IL SAVONA E LO SCUDETTO: LE SFIDE CON CASALE GENOA, TORINO E JUVENTUS

LE PROMOZIONI DEL VADO DEI GRANDI PRESIDENTI FERRANDO, MORIXE E CIARLO

L’lTALIA DELL’AZTECA REGINA DELLA TOP TEN DELLE NAZIONALI

E’ MORTO VINCENZO OCCHETTA: ULTIMO ALLENATORE DEL SAVONA IN SERIE B

E’ mancato all’età di 88 anni Vincenzo Occhetta, ultimo allenatore del Savona in Serie B, colui  che era in panchina nel giorno della “Fatal Catania”.

Lo ricordiamo prima come un mediano “classicheggiante” al fianco di Niels Liedholm nel Milan e poi come allenatore – gentleman dal tratto un po’ distaccato e con il pensiero rivolto molto spesso ad una elegante boutique di Nervi gestita dalla moglie e di cui lui stesso si occupava.

A suo merito nel periodo in cui ha diretto la squadra bianco blu dopo essere subentrato a Ercole Rabitti dopo un’inopinata sconfitta subito ad Alessandria (0-3) il definitivo lancio di Furino e Prati.

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Il Savona allenato da Occhetta: da sinistra, in piedi, Gilardoni, Ratti, Zoppelletto, Prati, Pozzi, Ferrero. Accosciati: Benigni, Verdi, Spanio, Fascetti, Furino

La vicenda degli allenatori, in quella stagione di Serie B, risultò particolarmente travagliata, quasi come quella dei portieri , oggetto di contestazione da parte di chi ancora redige questo blog e all’epoca redigeva con Fabbri e De Marco “Riviera Notte”: contestazione rivolta verso il general manager Gigione Costa che arrivato sulla scia del presidente Dapelo (chiamato da Stefano Del Buono e dal ministro Carlo Russo a prendere in mano le sorti della navicella bianco blu dopo la repentina, dolorosa scomparsa di Fausto Gadolla) aveva scombussolato l’assetto della squadra che aveva vinto il campionato di Serie C liquidando anche l’allenatore  Manlio Bacigalupo.

Così si era arrivati a Rabitti, già allenatore delle giovanili  juventine ma neofita delle categorie maggiori e poi a Occhetta che avrebbe dovuto allenare la primavera e si trovò sbalzato in prima squadra pagando anch’egli lo scotto di una certa inesperienza oltre a dover fare i conti con una difesa nella quale portiere e libero non riuscirono mai, per tutto il campionato, a trovare una adeguata continuità di rendimento.

Ricordiamo allora Occhetta nella sua carriera, lunga e fruttuosa da giocatore ma molto breve come allenatore: comunque un protagonista dell’ultima stagione del Savona in Serie B.

 Occhetta cresce calcisticamente nella squadra del suo paese – Romentino – per passare alla Juventus nel 1949 giocando con le riserve e senza mai esordire in prima squadra. La Juventus lo cede nel 1951-1952 al Siracusa allenato da Mario Perazzolo, e con i siciliani disputa due campionati nella Serie cadetta. Retrocesso il Siracusa in Serie C, Occhetta passa al Marzotto nel 1953-1954, giocando con i vicentini cinque campionati di Serie B.

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Occhetta con Nils Liedholm.

Nel 1958-1959, su suggerimento di Giuseppe Viani, passa al Milan condotto da Viani stesso e Luigi Bonizzoni. L’esordio in Serie A di Occhetta avviene, in sostituzione di Nils Liedholm, il 21 settembre 1958 a San Siro contro la Triestina che viene battuta per 2-0. Alla quarta giornata Liedholm rientra e Occhetta resta al suo posto; ad uscire di squadra è Sandro Salvadore. Il Milan con Occhetta titolare, a fianco di Liedholm e Cesare Maldini, vince lo scudetto ed il novarese viene confermato anche l’anno successivo.

