la prima volta sconfitti nel loro stadio

Febbraio 1954 Il Cairo: Egitto – Ungheria 0-3

Aprile 1954 Vienna: Austria – Ungheria 0-1

Maggio 1954 Budapest: Ungheria – Inghilterra 7-1

Nepstadion, Budapest, 23 maggio 1954: Ungheria-Inghilterra 7-1

Ungheria: Grosics, Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakariás, Toth, Kocsis, Hidegkuti, Puskás, Czibor.

Inghilterra: Merrick, Staniforth, Byrne, Wright (c), Owen, Dickinson, Harris, Sewell, Jezzard, Broadis, Finney

Reti: 10’ Lantos, 17′ Puskás, 19′ e 57’ Kocsis, 59′ Hidegkuti, 63’ Toth, 68’ Broadis, 71’ Puskas Spettatori: 92.000.

Arbitro: Giorgio Bernardi (I).
Giugno 1954 (mondiali). Zurigo Ungheria – Corea del Sud 9-0

Reti: Puskas (2), Lantos, Kocsis (3), Czibor, Palotas (2)

Ungheria: Grosics (c), Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Szojka, Budai II, Kocsis, Palotas, Puskás, Czibor.

Corea del Sud: Hong, Park, Ming, Yae Sung, Kang, Chu Young, Han, Park Kap, Sung Nak, Woo Sang, Choi Chung.

Arbitro: Vincenti (Francia).

 Giugno 1954 (mondiali), Basilea: Ungheria – Germania 8-3

Reti: Kocsis (4), Puskas, Hidegkuti (2), Toth II, Pfaff, Rahn, Hermann.

Ungheria: Grosics, Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakarias , Toth II, Kocsis, Hidegkuti, Puskás, Czibor.
Germania Ovest: Kwiatowski, Bauer, Liebrich, Kholmayer, Posipal, Mebus, Rahn, Eckel, Fritz Walter, Pfaff, Hermann.

Arbitro: Ling (Inghilterra).

Giugno 1954 (mondiali), Berna: Ungheria – Brasile 4-2 (Gianni Brera affermava essere stata questa la più bella partita cui avesse assistito nella sua lunga carriera di cronista sportivo)

Reti: Kocsis (2), Hidegkuti, Lantos rigore, Djalma Santos  rigore, Julinho.

Ungheria: Grosics, Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakarias , Toth II, Kocsis, Hidegkuti Toth I, Czibor.

Brasile: Castilho, Djalma Santos, Nilton Santos, Pinehiro, Brandaozinho, Bauer, Julinho, Didi, Indio, Humberto Tozzi, Maurinho.

Arbitro: Ellis (Inghilterra).

Giugno 1954 (mondiali), Losanna : Ungheria – Uruguay 4-2 dopo i tempi supplementari

Reti: Czibor, Hidegkuti, Kocsis (2), Hohberg (2).

Ungheria: : Grosics (c), Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakarias , Budai II, Kocsis, Hidegkuti, Palotas, Czibor.

Uruguay: Maspoli, Santamaria, Martinez, Andrade, Carballo, Cruz, Souto, Ambrois, Hohberg, Schiaffino, Borges.

Arbitro: Griffiths (Galles).

Luglio 1954 (mondiali/finalissima), Berna: Germania – Ungheria 3-2

Reti: Puskas, Czibor, Morlock, Rahn (2),

Ungheria: Grosics (c), Buzánszky, Lantos, Bozsik, Lóránt, Zakarias, Toth I, Kocsis, Hidegkuti, Puskas, Czibor.

Germania Ovest: Herkenrath, Posipal, Kohlmeyer, Eckel, Liberich, Mai, Rahn, Morlock, Otmar Walter, Fritz Walter, Schaeffer.

 Totale: 37 partite, 31 vittorie, 4 pareggi, 2 sconfitte 162 reti segnate, 41 subite

La squadra di Sebes sviluppando un gioco d’attacco altamente spettacolare praticava già la “zona” con il primo “falso nueve” della storia Nandor Hidegkuti e tenendo strette le due mezzeali di punta (Kocsis e Puskas) due ali tornanti e l’onorevole Bozsik a fungere da centro mediano metodista.

Magari è vero il contrario di quello che si scrive nell’articolo della Gazzetta: l’Ungheria perse la finale dei mondiali del 1954 per varie ragioni soffrendo molto il “calcio atletico” della Germania (poi ci fu una questione di doping mai chiarita) mentre l’Italia in una partita di Coppa Internazionale giocata a Budapest (nel 1955, quindi non compresa nel nostro riepilogo) si presentò con un catenaccio gigantesco (al punto che vista la formazione che Foni intendeva schierare Boniperti preferì non scendere in campo dichiarandosi diplomaticamente malato). Gli azzurri restarono arroccati nella loro area per 80′ cedendo poi nel finale per 2-0.

Egualmente si potrebbe ricordare il gioco brillante, anche se incostante, della Jugoslavia la cui nazionale all’epoca era appellata “Il Brasile dei Balcani” e che la nazionale italiana soffriva particolarmente (nel 1955 0-4 per gli slavi a Torino, nel 1957 6-1 incassato dal blocco della Fiorentina a Zagabria).

Di grande spessore tecnico anche la formazione dell’epoca della Cecoslovacchia capace di arrivare alla finale del campionato del mondo del 1962 a Santiago del Cile dove il Brasile si impose per 3-1 (la Jugoslavia nella stessa occasione era arrivata in semifinale).

Davvero una ricostruzione quella dell’articolo in questione che meritava una replica immediata.

I MIGLIORI GIOCATORI GIOVANI AL MONDO: la classifica di FourFourTwo

1. JUDE BELLINGHAM (REAL MADRID)

  • Ruolo: Centrocampista centrale
  • Età: 19 anni

2. JAMAL MUSIALA (BAYERN MONACO)

  • Ruolo: Trequartista
  • Età: 19 anni

  •  (LIPSIA)
  •  Ruolo: Attaccante centrale
  • Età: 19 anni

4. GAVI (BARCELLONA)

  • Ruolo: Centrocampista centrale
  • Età: 18 anni

5. ENDRICK (PALMEIRAS)

  • Ruolo: Attaccante centrale
  • Età: 16 anni

6. YOUSSOUFA MOUKOKO (BORUSSIA DORTMUND)

  • Ruolo: Attaccante centrale
  • Età: 18 anni

7. ROMEO LAVIA (SOUTHAMPTON)

  • Ruolo: Mediano
  • Età: 18 anni

8. ALEJANDRO GARNACHO (MANCHESTER UNITED)

  • Ruolo: Ala sinistra
  • Età: 18 anni

9. HARVEY ELLIOTT (LIVERPOOL)

  • Ruolo: Trequartista
  • Età: 19 anni

10. CARNEY CHUKWUEMEKA (CHELSEA)

  • Ruolo: Centrocampista centrale
  • Età: 19 anni

I CINQUE ESORDIENTI PIU’ GIOVANI NELLA STORIA DELLA SERIE A

I 5 PIU’ GIOVANI ESORDIENTI NELLA STORIA DELLA NOSTRA SERIE A

1) Camarda da record

MILAN, ITALY - NOVEMBER 25:  Head coach of AC Milan Stefano Pioli reacts with Franceco Camarda of AC Milan during the Serie A TIM match between AC Milan and ACF Fiorentina at Stadio Giuseppe Meazza on November 25, 2023 in Milan, Italy. (Photo by Claudio Villa/AC Milan via Getty Images)

La svolta arriva con l’emergenza in attacco. Dopo l’infortunio di Okafor, Stefano Pioli ha lanciato in Serie A Francesco Camarda, stellina della Primavera di Abate. Attaccante classe 2008, è uno dei talenti in vetrina dei baby rossoneri. Camarda gioca e segna da sotto età e il Milan protegge da anni la sua crescita: in estate ha già debuttato con i grandi in amichevole, con la Fiorentina è entrato in campo per la prima volta in una partita ufficiale ed è diventato l’esordiente più giovane della storia della Serie A. Nato il 10 marzo 2008, ha giocato la prima in Serie A a 15 anni, 8 mesi e 13 giorni: ecco davanti a chi va a posizionarsi nella classifica dei debuttanti da record del campionato.

