I 60 ANNI DI MARADONA GENIO E SREGOLATEZZA DEL CALCIO MONDIALE

30 ottobre 2020: compie sessant’anni Diego Armando Maradona.

Davvero “tempus fugit”: le imprese del divino Diego nella nostra memoria sembrano compiute ieri, eppure si è da molto tempo concluso non tanto il suo ciclo ma un’intera parabola nella storia del calcio mondiale

Tra gli ultimi ’70 e i primi ’90 del XX secolo l’intero ambiente calcistico, il rapporto con i media, l’utilizzo della spettacolarizzazione hanno compiuto un salto nel tempo e nello spazio, una trasformazione profonda che ha dato origine alla situazione attuale: un gioco nuovo anche nelle regole e soprattutto ai vertici condizionato da fattori che in quell’epoca erano ancora imponderabili anche se nazionalismo, strumentalizzazione politica, divismo erano già all’ordine del giorno fin dal tempo dei pionieri.

Maradona ha dominato quella fase di transizione con la sua classe immensa (pari forse soltanto a quella di Di Stefano e Pelè), il suo genio calcistico, le sue imprese straordinarie (compresa la “mano de dios” vendicatrice delle Falkland), le sue immense sregolatezze.

Le più grandi imprese del “pibe de oro”: sicuramente gli scudetti conquistati a Napoli, una rivoluzione nel calcio italiano, giocando all’epoca nella quale si stava imponendo il verbo sacchiano e in un momento nel quale il nostro campionato era ricolmo di assi veri da tutto il mondo.

In tutto il mondo oggi si celebreranno le sue gesta, si racconterà la sua storia. Mario Sconcerti, prima firma del Corriere della Sera, già direttore del Secolo XIX e del Corriere dello Sport, lo descrive così: “Diego Armando Maradona è stato il giocatore più amato e discusso di tutta la storia del calcio. Ai mondiali di Spagna, ai tempi in cui Gentile gli strappò la maglia per trattenerlo, aveva meno di ventidue anni ed era già il più famoso al mondo. Maradona non cambia il calcio, non è un’idea. E’ talento puro, non è imitabile. Ed è troppo diverso dalla normalità come uomo. Però, a un calcio che è già molto televisivo, porta voglia di imitazione, piacere del gioco. Spinge potentemente in avanti il bisogno, che stava ormai nascendo, di un calcio diverso. Gioca in attacco, ha libertà di movimenti, ha un gioco morbido, si ferma e riparte continuamente, è molto forte di gambe, anche se non è grosso. Molto difficile togliergli la palla. Dribbla in pochi centimetri, di destro e di sinistro, mette il pallone dove vuole e soprattutto è un leader. Contro grandi o piccini comanda sempre lui. Tutti gli danno il pallone”.

Noi ci limitiamo a un solo aspetto, riportando qui i tabellini delle partite nelle quali la nazionale italiana ha incontrato quella argentina con in campo Maradona.

Esordio a 19 anni e passo d’addio a 34 in una delle notte più oscure per il calcio italiano: quella dei “rigori” tirati al San Paolo alla fine di drammatici 120′, con l’eliminazione dell’Italia di Vicini e la fine del soglio del mondiale da vincere in casa.

In precedenza altre 5 partite con 3 pareggi e 2 vittorie italiane, con la “perla” del Sarrià, la strenua marcatura di Gentile e il primo lasciapassare rilasciato all’Italia sulla stra del trionfo pertiniano del Bernabeu.

Eccole le qui le 6 partite Italia versus Maradona, un ricordo per la storia.

argentina82-vs-italia

L’Argentina schierata al Sarrià: L’Italia sarà implacabile e l’albiceleste dovrà soccombere 2-1

26-5-1979, Roma (AM)
Italia-Argentina 2-2
Reti: 7’ Valencia, 25’ Causio, 55’ P. Rossi, 56’ Passarella rig.

Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali, Collovati, Scirea, Causio, Tardelli, P. Rossi, Antognoni, Bettega. Ct: Enzo Bearzot.

Argentina: Fillol, Olguin, Tarantini, Gallego, Villaverde, Passarella, Houseman, Barbas (68’ Oviedo), Luque, Maradona, Valencia. Ct: L.C. Menotti.
Arbitro: Porem (Portogallo).

