QUANDO SI GIOCAVA A BASKET NEL SALOTTO DELLA CITTA’

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di FRANCO ASTENGO

Savona, ben riconoscibile Piazza Sisto IV il salotto della Città, questa volta trasformato in un campo di basket.

Siamo nel cuore degli anni ’50, tempi tanto diversi da quelli che si stanno vivendo: tempi di genuinità, passione, solidarietà a tutti i livelli.

Tempi nei quali si poteva anche improvvisare: campi di calcio che sorgevano nel fiume o tra le macerie, pallanuoto giocata in mare, il campo della Valletta con una pista d’atletica di 290 metri, gare di nuoto nei pressi della Lega Navale e appunto basket in piazza. Una Città viva. Pulsante.

Raccontava Settimio Pagnini, uomo-ovunque della pallacanestro savonese (ma anche di tante altre cose), come i canestri fossero stati fabbricati in proprio presso l’officina Ferrero di Corso Mazzini e poi alla domenica messi su di un carretto per spostarli nel luogo prescelto per le partite: lo spiazzo antistante il Distretto Militare, quello dove oggi sorge il Palazzo della Provincia e che all’epoca era il cortile della sede dell’Ente Comunale di Assistenza di cui lo stesso Pagnini era direttore e – appunto – piazza Sisto.

Sulla pista da ballo e di pattinaggio della Valletta San Michele giocava, invece, la squadra del Dopolavoro Ferroviario. Il Dopolavoro Ferroviario però curava maggiormente l’hockey a rotelle, dove la squadra allenata da Porta con i vari Antona, Olivero, Merlino, Mario Perugini disputava la Serie C.

L’occasione dello scatto di questa foto è da considerare sicuramente storica.

Nell’estate del 1963, infatti, la Cestistica Savonese organizzò addirittura un torneo internazionale cui parteciparono l’Hapoel di Tel Aviv, alla fine risultata vittoriosa, la SETAF squadra dei militari americani presenti nella basi NATO in Europa, l’ASPTT di Marsiglia, e una Cestistica Savona rafforzata da alcuni prestiti dalla Serie A (ricordiamo Gatti dell’Oransoda Cantù nella quale militava anche il nostro Franco Racchi che naturalmente disputò il torneo con la sua antica maglia della Cestistica).

Nell’estate seguente il torneo si sdoppiò in maschile e femminile. I ragazzi giocarono di nuovo in Piazza Sisto e il torneo fu vinto dall’Hajduk di Spalato, le ragazze trovarono posto tracciando il campo sullo spazio del bocciodromo che era sotto, sparito il reparto Litto-Latta dell’ILVA, nel grande piazzale del Priamar.

Tra le donne successo della Juventud di Badalona, ma strage di cuori da parte delle svedesine dell’Eos di Lund, uno stuolo di biondissime che fecero furore tra i ragazzi savonesi con gli ormoni a mille.

Questa rievocazione mi è stata suggerita da una proposta avanzata dall’ex- presidente del CONI e oggi presidente della Federazione Pallacanestro, Gianni Petrucci: in questi tempi di emergenza sanitaria e di distanziamento sociale Petrucci ha proposto di giocare i campionati d’estate e all’aperto.

Il basket all’aperto rappresenterebbe un magnifico ritorno al passato, sia per i campionati (ricordo di aver visto in TV, 1954 o 1955, uno spareggio proprio tra Cantù (allora denominato Società Ginnastica Mazzini: gli sponsor erano di là da venire) e la famosa Onda Pavia, giocato all’aperto come avveniva in tante altre situazioni.

Così è ritornata alla mente quella stagione che forse i più avranno dimenticato in un Savona così diversa da quella di adesso.

LA STORIA DI RINO FERRARIO CENTROMEDIANO DIVENTATO CENTRAVANTI

di FRANCO ASTENGO

Non è stato usuale nella storia del calcio italiano assistere, in conclusione di carriera, a un mutamento di ruolo da difensore ad attaccante.

Piuttosto, in tempi di ruoli “fissi” come quelli del WM e successivamente con l’avvento del “libero”, si è assistito al fenomeno inverso: goleador di razza oppure finissimi trequartisti chiudeva carriera piazzandosi a centro campo a dirigere l’orchestra oppure alle spalle di tutti a difendere il fortino. Una parabola che, a suo tempo, aveva accomunato grandissimi protagonisti da Boniperti a Schiaffino tanto per citare due “eccelsi”.

Il cammino inverso invece è stato compiuto da Rinone Ferrario uno dei giocatori più generosi e simpatici del calcio italiano degli anni ‘50.

Rino Ferrario (Albiate7 dicembre 1926 – Torino19 settembre 2012), era un centromediano classico (non a caso nelle file della Juve aveva sostituito Carlo Parola) di quelli che giostravano sul centravanti avversario senza nessuno alle spalle: quindi necessità di modi spicci sia sull’uomo, sia sul pallone. Per la sua prestanza fisica e per le sue origini familiari (essendo figlio di mobilieri) era soprannominato Mobilia.

Esordisce nella Pro Lissone. Durante il servizio militare svolto ad Arezzo, viene notato dall’allenatore ungherese Árpád Hajós (l’allenatore del Savona della promozione in Serie B stagione 1939 – 40), che lo convince a giocare per la squadra toscana, allora in serie C. Due anni dopo esordisce in Serie A nella Lucchese, il 9 ottobre 1949, nell’incontro Lucchese-Palermo 2-1. Nella partita Juventus-Lucchese 1-2 è uno dei migliori in campo.

L’anno dopo passa alla Juventus dove vi trascorre cinque anni. Con la Juve vince lo scudetto 1951 – 52 Nel 1955 viene ceduto all’Inter quindi va alla Triestina. Nel 1957 ritorna alla Juventus dove vince il campionato e la Coppa Italia l’anno successivo. Termina la carriera facendo due anni nel Torino, il primo vincendo la Serie B. In totale in Serie A ottiene 248 presenze e 14 reti. Ha totalizzato 10 presenze nella nazionale maggiore. Dopo l’esordio nel 1952, è convocato per i Mondiali 1954 in Svizzera ma non viene mai schierato in campo.

È invece in campo in due sfide a Belfast contro l’Irlanda del Nord.

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L’Italia che gioca a Belfast il 4 dicembre 1957: da sinistra, le riserve Panetti e David, Ferrario, Schiaffino, Corradi, Segato, Gratton, Bugatti, Chiappella, Montuori, Ghiggia, Bean, Cervato

La prima di esse, il 4 dicembre 1957, fu una sfida in teoria valida per le qualificazioni al Mondiale 1958 ma successivamente venne declassata ad amichevole per colpa del maltempo che impedì all’arbitro di arrivare in tempo allo stadio e che si concluse sul 2-2, mentre nella seconda, disputata il 15 gennaio 1958 e questa volta valida per le qualificazioni al Mondiale, Ferrario, nonostante fosse stato il migliore in campo, rimase coinvolto nella sconfitta che escluse per la prima volta gli azzurri dalla fase finale del Mondiale.

La sua trasformazione in attaccante si verifica nel corso dell’ultima stagione della sua carriera, in un Torino un po’ disastrato reduce dalla prima stagione in Serie B della sua storia.

La squadra granata, allenata da Beniamino Santos un argentino dal tiro potente che aveva militato nel “Toro” proprio nel periodo post – Superga, lottò per tutta la stagione per la salvezza ottenuta per un solo punto di distacco sul trio Udinese – Lecco – Bari costrette agli spareggi che alla fine registrarono la retrocessione dei galletti bianco – rossi.

Le carenze toriniste erano concentrate soprattutto in attacco e, allora, in determinate circostanze l’allenatore fece ricorso all’esperienza e alla generosità di “Mobilia” capace di adattarsi indossando sia la maglia n.8 (con spiccate attitudini offensive) sia direttamente quella numero 9, dove si destreggiò da par suo contando sull’esperienza accumulata nel cuore caldo delle aree di rigore, sul fisico e su di un eccezionale colpo di testa.

Del resto anche nella già citata sconfitta di Belfast, espulso Ghiggia, Foni lo aveva mandato in avanti per cercare di rafforzare un’esangue prima linea composta (salvo Pivatelli) da sud americani di grande classe ma assolutamente dispersi nella nebbia irlandese.