2)Wisdom Amey (Bologna)

Foto Castaldi/LaPresse 16 Luglio 2023 - Valles , Italia - sport, calcio - Bologna Vs Rio Pusteria  - Amichevole - Stadio Fußballplatz Valles Nella foto: Wisdom Amey (Bologna)  July 16, 2023 Valles, Italy - sport, calcio - Bologna Vs Rio Pusteria  - Italian Friendly - Fußballplatz Valles Stadium. In the pic: Wisdom Amey (Bologna)

Per il primo serve andare indietro giusto un paio d’anni. Il jolly difensivo del Bologna ha esordito in A il 12 maggio 2021, lanciato da Sinisa Mihajlovic contro il Genoa. Aveva 15 anni, 9 mesi e 1 giorno: il lunedì dopo è andato a scuola, come se nulla fosse, e oggi conserva quella maglia in un cassetto. “Ogni tanto la guardo, è sempre bella

3) Amadeo Amadei

Il terzo gradino del podio è occupato da uno dei più grandi bomber del calcio italiano. Amadeo Amadei, “Fornaretto”, è stato fino a pochi anni fa il totem in cima alla lista. Ha esordito a 15 anni, 9 mesi e 5 giorni, vestendo la maglia giallorossa in un Roma-Fiorentina 2-2 del maggio 1937. Ha segnato 174 reti in 423 presenze in campionato ed è oggi il marcatore più giovane della storia della Serie A, grazie alla prima rete segnata a 15 anni, 9 mesi e 13 giorni

4)Pietro Pellegri (Genoa)

Pietro Pellegri quando vestiva la maglia del Genoa. Ansa

A pari merito con Amadei c’è Pietro Pellegri, debuttante con il Genoa a 15 anni, 9 mesi e 5 giorni. Per lui la prima presenza arriva il 22 dicembre 2016, in una sconfitta per 1-0 contro il Torino. “Ho in casa il nuovo Messi, speriamo solo che non si monti la testa”, disse nel 2015 l’allora presidente del Genoa Enrico Preziosi.

5) Gianni Rivera (Alessandria)

Quindici anni, 9 mesi e 15 giorni sono serviti a Gianni Rivera per mettere piede in campo la prima volta in A. Non con il Milan, club a cui ha legato gran parte della carriera, ma con l’Alessandria. A due passi da casa, in un 1-1 contro l’Inter del 2 giugno 1959. Un derby prima del tempo.

CAMARDA ESORDIO A 15 ANNI ALL’OMBRA DI GIGIO DONNARUMMA,PAOLO MALDINI, GIANNI RIVERA E RENZO DE VECCHI

Francesco Camarda al momento dell’ingresso in campo per l’esordio in Serie A.

Sabato 25 novembre 2023, 82′ di Milan – Fiorentina: l’allenatore Pioli sostituisce Jovic con Francesco Camarda classe 2008 milanese prodotto del vivaio rosso-nero . Per poterlo convocare in Serie A il MIlan ha dovuto chiedere la deroga alla Federcalcio perché il limite minimo d’età è fissato (storicamente) a 16 anni.

Il pubblico di San Siro ha accolto con grande calore questo ragazzo che supera tutti i record di gioventù nel nostro campionato superando proprio un vero e proprio “monumento” nella storia rosso – nera: Paolo Maldini, figlio d’arte, esordiente nel 1985 a 16 anni e poi autore di una strepitosa carriera con 647 partite con il MIlan (29 reti) e 126 partite in nazionale, 7 scudetti e 5 coppe dei Campioni. Con Maldini da ricordare anche Gigio Donnarumma esordiente nel Milan a 16 anni lanciato da Sinisa Mihajlovic tra i pali rosso neri al posto del deludente Pau Lopez.Con il Milan 215 presenze poi il contestato passaggio al Paris Saint Germain.

Esordio di Donnarumma

25 ottobre 2015 9a giornata

Milan-Sassuolo 2-1

reti. Bacca, Luiz Adriano, Berardi

Milan: Donnarumma, Abate, Alex, Romagnoli, Antonelli, Kucka, Montolivo, Poli, Cerci, Bacca, Bonaventura (Honda, Bertolacci, Luiz Adriano) all.Mihajlovic

Sassuolo: Consigli, Vrsaliko, Paolo Cannavaro, Acerbi, Peluso, Laribi, Magnanelli, Missiroli, Berardi, Defrel, Floro Flores (Pegolo, Terranova, Sansone) all. Di Francesco

arbitro: Rocchi di Firenze

Esordio di Paolo Maldini

20 gennaio 1985 Udinese – MIlan 1-1

reti: Selvaggi e Hateley

Udinese: Brini, Galparoli, Cattaneo, Gerolin, Edinho, Tesser, Mauro, Miano, Selvaggi, Criscimanni, Carnevale (Papais) all,. Vinicio

Milan: Terraneo, Franco Baresi, Filippo Galli, Russo, Di Bartolomei, Evani, Verza, Battistini, Hateley, Incocciati, Manzo ( dal 46′ Paolo Maldini) all. Liedholm

arbitro: Pezzella di Frattamaggiore

Ricostruendo la storia degli esordi dei giovanissimi nella storia del Milan non si possono dimenticare Gianni Rivera e Renzo De Vecchi.

Rivera non esordì in Serie A con il Milan ma con l’Alessandria nel maggio 1959 squadra della sua città dove era cresciuto ma il MIlan lo aveva già acquistato lasciandolo per una stagione in prestito ai “grigi”. Non aveva ancora compiuto 16 anni (Rivera è nato il 18 agosto 1943) Pochi giorni prima dell’esordio in Serie A l’allenatore Pedroni (ex-milanista che scendeva ancora in campo come giocatore – allenatore) portò il ragazzo in prova al campo dell’allenamento del Milan che a quell’epoca si trovava a San Donato Milanese nel centro sportivo della SNAM. Al termine del galoppo Schiaffino si rivolse a Viani dicendogli “quello lo prendiamo?” e Viani gli rispose “già preso”.

Rivera avrebbe giocato nel Milan 501 partita segnando 122 reti, 3 scudetti 2 coppe dei campioni. 60 partite in nazionale con 14 reti, campione d’Europa 1968, vice-campione del mondo (con la polemica della staffetta con Mazzola e goal decisivo segnato alla Germania nel 4-3 della semifinale) nel 1970.

Esordio di Rivera nel Milan:

25 settembre 1960

Prima Giornata

Milan – Catania 3-0

reti: Altafini, Barison, Vernazza

Milan: Ghezzi, Maldini, Zagatti, Liedholm, Salvadore, David, Vernazza, Galli, Altafini, Barison all. Todeschini d.t. Gipo Viani

Catania: Gaspari, Michelotti, Giavara, Grani, Zannier, Ferretti, Macor, Biagini, Calvanese, Corti, Morelli all, Di Bella

arbitro: Samani di Trieste

Infine la storia di Renzo De Vecchi il primo “divo” nella storia del calcio italiano e il primo giocatore ad essere oggetto di trattativa tra due società: il Milan appunto e il Genoa.

Renzo De Vecchi nato nel 1894 iniziò nelle giovanili del Milan da mezzala sinistra, sebbene all’esordio in prima squadra, avvenuto nel 1909 a 15 anni, già occupasse il ruolo che sarebbe stato suo – quello di terzino sinistro. Dotato di gran classe, si guadagnò il soprannome di Figlio di Dio da parte dei tifosi milanisti.

 Nel 1913, a 19 anni, si trasferisce al Genoa, che offre al giovane giocatore la cifra da primato di 24.000 lire del tempo l’esordio in rossoblù è datato 12 ottobre 1913, nel pareggio casalingo per 3-3 contro il Torino.

De Vecchi ed Ercole Carzino (a destra), capitani di Genoa e Sampierdarenese, prima di un derby.

Con la maglia del Grifone vinse lo scudetto 1914-1915 nel campionato interrotto sul finire dallo scoppio della prima guerra mondiale, replicando poi con i successi del 1922-1923 e 1923-1924. Durante la Grande Guerra fu assegnato ai servizi di collegamento quale passeggero della motocarrozzetta (sidecar) guidata da Gino Magnani, fondatore e direttore della rivista Motociclismo.

Si ritirò dal calcio giocato al termine della stagione 1928-1929, a 34 anni, dopo aver giocato per 17 stagioni nel Genoa

In Nazionale fu a lungo capitano e giocò 43 partite dal 1910 fino all’addio nel 1925, stabilendo, nonostante la lunga pausa bellica, il nuovo primato di presenze azzurre.

Nonostante avesse confidenza con la rete e in serie A abbia totalizzato non poche realizzazioni, in nazionale non riuscì mai ad andare a segno. Esordì il 26 maggio 1910, quando fu chiamato come riserva, e subentrò nella partita contro l’Ungheria, la seconda in assoluto degli azzurri, che ancora vestivano la maglia bianca. Entrò in campo nel secondo tempo al posto di Cevenini I indossando le scarpe da passeggio avendo dimenticato a casa quella da calcio. Rimane tuttora il più giovane giocatore ad aver vestito la maglia della nazionale, a 16 anni, 3 mesi e 23 giorni (primato però non sicuro, data l’incertezza sull’identità e la data di nascita di un altro giocatore, Rodolfo Gavinelli del Novara.

Esordio di De Vecchi nel Milan ( a 15 anni)

14 novembre 1909 campo di via Bronzetti (Milano)

Prima giornata campionato di Prima Categoria

Milan – Ausonia Milano 2-1

reti: Bontadini III, Lana (2)

Milan: Barbieri, Sala, De Vecchi, Cevenini I, Scarioni II, Diment, Pedroni II, Rossard, Brioschi, Lana, Mayer

Ausonia Milano: Querci, Zezi, Ferrini, Bovati, Rizzi, Crivelli, Bontadini III, Vegni,Scannagatta, Bruciamonti II, Verga.

arbitro: Recalcati di Milano

SETTANT’ANNI FA LA “PARTITA DEL XX SECOLO”: QUANDO LA GRANDE UNGHERIA VINSE A WEMBLEY 6-3

Oggi 25 novembre esattamente settant’anni fa i maestri inglesi cedevano per la prima volta in casa contro una squadra continentale.