29-6-1982, Barcellona (MO)
Italia-Argentina 2-1
Reti: 57’ Tardelli, 67’ Cabrini, 83’ Passarella.

Italia: Zoff, Gentile, Cabrini, Oriali (75’ Marini), Collovati, Scirea, B. Conti, Tardelli, Rossi (80’ Altobelli), Antognoni, Graziani. Ct: Bearzot.
Argentina: Fillol, Olguin, Tarantini, Gallego, Luis Galvan, Passarella, Bertoni, Ardiles, Diaz (58’ Calderon), Maradona, Kempes (58’ Valencia). Ct: Menotti.
Arbitro: Rainea (Romania).

5-6-1986, Puebla (MO)
Italia-Argentina 1-1
Reti: 6’ Altobelli rig., 34’ Maradona

Italia: G. Galli, Bergomi, Cabrini, De Napoli (87’ G. Baresi), Vierchowod, Scirea, B. Conti (64’ Vialli), Bagni, Galderisi, Di Gennaro, Altobelli. Ct: Bearzot.
Argentina: Pumpido, Ruggeri, Garré, Batista (59’ Olarticoichea), Cuciuffo, Brown, Burruchaga, Giusti, Borghi (76’ Enrique), Maradona, Valdano. Ct: C. Bilardo.
Arbitro: Keizer (Olanda).

10-6-1987, Zurigo (AM)
Italia-Argentina 3-1
Reti: 27’ De Napoli, 33’ aut. Garré, 62’ Maradona, 88’ Vialli
Italia: Zenga (46’ Tacconi), Ferrara, De Agostini, Bagni (88’ Dossena), Francini, Tricella, Donadoni (77’ Matteoli),  De Napoli, Altobelli (49’ Serena), Giannini, Vialli. Ct: A. Vicini.
Argentina: Goycochea, Cuciuffo, Garré, Batista, Ruggeri, Brown, Alfaro (73’ Dertycia), Siviski (85’ Caniggia), Funes (59’ Pasculli), Maradona, Olarticoechea (46’ H. Diaz). Ct: C. Bilardo.
Arbitro: Quiniou (Francia)

21-12-1989, Cagliari (AM)
Italia-Argentina 0-0
Italia: Zenga (46’ Tacconi), Bergomi, P. Maldini (46’ De Agostini), F. Baresi, Ferrara, Berti, Donadoni (46’ Mancini), De Napoli, Vialli (68’ Fusi), Giannini, A. Serena. Ct: A. Vicini.

Argentina: Pumpido, Ruggeri, Olarticoechea, Simon, Monzon, Batista, Giusti, Basualdo (39’ Troglio), Burruchaga, Maradona, Dezotti (69’ Caniggia). Ct: C. Bilardo.
Arbitro: Spirin (Urss)

3-7-1990, Napoli (MO)
Italia-Argentina 3-4 rig. (1-1 d.t.s.)
Reti: 17’ Schillaci, 68’ Caniggia
Rigori: F. Baresi (t), Serrizuela (t), R. Baggio (t), Burruchaga (t), De Agostini (t), Olarticoechea (t), Donadoni (p), Maradona (t), A. Serena (p)

Italia: Zenga, Bergomi, P. Maldini, F. Baresi, R. Ferri, De Agostini, Donadoni, De Napoli, Schillaci, Giannini (75’ R. Baggio), Vialli (70’ A. Serena). Ct: A. Vicini.

Argentina: Goycochea, Ruggeri, Olarticoechea, Simon, Serrizuela, Basualdo (95’ Batista), Burruchaga, Giusti, Caniggia, Maradona, Calderon (46’ Troglio). Ct: C. Bilardo.
Arbitro: Vautrot (Francia).

TORO, GENOA, JUVE ALLA SCOPERTA DEL SUD AMERICA

I rapporti calcistici tra l’Italia e il Sud America sono sempre stati molto intensi, a partire dai tempi dei pionieri.

Fin dal 1914 il Torino guidato da Vittorio Pozzo si recò in tournée in Brasile e Argentina, un tour allungato nel tempo per l’impossibilità di tornare immediatamente in Europa dove, nel frattempo, era scoppiata la prima guerra mondiale.