Nel 1960-1961 torna in Serie B con il neoretrocesso Genoa – assieme a Giancarlo Gallesi e Gastone Bean – come contropartita per l’acquisto di Paolo Barison. Lascia quindi Milano dopo aver disputato con i rossoneri 52 partite con 2 reti nella massima serie, 4 gare con 2 reti di Coppa Italia e altri 4 incontri in Coppa dei Campioni. A Genova si ferma altre quattro stagioni contribuendo al ritorno dei genoani, allenati da Renato Gei, in Serie A nel 1961-1962, stagione nella quale diviene capitano dei rossoblù a seguito del ritiro di Fosco Becattini.

Tornato nella massima serie con i liguri, vi rimane sino al 1963-1964 per poi scendere la stagione successiva in Serie D con il Rapallo Ruentes e, una volta conquistata la promozione in Serie C, svolgere la funzione di allenatore-giocatore dei bianconeri.

Poi la già descritta stagione alla guida del Savona.

I tabellini delle due partite che segnarono il cambio di allenatore sulla panchina del Savona 1966 – 67

ULTIMA PARTITA DI RABITTI

13 dicembre 1966

Alessandria – Savona 3-0

Reti: Lojacono, Oldani, Pasquina

Alessandria:  Bertoni, Gori, Rossi, Lojacono, Dalle Vedove, Ferretti, Oldani, Colautti, Pasquina, Ragonesi, Magistrelli

Savona: Ferrero, Verdi, Fochesato, Ratti, Natta, Furino, Gittone, Fascetti, Prati, Spanio, Gilardoni

Arbitro Branzoni di Pavia

PRIMA PARTITA DI OCCHETTA

18 dicembre 1966

Savona – Arezzo 3-2

Reti: Prati, Gilardoni (2), Ferrari, Novelli

Savona: Pascali, Verdi, Persenda, Bruno, Pozzi, Natta, Benigni, Fascetti, Prati, Spanio, Gilardoni

Arezzo: Maschi,Miazza, Bonini, Mazzei, Ghelfi, Bazzarini, Flaborea, Mariani, Novelli, Gerli, Ferrari

LA GIORNATA SPECIALE DI TRE AMICI A CUNEO SU UNA VECCHIA “1100”

QUANDO ASCOLTANDO LA RADIOCRONACA DELLA NAZIONALE MASTICAI UNA MATITA COPIATIVA

IL CALCIO LIGURE OLTRE IL GENOA E LA SAMP – La presentazione

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L’intervento di Luciano Angelini

 

Tratto dai contenuti del blog “storia del calcio savonese” Martedì 10 dicembre è stato presentato il nuovo lavoro di Luciano Angelini e Franco Astengo “Il Calcio Ligure oltre il Genoa e la Samp”: un volume di oltre 500 pagine edito da Delfino & Enrile per la collana “in sedicesimo”.

La presentazione si è svolta nella sede del CONI Point di Savona puntualmente organizzata dal Delegato Provinciale Roberto Pizzorno che ha anche introdotto la discussione.

Dopo un excursus sulla storia del calcio savonese svolta da Franco Astengo si sono avuti tre toccanti momenti di testimonianza: Fabrizio Persenda ha ricordato il papà Valentino recentemente scomparso, l’olimpionico Ezio Madonia ha ricordato Peo Astengo cui il volume è stato dedicato assieme a Nanni De Marco la cui figura è stata illustrata da Luciano Angelini che ha voluto ripercorrere anche le vicende del giornalismo sportivo savonese e illustrato una Città ormai profondamente cambiata nel senso di un vero e proprio smarrimento di identità.Ha concluso il giornalista di Repubblica Lorenzo Mangini, fine statistico del calcio ligure, che ha individuato nella passione e nella memoria le due leve principali che hanno portato gli autori a compiere questa fatica che è stata la quarta in ordine di tempo dedicata alle vicende del calcio a Savona e nella nostra regione: nel 2008 infatti era stato pubblicato “Savona, la città nella storia del calcio” per i 100 anni di fondazione del sodalizio bianco blu, nel 2011 “Sognavamo la Serie A” incentrato sulle vicende della società dilettantistiche della provincia di Savona e dei loro protagonisti nel tempo, nel 2017 “Racconti bianco blu” dedicato ai 110 anni degli striscioni.