L’impresa fu compiuta dalla grande Ungheria rimasta imbattuta per 4 anni e poi sconfitta nella finale mondiale di Berna nel 1954, ad opera della squadra germanica antesignana del “calcio totale”.

Adesso però è il caso di raccontare l’avventura londinese del 25 novembre 1953.

Wright e Puskas con l’arbitro Horn. Scambio di gagliardetti tra i due capitani. La grande sfida sta per cominciare

Per gli inglesi fu molto di più di una sconfitta.

Un sonoro campanello d’allarme era suonato tre settimane prima dell’arrivo degli ungheresi. La Fifa, per festeggiare il novantesimo anniversario della federcalcio inglese, aveva mandato a Wembley una formazione all-star che aveva impressionato, chiudendo la gara sul 4-4. Grandi elogi per lo juventino Giampiero Boniperti e l’esule ungherese Ladislav Kubala, ma l’onore era stato salvato.

Qualcosa però era nell’aria, soprattutto nell’Europa continentale. L’Ungheria aveva vinto le Olimpiadi del 1952 e avrebbe perso la finale mondiale nel 1954 con la Germania chiudendo una striscia di imbattibilità lunga 33 gare. Ecco perché a Wembley, il 25 novembre 1953, oltre a 100.000 spettatori c’erano 100 giornalisti in arrivo dall’Europa. Numero impressionante per i tempi. Ci si attendeva un evento storico, e così fu.

Ungheresi in gol già al 1′ con Hidegkuti, pari di Mortensen, due autentici miti del calcio. Ospiti sul 4-1 prima della mezz’ora grazie al secondo gol di Hidegkuti, e alle reti di Puskas e Bozsik, altre due stelle di prima grandezza del calcio magiaro e mondiale. Ancora Mortensen, quello dei gol impossibili dalla linea di fondo, aveva accorciato le distanze prima dell’intervallo, ma nei primi 10′ del secondo tempo ancora Bozsik e il terzo di Hidegkuti avevano portato a sei (in meno di un’ora) le reti ungheresi. Nel finale un rigore di Ramsey, altro mito della perfida Albione,  chiuse la gara sul 6-3. Più del risultato però fu la prestazione a incantare gli inglesi. Le cronache del tempo di Times e Guardian erano concordi: «L’Inghilterra non ha giocato male. Ma per gli standard britannici».

Improvvisamente, il re si scopriva nudo. Lo splendido isolamento calcistico in cui i sudditi di sua maestà si erano rifugiati aveva finito col bloccare lo sviluppo tecnico e tattico degli inglesi, che ora si trovavano ad inseguire. Ad esaltare i cronisti britannici, la prestazione di squadra dei magiari, l’inter-scambiabilità dei ruoli, la precisione dei passaggi, l’incredibile alternanza nell’impostazione del ritmo di gara, con accelerazioni improvvise e rallentamenti ad hoc. I maestri danubiani giocavano «total football», calcio totale, vent’anni prima dell’Olanda.

Gli ungheresi si presentarono a Wembley con un disegno tattico rivoluzionario. Un 4-2-4 che confuse gli inglesi, soprattutto i difensori, lasciati senza punti di riferimento e incapaci di marcare. Le ali si scambiavano la fascia, I terzini si sovrapponevano, gli attaccanti retrocedevano a recuperare il pallone. Tutte cose scontate ai giorni nostri, ma rivoluzionarie 50 anni fa.

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Ferenc Puskas sigla il terzo gol dell’Ungheria, Merrick è battuto 

In particolare, i cronisti dell’epoca rimasero estasiati da Hidegkuti. «L’attaccante ungherese è stato visto più volte all’interno della propria area» scriveva il Guardian. «Giocando in posizione profondamente arretrata – commentava il Times – il centravanti avversario ha lasciato il povero Johnston (lo stopper inglese, ndr)completamente isolato e spaesato al limite della nostra area, ed è anche riuscito a segnare tre gol». A versare sale nella ferita degli inglesi ci pensò, a fine gara, Sandor Barcs, presidente della federazione magiara: «Tutto ciò che sappiamo del calcio lo abbiamo imparato da un inglese, Jimmy Hogan».

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Nandor Hidegkuti, mitico centravanti arretrato

Allora 71enne, Hogan era in tribuna quel giorno, con i ragazzi che allenava all’Aston Villa. In gioventù aveva girato l’Europa danubiana e l’Africa insegnando calcio qua e là. Da quel giorno Hogan fu considerato un traditore, e a chi lo voleva sulla panchina dell’Inghilterra fu risposto che era troppo vecchio. Ormai comunque la storia era fatta, anche se il peggio doveva ancora venire: nel maggio seguente l’Inghilterra fu invitata a Budapest per la rivincita: finì 7-1 per i “Magic Magyars”, la peggiore sconfitta nella storia della nazione che ha inventato il football.

INGHILTERRA – UNGHERIA 3-6
Reti: 1′ Nándor Hidegkuti 0-1, 13′ Jackie Sewell 1-1, 20′ Nándor Hidegkuti 1-2, 24′ Ferenc Puskás 1-3, 27′ Ferenc Puskás 1-4, 38′ Stanley Mortensen 2-4, 50′ József Bozsik 2-5, 53′ Nándor Hidegkuti 2-6, 57′ Alf Ramsey 3-6.
Inghilterra: Gil Merrick (Birmingham City) – Alf Ramsey (Tottenham Hotspur), Bill Eckersley (Blackburn Rovers) – Billy Wright (Wolverhampton Wanderers) (c), Harry Johnston (Blackpool), Jimmy Dickinson (Portsmouth) – Stanley Matthews (Blackpool), Ernie Taylor (Blackpool), Stan Mortensen (Blackpool), Jackie Sewell (Sheffield Wednesday), George Robb (Tottenham Hotspur). Allenatore: Walter Winterbottom.
Ungheria: Gyula Grosics (Honvéd), Jeno Buzánszky (Dorog), Mihály Lantos (MTK Hungária FC), József Bozsik (Honvéd), Gyula Lóránt (Honvéd), József Zakariás (MTK Hungária FC), László Budai (Honvéd), Sándor Kocsis (Honvéd), Nándor Hidegkuti (MTK Hungária FC), Ferenc Puskás (Honvéd), Zoltán Czibor (Honvéd). Allenatore: Gusztáv Sebes.
Arbitro: Leo Horn (Olanda).

La seconda Partita del Secolo

Inghilterra – Italia 3-2

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14 Novembre 1934,  Stadio di Highbury in Londra : la Nazionale Italiana schierata al centro del campo

Negli anni ’30, Inghilterra-Italia rappresentava il confronto tra le due scuole calcistiche migliori al mondo: i maestri inglesi contro i freschi campioni del mondo azzurri. La Nazionale italiana aveva appena vinto il Campionato del mondo 1934, disputato in Italia, che proprio gli inglesi avevano disertato. La diserzione degli inglesi non era casuale, in quel tempo e fino al 1950, i britannici, in quanto inventori del gioco (o meglio delle sue regole moderne) si ritenevano comunque superiori e si limitavano a sfidare la vincente del torneo in quella che pensavano fosse la “vera” finale.

Gli Azzurri erano alla loro prima uscita dopo il Mondiale e schieravano in campo nove undicesimi degli uomini che erano scesi in campo sei mesi prima nell’ultimo atto del torneo casalingo, a Roma contro la Cecoslovacchia. Il portiere Ceresoli (che aveva saltato il mondiale per un infortunio alla vigilia della manifestazione) e Serantoni sostituirono rispettivamente Combi e Schiavio, che avevano abbandonato il calcio giocato.

La sfida ebbe luogo allo stadio Highbury di Londra. Gli inglesi scelsero astutamente di organizzare la partita a novembre, in un freddo clima e con una fitta bruma, che ricopriva il campo reso viscido dall’umidità a cui loro erano abituati. L’inizio dell’incontro fu difficile per gli Azzurri: dopo un minuto venne concesso un rigore agli inglesi, sventato da Ceresoli.

Due minuti dopo l’Italia rimase virtualmente in dieci per l’infortunio di Luisito Monti (all’epoca non erano ancora previste sostituzioni, di solito l’infortunato veniva spostato all’ala sinistra) in un duro scontro con Ted Drake, che gli provocò la frattura del piede sinistro. Nonostante ciò l’italo-argentino rimase in campo, anche se praticamente immobile. All’8′ Brook portò in vantaggio gli inglesi con un colpo di testa, e due minuti dopo firmò la sua doppietta segnando direttamente su calcio di punizione dai venti metri. Al 12′ minuto di gioco ci fu gloria anche per l’attaccante dell’Arsenal, Drake, che portò il punteggio sul 3-0 per gli inglesi. L’allenatore italiano Vittorio Pozzo spostò Monti: prima lo sistemò mediano destro, poi sull’ala e alla fine lo mandò negli spogliatoi. Durante l’intervallo, Ferraris IV spronò i compagni a tirare fuori l’orgoglio e, come era solito fare già nel suo club, anche in nazionale recitò il suo grido di battaglia: «Dalla lotta chi desiste fa una fine molto triste, chi desiste dalla lotta e ‘n gran fijo de na mignotta”.