Nel 1923 toccò al Genoa recarsi nell’America Latina per una serie di incontri in Argentina e Uruguay: i rossoblu furono accolti trionfalmente dalle numerosissime colonie genovesi insediate sul posto, in particolare da quella della “Boca” il quartiere xeneixe di Buenos Aires.

Nel 1924 e nel 1928 l’Uruguay sbarcò in Europa per partecipare alle Olimpiadi di Parigi e di Amsterdam e in entrambe le occasioni la “celeste” risultò vittoriosa e fu in occasione della semifinale del torneo di Amsterdam che l’Italia incontrò per la prima volta una squadra sud americana: appunto l’Uruguay, che al termine di una drammatica gara eliminò gli azzurri con il punteggio di 3-2.

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La copertina del Calcio e Ciclismo Illustrato per la partita Italia – Argentina del 5 dicembre 1954

Intanto il campionato italiano, cui il fascismo aveva negato la possibilità di partecipazione per gli stranieri, fu invaso dagli “oriundi” (definiti “rimpatriati”) di origine sudamericana chiamati a rafforzare le nostre squadre (e la Nazionale che li impiegò “ad abundantiam”): Monti, Orsi, Cesarini nella Juventus; Faccio, Mascheroni,Demaria nell’Inter; Guaita, Stagnaro, Scopelli nella Roma; Fedullo, Sansone, Puricelli nel Bologna; Sallustro nel Napoli; Petrone e Scarone nella Fiorentina; Figliola, Orlandini nel Genoa, che già aveva avuto Stabile, i fratelli Guarisi nella Lazio tanto per citarne alcuni.

Argentina e Brasile parteciparono senza fortuna ai mondiali del ‘34 giocati in Italia, ma non capitò loro di incontrare l’Italia.

Così come la prima partita fra Italia e Brasile fu giocata in campo neutro, a Marsiglia, come semifinale dei mondiali del ‘38 organizzati dalla Francia: partita che si risolse con un clamoroso successo dell’Italia per 2-1.

Nel dopoguerra il Genoa e il grande Torino si recarono nuovamente in Argentina e Brasile e nel 1950 la Juventus partecipò in terra brasiliana ad un torneo antesignano della Coppa Intercontinentale cedendo soltanto in finale al Palmeiras.

Molte squadre sudamericane, in particolare argentine, compirono, tra gli anni’40 – ‘50, il viaggio inverso: in particolare il River Plate pronto, grazie all’impegno del suo presidente Don Antonio Liberti, a precipitarsi in Italia al momento della tragedia di Superga per disputare un’amichevole avversario il Torino – Simbolo (una specie di Nazionale di Lega) a scopo di elargire fondi alle famiglie dei caduti: fu in quella partita che si rivelò al mondo Alfredo Di Stefano “la saeta rubia” con Pelè e Maradona il più forte giocatore di tutti i tempi.

Il River Plate ripetè la traversata nel 1952, giocando (oltre che a Torino, Milano, Roma e Genova) anche a Vado Ligure in un memorabile partita dedicata alla memoria di Valerio Bacigalupo.

Intanto la nazionale italiana aveva avuto occasione, nel corso dei mondiali brasiliani del 1950, di incontrare il Paraguay sconfitto (inutilmente, gli azzurri erano già stati eliminati) per 2-0.

Però non si era ancora disputato su suolo italiano una gara tra la Nazionale azzurra e una squadra sudamericana.

Finalmente l’evento si organizzò e il 5 dicembre 1954 nello scenario dello Stadio Olimpico di Roma si affrontarono Italia e Argentina.

Un avvenimento eccezionale, tramesso in diretta dalla TV che aveva appena iniziato le sue trasmissioni regolari nel nostro Paese e che dal punto di vista calcistico aveva collaudato le su strutture trasmettendo tra giugno e luglio alcune partite dei mondiali disputati in Svizzera.

Quel 5 dicembre fu una giornata storica per noi appassionati di calcio: vedere sul piccolo schermo le maglie biancocelesti dei boarensi rappresentò un’emozione incredibile.

La case provviste di TV erano pochissime (a Savona, in quel momento credo 6) e ci si accalcò, come già per i mondiali, tra bar, società di mutuo soccorso, oratori parrocchiali.

Personalmente ero presente all’oratorio Sacro Cuore dove militavo nella squadra della Priamar e nella folla trovai posto soltanto sul tavolo del ping- pong.

