L’INDIMENTICABILE SAVONA CON LE VECCHIE GLORIE UNA FOTO PER LA STORIA

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Da sinistra in piedi: Ezio Volpi, Remo Moscino, Giulio Mariani, Corrado Teneggi, Valentino Persenda, Pierino Cucchi, Roberto Longoni, Nanni Ciglieri, Walter Colombo, Giancarlo Tonoli, Felice Pelizzari, Stefano Del Buono; accosciati: il magazziniere “storico” Bussetti, Luciano Angelini, Nino Parodi, Mino Persenda, Ciccio Varicelli, Albino Cella, Andrè Galindo, Duilio Zilli

di FRANCO ASTENGO

L’occasione per questo irripetibile scatto fu fornita da un’amichevole tra gli ex-biancoblu e gli  ex- della Juventus giocata a Finale nei primi anni ’70 sul terreno di via Brunenghi, non ancora intitolato a Felice Placido Borel, centroavanti della Juventus dei cinque scudetti (1930 – 1935).

Una foto che davvero vale una storia. Vi sono ritratti molti dei protagonisti della grande epopea bianco blu tra gli anni ’40 e ’60: soprattutto compaiono i savonesi e tanti che savonesi lo sono diventati per il tramite proprio del calcio.Ragazzi arrivati a Savona tramite il calcio mercato che poi nella nostra Città hanno trovato il loro ideale ambiente di vita e sono rimasti, si sono sposati, hanno avuto figli (che magari hanno indossato essi stessi la gloriosa maglia del striscioni), svolto le loro professioni. Testimonianze di vita che indicano un modo ben diverso di intendere il calcio in una Città che “viveva” con la sua squadra e offriva occasioni di crescita e di impegno non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale, culturale e soprattutto umano.

Nella foto compaiono anche i due grandi protagonisti del recupero di una posizione nel vertice del calcio italiano da parte del Savona Fbc: il presidentissimo Stefano Del Buono e l’allenatore Felice Pelizzari. Correva la fine degli anni ’50: la “gloriosa navicella bianco blu” compiva 50 anni e aveva attraversato un momento difficile scendendo per la prima volta nella sua storia in “Promozione”, confinata nell’ambito regionale. Un momento difficile coincidente con quello dell’intera Città attaccata per la prima volta al cuore della sua grande struttura industriale.

Del Buono e Pelizzari furono i protagonisti di un’impetuosa ed esaltante risalita: Del Buono catalizzando le forze economiche disponibili, impresari edili, operatori portuali, commercianti, con l’appoggio della Cassa di Risparmio attraverso il dott. Ricotti e l’avv. Ivaldi e delle istituzioni. Del Buono non si limitava però alla “raccolta fondi”, era un vero competente, protagonista del mercato con il vezzo, però, di privilegiare i giocatori “già fatti”, preferibilmente provenienti da categorie superiori, ai tanti giovani del vivaio curato da Cicerin Dante e Felice Levratto; Pelizzari dirigendo sagacemente la squadra dalla panchina, lui tecnico laureato a Coverciano ma mai professionista, sempre presente al suo posto di lavoro al Comune di Vado. Altri tempi, altri uomini.

Certo, una vita fa. Ma una storia da non dimenticare. Per quello che ha dato, per quante migliaia di savonesi ha coinvolto, per la capacità di cadere e rialzarsi di una Città in ogni sua componente sociale e sportiva. Ecco il senso e l’importanza assoluta di questa foto.  Il calcio, lo sport, i colori biancoblu , la passione come coagulante. Una passione coltivata, sofferta e spesso perduta. In una foto, per chi sa leggerla e comprenderla oltre il semplice amarcord, una lezione e un monito per chi ha l’ambizione e l’impegno di restituire il Savona Fbc alla Città e ai savonesi che amano ancora, nonostante tutto, i colori biancoblu: se non si conosce il passato è difficile progettare il futuro.

La stagione 1958 – 59, l’ultima giocata in corso Ricci, si trasformò in una vera e propria “cavalcata delle valchirie” con un primi posto nel girone di IV Serie e soltanto 4 sconfitte. Poi il trasferimento nel nuovo stadio di Legino, l’inserimento in una Serie C ad altissimo livello (Modena, Triestina, Pro Patria, Novara, Como, Reggiana, Treviso, Legnano, Piacenza, Spezia, Sanremese, l’eterna rivale Entella, Biellese, Fanfulla tanto per citare qualcuna delle avversarie di quel tempo) fino ad arrivare, in circostanze irripetibili da vero e proprio romanzo, alla Serie B: una toccata e fuga conclusa con la beffa della “fatal Catania”, una ferita mai rimarginata.

Nella foto però l’arco di tempo racchiuso nelle presenze in campo è anche più vasto e, a pensarci, l’idea del tempo trascorso ci riempie di commozione perché i protagonisti non ci sono più: Ciccio Varicelli, l’uomo della rovesciata volante; il gran signore Roberto Longoni, esempio di serietà e di squisitezza umana; Duilio Zilli, maestro di tante generazioni di giovani calciatori nelle nostre società minori.

Non incontriamo più alle periodiche cene dei Cicerin Boys (che ormai non si tengono più) i protagonisti del gran tempo di Corso Ricci: Andrè Galindo, “il francese” dall’incedere classico, forse il difensore di maggiore qualità tecnica, è mancato pochi mesi fa e ci ha lasciato un vuoto, un vuoto vero. Ci mancano Giulio Mariani, mediano classico; Ezio Volpi, un grande allenatore poi protagonista di tante promozioni dalla Serie C alla Serie B con diverse squadre; Nanni Ciglieri, centromediano ruggente che avrebbe ben meritato la Serie A, chiuso da un Bernasconi mai squalificato nei tempi in cui non esistevano i cartellini, sostituzioni in corsa, Var e panchine lunghe e lunghissime; Mino Persenda, il “bombardiere nero” dal dribbling implacabile (“Nero” per via della maglia del Casale, squadra nella quale disputò eccezionali stagioni come con Vado, Spezia, Lucchese: le altre maglie indossate oltre a quelle biancoblu).

Abbiamo privilegiato nel ricordo chi non c’è più, ma nella foto si trovano altri grandi protagonisti di quella epopea: il “capitano per sempre” Valentino Persenda; Pierino Cucchi centrocampista di fatica, allenatore di classe, uomo buono colpito dalla sfortuna ed immerso in un dolore insanabile per la prematura scomparsa di suo figlio Enrico; Nino Parodi, implacabile cannoniere cui i tifosi perdonarono le origini vadesi (e un 5-1 inflitto dai rossoblu agli striscioni proprio in Corso Ricci); Walter Colombo, un altro rimasto tra noi per aver trovato l’amore; Giancarlo Tonolim portiere di posizione che a Savona ha trovato famiglia, attività, affetti (per lui imperituro il ricordo del fratello Alberto, ala dal tiro al fulmicotone mancato davvero troppo presto); Luciano Angelini che in bianco blu c’è stato in due vite diverse: la prima tra i pali, la seconda in tribuna stampa a raccontare le gesta della squadra, non lesinando osservazioni e critiche. Come quando, assieme a chi scrive, contestammo a Gigione Costa, supponente d.s. della stagione in Serie B, la scelta del portiere: e purtroppo avevamo ragione. Del Buono avrebbe scelto diversamente.

Ancora un ricordo per l’infaticabile magazziniere Bussetti, sempre presente nel momento del bisogno, tenace organizzatore e custode del prezioso materiale: maglie, palloni, scarpe, strumenti che all’epoca rappresentavano un valore molto diverso dal vorace consumismo odierno.

Una foto per la storia, davvero.

Ci sono tutti i “nostri” per davvero, quelli con le strisce bianco blu disegnate sulla pelle: mancano certo tanti altri protagonisti, soprattutto quelli che nelle stagioni di Serie C 1965 – 66 e di Serie B 1966 – 67 portarono il Savona all’attenzione generale. Non ci sono, nella foto, ma presenti nei nostri cuori, Pierino Prati, Beppe Furino, Glauco Gilardoni e non poteva già più esserci lo sfortunato Giuliano Taccola.

Tanti altri nomi ci vengono alla mente. Non li elenchiamo, stanno tutti nella nostra memoria e sono ricordati diffusamente in questo blog di ricordi al quale dedichiamo per intero la nostra antica passione, quasi riscrivessimo assieme a Marco Sabatelli, Nanni De Marco, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri, Pino Cava il caro “Riviera Notte”.

Però ci sono i “nostri”: quelli che hanno respirato l’aria del vecchio campo di Corso Ricci, là in fondo quasi a Lavagnola dove spirava il vento incrociato di due valli rendendo micidiali i corner di Livio Gennari, quando i savonesi formavano una lunga processione per arrivarci e la città si sentiva unita nel fremito dell’antico grido di battaglia “Animo bianco blu!”. Quanti lo ricordano ?

 

STORIA DELLA “VILLETTA” CON MINI GALLERIA FOTOGRAFICA DI UN PICCOLO GRANDE CLUB

 

di FRANCO ASTENGO

In questa occasione ricordiamo una delle società savonesi che per decenni, nei tempi in cui erano sufficienti la passione e l’ingegno di pochi, hanno retto splendidamente l’attività del nostro movimento.

Si tratta della Villetta, attiva del 1949 al 1987 era  una piccola grande società savonese rappresentativa del “quartiere alto” della Città, ha rappresentato per molti anni un vero e proprio punto di forza del nostro movimento. Curata da un piccolo gruppo di super-appassionati, molto competenti come  i fratelli Marino, Nini e Berto, il lattaio Rinaldo Bertone, il “filosofo” (in realtà un artista restauratore di mobili antichi) Del Buono, l’ingegner Minuto, il tuttofare Stellin, l’intera famiglia Gaggero storici calzolai della zona, Augusto Ferro, la Villetta realizzò, nell’arco di un quarantennio, importanti risultati.

A partire dall’esordio che vide la compagine biancoceleste imporsi, nel 1949, nel primo campionato Uisp, per poi passare alla Figc fino a riuscire, nella metà degli anni ’60, a partecipare addirittura al campionato di Promozione, la Serie A dei dilettanti liguri, dopo aver vinto uno straordinario campionato di Seconda Categoria.

Sono passati dalla Villetta alcuni dei migliori allenatori della storia del calcio savonese da Emilio Pacini a Angelo Merengone, da Pino Marte a Mario Vadone. Personaggi  molto diversi tra loro, ma indimenticabili per i loro allievi e per l’intero ambiente calcistico savonese.

La Villetta ereditò anche, attraverso una fusione avvenuta nel corso della stagione calcistica ’59-60, l’eredità di un’altra gloriosa insegna del calcio savonese quella della Stella Rossa di Vallarino, Borzone, Enrico Fabbri, società capace di lanciare nel calcio che conta addirittura Mino e Valentino Persenda, due bandiere del Savona Fbc.

Il fiore all’occhiello dell’attività della Villetta fu rappresentato per molti anni dall’organizzazione del trofeo Giancarlo Boggio.

Giancarlo Boggio era un atleta scomparso giovanissimo per un tragico incidente stradale proprio mentre militava nel settore giovanile della Villetta ed il cui padre svolgeva, nello stesso tempo, la mansione  di allenatore della prima squadra.

Era il tempo nel quale avevano preso avvio e campo i grandi tornei giovanili, fucina per le squadre a tutti i livelli dalla Serie A ai dilettanti, dei futuri protagonisti delle prime squadre.

Tornei internazionali come quello di Sanremo e quello di Viareggio dove si videro all’opera i futuri protagonisti del calcio italiano ed europeo e tornei soltanto nazionali tra i quali si impose come uno dei più importanti proprio il Trofeo Boggio. Come definirlo. Una passerella ma anche un traguardo. Un passerella per i migliori virgulti dei vivai delle società savonesi; un traguardo per quei ragazzi che potevano confrontarsi con formazioni di alto lignaggio come Juventus, Inter, Genoa e Sampdoria.

La competizione si disputava nella primavera avanzata nello scenario, prima del campo di Corso Ricci poi dello stadio Valerio Bacigalupo.

La prima edizione, nel 1957 fu appannaggio dell’Ausonia Milano, tipica squadra -vivaio delle milanesi Inter e Milan, dodici mesi dopo successo proprio della Villetta, organizzatrice, rinforzata però da alcuni prestiti ricevuti dal Vado : Gian Balestrino, Beppe Suraci, Osvaldo Motto.

Successivamente successo della  Pro Vercelli (il torneo – per inciso  – era riservato alla categoria allievi, quindi da calciatori dell’età compresa tra i 14 e i 16 anni). Entrarono, a quel punto in scena, le squadre allievi delle compagini di Serie A, in particolare la Juventus e la Sampdoria

Sulla “pelouse” dello Stadio Bacigalupo si misurarono così parecchi giocatori in procinto di  militare in serie A: Beppe Furino, i fratelli Bercellino, Sacco, Ninni, il figlio d’arte Pierpaolo Gabetto dalla parte dei bianconeri, Mora, Marocchi, Uzzecchini dalla parte blucerchiata. Insomma, il meglio in circolazione. Toccò poi a Inter e Genoa essere presenti nella competizione, ormai affermatasi e diventata un appuntamento da non mancare anche per tecnici e cosiddetti scopritori di talenti.

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La prima immagine della nostra piccola ricostruzione non poteva che essere dedicata alla squadra che affrontò la Juventus nel Trofeo Boggio 1963. Davvero il “giorno più lungo” per lo Sport Club Villetta.

Ogni edizione ha saputo regalare spettacolo, tecnica e agonismo con valori in campo sopra la media per la categoria. Ecco la descrizione dettagliata di una delle edizioni più importanti del Trofeo Boggio. E’ quella del 13 giugno 1965, cui parteciparono, con la squadra organizzatrice, anche l’Inter (risultata vincente), la Veloce ed il Genoa.

Si giocò nella settimana successiva al secondo successo dell’Inter di Helenio Herrera (quella di Sarti, Burgnich, Facchetti,  Bedin, Guarneri, Picchi; Jair, autore del gol della vittoria 1-0 sul Benfica, Mazzola, Peirò, Suarez, Corso) nella Coppa dei Campioni, e la partecipazione dei tifosi nerazzurri ial torneo fu grandissima.

Queste  le formazioni scese in campo.

Inter: Martinuzzi, Corbetta, Trespi, Rossi (poi passato al Savona), Rebuffi, Righi; Pogliani, Vanello, Franzoni, Brignani, Achilli (Borrini, Moro).

Villetta: Ghiso; Pagliarulo, Boffano, Brignole (in prestito dalla Nolese), Caprini, Iozzia, Partinico, Musmeci, Varese (entrambi in prestito dal Don Bosco Varazze), Procopio III, Ramelle.

Veloce: Di Giorgio, Boschi, Caviglia, Grasso, Iannece, Rossi, Grillone, Sarti, Lacota, Frumento, Siri.

Genoa: Franco Rinaldi, Vernetti, Mela, Mambrin, Grillanda, Mensa, Ameri, Neirotti, Andreuzza, Turone (Maurizio “Ramon” leader in rossoblù e con la Roma), Zunino (“Miro” anche lui futuro biancoblu).

Quell’edizione può essere considerata come l’apice nella popolarità e nell’impatto tecnico del torneo che comunque proseguì nel solco della tradizione ormai affermata. Nel 1969, ad esempio, si giocò sul terreno del Pino Ferro di Varazze registrando l’affermazione finale del Como, in quel momento campione d’Italia allievi, nelle cui fila spiccavano davvero promesse in procinto di spiccare il volo in Serie A: primo tra tutti il centravanti Magistrelli successivamente protagonista con l’Inte e la Sampdoria.

Negli anni ’70 toccò a Mario Vadone, il popolarissimo “mago”, assumersi l’onere dell’organizzazione e allora l’albo d’oro fu illustrato da grandi compagini: ancora al “Bacigalupo” (nelle ultime edizioni anche con il lusso della “notturna”) furono protagonisti i giocatori allievi di Perugia, Bologna, Milan, Torino, di nuovo Internazionale.

Quella stagione però si stava concludendo e con essa il ciclo della Villetta società-pioniere: il calcio stava cambiando pelle e la dimensione di questi bellissimi tornei si stava rivelando troppo onerosa: occorrevano dimensioni ben più ampie come dimostra ad esempio il successo del torneo di Cairo Montenotte ormai stabilmente internazionale e quello “Caravella” a Genova, mentre il Viareggio si è trasformato in un vero e proprio campionato intercontinentale anche grazie al massiccio apporto della tv.

Si tratta però di un mondo ben diverso da quello che avevamo vissuto negli anni ’60 sia a Viareggio, sia a Sanremo, sia nelle occasioni del Trofeo Boggio. Ma quello che seppe fare la Villetta con i suoi dirigenti, tecnici e giocatori in quegli anni resta indelebile nella storia del nostro calcio.

Passiamo però ad analizzare il comportamento della prima squadra della Villetta in tanti campionati allegando anche le formazioni nelle stagioni nelle quali abbiamo avuto a disposizione tali dati.

Campionato UISP 1948 – 49 : primo posto: Govone, Bianchi, Valdora, Pratelli, Sergio Sguerso ( il maestro), Rossi, Pentenero, Carmignani, Roetto (un vadese che giocava con il “fazzoletto in testa”) Pratelli, Marino (con il fratello Nini futuro dirigente – chiave di gran parte della storia della società) all. Gilardoni

Campionato di Prima Divisione 1956 – 57Finale 52 (c’è stata la fusione con la Finalborghese), Loanesi 44, Dianese 39, Auxilium Alassio 39, VALLEGGIA 35, Arma Juve 34, Cengio 32, Altarese 30, Stella Rossa 25, Libertà Lavoro 25, Lavagnolese 24, AVIS VALLEGGIA 23, Celle 22, Speranza 20, Santa Cecilia 17, Villetta 15.

Dopo qualche stagione trascorsa tra campionati e tornei UISP si tenta l’avventura nei campionati federali. La prima stagione è molto difficile,ma si tratta soltanto del viatico per le successive esaltanti stagioni.

Campionato Prima Divisione 1957 – 58 dodicesimo posto: Belgrano, Repetto, De Prati, Bossolino, Ghibaudo, Baglietto, Liberatori, Mira, Bolla, Giordano (“Maxian”, un ricordo per lui per tanti anni commesso nel celebre negozio di cappelli “Pastore” all’inizio di Via Pia) Lusa. Presidente: Rinaldo Bertone (latteria in cima a via Montegrappa) d.t. Berto Marino all. Riccobaldi

Campionato di Seconda Categoria 1961 – 62 quarto posto: Turco, Giusto, Monti, Procopio I, Isetta, Ciappi, Manzino, Corsari, Fanelli, Pierucci II, Giordano all. Ferro d.t. Del Buono (il “filosofo”). Squadra compatta, giocatori molto uniti, con il “filosofo” Del Buono a inventare tattiche. Indimenticabili per noi due protagonisti del calcio genuino di quei tempi purtroppo scomparsi: il già citato cappellaio Maxian Giordano e il maratoneta Ciappi, ragazzo generoso, appassionato, amico fraterno.

Campionato di Prima Divisione 1958 – 59 decimo posto Croce Bianca d’Albenga 32, Santa Cecilia 29, Quiliano riserve 27, Finale riserve 25, Valbormida 24, Millesimo (all’esordio) 22, Valleggia 19,  Vado riserve 17, Auxilium Alassio 14, Villetta 11, Varazze riserve 10, Stella Rossa (anch’essa arrivata all’ultima stagione) 6.

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Emilio Pacini con i suoi pupilli: è la stagione della grande vittoria nel campionato di Seconda Categoria. La Villetta sale addirittura in Promozione la Serie A dei dilettanti liguri dove incontrerà Sestrese, Pontedecimo, Campese, Vado, Varazze, Cairese: il fior fiore del nostro calcio

Campionato di seconda categoria 1959 – 60 ottavo posto: Savona riserve  40,  Auxilium Alassio 36 (promosso in Promozione), Croce Bianca Albenga 32, Millesimo 27, Loanesi riserve 25, Valbormida 23, Altarese  riserve 18, Villetta 17, Valbormida 16, Valleggia 14, Santa Cecilia 11, Carcarese riserve 6. Formazione: Scagliola, Rossi, Costamagna, Monti, Guarnotta, Save, Gamba, Calissano, Pierucci II, Rovere I, Giordano all. Boggio d.t. Del Buono

Campionato di seconda categoria 1960 – 61 : settimo posto :  Savona riserve  31Altarese (promossa) 30 Millesimo 23 Loanesi riserve17 Croce Bianca Albenga 17  Carcarese riserve 16 Villetta Stella Rossa (fusione durata una sola stagione) 14 Bagni Italia 11Valleggia 9 Santa Cecilia 6

Formazione: Spensatello (anche per lui un commosso ricordo), Penzo, Toschi, Procopio I, Costamagna, Monti, Rovere I, Rossi, Calissano, Pierucci II, Guglieri

Campionato di seconda categoria 1961 – 62: settimo posto Classifica finale: Veloce 34, Garessio 32, Spotornese 30, Millesimo 27, Libertà e Lavoro Speranza 20, Nolese 20, Villetta 15, Croce bianca di Albenga 15, Ferrania 15, Bagni Italia 10, Cadibona 2.

Campionato di Seconda Categoria 1962 – 63 sesto posto: Turco, Monti, Tagliavini, Procopio I, Isetta, Bosco, Iacovacci II, iacovacci I, Fanelli, Procopio II, Capraro

In panchina si registra l’avvento di Emilio Pacini che dopo l’esperienza con il DLF ha smesso di giocare e si rivela un trainer preparatissimo: il vero segreto di una Villetta dalle grande ambizioni. Si lanciano i giovani per questa stagione, Procopio II e Capraro che faranno faville al punto da essere acquistati dal magnate “Rizzetto” Bruzzone che intende portare la “sua” Nolese in Promozione, sulle orme dell’amico – rivale Bagnarino che era già riuscito nell’impresa in quel di Spotorno.

Campionato di Seconda Categoria 1963 – 64 quarto posto: Merciai Nasi, Mombrini, Corsari, Procopio I, Lauretano, Iacovacci I, Iacovacci II, Fanelli, Bosco, Monti all. Pacini d.t. Berto Marino

Esordisce tra i pali, proveniente dal settore giovanile, Paolo Merciai in seguito portiere di Savona; Bari, Mantova tra Serie B e Serie C. In biancoceleste si schiera anche Giuan Nasi il prete – operaio del porto che aveva già fondato la Raphael e l’ex- velociano Lauretano. Pacini adotta il “libero”, Monti con il n.11 si schiera stopper mentre alle sue spalle di tutti si muove Procopio che per l’interpretazione sagacissima del ruolo sarà soprannominato “Picchi” dal grande libero dell’Inter di Herrera.

Campionato di Seconda Categoria 1964 – 65 sesto posto: Merciai, Gaggero, Mombrini, Iacovacci I, Procopio I, Monti, Iacovacci II, Duchini, Fanelli, Paltrinieri, Corsari all. Pacini d.t. Berto Marino

Pacini sta costruendo lo squadrone, da Albenga dove ha giocato per diversi campionati in Serie D dopo aver vestito la maglia del Savona, arriva alla Villetta don Lello Paltrinieri, altro prete di strada, super tecnico del centro campo dai tacchetti roventi nonostante l’abito talare. Un acquisto di super lusso

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Un altro esempio dello splendido vivaio villettiano. La squadra juniores stagione 1965 – 66. Funge da segnalinee (perché fuori età) Cicci Barbino un protagonista del calcio nei nostri anni ruggenti

Campionato di Seconda Categoria 1965 – 66 primo posto: Merciai, Nasi, Mombrini, Lauretano, Procopio I, Galindo, Barbino, Iacovacci I, Fanelli, Piscopo II, Monti (Ciappellano, Gaggero, Calcagno, Corsari, Puzar, Jacovacci II, Bosco, Paltrinieri) all. Pacini d.t. Berto Marino

Un trionfo per il club di via Montegrappa. Pacini ha a disposizione un’ampia rosa di titolari con giocatori di grande classe come Lauretano, Galindo, Fanelli, il futuro medico Franco Jacovacci, Lello Paltrinieri. Una Villetta ammazza – campionato sale addirittura in Promozione.

 Classifica: Villetta 40, Dianese 36, Cengio 32, Auxilium di Alassio 31, Carlin’s Boys 30, Cadibona 29, Soccorso Pietra Ligure 27, Priamar 25, Garessio 24, Altarese 23, San Bartolomeo Cervo 22, Carcarese 18, Don Bosco Savona 14, Millesimo 10.

Campionato di Promozione 1966 – 67 tredicesimo posto: Merciai, Monti, Visconti, Iacovacci I, Giometti I, Procopio I, Rusticoni, Puzar, Procopio II, Calcagno, Piscopo all. Marte

Campionato di Promozione 1967 – 68 sedicesimo posto: Pescio, Giometti II, Procopio I, Gaggero, Giometti I, Sogno, Procopio II, Calcagno, Rusticoni, Galindo, Piscopo all. Ferro d.t. Marino

Campionato di Prima Categoria 1968 – 69, dodicesimo posto: Ghiso, Sogno, Poddighe, Ratto, Barioglio, Gaggero, Calcagno, Crifò, Occhi, Bocca, Morasso (Procopio I) all. Pescio

Campionato di Prima Categoria 1969 – 70 decimo posto: Pescio, Aragno, Monti, Ratto, Procopio I, Lisena, Aonzo, Procopio II, Iacovacci I, Gaggero, Papone (Martelli, Arbini) all. Pacini

Campionato di Prima Categoria 1970 – 71 tredicesimo posto Senni, Monti, Codisposti, Gaggero, Iacovacci II, Ratto, Bocca, Zunino, Pierucci II, Garofoli, Aonzo ( Arbini, Spangher) all. “Pavone” Morando d.t. Marino

Campionato di Prima Categoria 1971 – 72 sedicesimo posto. Ficini, Damonte, Fazio, Vicenzi, Maspes, Assereto, Procopio II, Mellano, Lagustena, Sardo, Biavasco (Ottonello, Marri, Romolo Varicelli) all. Ferro d.t. Astengo

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Questa è forse la formazione negli anni trascorsi tra la  Promozione e la Prima categoria che allinea il maggior numero di ragazzi del vivaio: Calcagno, Ratto, Procopio I, Sogno, Ghiso (altro portiere arrivato in Serie C con il Savona), Gaggero, Iacovacci II

In queste stagioni trascorse tra Promozione e Prima Categoria da rimarcare come, oltre al lancio di Merciai, si verificò l’affermazione di tanti giovani nati e cresciuti nella società che si dimostrarono all’altezza del compito come i fratelli Procopio e quelli Iacovacci, Roberto Gaggero, Franco Ratto, Sogno. Inoltre vestirono il bianco celeste giocatori che avevano segnato un lungo periodo dei più importanti campionati vestendo maglie di prestigio come il super – cannoniere Ettore Rusticoni, il portiere Franco Pescio, il futuro sindaco di Stella e Albissola Marina Nico Vicenzi e il trio di ex – bianco blu Mirko Mellano, Alberto Sardo e Guido Lagustena. Da notare, ancora, la presenza di Giagi Assereto, uno degli intellettuali più importanti cresciuti nella nostra città negli anni del dopoguerra, ex- nazionale di hockey su prato, autore di testi fondamentali come quello riguardante le statistiche del dipartimento di Montenotte durante il periodo napoleonico e (con Flavio Baroncelli, altro “cervello” savonese da ricordare, purtroppo soltanto con commozione) sulla povertà nel medioevo. Assereto è ancora titolare di cattedra alla facoltà di storia e filosofia all’Università di Genova.

Campionato di seconda categoria 1972 – 73, tredicesimo posto: Bongiorno II, Bongiorno I, Zunino, Micheri, Calderaro, Sogno, Lazzarini, Procopio II, Mongaro, Arbini, Sterzati (Cristofori, Martelli, Vaccaro, Siri, Napolitano, Spangher) all. “Pavone” Morando d.t. Del Buono

Campionato Terza Categoria 1973 – 74 quinto posto per questa classifica: Millesimo 32, Mallare 31, Chimor Don Bosco 29, Rocchettese 25, Villetta 25, Dego 24, Pallare 20, Savona Nord 15, Letimbro 14, Cosseria 12, Nuraghe 12, Fornaci 4

Campionato Terza Categoria 1974 – 75 settimo posto per questa classifica: Finalborghese 30, Gagliardi Loanesi 28, Savona Nord 26, Bardinetese 20, Pietra Sport 19, Letimbro 16, Villetta 12, Chimor 9, Fornaci 7, Sampdoria Club Loano 3

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Ancora un ricordo delle stagioni disputate in Prima Categoria : la Villetta 1971-72 schierata al “Bacigalupo” per il derby con la Veloce (vinceranno 3-2 i “granata” al termine di una gara tesa e appassionante): da sin., in piedi, Sardo, Ratto, Ottonello, Assereto, Mellano, Lagustena, Ferro, Astengo (d.t.); accosciati: Vicenzi (futuro sindaco di Stella e Albissola Mare), Albi, Damonte, Fazio, Caropreso, Biavasco

Campionato terza categoria 1975- 76 : ritorno in seconda categoria con l’allargamento dei quadri del campionato

Campionato seconda categoria 1976 – 77: undicesimo posto : Millesimo 39 Altarese 37 Mallare 36 Priamar 35 Santa Cecilia Albisola 34 Calizzano 33 Valleggia 30 Rocchettese 24 Libertà e Lavoro 21 Bragno 20 Villetta 18 Savona Nord 15 Letimbro 11 Nuraghe Savona 11

Campionato di seconda categoria 1977 – 78 dodicesimo posto :  Santa Cecilia 38 Calizzano 38 Savona Nord 38 (spareggio a 3, vince il campionato la Santa Cecilia) Priamar 37 Borgio Verezzi 35 Mallare 26 Albisola 23 Rocchettese 23 Libertà e Lavoro 22 Pallare 19 Dego 18 Villetta 16 Bragno 16 Valleggia 13

Campionato seconda categoria 1978 – 79  ottavo posto Calizzano 41 Priamar 35 Albisola 34 Spotornese 33 Celle 27 Lavagnola ’78 25 Dego 24 Villetta 24 Mallare 23 Fornaci 22 Don Bosco Savona 21 Rocchettese 21 5 stelle 19 Pallare 15

 Campionato seconda categoria 1979 – 80 : undicesimo posto Vado Boys 34 Lavagnola ’78 32 Priamar 30 Rocchettese 30 Mallare 30 Spotornese 30 Nolese 28 Albisola 26 Fornaci Savona 26 Dego 23 Villetta 21 Don Bosco Savona 21 Celle 19 Letimbro 16

Campionato di seconda categoria 1980 – 81 decimo posto : Mallare 45, Priamar 38, Albisola 32, Rocchettese 29, Don Bosco Savona 27, Portovado 25, Lavagnola ’78 25, Nolese 25, Dego 23, Villetta 22, Sciarborasca 22, Santa Cecilia 20, Legino 18, Fornaci 12

Campionato seconda categoria 1981 – 82 dodicesimo posto: Santa Cecilia 32, Dego 32, Sciarborasca 30, Lavagnola ’78 28, Albisola 28, Cadibona 27, Rocchettese 27, Millesimo 26, Altarese 24, Don Bosco Savona 23, Celle 23, Villetta 22, Portovado 22, Bragno 18

Campionato seconda categoria 1982 – 83 quattordicesimo posto: Celle 43, Altarese 43, Lavagnola ’78 41, Spotornese 38, Sciarborasca 31, Dego 30, Cadibona 29, Rocchettese 27, Dego ’81 26, Nolese 22, Millesimo 21, Don Bosco Savona 19, Pallare 19, Viletta 18, Cosseria 11

Campionato seconda categoria 1983 – 84 terzo posto: Millesimo 37, Priamar 36, Villetta 35, Bragno 34, Cameranese Saliceto 32, Quiliano 31, Ferrania 31, Cadibona 30, Letimbro 29, Villapiana 26, Altare ’80 23, Dego’ 81 10, Cosseria 6, Pallare 4

Campionato seconda categoria 1984 – 85 decimo posto: Bragno 46, Quiliano 42, Altare ’80 32, Ferrania 30, Cadibona 29, Cameranese Saliceto 25, Letimbro 24, Alpicellese 24, Dego 24, Villetta 23, Villapiana 20, Cosseria 17, Rocchettese 16,Dego ’81 6

Campionato seconda categoria 1985 – 86  sesto posto QUILIANO 45, 2. FERRANIA 37, CAMERANESE SALICETO 37,  ROCCHETTESE 30, LETIMBRO 26, VILLETTA 26, PRIAMAR 25, SAN NAZARIO 25, VILLAPIANA 23, DEGO 22, SABAZIA 21, S.CECILIA 19, CADIBONA 19,  COSSERIA 8.