Nella ripresa i 10 azzurri non demordettero, sostenuti da Ferraris, spostato al centro, che svolse il compito suo e quello di Monti; da Serantoni, che indietreggiò sull’esterno per marcare l’ala avversaria e trascinati dalla classe cristallina di Meazza, che nel giro di quattro minuti prima segnò su passaggio di Orsi e poi deviò di testa in rete una punizione di Ferraris. I campioni del mondo si batterono per il resto della partita, riuscendo così a contenere il passivo. All’ultimo minuto Meazza colpì una traversa a portiere battuto, sfiorando il pareggio. Fu una grande prestazione di orgoglio e agonismo che permise alla squadra italiana di uscire da Highbury tra gli applausi del pubblico, sia italiano che inglese.

Gli azzurri che parteciparono a quella sfida vennero ricordati il 14 novembre 1973, quando l’Italia sconfisse per la prima volta gli inglesi a Wembley grazie a un gol di Fabio Capello: quella vittoria fu dedicata proprio aiLeoni di Highbury.

Inghilterra: Moss, Male, Hapgood, Britton, Barker, Copping, Matthews, Bowden, Drake, Bastin, Brook. Allenatore: Cooch.
Italia: Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Serantoni, Meazza, Ferrari, Orsi. Commissario tecnico: Vittorio Pozzo.
Reti: 3′ e 10′ Brook, 12′ Drake; 58′ e 62′ Meazza.

QUANDO LA PROMOZIONE E’ DIVENTATA LA SERIE B DEL CALCIO LIGURE (prima parte: classifiche dal 1991-92 al 2009-2010)

L’Imperia 1992-93 ritorna in Eccellenza. Formazione: Ozenda, Massabò, Spizzo, Luongo, Lucadelli, Costantini, Risso, Moraldo, Lanteri, Calzia, D’Anca; all. Bencardino

Per molti anni la “Promozione” è stata indicata come la Serie A dei dilettanti liguri, suddivisa in due gironi (Ponente e Levante), oppure a Girone Unico: il torneo rappresentava comunque il massimo livello regionale, sede di sfide ad alta tensione con squadre provviste di rilevante tasso tecnico delle quali abbiamo già parlato in tante occasioni.

La Serie B (tanto per semplificare) è stata via via denominata Prima Divisione, poi Seconda Categoria a ancora, in tempi di grande sviluppo della base partecipativa con la nascita di molte squadre in particolare in centri che non erano mai stati rappresentati nel calcio ufficiale (in Riviera, in particolare nella provincia di Imperia ed in Val Bormida) Prima Categoria (cui seguivano Seconda e Terza).

Dalla stagione 1991-92 ad oggi la Promozione (suddivisa nei due classici gironi cui abbiamo già fatto cenno) rappresenta la Serie B regionale, essendo la Serie A fissata nel girone unico comprendente gli archi delle due Riviere e tutto l’entroterra.

In questa prima parte del nostro lavoro pubblichiamo le classifiche del girone A, quello di Ponente: si troveranno elencate squadre “nobili decadute” oppure “habitué” di questi tornei, meteore e squadre di nuovo conio rispetto a quelle classicamente presenti fin dagli anni ’50 ma che hanno saputo imporsi come realtà durature e importanti. 

Nell’occasione questa prima parte arriva fino alla stagione 2009-2010.

Campionato 1991-92

Loanesi 46, Finale 40, Varazze 37, Audace Campomorone 34, Imperia 33, Sant’Olcese 32, Rivarolese 31, Molassana 30, Pra Palmaro 30, Coalma Via dell’Acciaio 28, Albenga 27, Arma ’85 27, CULMV 27, Quiliano 27, Alassio 27, Dianese 4

Campionato 1992-93

Imperia 47, Albenga 42, Audace Campomorone 42, CULMV 37, Bolzanetese 35, Molassana 31, Amicizia San Rocco 29, Rivarolese 29, Carlin’s Boys 28, Sant’Olcese 28, Pra Palmaro 28, Varazze 28, Athletic Albaro 26, Cogoleto 25, Arma’85 18, Coalma Via dell’Acciaio 10

Campionato 1993-94

Albenga 42, Busallese 41, Rivarolese 40, Audace Campomorone 33, Carlin’s Boys 28, Pra Palmaro 27, Sant’Olcese 26, CULMV 25, Molassana 24, Amicizia San Rocco 23, Alassio 23, Bolzanetese 23, Athletic Albaro 22, Varazze 22, Vallecrosia 21, ritirata Carcarese

Campionato 1994-95

Busallese 42, Pietra Ligure 40, Argentina 38, Carlin’s Boys 33, Molassana 33, Coalma Via dell’Acciaio 31, Campese 31, Audace Campomorone 31, Athletic Albaro 30, Rivarolese 30, Arenzano 30, Bolzanetese 27, Sant’Olcese 26, Amicizia San Rocco 26, Alassio 18, CULMV 14

Campionato 1995-96 (vittoria a 3 punti)

Vado 59, Finale 59 (spareggio a Loano: Vado – Finale 1-0), Argentina 54, Pietra Ligure 53, Cisano – Ceriale 45, Molassana 43, Audace Campomorone 40, Bolzanetese 39, Coalma Via dell’Acciaio 38, Arenzano 35, Praese 35, Rivarolese 33, Ospedaletti 33, Campese 27, Carlin’s Boys 24, Sant’Olcese 23

Campionato 1996-97

Argentina 57, Bolzanetese 52, Bragno 50, Audace Campomorone 46, Serra Riccò 46, Arenzano 44, Pietra Ligure 41, Cisano – Ceriale 40, Coalma Via dell’Acciaio 39, San Bartolomeo del Cervo 38, Voltrese 38, Albenga 38, Ospedaletti 34, Mignanego 29, Praese 22, Rivarolese 19

Campionato 1997-98

Albenga 63, Bolzanetese 62, Mediterranee 49, Audace Campomorone 46, San Bartolomeo del Cervo 41, Ospedaletti 38, Voltrese 38, Molassana 37, Coalma via dell’Acciaio 36, Pietra Ligure 36, Cisano – Ceriale 36, Arenzano 35, Sampierdarenese 35, Bragno 35, Porto Vado 26, Serra Riccò 23

Campionato 1998-99

Sampierdarenese 62, Bolzanetese 59, Ventimigliese 58, Varazze 45, Arenzano 40, Masone 39, Zinolese 39, Ospedaletti 37, Via dell’Acciaio 36, Mignanego 36, Pietra Ligure 36, Carlin’s Boys 35, Golfodianese 33, Audace Campomorone 33, Voltrese 31, Rivarolese 20

Campionato 1999-2000

Cairese 59, Finale 58, Bragno 53, Arenzano 52, Mignenego 42, Zinolese 41, Ventimigliese 40, Carlin’s Boys 40, Pietra Ligure 40, Masone 38, Quiliano 37, Golfodianese 36, Ospedaletti 33, Praese 28, Varazze 13

Campionato 2000-2001

Finale 67, Mignanego 62, Bragno 52, Ventimigliese 51, Arenzano 45, Quiliano 42, Masone 41, Golfodianese 40, Carlin’s Boys 37, Ligorna 37, Pietra Ligure 36, Legino 35, Corniglianese 35, Via dell’Acciaio 32, Alassio 26, Sampierdarenese 14

Campionato 2001-2002

Bolzanetese 67, Ventimigliese 63, Arenzano 61, Argentina 52, Masone 51, Legino 46, Bragno 43, Golfo Dianese 40, Serrà Riccò 38, Varazze 38, Pietra Ligure 36, Sampierdarenese 33, Corniglianese 33, Quiliano 33, Voltrese 16, Carlin’s Boys 10

Campionato 2002-2003

Golfodianese 62, Polis Genova 61, San Cipriano 54, Sampierdarenese 50, Cairese 42, Lagaccio 40, Bragno 40, Arenzano 38, Masone 37, Argentina 32. Varazze 32, Ospedaletti 31, Corniglianese 31, SerraRiccò 30, Pietra Ligure 25, Legino 25

Campionato 2003-2004

Varazze 69, San Cipriano 64, Sampierdarenese 54, Bragno 52, Serra Riccò 48, Corniglianese 46, Arenzano 43, Argentina 38, Alassio 37, Masone 34, Lagaccio 32, Altarese 31, Voltrese 29, Legino 27, Ospedaletti 20, Cogoleto 18

Campionato 2004-2005

Corniglianese 65, San Cipriano 59, Pietra Ligure 58, Bragno 46, Sampierdarenese 45, Casella 44, Cairese 40, Serra Riccò 36, Masone 36, Argentina 35, Altarese 35, Arenzano 35, Albenga 34, Alassio 34, Voltrese 39, Lagaccio 17

Campionato 2005-2006

Andora 68, Sampierdarenese 55, Cairese 55, Golfodianese 55,Ospedaletti 49, Serrà Riccò 49, Arenzano 37, Albenga 36, Bragno 35, Argentina 34, Castellese 34, Pietra Ligure 33, Virtus Sestri 29, Finale 25, Don Bosco Sampierdarena 22, Altarese 20