La parentesi da attaccante avvenne nella stagione 1960 – 61 e rappresentò il “canto del cigno” di Ferrario che a 36 anni diede l’addio al calcio giocato.

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Ferrario, secondo in piedi da sinistra, in maglia granata.

Questa la classifica di quel campionato: Juventus 49, Milan 45, Inter 44, Sampdoria 41, Roma 39, Padova 38, Fiorentina 37, Catania 36, Bologna 31, Atalanta 31, Lanerossi Vicenza 31, Spal 30, Torino 30, Udinese 29, Lecco 29, Bari 29, Napoli 25, Lazio 18.

I tabellini delle partite che videro Ferrario schierarsi con il numero 8 o con il numero 9 dopo aver lasciato il suo tradizionale n. 5.

9 ottobre 1960 terza giornata

Torino – Roma 1-3

Reti: Danova, Manfredini, Lojacono, Orlando.

Torino: Odasso, Scesa, Gerbaudo, Bearzot, Lancioni, Balleri, Danova, Ferrario, Locatelli, Ferrini, Crippa.

Roma: Cudicini, Stucchi, Corsini, Pestrin, Losi, Giuliano, Orlando, Lojacono, Manfredini, Schiaffino, Selmonsson.

Arbitro: Gambarotta di Genova.

23 ottobre 1960 quinta giornata

Torino – Bari 2-1

Reti: Ferrario, Virgili, Traspedini.

Torino: Soldan, Scesa, Lessi, Bearzot, Lancioni, Balleri, Mazzero, Ferrario, Traspedini, Ferrini, Crippa.

Bari: Magnanini, Romano, Mupo, Montico, Seghedoni, Tagnin, De Robertis, Erba, Virgili, Conti, Rossano.

Arbitro: Marchese di Napoli.

22 gennaio 1961 sedicesima giornata

Catania – Torino 0-0

Catania: Gaspari, Michelotti, Giavara, Ferretti, Grani, Corti, Macor, Biagini, Calvanese, Prenna, Morelli.

Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Invernizzi, Danova, Ferrario, Tomeazzi, Ferrini, Cella.

Arbitro. Angelini di Ancona.

12 marzo 1961 ventitreesima giornata

Torino – Padova 0-0

Torino: Soldan, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Invernizzi, Cella, Mazzero, Ferrario, Ferrini, Crippa.

Padova: Pin, Blason, Scagnellato,Secco, Azzini, Radice, Tortul, Celio, Milani, Barbolini, Crippa

Arbitro: Adami di Roma.

19 marzo 1961 ventiquattresima giornata

Juventus – Torino 1-0

Rete: Sivori.

Juventus: Vavassori, Caroli, Burgnich, Mazzia, Benito Sarti, Leoncini, Mora, Charles, Nicolè, Sivori, Stacchini.

Torino: Soldan, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Invernizzi, Cella, Ferrario, Tomeazzi, Ferrini, Crippa.

16 aprile 1961 ventottesima giornata

Lecco – Torino 2-1

Reti: Bonacchi, Ferrario, Abbadie.

Lecco: Bruschini, Facca, Tettamanti, Gotti, Sacchi, Duzioni, Savioni, Arienti, Bonacchi, Abbadie, Gilardoni.

Torino: Vieri, Scesa, Buzzacchera, Bearzot, Lancioni, Cella, Danova, Locatelli, Ferrario, Ferrini, Crippa.

Arbitro: Lo Bello di Siracusa.

LA MILANO – SANREMO NON PASSERA’ DALLE STRADE DELLA RIVIERA

In questo disgraziato 2020, saltata la data storica del 19 marzo,la Milano -Sanremo si correrà l’ 8 Agosto ma i corridori non vedranno il mare dal Turchino, non sfileranno lungo la costa, attraverso Alassio e Laigueglia, Capo Mele, Capo Cervo e Capo Berta. No, la rivolta contro uno dei simboli mondiali del ciclismo ha portato al taglio di 127 chilometri in Liguria. I problemi della viabilità e pure il cluster di coronavirus che ha interessato Savona negli ultimi giorni sono stati muri insormontabili: non c’è stato nulla da fare. E se c’è il divieto di transito di 13 comuni su 16, allora diventa inutile qualsiasi tentativo di conciliazione.Da qui, se CI è consentita una amara considerazione, non passa più nessuno: non passa la “Sanremo”, non passa più il calcio (Savona Fbc fuori dalla Serie D e avviato alla dissoluzione societaria), non passa l’economia con aziende ridotte ai minimi termini, non passa il commercio con un triste panorama di vetrine spente e saracinesche abbassate, non passa il lavoro (cassa integrazione ai massimi mai registrati), non passa la politica, ridotta ai margini con rappresentanti impalpapabili, non passa la cultura, salvo l’impegno inesausto di una libreria.  

Ma il percorso c’è, e cambierà anche nel tratto iniziale. Dopo il ritrovo al Castello Sforzesco, la partenza ufficiale sarà a Corsico: quindi si prende la Vigevanese verso Alessandria, si entra profondamente in Piemonte, Asti, Alba, si sfiora Fossano, Ceva, si sale sul colle di Nava (salita di cinque chilometri, si scollina a 934 metri) e da questa vetta, sì, si vedrà il mare. In cima mancano 30 km a Imperia. Discesa attraverso Cesio, Chiusanico e Pontedassio, si arriva a Imperia e da qui si riprenderà il tracciato originario, con la Cipressa a 22 km dall’arrivo e poi il trampolino del Poggio a 10 km dal traguardo in via Roma. Alla fine i chilometri saranno 299 contro 291.

Forse stiamo perdendo definitivamente uno dei “momenti magici” della nostra infanzia, scandita dal passaggio della Milano – Sanremo che a Savona era ancora sede di rifornimento.

Scompare assieme a tanti altri un pezzo di storia che rievochiamo di seguito con commozione.

Milano-Sanremo 1948: siamo tra Albenga e Alassio (sullo sfondo l’isola Gallinara);iI savonese Vittorio Rossello in fuga alla ruota di Fausto Coppi. A Sanremo sarà secondo alle spalle del grande Fausto

Una passione alimentata nel tempo dall’uso del mezzo: con la bicicletta, infatti, gli operai si recavano in fabbrica, i contadini nei campi, si spostavano le ragazze del popolo.La bicicletta fu decisiva nella Resistenza, grazie alle “staffette” indispensabili eroine nel rapporto tra i combattenti e la popolazione.

Per noi era la festa del grande ciclismo, quello che si aspetta sul ciglio della strada, con il giornale in mano rovesciato sulla pagine dei numeri per riconoscere i corridori e far festa alla carovana pubblicitaria.Per noi ragazzi degli anni’50-’60 era il giorno più bello dell’anno: già al mattino si scendeva in strada con la Gazzetta dello Sport girata sulla pagina dei numeri pronti a riconoscere i nostri grandi campioni ed era una festa infinita con tanta gente sulle strade.Ricordiamo episodi clamorosi, veri e propri momenti di epopea del ciclismo.Fin dalla prima edizione, quella del 1907.

I ragazzi delle Fornaci aspettavano sdraiati per terra davanti alla Chiesa (Corso Vittorio Veneto non esisteva ancora) il passaggio dei corridori



Ecco Lucien Mazan detto Petit Breton. Le strade sono proprio quelle dell’epoca

.Sdraiati per terra perché arrivando gli atleti assolutamente irriconoscibili per il fango poteva così valutare se il mezzo portava la ruota fissa e quella libera, quindi se fossero italiani o stranieri.

Ebbene in quel 1907, in via Saredo, accadde un fatto straordinario: fin da Pozzolo Formigaro, ben prima della salita del Turchino, era in fuga Gerbi, l’astigiano “diavolo rosso” che due anni prima nel 1905 aveva vinto la prima edizione del Giro di Lombardia.

Proprio alle Fornaci, Gerbi fu raggiunto da due corridori: il franco-argentino Lucien Mazan, che tutti conoscevano con lo pseudonimo di Petit Breton, con il quale poi passò alla storia del ciclismo, e l’altro francese Garrigou.A Sanremo, poi, Petit Breton infilò i compagni di fuga diventando così il primo vincitore della Classicissima.

I ragazzi delle Fornaci, però, lo seppero soltanto il giorno dopo dalla “Gazzetta dello Sport”: la radio non esisteva ancora e non seppero di aver assistito davvero al momento decisivo della corsa.