Campionato di seconda categoria 1986 – 87 : diciassettesimo posto  ZINOLA 48,ALBISOLA 45 ,FORNACI 44, LAVAGNOLA ’78 44 ,CELLE 44 ,BRAGNO 39 ,SCIARBORASCA 34 ,FERRANIA 32,ROCCHETTESE 31, CAMERANESE SALICETO 31, SAN NAZARIO 28,VILLAPIANA DON BOSCO 27, PRIAMAR 27,ALBA DOCILIA 22, LETIMBRO 21 DEGO 14,VILLETTA 13.

Si chiude qui questa meravigliosa storia durata quasi quarant’anni. Dopo un periodo di ripresa grazie alla presidenza di Gigi Marino, assicuratore poi dirigente del Savona FBC, Nini Marino (il fratello Berto era scomparso improvvisamente) e Augusto Ferro, rimasti soli, alzano bandiera bianca. La fine di un’epoca: sicuramente quella di maggior crescita del nostro calcio savonese, specialmente nel corso dei favolosi anni ’60 e comunque in tutto l’arco di quelli (tra i ’40 e i ’70) che Rossana Rossanda ha definito “i gloriosi”.

 

RICORDO DI NANNI DE MARCO UNA VITA DA PROTAGONISTA TRA SPORT E STORIA DELLA CITTA’

di LUCIANO ANGELINI E FRANCO ASTENGO

Sono passati 7 anni (era il 28 gennaio 2011) dalla scomparsa di Nanni De Marco. Lo ricordiamo qui, nel nostro blog di memorie calcistiche (e non solo) della sua Savona, come abbiamo fatto e faremo in ogni ricorrenza di una data che per noi è continuamente occasione di ricordo e di dolore, con uno scopo ben preciso. Lo scopo è quello di impedire l’oblio, in una Città ormai dimentica della propria memoria e dei passaggi più importanti della propria storia. Si tratterebbe dell’oblio colpevole verso un grande protagonista della rinascita di Savona negli anni del dopoguerra, di un innovatore della comunicazione, di un costruttore di aggregazione non solo nel campo dello sport.

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Nanni, in piedi al centro tra il dottor Frumento e Marco Sabatelli, editore di Riviera Notte, ritratto in tenuta da calciatore, aveva militato nel Legino e nella Rinascita Fornaci, la squadra della sezione del Pci nel quartiere dei pescatori e degli operai.

Certo non erano tutte rose e fiori: è il caso di ricordare il Nanni imperioso nell’espressione della sua volontà e dei suoi metodi, senza mediazione possibile se non esercitando l’arte della pazienza fine a se stessa.

Il Nanni delle verità immediate, senza mediazioni e senza sconti.

Verità scomode, a volte  esagerate, che, a volte, finivano con l’oltrepassare l’obiettivo provocando un’involontaria eterogenesi dei fini. Però emergeva il Nanni generoso, il Nanni capace di grandi sacrifici per riuscire ad organizzare ciò che aveva in mente da tempo, il Nanni combattente, tenace, capace di andare controcorrente, mai nelle retrovie, nello sport come nella vita, vissuta intensamente con a fianco la moglie Franca, compagna fedele, paziente, affettuosa e devota.

Due i grandi filoni di impegno per Nanni: lo sport ed il culto della “memoria storica” della Resistenza, cui lo aveva avviato il padre, il leggendario comandante Ernesto medaglia d’argento al valor militare per le imprese compiute durante la lotta di Liberazione.

Lo sport era stato per Nanni un veicolo eccezionale di attività in molti campi: prima di tutto quello agonistico, passando dal calcio (il Legino dalla maglia granata della fine anni 40, la Rinascita Fornaci) al ciclismo.

Aveva dimostrato doti non comuni nello sport della bicicletta: doti di classe e di intelligenza messi al servizio di una Fratellanza Leginese capace di dominare il campo, tra i dilettanti, fino a metà degli anni’50 (con Nanni, c’erano Giusto e Luciano Cirillo a comporre un vero “trio delle meraviglie): era risultato  vittorioso nel primo Giro della Provincia di Savona nel 1949, in due occasioni nella “classica” Savona – Somano, nella Coppa I Maggio che all’epoca rappresentava un momento di importanza assoluta nel calendario agonistico del ciclismo ligure.

Alla fine degli anni ’50 era tornato al calcio, questa volta come arbitro imponendosi come il numero uno in assoluto nella nostra provincia (atteggiamenti alla “Lo Bello” padre, aveva arbitrato tutte le finali più difficili dell’epoca, Portuali -Sabazia al Trofeo Arci, Savona-Vado juniores alla Coppa Bacigalupo: partite da far tremare i polsi).

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In tribuna alla Valletta, con il fido taccuino in mano, accanto al dottor Luciano Berio co-autore del “miracolo” Rappresentative, alle loro spalle Franco Astengo e Carletto Foglia

 Si affastellano i ricordi personali .

Assieme a Nanni ho assistito, all’interno del negozio di Ciarlo in via Paleocapa, dove all’epoca lavorava e controllava lo “struscio”, alla vittoria di Berruti nei 200 metri alle Olimpiadi di Roma’60; gli ho fatto il segnalinee assieme a mio fratello Peo, la prima e unica volta nella mia vita, quando gli toccò arbitrare una partita tra il DLF di Savona ed i Ferrovieri Francesi della Savoia; ho conteggiato, con lui, i primi punti delle schede di Savona-Goal, il concorso pronostici, altra sua esclusiva invenzione, lanciato da Riviera Notte e poi proseguito dal Secolo XIX e poi dalla “Stampa” nel corso di lunghi anni: soltanto piccoli esempi di tante cose.

Ho avuto anche l’onore di averlo lui come arbitro, io come giocatore in partite di campionato e di torneo. Arbitrò, sotto una pioggia torrenziale, un Torre Fornaci – Priamar B, assolutamente indimenticabile: ci stringemmo la mano al centro del campo, mentre diluviava (ma lui in quelle occasioni non faceva mai saltare il pallone: arrivava, faceva l’appello e si giocava senza alcuna esitazione), lui, il capitano della Torre, un altro amico indimenticabile  scomparso troppo presto come Marietto Oberto che era il capitano della Torre.

Nanni  poi arbitrò da par suo, espellendo “Pachin” Ferrero, mio vecchio compagno di scuola, terzino di rottura e alla fine toccò a noi della Priamar B prevalere grazie ad un’autorete di Mauro Allosia (in quell’occasione Andreino Penna non riuscì a mettere in pratica la sua celebre “mano de dios”).

Torre Fornaci – Priamar B era una partita spigolosa, un vero derby, che opponeva la squadra delle Fornaci a quella del confinante quartiere della Centrale: fornacini e centralini si affrontavano anche in interminabili battaglie a pietrate, ma di questo forse racconterà meglio l’amico Luciano almeno fino all’episodio di Dodo Vacca “ uomo bianco non avrai il mio scalpo”.

Per la verità la Priamar B, geograficamente, sconfinava un po’ anche oltre il ponte che segna il confine tra Corso Vittorio Veneto e Corso Colombo.

C’era chi, in Corso Colombo almeno fino al Prolungamento, pur di assicurarsi un posto da titolare (difficile da conquistare nella Priamar A dei Vasconi, Bordegari, Caraccio, Tarditi) preferiva aggregarsi alla formazione “cadetta”. Nanni era l’arbitro perfetto per quelle partite molto calde.

Sale dal cuore la commozione a ricordare mamma Anita e i suoi piattoni ricolmi di zucchine ripiene quando (ancora) con Luciano e mio fratello Peo ci recavamo a casa di Nanni in via Nizza per giocare “ai tappetti”: un subbuteo artigianale davvero divertente che si giocava su di un tavolo che il perfetto padrone di casa aveva allestito con tanto di tappeto verde, porte di plastica, tracciatura perfetta.

E la “Nitta” che ci diceva in dialetto : “ ho preparou in po de succhin pin. Cuscì tantu che zoughei mangei quarcosa”.

Come  non ricordare la giornata del 1 Maggio 1969 quando le sue “rappresentative” di seconda categoria furono rese “ufficiali” e si esibirono al “Bacigalupo” in una grande giornata di sport?

Quella delle Rappresentative fu una lunga e dura battaglia condotta contro i vertici federali (i “parrucconi” dell’epoca) che consentivano soltanto di formare quella di Promozione per il Trofeo Zanetti lasciando tutto in mano ai genovesi, cui Aime, Pesaro e Borzone da Savona si limitavano a fare da supporto.

Nanni, fedele al suo modo di essere e di vivere, si ribellò a quello stato di cose e impose le “nostre” Rappresentative, con l’aiuto di Luciano Berio, grande direttore provinciale delle Poste e sportivo di razza, primo savonese ad arrivare ai vertici del calcio ligure partendo da Savona.

Grazie a Berio si raggiunse un accordo tra Nanni e il dottoer Italo Ferrando, presidente della Federazione ligure e medico della Nazionale, e le rappresentative di Riviera Notte divennero ufficiali.

Per Nanni, infatti, era arrivata la stagione del giornalismo sportivo e dell’organizzazione .

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1 maggio 1969: il momento (storico, lo sottolineiamo) delle premiazioni nel gran giorno delle Rappresentative. Nanni al centro consegna una targa-ricordo al presidente dell’Auxilium Alassio Isnardi. Al suo fianco Franco Astengo (a sinistra nella foto) e il supercannoniere Shad Rusticoni, seduto alle spalle Marco Sabatelli, editore e patron di Riviera Notte

Era stato Nanni ad avviare il torneo dei Bar alla Valletta, a far costruire il Lazzaretti a Vado, quando, all’inaugurazione, il commissario Berardinetti ci scacciò suonando la carica perché non c’era il sottopassaggio come a San Siro, e il Levratto a Zinola messo su con il lavoro dei magnifici zinolesi, tanto “cattivi “ sul campo quanto generosi nella vita,da Adriano Scotto,a Cortese, da Lilli Achero, a Totto Cannizzaro.

Fu Nanni  ancora a sperimentare i tornei notturni a “7” al Sacro Cuore, premiato anche in quel caso da un pubblico d’eccezione e dalla partecipazione di squadre di tutta la provincia, da Varazze a Finale, con i magnifici 7 del “Pavone” Morando con Traversa, Monti, Borgo, Pierucci, Neuhoff; il Club Biancoblu con i fratelli Persenda, Ciccio Varicelli, Mariani, Ciglieri; il Bar Moderno di Finale con Settimio, Luciano Rescigno e il Bar Milano di Varazze con il compianto Barbarossa, Lupi, Calamano, Recagno.

Il giornalismo sportivo aveva voluto dire, all’inizio, “Riviera Notte”, la rivista per eccellenza dello sport savonese negli anni ’60, inventata da Marco Sabatelli, grande editore come suo fratello Norberto, con Luciano Angelini ed Enrico Fabbri, in un mix di entusiasmo ed esperienza .

Nanni si era misurato con il calcio minore, Seconda Categoria e settori giovanili che fino a quel momento non avevano avuto spazio nei quotidiani: la sua mitica Balilla arancione era diventata presenza fissa su tutti i campi. Fato e tabellini erano il suo regno, la sua forza. Un successo eccezionale che lo portò, poi, all’inizio degli anni ’70 al “Secolo XIX di cui è stato per lunghissimo tempo prezioso collaboratore.

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Il bellissimo disegno (autore Stefano Guerrasio) dedicato a Nanni nel libro pubblicato dall’Associazione arbitrale di Albenga e nel quale è contenuto un suo ricordo

Al “Secolo XIX” Nanni portò in dote non solo la parte giornalistica, ma anche quella organizzativa attraverso un’altra sua creatura “Lo Sportivo dell’Anno” (in seguito trasmigrò alla Stampa): la manifestazione nata per premiare quanti, nella nostra provincia, avevano onorato lo sport in tutte le discipline.

Si trattò di un successo eccezionale con grandi serate al Teatro Chiabrera e la presenza dei più grandi campioni del presente e del passato:un gioiello organizzativo di promozione per tutta la Città.

Le premiazioni erano una sua grande specialità (forse ereditata dall’esempio di un altro grande dello sport savonese : Stefano Del Buono) con il prezioso sostegno dell’insostituibile, generoso Franco Ferrarassa, orafo in via Pia..

Al termine dei tornei grandi feste danzanti al Serenella o sul tetto della Leginese e premi per tutti, anche per chi aveva totalizzato zero punti e incassato 50 goal. Ricordo una squadretta di ragazzi di Albisola, la Mark 3: Nanni non sapeva proprio come fare a premiare qualcuno, volenterosi ma molto scarsi, alla fine ci riuscì e mi assegnò il compito di consegnare la coppa ai valorosi.

Il suo capolavoro però era la premiazione del torneo dei Bar alla Valletta, nello scenario suggestivo del Serenella alle Fornaci (ex “location” dei Bagni Savona con gli Olimpia sede dell’elegante borghesia savonese degli anni ’30 – ’40).

Il torneo dei Bar alla Valletta San Michele rappresentava davvero la  massima manifestazione calcistica savonese del periodo, dove si trovavano tutti gli “assi” del calcio nostrano davanti a un pubblico degno almeno della Serie C e formazioni “all star” di grandissimo rilievo.

Anche in quell’occasione, però, nessuno si sentiva discriminato dai Portuali, spesso vittoriosi dove brillavano i Pierucci, Borgo, Pepè Minuto, Mino Persenda, Victor Panucci, ai loro competitor ufficiali del Sabazia di Vado con Gaglione, Pittaluga, Armella, Peluffo, Micca, Camici fino al Bar Corallo di Storti, Casarino, Gianni Pessano, Aulo Zuanni che, con grande volontà e coraggio, quando andava bene mettevano assieme un pareggio in tutto il torneo era festa per tutti: coppa disciplina, premio al più giovane, al più vecchio, al più corretto al più alto, al più basso, a chi era arrivato sempre puntuale al campo e a chi sempre in ritardo.

Insomma occasione di un momento di gloria (o gloria per sempre?) per tutti.

Altro che le scuole calcio di oggi, con l’obbligo di far giocare tutti perché pagano le quote.

Per il Bar Corallo e per il Bar Colonna perdere 5-0 dai Portuali o dal Sabazia era un onore: era, appunto, come aver giocato in quel fantastico campionato di Promozione dell’epoca al quale tutto ambivano di partecipare.

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Da una pagina dell’amato “Riviera Notte”

 Ancora i libri: Nanni ha scritto  alcuni volumi fondamentali  per la storia della Resistenza e della Città durante la seconda guerra mondiale (“La guerra dei Savonesi”; “Ricordo di Gin Bevilacqua; “Savona: la città sotto le bombe” con Renzo Aiolfi), dello sport (tre volumi sulla storia del Savona Fbc con Mario Varicelli e Eugenio Di Vincenzo, un volume sulla storia del 150 anni dello sport savonese, la storia della vittoria del Vado nella coppa Italia 1921-22, la storia del Vado Fbc e quella della Veloce, sua ultima fatica) e del costume ( pensiamo al testo “100 savonesi raccontano le case chiuse”).

Nanni De Marco: poliedrico, versatile,dalla battuta facile e un po’ dissacrante. Impossibile racchiudere il personaggio in poche righe: il pensiero per chi lo ha frequentato e gli ha voluto bene va al vuoto che ha lasciato. e che nessuno è riuscito a colmare. E nemmeno ci ha provato.

 

Nanni e Riviera Notte

una grande avventura 

                                                                           di LUCIANO ANGELINI

Ricordi Nanni (De Marco) e pensi a Riviera Notte. Ricordi Riviera Notte e pensi a Nanni. Lui, come ha così fedelmente ricordato Franco, infaticabile e indimenticabile cacciatore di risultati e formazioni, promotore e organizzatore di tornei, incontri di rappresentative, motore di manifestazioni e iniziative, una inesauribile passione enorme per lo Sport (da ciclista di ottimo livello ad arbitro di calcio dalle debordante personalità, alla Lo Bello, tanto per esemplificare e per chi se lo ricorda), era cuore, gambe e polmoni del settimanale che Marco Sabatelli aveva saputo trasformare in un formidabile esempio di editoria d’avanguardia, di coraggioso e fortunato esperimento diffusionale (record di vendite mai raggiunto e nemmeno eguagliato) e di raccolta pubblicitaria (grazie alla sfacciata intraprendenza di un indimenticabile Enrico Fabbri) capace di coinvolgere la Città in ogni suo spicchio di tessuto sociale ed economico sull’onda della passione sportiva senza limiti e senza gerarchie.

Nanni era un vulcano di idee. Un magma sempre in eruzione, debordante, insaziabile, talvolta scomodo per la sua fisicità nel porre, proporre e spesso imporre, gli argomenti che gli stavano a cuore. Ed erano tanti. Riviera Notte era il suo approdo ideale, il porto e se vogliamo il suo angiporto, l’editore Marco Sabatelli, guardato a vista dalla moglie Ninni,  il guardiano del faro che doveva guidarne la navigazione tra gli scogli di una redazione popolata da marpioni , Fabbri in prima linea, firme raffinate ed esperte come Ivo Pastorino e Pino Cava, ambiziosi quanto spericolati giovani virgulti sempre sul pezzo. Eravamo davvero in tanti a portare acqua al mulino della storica Tipografia Priamar, in piazza Vescovado: dai navigati Felice Peluffo, Edoardo Travi, Vittorio Bovolo e Piero Levratto, fratello del grande Felice, il goleador che sfondava le reti, agli entusiasti esordienti, o quasi, primo fra tutti l’indimenticato Angelo Regazzoni, Stefano Delfino, avviato ad una brillante carriera giornalistica e di manager teatrale, Pieraugusto Argo, Giancarlo Trincheri, L’amico Franco era già il predestinato playmaker di una squadra ben affiatata e compatta.

Nanni irruppe a Riviera Notte con il suo entusiasmo, la sua grande voglia di dare dignità al calcio considerato minore. Il gruppo fondatore era concentrato sul Savona Fbc, in quegli anni davvero una bella realtà e storia da raccontare in un esaltante susseguirsi di successi, e si temeva che la sua voglia di fare e a volta strafare di Nanni ci portasse via colonne di piombo (Gutenberg e i caratteri mobili, le linotype e la stampa a caldo erano pane e companatico della tipografia guidata abilmente da Aldo Gasco). Certo, le imprese del Savona erano sempre il piatto forte per il crescente e appassionato seguito della tifoseria (al “Bacigalupo” la media spettatori superò quota 8mila nella stagione di serie B, oggi siamo purtroppo alle poche decine, che tristezza, ma questo è un altro discorso), ma scoprimmo presto che era il contorno a dare sostanza e ulteriore appeal al giornale. E Nanni l’uomo giusto per richiamare interesse e simpatia attorno a Riviera Notte. Una specie di pifferaio magico che trascinava sportivi e lettori all’edicola e partecipare ai suoi referendum come Lo Sportivo dell’anno, a compilare le schedine del Savona Goal, un’intuizione diventata fenomeno virale. Le cronache, i tabellini delle squadre, i voti dei giocatori, novità assoluta per tutti i campionati, i profili di allenatori e dirigenti, le fotografie delle squadre dalla Promozione alla Terza categoria, senza dimenticare i campionati giovanili, misero in moto un fenomeno editoriale senza precedenti (e senza eredi, aggiungiamo oggi). Una foresta di dati, aneddoti e storie personali in cui solo Nanni riusciva a districarsi, ma soprattutto un patrimonio di conoscenze, amicizie (e anche qualche inimicizia per un voto troppo basso), collegamenti, collaborazioni.

Un’impresa che solo l’inesauribile entusiasmo di Nanni (senza dimenticare l’apporto di un prezioso nucleo di collaboratori “a zero lire”, peraltro come noi tutti) riusciva a garantire. Tra i molti pregi (e gli inevitabili difetti, non era un docile cherubino, basti ricordare le omeriche litigate con Renzo Aiolfi, uno che non la mandava a dire, suo coautore nel libro sui bombardamenti del ‘43) c’era quello di aver saputo trasformarsi in un vero e proprio testimonial itinerante di Riviera Notte e, diciamolo, di se stesso. Con la sua mitica Balilla arancione tutte le domeniche girava da un campo all’altro, dal primo incontro del mattino, all’ultima sfida della giornata quando calavano le ombre della sera. Sempre presente con qualsiasi tempo e in ogni stagione, fin dentro l’estate calda con i suoi irripetibili, giganteschi tornei. Non amava stare nell’ombra, in disparte. Protagonista mai comprimario. Cercava il contatto con la gente, piaceva la sua fisicità, il sapersi gettare nella mischia, mettersi in gioco. Era, come si diceva, un compagnone, simpatico, disponibile, ma anche incazzoso la sua parte. Un casinista organizzato, per dirla alla Fascetti. I lettori di Riviera Notte lo elessero “Sportivo dell’anno” in una delle tante edizioni, al pari di Valentino Persenda ed Italo Ghizzardi. Lui provò a fare spallucce, ma ne era fiero.

Nanni era Nanni. E andava preso com’era. Averlo ricordato dalle origini, con Riviera Notte, può significare e chiarire il suo percorso da venditore di frigoriferi e lavatrici nel negozio di Ciarlo in via Paleocapa, accanto al negozio di dischi del violinista Bessone, a cronista della Seconda categoria e dei campionati giovanili, poi, gradino dopo gradino, giornalista a pieno titolo, organizzatore di eventi, fondatore del Santuario degli sportivi alla Madonna del Monte, scrittore e storico capace di spaziare dallo Sport alla Resistenza, come testimoniano i suoi numerosi libri. Molto ha fatto, molto ha dato. Impegnato e impegnativo. La Città gli è debitrice. Ma noi non lo abbiamo dimenticato. E par di vederlo arrivare con la sua Balilla arancione per portare l’ultimo tabellino dell’ultima partita della giornata. Ciao Nanni.

DA LIEDHOLM A IBRAHIMOVIC I DIECI MIGLIORI SVEDESI DEL CAMPIONATO ITALIANO

di FRANCO ASTENGO

La coincidenza dell’insidioso scontro diretto Italia – Svezia rivelatasi letale per le ambizioni azzurre per l’ammissione alla fase finale dei Mondiali 2018 ha risvegliato nella nostra memoria le immagini dei grandi campioni che dal paese scandinavo sono approdati nel tempo al nostro campionato. Una passerella con protagonisti di grandi imprese, alcuni dei quali hanno esaltato il calcio italiano e mondiale e milioni di appassionati. Una storia che parte da lontano ma dai capitoli indelebili. Rivediamola.

Alla fine degli anni ’40  e all’inizio dei ’50 si registrò una vera e propria invasione dovuta a due episodi molto importanti: la Svezia, trascinata dal suo trio centrale d’attacco composto da Gren. Nordhal e Liedholm (poi arrivati in Italia al Milan a comporre il mitico trio Gre-No-Li , il cui ricordo è rimasto vivo nella memoria dei tifosi più anziani come si potrà ben evincere dalla nostra classifica) vinse il torneo di calcio delle Olimpiadi di Londra del 1948. Due anni dopo nel corso del primo campionato mondiale del dopoguerra, svoltosi in Brasile nel 1950, la squadra svedese (composta da giovani emergenti dei quali troverete pure traccia nel nostro elenco, perché i protagonisti di Londra’48 erano passati al professionismo in Italia e in Spagna) eliminò proprio la compagine azzurra campione uscente in una drammatica partita conclusasi 3-2 nello scenario dello storico Stadio Pacaembù di San Paolo.

Le squadre italiane pensarono così di rinforzarsi accaparrandosi i protagonisti di quelle imprese. Operazione analoga si verificò con la Danimarca che, sempre alle Olimpiadi del 1948, aveva eliminato nei quarti di finale l’Italia per 5-3. Così arrivarono tre ottimi danesi alla Juventus: John e Karl Hansen e l’ala sinistra Praest (protagonisti degli scudetti 1949-50 1951-52 a fianco di capitan Boniperti) e due ottimi centrocampisti al Bologna: Jensen e Pilmark.

La nostra (come sempre opinabile) graduatoria risulta così composta, per buona parte da giocatori arrivati nel Bel Paese a quell’epoca, anche se ci sono epigoni di tempi più recenti quali il magnifico Zlatan Ibrahimovic capace di vincere lo scudetto con Juventus, Inter e Milan oltre che tanti altri campionati all’estero in Spagna, Francia, Inghilterra.

Ecco i nomi della nostra classifica ricordando ancora tanti giocatori molto validi che giocoforza sono rimasti esclusi.

Tanto per fare degli esempi: il romanista, fiorentino e mantovano Jonsson, “Raggio di Luna” Selmosson, protagonista del secondo posto della magnifica Udinese 1954-55,  poi passato assieme al centravanti Lorenzo Bettini per 120 milioni alla Lazio e successivamente alla Roma; l’Udinese pescò in Svezia anche il possente centrocampista Lindskog,  successivamente all’Inter e al Lecco,  il vicentino Aronsson, il romanista Sundquivst giunto in giallo rosso assieme al fratello di Gunnar Nordhal, Knut che però giocava in difesa; il genoano Mellberg poco appariscente sotto la Lanterna ma in grande spolvero non appena rientrato in patria al punto da disputare diverse partite in Nazionale nei mondiali che la Svezia perse nel 1958 in finale dal Brasile; il mediano Borjesson, acquistato dalla Juve poi dirottato al Palermo, il fine ma leggerino Palmer, per molte stagioni colonna del Legnano, anche lui con un intervallo bianconero; l’atalantino Stromberg, il legnanista e novarese Eijdefiall,  protagonista anche in età avanzata, il raffinato parmense Brolin (qui però siamo negli anni ’90), i torinisti Rosen e Hjalmarson, il forte terzino Bergmark (anche lui titolare ai mondiali ’58) arrivato alla Roma per essere dirottato al Mantova nel quadro dell’affare Sormani (mister 500 milioni).

Ecco i dieci della nostra classifica.

1)      Nils Liedholm

Nils Erik Liedholm (Valdemarsvik, 8 ottobre 1922 – Cuccaro Monferrato, 5 novembre 2007) è stato un allenatore di calcio e calciatore svedese, di ruolo centrocampista. Soprannominato “il Barone”, nella sua carriera da calciatore ha segnato ufficialmente 139 goal.

Cresciuto nella squadra calcistica della città natale, il Valdemarsvikdal 1942 al 1949 giocò nel campionato di calcio svedese con IK Sleipner e IFK Norrköping. Militò quindi nelle file del Milan, dove rimase fino al ritiro agonistico, avvenuto nel 1961dopo aver vinto 4 scudetti. Nella Serie A italiana totalizzò 359 presenze realizzando 81 gol. Quando decise di trasferirsi in Italia, si racconta che abbia detto al padre: “Tranquillo, papà: un anno, massimo due, e poi torno”. Ha finito per passare in Italia quasi sessant’anni di vita.

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Il Gre-No-Li del Milan: Gunnar Gren, Gunnar Nordahl e il capitano Liedholm

In maglia rossonera fu affiancato dai connazionali Gunnar Gren e Gunnar Nordahl, con cui formò il famoso trio Gre-No-Li. Capitano del Milan, vinse 4 scudetti e 2 Coppe Latine. Liedholm è inoltre il quinto giocatore più anziano ad aver giocato una partita ufficiale con la maglia del Milan nella storia del club, essendo sceso in campo il 21 maggio 1961 in occasione di Milan-Lecco all’età di 38 anni, 7 mesi e 13 giorni. In questa graduatoria lo precedono solo Alessandro Costacurta, Paolo Maldini, Enrico Albertosi e Filippo Inzaghi. Con la maglia del Milan totalizzò 394 presenze e 89 gol; è tutt’oggi il secondo giocatore straniero con più presenze nella storia del club rossonero, preceduto dall’olandese Clarence Seedorf. Il fratello minore Karl giocò un’amichevole nel Milan nella stagione 1954-55.

Con la nazionale svedese vinse la medaglia d’oro alle Olimpiadi del 1948,e giunse secondo da Capitano ai Mondiali del 1958 alle spalle del Brasile.Totalizzò 23 presenze, realizzando 12 gol. Nel 1961, dopo aver smesso di giocare all’età di trentanove anni, il Barone iniziò una brillante carriera di allenatore.Le squadre da lui allenate furono il Milan, il Verona (con cui ottenne la promozione in Serie A), il Monza, il Varese, con altra promozione in Serie A, la Fiorentina (con cui perse una finale di Coppa Mitropa e una finale di Coppa Anglo-Italiana) e la Roma.  Da allenatore vinse due volte il campionato italiano di calcio, con il Milan nel 1979 e con la Roma nel 1983. Con la Roma arrivò in finale nella Coppa dei Campioni 1983-1984, perdendo in finale contro il Liverpool ai rigori, all’Olimpico di Roma. Come allenatore, fu in Italia fra i primi ad adottare con sistematicità la disposizione difensiva a zona,sui modelli delle nazionali olandese e brasiliana.

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Liedholm all’esordio sulla panchina della Roma, nella stagione 1973-1974

L’ultima stagione da allenatore fu nel 1996-1997 quando prese il posto dell’esonerato Carlos Bianchi alla Roma arrivando a festeggiare le mille presenze in Serie A, dopodiché si dedicò al giornalismo come commentatore sportivo. Apprezzato tanto per le sue qualità di calciatore e allenatore quanto per la signorilità che ne contraddistingueva i modi, in campo come fuori, la Svezia ha dedicato a Liedholm un francobollo, per ricordare quello che secondo un sondaggio effettuato nel 1999 dal più diffuso quotidiano svedese è stato il più importante calciatore della sua storia. Liedholm fu inoltre raffigurato sulla copertina del primo album Calciatori Panini.

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2)      Gunnar Nordahl

Nils Gunnar Nordahl (Hörnefors, 19 ottobre 1921 – Alghero, 15 settembre 1995) è stato un allenatore di calcio e calciatore svedese, di ruolo attaccante. Considerato uno dei più forti centravanti di sempre, è il miglior marcatore straniero e il terzo miglior marcatore di sempre della Serie A italiana dietro Silvio Piola e Francesco Totti. Nordahl, a differenza di altri giocatori, arrivò a quota 225 reti tirando solo due rigori, inoltre tra tutti i 75 calciatori che finora hanno raggiunto quota cento è quello con la media gol a partita più alta: 0,77. È tuttora il miglior marcatore nella storia del Milan. Ha detenuto per 66 anni il record di gol (35) in una singola stagione di Serie A a girone unico (superato nell’edizione 2015-2016 dai 36 gol di Gonzalo Higuaín). Detiene inoltre il primato di volte (5) in cui è diventato capocannoniere della massima serie italiana, tre delle quali consecutive (quest’ultimo record è stato successivamente eguagliato da Michel Platini).

Giocò due stagioni anche nella Roma, realizzando15 gol e diventandone per un breve periodo anche l’allenatore. Con i compagni e connazionali Gunnar Gren e Nils Liedholm formava nel Milan il prolifico trio svedese soprannominato Gre-No-Li. Gunnar Nordahl aveva anche altri 4 fratelli che giocarono a calcio a livello professionistico: Knut (che disputò anche due stagioni con la Roma), Bertil (che giocò in Italia nell’Atalanta) e i gemelli Gösta e Göran. Anche il figlio Thomas Nordhal ha giocato a calcio vestendo anche la maglia della nazionale svedese. Con la nazionale svedese segnò ben 43 gol in sole 33 presenze, tenendo quindi una media-gol di oltre un gol a partita, ed è il terzo miglior marcatore della storia alle spalle di Zlatan Ibrahimović e Sven Rydell. Con la Svezia vinse l’oro olimpico nel 1948. Morì d’infarto nel 1995, mentre stava trascorrendo le ferie ad Alghero.