In questo testo gli autori hanno ripercorso oltre 127 anni di calcio in provincia di Savona attraverso statistiche, racconti di protagonisti, rievocazioni di quartieri, paesi, cittadine in cui, per tanti anni, la partita della propria squadra era “La partita”.

Inoltre nelle pagine del volume viene rammentata l’esperienza aggregante di “Riviera Notte” sulle cui pagine si scrisse l’ultima epopea del Savona in Serie B, ma trovarono anche cittadinanza campionati fino a quel punto negletti come la Seconda Categoria e i tornei giovanili.

“Il Calcio Ligure oltre il Genoa e la Samp” presenta inoltre una ricca appendice (con galleria fotografica) riguardante tutti i campionati disputati fuori regione (quindi dalla Serie D attuale in su) da tutte le squadre liguri fuori che dalle due “grandi” genovesi.

Inoltre rimane da segnalare una vera e propria novità storica riguardante le origini del calcio savonese.

La prima partita di calcio a Savona, infatti, è stata disputata nel 1892 e la prima squadra cittadina è scesa in campo nel 1899 molto prima della fondazione avvenuta nel 1907 della sezione giochi della Fratellanza Ginnastica.

Nel libro compare anche la foto del primo savonese marcatore di un goal, Elese Menotti, di cui era presente in sala la nipote professoressa Pistone.

Gran pubblico, un vero e proprio “parterre de roi” con presenze dalla Riviera, dalla Valbormida, addirittura da Garessio a testimonianza del perdurare di una vita di comunità solidale che solo l’ambiente del calcio poteva fornire in tempi molto diversi dagli attuali.

Un tuffo nel passato senza accenti nostalgici ma con intatta una grande voglia di futuro.

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Uno scorcio del pubblico

PRESENTAZIONE ​DEL LIBRO  Martedì ​10 ​Dicembre ​2019 ​ore 16​.​00  Coni ​Point ​- ​Sala ​“​Lelio​Speranza​”  via Montenotte 2 – Savona

IL ​CALCIO ​LIGURE ​OLTRE ​IL ​GENOA ​e LA SAMP

di Luciano Angelini e Franco Astengo (prefazione di Giovanni Malagò presidente nazionale del CONI)

pretazione ​di ​Giovanni ​Malago 

Edizioni ​InSedicesimo ​ (Delfino & Enrile editori)

Introduzione di Roberto Pizzorno Delegato Coni Provinciale

Gli autori ricordano Nanni Demarco

Fabrizio Persenda ricorda papà Valentino

Ezio Madonia ricorda Peo Astengo

Conclusioni di Lorenzo Mangini Giornalista di “Repubblica”

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IL NOSTRO CALCIO di Luciano Angelini e Franco Astengo

Il calcio, il “nostro” calcio, quello savonese (e non solo), è lungo 127 anni. La prima volta a fine Ottocento, il 1892 per chi ama le date e gli anniversari, con una pattuglia di pionieri in piazza d’Armi nella prima partita che si ricordi. Una lunghissima Storia scritta da migliaia di appassionati in campo e fuori. Il pallone come fascinoso collante, una sorta di pifferaio magico dietro al quale incamminarsi, ciascuno con la propria bandiera e i propri colori, verso appuntamenti sempre più attesi e ambìti.

Il “nostro” calcio è approdato con qualche affanno di troppo al 2019 portando nello zaino dei ricordi un carico di emozioni, intense per alcuni, sbiadite per altri, di esperienze, amicizie, testimonianze vicine e lontane, talvolta perdute e ritrovate, partecipazioni personali, immagini e simboli. In un percorso, non sempre rettilineo, talvolta faticoso e tormentato, con un unico filo conduttore: la passione per il gioco con il pallone.

Ed è il timore di vedere sfumare, come in una dissolvenza, se non disperdere questo patrimonio di uomini e storie di vita, che ha sospinto e rilanciato l’impegno e l’entusiasmo di racchiudere in una raccolta tutto quanto si è raccontato negli anni, in un alternarsi di capitoli dedicati senza distinzioni gerarchiche: squadre e società delle varie categorie, protagonisti e comprimari di vario ordine e grado, personaggi che parevano dispersi nel tempo, aneddoti, risultati, classifiche, statistiche.