Nel tempo sono cambiate le strade, le biciclette, tutto il contesto organizzativo: il fascino, quello sì, è rimasto immutato.Quanto siano cambiate le cose lo dimostra la storia del passaggio dei corridori da Savona: punto cruciale, a lungo sede del rifornimento (tra Corso Mazzini e Corso Colombo): quando il Turchino rappresentava un ostacolo serio, le strade non erano asfaltate, la Colletta ed i Piani d’Invrea due salite mica male, la corsa si presentava già sotto la Torretta, con un suo volto ben definito, e quelli che, poi sui tre Capi (Mele, Cervo e Berta), si sarebbero giocati il primato al traguardo di Via Roma già presenti nel gruppo di testa.

Anzi è capitato che a Savona si presentasse, al comando, un solo corridore che poi, con una tirata unica, capace di arrivare primo a Sanremo: nel 1910, sotto la tormenta, il francese Cristophe transitò con un vantaggio di 15′ su Ganna, alle fine il secondo sarà diventato Cocchi in ritardo di 1 ora e 10′ (record della corsa); nel 1917 toccò a Tano Belloni (l’eterno secondo, quella volta primo), partire dai Piani d’Invrea accumulando a Savona 5′ di vantaggio su l’eterno rivale Girardengo staccato sul traguardo finale di 11’48”; Dodici mesi dopo, 1918, scenario invertito con “Gira”, l’omino di Novi, solo a Savona su Belloni (distacco 6′, diventati 13′ nella Città dei fiori).

Costante Girardengo, il primo “campionissimo”

Nel 1919, solitario passò Gremo con un solo minuto di vantaggio su Olivieri, di Campo Ligure: Gremo poi vinse con 2’13” di vantaggio, ancora su Girardengo; passiamo poi al 1927, quando toccò all’outsider Chesi (si parlò di favoritismi dovuti a simpatie politiche…) transitare nella nostra città con 1’30” di vantaggio su un altro gregario, Porzio. Poi, a Sanremo, Chesi, che correva in maglia nera, aveva accumulato 9′ di vantaggio, relegando al secondo posto il grande Alfredo Binda. Lo stesso Binda, nel 1929, sarà protagonista dell’exploit: solo a Savona e solo a Sanremo, imitato da Bovet nel 1931.

Il cellese Gepin Olmo (poi grande industriale del ciclo) infila i compagni di fuga e vince la Sanremo del 1935

I tempi però erano ormai irrimediabilmente cambiati ed era rimasto spazio per una sola impresa di questo genere: 19 Marzo 1946, il grande ciclismo riprende dopo la tragedia della guerra, ed è il giorno di Fausto Coppi. Il campionissimo, scattato con un pugno di audaci a Binasco, resta solo sul Turchino e al rifornimento di Corso Mazzini passa in vantaggio di 7′ sul francese Lucien Teisseire. Le posizioni si manterranno identiche a Sanremo, con la sola differenza che il vantaggio di Coppi era salito a 14′; il gruppo, con nell’ordine Mario Ricci, Gino Bartali, Severino Canavesi, Vito Ortelli e Adolfo Leoni, arrivò con un ritardo di 18′ e 30″. E l’indimenticabile Nicolò Carosio, radiocronista della corsa, disorientato per il distacco abissale accumulato dagli inseguitori, commentò così in diretta: “Primo classificato Fausto Coppi, in attesa degli altri concorrenti trasmettiamo musica da ballo”. Mitico.

Ecco Fausto Coppi solo sul traguardo di via Roma, il 19 Marzo del 1946. Coppi scattato a Binasco, appena abbassata la bandierina del via, lasciati i compagni di fuga sul Turchino, percorse da solo tutta la Riviera in un tripudio di folla, distaccando il secondo, il francese Lucien Teisseire, di un quarto d’ora. In quel giorno gli italiani ebbero davvero la sensazione che la guerra fosse finita, che si poteva anche pensare alle grandi imprese sportive. 

Queste sono state quindi le occasioni in cui un uomo solo è rimasto in testa alla corsa da Savona a Sanremo: la tremenda giornata del 1947, quando da Savona passò da solo un carneade, tal Cecchi “detto lo scopino di Monsummano”: fu la grande giornata di Bartali, che passò con un ritardo di 20′, ma, sotto la pioggia scrosciante, si lanciò all’inseguimento e finì con il vincere la corsa; l’edizione del 1948, quando al rifornimento passarono in testa in quattro Bailo, l’italo-francese Camellini, Coppi ed il savonese Vittorio Rossello, fatto segno di grande entusiasmo da parte dei suoi concittadini (Savona, comunque, vanta due vittorie finali: Olmo 1935 e 1938). Rossello non riuscì nella grande impresa, ma alla fine fu secondo alle spalle di Coppi con ritardo di 5’17”.

Gino Bartali sotto il diluvio vince l’edizione del 1947

Insomma: il passaggio da Savona della Milano-Sanremo fornirebbe lo spunto per raccontare una infinità di storie: a dimostrazione del mutamento dei tempi diremo soltanto che, l’ultima volta che nel gruppo di testa c’era il futuro vincitore, correva l’anno 1982.Si trattava della prima occasione in cui fu scalata la Cipressa: da Savona, in testa passarono in 8 e fra loro c’era lo sconosciuto francese Gomez, che compì la grande impresa.

Adesso poi tutto è completamente cambiato: leggiamo di Alessandria, Asti, del colle di Nava al posto del Turchino e Savona è completamente scomparsa.

IL CALCIO FESTEGGIA IL RITORNO DELLA SPOTORNESE

A distanza di quasi un decennio, Spotorno e gli spotornesi sono pronti a riavere la loro squadra calcistica. La Spotornese si iscriverà infatti al prossimo campionato di Seconda Categoria, riaprendo all’attività agonistica i cancelli del campo sportivo intitolato a Maria Siccardi. Questa è una notizia davvero lieta. Va a colmarsi, così, un buco nella nostra storia: ritorna la società gloriosa del presidentissimo Luigi Bagnarino, del vice presidente Giuse Cerruti; la società di tante avventure dei tempi storici del nostro calcio. Una società arrivata a disputare quella Promozione “Serie A” dei dilettanti liguri, arrivando anche a competere con le big Sestrese, Gruppo C, Vado, Varazze per la promozione in Serie D.

Di seguito una ricostruzione di quegli anni ruggenti, come augurio per la nuova società.

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La Spotornese anni ’60: da sinistra, in piedi, Piero Bertolotti, Rino Imovilli, Bruno Marengo, Luigi Bagnarino (presidente), Piero Rinaldi, Giuan Cerruti (vice presidente), Gianni Imovilli, Nanni Calvi (dirigente), Botto, Franco Arnello, Oreste Volpe (allenatore); accosciati, da sinistra, Renato Sancio, Claudio Rosa, Gigi Saccani, Marino Santiglia

Campionato 1963 – 64 Seconda Categoria

Classifica: Spotornese 52, Garessio 41, Don Bosco Varazze 41,Villetta 38, Nolese 38, Millesimo 36, Libertà Lavoro Speranza 25, Croce Bianca Albenga 25, Cadibona 24, Altarese 24, Don Bosco Savona 23, Maremola Pietra Ligure 19, Priamar 11, Bagni Italia 10, Ferrania 9.

Spotornese: Botto, Chiacchio, Saccani, Bezzi, Marengo, Arnello, Giamello, Bracali, Rusticoni, Bertolotti, Testa all. Profili

Garessio: Albarello, Pinoli, Bornia, Tornatore, Bruno, Odello, Balbo, Pio, Andreini, Oggero, Zanone; all. Labate.

Don Bosco Varazze: Cosimi, Lupi I, Mallone, Albezzano, Cervetto, Calamano II, Recagno II, Ferro, Vallino, Musmeci, Travi; all. Craviotto.

Villetta: Merciai, Nasi, Mombrini, Corsari, Procopio I, Lauretano, Iacovacci II, Iacovacci I, Fanelli, Bosco,Monti; all. Pacini.

Nolese: Giacosa( Ghelli), Boi, Aramini, Coco, Brignole, Pisano, Ragusa, Messa, Ansaldo, Procopio II, Capraro all. Ansaldo

Millesimo: Boetti, Ramognino, Molinari, Pregliasco, Siri II, Scarcia, Conti, Ziglioli, Siri I, Fracchia, Ferro. all. Pastorino d.t. Bodrito

Libertà e Lavoro Speranza: Grossi, Berruti, Perata, Pennino, Sguerso, Drago, Pastorino,  Arena, Recagno II, Bensi, Berruti Livio; all. “Pavone” Morando.