3)      Gunnar Gren

Johan Gunnar Gren (Göteborg, 31 ottobre 1920 – Göteborg, 10 novembre 1991) è stato un calciatore svedese, di ruolo mezzala. La sua storia è legata al Milan, che lo acquistò nel 1949 e con cui vinse un campionato italiano e una Coppa Latina. Da allora il suo nome (‘Gre’) entrò a far parte del trio Gre-No-Li insieme a quelli dei connazionali Gunnar Nordahl (‘No’) e Nils Liedholm (‘Li’). In Italia venne soprannominato Il Professore.

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Nella sua avventura italiana lo svedese non vestì solo la maglia del Milan (133 presenze e 38 reti), bensì anche quella di Fiorentina (55 presenze 5 reti) e, prima di ritornare in patria, quella del Genoa (29 presenze e 2 reti). Arrivò a Firenze nel 1953, chi dice per motivi economici del Milan chi per una lite con l’allenatore dei rossoneri. Con i viola giocò per 2 stagioni con discreto successo. Conclusa la sua esperienza toscana, giocò una stagione al Genoa prima di concludere la sua carriera in categorie minori. Con il Genoa fu protagonista tra l’altro proprio della partita con la Fiorentina, quando all’ultima giornata la squadra genovese batté i gigliati 3-1 impedendo loro di concludere il campionato imbattuti: Gren segnò il primo gol di quella storica rimonta genoana.

Gren esordì con la maglia della Svezia il 29 agosto 1940 (Svezia-Finlandia 3-2). Alle Olimpiadi del 1948 conquista la medaglia d’oro: al fianco si trova Nils Liedholm col quale in seguito giocherà nel Milan e, nel 1958, nelle partite di qualificazione per i Mondiali di Svezia (la sua ultima presenza in nazionale è datata 26 ottobre 1958 (Svezia-Danimarca 4-4). All’epoca Gren ha 37 anni e 360 giorni.

Farà parte della rosa svedese classificatasi seconda ai predetti Mondiali svedesi del 1958 (assieme a Svensson e Liedholm è uno dei tre reduci dell’oro delle Olimpiadi 1948). È inoltre il secondo giocatore più anziano ad aver segnato in una fase finale dei mondiali, il 24 giugno 1958 a 37 anni e 238 giorni, preceduto solo dal primatista assoluto il camerunese Roger Milla. Il suo bilancio complessivo in nazionale è di 57 partite e 32 gol, quarto giocatore svedese per numero di gol nella storia della nazionale.

4)      Zlatan Ibrahimovic

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Zlatan Ibrahimovic Malmö, 3 ottobre 1981) è un calciatore svedese, attaccante del Manchester Utd. In carriera si è aggiudicato due campionati olandesi (2001-02 e 2003-04), una Coppa d’Olanda (2001-02) e una Supercoppa olandese (2002) con l’Ajax, tre campionati italiani consecutivi (dal 2006-07 al 2008-09) con l’Inter e uno (2010-11) con il Milan, due Supercoppe italiane (2006 e 2008) con l’Inter e una (2011) con il Milan, un campionato spagnolo (2009-10), due Supercoppe spagnole (2009 e 2010), una Supercoppa UEFA (2009) e un Mondiale per club (2009) con il Barcellona, quattro campionati francesi consecutivi (dal 2012-13 al 2015-16), tre Coppe di Lega francesi consecutive (dal 2013-14 al 2015-16), due Coppe di Francia (2014-15 e 2015-16) e tre Supercoppe francesi consecutive (dal 2013 al 2015) con il Paris-Saint Germain, una Community Shield (2016), una Coppa di Lega inglese (2016-17) e una Europa League (2016-17) con il Manchester Utd.

Con la nazionale svedese ha invece preso parte a due Mondiali (Corea del Sud-Giappone 2002 e Germania 2006), e a quattro Europei (Portogallo 2004, Austria-Svizzera 2008, Polonia-Ucraina 2012 e Francia 2016), risultando il miglior marcatore della storia con 62 reti in 116 presenze. Considerato uno dei calciatori più forti e completi al mondo, è il miglior marcatore nella storia anche del PSG, con 156 gol complessivi.Tra il luglio del 2012 e l’agosto del 2015 è stato il giocatore complessivamente più pagato nella storia del calciomercato, con un totale di circa 163 milioni di euro suddivisi in sei trasferimenti.Occupa il 9º posto della classifica dei marcatori della UEFA Champions League con 49 reti (a pari merito con Alfredo Di Stéfano); nella stessa competizione è l’unico ad aver segnato con le maglie di sei squadre diverse e uno dei dieci calciatori ad aver realizzato 4 gol in una sola partita, oltre a essere stato il miglior uomo assist dell’edizione 2012-13. Considerando invece tutte le competizioni UEFA per club, il totale sale a 56 (10º posto). Si trova inoltre al 4º posto della classifica marcatori della fase finale degli Europei (con 6 reti) e al 3º (con 25 reti) nel conteggio che include anche le gare di qualificazione.

È l’unico calciatore ad aver vinto undici campionati in quattro leghe differenti e le cinque supercoppe d’Olanda, Italia, Spagna, Francia e Inghilterra; inoltre è stato il primo a essersi laureato capocannoniere della Serie A con due squadre diverse (Inter nel 2008-09 e Milan nel 2011-12); in seguito ha vinto altri tre titoli in Francia come miglior marcatore della Ligue 1 (2012-13, 2013-14 e 2015-16) per un totale di cinque complessivi.

5)      Kurt Hamrin

Kurt Hamrin Stoccolma, 19 novembre 1934) è un ex calciatore svedese, di ruolo attaccante. Fu attivo nel campionato italiano, e con 190 reti in Serie A è l’ottavo miglior marcatore della competizione, con una media gol pari a 0,48 Si segnala inoltre per essere, con 400 presenze nella massima divisione, il quarto calciatore non italiano con più partite disputate.

Nonostante sia annoverato tra i goleador più prolifici, in Italia non vinse mai il titolo di capocannoniere, riconoscimento invece ottenuto nella nativa Svezia. Hamrin fu inoltre membro della Selezione nazionale del suo paese, con la quale prese parte al Campionato mondiale del 1958 organizzato proprio nello Stato scandinavo, perdendo la finale contro il Brasile. Giovanni Agnelli, presidente della Juventus, lo notò durante una partita tra Portogallo e Svezia e decise di ingaggiarlo, pagando quindicimila dollari. È da segnalare altresì una versione secondo la quale il giocatore sarebbe stato suggerito da un minatore italiano che lavorava in Svezia, il quale nel novembre del 1955 inviò una lettera ad Agnelli. L’avvio di Hamrin fu positivo, con due gol all’esordio contro la Roma e ulteriori marcature contro Torino, Inter e Udinese, ma poi intervennero tre infortuni consecutivi che portarono a ritenere che la caviglia del calciatore fosse eccessivamente fragile, sebbene egli si lamentò del fatto che i tempi di guarigione fossero stati troppo accelerati.

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Hamrin al Padova, fra i compagni di squadra Azzini e Scagnellato

L’anno seguente, con l’acquisto da parte della Juventus del gallese John Charles e dell’argentino Omar Sívori, nonché per via del regolamento che consentiva di tesserare solo due stranieri per squadra (altri tempi, altro rispetto e impegno per i vivai italiani), Hamrin fu ceduto al  Padova. È stato inoltre detto che il capitano bianconero, Giampiero Boniperti, abbia spinto per tale soluzione, dacché, sul piano tattico, la presenza di Hamrin gli impediva di concludere le azioni da lui stesso imbastite come avrebbe desiderato.

Nella squadra allenata da Nereo Rocco, suo estimatore che gli diede il soprannome di Faina, Hamrin realizzò venti gol in trenta partite, contribuendo fattivamente al raggiungimento del terzo posto in campionato, miglior piazzamento nella storia patavina. Assieme al compagno d’attacco Sergio Brighenti, costituì il necessario complemento di una formazione che già poteva contare su una solida difesa (Blason, Azzini e Scagnellato, davanti al portiere Pin, ne erano i mastini) schierata secondo i dettami del catenaccio. Nonostante la permanenza di appena un anno tra le file del club patavino, Hamrin è annoverato nella squadra ideale formata dai migliori giocatori di sempre del Padova.

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Hamrin con la maglia della Fiorentina, club in cui detiene tuttora il record di miglior marcatore assoluto con 211 gol.

L’ottima stagione gli valse il passaggio alla Fiorentina, al tempo in cerca di un’ala destra che sostituisse il campione Julinho. Con Hamrin, in nove anni la squadra di Firenze non riuscì mai a vincere il campionato (terminò due volte seconda), anche per via della presenza di avversari altamente competitivi, come la già citata Juventus del Trio Magico, il Milan prima di Juan Alberto Schiaffino e poi di José Altafini, e infine la Grande Inter del presidente Angelo Moratti. Tuttavia arrivarono le vittorie in Coppa Italia (1961 e 1966), Coppa delle Coppe, Coppa delle Alpi e Coppa Mitropa, nonché 151 marcature, grazie alle quali Hamrin è stato per più di trent’anni il primatista di reti segnate in Serie A con la Fiorentina, superato solo dall’indimenticabile Gabriel Batistuta nel 2000.

Con la squadra toscana raggiunse un altro traguardo: il 2 febbraio 1964, nella partita Atalanta-Fiorentina 1-7, segnò una cinquina, record per un giocatore in una partita in trasferta di Serie A. Nello stesso periodo fu soprannominato Uccellino dal giornalista Beppe Pegolotti de La Nazione, il quale pubblicò un articolo dal titolo «Uccellino che vola».

Durante la militanza in maglia viola, Hamrin fu più volte sul punto di cambiare squadra: nel 1963 Helenio Herrera stava per portarlo all’Inter in uno scambio col brasiliano Jair, rinunciandovi perché non pienamente convinto, mentre nel 1965 Rocco lo voleva al Torino, ma desistette perché il conguaglio richiestogli dalla Fiorentina (circa trenta milioni) fu giudicato sospettosamente basso.

Nel 1967 Rocco si ricredette e, passato al Milan, fece sì che l’ormai trentatreenne Hamrin si unisse a una squadra composta da altri giocatori piuttosto anziani (tra cui i centrocampisti Giovanni Trapattoni e Giovanni Lodetti). Coi rossoneri Hamrin vinse lo scudetto, cui si aggiunse la Coppa delle Coppe nel 1968 (suoi i due gol in finale all’Amburgo) e la Coppa dei Campioni l’anno seguente, quando marcò il secondo gol che permise alla squadra di vincere la semifinale d’andata contro il Manchester United (campione in carica) per 2-0.

All’età di trentasette anni chiuse la carriera professionistica col Napoli, con cui militò per due stagioni, di cui solo la seconda da titolare. Tuttavia, dopo l’effimera esperienza da allenatore in Italia, una volta tornò in Svezia per ragioni d’affari (lì gestiva alcuni negozi ed era richiesto per delle pubblicità), il presidente dell’IFK Stockholm propose a Hamrin di giocare per il club, attivo a livello dilettantistico: l’accordo prevedeva come remunerazione una percentuale sugli incassi delle partite alle quali il calciatore partecipava. Complessivamente giocò dieci incontri durante i quali segnò cinque gol.

Con la Nazionale Hamrin disputò 32 partite segnando 16 gol Con la Svezia giocò nel 1958 anche la finale dei mondiali, persa 5-2 in casa contro il Brasile di Pelé. Fu il capocannoniere della squadra al torneo, con quattro reti realizzate contro Ungheria (due), Unione Sovietica[e Germania Occidentale (scartando sei difensori) Le prestazioni offerte gli consentirono di piazzarsi al quarto posto nella graduatoria del Pallone d’oro 1958

6)      Nacka Skoglund

Karl Lennart Skoglund (Stoccolma, 24 dicembre 1929 – Stoccolma, 8 luglio 1975) è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante. Era soprannominato Nacka, dal quartiere della capitale svedese in cui è nato. Iniziò a giocare nella terza divisione svedese nella squadra del Hammarby. A 19 anni fu acquistato dall’AIK Stoccolma, dove restò fino al 1950, anno in cui partecipò alla spedizione svedese per la Coppa del Mondo, giocando la partita in cui la nazionale svedese eliminò l’Italia (Ventura è avvertito, con la Svezia c’è poco da scherzare). Durante la Coppa, le sue prestazioni attrassero l’attenzione degli osservatori della squadra brasiliana del San Paolo che per lui offrirono l’equivalente di diecimila dollari, ma il conguaglio fu ritenuto insufficiente da parte del dirigente dell’AIK che accompagnava la Nazionale svedese. In meno di un mese, Skoglund fu venduto per un prezzo cinque volte superiore all’Inter.

Tornato in patria giocò cinque gare con l’AIK ma la squadra retrocesse, fu così ingaggiato dall’Inter dove si consacrò definitivamente. A Milano vinse due scudetti (nel 1953 e nel 1954), sotto la guida del tecnico Alfredo Foni, facendo da spalla ad un attacco con terminali offensivi molto prolifici come István Nyers e Benito Lorenzi. Esordì in maglia nerazzurra il 5 novembre 1950, nell’incontro Inter-Sampdoria (5-1); la domenica seguente segnò la sua prima rete, andando a segno in un derby vinto per 3-2. Il 4 aprile 1954 segnò due reti nella gara vinta per 6-0 contro la Juventus. In nove stagioni all’Inter disputò 246 partite, realizzando 57 reti.

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Skoglund (a sinistra) prima di Inter-Torino del 7 gennaio 1951, insieme al giocatore granata Kjell Rosén

Nel 1959, dopo una stagione condizionata da un infortunio, venne ceduto alla Sampdoria. Giocò tre stagioni a Genova conoscendo una seconda giovinezza e contribuendo alle ottime prestazioni di una squadra impostata su giocatori d’esperienza denominata dai tifosi come quella dei “terribili vecchietti”, poi si trasferì al Palermo. In terra siciliana, tesserato con un contratto a gettone giocò 6 partite prima di fare ritorno in patria, nella prima squadra della sua carriera calcistica. Proprio in quell’anno (1964) guadagnò la promozione in prima divisione con l’Hammarby, ritirandosi definitivamente due anni dopo.

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Sampdoria 1961 – 62: da sinistra in piedi Brighenti, Vicini, Bergamaschi, Vincenzi, Skoglund. Accosciati: Toschi, Bernasconi, Marocchi, Rosin, Boskov, Cucchiaroni

Con la Nazionale svedese ha totalizzato 11 presenze, partecipando ai campionati mondiali nel 1950 e nel 1958: ottenne rispettivamente il terzo ed il secondo posto.Nel torneo ospitato proprio in Svezia, segnò la sua unica rete in Nazionale nella semifinale contro la Germania Ovest.

7)      Hasse Jeppson

Hans Olof Jeppson detto Hasse (Kungsbacka, 10 maggio 1925 – Roma, 21 febbraio 2013) è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante. È scomparso nel 2013 a Roma, all’età di 87 anni, per complicazioni renali e cardiache a seguito di un intervento chirurgico per una frattura al femore.

Le sue prestazioni ai Mondiali del 1950, dove ne era il capitano attirano le attenzioni del Charlton Athletic: arrivato in Inghilterra solo per studiare per conto della ditta per cui lavorava e vedere le partite il manager Jimmy Seed lo convincea legarsi alla squadra il 6 gennaio 1951, diventando il secondo calciatore svedese a giocare nel campionato inglese, dopo Dan Ekner al Portsmouth nel 1949-1950. Qui giocò da dilettante per non perderne lo status come tennista (era campione nazionale studentesco). Con i suoi gol contribuì a migliorare la posizione in classifica della squadra, dalla zona retrocessione a una momentanea salvezza, riuscendo a segnare una tripletta all’Highbury contro l’Arsenal (la prima volta in circa vent’anni che la squadra subiva 5 gol in casa e la prima tripletta subita in assoluto in un derby di Londra e gol contro il Liverpool e il Chelsea[ Nella primavera del 1951 torna brevemente al Djurgaardens.

Dopo la parentesi nel campionato inglese, approda al calcio italiano con l’Atalanta nel 1951-1952; in crisi di risultati viene ingaggiato il 26 ottobre 1951 dopo che l’allenatore Ceresoli aveva richiesto rinforzi in attacco ricevendo per quei tempi la notevole somma come premio d’ingaggio di 18.000 sterline. Debutta così il 28 ottobre 1951, in Atalanta-Como 1-0(gara in cui realizza il suo primo gol in Italia, aiutando la squadra a lasciare la terzultima posizione in classifica: a fine stagione i bergamaschi arriveranno al dodicesimo posto in classifica e lui al quarto posto nella classifica dei cannonieri, segnando tra l’altro contro il Napoli il 27 gennaio 1952 in Atalanta-Napoli 2-4 e l’11 maggio 1952 in Milan-Atalanta 4-4.

L’esordio corredato con 22 reti, seppur segnato da un’iniziale carenza di forma, gli consente di passare al Napoli che, nel tentativo di allestire una squadra da scudetto – acquista anche Vitali e l’anno successivo Bugatti – e di cementare il consenso elettorale per Achille Lauro (proprietario della squadra ed all’epoca anche sindaco della città, Lo ingaggia per l’allora ingente cifra di centocinque milioni di lire (per la prima volta si supera il muro dei 100 milioni): a causa di questa somma pagata dal Napoli nel 1952, i tifosi napoletani lo ribattezzarono ‘o Banco ‘e Napule (il Banco di Napoli), quasi a sottolineare che da solo valeva quanto l’intero capitale dell’istituto di credito cittadino. A tal proposito è nota l’esclamazione «Gesù, è caduto il Banco di Napoli» di un tifoso partenopeo allorché, all’esordio in maglia azzurra, Jeppson ruzzola a terra per il brutale intervento di un avversario.

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Jeppson in azione con la maglia del Napoli a metà anni cinquanta

A Napoli, dove diventa subito uno degli idoli dei tifosi, Jeppson resta fino al 1956 realizzando 52 reti che lo piazzano al 2011 tra i migliori quindici cannonieri della squadra in Serie A e duettando con attaccanti del calibro di Amedeo Amadei e Luís Vinício; qui emerse la sua capacità nel siglare gol ritenuti difficili e, allo stesso tempo, fallire le occasioni considerate più semplici davanti al portiere, caratteristica nota già all’epoca in cui giocava in Svezia, come ricordava il suo connazionale Lennart Skoglund ai giornalisti italiani definendolo fenomenale nel segnare come nello sbagliare gol.

Questa sua alternanza di rendimento, accostata al suo valore in lire, portò alla creazione dell’esortazione tipicamente partenopea «Mannaggia Jeppson!» o anche «Uanema ‘e Jeppson!» (negli anni settanta i tifosi partenopei ritrovarono la stessa caratteristica in Giorgio Braglia); la squadra infatti, malgrado le premesse riuscì ad essere competitiva solo il primo anno, quando nella stagione 1952-1953 arrivò quarta mentre negli anni successivi la posizione in classifica peggiorò, quinta nel 1953-1954(Jeppson realizzerà 4 goal contro la sua ex squadra in un Napoli-Atalanta 6-3[15][16]), sesta nel 1954-1955 e quattordicesima all’ultima stagione, quella del 1955-1956 A peggiorare la situazione contribuì un difficile rapporto con il presidente Lauro e la sua voglia di trasferirsi in squadre come Juventus ed Inter.

La carriera di Jeppson si conclude nel 1957 dopo un campionato con la maglia del Torino, nel quale conquista l’affetto dei tifosi granata con una doppietta nel Derby della Mole del 17 marzo 1957 vinto 4-1. La maglia granata, con cui alla fine della stagione arrivò settimo in campionato, fu l’ultima della sua carriera, avendo già deciso da tempo di ritirarsi alla fine di quella stagione per non mostrare un decadimento della sua tenuta atletica; si tolse comunque la soddisfazione di segnare, il 19 maggio1957, un gol al Milan che poche settimane dopo, a termine campionato, avrebbe vinto lo scudetto.

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Jeppson impegnato con la maglia della Svezia

In Nazionale debutta nel giugno del 1949, realizzando uno dei tre gol nella prima vittoria svedese contro l’Inghilterra; l’anno successivo fa parte della squadra che gareggia nel Campionato del Mondo in Brasile, in cui le sue uniche reti sono i due gol contro l’Italia nella gara d’esordio alla fine del torneo la nazionale scandinava sarà terza, risultato che sarà migliorato solo 8 anni dopo nel mondiale organizzato in casa.

8)      Bengt  Gustavsson

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La figurina “Panini” di Gustavsson nella prima edizione dell’album campionato 1960 – 61

Bengt Gustavsson (Ringarum, 13 gennaio 1928 – Norrköping, 16 febbraio 2017[1][2]) è stato un calciatore e allenatore di calcio svedese, di ruolo difensore. Dopo aver vinto il campionato svedese con il Norrköping (con cui ha militato dal 1947 al 1956), venne acquistato dall’Atalanta nell’estate del 1956. Difensore dotato di grande forza e carisma, divenne un pilastro irremovibile nella difesa neroazzurra, diventando un maestro per i giovani della squadra. Partecipò alla campionato del mondo 1958 con la Nazionale di calcio della Svezia, giungendo fino alla finale persa contro il Brasile; al suo rientro, aiutò l’Atalanta a ritornare in Serie A dopo la retrocessione in Serie B.

Al termine della stagione 1960-61 decise di ritornare in patria, dove venne tesserato dal Åtvidabergs FF, rimanendovi fino alla fine della carriera agonistica, terminata nel 1965. Intraprende quindi l’attività di allenatore sulla panchina della stessa squadra per sei stagioni, durante le quali ottiene la promozione nella massima serie (nel 1967) e la vittoria nella coppa di Svezia (nel 1970). Viene quindi chiamato ad allenare le giovanili della nazionale svedese, ruolo ricoperto per due stagioni, dopo di che si sedette sulla panchina di numerosi altri clubs svedesi.

9)      Glenn Hysen

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Glenn Ingvar Hysén (Göteborg, 30 ottobre 1959) è un ex allenatore di calcio ed ex calciatore svedese, di ruolo libero, commentatore per la televisione del suo Paese.

Fu nominato calciatore svedese dell’anno nel 1983 e nel 1988 e, tra gli anni ottanta e novanta, giocò nei Paesi Bassi, in Italia e Inghilterra e fu capitano della Nazionale svedese. Hysén iniziò l’attività nelle giovanili del Warta, uno dei vari club calcistici di Göteborg, sua città natale. Con tale squadra esordì nel 1977 in terza divisione svedese, per poi passare, solo un anno dopo, allo Göteborg, che nel 1979 gli diede l’opportunità di debuttare nell’Allsvenskan, il campionato di prima divisione, sotto la guida di Sven-Göran Eriksson. Con la plurititolata – a livello nazionale – compagine, Hysén vinse due titoli nazionali (1982 e 1983) ma, soprattutto, la Coppa UEFA 1981-1982, e fu anche il successo internazionale, per la prima volta, di una squadra svedese, a far ricadere per la stagione successiva le scelte degli esperti di quel Paese sulla nomina del giovane difensore a giocatore dell’anno.

Il successo europeo fu il viatico per la prima avventura continentale di Hysén, che fu ingaggiato dagli olandesi del PSV nell’estate del 1983 per rimanervi due stagioni fino al settembre 1985, data in cui tornò in Svezia allo Göteborg. La seconda avventura fuori dai confini nazionali fu in Italia, alla Fiorentina, squadra in cui Hysén militò dal 1987 al 1989 per due stagioni. Le buone performance in Nazionale, nel frattempo, lo avevano portato all’attenzione del calcio inglese. Alla scadenza del contratto con la Fiorentina, dopo un primo contatto con il Manchester Utd., Hysén si accordò con il Liverpool per tre stagioni, vincendo subito, nel 1990, la First Division e formando con Alan Hansen e Gary Ablett un pacchetto difensivo di sicuro affidamento, anche se, venuto a mancare il compagno di reparto scozzese per via di un infortunio nel 1991, Hysén faticò a reggere da solo il peso di una difesa abituata al ritmo del calcio inglese. Terminata anche l’esperienza britannica nel 1992, Hysén tornò a Göteborg per giocare un’ultima stagione nel GAIS.

In Nazionale maggiore Hysén esordì nel 1981 nel corso delle qualificazioni al campionato del mondo 1982. Ebbe modo di farsi notare dagli osservatori inglesi nell’ottobre del 1988 quando, nel corso dell’incontro di apertura del girone di qualificazione al campionato del mondo 1990 contro l’Inghilterra a Wembley, riuscì a marcare alla perfezione la punta inglese Gary Lineker: la partita finì 0-0 e la Svezia si qualificò come prima del girone proprio davanti all’Inghilterra. Hysén fece parte anche della spedizione al conseguente campionato del mondo, dove la Svezia perse tutte e tre le partite del suo girone per 1-2. L’ultimo incontro in nazionale di Hysén fu il 20 giugno 1990 a Genova contro la Costa Rica. Furono in totale 68 (con 6 gol) gli incontri giocati nella selezione maggiore del suo Paese.  Dal 2002 al 2004 è stato vice allenatore del Torslanda IK, militante nel terzo campionato nazionale. Dal 2010 al 2012 ha guidato l’Utsiktens BK tra quarta e terza serie, squadra in cui militava anche il figlio Anto.

10)   Kennet Andersson

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Bernt Kennet Andersson (nato il 6 ottobre 1967 a Eskilstuna ) è un ex calciatore svedese , che ha giocato come attaccante . Ha giocato nella nazionale svedese che ha finito terzo nella Coppa del Mondo 1994. A livello di club, Andersson ha giocato per Tunafors SK (1976-1981), Eskilstuna (1982-88), Göteborg (1988-91), Mechelen (1991-92), Norrköping (1993), Lille (1993-94), Caen 1994-1995), Bari (1995-96), Bologna (1996-99 e 1999-2000), Lazio (1999), Fenerbahçe (2000-02) e Gårda BK (2005).  Per la Svezia, Andersson ha fatto 83 apparizioni e ha segnato 31 gol .Ha giocato nei Campionati Europei del 1992 e 2000 . Ha segnato cinque gol nella Coppa del Mondo del 1994, disputata negli USA.

1956-57: VADO E VELOCE IN IV SERIE SAVONA IMBATTUTO IN PROMOZIONE MA SOLO SECONDO IN CLASSIFICA

 

a cura di FRANCO ASTENGO

Stagione 1956-57, tanti avvenimenti da ricordare. Vado e Veloce mantengono il loro predominio nel calcio savonese conseguendo la salvezza in un difficile torneo di IV Serie che alla fine registra il ritorno in Serie C della gloriosa Pro Vercelli. Ma il fatto più eclatante succede al Savona che milita ancora nel campionato di Promozione Regionale. Ed è un campionato tutto da raccontare.

La stagione, in casa biancoblu, si apre con malcelate ambizioni. Il commendatore Stefano Del Buono, coadiuvato da Oddera e Carena, chiama in panchina Andrea Verrina “la stella del Sud” già grande giocatore di Napoli e Genoa. E in campionato accade un fatto clamoroso. Di eguale nella storia dei calcio si ricorda soltanto quando accaduto al Perugia alla fine degli anni ’70, in Serie A: Perugia imbattuto e scudetto al Milan.

Gli striscioni, infatti, non perdono neppure una partita eppure non vincono il campionato. Sono i troppi pareggi (11 su 30 gare) a frenare il magnifico cammino della compagine. Verrina si rivela un ottimo tecnico, con un solo neo, che lo porta a scontrarsi con i dirigenti. Si tratta della “voglia matta” di scendere in campo nelle partite più importanti, cosa che gli viene impedita proprio da un vero e proprio apposito “diktat” presidenziale che arriva dopo lo 0-0 conseguito nel vecchio stadio di Cornigliano (oggi deposito dell’AMT) avversaria l’Andrea Doria.

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Un’immagine assolutamente illuminante del clima che si viveva all’epoca a Savona attorno alla squadra. 7 aprile 1957: match decisivo per il primato. Scende in Corso Ricci l’Andrea Doria e con una esaperata tattica difensiva (ben illustrata dalla foto) strappa lo 0-0. Da notare il pubblico che assiepava gli spalti e ogni spazio disponibile. Le squadre cittadine avranno continuato ancora per due anni a giocare laggiù in fondo a Corso Ricci sotto la torre natale di Leon Pancaldo, prima di trasferirsi nel 1959 nello stadio di Legino dedicato a Valerio Bacigalupo.

Ed è proprio l’Andrea Doria che, alla fine, si impone. I biancoblu (a quarti e non a striscioni) perdono soltanto due partite, ma alla fine si ritrovano con due punti di svantaggio. Una beffa. Il Savona dai troppi pareggi era infatti una squadra assolutamente competitiva.

A guardia della rete era stato chiamato l’esperto Cavo dalla Rivarolese; era ritornato, dopo una lunga carriera tra Serie B e C, il funambolo Ciccio Varicelli; il centrocampo era stato rinforzato dal sette polmoni Papes, un pegliese dai capelli rossi proveniente dalla Valenzana, fine carriera alla Cairese; per tentare di rimediare alla sterilità in attacco si erano ripescati due grandi veterani: Duilio Zilli e Mario Ventimiglia.

Il match decisivo si gioca in Corso Ricci il 7 aprile 1957: La partita dell’anno, la più attesa e sentita dalla squadra e dalla tifoseria, punto di forza di quel Savona, altro che i 300 spettatori scarsi di questi tempi. Il clima sembra quello giusto per fare il sorpasso. Ma l’Andrea Doria, un vero e proprio fortino attorno al portiere Mencacci, formidabile colpo di reni, autentica palla di gomma tra i pali e nelle uscite, esce indenne dall’assalto savonese. Formazione degli striscioni: Cavo, Galindo, Varicelli, Bruno, Valentino Persenda, Papes, Pastorino, Paganelli, Vaccari, Ventimiglia, Grino.

Insomma, tutto sembra congiurare perché si resti ancora una stagione nei tornei regionali. Poi, in estate, arriva la notizia-bomba: la Federazione ha deciso di sdoppiare la IV Serie in due categorie (I e II Serie), in previsione di un allargamento della Serie C in quel momento disputata a girone unico. E il Savona è ammesso alla Seconda serie per meriti sportivi. Ma ai “titoli” fa la differenza lo zampino del commendator Del Buono diplomatico di lungo corso. Finalmente si risale nel calcio che conta.

In Prima divisione la stagione 1956 – 57 fa registrare il dominio assoluto del Finale che ha appena completato la fusione con la Finalborghese.

Nel settore giovanile è una grande annata per la squadra juniores del Vado che si impone sia nella Coppa Bacigalupo, sia in quella dedicata a Ferruccio Chittolina: le due principali manifestazioni di calcio giovanile che si disputano in provincia di Savona sono, infatti, entrambe dedicate ai due grandi portieri del Vado immaturamente e tragicamente scomparsi pochi anni prima.

Questo il dettaglio dei singoli campionati.

Campionato IV serie girone A.

Classifica: Pro Vercelli 48, Cenisia 47, Cuneo 46, Casale 43, Corbetta 42, Novese 41, Sestrese 38, Asti 36, Entella 35, Ivrea 35, Sammargheritese 33, Veloce 32, Pinerolo 31, Vogherese 30, Vado 29, Rapallo 27, Fossanese 10, Wild Novara 7

Formazioni.

PRO VERCELLI: Colombo, Provera, Cantone, Boglietti, Tonegutti, Bolzoni, Bosisio, Perin, Genovesio, Ciocchetti, Lamberti.

CENISIA: Gori, Rossi, Gandiglio, Vaira, Bosco, Soracco, Mastrototaro, Marchionetto, Ferrero, Campanina, Galli.

CUNEO: Zibetti, Cattaneo, Leone, Cauda, Giletta, Bonaudi, Caretti, Stucchi, Rosso, Dalcerri, Streri.

CORBETTA: Nobili, Oldani, Colombo I, Secci, Zorioni, Andena, Perin, Liguori, Canavesi, Colombo II, Savino.

NOVESE: Vicini, Murta, Tacchella, Cattaneo, Paravagna, Finotto, Bey, Fumagalli, Pontoni, Ferrari, Serone.