Il tutto senza perdere di vista il momento storico, sociale, politico e soprattutto economico che ha caratterizzato il cammino e le trasformazioni di oltre un secolo: gli albori alla fine dell’Ottocento, la crescita della passione tra le due guerre, gli anni della ricostruzione dopo la Liberazione, la solidarietà attraverso le società di mutuo soccorso e l’azione cattolica, il ruolo dei partiti, quelli veri sospinti da ideali, lo sviluppo industriale, il mondo del lavoro. Sempre con il calcio, il “nostro” calcio capace di sostenere un ruolo aggregante nella società, nelle fabbriche (Ilva, Scarpa e Magnano, Monteponi), nel porto, nel mondo del commercio, nella scuola.

Ed ecco perché fare rinascere il “nostro” calcio, se possibile riaccenderne l’interesse e la curiosità, oltre ogni età, per chi c’era e chi ne vuole mantenerne memoria, con la voglia e la passione di raccontarlo dalla “A”, come Armella e Altobelli, alla “Z”, come Zanette. Scelti non a caso. Al cuor e ai colori non si comanda. Una piccola enciclopedia in cui (ri)trovare nonni, papà, fratelli, nipoti, amici, compagni di squadra, avversari, sfide memorabili e partite senza un domani, promozioni e retrocessioni, e poi un fiume di formazioni con un tanti piccoli e grandi protagonisti per un giorno o una stagione comunque meritevoli di essere sottratti all’oblio, dal Savona al Millesimo, dal Gloria, grande settore giovanile esibito con orgoglio sul campetto realizzato sul greto del Letimbro poi spazzato da un’impetuoso piena del torrente, alla Zinolese e poi avanti senza tener conto del palmarès con Libertà e Lavoro, Cairese, Priamar, Fraternitas, Don Bosco,  Santa Cecilia, Carcarese, Veloce, Vado, Varazze, Quiliano, Cengio, Altarese,  Chimor, Freccero, Alassio, Nolese, Finale, Spotornese e infine l’Albissola dalle (recentissime) scalate impossibili, ora avanti a tutti nell’agone calcistico savonese dagli sbiaditi colori biancoblu.

Il Savona Fbc sempre e comunque come fil rouge. Uno spunto per riaccendere l’attenzione su chi ne ha scritto davvero la Storia, da presidente: Stefano Del Buono e Fausto Gadolla per tutti; da allenatore: Orth, Bertolotto, Levratto, Pelizzari, Manlio Bacigalupo, autori e protagonisti di pagine indelebili; da dirigente: Gaetano Chiarenza, segretario per sempre, Roggero, Marietto Vagnola, Falco, Conti, Delle Piane, Carena, Casella, Saglio, Curti, Petitti, Ronchetti, Casagrande; da giocatore: Bacigalupo (esordio nel 1942 prima di diventare indimenticabile protagonista con il Grande Torino), Pendibene, Martini, Longoni, Borgo, Ciccio Varicelli, Vanara, Pierino Cucchi, Valentino Persenda, Ciglieri, Galindo, Mariani, Ilvo Nadali, Corrado Teneggi, Bruno Ferrero, Osvaldo Verdi, Giuliano Taccola, Marco Fazzi, Piero Natta, Carlo Pozzi, “Pucci” Gittone, Carletto Pietrantoni, Eugenio Fascetti, Glauco Gilardoni, Pierino Prati, Vittorio Panucci, goleador bianco blu, e Christian, figlio d’arte, orgoglio del vivaio della Veloce da cui era partito per diventare il calciatore più blasonato della storia del calcio savonese. Ma l’elenco potrebbe continuare di anno in anno da Elese Menotti, e siamo a fine ‘800, fino alla storia recente con il ricordo di Paolo Ponzo e di Antonio Marcolini il cui addio lascia ancora sgomenti.