Croce Bianca d’Albenga: Ottavi, Vignaroli I, Bausone, Lia, Damonte, Peluffo, Colombo, Amerio, Marengo, Gianazzi, Trucco. all.Damonte

Cadibona: Bonetti, Porta, Grasso, Minuto, Visconti, Malatesta, Paggini, Andreoli, Lodici, Mistrangelo, Cattardico; all. Gino Cattardico.

Altarese: Martini, Bertone, Scandella, Fornaciari, Giribaldi, Torcello, Mallarini, Oddera, Pieri, Occhi, Corizia. all.Pansera

Don Bosco Savona: Olmeda, Filippi, Olivieri, D’Harcourt, Giometti I, Giometti II, Sibilio, Ghezzi, D’Harcourt, Cerisola, Pirami; all.Parodi.

Maremola Pietra Ligure: Geloso, Dondo, Vite, Rembado, Garavagno, Piccinini, Gaggero, Canepa, Lanfredi, Gambetta, Rebaudo; all. Dall’Orto.

Priamar: Bonanni, Ricci, Grasso, Tarditi, Caviglia, Martinengo, Spilimbergo, Bazzano, Sabatini, Bresciani, Siter; all. Ghersi.

Bagni Italia: Fusero, Bottelli, Cervi, Storti,Falco, Picone, Astengo, Sobrero, Pilotti (Diana) Rovere, Zuanni; all. Testa.

Ferrania: Panelli, Daffara, Parabolani, Aspetti, Rolando, Rebella, Moreno I, Maggi, Frediani, Moreno II, Opisso (Marenco, Sanna); all. Bertone.

E’ la grande stagione della Spotornese che il munifico presidente Bagnarino, con il suo vice Giuse Cerruti intendono lanciare in alto nel panorama calcistico ligure (nella stagioni successive sarà allestito un grande settore giovanile, ingaggiando il “mago” Mario Vadone, specialista in materia, dopo aver diretto Stella Rossa e Libertà Lavoro). Il cannoniere della stagione è “Shad” Rusticoni, un nolese che ha già giocato con Savona, Vado, Cairese, Quiliano. Con lui ci sono alcuni spotornesi fra i quali due futuri sindaci come Marengo e Bertolotti oltre al tuttofare Arnello e all’ex-vadese Lillo Bracali.Una Spotornese, insomma, vera e propria macchina da guerra.

Di seguito il dettaglio di tutte le stagioni dal 1964 al 1968 della Promozione ligure girone A, quel campionato che abbiamo denominato come Serie A dei dilettanti liguri e di cui la Spotornese fece parte come prim’attrice.

Campionato 1964 – 65

Classifica: Sestrese 52, Gruppo “C” 49, Vado 37, Veloce 36, Cairese 34, Sampierdarenese 33, Spotornese 31, Varazze 30, Loanesi 28, Ventimigliese 26, Albisola 25, Argentina 25, Colombo Cogoleto 23, Cengio 22, Elah Pegli 20, Edera Prà 9.

Formazioni

Sestrese: Sommariva, Rusca, Rollando, Moggia, Bigliotti, Carlini, Zingariello, Coscia, Ungaro, Bodi, Gianetto.

Gruppo “C”: Sardelli, Spinetta, Bussolino, Valpreda, De Cillia, Parodi, Molinello, Novella, Vergari, Magnanego, Patrocchi.

Vado: Camici, Caviglia, Pisu, Bartoli, Damonte, Sassu, Lagasio, Micca, Gaglione, Martinucci, Chittolina.

Veloce: Durighello, Marino, Pietropaolo, Negro, Giusto, Macelloni, Guglielmelli, Vasconi, Tobia, Benedetti, Chiesa.

Cairese: Angelini, Berretta, Aspetti, Amello, Tullio Pierucci, Papes, Ruotolo, Bertone, Minuto, Bonello, Pasio.

Sampierdarenese: Boldrini, Viglioli, Tanganelli, Noceti, Ferrando, Emilio, Calligaris, Bodrato, Canepa, Guglieri, Molinari.

Spotornese: Pescio, Barioglio, Peluffo, Bordegari, Marenco, Mascelli, Gandolfo, Giamello, Ratti, Salomone, Testa.

Varazze: Lupi, Cerruti, Rossi, Pizzorno, Prato, Calamano, Polignano, Cazzola, Poddine, Gala, Firpo.

Loanesi: Giraud, Damonte, Ferrari, Suraci, Pesce, Falco, De Moro, Thea, Pittaluga, Negri, Andorno.

Ventimigliese: Paolini I, Chiuso, Tosi, Lops, Nardini, Pesante, Attus, Imberti, Paolini II, Broccini, Lorenzi.

Albisola: Manni, Brunettini, Furci, Rizzolo, Garrone, Cazzola, Poddine, Cartabianca, Gandolfo, Mazzucco, Corso.

Argentina: Chilà, Boldrini, Santini, Spigno, Grosso, Cerri, Prati, Testera, Pivetta, Guglielmi, Bruzzese.

Colombo Cogoleto:  Busso, Repetto, Cassisa, Festelli, Tacchella, Casarino, Mazzotta, Graziani, Sommariva, Gramegna, Romairone.

Cengio: Traversa, Giacobbe, Montaldo, Nardo, Zunino, Scavino, Borgo, Musso, Dormetta, Gerion, Molinari.

Elah Pegli: Parodi, Pucci, Costa, Benzi, Molinari, Casanova, Boldrini, Margiotta, Alvigini, Di Grumo, Turno.

Edera Prà: Esposito, Canegallo, Sciacovelli, Bombardi, De Santis, Gemelli, Carpignano, Camerlenghi, Gattoli, Guasco, Bargellini.

Campionato 1965 – 66

Classifica: Sestrese 42, Campese 40, Pontedecimo 37, Loanesi 37, Ventimigliese 34, Spotornese 33, Cairese 33, Varazze 31, Nolese 31, Veloce 30, Vado 29, Argentina 27, Sampierdarenese 24, Finale 23, Albisola 21, Colombo Cogoleto 8.

Sestrese: Sommariva, Rusca, Budicin, Rollando, Moggia, Gianetto, Orlandini, Berta, Gallione, Bodi, Zingariello.

Campese: Sartori, Leoncini II, Tagliavacche, Puppo, Negretto, Pastorino II, Grillo, Olivieri II, Pastorino, Casanova, Olivieri I.

Pontedecimo: Pernecco, Sole, Casanova, Foppiano, Rossi, Pinasco, Monteverde, Ricciardi, Valentino, Rossetti, Grassa.

Loanesi: Iacuzzi, Damonte, De Biase, Falco, Derchi, Negri, Losa, Andreini, Andorno, Gaglione, Graziano.

Ventimigliese: Cassini, Di Luzio, Fazzi, Tosi, Pesante, Colucci, Bertoni, Mestroni, Lorenzi, Donzella, Collini.

Spotornese: Negrini, Barioglio, Peluffo, Bordegari, Marenco, Isetta, Lanfredi, Giamello, Musso, Salomone, Gandolfo.

Cairese: Bertonasco, Berretta, Aspetti, Bonello, Tullio Pierucci, Bertone, Camoirano, Lucchesi, Monaci, Ghelfi, Negro.

Varazze: Spensatello, Carattino, Gala, Pizzorno, Altobelli, Barbarossa, Polignano, Poddine, Cazzola, Galbiati, Firpo.

Nolese: Raimondi, Zamboni, Aramini, Ronchetti, Brignole, Pisano, Massa, Enrico Pierucci, Rusticoni, Somà, Caracciolo.

Veloce: Durighello, Minuto, Pietropaolo, Negro, Giusto, Ottone, Vasconi, Giribone, Chiesa, Tobia, Guglielmelli.

Vado: Camici, Gianni Rosso, Sassu, Martinucci, Bartoli, Berardo, Pittaluga, Albani, Gaglione, Franco Rosso, Lagasio.

Argentina: Paolini, Boldrighi, Santini, Capponi, Moriello, Cerri II, Roberi, Cerri I, Grosso, Gaslini, Calcina.