SESTRESE: Leoncini, Rollando, Murta, Armari, Guasti, Pedroni, Villa, Fontana, Guerra, Siccardi, Mainetto

ASTI: Manzini, Miglietta, Scarrone, Di Chio, Turola, Camoletto, Pavesio, Pedrazzoli, Mazzucco, Mussi, Ferulli.

ENTELLA: Orlandi, Camoirano, Cavina, Ottonelli, Canepa, Purgato, Gaio, Del Grosso, Piazza, Pieri, Sanguineti.

IVREA: Giarda, Chiano, Giuliano, Audisio, Berto, Dalla Riva, Vallino, Chiola, Tuberosa, Coltella, Dardanelli.

SAMMARGHERITESE: Giacomelli, Corradino, Minacciolo, Zani, Gravano, Chierico, Ferrari, Colondri,Visani, Dapelo, Musso.

VELOCE: Ferrero, Bussetti, Folco, Grazzini, Ballaucco, Sesena, Lauretano, Casanova, Pepè Minuto, Rasetti, Gottardo.

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La Veloce 56 – 57 . Da sinistra in piedi: Storelli, Sesena, Colombo, Grazzini, Rinaldi, Ferrero accosciati: Cepporina, Pepè Minuto, Gianni Folco, Tommasini, Marchese

PINEROLO: Maffiodo, Accarino, Cangiano, Magliola, Rosso, Ardissone, Avedano, Enrietti, Bonizzoni, Guagno, Turci.

VOGHERESE: Euno, Ranzani, Dedè, Bertolino, Forno, Orlandini, Delfitto, La Rosa, Fontana, Cinel, Pirovano.

VADO: Bruzzone, Negro, Magnetto, Vacca, Nardini, Martinucci, Mino Persenda, Grattarola, Spampinato, Biggi, Calamano.

RAPALLO: Giberti, Radice, Bersini, Pessina, Bodrato, Rosalia, Corazzini, Bernasconi, Nebuloni, Corradino, Bertoni.

FOSSANESE:Lolleno, Lo Prete, Melado, Ariatta, Balzaroli, Gonzales, Gionco, Ortolano, Olviero, Giaccardo, Aggratini.

WILD NOVARA:  Rosa, Tiro, Klenocvakeg, Bussi, Fugolin, Testa, De Marchi, Palma, Boieri, Torno, Binaschi.

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Per questo Vado un ricordo particolare per il dirigente Lazzaretti: uomo apparentemente burbero ma dal cuore d’oro, un vero appassionato.

CAMPIONATO DI PROMOZIONE GIRONE “A”

Classifica: Andrea Doria 51, Savona 49, Varazze 48, Carcarese 37, Albenga 33, Sampierdarenese 32, Don Bosco Sampierdarena 31, CSI Pegli 30, Imperia 30, Ventimigliese 25, Colombo Cogoleto 24, Alassio 21, Albisola 20, Quiliano 20, Calciatori Prè 17 Cairese 13.

Formazioni.

ANDREA DORIA: Mencacci, Pastorino, Rossi, Cristiani, Mina, Bondioli, Mori, Benzi, Bistolfi, Merighetto I, Merighetto II.
SAVONA: Cavo, Galindo, Varicelli, Papes, Valentino Persenda, Bruno, Ilgrande, Pastorino, Vaccari, Ventimiglia, Zilli.

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Ecco il Savona del Cinquantenario, una squadra che tutta la Città seguiva con grande coinvolgimento collettivo

VARAZZE: Merlo, Angeli, Pallaro, Rosasco, Maritano, Molinari, Calabria, Zunino, Perata, Testera, Carlotto.

CARCARESE: De Nardi, Fiorucci, Moro, Rosa, Mannarini, Scorzoni, Buttarelli, Vich, Della Paola, Sandri Introini.

ALBENGA: Caviglia, Firpo, Malco, Grosso, Neuhoff, Sangiorgi, Salomone, Chiuso, Griffo, Marchese, Casarini.

SAMPIERDARENESE: Rivolo, Franceschini, Vinci, Noceti, Patrucco, Bigliotti, Orengo, Alloisio, Nizzola, Ferettino, Traverso.

CSI PEGLI: Lanza, Gasparo, Molinari I, Viacava, Molinari II, Rota, Grazioso, Pellicari, Marras, Morgia, Pruzzo.

DON BOSCO SAMPIERDARENA: Fazzi, Costa, Bensi, Gandolfo, Barabino, Omodeo, Pippa, Ameri, Carretti, Cervetto, Paesani.

IMPERIA: Berio, Riva, Berlingero, Parodi, Grassi, Lerda, Garibbo, Mantelli, Celani, De Moro, Ballestrelli.

VENTIMIGLIESE: Masera, De Cesare, Sacco, Jezzi, Bordoli, Ferrante, Pesante I, Giorgi, Zerlini, Ranzini, Pesante II.

COLOMBO COGOLETO: Casella, Rinaldi, Jurato, Merlo, Badano, Passera, Bruzzone, Casarino, Cappani, Verdacchi, Meacci.

ALASSIO: Traverso, Schivo I, Farina, Schivo II, Boscione, Tornolini, Cravero, Esquilino, Gandolfo, Ciferri,Testa.

ALBISOLA: Quaglia, Romolo Varicelli, Gambetta, Vicino, Rosati, Briano, Casadei, Reggiori, Ferro, Marchi, Gravano

QUILIANO: Martini, Camici, Alcetti, Vallarino, Tullio Pierucci, Sappa, Peressi, Ansaldo, Sbaiz, Mucci, Marchese.

CALCIATORI PRE’: Mura, Doglioli, Bottino, Fogli, Pastorino, Masella, Lanini, Sotgiu, Barbini, Ghgliotti, Solari.

CAIRESE: Pagella, Bidoglia, Fedele, Olmi, Sugliano, Calzolari, Padula, Zucchero, Zunino, Grua, Sibilia.

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26 Dicembre 1956 arriva in corso Ricci la Sampdoria: un’amichevole di lusso che dimostra la ritrovata vitalità del calcio savonese. 5.000 spettatori assistono all’esibizione dei blucerchiati illuminati dal nuovo acquisto autriaco Ernest Ocwirck, il più grande giocatore che mai abbia militato nella squadra genovese.

SAVONA – SAMPDORIA 1-5

Reti: Ronzon al 1’, Agnoletto al 18’, Tortul 32’, Paganelli (rigore) 82’, Ockwirck 86’ e 88’.

Savona: Cavo, Cavanna, Varicelli, Bruno, Valentino Persenda, Papes, Zilli, Paltrineri (“Lello” maestro del gioco di muro ai Salesiani, postino, centrocampista dai bulloni taglienti con il Savona, l’Albenga e la Villetta, poi prete di strada, vicino ancor’oggi a giovani e diseredati, figura-simbolo dell’impegno sociale a Savona), Vaccari, Paganelli, Traverso.

Sampdoria: Rosin (tra i pali del Savona nella memorabile stagione 1965-66 della promozione in Serie B), Farina, Agostinelli, Martini, Bernasconi, Chiappin, Conti, Ocwirck, Ronzon, Tortul, Agnoletto.

CAMPIONATO DI PRIMA DIVISIONE

CLASSIFICA: Finale 52 (c’è stata la fusione con la Finalborghese), Loanesi 44, Dianese 39, Auxilium Alassio 39, VALLEGGIA 35, Arma Juve 34, Cengio 32, Altarese 30, Stella Rossa 25, Libertà Lavoro 25, Lavagnolese 24, AVIS VALLEGGIA 23, Celle 22, Speranza 20, Santa Cecilia 17, Villetta 15.

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Il Finale vittorioso: da sinistra, in piedi, Pischedda, Soraggi, Luciano, Cresci, Hanset, Baghino, il dirigente Franco, Chiesa; accosciati: Capanna, Bergallo, Marchisio, Arati, Neri

FORMAZIONI DISPONIBILI (elenco purtroppo non completo: i giornali all’epoca di solito non riportavano le formazioni di Prima divisione se non casualmente. Per poter disporre di un panorama completo a questo livello occorrerà aspettare ancora più o meno sei-sette anni con l’avvento di “Riviera Notte Sport” e grazie all’infaticabile attivismo di Nanni De Marco)

FINALE: Marchisio, Luciano, Bertozzi, Baldini, Perata, Coniglio, Canavini, Chiccoli, Bergallo, Zunino, Volpe.

LOANESI: Pozzuoli, Lanteri, Roncati, Miceli, Lanteri, Vignolo (il possente Gino già in Serie A con il Genoa e in Serie  B e C con il Savona), Scialanga, Morchio, Cinarelli, Della Balda, Pavisi, Bini.

DIANESE: Aime, Negro, Cantini, Dante, Sterlin,Spigno, Trebbia, Bergoin, Parodi, Cannnoniero, Bosio.

AUXILIUM ALASSIO: Spitale, Cerutti, Sibelli, Gobbi, Schivo, Perfetti, Baldi, Invernizzi, Corradi, Riolfo, Mattiuzzi.

ALTARESE : Ronchetti, Nicco, Rizzo, Piccardi II, Fonda, Piccardi I, Rapetto, Bazzano (“Ciatto”) Pansera, Torterolo, Remotti.

STELLA ROSSA: Gori I; Gori II, Walter Morando, Visconti, Bertolini, Marte, Lantelme, Bennati, Pastorino, Peroni, Briano. In questa Stella Rossa due ricordi particolari per Visconti e Marte persone squisite che ci hanno fatto conoscere un modo di intendere il calcio come passione e vera sportività.

LIBERTA’ E LAVORO: Botto, De Valle, Saettone, Scotto, Sguerso, Cattardico (una mediana straordinaria: Adriano Scotto il “leone di Zinola”, Sergio Sguerso “il maestro” a scuola, nel calcio, nella politica, nella vita), Gino Cattardico grande giocatore e persona straordinaria: tre figure da ricordare davvero nella storia del calcio savonese di quegli anni, e non solo), Vinci, Murialdo (futuro sindaco di Albisola Superiore e di Spotorno), Migliardi, Calabria, Mistrangelo.

CELLE: Porta, Aicardi, De Prati, Benzi, Guazzotti, Patrone, Granaiola, Barberis, Ferro, Massa, Minetti.

SPERANZA: Baldizzone, Zamboni, Santamaria, Cava, Vaccarone, Antibo, Maschio, Novaro, Bozzano, Amedeo, Merengone. Anche in questa formazione dello Speranza ci sono persone assolutamente da ricordare come l’acrobatico portiere-ferroviere Pippo Baldizzone; il difensore Zamboni, poi allenatore di classe con Cuneo, Cairese, Spotornese, uno dei primi a laurearsi a Coverciano pur mantenendo il proprio posto di lavoro al Comune di  Bergeggi; Pino Cava giornalista, consigliere comunale, una delle personalità più eminenti nella Savona del dopoguerra degno epigono di una famiglia che aveva visto il padre di Pino, Ireos, membro della giunta della Liberazione con sindaco “Drin” Aglietto, e il nonno, Beppin, massimo poeta dialettale di tutti i tempi; Angelo Merengone, in seguito generoso allenatore delle squadre giovanili di tante società savonesi.

VILLETTA: Bacciocco, Capezzuoli I, Capezzuoli II, Turri, Bossolino, Badino, Gibboni, Del Buono (il “filosofo” poi a lungo dirigente della società) Filippi, Mirengo, Pescio.

COPPA BACIGALUPO E COPPA CHITTOLINA

I GRANDI APPUNTAMENTI

DEL CALCIO GIOVANILE SAVONESE

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Il Vado protagonista del calcio giovanile: da sinistra, in piedi, Dagnino, l’allenatore Chittolina, Piero Armella, Lino Romano, Giusto, Giorgio Peluffo, Pastorino, Caruso, Ivano Dagnino, il dirigente Renato Dante raffinato “coiffuer pour dames”; accosciati: Rossi, il generoso capitan Bonello, Peirano, Babboni, Giorgetti, Paolino Gaglione “o rey”    

Nella Coppa Bacigalupo, la “Coppa dei Campioni” del calcio giovanile dominio del Vado: un fortissimo settore giovanile, curato all’epoca da Romualdo Chittolina, Pippetto Frumento, Felice Pelizzari con nomi da far tremare i polsi (quasi tutti protagonisti con la prima squadra rossoblu, arrivata in quel periodo in IV Serie): Nino Parodi, Piero Armella, Romano, Dagnino, il portiere Camici, Giusto, Giorgio Peluffo, Babboni, Paolino “o rey” Gaglione, Caruso, il cursore Bonello, Peirano, Gian Balestrino, il possente Giorgetti, Gianni Borgo.

Per il settore giovanile di quella stagione disponiamo anche del tabellino della finale dell’altra classica della categoria juniores: la Coppa Chittolina.

Finale della Coppa Chittolina

Vado-Savona 1-0

Rete: Gaglione al 27’ del primo tempo.

Arbitro: Ruffinengo.

Una partita sentitissima e ad alta tensione per la rivalità ancestrale tra rossoblu e biancoblu. L’articolo di Savona Sport rileva che il terzino rossoblu Peluffo al 38′ stende Ongaro lanciato a rete, al tiro va Sala ma colpisce il palo; Ongaro, infortunato, resta negli spogliatoi e il Savona rimane in dieci. Scrive il cronista di allora: “Il Vado si è dimostrato all’altezza della situazione, ma anche il Savona si è fatto ammirare per le sue bellissime trame. L’undici biancoblu non ha avuto dalla sua parte la fortuna: un pareggio avrebbe meglio rispecchiato i valori in campo e l’andamento della contesa. Del Vado si sono distinti: Rosso, De Nicolo e Gaglione; del Savona: Angelini, Pieri, Duce e Sala”.

Savona: Angelini, Sala, Caligaris, Pieri, Duce, Zappa, Ongaro, Mapelli, Frione, Bracco, Buftalmo; all. Ghersi.

Vado: Rosso, Gianni Borgo, Peluffo, Balestrino, Giusto, Chiacchio, Suraci, Botta, De Nicolo, Gaglione, Bracali; all. Romualdo Chittolina.

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1957: sul terreno di Corso Rcci i virgulti del settore giovanile biancoblu allenati da Gino Ghersi (al centro nella foto) protagonisti nella Coppa Chittolina. Tra gli altri si riconoscono il cannoniere Rusticoni (Vado, Cairese, Spotornese, Nolese, Villetta, Freccero), la mezzala Renesto (Santa Cecilia, Vigevano, Vado, Albisola), il difensore Duce, Salvo, Buftalmo, Luciano Caligaris in borghese (giacca blu), l’ala Pasio (Cairese, Carcarese), il difensore Berruti, il mediano alassino Ziliani, il portiere Angelini (poi n. 12 in prima squadra, Alassio, Quiliano, Cuneo, Cairese, Nolese), la talentuosa mezzala Prina e il terzino alassino Sala

 

 

 

 

IL CALCIO LIGURE OLTRE GENOA E SAMP: DALLA LIBERAZIONE ALLA FINE DEGLI ANNI SESSANTA

di FRANCO ASTENGO

Prosegue il lavoro di ricerca e ricostruzione delle vicende del calcio ligure “oltre il Genoa e la Samp”, un percorso che comprende tutti i campionati di dimensione interregionale (Serie C e Serie D, oltre alle stagioni di Serie B di Spezia e Savona) che hanno visto impegnate le squadre della nostra regione.

Avviamo questo ricordo con il difficile periodo della ricostruzione post-bellica rendendo omaggio, prima di tutto, a quanti si sacrificarono per ripristinare l’insieme della nostra vita culturale, sociale, e, perché no?, Sportiva, in un frangente davvero drammatico, facendo i conti con l’assenza di risorse, le difficoltà nei trasporti, l’assoluta carenza di materiali.

All’indomani della Liberazione, però, il fervore attorno all’attività calcistica riprese intensissimo, quasi a voler dare un segnale di ritrovata normalità. Le società si ricostituirono immediatamente e molte di esse tornarono alle denominazioni di origine, sbarazzandosi di quelle imposte dal defunto regime: riapparvero così sulla scena, Andrea Doria, Sampierdarenese, Sestrese, Pontedecimo, Ruentes Rapallo, Speranza Savona, per citare le più significative.

Per la stagione 1945-46 non si riuscì però a realizzare immediatamente la possibilità di disputare i campionati con le stesse formule dell’anteguerra: il Paese era ancora spaccato in due; i trasporti stradali e ferroviari risultavano quanto mai difficili (quelli aerei, naturalmente, non esistevano); le città erano state distrutte dai bombardamenti.

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Il calcio ligure alla ripresa post – bellica. Nel parco di Villa Rostand la famiglia Costa ha fatto costruire un magnifico stadio oggi trasformato nel centro d’allenamento del Genoa. Nella foto un’immagine di Pegliese – Savona. Da notare la gradinata gonfia di pubblico

Le società, riunite in assemblea a Novara, decisero così di disputare la Serie A su due gironi: uno settentrionale, l’altro centro-meridionale. La Serie B fu suddivisa in tre “poule”, la Serie C allestita su basi interregionali.

Nel girone nordista della massima divisione si ritrovarono così ben tre compagini genovesi, perché accanto al Genoa e alla Sampierdarenese venne ammessa anche l’Andrea Doria, allo scopo di riparare i torti subiti dalla società bianco blu con la fusione impostale  nella stagione 1927-28.

Anche in Serie B si ritrovarono tre compagini liguri: Sestrese (risultata alla fine la migliore del lotto con un terzo posto nel girone vinto dall’Alessandria), Savona (10°) e Ausonia Spezia (11ma): gli spezzini sostituirono temporaneamente la gloriosa insegna dello Spezia Fbc, non utilizzabile, in quel momento, per via del passaggio bellico ai “Vigili del Fuoco”.

La particolare situazione delle infrastrutture stradali e ferroviarie della nostra regione (rimaste pressoché totalmente distrutte) consentì alla sola Speranza Savona di partecipare alla Serie C, nell’ambito di un girone D per il resto tutto piemontese. Si registrò la vittoria finale dell’Asti, mentre i verde-rossi savonesi raggiunsero un ottimo quinto posto, allineando alcuni dei giocatori ormai anziani ma sempre validissimi che avevano fatto grande il Savona degli anni ’30, come Vanara, Borgo e Canepa.

Per le altre squadre liguri la FIGC organizzò un apposito torneo, svincolato però dai meccanismi di promozione e retrocessione: Le compagini iscritte furono suddivise in due gironi (secondo il classico criterio del Ponente e del Levante) con una “poule” finale, alla quale pervennero Bolzanetese, Pontedecimo, Vado, Cairese, Rapallo ed Albenga, classificatesi nell’ordine.

La stagione 1946-47 registrò, nelle alte sfere del calcio italiano, alcune importanti novità: il ritorno della Serie A a girone unico; la nuova fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria, dalla quale nacque l’attuale Sampdoria; la possibilità di acquistare, dopo un lungo intervallo, giocatori stranieri.

La Serie B venne nuovamente strutturata su tre gironi, e le tre squadre liguri ammesse (Savona, Spezia e Sestrese) furono inserire in un chilometrico “Girone A”: 22 squadre, inizio il 22 Settembre 1946, conclusione il 6 Luglio 1947.

Gli esiti delle nostre squadre regionali risultarono, in quella occasione, assai diversi: mentre lo Spezia lottò addirittura per la Serie A, arrivando al quinto posto (vinse il campionato la Pro Patria), giovandosi dell’intelaiatura che aveva consentito il successo nello “scudetto di guerra”; al Savona e alla Sestrese non bastarono, invece, buona volontà ed abnegazione per sfuggire ad una retrocessione dovuta più a carenze di carattere economico-organizzativo piuttosto che a motivi di carattere tecnico.

Da notare, in ogni caso, che a Savona non si era perso il vizio di lanciare giovani destinati alle ribalte più prestigiose: in quel pur sfortunato campionato 1946-47 si affermarono, infatti, il portiere Pendibene (Reggina, Palermo, Torino, Novara) ed il funambolico difensore “Ciccio” Varicelli (Cremonese, Livorno, Spal).

La Serie C 1946- 47 fu organizzata su basi regionali: riteniamo così di fare cosa gradita ai nostri lettori, elencando (in ordine di graduatoria) le squadre che parteciparono a quel lontano torneo, perché per molte di esse si trattò di una esperienza irripetibile, almeno a  livello di terza serie: Sanremese, Entella, Rivarolese, Speranza Savona, Rapallo, Sestri Levante, Cairese, Lavagnese, Vado, Pontedecimo, Alassio, Bolzanetese, Albenga, Varazze, Sarzanese, Corniglianese, Imperia, Ausonia Spezia, Tigullio Santa Margherita Ligure, Intemelia.

Ci si avviava così verso la conclusione degli anni ’40, contrassegnati dalla tragedia di Superga e dall’avvento del calcio-spettacolo. Ci sarà occasione per riparlarne.

LA TRAGEDIA DI SUPERGA

Proprio in chiusura del decennio, il 4 Maggio 1949, si consumò la tragedia del “Grande Torino” la più forte squadra italiana schiantatasi nel rogo di Superga. L’avvenimento è troppo noto per tornare a scriverne in questa sede, ci limiteremo pertanto a ricordare che nella tragedia in cui persero la vita grandissimi e indimenticabili campioni (da Maroso a Mazzola, da Ballarin a Grezar, a Castigliano, Loik, Gabetto, Menti e Ossola) c’era anche il “nostro” Valerio Bacigalupo, vadese purosangue, ceduto al Torino dal Savona.

Per tutto il resto degli anni ’40 il vessillo del calcio ligure “minore” fu tenuto in alto dallo Spezia, in Serie B.

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Spezia 1949-50: da sinistra, in piedi, Pramaggiore,Pozzo, Bertoni II, Bragoni, Uram, Broccini; accosciati, Malavasi (il popolare “Ringo” futuro allenatore del Savona), Mocca, Lenzi, Reddi

Esaminiamo allora il comportamento tenuto dai bianconeri  nella cadetteria: 1947-48 quarto posto alle spalle del Novara di Silvio Piola, Brescia e Como; 1948-49 diciottesimo posto con la salvezza raggiunta in extremis (il girone contava 22 unità). Il forte deficit di bilancio aveva costretto la dirigenza spezzina a cedere i gioielli Tomà al Torino, Scarpato e Nay alla Lucchese, Torti (30 reti in due stagioni) al Palermo.

La Serie C, per la stagione 1947-48 fu considerata dalla Federazione di “qualificazione” per arrivare, nella stagione successiva, ad una Serie C nuovamente di dimensione “nazionale” su quattro gironi.

Le squadre liguri di Serie C si trovarono così suddivise in due raggruppamenti: quello “A” comprendente, assieme a squadre piemontesi, anche Imperia, Savona, Cairese, Speranza Savona, Sanremese, Vado, Alassio, Albenga; quello “B” sconfinante anche in Piemonte, Emilia, Lombardia al quale presero parte anche Entella, Sestri Levante, Corniglianese, Rivarolese, Pontedecimo, Quarto, Bolzanetese, Sarzanese, Sestrese, Lavagnese, Rapallo e Varazze. In entrambi i gironi il successo finale arrise alle squadre liguri: da una parte vittoria del Savona (52 punti, 62 reti all’attivo 18 al passivo); dall’altra parte toccò al Sestri Levante regolare la Sestrese.

L’annata 1948-49 registrò così il ritorno della Serie C alla dimensione nazionale su quattro gironi: nel Girone “A” si trovarono Savona, Sanremese, Sestri Levante, Sestrese. Quel campionato va ricordato essenzialmente per il lunghissimo “braccio di ferro” fra Fanfulla e Savona, risoltosi soltanto alla 42° giornata (proprio l’ultima!) a favore dei  lodigiani, che prevalsero per quel  solo punto che fece titolare al “Calcio Illustrato”:  “Per un punto Martin perse la cappa”.

Si trattava di un Savona fortissimo, allenato da Agostino Bertolotto, che poggiava sulla forza e la classe dei Castagno, Molinari, Melandri, Vignolo, Longoni, Siccardi, Zilli, Frumento, Re Dionigi, Semoli, Dreossi, Cappelli.

Le altre liguri si piazzarono a questo modo: Sanremese quarta (un ottimo torneo illuminato dai guizzi di Mario Ventimiglia e dalle parate di “Ceci” Von Mayer), diciottesimo posto e salvezza stentata per la Sestrese; 21° posto, con relativa retrocessione, per i “corsari” di Sestri Levante.

VERSO LA SERIE C A GIRONE UNICO

La fase iniziale degli anni ’50 fu contraddistinta da un vero e proprio “salto di qualità” nella strutturazione organizzativa del calcio italiano. Superate le ristrettezze economiche dell’immediato dopoguerra, le grandi società metropolitane  (Juventus, Inter e Milan soprattutto) allargarono il loro orizzonte con l’ingaggio di grandi giocatori stranieri (John Hansen, Praest, Martino, Wilkes, Skoglund, Nyers, Gren, Nordhal, Liedholm), intensificarono i rapporti internazionali (assunse grande importanza la “Coppa Latina” progenitrice della Coppa dei Campioni), collocarono il movimento calcistico in una dimensione di tipo industrial -commerciale.

Questo fenomeno ebbe riflessi di carattere generale, con l’accentuazione delle differenze di caratura tra le compagini delle grandi città e quelle periferiche (Pro Patria, Legnano, Novara si avviarono così a disputare i loro ultimi campionati di Serie A, ma gli azzurri novaresi sono stati capaci di realizzare un clamoroso ritorno a quasi sessant’anni di distanza); la Federazione decise di rendere maggiormente selettivo il meccanismo di accesso al vertice della scala dei valori. Fu così progettata la Serie C a girone unico nazionale di 18 squadre (contemporaneamente la serie A e la Serie B si ridussero anch’esse, allo stesso numero di partecipanti).

La Serie C a girone unico si rivelò, comunque, ben presto insufficiente a contenere la complessità di presenza che la provincia calcistica italiana era in grado di produrre ad un buon livello, tanto è vero che al termine del decennio avvenne il ritorno ad una “terza serie” basata su gironi macro-regionali.

Nello stesso tempo fu ideata l’istituzione della IV Serie, basata su 8 gironi interregionali: questa formula si rivelò, invece, molto indovinata, tanto da rappresentare, per moltissimi anni, la cerniera ideale tra il professionismo (più o meno “semi) e il dilettantismo.

Il campionato 1949-50 si disputò comunque ancora sulla base dei vecchi schemi. Tra le squadre liguri lo Spezia continuò a costituire l’unica entità presente nella serie B. Per gli aquilotti, quel torneo 1949-50 rappresentò davvero un momento di lusso: sesto posto finale, alle spalle di un quintetto composto da vere e proprie “grandi” del calcio italiano quali Napoli, Udinese, Legnano, Spal e Modena. La squadra spezzina, allenata dalla “vecchia gloria” locale Scarabello, stupì per continuità di rendimento, mettendo in mostra la classe di Broccini (destinato all’Inter), la vivacità a centrocampo di Evaristo “Ringo” Malavasi, la facilità nel trovare la via del goal dimostrata da Pozzo.

In Serie C, invece, si levò sugli scudi la Sanremese classificatasi al quarto posto grazie alle buone prestazioni di un impianto già collaudato dai soliti Von Mayer, Monza, Celani, Trevisan, Vaschetto & C.; deluse invece il Savona: il settimo posto finale, infatti non soddisfò le aspettative della tifoseria biancoblu, soprattutto dopo il grande campionato disputato nella stagione precedente. Sestrese e Rivarolese disputarono un modesto campionato, da comprimarie: i verdi finirono al 12° posto, mentre gli avvoltoi rosso-neri retrocedettero piazzandosi al 17° posto, nonostante le buone parate di Cavo, l’abnegazione di Soraggi, Schiappapietra e Etrusco e i guizzi della “stella del Sud” Andrea Verrina, che dimostrò di non aver ancora spento gli antichi ardori.

L’annata 1950-51 fece registrare in Serie B il capitombolo dello Spezia, complici le cinque retrocessioni necessarie per portare il campionato a 20 squadre, in vista della ulteriore riduzione a 18. Con lo Spezia (allenato prima da Scarabello e poi da Salvietti) lasciarono la “cadetteria” anche Bari, Seregno, Cremonese e Anconitana.

Nella Serie C, invece, proseguì il momento magico della Sanremese: i matuziani sfiorarono la promozione giungendo immediatamente alle spalle del Monza, diretto da Annibale Frossi, staccati di soli due punti. Senza infamia e senza lode il comportamento del Savona (8°), mentre si pose in luce il neo-promosso Rapallo (11°) con una squadra nella quale spiccarono il fortissimo portiere Bruno Ferrero (ex Vado) e tre veterani di lusso come Rostagno (ex Spezia, campione d’Italia di guerra), Lazzaretti (ex Genoa e Liguria) e “Giulin” Siccardi (ex Savona). Capitolo a parte per la Sestrese: i verdestellati disputarono, infatti, in quella stagione 1950-51 il loro ultimo campionato di Serie C, terminando retrocessi al 18° posto. Si trattò di una malinconico addio non mitigato, nella sua amarezza, dalle buone prestazioni di alcuni “fedelissimi” come Tonini, Cavanna, Paganelli, Pellicari.

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La Sanremese nel suo “periodo magico” sola rappresentante ligure all’epoca del girone unico nazionale di Serie C

LA SANREMESE IN AUGE

CRISI PER SAVONA E SPEZIA

Riprendiamo il nostro racconto dalla stagione 1951-52 che va ricordata perché nel corso di essa si realizzò il meccanismo di qualificazione per la Serie C a girone unico nazionale di 18 squadre. Una selezione severissima, che fu affrontata da cinque squadre liguri: nel girone “A” si misurarono Sanremese, Savona e la risorta Rivarolese; nel girone “C” trovarono posto Rapallo e Spezia.

Soltanto la Sanremese (secondo posto alle spalle del Vigevano) superò la prova. La squadra bianco-azzurra poggiava già sul collaudato organico delle stagioni precedenti, che si rivelò ancora competitivo. Il Savona finì eliminato con un 7° posto finale dovuto ad una crisi clamorosa scoppiata a tre giornate dalla fine del torneo: i titolari scesi in sciopero nel corso di una amichevole disputata con il Palermo a causa della mancata corresponsione di alcuni emolumenti arretrati, vennero sospesi dal presidente Del Buono che decise di concludere l campionato presentando in campo la squadra allievi, i “Cicerin Boys” (così denominati dal soprannome del loro allenatore Mario Dante). Questa compagine formata da ragazzini tra i 14 e i 16 anni incassarono 17 reti in tre partite (0-10 ad Aosta, 0-4 in casa con il Casale, 0-3 finale al “Robbiano” di Vercelli) ed il sogno della Serie C nazionale finì nel nulla. Meglio del Savona fece la Rivarolese giunta 6° ad una sola lunghezza dal Lecco, mentre nel girone “C” il Rapallo conseguì lo stesso risultato risultando la prima squadra esclusa dal nuovo campionato mentre lo Spezia (nonostante l’innesto di un giocatore d’esperienza come l’ex interista e sampdoriano Frugali dimostrò di aver imboccato il tunnel della crisi, terminando relegato al 14° posto.

Il nuovo assetto dei campionati vide così la sola Sanremese a rappresentare la Liguria nel maxi-girone unico di Serie C. Un girone di ferro quello della Serie C 1952-53 che ci permettiamo di ricordare per intero: Pavia, Piacenza, Alessandria, Maglie, Taranto, Mantova, Lecce, Empoli, Sambenedettese, Parma, Molfetta, Livorno, Juve Stabia, Pisa, Vigevano, Venezia, Reggiana oltre naturalmente alla già citata Sanremese.

Rapallo, Sestri Levante, Rivarolese, Sestrese, Savona, Spezia si ritrovarono invece nel girone “D” della IV Serie in compagnia di squadre piemontesi e toscane.