Campionato 2006-2007

Arenzano 64, Bolzanetese 63, Serra Riccò 54, Albenga 53, Argentina 46, Virtus Genova 42, Golfodianese 41, Finale 40, Bragno 39, Pontedassio 39, Cisano 38, Voltrese 37, Don Bosco Sampierdarena 34, Ospedaletti 31, Rossiglionese 17, Audace Campomorone 12

Campionato 2007 – 2008

Ventimigliese 67, Argentina 64, Varazze 60, Virtus Sestri 50, Cerialecisano 43, Golfodianese 42, Albenga 41, Finale 40, Serra Riccò 39, Voltrese 38, Laigueglia 35, Ospedaletti 32, Cairese 30, Pontedassio 27, Lagaccio 21, Bragno 19

Campionato 2008-2009

Ospedaletti 67, Carcarese 65, Cairese 62, Varazze 60, Veloce Savona 55, Virtus Sestri 46, Finale 43, Serrà Ricco 40, Sampierdarenese 39, Golfodianese 32, Voltrese 31, Laigueglia 31, San Cipriano 31, Cerialecisano 30, Albenga 17, Pegliese 10

Campionato 2009-2010

Vado 70, Veloce Savona 66, Imperia 62, Serra Riccò 52, Carcarese 50, Voltrese Vultur 42, Sampierdarenese 40, Virtus Sestri 40, Bolzanetese 40, Golfo Dianese 39, San Cipriano 38, Finale 33, Varazze 30, Corniglianese 25, Santo Stefano al Mare 23, Laigueglia 12.

LA SERIE D 2019-2020: RICORDO DEL CAMPIONATO INTERROTTO

Palermo in Serie D 2019-2020: una media di 13.000 spettatori a partita

Pubblichiamo le classifiche dei gironi di Serie D 2019-2020 a memoria di un campionato interrotto a causa dell’epidemia di Covid-19 e alla proclamazione del lockdown con tutta l’Italia zona rossa.

Un colpo durissimo per tante società e la perpetrazione di una ingiustizia da parte della Federazione: infatti furono promosse/retrocesse le squadre che si trovarono nella condizione di classifica al momento della sospensione (a seconda dei gironi 25/26/27a giornata). Una decisione davvero opinabile, almeno potevano essere bloccate le retrocessioni. Risalgono così illustri decadute come Foggia e Palermo.

Ricordiamo ancora che quello fu l’ultimo campionato giocato nella storia del Savona FBC: una vicenda che abbiamo già tante volte raccontata e sulla quale non ritorniamo se non per ribadire che quella storia gloriosa è terminata e che i tentativi di imitazione (come con la Settimana Enigmistica) non hanno valore se non a partire dallo specifico itinerario intrapreso da questi diversi tentativi in campo dilettantistico dal torneo 2020-2021 in avanti.

GIRONE A (giocate 25 giornate)

Lucchese 48, Prato 47, Seravezza 43, Casale 43, Caronnese 42, Savona 36, Querceta 36, Borgosesia 35, Sanremese 33, Chieri 33, Fossanese 32, Lavagnese 27, Bra 26, Borgomozzano 26, Fezzanese 26, Vado 24, Verbania 23, Ligorna 22

Classifica marcatori; Casolla (Bra) e Ravasi (Borgosesia) 16 reti, Grassi (Seravezza)14Lucalli (Borgomozzano) 13 Corno, Sorrentino (Caronnese), Melandri (Chieri), Scalzi (Sanremese) 12

GIRONE B ( giocate 27 giornate)

Pro Sesto 54, Legnano 50, Scanzorosciate 46, Arconatese 44, Caratese 43, Oggiono 42, Tritium 42, Sondrio 41, Seregno 39, Brusaporto 39, Virtus Ciserano 36, Castellanzese 35, Virtus Bolzano 34, Ponte San Pietro 33, Caravaggio 32, Villa Valle 29, Levico 28, Milano City 22, Alto Garda 17, Inveruno 17

Classifica marcatori: Cocuzza (Legnano) 18 reti; Personè (Tritium) 14 reti, De Respinis (Sondrio) 13 reti, Di Maira (Arconatese) Ferrari (Caratese) Grandi (Caravaggio) 12 reti

GIRONE C (giocate 27 giornate)

Campodarsego 54, Legnago 49, Ambrosiana 48, Clodiasottomarina 47, Mestrina 45, Adriese 44, Union Feltre 44, Cartigliano 42, Muzane 42, Luparense 37, Caldiero Terme 37, Este 36, Chiobns 35, Belluno 34, Delta Porto Tolle 31, Montebelluna 30, Vigasio 30, Tamai 22, San Luigi 21, Villafranca 17

Classifica marcatiori: Aliu(Adriese) 17 reti,Corbanese (Belluno ) 15 reti, Pittarello (Luparense), Zerbato (Caldiero Terme) 14 reti

GIRONE D (giocate 25 giornate)

Mantova 51, Fiorenzuola 44, Correggese 41, Calvina 41, Lantignone 40, Fanfulla 40, Mezzolara 36, Forlì 32, Franciacorta 31, Breno 29, Sasso Marconi Zola 29, Vigor Carpeneto 29, Progresso Castelmaggiore 29, Crema 25, Sammarinese 25, Ciliverghe 25, Alfonsine 22, Savignanese 21

Classifica marcatori: Scollo (Mantova 20 reti), Guccione (Mantova 15 reti) Saporetti (Correggese); Sereni (Mezzolara) 13 reti

GIRONE E(giocate 26 giornate)

Grosseto 52, Monterosi 50, Grassina 46, Albalonga 45, Aquila Montevarchi 40, Scandicci 39, Foligno 36, Aglianese 34, Follonica Gavorrano 34, Flaminia 34, Cannara 33, Trestina 33, Sangiovannese 32, San Donato Tavernelle 31, Pomezia 36, Bastia Umbra 26, Ponsacco 17, Tuttocuoio 16

Classifica marcatori: Moscati (Grosseto) Peluso (Foligno) 13 reti, Baccina (Grassina), Giustarini (Aquila Montevarchi) 12 reti, Bazzollia (Cannara) Mugelli (Scandicci) 11 reti

GIRONE F (giocate 26 giornate)

Matelica 55, Campobasso 52, San Nicolò Notaresco 52, Recanatese 48, Pineto 43, Vastese 42, Olympia Agnonese 40, Montegiorgio 38, Tolentino 36, Elpidiense 34, Vasto girardi 34, Fiuggi 33, Cattolica 28, Giulianova 28, Sangiustese 20, Avezzano 20, Chieti 18, Jesina 13

Classifica marcatori: Leonetti (Matelica), Maio (Elpidiense), Pera (Recanatese) 15 reti, Kyeremaleng (Vastogirardi), Minnozzi (Tolentino) 14 reti, Tommasini (6 Matelica, 7 Pineto) 13 reti

GIRONE G (giocate 26 giornate)

Turris 61, Ostia Mare 57, Torres 51, Trastevere 45, Sassari Latte Dolce 45, Latina 39, Cassano 39, Vis Artena 35, Muravera 34, Nuova Florida 33, Lanusei 31, Portici 30, Aprilia 29, Arzachena 27, Anagni 25, Tor Sapienza 19, Ladispoli 18, Budoni 16

Classifica marcatori: Longo (Turris) 16 reti, Lorusso (Trastevere) 15 reti, Alma (Turris 15 reti), Delgado (Vis Artena) 13 reti

GIRONE H (giocate 26 giornate)

Foggia 54, Bitonto 50, Sorrento 50, Audace Cerignola 49,Virtus Casarano 42, Taranto 40, Gravina 40, Fasano 34, Gelbison 33, Altamura 32, Brindisi 31, Fidelis Andria 29, Nocerina 27, Grumentum 27, Nardò 27, Francavilla 25, Agropoli 14

Classifica marcatori: Patierno (Bitonto) 20 reti, Rodriguez (Audace Cerignola) 15 reti, Santoro (Gravina) 13 reti, Liurni (Nocerina9, Mincica Virtus Casarano 12 reti

GIRONE I (giocate 26 giornate)

Palermo 63, Savoia Torre Annunziata 56, Giugliano 47, Messina 46, Troina 46, Acireale 41, Licata 41, Nola 36, ACR Messina 36, Biancavilla 35, Cittanovese 33, Castrovillari 32, Marina di Ragusa 28, Roccella Jonica 25, Corigliano Calabro 25, Marsala 24, San Tommaso 21, Palmese 12

Classifica marcatori: Cannavò (Licata) 13 reti, Rizzo (Acireale) 12 reti, Carbonaro (Messina) 11 reti, Convillo (Licata), Crucitti (ACR Messina), Savonarola (Acireale) Tripicchio (Cittanovese) 10 reti.

QUANDO SAREBBE SERVITO LO 0-0

E’ diventato spinoso per la Nazionale Italiana il tema delle qualificazioni alle fasi finali delle grandi competizioni internazionali, Mondiali ed Europee.

Le ultime cattive esperienze in vista dei Mondiali (0-0 con la Svezia nel 2017 e 0-1 dalla Macedonia del Nord nel 2022 che sono costate cocenti eliminazioni) avevano reso complicata l’attesa per lo spareggio di ieri sera, 20 novembre 2023, avversaria una molto motivata (da circostanze diverse) Ucraina.