Sampierdarenese : Corradi, Viglioli, De Marese, Noceti, Ferrando, D’Assereto, Bucalo, Molinari, Bodrato, La Porta, Vaggi.

Finale: Busso, Travagli, Cavanna, Bruzzone, Gottardi, Suraci, Bosio, Tognato, Robutti, Mazzucchelli, Aspesi.

Albisola: Berruti, Brunettini, Furci, Rizzolo, Garrone, Bonelli, Di Maggio, Alluigi, Gandolfo, Reverdito, Corso.

Colombo Cogoleto: Gagliardi, Repetto, Patrone, Damonte, Festelli, Morchio, Perrone, Pizzasegale I, Dini, Fabbri, Pizzasegale II.

Campionato 1966 – 67

Classifica: Sestrese 54, Varazze 50, Campese 41, Vado 40, Spotornese 34, Finale 34, Veloce 32, Loanesi 28, Cairese 24, Pontedecimo 23, Sampierdarenese 22, Argentina 20, Villetta 20, Nolese 20, Ventimigliese 20, Rossiglionese 19.

Formazioni

Sestrese: Profumo, Vigo, Verri, Moggia, Sole, Gianetto, Zingariello, Rossetti, Giovannazzi, Bodi, Dubourgel.

Varazze: Lupi, Cerruti, Gasperini, Carattino, Altobelli, Morchio, Polignano, Barbarossa, Gallione, Delucchi, Galbiati.

Campese: Pastorino II, Tagliavacche, Olvieri IV, Puppo, Negretto, Pastorino I, Olivieri III, Castello, Grillo, Olivieri I, Piombo.

Vado: Giacomo Rosso, Gianni Rosso, Aragno, Martinucci, Bartoli, Berardo,  Lagustena, Micca, Pittaluga, Gaglione, Bottinelli.

Spotornese: Piotto, Botto, Romano, Bertero, Marenco, Sardo, Mellano, Musso, Ratti, Caviglia, Conti.

Finale: Bianchi, Bianco, Canepa, De Sciora, Iannello, Bruzzone, Moltrasio, Garibaldi, Mandraccio, Meliga, Mazzucchelli.

Veloce: Di  Giorgio, Negro, Rossi, Sarti, Giribone, Benedetti, Vasconi, Tobia, Pali, Chiesa, Testa.

Loanesi: Sozzi, Pesce, De Moro, Negri, De Biase, Giusto, Losa, Falco, Andorno, Andreini, Graziano.

Cairese: Bertonasco, Berretta, Pesce, Lucchesi, Tullio PIerucci, Bertone, Camoirano, Bonello, Negro, Monaci, Pasio.

Pontedecimo : Putzolo, Montereggio, Casanova I, Rossi, Tedone, Ronga, Scarsi, Grasso, Ghelfi, Casanova II, Marconi.

Sampierdarenese: Sasso, La Rosa, Tanganelli, Noceti, Bodrato I, Ferrando, Viglioli, Olivieri, Bodrato II, Molinari, Tallero.

Argentina: Romagna, Boldrighi, Cane, Roberi, Pineschi, Rizzo, Grosso, Capponi, Cerri I, Gaslini, Maiolino.

Villetta : Merciai, Gaggero, Visconti, Giometti, Iacovacci I, Procopio I, Procopio II, Monti, Rusticoni, Piscopo, Calcagno.

Nolese: Angelini, Zamboni, Aramini, Rizzolo, Brignole, Ronchetti, Capraro, Somà, Enrico Pierucci, Pisano, Messa.

Ventimigliese: Coda, Minghetti, Di Luzio, Cento, Pesante, Spigno, Mognol, Ghersi, Accinelli, La Penna, Bertoni.

Rossiglionese: Bertolini, Pizzorni II, Minetti, Sasso, Sirito, Chiavegato, Michelini, Nebbia, Gramegna, Pizzorni I, Ottonello.

Campionato 1967 – 68

Classifica: Varazze 47, Pro Molare 44, Vado 43, Pontedecimo 43, Loanesi 43, Campese 37, Spotornese 30, Finale 28, Sampierdarenese 28, Veloce 26, Nolese 26, Dianese 24, Argentina 22, Cairese 16, Cengio 14, Villetta 8

Formazioni;

Varazze: Lupi, Gasperini, Morchio, Altobelli, Carattino, Calamano, Polignano, Recagno, Gallione, Barbarossa, Roserba.

Pro Molare: Bianchi, Borgogno, Paterniti, Picollo, Costa, Carlini, Buzzurro, Nieddu, Caligaris, Mainetto, Minniti.

Vado: Giacomo Rosso, Armella, Sassu, Lori, Bartoli, Martinucci, Mino Persenda, Gaglione, Pittaluga, Suraci, Mandraccio.

Pontedecimo: Tedeschi, Montereggio, Rossi, Spigno, Tedone, Brugna, Olivieri, Castello, Torti, Zanatta, Marconi.

Loanesi: Sozzi, Pesce, Maddalena, Di Biase, Tullio Pierucci, Giusto, Toscani, Graziano, Testa, Calzolari, Ciotti.

Campese: Esposito, Leoncini II, Tagliavecche, Olivieri, Leoncini I, Rizzo, Pensiero, Forno, Grillo, Tobia, Azzini.

Spotornese: Piotto, Botto, Romano, Sardo, Marenco, Vicenzi, Comelli, Mellano, Ratti, Musso, Conti.

Sampierdarenese: Barbano, Viglioli, Tanganelli, Franchini, Roveta, Bodrato II, Molinari, Pelizzari, Forci, Bodrato I, Guglieri.

Finale: Calcagno, Travagli, Cavanna, Bianco, Bruzzone, De Sciora, Moltrasio, Meliga, Vignolo, Garibaldi, Robutti.

Veloce : Di Giorgio, Sarti, Sciolla, Giribone, Negro, Demaria, Vasconi, Chiesa, Testa,  Benedetti, Minuto.

Nolese : Bonetti, Zamboni, Aramini, Bruzzone, Aramini, Bocchia, Santiglia, Pocopio III, Enrico Pierucci, Pisano, Messa.

Dianese: Martini, Assandri, Lazzarini, Bonelli, Alessio, Arena, Calcinati, Nicosia, Giovannelli, Bisio, Lemaggi.

Argentina: Gazzano, Cerri II, Grassi, Cane, Grosso, Roberi, Canali, Boldrighi, Cerri I, De Pasquale, Ghersi.

Cairese: Bertonasco, Berretta, Garrone, Bonello, Pesce, Bertone, Negro, Tornago, Bo, Perotti, Camoirano.

Cengio: Spensatello, Nardo, Merlo, Molinari, Ternavasio, Pizzorno, Pregliasco, Scavino, Dormetta, Gaiero, Veglio.

Villetta: Pescio, Sogno, Ferretti, Giometti, Calcagno, Procopio I, Procopio II, Piscopo, Rusticoni, Galindo, Morasso.

55 ANNI FA CON I SAVONESI DELL’INTER CLUB ALLA CONQUISTA DELLA COPPA DEI CAMPIONI

di FRANCO ASTENGO

27 maggio 1965, ore 21, allo stadio di San Siro in Milano si gioca la finale della Coppa dei Campioni (l’attuale Champions League) tra l’Inter campione uscente e il Benfica che la Coppa “dalle grandi orecchie” l’ha già vinta nel 1961 e nel 1962 interrompendo il quinquennale dominio del Real Madrid.

Ore 18 dello stesso giorno: Savona, piazza Sisto IV, parte un pullman pieno di baldanzosi sportivi, in gran parte interisti e qualche “imbucato”. Per la prima volta nella storia un gruppo di savonesi assiste alla finale di una competizione così importante.

La gita è organizzata dal neonato Inter Club Savona, con sede presso il ristorante Moscino di via Paleocapa: il più grande dei tre esercizi gestiti dai fratelli Moscino nella stessa via.

L’almanacco dell’ASSU (l’organizzazione goliardica savonese, quella delle “Corse delle Carrette” che si svolgeva lungo la discesa da via De Mari a via dei Mille) li ha denominati “Moscerini”: c’è il Moscerino “piccolo” che si trova di fianco alla “storica” Libreria Moderna di Arienti, il “Moscerino di mezzo” a fianco al numero 18 nel cui mezzanino ha sede il Circolo Biancoblu” e il “Moscerino Grande” più avanti a fianco della cartoleria Granaiola, quasi di fronte al Bar Gino, storica istituzione di incontro fra i leader del partito socialista sezione centro (quella di Pertini, in via Quarda Superiore) i big della Compagnia Portuale e uno scelto gruppo di commentatori delle vicende del Savona FBC.