La nuova strutturazione dei campionati  portò ad una crescita nelle necessità economiche per tutte le società. Questo elemento, intrecciandosi con altri fattori come quello riguardante la crisi industriale delle due città coinvolte nel processo di ristrutturazione delle grandi concentrazioni produttive e dei cantieri navali, portò ad una crisi verticale di Savona e Spezia, i due sodalizi che nei decenni precedenti erano risultati all’avanguardia, nel tenere alto il vessillo della Liguria in categorie importanti come la Serie B e la Serie C. “Aquilotti” spezzini e “striscioni” savonesi, inclusi nella nuova quarta serie 1952-53, capitombolarono clamorosamente retrocedendo subito in quei campionati regionali che mai era loro capitato di frequentare, classificandosi rispettivamente al 15° e al 16° posto, in un girone vinto dalla Carrarese davanti alle sorprendenti Rapallo e Sestri Levante. Le altre liguri del girone si classificarono al 6°posto la Rivarolese e al 12° posto la Sestrese.

RISALE IL VADO

La stagione 1952-53 va ancora ricordata per le grandi prestazioni della Sanremese in Serie C. I matuziani, sorretti dalla grande generosità del presidente Morosetti e dall’intuito tattico del “mister” Brezzi, giocarono una stagione eccezionale, sfiorando la promozione in Serie B. Alla fine arrivò il quarto posto, grazie alle prestazioni di una squadra equilibrata in tutti i reparti: in difesa dove era stato innestato Gino Littarelli, un grande lottatore ex ingauno e savonese; a centro-campo offrì un sicuro rendimento un atleta di esperienza come l’ex alessandrino Albertelli e si mise in luce, con tutta la sua fantasia l’argentino Orlando Rao, in attacco dove al ritorno di Mario Ventimiglia si affiancò la potenza del “cannoniere” “Bertin” Mantero, che confermò quanto di buono aveva già fatto vedere nel Vado e nel Savona.

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Il Vado che conquista la IV Serie qui ritratto davanti agli spogliatoi di Corso Ricci. E’ il giorno del 5-1 inflitto al Savona, il successo più rotondo nelle sfide tra rossoblu e bianco blu 

Per tutto il resto degli anni ’50 la Sanremese mantenne una posizione di altissimo rango nella Serie C nazionale. Oscillando tra il terzo posto dell’annata 1954-55 (immediatamente alle spalle di due neo-promosse di altissimo rango: Livorno e Bari) e il sesto posto dell’anno successivo.

Oltre ai grandi giocatori già ricordati vestirono la maglia bianco-azzurra altri autentici assi: il terzino juventino Patrucco, il mediano ex alessandrino Tortonese, la mezz’ala ex Inter Gaslini, il difensore Enzo Robotti, che poi “dalla città dei fiori” avrebbe spiccato il volo verso la Fiorentina e la maglia azzurra, il mediano ex Genoa Formica, i potenti centravanti Bey e Novi, la classica mezz’ala Turconi, già protagonista sui campi della Serie A, il dinamico centrocampista Amerigo Curti, proveniente dalla Reggiana.

Torniamo alle vicende delle altre liguri, militanti nel sottostante campionato di IV Serie.

La stagione 1953-54 registrò un buon piazzamento della neo-promossa Arsenalspezia, classificata al quinto posto in un girone vinto dall’Aosta; con i gialloverdi spezzini erano presenti in quel girone anche la Sestrese (settima), Rivarolese (tredicesima), Rapallo (quattordicesimo) e le retrocedenti Sestri Levante (quindicesimo) e Albenga (sedicesima). Per gli ingauni neo-promossi non era risultata sufficiente la classe di Roberto Longoni, la potenza di Gino Vignolo, la “verve” di Dario  Ballaucco.

L’annata 54-55 fece registrare l’esplosione del “fenomeno” Vado. I rosso-blu, ritornati a respirare aria di campionati maggiori dopo lunghe stagioni di purgatorio, costituirono la vera sorpresa di quel torneo lanciando alcuni giocatori destinati a una brillante carriera.

A questo proposito vanno citati Mino Persenda, ala destra dal dribbling strettissimo, passato successivamente a Spezia, Lucchese, Savona e Casale, e Nino Parodi, cannoniere di lusso anche con le maglie di Alessandria, Savona, Vigevano (in serie B), Casale, Sanremese.

Con i vadesi si misurarono, in quel girone A della IV Serie 54-55 anche Arsenalspezia, Rapallo, Sestrese e Rivarolese: alle ultime due toccò subire una sfortunata retrocessione.

LA VELOCE IN IV SERIE

Il nostro racconto riprende dalla stagione 1955-56, nel corso della quale si verificò il passaggio dalla IV Serie alla serie C di una super-Biellese, in grado di lanciare verso i palcoscenici del grande calcio il “duo” Raffin-Pochissimo; in quel campionato il Vado si confermò la migliore delle liguri (quarto posto), seguito dal Rapallo (decimo), Sammargheritese (undicesima) e Veloce Savona (quattordicesima).

La vicenda della Veloce Savona merita un poco di attenzione in più. La piccola società savonese, dai colori granata, s’impose all’attenzione generale in quel periodo, scavalcando nella considerazione degli sportivi la più blasonata concittadina biancoblu che continuava ad attraversare un periodo di crisi.

 

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La Veloce appena salita in IV Serie: da sin., in piedi, Marchese, Canepa, Sesena, Cavallo, Gianni Folco, Luciano Grazzini, Storelli; acosciati, Lauretano, Rinaldi, “Pepè” Minuto, Tommasini e la mascotte De Benedetti futuro campione italiano di pattinaggio

Il “miracolo” dell’ascesa della Veloce fino alla IV Serie fu conseguito grazie agli sforzi compiuti da tenacissimi dirigenti quali il rag. Levo, il dott. Monti uno dei più importanti albergatori della città, il direttore tecnico Giovanni Besio (un vero pioniere del calcio savonese, attivo in vari ruoli dagli anni ’20 fino a quelli ’80), l’allenatore Borgo (che abbiamo già trovato nella nostra storia, vent’anni prima in qualità di cannoniere-principe).

Nella stagione 1956-57 la pattuglia delle liguri in IV Serie si rafforzò attraverso gli innesti di Entella e Sestrese, che si affiancarono così alle già presenti Sammargheritese, Rapallo, Vado e Veloce.

Furono, quella volta, gli “entelliani” ad aprire un ciclo degno di nota. La squadra (che all’epoca sfoggiava una maglia nera con scudo bianco-celeste) era diretta dal dinamico presidente Chiesa che compì grandi sacrifici per allestire una compagine competitiva.

Arrivarono giocatori di spicco: il portiere Righetti, i difensori Rolando, Cavina, Delle Piane; i centro-campisti Pieri e Fontana, dal vivaio blucerchiato; gli attaccanti Giacometti, Sanguinetti, Guerra (quest’ultimo micidiale in fase realizzativa).

Il nostro racconto si trova, nuovamente, a incontrarsi con un ridimensionamento dei campionati, in vista del ritorno a una Serie C basata su 3 gironi.

Nel campionato 1957-58 si registrarono così importanti novità: oltre alla Serie C, alla quale continuava a partecipare con grande onore la Sanremese, la IV Serie fu suddivisa in due categorie, denominate rispettivamente campionato Interregionale di I serie (3 gironi) e II serie (8 gironi). Si riaffacciarono così alla ribalta del “calcio che conta” quelle due vecchie conoscenze che abbiamo visto decadere all’inizio degli anni ’50: Spezia e Savona.

Gli spezzini ritrovata la possibilità di recuperare una certa competitività sul piano economico grazie alla presidenza dell’armatore Menicagli, parteciparono al girone A della I Serie, assieme a squadre lombarde, piemontesi, toscane e umbre. Per lo Spezia arrivò trionfale, la promozione nella nuova Serie C (a due gironi): artefici sul campo di questo magnifico successo degli “aquilotti” furono giocatori che, negli anni successivi, avrebbero calcato i campi della Serie A come Castellazzi, De Dominicis, Corelli, Corti oltre a fedelissimi quali Persi, Crivellente, Bumbaca, Zennaro, ed il già citato ex vadese Mino Persenda, futuro allenatore e insegnante di educazione fisica diplomato all’Isef di Torino durante il periodo in cui vestiva i colori del Casale.

Una squadra che, personalmente, ricordiamo come una macchina pressoché perfetta.

Nel torneo di II serie si disputò, invece, un classico girone ligure- lombardo-piemontese.

Il successo finale arrise all’Entella, le cui caratteristiche tecnico-organizzative abbiamo già descritto poco sopra, mentre al secondo posto si piazzò una squadra che aveva appena fatto registrare un altro gradito ritorno: l’Andrea Doria, ricostituita qualche anno avanti da Aldo Dapelo ed affidate alle cure di Baldo Narducci.

Quell’Andrea Doria includeva nei suoi ranghi alcuni dei grandi protagonisti del calcio ligure dell’epoca: il portiere Mencacci (che giocò qualche partita in Serie A con la Sampdoria), il supertecnico mediano Alì Fogli, la fantasiosa mezzala Thea; l’ala Marchiandi (anche lui, in seguito blucerchiato e biancoblu), il centravanti Tito Celani (già incontrato celebrando le glorie sanremesi).

L e altre liguri si classificarono in questo modo: terzo il Vado, che poteva contare su di un fertilissimo vivaio; settimo Sestri Levante, allenato da Zucchero; ottavo il Savona riportato a galla dal lavoro del presidentissimo Stefano Del Buono; undicesima la Sammargheritese di Ardinghi; dodicesima la Veloce, che concluse così la sua avventura nei campionati interregionali; tredicesimo il Rapallo; quattordicesima la Sestrese.

TORNA GRANDE IL SAVONA

La stagione 1958-59 vide la Serie C basata su 2 gironi: nel girone “A”, conclusosi con un drammatico spareggio, svoltosi sul terreno di Marassi, tra il Mantova di Edmondo Fabbri e il Siena di Oronzo Pugliese (vinsero i mantovani per 2-1, avviando così una magnifica rincorsa che nel giro di 3 anni li avrebbe portati in Serie A), parteciparono positivamente Spezia e Sanremese.

La IV Serie fu riunificata in un unico torneo, dopo l’esperimento delle “due serie” compiuto dodici mesi avanti. Nel girone “A” ligure-piemontese si assistette alla definitiva resurrezione del Savona. I biancoblu, guidati in panchina dall’allenatore gentleman Felice Pelizzari, dominarono il torneo totalizzando 51 punti in 34 partite (all’epoca la vittoria valeva due punti), con più 8 in media inglese. Furono lanciati un nugolo di “enfants du pays” che avrebbero lasciato un segno duraturo nella storia del sodalizio: Valentino Persenda, “capitano” per sempre, Nanni Ciglieri, Giulio Mariani, ritrovando tra i pali un grande protagonista come Bruno Ferrero.

Al secondo posto si piazzò l’Entella, che aveva irrobustito la difesa con il possente Nadalin; terzo arrivò il Rapallo di “Chico”Hanset, Pessina, Albertelli; quarto il Sestri Levante;  decima l’Andrea Doria, quindicesimo il recuperato Varazze, diciassettesimo il Vado che, nonostante l’innesto di giovani di valore come Reggiori, Motto, Peluffo, Armella, Gaglione e Pittaluga, non era riuscito a ripetere le imprese degli anni precedenti.

Ci si trovava, ormai, all’alba degli anni ’60, stavano cambiando tante cose, nella vita degli italiani come nel calcio.

La nostra storia s’inoltra dunque nei favolosi emitici anni ’60: anni di cambiamento radicale, di vera e propria modernizzazione nel sistema di vita degli italiani alle prese con la liberalizzazione dei costumi e i primi approcci verso il consumismo alimentato dal fiorire del fenomeno delle “cambiali”: elettrodomestici, auto e tv entrarono così stabilmente nella quotidianità, dopo aver rappresentato per molti, il firmamento irraggiungibile dell’“immaginario collettivo”.

Il calcio acquistò sempre più importanza nella realtà sociale: in quegli anni si costruirono le prime realtà del “divismo” e del “tifo” organizzato, mentre le squadre di club italiane iniziarono a imporsi in Europa (il Milan di Nereo Rocco, l’Inter del “mago” Herrera) avviando la trasformazione del rapporto tra il gioco e le grandi masse di tifosi, in un fenomeno televisivo.

Il nostro campionato di riferimento rimane comunque la Serie C, il cui ampliamento a tre gironi macro-regionali (Nord-Centro-Sud) rappresentò un fattore di crescita nell’importanza complessiva dell’intero movimento calcistico. L’esatto contrario di quanto avvenuto con l’istituzione della serie C2 e, successivamente con il vero e proprio disastro della lega Pro, originante una professionalizzazione forzata che ha causato lo sviluppo falsato di molti campionati e il fallimento di società importanti.

Molti capoluoghi ebbero le squadra collocata in questa dimensione e fecero parte di “quella Serie C” compagini appena scese dalle categorie maggiori, rappresentando così garanzia di solidità societaria e di notevole apporto tecnico.

Al fine di fornire un’idea del livello complessivo di quei campionati, pubblichiamo di seguito la composizione dei tre gironi all’atto dell’avvio della nuova formula di questo campionato, stagione 1959-60.

Girone A: Biellese, Bolzano, Casale, CRADA Monfalcone, Cremonese, Fanfulla, Legnano, Mestrina, Piacenza, Pordenone, Pro Patria, Pro Vercelli, Sanremese, Savona, Spezia, Treviso, Varese, Vigevano.

Girone B: Anconitana, Arezzo, Carbonia, Ascoli, Forlì, Livorno, Lucchese, Maceratese, Perugia, Pisa, Pistoiese, Prato, Rimini, Ravenna, Siena, Tevere Roma, Torres, Vis sauro Pesaro.

Girone C: Akragas, Avellino, Barletta, Casertana, Chieti, Cral Cirio Napoli, Cosenza, Crotone, Foggia, L’Aquila, Lecce, Marsala, Pescara, Reggina, Salernitana, Siracusa, Teramo, Trapani.

Tre liguri risultarono iscritte al girone “A”, che registrò il successo della Pro Patria (proprio un esempio di quelle ex grandi appena citate). Lo Spezia, diretto dallo slavo Ruzic ormai spezzino d’adozione, arrivò quinto; la Sanremese, allenata da Baldo Narducci, settima,; il Savona , laddove Pelizzari stava fondendo pazientemente il nucleo originario trionfatore della IV Serie con i nuovi arrivati, undicesimo.

Per Savona calcistica, però, l’evento di maggiore importanza fu rappresentato, nel settembre del 1959, dall’inaugurazione del nuovo (e per l’epoca modernissimo) stadio, sorto a Legino e intitolato alla memoria di Valerio Bacigalupo. La partita inaugurale vide protagonisti proprio i granata del Torino, in una cornice di folla che dimostrò ampiamente tutte le potenzialità di cui disponeva in quel periodo l’ambiente biancoblu. Tra i granata c’era Enzo Bearzot, futuro c.t. della Nazionale e trionfatore al Mundial del 1982.

In quell’annata 1959-60 la IV Serie mutò la propria denominazione in quella di Serie D e, questo ovviamente va registrato per fedeltà di cronaca. Nel girone “A” si affermò l’Entella che distanziò di due punti il Derthona. Il complesso nero-scudato, magnificamente orchestrato in panchina dall’ex-spezzino Scarpato impose la legge della sua grinta e della determinazione, armi storiche del “clan” entelliano.

La altre liguri presenti in quel girone terminarono a questo modo: quarto Rapallo, quinta Imperia (con l’ex velociano  Pepè Minuto, capocannoniere sotto tutte le bandiere) settima Sammargheritese, undicesimo Sestri Levante, dodicesima Sestrese Doria, diciassettesima Arsenalspezia (retrocessa). La novità fu costituita dal tentativo di fusione tra Sestrese e Andrea Doria, allo scopo di mantenere in vita in una qualche maniera, l’antica insegna doriana. L’esperimento, in verità, durò poco e con esiti modesti.

IL FINALE IN SERIE D

Il nostro racconto riprende dai primi anni ’60: l’annata 1960-61 registrò la presenza di quattro squadre liguri nel girone A della Serie C. Un girone risultato alla fine appannaggio del Modena, nelle cui fila si allineavano in terza linea due ex rossoblucerchiati  Cuttica ed Agostinelli. Spezia e Savona finirono appaiate al settimo posto; negli aquilotti si distinsero il portiere Bressan ed il mediano De Dominicis, destinati successivamente a ribalte di maggiore prestigio; negli striscioni impressionò, per molte domeniche il tandem di mezze-ali Bianco e Negri. La Sanremese, al cui timone si era assestato Mario Ventimiglia, non oltrepassò un modesto undicesimo posto, mentre il furore agonistico non bastò all’Entella: diciottesimo posto ed immediata retrocessione.

In Serie D, il girone “A” vide l’innesto in organico di squadre toscane e toccò proprio all’Empoli la gioia della vittoria. L’Imperia trascinata da Ranzini arrivò seconda, il Rapallo terzo. Le altre liguri: sesto Sestri Levante, dodicesimo Finale Ligure, tredicesima Sammargheritese, quindicesima Sestrese (dopo spareggio: 2-1 al Cuneo).

La nota più lieta di quel campionato fu rappresentata dalla presenza del Finale Ligure. Neo-promossa, la compagine del centro rivierasco stupì per il gioco spumeggiante e l’assenza di timore reverenziale, anche per via della presenza di un veterano di classe come l’ex savonese Merighetto e di uomini di grinta e di talento come i centrocampisti Tognato e  Cresci, gli attaccanti Neri e Bergallo, il roccioso difensore Gian Negro.

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L’Imperia 1960 – 61 schierata a Marassi

La Serie C 1961-62 registrò lo sdoppiamento delle liguri in due diversi gironi. Savona e Sanremese furono infatti inserite nel girone “A”, mentre lo Spezia si trovò collocato nel girone “B” con le squadre dell’Italia Centrale. Si trattò di un trasferimento fatale per gli spezzini, che finirono al diciassettesimo posto, retrocedendo assieme all’Empoli. Non risultarono sufficienti il cambio dell’allenatore con l’eterno Salvietti subentrato a Ruzic e le prestazioni del futuro genoano Derlin.

Nel raggruppamento settentrionale, invece, proseguì la marcia di avvicinamento del Savona alle primissime piazze. Gli striscioni, guidati dall’ex nazionale Zeffiro Furiassi (uno dei migliori trainer mai visti sotto la Torretta), misero in luce  il maratoneta Pierino Cucchi (passato successivamente a Varese, Lazio, Arezzo, Ternana) e la classica ala  “Milly” Giordano, di estrazione sampdoriana, estroverso personaggio che avremo occasione di citare ancora.

In quel campionato capitò a Savona un episodio di sapore particolare, che merita di essere raccontato. Dopo aver segnato un magnifico goal alla Triestina (futura vincitrice del girone),  l’ala sinistra Gasperini, ingaggiato dai biancoblu con provenienza Napoli, seppe dai medici di dover disertare forzatamente i campi da gioco per un lungo periodo, a causa di un malanno ad un ginocchio. Decise, quindi, di smettere con il calcio giocato e di restituire tutti i soldi ricevuti dal Savona, per il trasferimento. Decisamente altri tempi!

Tornando a quel campionato di Serie C, resta da ricordare il buon campionato della Sanremese, pervenuta all’ottavo posto grazie alle parate di Bertini ed ai gol di Onesti (anch’egli destinato a panchine illustri).

In Serie D il successo finale arrise al Rapallo, con grande gioia del presidente Bogliardi e dell’allenatore Pessina, da poco transitato dal campo alla panchina; i ruentini distanziarono di soli due punti l’Entella (48 punti a 46) dopo un duello condotto davvero all’arma bianca.

Le altre liguri, in quel campionato di Serie D 1961-62 si piazzarono a questo modo: sesta Imperia, ottavo Finale Ligure, nona Albenga (neo-promossa che mise in mostra gli ex-savonesi Galindo e Paltrinieri, oggi “don Lello”, il prete degli emerginati), undicesima Sestri levante, sedicesima Sammargheritese.

Gli arancioni retrocessero dopo un doppio spareggio con il Derthona: 1-1 a Savona (non fu sufficiente un gran goal in rovesciata del vecchio ex entelliano Casagrande) e 1-3 a Piacenza. L’ultimo, melanconico posto in classifica toccò alla Sestrese.

L’ALASSIO IN SERIE D

Il girone “A” della Serie C 1962-63 mise di nuovo in mostra un grande Savona. Furiassi seppe assemblare un meccanismo quasi perfetto, grazie anche ad innesti di classe quali l’ex mestrino Costantini e gli ex mantovani Albino Cella, punta dalla tecnica raffinata, e il portiere GiancarloTonoli, una sicurezza. Alla fine arrivò il terzo posto alle spalle di un Varese che nel giro di una sola stagione sarebbe arrivato in Serie A. Il Savona subì una sola sconfitta interna, ma in quel giorno del novembre 1962, sul prato del “Bacigalupo” con la maglia n. 11 del Legnano scattava e dribblava senza scampo per Valentino Persenda un “certo”  Gigi Riva.

Drammatico, invece, il destino della Sanremese: diciottesimo posto e retrocessione, nonostante le buone parate di Lemmonier e l’abnegazione dei vari Giorgi e Pesante. Il Rapallo terminò settimo nel Girone “B” vinto dal Prato: da ricordare nelle fila bianconere la grinta dello “stopper” Borsari, poi per molti anni al Modena, e l’esordio del goaleador Rollando, futuro biancoblu senza troppa fortuna.

In  Serie D le squadre liguri erano state nuovamente abbinate alle toscane: il successo finale toccò quindi alla Carrarese, che mise in fila Imperia (seconda), Spezia (terza) e Entella (quarta). Le altre liguri terminarono così: settimo Sestri Levante, quindicesima Lavagnese (neo-promossa irrobustita dall’innesto di un veterano come Nanni Ciglieri), sedicesima  Albenga (retrocessa, nonostante l’ennesimo ritorno di Balloni in panchina).

L’annata 1963-64 registrò nuovamente una divisione tra le liguri di Serie C. Il Savona venne collocato nel girone “A” ed il Rapallo nel “B”.

Gli striscioni terminarono al secondo posto, immediatamente alle spalle di una Reggiana “monstre” (i granata subirono una sola sconfitta in 34 gare): la squadra savonese era stata rafforzata con giocatori provenienti dalla Serie A, come l’ex-udinese e genoano Piquè e l’ex lecchese Marinai; venne cambiato anche l’allenatore “a lavori in corso” sostituendo Furiassi, con l’altro ex nazionale Pasinati. Ma tutti gli sforzi risultarono vani e la Serie B restò un miraggio.

Il Rapallo, invece, dovette sopportare l’onta della retrocessione: diciottesimo posto, in un girone “B” dominato da quel Livorno nelle cui fila accese gli ultimi fuochi della carriera “Pecos Bill” Virgili, già centravanti della Fiorentina del primo scudetto 1955-56 con Fulvio Bernardini in panchina e Felice Levratto vice. Inutile anche a Rapallo si dimostrò il cambio dell’allenatore con Campatelli che subentrò ad Ermete Novelli.

Squilli di tromba, invece, in quel di Chiavari: l’Entella ritornò in Serie C, superando per due punti la Massese al termine di un durissimo girone “A” di Serie D. L’allenatore Pastorino aveva saputo fondere magistralmente gli anziani Delle Piane, Nadalin, Piazza, con le nuove leve: Scabini, De Rossi, Dossena, “Pucci” Gittone.

Le altre liguri si piazzarono in questo modo: terza Imperia, quarta Spezia, nona Sanremese, undicesimo Alassio (neo promossa, dopo  un grande campionato vinto in Promozione grazie ai vari Zenari, Lunetta, Armella, Casanova, Bith, Maglioni ed all’ex genoano Ghiandi, allenatore “Budda” Campanelli), quattordicesimo Sestri Levante. Sorte segnata per Lavagnese e Sammargheritese.

La Serie C girone “A” 1964-65, segnalò la presenza allo “start” di entrambe le squadre della nostra regione: Savona e Entella.

I savonesi, partiti in sordina per via di insorte difficoltà economiche, disputarono un buon campionato classificandosi al quarto posto, grazie all’innesto dell’ex genoano Ratti, difensore di razza e gran colpitore balistico (micidiale su calcio di punizione) ed al lancio di giovani di sicuro talento quali il centrocampista Pittofrati ed il bomber “Victor” Panucci, ben inquadrati dall’abile regia della panchina gestita di “Nino” Rosso.

Ottimo il cammino dell’Entella, tornata a vestire le casacche biancocelesti, dopo aver abbandonato il nero-scudato: nono posto per una squadra basata, guarda caso, su un blocco di ex savonesi, Costantini, Piquè, Walter Colombo e nella quale si schierò, in alcune occasioni, Gianni Galeone, futuro allenatore-filosofo di tante squadre di Serie A e B.

Il girone “A” della Serie D 1964-65 registrò il prepotente successo del Rapallo: allenati dall’ex interista (e nazionale) Aldo Campatelli, i bianconeri (fra i quali vanno ricordati il terzino Caffaratti ed il mediano Canali, futuro buon allenatore) sopravanzarono Asti ed Imperia, la Sanremese in declino finì quattordicesima, mentre si trovarono sbalzate tra i dilettanti il Finale Ligure (diciassettesima) ed il Sestri Levante (diciottesimo).

Per la simpatica squadra giallo-rossa finalese si trattò delle definitiva chiusura dell’esperienza extra regionale.

IL SAVONA IN SERIE B

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Le figurine del Genoa nella raccolta dell’album Panini

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La Sampdoria: da sinistra, in piedi, Cristin, Battara, Morini, Tentorio, Vincenzi; accosciati, Frustalupi, Dordoni, Francesconi, Vieri, Delfino, Salvi

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ll Savona 1966-67 nella sfortunata stagione conclusa con la drammatica retrocessione dalla Serie B: da sinistra, Valentino Persenda, Pozzi, Ferrero, Prati, Fazzi, Gittone, Gilardoni; accosciati, il futuro pallanuotista Bortoletto, Osvaldo Verdi (quel giorno in borghese), Spanio, Fascetti, Ratti, Furino. Preme ricordare che Glauco Gilardoni e Pierino Prati, con 15 reti a testa, vinsero ex aequo con il doriano Francesconi la classifica cannonieri denominata Premio Caltex

NELLE TRE IMMAGINI PRECEDENTI LE TRE SQUADRE LIGURI INSIEME IN SERIE B, UNA CIRCOSTANZA MAI RIPETUTA

1965-66 uguale Savona. Gli striscioni raggiunsero, infatti, in quella fatidica stagione, l’agognato traguardo della Serie B. Ma quante vicissitudini per arrivare alla meta!

Partiti mediocremente i biancoblu provvidero, a campionato inoltrato, a rafforzare la difesa con l’acquisto del portiere ex sampdoriano Rosin e del “libero” ex genoano Maurizio Bruno.  Venne cambiato anche l’allenatore con Manlio Bacigalupo che sostituì Nino Rosso.

Trovato l’assetto giusto i savonesi infilarono una serie di successi davvero invidiabili, risalendo la classifica (erano finiti anche 7 punti lontano  dal vertice). Una rimonta entusiasmante, sotto la spinta dei gol di Fazzi, Taccola e Corucci e con la magìa di Carletto Pietrantoni a centrocampo, culminata con la vittoria sul Como (2-1) firmata da Corucci e Pietrantoni su azione di calcio d’angolo e appoggio di Gittone.

Il nucleo dei ragazzi di casa – Valentino Persenda, Carletto Pozzi, Piero Natta, “Pucci” Gittone e Marco Fazzi – si era perfettamente fuso con l’estro dei “trascinatori del goal” Giuliano Taccola (destinato ad un tragico avvenire) e l’ala sinistra Corucci, e con l’accorta regia del romano Carletto Pietrantoni.

Un Savona da favola, che visse però anche una pagina di vera e propria tragedia, allorquando il commissario straordinario Fausto Gadolla, vero artefice delle fortune savonesi sotto l’aspetto economico, si spense improvvisamente, mentre sedeva in tribuna nello “Stadio dei Fiori” di Valdagno, assistendo alla gara che doveva decretare il successo definitivo dei suoi pupilli con la promozione aritmetica grazie ad un sofferto pareggio. Una perdita che si rivelò esiziale, per il futuro del sodalizio savonese.

In quel girone “A” della Serie C, c’erano anche il Rapallo arrivato ottavo attraverso il positivo apporto dell’allenatore-giocatore Enzo Occhetta, e l’Entella, tredicesima.

Successo ligure anche nel girone “A” della Serie D 1965-66: penalizzato di tre punti il Viareggio per via di un illecito sportivo, lo Spezia del cannoniere Vallongo e del coriaceo Nedo Sonetti si ritrovò promosso in Serie C, dopo aver conquistato il terzo posto. Ancora notevole il torneo dell’Albenga (imperniata su atleti di sicura caratura per la categoria, quali Nehuoff, Celiberti, Ciotti, Rumazza, Cazzola) salita fino al quinto posto, settima arrivò la Sanremese (rafforzata da un giocatore di classe come Giulio Mariani, che aveva lasciato il Savona dopo 11 anni, ed il vadese Piero Armella), nono l’Alassio, decimo il neo-promosso Gruppo “C”, in cui militavano sicuri talenti tipo Bussalino, Spinetta, Magnanego, Tagliaferri, ed alcuni super-veterani del calcio ligure quali Valpreda, Novella, Marchiandi, undicesima, infine, l’Imperia un po’ in flessione.

Al via del campionato di Serie B 1966-67 si trovarono così tre squadre liguri: il Savona, di cui abbiamo appena narrato le gesta vittoriose, e le due “grandi” Genoa (in verità caduto già da qualche stagione) e Sampdoria (appena discesa tra i cadetti, per la prima volta dalla fusione del 1946). Il destino delle tre rappresentanti della nostra terra, risultò in quel frangente del tutto diverso.

La Sampdoria, presidente Salatti e allenatore (nientemeno!) Fulvio Bernardini, dominò il campionato giocando “in Paradiso”, come soleva dire proprio il suo grande “mister”, grazie all’eccelsa classe del trio Salvi-Vieri-Frustalupi, alla grinta di Morini e Vincenzi, alle parate di Piero Battara, ai goal di “bisontino” Cristin e del “corvo” Francesconi.

Il Genoa, pur innerbato dal vigore dei “ragazzi di paese” Baveni e Rivara e dagli estri di Giuliano Tacocla, rientrato dal prestito savonese, non oltrepassò un mediocre, anonimo, centro-classifica.

Il Savona, invece, in un campionato con ben quattro retrocessioni, ritornò subito in Serie C.

I biancoblu affidati in partenza dalla nuova dirigenza, retta dall’imprenditore genovese, Aldo  Dapelo, patron della Fulgorcavi, all’inesperto allenatore delle giovanili della Juventus, Ercole Rabitti, avevano fatto sognare i propri tifosi in Coppa Italia, cedendo proprio alla Juventus soltanto nei tempi supplementari, nella gara che aveva fatto registrare il massimo di presenze allo stadio “Bacigalupo” con differita di un tempo in tv, telecronista Nando Martellini appollaiato sui distinti.

Il campionato di Serie B si era, però, rivelato un’altra cosa. Il guizzante centravanti varesino Anastasi, avviato ad una brillante carriera ai massimi livelli, aveva sùbito, alla seconda giornata, in una gara dominata nel fango, messo impietosamente a nudo i difetti della squadra biancoblu, che risedevano soprattutto nel portiere (l’ex juventino e palermitano Luigi Ferrero) e nel “libero” (l’ex vicentino Zoppelletto). Stranamente, al mercato novembrino, sostituito Rabitti con Occhetta, la squadra venne rafforzata all’attacco con i super-cannonieri Prati (futuro milanista e pluri-nazionale) e Gilardoni, ma il duo Dapelo-Costa si guardò bene dall’ascoltare i ripetuti appelli a puntellare la difesa. E andò a finire come tutti gli sportivi savonesi ancora oggi ricordano con grande amarezza. Restiamo convinti che con un portiere come Italo Ghizzardi, arrivato l’anno successivo, e un libero come Maurizio Bruno, le cose sarebbero andata ben diversamente. Ma Rabitti, che non voleva rinnegare le sue origini juventine,  e Occhetta suo sostituto non ebbero il coraggio e la forza di fare scelte coraggiose e contro corrente.