Non è, e non vuole essere, il (“nostro”) calcio del come eravamo, ma di come sarebbe bello rinnovarne e rilanciarne il messaggio e l’indirizzo se non nel tortuoso presente almeno in un futuro del ritrovato orgoglio e di una fin qui sopita e sempre più silente passione sportiva. Almeno provarci. E da questo piccolo seme che racchiude storie, persone, esperienze di una Città e di un territorio che si potrebbe (dovrebbe?) trovare l’orgoglio, uno spunto, un’idea, uno stimolo, una voglia di fare e di cambiare, di migliorare, crescere, rinnovare e sollecitare la ricerca della dignità appannata se non perduta.

L’obiettivo è ambizioso, forse velleitario, utopico: il passato non ritorna, ma giova conoscerlo nei successi e negli errori. Lo abbiamo rinnovato e riavviato passo passo partendo dal nostro quartiere, la Centrale, ora un grande centro commerciale tra scarpe e hamburgher, e dall’Oratorio del Sacro Cuore, la meravigliosa enclave sportiva, umana e sociale realizzata dall’indimenticato don Vittorio Dietrich, prete dalle scarpe e dalla tonaca sempre sporchi della terra del “suo” campetto realizzato a colpi di picco e pala tra la Smalteria e la monumentale parrocchia all’epoca guidata dall’arcigno don Pescio.

Una Storia di calcio ma soprattutto di umanità, di gente di sport, ricordiamo la staffetta Del Buono-Speranza alla guida di un Coni vivo e vitale, altri uomini, altro spesso, altra Città, di un mondo affollato di fatti e persone incontrate o solo intraviste attorno e nella cornice di un campo di calcio. Ci sono gli amici del quartiere, i compagni di scuola e di squadra, di viaggio e di avventura. Ricordarli, senza ordine di tempo ma di memoria è facile e complicato, c’è tanto della nostra vita e di personali esperienze in tempi, situazioni e circostanze diverse tra quartiere, oratorio e storie di club: il nostro “Peo”, fratello e allievo amatissimo, il suo compagno di campo e di avventure Carlo (Foglia), Gianluigi (Buccheri), Giuan (Reggiori), Dudi (Pittamiglio), Mariolone (Verzello), (Lello) De Cicco, Giorgio (Vacca), Marcello (Caraccio), Fulvio (Porta), Nicola (poi il dottor Vacca, affermato pneumologo), Nico (Vasconi), Momo (Morasso), Giorgio (Longhi), Bruno (Fanelli), Antonio (Rovere), “Detto” (Storti), i cairesi Tullio (Pierucci), Angelo (Altobelli), Lorenzo (Bonello), Renato (Papes), Pepè (Minuto), Giancarlo (Monaci) e Renato (Papes) e poi l’estroso Ettore Rusticoni, Marietto Oberto, “Pavone” Morando, “Dodo” Grasso, il ”mago” Vadone, gli indimenticati Ghersi e Sergio Sguerso, Enzo Volpi e Agostino Macciò, gli amici di sempre Guido (Lagustena), Mirko (Mellano) e Cesare (Badoino), “Poppi” Procopio, l’indimenticabile Luciano Casarino. Una passerella ideale che meriterebbe di diventare infinitamente più lunga scandagliando nella memoria di incontri, presenze, viaggi, collaborazioni e semplici condivisioni.

Un viaggio ideale sui campi di sfide infinite: da quelle lontane un secolo in piazza d’Armi all’epopea di corso Ricci e fino al “Bacigalupo” in quel di Legino; al vecchio “Rizzo” della gloriosa Cairese del presidente Negro e di Natale Zamboni; alle Traversine di Vado, covo (quasi) inespugnabile dei rossoblu di Camici, Gian Negro, Martinucci, Peluffo, Micca, Gallione, Suraci, Lagasio e Chittolina; alla mitica Valletta San Michele dalle mille sfide di ogni categoria nelle domeniche interminabili dall’alba al tramonto; al “Faraggiana” tana dell’Albissola di Aulo Zuanni e poi di Iannicelli, Furci e Zingariello, e del Santa Cecilia del ragionier Baglietto e di Ninni Gaggero; al fortino del “Pino Ferro” di Varazze tenacemente custodito dai nerazzurri Barbarossa, Busso, indimenticato portiere e sindaco, Lupi, De Logu, Castello, Berto Calamano, Gramegna, Polignano, Foglia. E poi i campi e campetti dei tornei estivi, regno incontrastato di quel genio organizzativo di Nanni De Marco capace di calamitare il meglio del nostro calcio e muovere un popolo di tifosi in ogni angolo della Città e dintorni al seguito delle squadre nate sotto le insegne di bar, società di mutuo soccorso, circoli aziendali, associazioni sportive.