Torniamo però all’Inter Club.

I suoi promotori sono personaggi di spicco della vita cittadina: c’è Remo Moscino, ristoratore di classe ed ex-portiere acrobatico del Savona e dell’Alassio, il dentista Delle Piane, grande animatore delle notti savonesi, inventore degli scherzi più audaci, ed Enrico Fabbri, il grande poliedrico “Henry” giornalista di tante testate, inventore dalle nostre parti del marketing pubblicitario, dirigente calcistico, soprattutto organizzatore e presentatore estivo delle notti più importanti della “Savona bene” compresa quella della “tappa” savonese di Miss Italia, per molti anni autentica anima del club nerazzurro e promotore di trasferte in tutta Europa con tanto di striscione al seguito da esibire sugli spalti.

I tre sono affiancati da un gruppo di giovani organizzatori capeggiati da Gianni Pessano, colonna dell’anagrafe del Comune di Savona, uomo del calcio mercato nelle “nostre categorie”, direttore tecnico del Valleggia e interista d.o.c.

Sul pullman che si reca a San Siro però non ci sono soltanto interisti: modestamente nascosto e camuffato c’è anche chi scrive queste note e soprattutto c’è uno juventino di ferro: il professor Eliseo Colla, primo ginnasiarca nella nostra Città, laureato a Coverciano, preparatore atletico della Veloce, inventore dei Nuclei Addestramento Giovani Calciatori e “magna pars” in quasi tutti gli sport praticati sotto la Torretta. Il suo capolavoro però è dedicato all’hockey su prato. Savona è una delle poche città dove questo difficile sport olimpico viene praticato: Colla ha messo su due squadre, Savona e Liguria, e il Savona lotta ai vertici nazionali con Genova, Cagliari, Roma.

Nella storia dell’hockey è affiancato dal suo grande amico Delle Piane che lo ha invitato per il viaggio milanese.

Il professor Colla per ingraziarsi l’uditorio arriverà, durante il viaggio, addirittura a dichiarare che l’Inter è la sua seconda squadra: incredibile sfacciataggine.

Si arriva a San Siro: una tregenda, pioggia battente.

I coraggiosi dell’Inter Club prendono posto nei popolari e sotto il diluvio appendono il loro striscione: saranno gratificati dalla prima inquadratura televisiva mentre Nicolo Carosio comincia la telecronaca “Sportivi Italiani buona sera via parlo dallo stadio di San Siro in Milano…”.

Il professor Colla e chi scrive prudentemente prendono posto in tribuna coperta, al riparo dalle intemperie.

La partita è durissima, combattuta nel fango: Eusebio tenta vanamente di divincolarsi, ma Burgnich è un mastino e non gli lascia scampo.

A pochi minuti dalla fine del primo tempo Jair riesce a tirare verso la porta del Benfica: il fango frena il pallone che effettua una strana traiettoria beffando Costa Pereira uscito goffamente.

Inter in vantaggio: 1-0 che rimarrà il risultato finale.

La squadra del “mago” Herrera vince la sua seconda Coppa dei Campioni consecutiva.

I savonesi rientrano nella notte, ma non è finita.

Delle Piane ne ha organizzato una delle sue. Appena scesi in città con un manipolo dei suoi aficionados si reca davanti al negozio di piatti di Tarantola in via Manzoni. Tarantola, un personaggio diciamo così “particolare”, era un acerrimo tifoso juventino.

Gli interisti nascosti nel cuore della notte intingono pennelli in due secchi di vernice: l’una azzurra e l’altra nera e dipingono così la serranda del negozio del buon Tarantola.

Al mattino seguente, verso le 8, tutti nascosti (anche qualcuno che non aveva partecipato all’impresa) per assistere “all’effetto che fa”.

Arriva Tarantola e, nel suo stile inconfondibile, esterrefatto squittisce “Nico, Nico, vegne a vede” girando l’angolo di via Manzoni verso il duomo per recarsi da Nico Del Buono, suo sodale almeno nel tifo bianconero.

La serranda del negozio di Tarantola rimase per molto tempo colorata di nero azzurro: una beffa memorabile che aveva concluso una giornata storica per Savona sportiva.

Questa rievocazione, scritta proprio nei giorni in cui l’emergenza sanitaria ci impedirà l’emozione di assistere alle finali del calcio europeo, è dedicata al ricordo dei tre formidabili personaggi citati:

Enrico Fabbri, Giovanni Delle Piane ed Eliseo Colla.

Si trattava davvero di un’altra Savona, di un diverso senso di comunità e di appartenenza che quei tre personaggi interpretavano, tra tanti altri, con grande savoir faire, passione sportiva, senso dello stare assieme.

Le due foto che seguono ritraggono i tre in circostanze particolari.

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Nella seconda fila dal basso si riconosce, primo a sinistra, inconfondibile, il profilo di Enrico Fabbri. In tribuna d’onore sono riconoscibili (secondo da destra) l’allora sindaco Angelo Carossino e il ministro Carlo Russo grazie al quale il gruppo di Aldo Dapelo si assunse l’onore e l’onere di guidare il Savona in Serie B. L’occasione è davvero storica: ci troviamo nella tribuna dello Stadio Bacigalupo e si sta disputando il derby Savona – Genoa del campionato di Serie B 1966 – 67. E’ il gran giorno della “rasoiata” di Glauco Gilardoni e del ritorno con le pive nel sacco dei tifosi genoani arrivati in 4.000 con un treno speciale fermato apposta al Parco Doria. Forse la giornata più grande nella storia del Savona FBC

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In questa immagine sono ritratti i due grandi amici Giovanni Delle Piane ed Eliseo Colla schierati assieme alla loro creatura prediletta: la squadra del Savona Hockey Club. Anche questa è un’occasione di lusso: il Piacenza è battuto 1-0 al Bacigalupo, una partita al centro di uno dei campionati più belli (1968) disputati dalla nostra squadra. Da sinistra in piedi: l’arbitro Porta, il dott. Delle Piane, il prof. Colla, Franco Astengo, Elio Anfosso, Franco Pesce, Pierone Astengo. Gianvi Gherzi, Raffaele Arecco (suo quel giorno il goal segnato al Piacenza); accosciati Maurizio Mearelli, Livio Rossini, Luciano Pinna, Bruno Magrassi, il portiere Silvano Mariotti.

UNA FOTO PER LA CITTA’ QUANDO SAVONA AVEVA UNA IDENTITA’

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Questa foto risale all’estate del 1960 e ci appare come emblematica dell’apertura di una nuova fase storica per la nostra Città.

Vi sono ritratti i protagonisti, dirigenti e giocatori, del Savona FBC che stava per iniziare il campionato di Serie Ce aveva trasferito la sede sociale dal Bar Splendid al nuovo circo Bianco blu , sito al mezzanino di via Paleocapa 18, proprio sopra stante il celebre bar Moscino di proprietà dell’ex portiere degli anni ’50 (in alto nella foto tra due tifosi storici).

Riconosciamo nella foto persone, giocatori, dirigenti, semplici sportivi, che hanno rappresentato un pezzo della storia di Savona: il primo da sinistra è il giornalista-promoter-inventore del Giro-Miss, Enrico Fabbri, al suo fianco il dirigente Tonini, poi lo storico segretario Gaetano Chiarenza, l’uomo dei cartellini e dei contratti, subito dietro Chiarenza spunta Ezio Volpi sfortunato, grande allenatore negli anni seguenti. Al centro del gruppo in piedi riconosciamo niente meno che Stefano Del Buono il “presidentissimo” l’uomo che per decenni ha impersonificato l’anima, il cuore, la bandiera di quella che lui definiva “navicella biancoblu”, affiancato dai dirigenti Conti, l’imprenditore che realizzò con l’amico Stirner Palmieri il complesso di Artesina, e Prezioso; davanti a tutti a braccia conserte Valentino Persenda il capitano “per sempre” colui che rimarrà nella storia per il record di presenze con la maglia degli striscioni, alle cui spalle spuntano Pierino Cucchi e Giulio Mariani, altre due colonne storiche di quell’indimenticabile Savona, al suo fianco Rinaldo Roggero “l’ala più veloce”, unico savonese a giocare in nazionale da giocatore del Savona FBC, da ultimi in piedi il dottor Danesi, un fedelissimo del Circolo Biancoblu, e un altro dirigente storico Romildo Cirio. Da citare ancora tra gli accosciati Luciano Teneggi, Nino Parodi, Bruno Ferrero, Nanni Ciglieri tutti protagonisti che hanno onorato la storia del nostro sodalizio e dei quali abbiamo tante volte scritto nel blog e nei libri che sono stati dedicati alle ultracentenarie vicende del Savona FBC.