Strada facendo non mancarono le soddisfazioni, anche perché si consacrò definitivamente il mediano Beppe Furino (anch’egli destinato alle platee più illustri del calcio nazionale e internazionale, juventino da sette scudetti) coadiuvato a centrocampo dal classico Fascetti (in seguito allenatore di grande calibro).

Si arrivò così all’ultima partita di campionato a Catania: il Savona fu sconfitto dagli etnei per 2-1, grazie ad un errore di Ferrero che, tremebondo, si lasciò sfuggire di mano un debole colpo di testa senza pretese dell’ex bolognese (ed alessandrino) Fara.

Il sogno savonese svanì, allora, ed anzi possiamo far datare a quel punto, l’avvio di quello che si sarebbe rivelato un vero e proprio passo indietro, soprattutto, nel rapporto tra la società di calcio e la città: una delusione irreparabile, anche nel tempo.

Nel girone “A” della serie C 1966-67 erano presenti Rapallo ed Entella. I ruentini,  diretti dal sud-americano Lamanna, misero in evidenza l’anziano portiere Rigamonti, anni dopo allenatore del Savona, il difensore Falcomer (destinato al Genoa) e la mezz’ala, ex sampdoriano e varazzino d’origine, Beppe Recagno. Con questo organico arrivarono così al nono posto. L’Entella giunse quindicesima, avvalendosi in panchina proprio di quel Manlio Bacigalupo artefice, dodici mesi prima, della promozione del Savona e malaccortamente licenziato dalla nuova dirigenza. In quella edizione dell’Entella maturarono definitivamente il portiere Zamparo e la mezz’ala di origine praese Piero Pittofrati, autore nella sua carriera di ottimi campionati con le maglie di Como, Brescia, Piacenza e Omegna.

La Serie D non prevedeva, in quel 1966-67, retrocessioni in vista di un allargamento degli organici. Il Girone “A” venne vinto dal Pavia, e vi presero parte per la Liguria: Sanremese, quarta, Albenga, quinta, Gruppo “C” sesta, Sarzanese (neo-promossa) nona, Alassio, dodicesima, Imperia, sedicesima, Sestri levante, diciassettesima.

IL SAVONA NON RISALE

Arrivati alla stagione 1967-68 il nostro ambito di osservazione, circa il comportamento delle squadre liguri “oltre il Genoa e la Samp” si troverà, per un lungo periodo ristretto alla Serie C e categoria inferiori. Con la retrocessione del Savona, infatti, bisognerà aspettare la metà del primo decennio del 2000 per registrare il ritorno di una squadra della nostra regione, nel caso lo Spezia, al livello della “cadetteria”.

Torniamo comunque alla storia del calcio giocato.

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L’Albenga in Serie D. In in squadra tanti “bei nomi” del calcio ligure: dalla didascalia ci piace rilevare la presenza di giocatori di altissimo profilo e a noi molto cari come il portiere Jannicelli, i difensori Neuhoff e Ramella, i geni del centrocampo Celiberti, Vasconi e Gabrielli, il goleador Panucci, oltre al leggendario allenatore Luciano Testa

Il girone “A” della Serie C 1967-68 vide comunque protagoniste tre squadre liguri: il Savona, rafforzato fuori tempo massimo la difesa con il libero Ostermann (passato poi dal calcio al ruolo di alto dirigente della “Olmo”), proveniente dal Vicenza, e con il magnifico portiere Italo Ghizzardi in arrivo dall’Arezzo (ma con esperienze in Serie A con Verona, Bari, Mantova), e confermati Furino e Fascetti, non arrivò oltre il terzo posto (promosso il Como). L’Entella si piazzò decima ed il Rapallo, tornato sotto la guida di Pessina che provvide a lanciare giovani talenti come Tarabocchia, Budicin, Zuckowzsky, Codognato, soltanto sedicesimo.

Nel girone B della terza serie fece invece faville lo Spezia giunto terzo in un campionato vinto dal Cesena, in procinto di spiccare il volo verso la serie A. Tra gli aquilotti ebbero grande rilievo, in quel frangente, le prestazioni del portiere Memo, del libero di estrazione vadese Osvaldo Motto, del centrocampista Giampaglia e dell’attaccante Duvina (entrambi ripresisi da deludenti stagioni trascorse, qualche anno prima, nella Samp e nel Savona).

In serie D, girone A, al successo finale dell’Asti le liguri corrisposero con un quarto posto della Sanremese (irrobustita dal alcuni veterani di lusso come Sergio Zenari e Corrado Teneggi, oltre che dai goals puntualmente messi a segno da Paolo Tonelli). Buon sesto posto della Sestrese, ritornata fuori regione dopo aver vinto innumerevoli gironi di Promozione ed aver perso altrettante finali. Una Sestrese al cui salto di qualità aveva fornito un decisivo apporto l’allenatore-giocatore Gigi Bodi: un tipo del quale dovremo parlare ancora molte volte. Seguirono: l’Alassio al nono posto, l’Albenga tredicesima (allenata in quella stagione da un immaginifico ungherese, Lajos Szekely che lanciò tra gli ingauni Pier Basili, un savonese futuro centravanti di Avellino, Parma, Modena, Udinese, Lecce, ecc,ecc), Sestri Levante, quattordicesimo, Imperia quindicesima e il Gruppo “C” diciassettesimo e retrocesso, Ligorna diciottesima anch’essa destinata alle divisioni inferiori, dopo la sua prima (ed unica) esperienza nei campionati interregionali. Da ricordare, in questa occasione, il trainer Gigi Mulas, vero trascinatore di quel momento d’oro nella vita del sodalizio biancoceleste.

Le liguri risultarono divise anche nella Serie C 1968-69, Savona e Rapallo furono incluse nel girone “A”, Entella e Spezia nel “B”.

Gli striscioni savonesi, pur avendo ceduto Furino e Fascetti appariva ancora rafforzati, almeno sulla carta, dall’acquisizione dei servigi del possente libero (ex laziale) Anzuini e dagli ex interisti Marco Rossi e Lorenzo Barlassina (diventeranno due bandiere!!) ma non oltrepassarono il quinto posto, in un campionato che vide il successo del Piacenza, ventesimo posto ed amara retrocessione per il Rapallo; un risultato negativo non rimediato dall’iniezione di ex genoani equamente divisi tra giovani (D’Orsi, Gualco, Mensa) ed esperti (Bolzoni, Petroni).

Nel girone dell’Italia centrale si verificò il successo dell’Arezzo di Omero Tognon (futuro allenatore del Savona, una breve storia con scarse fortune) ed il modesto comportamento delle liguri: quindicesima Entella e sedicesimo Spezia, i cui dirigenti fecero ricorso al cambio dell’allenatore sostituendo l’ex romanista Zecca con il solito Salvietti, che provvide così a lanciare il giovane difensore Rossinelli, poi destinato alle platee sampdoriane e fiorentine.

Anche il Serie D la Federazione provvide alla suddivisione geografiche delle nostre rappresentanti regionali.

Nel girone A, protagonista assoluto il Derthona, si registrarono le presenze di Imperia, settima, Sestrese ottava, Sanremese, decima, Albenga, dodicesima, Alassio, quattordicesima, Sestri Levante, diciassettesima.

Nel girone E risultò, invece, magnifico il comportamento della Sarzanese di Lazzerini, nelle cui fila muoveva i primi passi verso il grande calcio Corrado Orrico: i rosso-neri arrivarono sino allo spareggio valido per salire in Serie C, cedendo 1-0 alla Lucchese, vittoriosa con una rete dell’ex savonese Albino Cella. Risultò buono, nel girone toscano, l’undicesimo posto conseguito dall’Arsenal Spezia appena salito di categoria. Protagonisti dell’impresa dei gialloverdi (come già nella vittoria finale in Promozione, conseguita nella stagione precedente attraverso un doppio spareggio con il Varazze: 0-0 e 3-1) alcuni ex o futuri  spezini come Castellazzi, Incerti, Piscina ed il portiere di origine egiziana Farouk Elbay, oltre al presidente Albino Buticchi, futuro e sfortunato patron del Milan.

Il decennio si concludeva così con questo schieramento per quel che riguarda la Liguria calcistica: Sampdoria in Serie A; Genoa in Serie B; Savona, Entella, Rapallo e Spezia in Serie C; Imperia, Sestrese, Sanremese, Albenga, Alassio, Sestri Levante e Sarzanese in Serie D.

Riflessione conclusiva sull’attuale caratura del calcio ligure, stagione 2017-2018: a parte Sampdoria e Genoa, protagoniste in Serie A, ed il duo Entella-Spezia in Serie B, il resto della pattuglia naviga tra Serie D e campionati dilettanti di vario ordine e grado, tra molte cadute e tentativi di resurrezione non sempre riusciti. 

 

 

QUALIFICAZIONI  MONDIALI E GLOBALIZZAZIONE DEL CALCIO DA 13 A 32 PARTECIPANTI

                                              di FRANCO ASTENGO

Nel gran mondo del calcio internazionale, l’autunno 2017 è stato vissuto attorno al grande spettacolo delle qualificazioni per i Mondiali che si giocheranno in Russia nell’estate 2018, tra il 14 giugno e il 15 luglio. Ai diversi gironi di qualificazione si è registrata davvero una partecipazione globale: allo start le squadre rappresentative di oltre 200 federazioni  di tutti gli angoli del pianeta. La “rana” del calcio, volendo scomodare Esopo, si è gonfiata a dismisura. Ormai ogni continente (o sub continente) ha la sua federazione autonoma che confluisce nella FIFA; le squadre di club disputano Coppe a livello continentale che poi sfociano nel campionato mondiale per club; i finanziamenti sono trasversali: magnati russi , sceicchi arabi, miliardari cinesi sono proprietari di squadre in più Continenti.

La televisione ha rappresentato, nel corso degli anni, lo strumento di unificazione per questo immenso movimento e adesso le partite più importanti dei campionati europei si giocano ormai ad orari utili per garantire la massima “audience” in Estremo Oriente. E’ stato questo il fattore che maggiormente ha contribuito ha mutare radicalmente non solo lo spirito ma la realtà agonistica e tecnica del gioco: un cambiamento sul quale si può tranquillamente riflettere al riguardo dei tempi andati ma che appare assolutamente irreversibile: anzi, contrariamente a ciò che sta avvenendo in economia e in politica, nel calcio è probabile che il livello di globalizzazione aumenti. Già si parla di fase finale dei mondiali a 48 squadre (adesso sono 32) ed è facilmente intuibile cosa ciò possa significare sul piano della completa consegna delle chiavi di gestione economica e sportiva ai grandi network televisivi e del web.

La nostra voglia di ostinata ricerca sui trascorsi riguardanti gli eventi calcistici ad ogni livello, da quello locale a quelli intercontinentali, ci ha portato a scavare nel passato delle qualificazioni per i Campionato del Mondo (in origine, tra il 1930 e il 1970 , Coppa Rimet).

Per la prima edizione, nel 1930, svoltasi in Uruguay  le qualificazioni non furono necessarie: alla fine si iscrissero soltanto 13 squadre, in gran parte sudamericane perché furono poche le compagini europee capaci di affrontare un viaggio così lungo e di permettersi un soggiorno prolungato. Furono così 13 le squadre partecipanti a quella prima edizione vinta dai padroni di casa capaci di superare in finale l’Argentina  (4-2). Questo l’elenco completo: Uruguay, Argentina, Jugoslavia, USA, Cile, Francia, Messico, Brasile, Bolivia, Romania, Perù, Paraguay, Belgio.

Diversa la situazione alla vigilia della seconda edizione programmata per l’avanzata primavera del 1934 in Italia.

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Il manifesto dei campionati del Mondo 1934

Il regime fascista, capace di intuire le potenzialità propagandistiche e anche economiche del calcio, aveva voluto fortemente l’organizzazione della fase finale del campionato. Occorre ammettere che la scelta si rivelò particolarmente felice, al di là del successo finale toccato, per la seconda volta, alla squadra padrona di casa, l’Italia guidata da Vittorio Pozzo. Ricordiamo l’undici che sconfisse in finale 2-1 la Cecoslovacchia: Combi, Monzeglio (grande viveur e tra le altre cose allenatore di tennis di casa Mussolini), Allemandi; Ferraris IV, Monti, Bertolini; Guaita, Meazza, Schiavio (autore della seconda rete), Ferrari, Orsi (autore del primo gol). La porta della Cecoslovacchia era difesa da Planicka, tra i dieci migliori portieri al mondo di tutti i tempi. Certo il “fattore campo”, a quel tempo, e come sempre, aveva il suo peso.

Dunque fu nell’occasione dei Mondiali italiani del 1934 che si rese necessaria per la prima volta la disputa di turni preliminari per decidere le 16 partecipanti alla fase conclusiva.

Fase conclusiva articolata sull’eliminazione diretta in una gara di sola andata: scelta secca, partita per partita, dentro o fuori. Unica possibilità di ripetizione : il pareggio dopo i tempi supplementari. Accadde in una sola occasione: nel quarto di finale giocato a Firenze tra Italia e Spagna la partita terminò 1-1 dopo una durissima battaglia. Ripetuta il giorno dopo la gara diede esito favorevole all’Italia con il punteggio di 1-0.

Torniamo però alle qualificazioni precedenti la fase finale.

Risultavano iscritte, infatti, trentadue squadre, mentre alla fine parteciparono 29 compagini.

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L’Argentina: Freschi, Pedevilla, Belis, Nehin, Sosa Urbieta, Lopez, Rua, Wilde, Devincenzi, Galateo, Iraneta

Queste 29 squadre furono suddivise in 12 gironi di qualificazione.

Il gruppo 1 suddiviso in due sottogironi: nel sottogruppo A si affrontarono Cuba e Haiti: la vincente, nel caso Cuba, incontrò il Messico. Lo stesso Messico, nella finale, valida per il solo posto utile per la fase finale, si scontrò con gli Stati Uniti, qualificati d’ufficio. La partita decisiva fu giocata a Roma il 24 maggio 1934, quasi come avanspettacolo dei mondiali veri e propri . Gli USA si imposero per 4-2. Per gli statunitensi, però, era già pronta, negli ottavi del torneo vero e proprio, la corazzata Italia che si impose seccamente per 7-1 (tre gol di Schiavio, due di Orsi, Ferrari e Meazza).

Il gruppo 2 avrebbe dovuto comprendere Brasile e Perù: il ritiro dei peruviani comportò di conseguenza la qualificazione diretta dei carioca che così si sarebbero esibiti per la prima volta nel vecchio continente.

Stessa storia nel gruppo 3: forfait del Cile e qualificazione diretta dell’Argentina.

Gruppo 4: iscritte Egitto, Palestina e Turchia. La Palestina all’epoca era territorio mandatario della Gran Bretagna. Doppia vittoria egiziana: 7-1 al Cairo e 4-1 a Gerusalemme sui palestinesi. Rinuncia successiva della Turchia e automaticamente Egitto prima squadra africana qualificata.

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La formazione dell’Egitto : Mansour, El Kaf, Hamido, Hel Far, Rafaat, Raghab, Latif, Fawzi, Mokthar, Taha, Hassan

Gruppo 5: Estonia, Lituania, Svezia. Svedesi qualificati superando per 6-2 l’Estonia a Stoccolma e per 2-0 la Lituania a Kaunas.

Gruppo 6: Spagna e Portogallo. A Madrid , 11 marzo 1934, goleada delle “furie rosse” (che all’epoca allineavano 10 baschi con Zamora in porta) per 9-0; mini – rivincita dei lusitani a Lisbona per 2-1. Qualificata la Spagna.

Gruppo 7 Italia e Grecia. Anche la squadra padrona di casa era chiamata a passare per le qualificazioni. Partita unica a Milano il 25 marzo 1934 e rotondo 4-0  (reti di Mezza 2, Guarisi e Ferrari) per gli azzurri.

Gruppo 8 : Austria, Bulgaria, Ungheria (due qualificate)  doppio confronto tra ungheresi e bulgari e doppio 4-1 a favore dei magiari a Sofia e a Budapest. Al “Prater” il Wunderteam infila i bulgari per 6-1. Austria e Ungheria qualificate.

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Il Wunderteam austriaco: Platzer, Cisar, Sesta, Wagner, Smistik, Urbanek, Zischez, Bican, Sindelar, Horvath, Viertl

Gruppo 9: Cecoslovacchia e Polonia. Si gioca una sola partita a Varsavia e i cechi si impongono 2-1.

Gruppo 10: Jugoslavia, Romania, Svizzera (due qualificate) . Si qualificano Romania e Svizzera (che pareggiano le loro sfide dirette per 2-2, anche se l’esito della gara giocata a Bucarest viene mutato il 0-2 a favore degli elvetici. I romeni, infatti, avevano utilizzato un giocatore squalificato). Intanto la Romania  si era imposta sulla Jugoslavia per 2-1 dopo che slavi e svizzeri avevano chiuso la loro sfida sul 2-2.

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Un visione d’epoca dello Stadio di Marassi. Vi si giocò l’ottavo di finale tra Spagna e Brasile (3-1)

Gruppo 11: Belgio, Olanda, Irlanda. Il girone più incerto . L’Olanda la fa da padrona superando prima l’Irlanda per 5-2 e successivamente il Belgio per 4-2. Dato che la sfida tra irlandesi e belgi era finita alla pari 4 – 4, il goal di differenza nello “score” subito dall’Olanda consentì al Belgio di accedere alla fase finale.

Gruppo 12: Francia, Germania e Lussemburgo. Passeggiata per francesi e tedeschi. Nelle due gare, giocate entrambe in Lussemburgo, i galletti si imposero per 6-1 e la squadra tedesca per 9-1

L’allineamento per la fase finale in Italia comprendeva così queste 16 squadre: Italia, Stati Uniti, Svizzera, Olanda, Cecoslovacchia, Romania, Ungheria, Egitto, Spagna, Brasile, Austria, Francia, Svezia, Argentina.

Un passo indietro allora per fissare alcuni dettagli di quella fase di qualficazione.

Questo il tabellino della prima partita giocata in assoluto:

Domenica 11 giugno 1933, Stadio “Stockholms” di Stoccolma. 8.123 spettatori

Svezia – Estonia 6-2

Reti: autogoal di Tipner 7’, Bunke al 10’, Ericsson al 13’, Bunke al 43’, Kass al 41’, Kuremaa al 61’, Ericsson al 70’, Andersson al 79’.

Svezia: Krosberg, O. Andersson, S. Andersson, Persson, Johansson, E. Andersson, Osson, T. Bunke, Ericcson, I. Bunke, Kroon. Allenatore: Petersson.

Estonia: Tipner, Einman, Tarimae, Reinko, Sillak, Parbo, Siimenson,  Uukavi, Karm  (46’ Laasner), Kuremaa, Kass. Allenatore: Rein.

Arbitro: Johansen (Norvegia).

Per concludere il tabellino della partita di qualificazione giocata dall’Italia contro la Grecia. Nel primo tempo, sostituito da Ferrari nella ripresa, fa la sua unica apparizione in azzurro Nereo Rocco, il futuro “paron” tra i padri del catenaccio italiano e da allenatore del Milan  vincitore di scudetti, Coppe dei Campioni, Coppe Intercontinentali. In precedenza però Rocco aveva portato il Padova “provinciale” a contendere lo scudetto 1957 – 58 alla Juventus.

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La Nazionale degli Stati Uniti: Hijulian, Czerkiewcz, Moorhaus, Pietras, Congalves, Florie, Ryan, Nilse, Donelli, Dick Mc Lean

Domenica 23 marzo 1934

Stadio di San Siro in Milano 20.000 spettatori

Italia – Grecia 4-0

RETI: Guarisi al 40’, Meazza al 44’, Ferrari al 69’ Meazza al 71’

Italia: Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Montesanto, Monti, Fantoni III, Guarisi, Serantoni, Meazza, Rocco (Ferrari dal 46’) Guaita;  all. Pozzo.

Grecia: Grammaticopulos, Chrisafoupoulus, Kouranidis, Chelmis, Danellan, Vikelidis, Mijakis, Angelakis, Vazos, Baltidis, Adrianopulos allenatore: Nikolaidis

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Italia campione del mondo. Da sinistra, in piedi: Combi, Monti, Ferraris IV, Allemandi, Guaita, Ferrari. Accosciati: Schiavio, Meazza, Monzeglio, Bertolini, Orsi

SPORT E POLITICA: QUANDO TOGLIATTI IMPOSE ALL’UNITA’ L’EDIZIONE DEL LUNEDI’

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Di seguito a questa introduzione le nostre lettrici / lettori troveranno un gustoso articolo tratto dal blog “La bottega del Barbieri” che tratta di un particolare momento di rapporto tra lo sport e la politica all’interno della redazione del “Guerin Sportivo” occupata per un giorno,nel lontano 1920, da due redattori “bolscevichi” poi immediatamente licenziati dal direttore Corradini.

Abbiamo pensato di utilizzare questa combinazione per una breve riflessione sul rapporto tra lo sport e la politica, e più in particolare tra il calcio, il potere e l’opposizione al potere.

Il calcio dimostratosi da subito, fin dal primo affermarsi tra le masse nella seconda metà dell’800, un veicolo formidabile di propaganda e addirittura di “distrazione di massa”. Non solo in Italia, naturalmente,anche se nel nostro Paese si sostiene che grazie allo sport e alla sua capacità – appunto – di distrazione di massa sia stata evitata addirittura una Rivoluzione allorquando, nell’estate 1948, nei giorni dei moti suscitati dall’attentato al segretario del Pci Palmiro Togliatti, si verificò la grande impresa di Gino Bartali capace di vincere il Tour. Quella coincidenza contribuì, secondo la vulgata corrente, a calmare gli animi e ad evitare il protrarsi di una pericolosa situazione (naturalmente la Rivoluzione non ci fu per varie cause e ragioni molto complesse, ma la voce popolare assegna all’impresa di Bartali un peso molto importante).

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Gino Bartali nel giorno della grande impresa sull’Izoard

Lo stesso segretario del Pci Togliatti, del resto, fu tra i politici quello che forse comprese meglio il valore e il peso dello sport nella società moderna che andava costruendosi all’indomani della seconda guerra mondiale, in previsione del boom economico e dell’avvento della società dei consumi: una intuizione che, nel panorama politico italiano, Togliatti condivise con Giulio Andreotti, democristiano, all’epoca a lungo sottosegretario alla presidenza del Consiglio con De Gasperi.

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La Prima pagina dell’Unità nel giorno dell’annuncio della tragedia del “Grande Torino”

Andreotti mantenne sempre la delega allo sport e fu il “deus ex machina” della promozione e dell’organizzazione delle Olimpiadi di Roma 1960: evento riuscitissimo e probabilmente da passare alla storia come l’ultima delle Olimpiadi a dimensione umana con le indimenticabili imprese di Livio Berruti, oro nei 200 metri, dell’etiope Abebe Bikila, scalzo vincitore nella maratona, e della velocista americana Wilma Rudolph, oro nei 100, 200 e nella staffetta 4×100.

Togliatti, invece dal canto suo, impose fortissimamente l’uscita dell’edizione del lunedì dell’Unità contenente un completo panorama della domenica sportiva (i resoconti del calcio arrivavano fino alle cronache  di Serie C) e soprattutto puntò sulla “qualità” degli articoli, facendo in modo che letterati e scrittori legati al Partito si cimentassero con le cronache sportive. Pier Paolo Pasolini per tutti.

Il suo obiettivo era quella di fare dell’Unità del Lunedì la migliore edizione in circolazione tra i quotidiani non specializzati, in diretta concorrenza con il “Corriere della Sera”.

E’ necessario, per ricostruire un minimo la storia del rapporto tra il calcio e la politica fare un passo indietro: non così lontano come quello necessario per ricordare come nell’antica Grecia lo svolgimento delle Olimpiadi coincidesse con la tregua per tutte le guerre in corso o come nell’antica Roma il motto “Panem et circenses” rappresentasse una delle regole auree per il governo dell’Impero.

Un passo indietro va comunque fatto, per ricordare come il fascismo avesse anch’esso intuito le grandi potenzialità dello sport nel rapporto di massa, curandone tutti gli aspetti e veicolando il nazionalismo attraverso la promozione di grandi avvenimenti e di grandi imprese sportive.

Fu così organizzata in Italia la seconda edizione dei mondiali di Calcio che gli azzurri si aggiudicarono (come del resto accadde nell’edizione successiva svoltasi in Francia) e furono promosse due partecipazioni della squadra italiana alle Olimpiadi di Los Angeles (1932) e Berlino (1936) di altissimo livello con successi in tutti gli sport: dall’atletica leggera, al ciclismo, al calcio, alla ginnastica.

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Un esempio della cura, anche propagandistica, con la quale i fascismo “occupava” anche lo sport

Anche l’altra sponda politica, quella opposta al fascismo, però non stava a guardare. Nel dopoguerra i paesi “a socialismo reale” guidati dall’Unione Sovietica fornirono la massima importanza alla partecipazione sportiva curandone tutti gli aspetti e privilegiando gli atleti impegnati nelle massime competizioni internazionali inquadrandoli nei ranghi maggiori dell’esercito, della polizia, dello Stato in modo da consentire loro di svolgere l’attività sportiva in maniera pressoché professionale in tempi nei quali la partecipazione olimpica era ancora regolate dalle norme decoubertiane riguardanti il dilettantismo.

Il calcio poi fornì occasione di propagandare le cause dei popoli in lotta per la liberazione coloniale oppure impegnati nella difesa della democrazia.

Abbiamo già raccontato dalle pagine del nostro blog le vicende della squadra rappresentativa dei Paesi Baschi durante la guerra civile spagnola e di quella del FLN dell’Algeria durante il conflitto per la sconfitta finale (come avvenne) del colonialismo francese.

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La squadra del Fronte di Liberazione Nazionale dell’Algeria

Esiste un film che raccoglie magnificamente questa idea del rapporto tra lo sport (in particolare il calcio) e la politica, ed è quel “Fuga per la Vittoria” con Sylvester Stallone, Michael Caine, Max Von Sydow, film che rimane emblematico anche del valore che il gioco e il risultato hanno rispetto allo spirito della competizione.

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Ecco la compagine dei calciatori prigionieri fuggitivi in “Fuga per la Vittoria”, al centro degli accosciati Pelè, aurtore di un favoloso gol in rovesciata; oltre all’asso brasiliano sono in squadra Ardiles, Deyna, Bobby Moore e Hallvar Thoresen; l’improbabile portiere è Rambo-Stallone che para anche un rigore

Ecco di seguito l’articolo tratto dal Blog “La Bottega del Barbieri” che tratta molto argutamente di politica ma anche, come si diceva una volta, di “varia umanità”.

il Guerin sportivo occupato per un giorno

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(Il 14 ottobre 1920 due redattori ribelli mandarono in stampa un numero “bolscevico” della rivista sportiva)

di David Lifodi

Il 14 ottobre 1920 le modalità di comunicare gli eventi sportivi cambiarono radicalmente, anche se per un solo giorno. Al linguaggio maschio e nazionalista che celebrava sui quotidiani le imprese pedatorie, ciclistiche e di altre discipline, si sostituirono le parole d’ordine della lotta di classe. Lo sport inteso in senso popolare, aperto e antirazzista, che oggi è sostenuto e propagato da una miriade di realtà sociali antagoniste al sistema, era ovviamente aldilà da venire. Fu l’austero Guerin sportivo a trasformarsi, seppure per un solo numero, in una rivista che assomigliava molto di più a Sport e proletariato, pubblicazione sorta nel 1923 e in grado, per un certo periodo, di fare concorrenza alla Gazzetta dello sport.

Quel 14 ottobre di 97 anni fa i lettori del Guerin sportivo si trovarono tra le mani un numero assai particolare. Già l’editoriale, Piazza pulita, caratterizzato da un Guerin con la falce e martello, faceva capire che i curatori della rivista avevano deciso di dare un taglio assai diverso a quello consuetudinario. Approfittando dell’assenza, per alcuni giorni, del fondatore e direttore della rivista, Giulio Corrado Corradini, due redattori rimasti senza nome, ma di certo di spirito sovversivo, ribaltarono completamente l’impostazione di quel giornale fondato nel 1912. Non che sul Guerino non si parlasse di sport, ma in quel numero i due redattori che presero le redini della rivista lo fecero in chiave proletaria e del resto basta leggere il libro di Pasquale Coccia, Storie di sport ribelle (manifestolibri 2016), o Sport e proletariato. Una storia di stampa sportiva, di atleti e di lotta di classe (Mursia, 2016) di Alberto Di Monte, per capire come già negli anni Venti fossero in molti ad agognare ad un’idea dello sport in chiave non mercantilistica ed elitaria.

Fatto sta che quell’edizione del Guerin sportivo del 14 ottobre 1920 fu definita come “bolscevica” e in effetti, da pagine di innegabile umorismo, come ad esempio quella dove al numero telefonico del giornale era stato sostituito quello della Camera del Lavoro, a pagine dove erano contenute riflessioni più serie, era evidente come il tentativo dei due coraggiosi redattori, poi licenziati, fosse quello di sensibilizzare le masse. Ad esempio, nell’editoriale che annuncia “lo sfratto al direttore Corradini”, si ragiona anche sullo “sport che anestetizza le menti”, sintomo del difficile rapporto che ha sempre caratterizzato i rapporti tra la sinistra e lo sport. Come ha evidenziato Pasquale Coccia, a cui va il merito di aver diffuso la storia del Guerin sportivo occupato, sui due redattori influirono molto gli ideali del biennio rosso, nonché i recenti fatti della rivoluzione russa, ma fin da allora iniziò a farsi strada un’altra idea di giornalismo, anche sul versante sportivo. Di fronte al fascismo che stava per arrivare e ai quotidiani sportivi sostenuti da quegli industriali che se ne servivano per arginare quell’idea di sport insofferente rispetto ai valori di allora, i due redattori ribelli erano riusciti a dar voce ad un modo assai diverso di intendere e percepire la’informazione, non solo a livello di pratica agonistica. A colpire, in particolar modo, fu il loro rifiuto ad accettare le pubblicità degli industriali, ben sintetizzata dall’annuncio che rifiutava “abbonamenti e inserzioni dei pescicani”. Quanti sono, ancora oggi, i quotidiani che per andare avanti sono costretti a ricorrere a pubblicità di questo tipo che poi ne condizionano anche la linea editoriale? La maggioranza.

Al suo ritorno, il direttore Corradini corse ai ripari e licenziò immediatamente i due redattori facendoli passare prima come “giovani russi venuti in Italia da pochi mesi” che avevano mandato in stampa quella versione del Guerin sportivo in seguito ad una solenne sbornia, e poi come “due emissari di Lenin”, venuti nel nostro paese per sondare lo stato d’animo della classe operaia e vedere se ci fossero stati i margini per fare la rivoluzione anche in Italia. Quell’esperienza del Guerin sportivo, divenuto strumento di propaganda dei lavoratori, rappresentò comunque un primo atto di ribellione, in ambito sportivo, a cui ne sarebbero seguiti molti altri, nonostante i tentativi posti in essere anche dall’incombente regime fascista di utilizzare lo sport come strumento di propaganda.

STORIE DI ROVESCIATE E DI DIFENSORI ACROBATI DA PAROLA A VARICELLI

 

 di FRANCO ASTENGO

In principio fu una questione di copertine degli album delle figurine e di rovesciate. Non tutti ricordano, infatti, che la prima copertina di un album delle figurine “Panini” raffigurante una classica rovesciata di un difensore non fu quella riproducente la “storica” e spettacolare rovesciata di Carlo Parola, immortalato da una foto pubblicata dal “Calcio Illustrato” in un Juventus – Fiorentina, bensì quella di un analogo gesto tecnico compiuto in maglia azzurra dal terzino della Fiorentina Ardico Magnini e immortalato in una copertina del settimanale “Il Campione” nell’autunno 1956: occasione una partita Italia – Svizzera terminata 1-1.

Il lavoro dei difensori all’epoca era molto diverso da quello svolto oggi. Le squadre erano “lunghe”, non c’erano sovrapposizioni da parte degli attaccanti che ripiegavano per raddoppiare le marcature, molte squadre erano rigidamente impostate “a catenaccio”, ma per i difensori l’arma più importante era quella dell’anticipo e del rinvio.