E’ finita 0-0 come sarebbe servito e l’Italia, con qualche affanno finale, si è qualificata per la fase finale dell’Europeo.

Il nostro pensiero, allora, è andato indietro nel tempo: all’occasione della prima clamorosa eliminazione della nazionale italiana dalla fase finale dei Mondiali che avvenne nel 1958 allorquando anche allora lo 0-0 sarebbe servito a passare il turno.

Il mondo calcistico allora era molto più piccolo: alle qualificazioni per i campionati del mondo di Svezia si iscrissero infatti 51 squadre: c’era per la prima volta anche l’Unione Sovietica. Alla fase finale erano ammesse 16 compagini.

Il 27 Aprile a Zurigo si compongono i gironi eliminatori. Una sola squadra classificata per girone: Svezia padrona di casa e Germania Occidentale campione uscente (finale a Berna 1954, drammatico 3-2  all’Ungheria) qualificate d’ufficio.

Nove gruppi europei.

Gruppo 1: Inghilterra, Danimarca, Eire; Gruppo 2: Francia, Belgio, Islanda; Gruppo 3: Ungheria, Bulgaria, Norvegia; Gruppo 4: Cecoslovacchia, Galles, Germania Est; Gruppo 5: Austria, Olanda, Lussemburgo;  Gruppo 6: URSS, Polonia, Finlandia; Gruppo 7: Jugoslavia, Romania, Grecia; Gruppo 8: Italia, Portogallo, Irlanda del Nord; Gruppo 9: Spagna, Scozia, Svizzera.

Tre gruppi sud – american. Gruppo 10: Brasile, Venezuela, Perù; Gruppo 11, Argentina, Bolivia, Cile; Gruppo 12: Uruguay, Paraguay, Colombia. Un gruppo centro-nord- americano diviso in due settori. Da una parte Messico, Canada, USA, dall’altra Costarica, Antille Olandesi e Guatemala con finale tra le due vincenti. Gruppo 14 diviso in quattro parti: Indonesia, Cina Taiwan nel primo sottogruppo; Israele, Turchia nel secondo; Egitto e Cipro nel terzo, Siria e Sudan nel quarto e girone finale tra le vincenti.

Per il calcio italiano è un momento particolare. Il campionato di Serie A vive un momento di grazia con grandi squadre e grandi campioni, ma la spina dorsale dei nostri club (nella stagione 56 – 57 la Fiorentina è arrivata in finale nella Coppa dei Campioni, così come nella stagione successiva è toccato al Milan: entrambe hanno ceduto soltanto allo strapotere del Real Madrid)) è rappresentata in gran parte da eccezionali campioni stranieri o “oriundi”. La Nazionale ne soffre e, dopo l’inopinata eliminazione dai mondiali elvetici del 1954, si cerca di rimediare utilizzando molti campioni di estrazione sudamericana già avanti con l’età e agonisticamente al di sotto delle esigenze di difficili competizioni internazionali.

Per dovere di cronaca elenchiamo gli stranieri e gli oriundi impiegati dalle squadre di Serie A nella stagione 1957 – 58.

Alessandria: lo svizzero Vonlanthen e l’italo peruviano Natteri (entrambi di estrazione interista). Atalanta: il centromediano svedese Gustavsson; Bologna l’argentino Maschio (uno dei tre “de la cara sucia”) e lo jugoslavo Vukas, entrambi attesissimi e molto deludenti al loro esordio italiano. Fiorentina: Giulio Botelho detto Julinho brasiliano, ala destra inarrivabile ammalato di “saudade” e due oriundi: Montuori e Francisco Ramon Lojacono entrambi utilizzati in Nazionale. Genoa: un uruguyano di grandissima classe Julio Cesare Abbadie e un suo connazionale modesto gragario, Leopardi. Inter: l’immenso Antonio Valentin Angelillo dalla classe eccelsa e dalla vita privata sopra le righe; lo svedese Nacka Skoglund, altro dotato di grandissima classe ma molto incostante e il modesto uruguayano Washington Cacciavillani. Juventus: uno straniero John Charles e un oriundo Omar Sivori, in grado di fare la differenza a tutti i livelli (Sivori in quel momento non era ancora utilizzabile in Nazionale, come del resto Angelillo, non essendo ancora trascorsi tre anni dalla loro ultima esibizione nella nazionale argentina, con la quale proprio nel 1957, prima di trasferirsi in Italia, avevano vinto la Coppa America). Lanerossi Vicenza: uno svedese Aronsson e un italo – inglese Tony Marchi che a un certo punto si cercò anche di convocare in nazionale. Lazio: lo svedese “raggio di luna” Selmonsson acquistato per 120 milioni dall’Udinese e l’estroso ma bizzarro centravanti brasiliano Humberto Tozzi. Milan: Nils Liedholm ultimo superstite del celebre Gre-No-Li; gli argentini Ernesto Grillo e Tito Cucchiaroni e il campione del mondo 1950 con l’Uruguay Pepe Schiaffino, anche lui utilizzato in azzurro ma già sul viale del tramonto. Napoli: il centravanti brasiliano Luis Menezes de Vinicius detto Vinicio per il quale si cercò invano una nonna italiana e il “petisso” italo – argentino Bruno Pesaola, anch’egli nel giro della nazionale. Padova:  a nobilitare il catenaccio di Rocco nientemeno che l’imprendibile “uccellino” svedese Kurt Hamrin. Roma: due oriundi utilizzati in Nazionale Dino Da Costa e Alcide Ghiggia (anche lui campione del mondo con l’Uruguay nel 1950, autore del gol della vittoria sul Brasile al Maracanazo). Sampdoria: Ernest Ockwirk,  già centromediano metodista del Wunderteam austriaco, il miglior giocatore che mia abbia indossato la maglia blucerchiata, e l’italo –  sudafricano Eddie Firmani “tacchino freddo” anche lui utilizzato in Nazionale. Spal: lo svedese Sandell. Torino: il mediano francese Antoine Bonifaci e il giramondo paraguayano Dionisio Arce. Udinese: l’oriundo Pentrelli all’ala destra  e il forte centrocampista svedese Lindskog; Verona: l’esplosivo brasiliano Emmanuele Del Vecchio e l’anonimo danese Gundersen.

Alcuni grandi assi, qualche mediocre e tanti oriundi con i quali si pensava di riempire i “buchi” che in certi ruoli d’attacco si presentavano nello schieramento della nostra Nazionale

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Juventus 1957 – 58: da sinistra,in piedi, Nicolè, Colombo, Mattrel, Ferrario, Garzena, “King John” Charles; accosciati: Emoli, Stacchini, Boniperti, Sivori, Corradi. Un dubbio che ancora ci tormenta: perché a Belfast, nell’ultima partita, fuori Boniperti?

IL NODO DELLA CONDUZIONE TECNICA

La questione fondamentale però, per il calcio italiano, rimaneva quella della conduzione tecnica della squadra. Risolto il rapporto con il santone svedese Lajos Czeizler, già allenatore del Milan, che aveva condotto la squadra nell’ingloriosa spedizione svizzera del 1954, la Federazione decise di affidarsi ad una composita commissione tecnica.

Tutti ottimi dirigenti nelle loro società, ma dalla idee diverse tra loro con qualcuno anche troppo legato a schemi ormai sorpassati. Ci fu anche chi propose di affidarsi di nuovo all’ormai stagionato Vittorio Pozzo, il c.t. delle vittorie mondiali ’34  e ’38.

In ogni caso la commissione fu composta dal dirigente della Lega Calcio Pasquale (andava in panchina sempre con i calzini bianchi convinto portassero fortuna, tra i suoi imitatori l’allenatore del Savona Evaristo Malavasi detto “Ringo”), dal presidente del Novara Luciano Marmo, dal presidente dell’Atalanta ing. Tentorio e dall’ex- campione del mondo Angiolino Schiavio, già centravanti del Bologna e titolare di un grande negozio di articoli sportivi proprio nella piazza Maggiore del capoluogo emiliano. Tutti dilettanti, come usava all’epoca (in precedenza aveva diretto la Commissione tecnica il presidente del Brescia, Carlino Beretta, noto in tutto il mondo per la fabbricazione di fucili e pistole; in seguito ci sarebbero stati il presidente del Legnano Mocchetti e il grande presidente della Spal Mazza). Unico professionista l’allenatore che avrebbe dovuto curare l’impostazione tecnico-tattica dei giocatori scelti dalla Commissione: l’ex campione del mondo Alfredo Foni che in panchina aveva già dimostrato di saperci fare vincendo con l’Inter gli scudetti 1952 – 53 e 1953.54.

In realtà la direzione effettiva risultò in mano a Pasquale e a Foni, anche quando in Commissione fu incluso il segretario della Roma Aurelio Biancone, persona dalla grande competenza che nella squadra giallo rossa aveva svolto, nel tempo, anche i ruoli di giocatore e allenatore.

L’ANDAMENTO DEL GIRONE

Il girone ebbe inizio mercoledì 16 gennaio 1957 a Lisbona: Portogallo – Irlanda del Nord 1-1 con rete irlandese dell’ala destra Bingham e pareggio lusitano di Vasques su rigore.