Abbiamo citato soltanto alcuni dei cari amici qui ritratti cui ci lega la memoria di tanti ricordi, rivolgendo anche un pensiero ai tanti scomparsi.

Lo scopo dello scrivere queste poche righe non era però quello di parlare del Savona FBC.

Certo, quello per gli striscioni era un momento magico: nell’anno precedente, il 1959, era stato inaugurato il nuovo stadio di Legino, la squadra era tornata trionfalmente in Serie C (una terza serie di lusso, il campionato che stava per cominciare sarebbe stato vinto dal Modena), la città seguiva la squadra con un’attesa che coinvolgeva tutto il suo tessuto sociale portando allo stadio 7 – 8.000 spettatori.

La squadra era la Città e la Città in quel momento aveva ripreso a crescere.

Esaurita la fase drammatica della riconversione dell’industria bellica, spenti anche i fuochi polemici del “caso Ghelardi” (ricordato come il “ragionier miliardo”), nel novembre dello stesso anno 1960, si sarebbero svolte le elezioni e la sinistra, dopo una fase di commissariamento, sarebbe ritornata alla guida dell’Amministrazione Comunale, eleggendo sindaco Angelo Carossino, futuro presidente della Regione e poi parlamentare europeo.

Il porto ferveva di attività commerciali favorite dalla capacità di una fortissima Compagnia Portuale, la “Pippo Rebagliati”, e dalla presenza di grandi agenzie marittime, le industrie rappresentavano ancora la spina dorsale dell’economia, si stava lanciando l’avveniristico strumento del PRIS un gioiello di programmazione economica e del territorio, si stavano costruendo i quartieri dell’Oltreletimbro da via Don Minzoni e da Corso Tardy e Benech, nel 1964 sarebbe stata terminata la costruzione della nuova stazione ma inghippi burocratici delle FFSS ne impedirono l’attività fino all’allora lontano 1977.

Era una città diversa da adesso: stretta attorno ad alcuni simboli con il Teatro Chiabrera diretto da Renzo Aiolfi, il Circolo Calamandrei di Mirko Bottero fucina di intellettuali di primo piano poi sparsi per l’Italia. Lo sport non era rappresentato soltanto dal calcio se pensiamo al basket di Pagnini, all’atletica di Manfredi, Siccardo, Ottolia che negli anni ’60 avrebbe prodotto due nazionali prima Pietro Agretti, poi Furio Fusi, al pugilato, alla lotta, alla ginnastica, all’hockey tutte discipline nelle quali Savona era presente nelle massime categorie nazionali.

Quattro quotidiani (l’Unità, Il Lavoro, Il Secolo XIX, la Gazzetta del Popolo) contenevano la “pagina di Savona” e la raccontavano attraverso la penna di giornalisti (Nelda Mura, Fausto Buffarello, Carlo De Benedetti, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri, Nicolò Siri) presenti nella parte viva di tutte le attività politiche, sociali, culturali, economiche.

Per lo sport, presso l’editore Marco Sabatelli si stava preparando la stagione di “Riviera Notte”, la rivista che nel decennio avrebbe raccontato lo sport savonese fornendogli linfa, popolarità, vera partecipazione e passione popolare.

A distanza di tanti anni in questi tempi difficili ci siamo trovati a scrivere di “Savona senza identità”. Lo abbiamo scritto con tristezza proprio noi che di Savona siamo stati testimoni attenti in tutti questi decenni.

Ebbene a quel tempo, all’inizio dei “favolosi” ‘60 Savona possedeva un’identità ben precisa.

Era la “Savona del lavoro”.

La sua squadra di calcio interpretava benissimo quell’identità, ne era sicura vessillifera e questo oggi volevamo ricordare senza inutili nostalgie, ma con l’orgoglio di chi ne ha fatto parte. Una testimonianza e un messaggio. Magari uno sprone.

2020: PALLONE D’ORO SENZA CORONA

Non è un anno ordinario questo 2020. Neanche per il calcio. Non lo dimostrano soltanto i principali campionati fermati e poi riavviati (salvo qualche eccezione) soltanto per corrispondere ai contratti TV tra timori di contagi, tamponi, mascherine , stadi vuoti e forte calo di telespettatori.

Per la prima volta dal 1956 non sarà assegnato il pallone d’oro. France Football ha deciso di attendere un anno e che il calcio ritrovi una certa normalità.  Insomma, il solito duello tra Messi e Cristiano Ronaldo potrà attendere.

Anche se il 35 enne portoghese, come il 33enne argentino rischiano in prospettiva di subire il contraccolpo anagrafico. Si tratta di uno smacco anche per Benzema, candidato in pectore del Real Madrid. Un vantaggio invece per i parigini Mbappé e Neymar, penalizzati dall’interruzione prematura della Ligue 1.

Il premio venne istituito nel 1956 dalla rivista francese France Football, su impulso soprattutto del giornalista ed ex calciatore Gabriel Hanot, e in seconda battuta dei colleghi Jacques Ferran, Jacques Goddet e Jacques de Ryswick, con l’intento di eleggere il miglior giocatore europeo dell’anno precedente, attraverso i voti della stampa specializzata.

Primo vincitore fu l’inglese Stanley Matthews del Blackpool,  ala destra dal dribbling mortale e primatista in fatto di anzianità di servizio.Dalla sua creazione e fino all’edizione 1994, infatti, il regolamento imponeva che lo sportivo dovesse essere di nazionalità europea per poter aspirare al titolo. In in questa fase, sporadicamente si è derogato a ciò attraverso gli oriundi, vedi i casi degli argentini Alfredo Di Stéfano e Omar Sívori, vittoriosi rispettivamente da spagnolo per il Real Madrid (edizioni 1957 e 1959) e da italiano per la Juventus (edizione 1961)

Nonostante tale limitazione geografica nonché la mancanza di carattere ufficiale al riconoscimento, in breve il Pallone d’Oro divenne il premio individuale più ambito della disciplina. In questi decenni emersero nell’albo d’oro soprattutto gli olandesi Johan Cruyff di Ajax e Barcellona, e Marco van Basten del Milan, e il francese Michel Platini della Juventus, tutti con il record di tre affermazioni; Platini fu inoltre artefice del primato di successi consecutivi nel triennio 1983-1985, sempre limitatamente alla sola organizzazione di France Football. Rimase agli annali anche la vittoria del sovietico Lev Jašin della Dinamo Mosca nell’edizione 1963, l’unica conseguita da un portiere.

L’edizione 1995 segnò un importante punto di svolta per il Pallone d’oro, quando cadde la discriminante della nazionalità europea, aprendo quindi l’accesso al riconoscimento anche ai giocatori extraeuropei. Tale novità si riflesse immediatamente nell’albo d’oro. Proprio in quell’anno il liberiano George Weah del Milan fu il primo e fin qui unico rappresentante dell’Africa a essere insignito del premio, mentre l’edizione 1997 vide il primo trionfo ufficiale del Sudamerica (escludendo i succitati precedenti degli oriundi Di Stéfano e Sívori) con il brasiliano Ronaldo dell’Inter.Tuttavia, ancora fino all’edizione 2006 il Pallone d’oro era riservato esclusivamente a calciatori militanti in club associati all’UEFA; dall’edizione 2007 anche questo ultimo paletto è caduto, potendo oggi concorrere al titolo gli sportivi di qualsiasi club affiliato alla FIFA. Ed ecco i vincitori del Pallone d’Oro.