Ma c’è molto di più. Ed anche un viaggio per conoscere e approfondire le mutazioni del giornalismo sportivo (e non solo) tra grandi firme e grandi passioni. Ma anche per ricordare intuizioni e autentiche imprese editoriali, come il caso di Riviera Notte Sport, il settimanale ideato da Marco Sabatelli sulla scia di Savona Sport lanciato dal fratello Marco con Pino Cava e Ivo Pastorino nella Tipografia d’Arte di via alla Villetta. Chi ha avuto l’onore e il piacere di fare parte della squadra di Riviera Notte può parlare a pieno titolo di un formidabile primato nell’informazione, e non solo a livello locale.

Negli anni Sessanta la Tipografia Priamar di piazza Vescovato si rivelò punto di incontro e di sinergica intesa tra giornalisti già con gli speroni (Pino Cava, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri, Felice Peluffo, Piero Levratto), giovani reclute spregiudicate (noi due con Angelo Regazzoni, Giancarlo Trincheri, Pieraldo Argo, Ettore Rusticoni, Stefano Delfino, Pierpaolo Cervone), i fotografi Gino Ferrando, Alienda e Salvatore Gallo, e il dirompente Nanni De Marco, all’occorrenza fotografo, cronista, organizzatore di rappresentative di categoria, tornei e inventore del concorso pronostici “Savona Goal”, autentico collante per migliaia di frequentatori di bar e circoli trasformati in sedi di raccolta delle schedine, e del referendum popolare per eleggere “Lo Sportivo dell’Anno”, per anni il più importante appuntamento per celebrare i protagonisti di ogni disciplina dello sport savonese. Una montagna di schede. Tante che a fine di ogni spoglio non bastava un grande sacco per contenerle tutte. Un coinvolgente e aggregante fenomeno di massa.

Il “nostro” calcio, il “nostro” vivere nello sport, era una parte significativa e consistente dell’humus della Città: richiamava, coagulava, sollecitava, promuoveva, sosteneva un movimento fatto di giovani e meno giovani, giocatori, dirigenti e appassionati, un intreccio di interesse e passione, il desiderio di partecipare e testimoniare. A Legino la mamma di Valerio Bacigalupo tagliava il nastro del nuovo stadio intitolato al figlio caduto a Superga. Anni dopo Lelio Speranza, ricevuto il testimone di presidente del Coni da Stefano Del Buono, iniziava la sua battaglia per realizzare a Savona la (prima) piscina coperta a Trento e Trieste stornando da par suo gli indennizzi per i danni di guerra. Ed è doveroso ricordare che l’impianto in cui hanno nuotato migliaia di savonesi e sono cresciuti campioni di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato sul finire del 2016 è stato chiuso e abbandonato al degrado dall’amministrazione comunale pochi mesi prima della scomparsa di Lelio Speranza.

C’era un tempo, ahinoi lontano, in cui il cuore di Savona pulsava nelle fabbriche, nelle aziende, in porto, negli uffici, negli studi professionali, nei negozi, nei locali pubblici, nei dopolavori aziendali, nei bar, riuscendo a coinvolgere ogni settore della società civile. “Tutta la Città allo Stadio”, titolava un numero di Riviera Notte. Non un appello, ma un invito. La testimonianza di quel forte e intenso senso di appartenenza purtroppo appassito se non scomparso. E non solo nel calcio.

LA GIORNATA PARTICOLARE DI MINO E VALENTINO FRATELLI E AVVERSARI

SCUDETTO AL FOTOFINISH: CHI PER UN PUNTO LO VINSE (O LO PERSE)