L’esordio dell’Italia avvenne il 25 Aprile 1957 all’Olimpico di Roma, avversari i nord irlandesi. In difesa il blocco della Fiorentina; idue bianconeri sulle fasce: Muccienalli della Juve a destra; Frignani dell’Udinese a sinistra. Gigliata la guida del centrocampo con Gratton; “testina d’oro” Galli e il blucerchiato Firmani le punte. Avvio con il botto: dopo 3’ punizione di Cervato e rete. Sembrava profilarsi una passeggiata, ma non fu così: i verdi d’Irlanda si resero più volte pericolosi e fu merito del blocco della Fiorentina in difesa salvare il risultato.

ITALIA – IRLANDA DEL NORD 1-0

Rete: Cervato al 3’.

Italia: Lovati (Lazio), Magnini (Fiorentina), Cervato (Fiorentina), Chiappella (Fiorentina), Orzan (Fiorentina), Segato (Fiorentina), Muccinelli (Lazio); Galli (Roma), Firmani (Sampdoria), Gratton (Fiorentina), Frignani (Udinese); all. Foni.

Irlanda del Nord: Gregg, Cunningham, Mc Michael, Danny Banchflower, Cush, Casey, Bingham, Mc Ilroy, Simpson, Mc Morran, Peacock; all. Doherty.

Arbitro:  Guigue (Francia).

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L’Italia nella formazione schierata all’Olimpico il 25 Aprile 1957. Da sinistra in piedi: l’allenatore Alfredo Foni, Magnini, Galli, Firmani, Segato, Orzan, Lovati, il massaggiatpore Farabullini; accosciati: Cervato, Chiappella, Muccinelli, Gratton, Frignani, il medico della nazionale dott. Italo Ferrando, presidente del comitato regionale ligure della Federcalcio

Il disastro però era nell’aria e arrivò il 26 maggio 1957 allo stadio Nacional di Lisbona. Intanto l’Irlanda del Nord si dimostra l’avversaria più pericolosa liquidando per 3-0 i portoghesi al Windsor Park di Belfast nella partita giocata il 1 maggio 1957. A segno Casey, Simpson e Mc Ilroy su rigore.

A Lisbona blackout totale degli azzurri che, quindici giorni prima, nell’ambito della Coppa Internazionale avevano subito una storica batosta per 6-1 dalla Jugoslavia a Zagabria. La Commissione tecnica decise , per la gara portoghese, una vera e propria rivoluzione: contro la Jugoslavia aveva giocato, infatti, l’intero blocco della Fiorentina con 9 giocatori integrati dal portiere laziale Lovati e dallo juventino Boniperti. A Lisbona si decise di far esordire cinque giocatori, componendo un vero e proprio “mosaico”: i milanisti Fontana e Bean, i napoletani Posio e l’oriundo Pesaola e un altro sud americano della Roma, Alcide Ghigga.

PORTOGALLO – ITALIA 3-0

Reti: Vasques 41’, Texeira 83’, Matateu 87’

(Il Portogallo era ancora lontano dallo schierare quella formazione che, tramite il Benfica, avrebbe poi dimostrato grandi qualità per tutti gli anni ’60 fino a pervenire, ai mondiali di Londra ’66, alla semifinale).

Portogallo: Gomes, Virgilio, Angelo, Pedroto, Arcanio, Graca, Vasques, Texeira, Matateu, Salvador, Cavem.

Italia: Bugatti (Napoli), Fontana (Milan), Cervato (Fiorentina), Chiappella (Fiorentina), Bernasconi (Sampdoria), Posio (Napoli), Ghiggia (Roma), Boniperti (Juventus) Bean (Milan) Pandolfini (Inter) Pesaola (Napoli).

Arbitro:  Treichel (Germania Ovest).

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Il Portogallo schierato allo Stadio Nacional di Lisbona

LA BATTAGLIA DI BELFAST

A questo punto la vicenda si colora di giallo.

Mercoledì 4 dicembre 1957 a Belfast si gioca la gara decisiva: Irlanda del Nord- Italia. Accade l’imprevisto: l’aereo che dovrebbe portare l’arbitro designato, Zsolt ungherese, a Belfast è bloccato a Londra dalla nebbia. I nordirlandesi propongono all’Italia di giocare egualmente facendo dirigere la gara dall’arbitro irlandese Mitchell, un fischietto esperto e molto stimato.

La dirigenza italiana in un primo tempo accetta: poi l’allenatore Foni si impunta e non concede il consenso a giocare la partita come valida per la qualificazione. La gara è così declassata ad amichevole per non deludere il pubblico già assiepato sugli spalti del Windsor Park. Gli irlandesi però si sono indispettiti perché si sentono accusati di antisportività.

La partita “amichevole” si trasforma in una vera e propria caccia all’uomo, con gigantesca rissa finale. Carosio alla radio urla “Picchiano i nostro giocatori”: in realtà, in quel momento Ferrario, detto “Mobilia”, il che è tutto dire, e Chiappella stavano ben facendosi valere anche a livello di “noble art”.

Per la cronaca la gara era finita 2-2, punteggio che avrebbe qualificato gli azzurri.

Per il recupero fu indicata la data del 15 Gennaio 1958.

IRLANDA DEL NORD – ITALIA 2-2

Reti: 24’ Ghiggia, 27’ Cush, 50’ Montuori, 60’ Cush.

Irlanda del Nord: Gregg, Keith, Mc Michael, Danny Blanchflower, Jackie Blanchflower, Peacock, Bingham, Mc Ilroy, Mc Adams, Cush, Mc Parland.

Italia: Bugatti (Napoli), Corradi (Juventus), Cervato (Fiorentina), Chiappella (Fiorentina), Ferrario (Juventus), Segato (Fiorentina), Ghiggia (Roma), Schiaffino (Milan), Bean (Milan), Gratton (Fiorentina), Montuori ( Fiorentina); all. Foni.

Arbitro: Mitchell (Irlanda del Nord).

Nel frattempo fu consumata la vendetta sul Portogallo. I lusitani, con la squadra colma di giocatori provenienti dalle colonie dell’Angola e del Mozambico, furono costretti a giocare a San Siro il 22 Dicembre 1957. A Milano gravava, in quel giorno, uno dei più spessi nebbioni del secolo e la temperatura era sotto zero. Il povero Matateu si rifiutò di scendere in campo. Qualche anno prima, in analoghe condizioni, all’ala sinistra dell’Egitto, Alaa El Din, che pure nel primo tempo aveva segnato un goal, si congelarono le dita dei piedi. Inoltre arbitro fu designato un certo Damiani, della federazione jugoslava, nato però ad Udine.

Finì 3-0 ma sinceramente alla televisione non si vide nulla o quasi.

ITALIA – PORTOGALLO 3-0

Reti: Gratton 36’ e 72’, Pivatelli 84’.

ITALIA: Bugatti (Napoli), Corradi (Juventus), Cervato (Fiorentina), Chiappella (Fiorentina), Ferrario (Juventus), Segato (Fiorentina), Ghiggia (Roma), Schiaffino (Milan), Pivatelli (Bologna), Gratton (Fiorentina), Montuori (Fiorentina).

PORTOGALLO: Gomes, Virgilio, Pacheco, Pedroto, Arcanjo, Torres, Hernani, Teixiera, Aguas, Coluna, Duarte (Aguas e Coluna sono i primi a comparire tra quelli che saranno in seguito i protagonisti della già citata epopea del Benfica negli anni’60).

Arbitro: Damiani (Jugoslavia).

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La squadra schierata nella nebbia di San Siro. Da sinistra: Cervato (capitano, con il gagliardetto), Ghiggia, Montuori, Chiappella, Segato, Schiaffino, Corradi, Pivatelli, Bugatti, Gratton, Rinone Ferrario detto “Mobilia” per la mole massiccia. Nella “Belfast 1” quella della rissa seppe rispondere per le rime, nella “Belfast 2” quella del disastro fu davvero l’ultimo degli azzurri ad arrendersi buttandosi all’attacco (era centromediano di ruolo, ma sapeva giocare anche centravanti) mentre i sudamericani morivano di freddo.

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L’inutile goal di Da Costa nel 2-1 fatale subito dall’Irlanda del Nord.

Siamo così alla scena madre. Belfast 15 gennaio 1958. Non c’è nebbia, cielo terso e Zsolt arriva puntuale.

La formazione italiana è quanto di più cervellotico si possa immaginare. GioanBrera fu Carlo, dalle colonne del Guerin Sportivo aveva proposto, considerato che per qualificarci sarebbe bastato il pareggio, di portare in Nazionale il blocco del Padova che Rocco aveva impostato su di un rigido catenaccio. I “poareti” bianco scudati in quel momento stavano contendendo lo scudetto a Juve e Fiorentina.I bianco-scudati a quel punto, erano secondi in classifica a due punti dalla Juventus e alla pari di Napoli e Fiorentina. Soprattutto la loro difesa aveva incassato, in 21 partite, soltanto 16 reti (la prima linea era andata a segno 25 volte, illuminata dal genio di Kurt Hamrin e dall’opportunismo di Sergio Brighenti). Ricordiamo i titolari del “verrou” patavino: Pin, Blason (che con il n.2 giocava “libero” o meglio come nella concezione di Rocco “terzino volante”) Scagnellato, stopper, Azzini (non un vero e proprio gentleman in campo) sul fantasista avversario (marcava lui i vari Sivori, Angelillo, Skoglund, Lojacono, Montuori), Pison sull’ala destra, Moro sull’ala sinistra a ricucire a centro campo i fini dicitori Rosa e Mari e l’ala tornante Boscolo, in avanti le due punte già citate Hamrin (20 goal alla fine del campionato) e Brighenti.