Lionel Messi6 (2009, 2010, 2011, 2012, 2015, 2019)5 (2008, 2013, 2014, 2016, 2017)1 (2007)
Cristiano Ronaldo5 (2008, 2013, 2014, 2016, 2017)6 (2007, 2009, 2011, 2012, 2015, 2018)1 (2019)
Michel Platini3 (1983, 1984, 1985)2 (1977, 1980)
Johan Cruyff3 (1971, 1973, 1974)1 (1975)
Marco van Basten3 (1988, 1989, 1992)
Franz Beckenbauer2 (1972, 1976)2 (1974, 1975)1 (1966)
Ronaldo2 (1997, 2002)1 (1996)1 (1998)
Alfredo Di Stéfano2 (1957, 1959)1 (1956)
Kevin Keegan2 (1978, 1979)1 (1977)
Karl-Heinz Rummenigge2 (1980, 1981)1 (1979)
Luis Suárez1 (1960)2 (1961, 1964)1 (1965)
Eusébio1 (1965)2 (1962, 1966)
Bobby Charlton1 (1966)2 (1967, 1968)
Raymond Kopa1 (1958)1 (1959)2 (1956, 1957)
Gerd Müller1 (1970)1 (1972)2 (1969, 1973)
Zinédine Zidane1 (1998)1 (2000)1 (1997)
Gianni Rivera1 (1969)1 (1963)
Ruud Gullit1 (1987)1 (1988)
Lothar Matthäus1 (1990)1 (1991)
Roberto Baggio1 (1993)1 (1994)
Hristo Stoičkov1 (1994)1 (1992)
Andrij Ševčenko1 (2004)2 (1999, 2000)
George Best1 (1968)1 (1971)
Allan Simonsen1 (1977)1 (1983)
Ronaldinho1 (2005)1 (2004)

CANNAVARO 2006

KAKA’ 2007

       

Solo quattro italiani sono entrati nella storia del Pallne d’Oro: Gianni Rivera, Paolo Rossi, eroe del Mundial spagnolo, Roberto Baggio e Fabio Cannavaro, capitano dell’oro mondiale 2006. Jashin soffiò il Pallone a Rivera nel ’63 (l’Abatino breriano dovette aspettare sei anni per salire sul podio); Eusebio tolse il primato a Giacinto Facchetti nel 1965; Rivera e Muller sbarrarono la strada a Gigi Riva nelle edizioni ’69 e ’70; l’inarrivabile Crujff mise in  fila Sandro Mazzola e George Best nel 1971; ancora l’olandese volante negò il Pallone d’Oro a Dino Zoff nel 1973; Van Basten vinse il derby rossonero a spese di Franco Baresi nel nel 1989; il bulgaro Stoichkov negò la doppietta a Roberto Baggio e relegò in terza piazza Paolo Maldini nel 1994; Maldini ci riprovò nel 2003 ma a sbarrargli la strada trovò il ceco-juventino Nedved e il francese dell’Arsenal Thierry Henry; a Gigi Buffon, che poteva diventare il secondo portiere dopo Jashin a vincere il Pallone d’Oro, fu preferito Cannavaro nel 2006. Un’ultima annotazione: Giampiero Boniperti, capitano della Juventus e considerato uno dei migliori giocatori europei degli anni ’50 e inizio ’60, si vide la strada sbarrata da Di Stefano, Kopa e dal compagno di squadra Sivori, rimanendo sempre fuori dal podio. L’altro componente del mitico  trio bianconero, John Charles finì terzo nel 1959 dietro Di Stefano e Kopa. Parterre de roi, insomma.     
 

IL MANCATO QUINQUENNIO DELL’INTER DEL “MAGO” HERRERA

 

MAGGIO 1980: TORNANO GLI STRANIERI NEL CAMPIONATO ITALIANO

RINASCE “L’ALBISSOLE”

Si apre una pagina nuova per il calcio albissolese.

Dopo la clamorosa “toccata e fuga” in Serie C dell’Albissola del patron Colla conclusasi con l’abbandono causa indisponibilità di un adeguato terreno di gioco e la partecipazione dell’Accademy Albissola al campionato di seconda categoria 2019 – 20 conclusosi anzitempo per il lockdown, il calcio albissolese (o albisolese?) ritorna all’antico con la fondazione dell’Albissole, società che riprende una insegna già adoperata ai tempi dei passaggi tra Albisola, Luceto, Albatros e quant’altro.

Il nuovo organigramma societario vedrà al vertice il ritorno di Lorenzo Barlassina, uno dei grandi protagonisti del calcio savonese anni ’60 – ’70 in biancoblu, nella nazionale di Serie C, con Catania, Palermo, Arezzo.

Con Barlassina ci sarà il vicepresidente Stefano Resca con Massimiliano Brazzino, Diego Bertino, Luigino Passalacqua, Giuliano Rosso, Ugo Corsini, Pino Marforio come componenti del consiglio direttivo.

Come non ricordare che sul terreno del vecchio “Faraggiana” si sono disputate sfide intense e sono passati i migliori giocatori dilettanti della provincia di Savona. E tutti hanno dovuto faticare per uscire indenni. Senza dimenticare l’ultradecennale impegno nella cura del settore giovanile, uno dei più prolifici vivai grazie alla cura di allenatori di spessore tecnico e umano. 

l calcio nelle Albissole (o Albisole?) ha infatti una lunga tradizione. E allora, come è costume del nostro blog, abbiamo pensato di rinvendirla pubblicando una piccola galleria fotografica riferita agli anni ’50 – ’60 e riguardante entrambe le società in quel momento attive sul territorio: l’Us Albisola dai colori biancocelesti come gli attuali, che faceva capo al Bar Minerva di Piazza Liguria, e la Santa Cecilia, colori sociali arancioni, che faceva capo alla società operaia cattolica di via Salomone.

Si tratta di poche foto, senza ulteriore commento, come omaggio ai protagonisti di questo tentativo di rinascita cui auguriamo le migliori fortune.

Stagione 19532- 53. L’Albisola è capace della grande impresa di salire per la prima volta in Promozione, la Serie A dei dilettanti liguri. Questa la formazione: Cavallo, Reano; Lubrano, Manzini, Montefiori; Rossello, Meda, Gervasio, Ferri, Pischedda

Un’immagine del florido vivaio albisolese negli anni ’50: da sinistra, in piedi,Fazio, Tirone, Giannecchini, ilpresidente avv. BarilePiazza, Delfino, Rebagliati; accosciati: Tessore, Basso, Barosio, Giusto, Ghigliazza


Santa Cecilia 1955-56 (campionato di Prima Divisione): da sinistra, in piedi, Mantovani (massaggiatore), Pirami, Gaggero, Tessore, Manzini, Giannecchini, Salvaterra, Basso (accompagnatore); accosciati, Manuello, Eustacchio, Barosio, Olivi, Carieri

Santa Cecilia 1958 – 59, secondo posto nel campionato di Prima Divisione: un dirigente, Mapelli, Salvaterra, Nini Gaggero, Briano, Fazio, Bartolini, Peirano, il segnalinee; accosciati: Di Stefano, Angelini, Valdettaro, Sergio Gaggero, il presidente ragionier Baglietto

L’Albisola allievi 1966 – 67 a sorpresa grande protagonista del campionato di categoria

L’Albisola 1966 – 67 (campionato di Seconda Categoria) schierata sul campo di Altare. Sono raffigurati alcuni dei veri protagonisti del nostro calcio non soltanto di quello albisolese. Da sinistra in piedi: l’allenatore Aulo Zuanni, “Strin” Di Maggio, Berio, Tortarolo, Furci, Sergio Salomone, Giuan Traversa, il dirigente Revelli; accosciati: Caserta, Vicenzi (futuro Sindaco), Gandolfo, Traversa II, Carlo Foglia, la mascotte Revelli jr.

La Santa Cecilia vittoriosa nello spareggio con l’Andora (1968 – 69) al termine del più bel campionato di Seconda Categoria di tutti i tempi: da sinistra, in piedi, il vice presidente Gozzi, Venturini, Fiore, Siccardi, Parodi, Vizzini, l’allenatore Gaggero, il massaggiatore, Conradi, Benvenuti; accosciati Cutrupi, Invernale, Damiani, Ligresti, Danello, Tronchin, Rossi

Albisola grandi firme 1968 – 69: da sinistra, in piedi, Ferretti, Piscopo I, Furci, Piscopo II, Pignotti, Caserta; accosciati: Di Maggio, Gandolfo, Di Vita, Francese III, Foglia