L’anticipo richiedeva doti di tempismo e di acrobazia: molto spesso la rovesciata difensiva era l’arma migliore per spezzare la trama avversaria e di questa specialità, come di quella del rinvio al volo (senza far toccare la palla a terra, innestando con il rilancio l’azione d’attacco), avevano fatto il loro cavallo di battaglia difensori molto forti atleticamente e dotati anche di una perfetta tecnica di base.

Perfetta tecnica di base in possesso anche dei centrocampisti e delle ali destinatarie dei rilanci da 30 – 40 metri: abbiamo ancora negli occhi stop volanti di ali e mezz’ale, capaci di mettere la palla a terra senza alcuna incertezza nonostante la distanza e la forza del passaggio molto spesso eseguito, come si accennava, al volo.

Questo fatto avveniva anche nelle categorie minori laddove si trovavano giocatori capaci di entrambi i gesti atletici: quello del rinvio al volo magari attraverso la rovesciata e quello del relativo “arresto” perfetto tale da portare la “palla al piede” come se fosse legata con una corda ricordava Meazza.

Non ricordiamo giocatori particolari protagonisti, nei nostri campionati minori, di simili prodezze per non commuoverci. Passiamo invece a ricordare alcuni specialisti delle acrobazie difensive protagonisti nei tempi in cui queste azioni erano richieste, ricordando che nei 10 cognomi che troverete successivamente elencati si trovano giocatori che, all’epoca, erano schierati in squadre praticanti il “WM puro” e altre che utilizzavano il mezzo sistema o “catenaccio” con il libero fisso alle spalle della difesa (poi sarebbero arrivati i liberi “fluidificanti” costruttori di gioco ma ad essi dedicheremo in altra occasione un capitalo a parte).

Questo l’elenco dei dieci prescelti. Mancano parecchi nomi che pure avrebbero meritato: da Francesco Janich a Luciano Comaschi, a Giorgio Bernardin. Non c’è neppure Armando Picchi, “libero” di transizione fra questa generazione e quella successiva dei “fluidificanti” che interpretava magistralmente il ruolo in una chiave meramente difensiva. E’ assente anche Rinone Ferrario detto “Mobilia” il cui atteggiamento sul campo era sicuramente non rivolto alla ricerca dell’acrobazia, ma dell’interpretazione del ruolo del centro mediano più simile a quella del centro mediano metodista. Il paragone più consono al gioco di Ferrario è quello piuttosto con Luisito Monti o Michele Andreolo.

1)    Carlo Parola

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Carlo Parola (Torino, 20 settembre 1921 – Torino, 22 marzo 2000) è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore; da allenatore fu tecnico di varie squadre, tra cui la Juventus, nella quale crebbe e in cui trascorse gran parte della sua carriera di calciatore, affermandosi tra i più grandi difensori del XX secolo.

Emerso come centravanti, l’allenatore Felice Borel, grande seguace del sistema inglese, lo dirottò a centromediano metodista, con compiti a metà fra quelli di uno stopper e un libero – marcatura dell’attaccante avversario e, una volta riconquistato il pallone, impostazione della ripartenza –, facendone di fatto l’erede in maglia bianconera di Luis Monti. Nonostante l’iniziale ritrosia di Parola verso questo cambiamento, la nuova posizione in campo e le conseguenti prestazioni gli daranno risalto e prestigio a livello internazionale.

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La celebre rovesciata di Parola

La sua notorietà è dovuta soprattutto a un caratteristico gesto tecnico, la rovesciata, che il giocatore fu il primo a utilizzare con frequenza nel calcio italiano. La più famosa “rovesciata di Parola” nacque il 15 gennaio 1950, all’80’ di Fiorentina-Juventus così rappresentata dalle parole di Corrado Banchi, giornalista freelance, autore di una memorabile fotografia:

« […] Parte un lancio di Magli verso Pandolfini. Egisto scatta, tra lui ed il portiere c’è solo Carlo Parola; l’attaccante sente di potercela fare ma il difensore non gli dà il tempo di agire. Uno stacco imperioso, un volo in cielo, una respinta in uno stile unico. Un’ovazione accompagna la prodezza di Parola. »

Quella rovesciata è stata pubblicata in oltre 200 milioni di copie

2)    Ardico Magnini

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Ardico Magnini  (Pistoia, 21 ottobre 1928) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo terzino.

Cresce come mezzala nelle giovanili della Pistoiese, esordendo in prima squadra nel corso della stagione 1947-1948, in Serie B. Ottiene il posto da titolare per le due stagioni successive, segnando complessivamente 13 reti per lo spostamento al ruolo di centrocampista.

Nell’estate del 1950 viene acquistato dalla Fiorentina, squadra con cui esordisce in Serie A il 21 gennaio 1951 durante una gara interna vinta per 2-0 dai viola contro il Napoli; il 17 giugno di quell’anno firma il suo primo gol in maglia viola, contro l’Udinese. Iniziò da mezzala, ma fu Luigi Ferrero a fare la sua fortune, mettendolo terzino a partire dall’inizio della stagione 1952-1953. Titolare della Fiorentina del primo scudetto (1955-1956), con i viola raggiunge le 225 presenze in Serie A (vincendo anche una Coppa Grasshoppers nel 1957), perse una finale di Coppa dei Campioni 1956-57 e la Coppa Italia 1958, prima di essere ceduto al Genoa. Chiude la carriera nel 1960-1961 nel Prato.

Esordì in Nazionale il 26 aprile 1953 a Praga, contro la Cecoslovacchia. Successivamente venne regolarmente convocato, in vista dei Mondiali del 1954 in Svizzera, 20 presenze in azzurro (giocò nella nazionale Italiana dal 1953 al 1957). Ha allenato la Pistoiese, dal 1962 al 1965.

3)    “Tojo” Sardelli

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Vittorio Sardelli (Borgo Val di Taro, 10 giugno 1918 – Recco, 7 ottobre 2000) è stato un calciatore italiano, di ruolo terzino sinistro. Era soprannominato Tojo “palla di gomma”. Proveniente dagli istriani dell’Ampelea, Sardelli esordì in Serie A con la maglia del Genoa 1893 il 2 ottobre 1938 in Genoa 1893-Novara (3-1). Divenuto uno dei punti di riferimento della difesa, rimase a Genova per altre undici stagioni, tutte in Serie A, fino al suo ritiro avvenuto nel 1951. L’ultima partita da lui giocata fu Genoa-Udinese (1-1) del 28 gennaio 1951. All’inizio del 1945 Sardelli giocò in prestito dal Genova 1893 alla rappresentanza della Marina nella Coppa Città di Genova, competizione che sostituì il normale campionato italiano di calcio, interrotto a causa della seconda guerra mondiale. Con la Marina Sardelli ottenne il terzo posto finale. Sardelli giocò la sua unica partita nella Nazionale maggiore il 26 novembre 1939 nell’amichevole contro la Germania. Giocò anche tre partite in Nazionale B, la prima delle quali il 20 novembre 1938. Dopo il ritiro aprì accanto allo stadio Stadio Luigi Ferraris a Genova un noto emporio di sedie, che chiuse per trasferirsi a Recco in seguito alla tragica scomparsa del figlio Uccio, già portiere delle squadre giovanili della Sampdoria e successivamente di molte squadre dilettantistiche liguri.

4)    Gaudenzio Bernasconi

Gaudenzio Bernasconi (Ponte San Pietro, 8 agosto 1932) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore o centrocampista.

Cresciuto nel Vita Nova di Ponte San Pietro, con cui non ancora ventenne debutta in Serie C disputandovi tre campionati.  Lo ricordiamo personalmente in Corso Ricci, prima giornata del campionato 1951 – 52: un clamoroso 4-3 a favore del Savona sui lombardi.Viene quindi notato dall’Atalanta che lo acquista nel 1952; nello stesso anno l’esordio in Serie A rimanendo in nerazzurro per due stagioni, nella seconda della quali, 1953-1954, si afferma tra le rivelazioni del torneo.

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Bernasconi (accosciato, secondo da sinistra) con l’Italia nel 1956. Da sinistra in piedi: Carapellese, Cervato, Virgili, Magnini, Gratton, il massaggiatore Farabullini; accosciati: capitan Boniperti, Bernasconi, Chiappella, Segato, Montuori, Viola. Risultato: Italia – Brasile 3-0

Passò quindi alla Sampdoria, club a cui legò la maggior parte della carriera. Disputò infatti undici stagioni in blucerchiato, tutte in massima categoria, divenendo uno dei beniamini della tifoseria doriana che, forse per la sua riservatezza, gli affibbiò il soprannome di “Orsacchiotto”. Al secondo anno a Genova, le prestazioni offerte gli permisero di raggiungere la Nazionale con cui esordì il 24 aprile 1956, mettendo poi a referto 6 presenze totali nella seconda metà degli anni 1950 (fra cui le sfide contro Argentina e Brasile nella tournée sudamericana dell’estate del ’56), ma dovendo presto cedere spazio in azzurro a elementi di club più titolati.

Con la Sampdoria, dal 1958 formò con i laterali Mario Bergamaschi e Azeglio Vicini un’affiatata mediana, tra quelle schierate con maggiore continuità in massima serie. Svestì la maglia dei blucerchiati, di cui fu anche capitano, nel 1965, dopo 334 gare che ne fecero a lungo il calciatore più presente in campionato con i liguri; classifica in cui oggi è tuttora il quarto assoluto, alle spalle di Roberto Mancini, Moreno Mannini e Pietro Vierchowod.

Concluse la carriera nelle Marche, dove nella seconda metà degli anni 1960 ricoprì il doppio ruolo di giocatore-allenatore dapprima nello Jesi, per tre annate in Serie C, e infine nell’Urbino, per due stagioni in Serie D, prima del definitivo ritiro dall’attività agonistica nel 1970. Intraprese in seguito la carriera di tecnico a tempo pieno, guidando fra gli anni 1970 e 1980 compagini quali Foligno, Caratese e Verdello.

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5)    Ivano Blason

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Ivano Blason (San Lorenzo Isontino, 24 maggio 1923 – Gorizia, 13 marzo 2002) è stato un calciatore italiano, di ruolo terzino e di battitore libero o “terzino volante” come lo aveva appellato Rocco  prima nella Triestina 47 – 48, poi negli anni 50 – ’60 a lungo con il Padova. Si mise in luce nella Triestina, squadra con la quale esordì nella massima serie nel campionato post-bellico 1945-46 dopo gli inizi alla Pro Gorizia.

Blason fu fra i protagonisti del secondo posto conquistato dagli alabardati nel 1947-48, dietro al Grande Torino. Rimase a Trieste fino al 1950, quando fu chiamato a ricoprire il ruolo di centromediano nell’Inter di Alfredo Foni, con cui conquistò due scudetti consecutivi (1952-53 e 1953-54) dopo un anno al Verona, in Serie B, passò al Padova con il quale militò per altre sette stagioni in massima divisione, fino all’età di 39 anni. Fu una delle colonne della squadra di Nereo Rocco, capace di distinguersi nel panorama calcistico italiano fra gli anni ’50 e ’60, con il terzo posto del 1957-58. Durante la permanenza a Trieste, Blason indossò anche per una volta la maglia della Nazionale, esordendo il 2 luglio 1950 nella gara vinta per 2-0 contro il Paraguay ai mondiali del Brasile, a San Paolo.

6)    Giacomo Losi

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Giacomo Losi (Soncino, 10 settembre 1935) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore.Militante nella Roma per quasi tutta la sua carriera professionistica (quindici stagioni), è il giocatore con più presenze nel club dopo Francesco Totti e Daniele De Rossi. Per la sua lunga militanza e la generosità in campo è stato soprannominato Core de Roma. Cresciuto in una famiglia di lavoratori anti-fascisti, da bambino assiste alla seconda guerra mondiale, e partecipa indirettamente alla resistenza portando le munizioni che i partigiani usavano contro i nazisti.

Ha esordito in Serie A a Roma contro l’Inter il 20 marzo 1955, non essendo disponibile il titolare Alberto Eliani; la partita si concluse 3-0 per la Roma A partire dalla stagione 1955-1956 divenne titolare della squadra e lo restò sino a fine carriera, tranne una parentesi nel 1957-1958 e nel 1958-1959 quando gli venne preferito Giulio Corsini come terzino sinistro. Rientrato in formazione titolare nella primavera 1959 con il ruolo di difensore centrale, si guadagnò la fascia di capitano nella stagione 1960-1961. Giocò nella Roma fino al 1969, collezionando 386 presenze totali, di cui 299 da capitano, senza mai subire nessun provvedimento disciplinare (fu ammonito solamente nell’ultima partita disputata). Nella stagione 1968-1969, con l’arrivo di Helenia Herrera sulla panchina romanista, venne messo in disparte dopo le prime 8 giornate, e in seguito a dissidi con l’allenatore argentino lasciò la Roma a fine stagione per disputare la sua ultima annata da calciatore nella Tevere Roma, formazione di Serie D.

Con la Roma ha vinto due Coppe Italia, nel 1963-1964, e nel 1968-1969, e una Coppa delle Fiere nel 1960-1961; in campionato il miglior piazzamento è stato il secondo posto nel 1954-1955). Ha segnato due reti in Serie A, entrambe decisive: la prima all’Olimpico, l’8 gennaio 1961 contro la Sampdoria, quando, per uno stiramento, fu costretto a giocare all’ala (3-2 il risultato finale; la seconda a Foggia, il 18 dicembre 1966, e siglò il risultato finale di 2-2.
Il 20 settembre 2012 è stato tra i primi 11 giocatori ad essere inserito nella hall of fame ufficiale dell’AS RomaHa esordito nella Nazionale maggiore il 13 marzo del 1960 nell’amichevole persa 3-1 contro la Spagna a Barcellona. Fu quindi schierato in tutte le partite della squadra azzurra sino ai Mondiali del Cile del 1962 indossando anche la fascia di capitano allo Stadio Heysel di Bruxelles, nella partita Belgio-Italia del 13 maggio 1962, nella quale esordì il diciottenne Gianni Rivera (3-1 per l’Italia il risultato finale).

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Giacomo Losi (a sinistra) e Omar Sívori con la maglia azzurra nel 1962

Ha partecipato alla spedizione italiana dei Mondiali cileni del 1962, disputando la prima partita contro la Germania Occidentale (31 maggio 1962 a Santiago, 0-0) e la terza vittoriosa contro la Svizzera (7 giugno 1962, 3-0). Non fu schierato nella partita con il Cile (Battaglia di Santiago), per la quale gli fu preferito l’ex compagno di squadra Mario David. In seguito il nuovo Commissario Tecnico, Edmondo Fabbri, ritenne di non convocarlo più, chiudendo la carriera in Nazionale a ventisette anni. Il suo bilancio complessivo è stato di 11 partite nella Nazionale maggiore (7 vittorie, un pareggio e 3 sconfitte), 2 partite in Nazionale giovanile ed altrettante in Nazionale B.

7)    Fosco Becattini

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Fosco Becattini (Sestri Levante, 16 marzo 1925 – 14 dicembre 2016 è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo difensore. In 16 stagioni alGenoa ha totalizzato 425 presenze in maglia rossoblù ed è stato superato solo nel 2002 da Gennaro Ruotolo. Cresciuto nel vivaio del Sestri Levante, verrà acquistato dal Genoa, squadra della quale diventerà bandiera collezionando il record di presenze (425) battuto poi da Gennaro Ruotolo. La sua lunga permanenza nella società genovese con la maglia numero 3 lo riporta come il perno della difesa rossoblù negli anni subito successivi alla Seconda guerra mondiale dal campionato di Serie A 1946-1947 fino alla sua ultima stagione nel campionato 1960-1961. Esordisce in Serie A il 13 gennaio 1946 in Bologna-Genoa (4-0). Nel suo ruolo di terzino, per la sua non eccelsa statura e la sua agilità era definito “palla di gomma”. Per la Nazionale italiana ha collezionato due presenze nella stagione 1948-1949. Esordisce in Nazionale il 27 marzo 1949 in Spagna-Italia (1-3).

Appese le scarpe al chiodo è stato anche allenatore con il Sestri Levante, Rapallo e Albenga.

8)    Lupo Balleri

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Costanzo Balleri  detto “ Lupo”(Livorno, 20 agosto 1933) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano. Difensore di grande temperamento, noto con il soprannome di Lupo, cresce calcisticamente nel Livorno e pare destinato a una carriera di secondo piano in Serie B in coppia con Picchi come terzino. La svolta avviene nel 1959 quando Paolo Mazza acquista entrambi i terzini e li lancia in Serie A. Sarà un grande successo, la Spal (acronimo di Società polisportiva ars et labor) arriverà quinta e Picchi andrà all’Inter mentre Balleri approderà al Torino. Nel novembre del 1960 però Helenio Herrera si convincerà a ricostruire la coppia Picchi-Balleri e insisterà per averlo. Angelo Moratti lo asseconderà e Balleri esordirà con la maglia neroazzurra il 20 novembre 1960 nel vittorioso derby con il Milan. Per Balleri, che sempre a novembre di quell’anno aveva ritrovato anche l’altro ex spallino Morbello, l’avventura interista durerà due anni e a Milano giocherà 45 partite di campionato, 11 in Coppa delle Fiere e 2 in Coppa Italia segnando una rete. Nel novembre del 1962 andrà al Modena sempre in Serie A e con i “canarini” resterà due anni iniziando a giocare da libero. Poi, sempre a novembre, nel 1964 Balleri ritornò alla Spal in Serie B per sostituire come libero il grande Sergio Cervato che si era ritirato a seguito di un infortunio. Successivamente, completando la carriera a ritroso, di nuovo a Livorno e infine in Serie D con il Montevarchi dove chiuse con il calcio giocato.

9)    Aldo Ballarin

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Aldo Ballarin (Chioggia, 10 gennaio 1922 – Superga, 4 maggio 1949) è stato un calciatore italiano, di ruolo difensore. Dopo due stagioni al Rovigo in Serie C, nel 1941 viene acquistato dalla Triestina, con cui disputa due campionati di Serie A. Disputa il Campionato Alta Italia con il Venezia. Al termine della seconda guerra mondiale, viene acquistato dal Torino. Arriva come terzino metodista spazzatutto per una cifra allora impensabile per un terzino: 1,5 milioni, più di quanto spese Ferruccio Novo per Valentino Mazzola e Ezio Loik insieme.[senza fonte]

 

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Ballarin dopo una “battaglia” sul campo

Con il Grande Torino, in coppia con Maroso,  vinse quattro scudetti (1945-1946, 1946-1947, 1947-1948, 1948-1949). Morì il 4 maggio 1949, nella tragedia di Superga. In ricordo della scomparsa di Aldo e del fratello Dino Ballarin, terzo portiere di quello stesso “grande Torino” aggregato come premio alla tragica trasferta di Lisbona, il comune di Chioggia ha intitolato il proprio stadio comunale con il nome dei due atleti. Lo stesso ha fatto il comune di San Benedetto del Tronto, che nel 1949 intitolò il campo sportivo, allora utilizzato dalla Sambenedettese, ai due fratelli. Aldo Ballarin è stato sepolto nel cimitero di Chioggia, vicino al fratello Dino.

10) Ciccio Varicelli

Una citazione anomala,  ma tanto cara alla nostra memoria. Ciccio Varicelli  (Pizzo Calabro 1925 – Savona 1989) è stato il più funambolico difensore nella storia del Savona Fbc, capace anche a 40 anni da protagonista assoluto nei grandi tornei estivi, di rovesciate e anticipi perfetti. Giocatore e persona generosissima in campo e fuori desideriamo ricordarlo assieme alla sua famiglia di grandi sportivi (il fratello Romolo, recentemente scomparso, giocava difensore con le stesse sue caratteristiche militando nei famosi Cicerin Boys, poi Albisola, Albenga, Freccero, Villetta, Nolese).

Ciccio dopo aver indossato il bianco blu in Serie B nel corso della stagione 46 – 47 era passato alla Cremonese, Spal ( partecipando alla prima storica promozione in Serie A della squadra ferrarese nella stagione 49 – 50), Livorno, Reggina per poi tornare al Savona con il campionato 56 – 57 e terminare la carriera con Albisola e Veloce.

Non aveva mai appeso le scarpe al chiodo continuando a giocare , come già ricordato, nei vari tornei alla Valletta, Sacro Cuore, Zinola, Lazzaretti di Vado. Ultima esibizione allo stadio Bacigalupo nel 1986 in una gara di  cosiddette “vecchie glorie” dove a 61 anni aveva esibito la solita proverbiale grinta.

Poi una brutta malattia e l’improvvisa scomparsa: ma non nella nostra memoria.

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Questa foto ha assunto  nel tempo un importante valore storico e affettivo per l’intero mondo del vecchio calcio savonese. Si tratta infatti della testimonianza dell’ultima partita giocata da Ciccio Varicelli (classe 1925) acrobatico terzino volante con Savona, Cremonese, Livorno, Spal, Reggina, ancora Savona e Veloce: uno dei giocatori più amati dal grande pubblico che assiepava corso Ricci. Si tratta della rappresentativa UISP che, in parallelo, con il Trofeo omonimo edizione 1986 disputò un torneo vecchie glorie. Nella formazione ci sono nomi importanti per le vicende del calcio savonese anni ’50 – ’60: da sinistra in piedi Franco Astengo, Gianni Pessano organizzatore del torneo, Riccardo Bisio, Luigino PIttaluga sornione golaeador vadese, Dario Ricci bandiera della Priamar, Paolino Gaglione “ o rey” centrocampista di vero genio, Andrè Galindo protagonista con il Savona di tanti campionati e del ritorno in Serie C anche lui purtroppo recentemente scomparso, l’aletta Marco Sfondrati. Accosciati, dopo la “mascotte”, Nico Vasconi, il giocatore di maggior classe nella generazione nata a metà degli anni ’40 (Priamar, Veloce, Albenga, tanti campionati in Serie D), Arturo Martinucci grintosissimo mediano e poi libero del Vado, Ciccio Varicelli, Elvio Curti acrobatico portiere scomparso recentissimamente e al quale va dedicato un ricordo particolare per la sua allegria e spontaneità nell’amicizia (Altarese, Albisola, ma cresciuto con Galindo nel vivaio del SIBI del Mago Danilo)

PRIMA DIVISIONE E II CATEGORIA OLTRE 70 ANNI DI CALCIO IN PROVINCIA DI SAVONA (1935-2000)

 

a cura di FRANCO ASTENGO

La storia del calcio savonese è ricca di squadre, nomi, personaggi e tanti, tanti numeri. Protagonisti e comprimari di diverse generazioni certo meritevoli di essere ricordati. Non come mero fatto statistico, bensì per il significato della loro appartenenza e per il contributo alla crescita di un intero movimento, al di là delle categorie. Da qui l’esigenza di aprire una finestra capace di farci spaziare su oltre sessant’anni di vita del calcio dilettanti. E lo facciamo con la pubblicazione di tutte le classifiche dei campionati di Prima Divisione (dal 1935-36 al 1959-60) e di Seconda Categoria (dal 1960-61 fino al torneo 1999-2000) disputate da squadre della Provincia di Savona.

Siamo arrivati cioè alle soglie del nuovo millennio per raccontare più di settant’anni di calcio da parte delle squadre della nostra provincia in gironi che via via hanno compreso anche squadre della provincia di Imperia, Genova e piemontesi.

E’ questo il campionato delle piccole cittadine e dei quartieri, quello – per tanti anni – più vicino ai centri di aggregazione che socialmente erano presenti sul territorio: oratori, società di mutuo soccorso, bar. Oggi questa dimensione è scomparsa e spiace, veramente spiace, assistere ad atteggiamenti da parte di dirigenti, allenatori, giocatori che militano a questo livello di puro scimmiottamento del calcio professionistico in una gara di emulazione, anche nel linguaggio, davvero sgangherata e senza senso.

Nello scorrere le classifiche le nostre lettrici e i nostri lettori constateranno tutto ciò che è cambiato e troveranno le denominazioni di compagini davvero “mitiche” per la nostra storia. Il nostro  scopo è stato quello di raccogliere in unica sede (questi dati si trovano già in gran parte sparpagliati nelle tante pagine del blog) questo classifiche veramente significative. Ecco di seguito.

1935 – 36

Corniglianese 36, riserve Genoa 35, riserve Sampierdarenese 35, Vado 29, Bel Paese Genova 22, Rapallo 21, Riva Trigoso 21, Maurina 20, ILVA Savona 19, Finale 15, Albenga 15, Loanesi 7, Alassio 0.

1936 – 37

Classifica finale: ILVA Savona 13, Ronchese 13, Varazze 11, Rivarolese riserve 8, Sestrese riserve 8, Pontedecimo 7, Corniglianese riserve 0.

1937 – 38

Tigullia Rapallo 25 (altra denominazione imposta dal regime), Centrale del Latte 23, Provincia di Genova 22, CIELI La Spezia 18, ILVA Savona 17, Cavagnaro riserve (la Sestrese costretta anch’essa a cambiare nome) 12, Pro Recco 9, Valpolcevera riserve ( Valpolcevera altra imposizione dall’alto) 8, Grifone Ausonia 6.

1938 – 39

Classifica finale del girone B di Prima Divisione: ILVA 23, Finale 22, Sanremese riserve 18, Vado riserve 13, Alassio 12, Loanesi 11, Albenga riserve 8, Imperia riserve 5.

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La squadra dell’Ilva vittoriosa nel campionato 1938 – 39: da sinistra, in piedi, Venturino, Parodi, Poggi, Tura, Ferrando, l’allenatore Besio, personaggio-chiave nella storia del calcio savonese nel dopoguerra per decenni direttore tecnico della Veloce; al centro Ferrari, Fulcheris, Sagola; accosciati: Ferro, Chiesa, Tilli

1939 – 40

ILVA Savona 20, Andrea Doria riserve 13, Valpolcevera riserve 9, Littorio Rivarolo riserve 7, Grifone Ausonia 6, Olimpia Genova 3.

1940 – 41

Andrea Doria 21 Vado B 19 Savona B 18Sanremese B10 Varazze B7 Quario Pegli6 Ilva B 3 ritirata Agricola Albenga B.

1941 – 42

Cairese 9 Novese 7 ILVA Savona 5 Savona B 3.

1942 – 43: Ansaldo Genova 16, Liguria riserve 12, GUF Imperia 11, Cairese 8, ILVA Savona 7, Sanremese riserve 4

1945 – 46 (Sezione propaganda)

Ardita 34 punti, Albisola 32, Spotorno 30, Ferrovieri 27, Inter Varazze 20, Fornaci 20, Legino15, Lavagnolese 15, Fronte della Gioventù 15, Aquila 10, Finalborghese 9, Rappresentativa Trasporti 2.

1946 – 47

Finalese 20 Quiliano 13 Dianese 9, Altarese 7, Lancia Savona 6m Aquilia Laigueglia 3.

1947 – 48

Cengio 31, Veloce 30, Altarese 23, Quiliano 18, Bragno 17, Croce Rosa Celle Ligure 17, Lancia Savona 15, Libero Sport 12, Sabazia Vado Ligure 10, Stella Rossa 4.

1948 – 49

Cengio 36, Dianese 32, Borgo Peri Imperia 32, Veloce 28, Stella Rossa 27, AVIS Valleggia 25, Finalese 24, Ventimigliese 23, Cokitalia Bragno 20, Quiliano 19, Ceriale 13, Loanesi 13, Altarese 10; ritirata Adelasia Alassio.

1949 – 50

Veloce 34, Valbordighera 31, Loanesi 27, AVIS Valleggia 24, Cairese 24, Ventimigliese 23, Quiliano 23, Finale 18, Stella Rossa Savona 16, Cengio 14,  Dianese 11, Altarese 4.

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La Veloce sale per la prima volta nella Promozione interregionale, quarto livello del calcio italiano. Da ricordare il trio dirigenziale: il direttore sportivo Rebagliati, cassiere della Carisa nella sede del mercato civico di via Pietro Giuria; il presidente Monti, albergatore-principe, proprietario dell’Hotel Riviera Suisse in via Paleocapa e, in seguito, anche dell’Hotel La Terrasse alle Fornaci (con annessi bagni Ariston); il direttore tecnico Giovanni Besio, operaio della Scarpa e Magnano, alla guida dei granata per oltre 40 anni, nell’anteguerra già allenatore  di Virtus e Ilva. In campo ci sono ancora Nanni Vanara, grande protagonista con il Savona Fbc negli anni ’30; Valentino con un passato nel Genoa in Serie A; l’allenatore Cattaneo già ala destra dell’Alessandria e della Roma con qualche presenza in nazionale

1950 – 51

Valbordighera 35, Finale 33, Cairese 28, Dianese 25, Loanesi 25, Stella Rossa 25, Monteponi Vado Ligure 22, Ventimigliese 22, Speranza Savona 16, Quiliano 11, AVIS Valleggia 9, Cengio 7

1951 – 52

Finale 35, Finalborghese 33, Monteponi Vado 30, Loanesi 30, Cairese 28, Varazze 28, Dianese 27, Ventimigliese 23, AVIS Valleggia 18, Quiliano 17, Speranza Savona 17, Albisola 13, Stella Rossa Savona 13

1952 – 53

Albisola 37, Speranza 35, Finalborghese 33, AVIS VALLEGGIA 29, Dego 25, Montecatini Cairo 24, Stella Rossa 24, Colombo Cogoleto 22, Quiliano 19, Altarese 16, Marenco Cogoleto 13, Lavagnolese 11, Celle 9, Cengio 7, Libertà e Lavoro 7.

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L’Albisola fine anni  ’50: Eustacchio; Cavallo, Reano; Lubrano, Manzini, Montefiori; Rossello, Meda, Gervasio, Ferri, Pischedda

1953 – 54

Auxilium Alassio 51, Colombo Cogoleto 50, Finalborghese 49, Monteponi 47, Montecatini 40, Loanesi 39, Marenco Cogoleto 37, Celle 35, AVIS VALLEGGIA 33, Speranza 28, Libertà e Lavoro 27, QUILIANO 21, Altarese 19, Lavagnolese 19, Stella Rossa 18, Generale 15, Dopolavoro Ferroviario 15.

1954 – 55

Carcarese 38, QUILIANO 37, Finalborghese 33, Libertà e Lavoro 32, Cairese 32, Lavagnolese 30, Celle 28, AVIS VALLEGGIA 26, Colombo Cogoleto 21, Arma Juve 21, Valbordighera 18, Speranza 10, Altarese 2.

1955 – 56

QUILIANO 43, Ventimigliese 39, Avis Valleggia 35, Loanesi 33, Finalborghese 31, Dianese 29, Finale 29, Stella Rossa 27, Libertà e Lavoro 27, Auxilium Alassio 25, , Lavagnolese 23, Arma Juve 18, Celle 17, Altarese 16.

1956 – 57

Finale 52 (c’è stata la fusione con la Finalborghese), Loanesi 44, Dianese 39, Auxilium Alassio 39, VALLEGGIA 35, Arma Juve 34, Cengio 32, Altarese 30, Stella Rossa 25, Libertà Lavoro 25, Lavagnolese 24, AVIS VALLEGGIA 23, Celle 22, Speranza 20, Santa Cecilia 17, Villetta 15.

1957 – 58

Libertà Lavoro Speranza 29; Valleggia 27, Altarese 27, Cengio 26, Arma Juve 25, Lavagnolese 23, Auxilium Alassio 22, Stella Rossa 18, Valbormida 17, AVIS Valleggia 17, Santa Cecilia 11, Villetta 10, Gloria 5.

1958 – 59

Croce Bianca d’Albenga 32, Santa Cecilia 29, Quiliano riserve 27, Finale riserve 25, Valbormida 24, Millesimo (all’esordio) 22, Valleggia 19, B Vado riserve 17, Auxilium Alassio 14, Villetta 11, Varazze riserve 10, Stella Rossa (anch’essa arrivata all’ultima stagione) 6.

4

1959 – 60

Classifica finale: Savona riserve  40,  Auxilium Alassio 36 (promosso in Promozione), Croce Bianca Albenga 32, Millesimo 27, Loanesi riserve 25, Valbormida 23, Altarese  riserve 18, Villetta 17, Valbormida 16, Valleggia 14, Santa Cecilia 11, Carcarese riserve 6.