La proposta venne sdegnosamente respinta perché considerata sacrilega del bel gioco italico votato all’attacco. Foni, scrisse Brera, più che non capire che si doveva far giocare il catenaccio del Padova, non osò. Così la CT ebbe la bella pensata di far giocare, a Belfast in gennaio, una prima linea per 4/5 composta da sud americani (tra l’altro non di primo pelo), sostituendo in più i due lottatori fiorentini della difesa, Chiappella e Cervato, con gli interisti Vincenzi e Invernizzi.

Sul campo per di più l’ottimo e imparziale Zsolt espulse Ghiggia a venti minuti dalla fine proprio mentre la squadra stava svolgendo il massimo sforzo per arrivare al pareggio. Presunzione, pressapochismo, scelte clamorosamente sbagliate. Risultato finale: Italia fuori dal Mondiale. Il trionfo di Pelè gli azzurri lo videro in TV.

“Lo smacco  – ha scritto Gianni Brera nella sua Storia critica del calcio italiano – è cocente per tutti noi. Le parti in causa si accusano a vicenda. I qualunquisti se la prendono con Foni per l’esagerato numero di oriundi inutilmente impiegati; i difensivisti lamentano il mancato impiego della difesa patavina, che sicuramente avrebbe consentito di ottenere almeno l’indispensabile pareggio. L’impiego degli oriundi era sì esagerato ma diceva praticamente come fosse povero il nostro calcio di elementi  all’altezza (salvo rare e fortunate eccezioni, non è che le cose siano cambiate, basta scorrere le formazioni del campionato 2017-2018 nda). Sembra incredibile, ma proprio Foni, che aveva vinto con l’Inter due scudetti applicando il catenaccio, in nazionale si è attenuto al più squallido WM, ed è rimasto a casa”.

Con la qualificazione dell’Irlanda del Nord, per la prima e unica volta nella storia del calcio le quattro federazioni britanniche approdarono alla fase finale del mondiale: Inghilterra, Galles, Scozia e – appunto – Irlanda del Nord.

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L’Irlanda del Nord schierata al Windsor Park di Belfast il 15 Gennaio 1958

IRLANDA DEL NORD – ITALIA 2-1

Reti: Mc Ilroy 13’, Cush 28’, Da Costa 56’.

Irlanda del Nord: Uprichard, Cunningham, Mc Michael, Danny Banchflower, Jackie Blanchflower, Peacock, Bingham, Mc Ilroy, Simpson, Cush, Mc Parland.

Italia: Bugatti (Napoli), Vincenzi (Inter), Corradi (Juventus), Invernizzi (Inter), Ferrario (Juventus), Segato (Fiorentina), Ghiggia (Roma), Schiaffino (Milan), Pivatelli (Bologna), Montuori (Fiorentina) Da Costa (Roma).

Arbitro: Zsolt (Ungheria).

Sarebbe bastato lo 0-0.

FRANCIA – GIBILTERRA 14-0: MA IL RECORD RESTA ALL’AUSTRALIA CON IL 31-0 SULLE SAMOA AMERICANA

La Nazionale delle Samoa Americane

Puntualissima a ogni goleada esagerata si riapre la discussione sul senso di partite come Francia-Gibilterra. Quattordici gol sono un’enormità, non c’è più nessun significato tecnico in quei novanta minuti. Soltanto spettacolo per i tifosi che vincono. Resta il dubbio se i francesi dovevano staccare la spina dopo un’ora, per evitare un’umiliazione storica ai rivali, oppure se era giusto che lo sport prevalesse sempre, e quindi il diritto di attaccare e segnare anche dopo la grande abbuffata. Ma non è questo il vero problema. La domanda che tutti si fanno, un po’ scontata ma inevitabile, è: perché Gibilterra, San Marino, Andorra, Liechtenstein e compagnia bella giocano in gruppi con Francia, Spagna, Inghilterra e Portogallo? Non sarebbe meglio un torneo tutto per loro ?

Interrogativi ai quali non tocca a noi rispondere.

Invece è il caso di rispolverare qualche precedente storico risalente all’età dei pionieri e oltre

OLIMPIADI DI STOCCOLMA 1912

 La nazionale dell’Impero Russo si presentò infatti alle Olimpiadi svedesi con una sola partita disputata all’attivo, un’amichevole con la Finlandia organizzata a Mosca appena un mese e mezzo prima dell’inizio dei Giochi.

La prima gara olimpica del team russo si verificò proprio contro gli stessi finlandesi. La  Finlandia, in realtà, faceva ancora parte dell’Impero ma decise di iscriversi alla FIFA (e di conseguenza alle Olimpiadi) in maniera autonoma, a dispetto del fatto che l’indipendenza sarebbe arrivata solo nel 1917. Duperron e i suoi erano a conoscenza del livello dell’avversario, ma i tentativi di rendere felice lo Zar non ebbero poi riscontro sul campo: la Finlandia vinse per 2-1, a nulla valse il primo gol ufficiale della rappresentativa firmato da Vasiliy Butosov che siglò il momentaneo 1-1.

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Vasily Butosov autore della prima rete nella storia della nazionale

La sconfitta costrinse i russi, estromessi dalla lotta per una medaglia, a partecipare al torneo di consolazione che in realtà di consolatorio ebbe ben poco: la malcapitata formazione di Duperron trovò sulla propria strada la Germania, appena umiliata per 5-1 da parte dei cugini austriaci. I tedeschi, forti di un tasso tecnico superiore ed evidentemente desiderosi di riscattare la sconfitta subita, seppellirono di reti i russi aggiudicandosi il match con l’incredibile risultato di 16-0. Il bomber di giornata, Fuchs, siglò ben dieci gol stabilendo un record – quello di marcature in una sola partita tra squadre nazionali – che sarebbe durato addirittura sino al 2001, quando l’australiano Archie Thompson firmò 13 delle 31 reti con cui l’Australia mortificò le Samoa Americane.

QUALIFICAZIONI PER I MONDIALI 1938

Budapest 25 marzo 1938

UNGHERIA – GRECIA 11-1

reti. Zsengeller (5), Tiktos(2), Nemes (3), Vincze, Makris

Ungheria: Hada, Korany, Biro, Lazar, Szucs II, Balogh , Sas, Vibncze, Nemes, Zsengeller, Tiktos all. Dietz

Grecia: Skalovounos, Kusulaki9s, Papedopouolos, Kondoulis, Deligiannis, Gikas, Mlyakis, Vikedelis, Maroupolos, , Makris, Cristodoulou

arbitro: Xifando (Romania)

QUALIFICAZIONI PER I MONDIALI 1970

Germania Ovest – Cipro 12-0

FASE FINALE CAMPIONATI DEL MONDO 1982

Ungheria – El Salvador 10-1

IL RECORD RIMANE A QUESTA PARTITA

Thompson autore di 13 goal nel 31-0 dell’Australia sulle Samoa Americane

Qualificazioni mondiali 2002

AUSTRALIA – SAMOA AMERICANE 31-0

Le Samoa Americane riuscirono a contenere l’Australia fino al decimo minuto di gioco, quando il centrocampista Con Boutsianis siglò il primo gol della partita; seguirono otto reti di Archie Thompson, quattro di David Zdrilić, due di Tony Popović ed una di Aurelio Vidmar, per un totale di 16-0 alla fine del primo tempo. Nella ripresa Boutsianis aprì nuovamente le marcature con una doppietta, seguito da altri cinque gol di Thompson, quattro di Zdrilić, due di Colosimo ed uno ciascuno per Vidmar e De Amicis. La partita terminò con il clamoroso punteggio di 31-0.

Coffs Harbour

11 aprile 2001

Australia – Samoa Americanan 31-0

reti: Thompson (13) Boutsianis (3) Zdrlic (8) Popovic (2), VidmarI (2) De Amicis 1 Colosimo (2)

Australia: Petkovic, Muscat, Moore, Popovic, Vidmar I, Vidmar II, Zdrlic, Horvat, Boutsianis, Colosimo, Thompson ( Wilson, Miller) all. Farina

Samoa Americane: Salupu, Leitutu, Falimaua, Fatu, Faloua, Salipati, Mulipola, Fragiai, Falanko, Savea, Im Min (Silao, Maina) all. Lui

arbitro: Leaustic (Tahiti)

Nel complesso la compagine delle Samoa Americane ha disputato 45 partite con 4 vittorie (Isole Cook, 2 volte Tonga, Wallis e Fotuna), 1 pareggio, 40 sconfitte, 28 reti segnate, 298 subite