1960 – 61

 Savona riserve  31Altarese (promossa) 30 Millesimo 23 Loanesi riserve17 Croce Bianca Albenga 17  Carcarese riserve 16 Villetta Stella Rossa (fusione durata una sola stagione) 14 Bagni Italia 11Valleggia 9 Santa Cecilia

Campionato 1961 – 62

Classifica finale: Auxilium Alassio 30, Millesimo 28, Croce Bianca di Albenga 26, Villetta 20, Libertà e Lavoro Speranza 19, Ferrania 16, Bagni Italia 12, Nolese 9, Spotornese 7, Matuzia Sanremo 3.

Campionato 1962 – 63

Classifica finale: Veloce 34, Garessio 32, Spotornese 30, Millesimo 27, Libertà e Lavoro Speranza 20, Nolese 20, Villetta 15, Croce bianca di Albenga 15, Ferrania 15, Bagni Italia 10, Cadibona 2.

1963 – 64

Classifica finale: Spotornese 52, Garessio 41, Don Bosco Varazze 41, Villetta 38, Nolese 38, Millesimo 36, Libertà e Lavoro Speranza 25, Croce Bianca d’Albenga 25, Cadibona 24, Altarese 24, Don Bosco di Savona 23, Maremola Pietra Ligure 19, Priamar 11, Bagni Italia 10, Ferrania 9.

 

 

ora

La Spotornese dell’ascesa in Promozione (1963-64): in piedi, da sinistra, Bruno Marengo (futuro sindaco di Savona e Spotorno), Giribaldi, Bezzi, Falco, Ettore Rusticoni, Piero Bertolotti (futuro specialista di chirurgia della mano cresciuti alla scuola del professor renzo Mantero, Botto, Aldo Testa; accosciati da sinistra: Moraglio, Gigi Saccani, Chiacchio

1964 – 65

Nolese 43, Don Bosco Varazze 34, Carlin’s Boys 32, Dianese 30, Cadibona 27, Villetta 26, Priamar 24, Garessio 22, Don Bosco Savona 22, Millesimo 19, Carcarese 14, Soccorso Pietra Ligure 13, Libertà e Lavoro Speranza 12, Altarese 12.

1965 – 66

Villetta 40, Dianese 36, Cengio 32, Auxilium di Alassio 31, Carlin’s Boys 30, Cadibona 29, Soccorso Pietra Ligure 27, Priamar 25, Garessio 24, Altarese 23, San Bartolomeo Cervo 22, Carcarese 18, Don Bosco Savona 14, Millesimo 10.

6

1966 – 67

Classifica Girone A: Dianese 35, Garessio 28, Soccorso Pietra Ligure 27, Carlin’s Boys 26, San Bartolomeo Carvo 26, Auxilium Alassio 25, Taggese 25, Priamar 28, Calizzano 17, Borgio Verezzi 16, Judax 11, Leca d’Albenga 8.

Girone B: Cengio 38, Cornigliano 34, Don Bosco Varazze 30, Millesimo 28, Albisola 27, Elah Pegli 27, Carcarese 27, Cadibona 15, Santa Cecilia Albisola 13, Arenzano 11, Altarese 9, Colombo Cogoleto 2.

7

Una formazione dell’Us Priamar con la Santa Cecilia di Albisola la società con maggiori presenze nel campionato di Seconda categoria. Una formazione importante perché sono ritratti anche il direttore sportivo Livio Faggion e l’allenatore Emilio Pacini, due veri e propri trascinatori dell’attività calcistica a Savona: da sinistra, in piedi, il presidente Teresio Granelli, Porta, Farulla, Nofroni, Longhi, Siter, Bensi, Livio Faggion, Emilio Pacini; accosciati, Caviglia, Grossi, Imberti, Vivarelli, Tarditi, Bresciani

1967 – 68

Classifica finale girone A: Dianese 35, Garessio 28, Soccorso Pietra Ligure 27, Carlin’s Boys 26, San Bartolomeo Carvo 26, Auxilium Alassio 25, Taggese 25, Priamar 28, Calizzano 17, Borgio Verezzi 16, Judax 11, Leca d’Albenga 8.

Girone B: Don Bosco Varazze 45, Albisola 43, Carcarese 40, Arenzano 32, Marassi 29, San Marziano Pegli 26, Colombo Cogoleto 25, Acli Borzoli 25, Altarese 24, Millesimo 18, Cornigliano 17, Santa Cecilia Albisola 16, Nova Quarto 16, USVE Genova 9.

1968 -69

Classifica finale (si è tornati al girone unico): Santa Cecilia Albisola 41, Andora 41 (spareggio a Pietra Ligure: Santa Cecilia 2 Andora 1), Auxilium Alassio 39, Taggese 38, Ceriale 37, Priamar 33, Millesimo 33, Freccero 26, Altarese 26, Colombo Cogoleto 24, Cadibona 23, Calizzano 18, Judax 14, Finalpia 13, Borghetto Santo Spirito 6, Enel Albenga ritirata alla fine del girone d’andata.

 

8

1969 – 70

Classifica finale: Colombo Cogoleto (rafforzato nientemeno che da Beppe Recagno, ex Sampdoria, e dal difensore-orafo Altobelli, già colonna di Varazze e Cairese), 37, Borgio Verezzi 35, Arenzano 33, Judax 32, Priamar 32, Calizzano 25, Finalpia 22, Fulgor Loano 22, Millesimo 20, Freccero 18, Altarese 17, Cadibona 13, Borghetto Santo Spirito 5.

1970 – 71

 Girone A: Cengio 39, Finalpia 37, Borghetto Santo Spirito 37, Nolese 36, Fulgor Loano 34, Garessio 32, Santa  Cecilia 32, Millesimo 25, Priamar 22, Calizzano 22, Altarese 15, CADIBONA 14, Judax 13, Borgio Verezzi 3.

Girone B (unica savonese la Magi diretta erede del Freccero): San Gerolamo Quarto 34, Magi Savona 32, Levante 30, San Siro Pontedecimo 27, Pegliese 20, Martinez Voltri 20, Salvamento Sampierdarena 15, Ozanam Pegli 15, Acquasola 15, Cornigliano10, San Tomaso 2.

9

1971 – 72

Borghetto Santo Spirito 38, Nolese 36, Ceriale 33, Fulgor Loano 31, Andora 30, Garessio 27, Auxilium Alassio 25, Intemelia 23, Altarese 23, Millesimo 23, Priamar 21, Santa Cecilia 20, Calizzano 17, Cadibona 10.

1972 – 73

Andora 41, Intemelia 39, Ceriale 37, Altarese 33, Bar Treviso 29, Santa Cecilia 29, Garessio 26, Calizzano 24, Sanremo 24, Auxilium Alassio 22, Bragno 19, Priamar 17, Villetta 17, Cadibona 5.

1973 – 74

Garessio 34, Auxilium Alassio 31, Carcarese 30, Spotornese 29, Ferraro Savona 29, Santa Cecilia Albisola 27, Altarese 26, Nolese 26, Bragno 23, Calizzano 18 Sanremo ’70 18 Valleggia 16 Cervese 16, Priamar 10.

1974 – 75

Ferraro Savona 34, Andora 29 Cengio 29 Spotornese 29 Altarese 28 Laigueglia 27 Santa Cecilia Albisola 27 Nolese 26 Valleggia 24 Sanremo ’70 24 Calizzano 21 Millesimo 18 Borgio Verezzi 14 Bragno 5.

10

Pietra Sport: per un lungo periodo la seconda squadra di Pietra Ligure

1975 – 76

Classifica: Andora 47, Garessio 46, Nolese 40, Cervese 37, Finalborghese 36, Valleggia 35, Santa Cecilia Albisola 34, Mallare 30, Pontelungo Albenga 28, Loanesi 23,  Altarese 22, Millesimo 22, Calizzano 21, Sanremo ’70 punti 19, Balestrinese 19, Laigueglia 16.

1976 – 77

Girone A: Loanesi 42, Don Bosco Vallecrosia 38, Bastia 35, Giovane Bordighera 31, Laigueglia 29, Pontelungo Albenga 28, Pietra Sport 27, Borgio Verezzi 27, San Filippo Neri Albenga 25, San Bartolomeo Cervo 25, San Bernardino 21,  Sant’Ampelio 16, Balestrinese 10, Sanremo ’70 punti 10.

Girone B: Millesimo 39, Altarese 37, Mallare 36, Priamar 35, Santa Cecilia Albisola 34, Calizzano 33, Valleggia 30, Rocchettese 24, Libertà e Lavoro 21,  Bragno 20, Villetta 18, Savona Nord 15, Letimbro 11, Nuraghe Savona 11.

1977 – 78

Girone A: San Filippo Neri Albenga 39, Don Bosco Vallcrosia 38, Casalegno 30, Interceriale 29, San Bartolomeo del Cervo 29, Bastia 27, Auxilium Alassio 26, Bordighera 25, Laigueglia 23, Pontelungo Albenga 22, Pontedassio 21,  Pietra Sport 20, Sant’Ampelia 18, San Bernardino 17.

Girone B: Santa Cecilia 38, Calizzano 38, Savona Nord 38 (spareggio a 3, vince il campionato la Santa Cecilia), Priamar 37, Borgio Verezzi 35, Mallare 26,  Albisola 23, Rocchettese 23, Libertà e Lavoro 22, Pallare 19, Dego 18, Villetta 16,  Bragno 16, Valleggia 13.

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L’Andora: da sin., Amoretti, il dott. Zunino, Arquà I, Bertaina, Arquà II, Damonte, Curtolo, Bertolino, Ghirardi; in ginocchio, l’allenatore Ossola, il dirigente Volpara, Trevia, Guardone, Giordano. Senarega, Ramoino, il d.t. Ferrario

1978 – 79

Girone A: Vallecrosia 39, All Stars Alassio 36, Borgio Verezzi 35, Bastia 33, Laigueglia 28, Camporosso 27, Bordighera 26, Auxilum Alassio 25, Interceriale 24,  Pontelungo Albenga 23, Pietra Sport 20, San Bartolomeo Cervo 20, Pontedassio 17,  Sanremo ‘70 punti 8.

Girone B: Calizzano 41, Priamar 35, Albisola 34, Spotornese 33, Celle 27,  Lavagnola ’78 p. 25, Dego 24, Villetta 24, Mallare 23, Fornaci 22, Don Bosco Savona 21,,  Rocchettese 21 5 Stelle 19, Pallare 15.

1979 – 80

Girone A: Finalborghese 48, Bastia 44, Laigueglia 35, Riviera dei Fiori 31, Camporosso 32, Borgio Verezzi 32, Giovane Bordighera 31, Sanemo ’70 p. 31, Pietra Sport 28, Auxilium Alassio 27, San Bartolomeo dei Cervo 27, San Bernardino 25, Pontelungo 25, Albisola 25, Pontedassio 24, Sant’Ampelio 21, Leca 19.

Girone B: Vado Boys 34, Lavagnola ’78 punti 32, Priamar 30, Rocchettese 30,  Mallare 30, Spotornese 30, Nolese 28, Albisola 26, Fornaci Savona 26, Dego 23,  Villetta 21, Don Bosco Savona 21, Celle 19, Letimbro 16.

1980 – 81

Girone A: Bastia 42, Borgio Verezzi 36, Camporosso 31, Pontelungo 30, San Bartolomeo 29, Bordighera 28, Laigueglia 27, Riviera dei Fiori 27, Spotornese 27, San Filippo Neri 27, Pietra Sport 21, Auxilium Alassio 17, Sant’Ampelio 12, Partenope Albenga 10.

Girone B: Mallare 45, Priamar 38, Albisola 32, Rocchettese 29, Don Bosco Savona 27, Portovado 25, Lavagnola ’78 punti 25, Nolese 25, Dego 23, Villetta 22, Sciarborasca 22, Santa Cecilia 20, Legino 18, Fornaci 12.

1981 – 82

Girone A: San Filippo Neri 37, Bordighera 36, Borgio Verezzi 35, Laigueglia 33, Camporosso 28, Spotornese 28, AC Sanremo 26, Auxilium Alassio 24, San Bartolomeo Cervo 23, Pietra Sport 22, Pontelungo 22, Nolese 20, Riviera dei Fiori 20, Leca d’Albenga 9.

Girone B: Santa Cecilia 32, Dego 32, Sciarborasca 30, Lavagnola ’78 punti 28, Albisola 28, Cadibona 27, Rocchettese 27, Millesimo 26, Altarese 24, Don Bosco di Savona 23, Celle 23, Villetta 22, Portovado 22, Bragno 18.

1982 – 83

Girone A: Bordighera 36, Carlin’s Boys 36, Auxilium Alassio 35, Borgio Verezzi 34, San Bartolomeo Cervo 30, Sanremo ’80 p. 23, Camporosso 23, Pietra Sport 23, Pontelungo 19, Sant’Ampelio 19, San Giorgio Ceriale 17, Legino 16, Fornaci 16.

Girone B: Celle 43, Altarese 43, Lavagnola ’78 punti 41, Spotornese 38, Sciarborasca 31, Dego 30, Cadibona 29, Rocchettese 27, Dego ’81 p. 26, Nolese 22, Millesimo 21, Don Bosco Savona 19, Pallare 19, Villetta 18, Cosseria 11.

1983 – 84

Girone A: Ac Sanremo 41, Pontelungo 39, Auxilium Alassio 37, Camporosso 34, Laigueglia 33, San Giorgio Ceriale 33, Sant’Ampelio 29, San Bartolomeo Cervo 27, Vecchia Laigueglia 24, San Lorenzo al Mare 18, San Michele 14, Partenope Albenga 13, Leca d’Albenga 12, Cervese 10.

Girone B: Altarese 37, Dego 35, Legino 34, Pietrasoccorso 33, Borgio Verezzi 33, Spotornese 27, Santa Cecilia 27, Sciarborasca 26, Lavagnola ’78 24, Fornaci 21, Nolese 21, Rocchettese 17, Don Bosco Savona 15, San Francesco Loano 14.

Girone C: Millesimo 37, Priamar 36, Villetta 35, Bragno 34, Cameranese Saliceto 32, Quiliano 31, Ferrania 31, Cadibona 30, Letimbro 29, Villapiana 26, Altare ’80 23, Dego ’81 10, Cosseria 6, Pallare 4.

1984 – 85

Girone A: San Bartolomeo del Cervo 43, San Giorgio Ceriale 34, Don Bosco Vallecrosia 33, Leca d’Albenga 29, Camporosso 27, Pontelungo 26, San Lorenzo al Mare 26, Laigueglia 26, Auxilium Alassio 25, Sant’Ampelio 24, Alassio 23, Vecchia Laigueglia 23, Partenope Albenga 13, San Michele 12.

Girone B: Loanesi 36, Pietra Sport 35, Borgio Verezzi 34, Spotornese 34, Legino 31, Don Bosco Savona 27, Lavagnola ’78 p. 26, Zinola 26, Nolese 26, Portovado 20, Fornaci 20, Sciarborasca 19, Santa Cecilia 16, Balestrino 14.

Girone C: Bragno 46, Quiliano 42, Altare ’80 p. 32, Ferrania 30, Cadibona 29, Cameranese Saliceto 25, Letimbro Savona 24, Alpicellese 24, Dego 24, Villetta 23, Villapiana 20, Cosseria 17, Rocchettese 16, Dego ’81 punti 6.

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Una formazione della Loanesi negli anni ’80

1985 – 1986

GIRONE A: AUXILIUM 39, CAMPOROSSO 36, LAIGUEGLIA 32, 4. LECA 32, SAN GIORGIO 30, RIVIERA DEI FIORI 27, SANTO STEFANO AL MARE 27, ALASSIO 26, CARLIN’S BOYS 25, VECCHIA LAIGUEGLIA 21, VALLECROSIA 20, PONTELUNGO 19, SAN LORENZO 14, SANT’AMPELIO 13.

GIRONE B: BORGIO VEREZZI 38, PIETRA SPORT 32, CELLE 34, LAVAGNOLA ’78  29, ALBA DOCILIA 27, ZINOLA 26, PARTENOPE 26, SCIARBORASCA 25, FORNACI 24, POTORNESE 24, NOLESE  23, LEGINO 23, PORTO VADO 18, DON BOSCO SAVONA 15.

GIRONE C: QUILIANO 45, 2. FERRANIA 37, CAMERANESE SALICETO 37,  ROCCHETTESE 30, LETIMBRO 26, VILLETTA 26, PRIAMAR 25, SAN NAZARIO 25, VILLAPIANA 23, DEGO 22, SABAZIA 21, S.CECILIA 19, CADIBONA 19,  COSSERIA 8.

13

La Nolese 1986-87. L’allenatore è Beppe Suraci uno dei grandi protagonisti del Vado anni ’60. Mediano spigoloso, ottima visione di gioco, infallibile rigorista 

 1986 – 87

GIRONE A

CAMPOROSSO 53, RIVIERA DEI FIORI 47, VALLECROSIA 44, CARLIN’S BOYS 38, BORGHETTO ’84 p. 36, SAN GIORGIO 34, LAIGUEGLIA 33, S.STEFANO 33,    SPOTORNESE 31,  PIETRA SPORT 29,     SAN FILIPPO NERI 29,  LECA 27, ALASSIO 26,  NOLESE 26,  PARTENOPE 24,  VECCHIA LAIGUEGLIA 19,  SABAZIA VADO LIGURE 15.

GIRONE B

ZINOLA 48, ALBISOLA 45, FORNACI 44, LAVAGNOLA ’78 p. 44, CELLE 44, BRAGNO 39,  SCIARBORASCA 34, FERRANIA 32, ROCCHETTESE 31,    CAMERANESE SALICETO 31, SAN NAZARIO 28,  VILLAPIANA DON BOSCO 27,  PRIAMAR 27, ALBA DOCILIA 22,  LETIMBRO 21, DEGO 14, VILLETTA 13.

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La rosa del Pietra Sport 1987 – 88

1987 – 88

GIRONE A

BORGHETTO ’84 p. 39, ARMA ’85 p. 38, CARLIN’S BOYS 37, RIVIERA DEI FIORI 32,  LAIGUEGLIA 31, SAN FILIPPO NERI 31, AUXILIUM 31, S.STEFANO 30, BOYS VADO 28, LEGINO 27, VALLECROSIA 22, PIETRABRUNA 21, SAN GIORGIO 18, 1PIETRA SPORT 18, LECA 17, NOLESE 11.

GIRONE B

LAVAGNOLA ’78 p. 40, CALIZZANO 34, BRAGNO 34, FERRANIA 32,  PORTOVADO 31,  SCIARBORASCA 30, FORNACI 29, SPOTORNESE 26, ALBISOLA 26, VILLAPIANA DON BOSCO 25, CELLE 24, CAMERANESE SALICETO 23, SAN NAZARIO 22,  ROCCHETTESE 21, ALBA DOCILIA 21, PRIAMAR 14.

1988- 1989

GIRONE A

SANREMESE 52, IMPERIA ’87 p. 46, ANDORA 37, BORDIGHERA 37, LAIGUEGLIA 36,  CARLIN’S BOYS SANREMO 32, BALESTRINESE TOIRANO 31, VALLECROSIA 30, CISANO SAN GIORGIO 28, AUXILIUM ALASSIO 27, S. STEFANO 26, SAN FILIPPO NERI 24, VADO BOYS 20, PONTELUNGO 20, RIVIERA DEI FIORI 16, PIETRABRUNA 11.

La Sanremese reduce dal fallimento è stata ricostituita e nella stagione precedente si è imposta nella Terza Categoria imperiese. Arriva  subito il successivo salto di categoria, arriva dalla Poggese il duo d’attacco Moraglia–Calabria, e per le avversarie non c’è nulla da fare. Ancora una volta la Sanremese diventa un caso nazionale per le sue 23 vittorie consecutive. La Rai decide pure di effettuare un collegamento col campo di gioco di Cisano, dove c’è la Sanremese, con l’inviato Piero Chiambretti per una trasmissione domenicale.

GIRONE B

FORNACI 42, CAMERANESE SALICETO 40, ALTARESE 39, CELLE 35, SPOTORNESE 33, BRAGNO 33, LEGINO 30, SCIARBORASCA 28, ROCCHETTESE 26, PORTOVADO 26, ALBISOLA 24,    SANTA CECILIA 23, VILLAPIANA DON BOSCO 16, ALBA DOCILIA 16,VALLEGGIA 8, FERRANIA RITIRATO.

 1989 – 1990

GIRONE A

IMPERIA ‘87 punti 52, BORDIGHERA 43, VALLECROSIA 38, SANT’AMPELIO 34, CISANO SAN GIORGIO 33, S.STEFANO 32, AUXILIUM ALASSIO 30, CARLIN’S BOYS 29, SAN FILIPPO NERI 28,  ANDORA 28, BALESTRINESE TOIRANO 28, LAIGUEGLIA 26, SPOTORNESE 24, BORGHETTO S.S. 21, CONSCENTE 18, PONTELUNGO 14.

 GIRONE B

CAMERANESE SALICETO 46, ALBISOLA 45, ALTARESE 43, LAVAGNOLA ’78 p. 41, VADO BOYS 33, LEGINO 32, BRAGNO 32, SANTA CECILIA 32, VILLAPIANA DON BOSCO 28, PORTO VADO 25, ROCCHETTESE 23, SAN NAZARIO 22, CALIZZANO 21, SCIARBORASCA 20, CELLE 19, PRIAMAR 16.

CAMPIONATO 1990 – 91

Girone A: Don Bosco Vallecrosia 47, Carlin’s Boys Sanremo 45, Santo Stefano al Mare 44, Andora 40, Auxilium Alassio 33, Borghetto Santo Spirito 32, Riviera dei Fiori 30, Poggese 30, Cisano San Giorgio 29, Sant’Ampelio 29, Arma ’85 29, Ospedaletti 29, San Filippo Neri 28, Laigueglia 18, Balestrinese Toirano 10, Partenope Albenga 6.

Girone B: Pietra Ligure 44, Cengio 44, Bragno 40, Villapiana Don Bosco Savona 36, Spotornese 35, Boys Vado 33, San Nazario Varazze 33, Altarese 31, Sciarborasca 28, Santa Cecilia 28, Lavagnola ’78 28, Nolese 24, Rocchettese 23, Porto Vado 21, Don Bosco Varazze 20, Calizzano 12.

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Il gruppo del Pietra Ligure 1990 – 91. I bianconcelesti, allenati da De Sciora, vincono il campionato e tornano a livelli degni della tradizione del calcio pietrese

CAMPIONATO 1991 – 92

Girone A: Cisano San Giorgio 48, Sant’Ampelio 43, Pietrabruna 41, Santo Stefano al mare 38, Andora 29, Spotornese 29, Cameranese 29, Auxilium Alassio 28, Camporosso 26, Ospedaletti 26, Leca 25, San Filippo Neri 25, Poggese 25, Boys Vado 24, Riviera dei Fiori 23, Borghetto Santo Spirito 21.

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  1. Cisano San Giorgio, vittorioso nel girone A, l’allenatore è Viviano Rolando negli anni ’60 giocatore di Leca e Ceriale. La rosa dei titolari è composta dai portieri: Casarini e Carabba (figlio d’arte: suo padre Ermanno portiere del Pescara, Pontedecimo, Albenga e nazionale dilettanti); difensori Biggi, Fera, Gasperini, Aurame, Gandolfo, Bruzzone, Guarisco; centrocampisti: Secco, Vescovi, Brunello, DI Nardo, Raimondo, Attaccanti Gollo, Parodi
  2. Girone B: Multedo Pegli 41, Praese 40, Arenzano 40, Altarese 39, Villapiana Don Bosco Savona 39, Legino 32, Veloce Savona 30, San Nazario Varazze 29, Bragno 29, Celle ’90 29, Sciarborasca 28, Priamar 25, Santa Cecilia Albissola 24, Lavagnola ’78 23, Mele 23, Campese 9. 

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Multedo Pegli: frequentemente le squadre savonesi si sono incrociate con quelle genovesi. In questo caso il Multedo Pegli si è affermato come protagonista del girone B di Seconda categoria. La squadra allenata da Basilio Parodi, già giocatore di grandissima classe di Sampdoria, Sanremese, Savona, Entella e Gruppo C, allineava questa formazione: Butera, Barisone, Bertazzini, Campora, Damonte, Perrotta, Ledda, Profumo, Prestia, Sacchetti, Puppo

CAMPIONATO 1992 – 93

Girone A: Pietrabruna 43, Ospedaletti 37, Borgio Verezzi 36, Poggese 30, Conscente 27, Ceriana 27, Pontelungo Albenga 26, Camporosso 25, Spotornese 23, San Filippo Neri Albenga 23, Andora 22, Cameranese Saliceto 21, Riva Ligure 16, Leca 7.

Girone B: Altarese 36, Mallare 35, Bragno 32, Santa Cecilia Albissola 31, Villapiana Don Bosco Savona 28, Sciarborasca 24, Veloce Savona 23, Albisola 22, Celle 21, San Nazario Varazze 18, Lavagnola ’78 18, Priamar 17, Rocchetta Cengio 6 Vado Boys ritirato.

CAMPIONATO 1993 – 94

Girone A: Poggese Ceriana 45, Santo Stefano al Mare 40, Dianese 39, Taggese 37, Magliolo ’88 31, Conscente 30, Camporosso 28, San Fillippo Neri Albenga 22, Andora 21, Pontelungo Albenga 19,Sabazia Vado Ligure 18, Sanremo ’70 16, Balestrinese Toirano 14, Laigueglia 3.

Girone B: Bragno 41, Veloce Savona 37, Cengio 33, Celle 29, Sassello Pontinvrea 29, Santa Cecilia Albissola 29, Albisola 28, Mallare 26, Speranza Savona 23, Sciarborasca 22, Spotornese 22, San Nazario Varazze 22, Don Bosco Varazze 14, Valleggia 8.

CAMPIONATO 1994  – 95

Girone A: San Bartolomeo Cervo 40, Conscente 32, San Lorenzo al Mare 31, Dianese 30, Camporosso 29, Andora 28, Taggese 27, Magliolo ’88 25, Borghetto Santo Spirito 25, San Filippo Neri Albenga 24, Riviera dei Fiori 24, Pontelungo Albenga 24, Sanremo ’70 16, Badalucchese 9.

18

San Bartolomeo del Cervo vittorioso nel girone A.  La rosa dei titolari in gialloblu che comprendeva i portieri Gaglianone I, Testini  e Pennise; i difensori Arrigo, Gervasoni, Bertoli, Miraglia, Martini; i centrocampisti Albavera, Fedozzi, Gaglianone II, Jannolo, Mitola I, Polidori e Soro; gli attaccanti:L Ascheri, Ferrari, Fiorellino, Mitola II, Moriano

Girone B: Millesimo 36, Mallare 34, Porto Vado 33, Cengio 28, Speranza Savona 27, San Nazario Varazze 26, Sciarborasca 24, Albisola 24, Spotornese 23, Sassello Pontinvrea 23, Sabazia Vado Ligure 23, Cameranese Saliceto 23, Santa Cecilia Albissola 22, Celle 18.

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Il Millesimo schierato sul campo di Zinola in questa formazione: Fracchia, Capelli, Porotto, Pregliasco, Siri, Molinari, Gaiero, Balestra, Francia, Rossini, Veneziano

CAMPIONATO 1995 – 96

Girone A: Taggese 50, Camporosso 45, San Cecilia Albissola 43, Pontedassio 43, Dolcedo ’90 36, Magliolo ’88 34, San Lorenzo al Mare 33, Borghetto Santo Spirito 32, Celle 31, Pontelungo Albenga 30, Andora 30, San Filippo Neri Albenga 28, Priamar 27, Riviera dei Fiori 20.

Girone B: Porto Vado 62, Spotornese 53, Cengio 51, Sassello 43,  Legino 39, Cameranese Saliceto 33, Calizzano 33, Speranza Savona 33, Albisola 31, Rocchettese 30, Sciarborasca 29, Veloce Savona 29, San Nazario Varazze 26, Sabazia Vado Ligure 6.

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Compare in Seconda categoria anche il Legino, società capace poi di proseguire  ai massimi livelli regionali e di lanciare anche giocatori in Serie A come Stephan El Shaaraway.  Nella foto il primo a destra è il sempiterno presidente Carella cui si deve molto nei successi conseguiti dalla società verdeblu. La rosa degli anni ’90 comprendeva i portieri  Zappa (già titolare di Zenga nel Savona anni ’80) e Bizzarri; difensori: Avico, Rebella, Grillone, Grazzini, Azzolini a lungo capitano della squadra; centrocampisti: Festanti, Abbate, Pinelli, Rigato, Altieri, Peluso, Biffi, Briano, Carella; attaccanti : Venturino, Sponza, Morbelli

CAMPIONATO 1996  –  97

Girone A: Santa Cecilia Albissola 55, Laigueglia 48, Celle 42, Auxilium Alassio 36, Magliolo ‘ 88 36, Dolcedo ’90 36, Pontedassio 36, San Filippo Neri Albenga 33, Aurora Cairo 33, Dego 31, Borghetto Santo Spirito 29, Andora 29, Pontelungo Albenga 28, Sanremo ’70 15.

Girone B: Legino 51, Millesimo 47, Cameranese  Saliceto 42, Carcarese 42, Cengio 39, Veloce Savona 39, Sassello 38, Sciarborasca 38, Speranza Savona 36, Albisola 36, Calizzano 28, Rocchettese 26, Mallare 19, Valleggia 13.

CAMPIONATO 1997  –  98

Girone A: Celle 66, Bordighera 60, Auxilium Alassio 59, Riviera dei Fiori 53, Veloce Savona 39, Borghetto Santo Spirito 37, San Filippo Neri 29, Andora 28, Dolcedo ’90 26, Magliolo ‘ 88 25, Calice Ligure 25, Pontedassio 21, Sanremo Poggese 19, Riva Ligure 12.

Girone B: Sciarborasca 53, Sassello 51, Carcarese 44, Cameranese 43, Cengio 38, Bardineto 36, Speranza Savona 34, Millesimo 33, Albisola 31, San Nazario Varazze 30, Calizzano 27, Dego 27, Rocchettese 27, Aurora Cairo 15.

CAMPIONATO 1998  –  99

Girone A: Andora 51, Pontevecchio Pietra Ligure 50, Pontelungo Albenga 48, San Biagio della Cima 45, Pontedassio 43, San Filippo Neri Albenga 43, Santo Stefano al mare 39, Borghetto Santo Spirito 30, Dolcedo 29, Albisola 29, Leca 27, Spotornese 24, Calice Ligure 18, Costarainera 13.

Girone B: Dego 57, Pallare 56, Mallare 56, Luceto 47, Speranza Savona 44, Rocchettese 41, Bardineto 36, San Nazario Varazze 28, Veloce Savona 27, Millesimo 26, Santa Cecilia Albissola 24, Cengio 24, Cameranese 16, Calizzano 13.

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Nel decennio ’90 hanno frequentato la Seconda categoria anche i gloriosi Carlin’s Boys di Sanremo, fondati nel 1947 da Carlo Carcano, allenatore della Juventus dei 5 scudetti tra il 1930 e il 1935. Nell’immagine un’edizione dei Carlin’s negli anni ’90, allenatore Ezio Caboni. In formazione: Romagna, Barbruni, Carbonetto, Curti, Rossello, Gagliano, Callegari, Damiani, Galasso, Boscara, Ferraro con Gabbiani, Grossi, Di Marco, Loda

CAMPIONATO 1999 –  2000

Girone A: Riviera dei Fiori 56, Taggese 52, Pontedassio 52, Santo Stefano al Mare 49, Intemelia 47, Dolcedo ’90 p. 45, Sant’Ampelio 40, Ceriale 33, Borghetto 30, Calizzano 30, San Biagio della Cima 27, San Filippo Neri Albenga 19, Santa Cecilia Albissola 15, Leca 10.

Girone B: Speranza 54, Bardineto 52, Rocchettese 45, Veloce Savona 41, Luceto 41, Cengio 41, Millesimo 35, Cosseria 34, Spotornese 31, Albisola 31, Mallare 30, San Nazario 26, Cameranese 11.