L’Italia giocò in maglia verde per dovere di ospitalità (intanto sullo schermo tutto appariva grigio) includendo in squadra Schiaffino, l’eroe uruguyano dei mondiali del ‘50, appena arrivato al Milan. Per “Pepe” fu chiesta un’apposita deroga alla FIFA che la concesse. La prova del neo – milanista in realtà non risultò trascinante come era nelle attese e nei voti degli sportivi.

L’Argentina, allenata da Guillermo Stabile, “el filtrador” che aveva militato nel Genoa anni ‘30, allineava in squadra Vernazza, che in Italia poi avrebbe giocato con Palermo, Milan e Vicenza, e Ernesto Grillo futuro rosso nero.

Alla fine l’Italia prevalse per 2-0: si inaugurò la “zona Frignani”, l’ala sinistra del Milan che in alcune occasioni fu capace di aprire le marcature in azzurro nei primissimi minuti di gioco.

Questo il tabellino della gara:

5-12-1954, Roma (AM)
Italia-Argentina 2-0
Reti: 1’ Frignani, 48’ C. Galli.
Italia: Viola (Juventus), Magnini (Fiorentina), Giacomazzi (Inter), Bergamaschi (Milan), Ferrario (Juventus), Moltrasio (Torino), Boniperti (Juventus), Celio (Roma) dal 20’ Bassetto (Atalanta), Galli (Roma), Schiaffino (Milan), Frignani (Milan). Ct: Commissione tecnica della Federazione.
Argentina: Carrizo (46’ Marrapodi), Lombardo, Pizarro, Mouriño, Dellacha, Gutierrez, Vernazza, Prado, Bonelli (61’ Borrello), Grillo, Cruz. Ct: G. Stabile.
Arbitro: Steiner (Austria).

L’arbitro austriaco Steiner sarebbe stato in tempi successivi l’arbitro straniero a dirigere il maggior numero di gare nel campionato italiano.

Due anni dopo toccò al Brasile giocare la sua prima partita in Italia. Anche in quell’occasione l’attesa dei tifosi fu vivissima. Il Brasile stava costruendo la squadra che nel 1958 avrebbe vinto il mondiale in Svezia, ma i maggiori protagonisti di quell’impresa non facevano ancora parte della selecao. L’Italia imperniata sul blocco della Fiorentina e con un Virgili in forma straripante dominò la gara imponendosi con un secco 3-0.

25-4-1956, Milano (AM)
Italia-Brasile 3-0
Reti: 13’ e 62’ Virgili, 76’ aut. De Sordi.
Italia: Viola (Juventus), Magnini (Fiorentina), Cervato (Fiorentina), Chiappella (Fiorentina), Bernasconi (Sampdoria), Segato (Fiorentina), Boniperti (Juventus), Gratton(Fiorentina), Virgili (Fiorentina), Montuori(Fiorentina), Carapellese (Genoa). Ct: Commissione tecnica della Federazione.
Brasile: Gilmar, Djalma Santos, Nilton Santos, Zozimo, De Sordi, Dequinha, Paulinho, Walter, Gino (46’ Larry), Didi, Escurinho. Ct: F. Costa.
Arbitro: Horn (Olanda).

RIVIERA NOTTE RACCONTAVA LA CITTA’

Di seguito troverete una serie di immagini tratte dal nostro “Riviera Notte”, il settimanale che negli anni’60 raccontava tutto lo sport provinciale rappresentando anche un irripetibile successo editoriale.

Abbiamo parlato in diverse occasioni di Marco Sabatelli, Nanni De Marco, Pino Cava, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri e di tutti gli altri protagonisti di quella entusiasmante vicenda.

Scorrendo le raccolte ci siamo anche accorti che si stava raccontando la Città e che la Città raccontava se stessa attraverso quelle pagine.

I concorsi, la pubblicità, le immagini colte nei vari luoghi di aggregazione, i volti delle persone, dei tanti amici che abbiamo incontrato sulla nostra strada ci raccontano la Savona di allora e allora si è pensato di ripubblicarne alcune con un ordine ragionato.

E’ la Savona di allora, una Savona del lavoro, viva, generosa, presente in tutte le sue manifestazioni e della quale, ricordiamolo ancora, la squadra di calcio rappresentava un elemento fondamentale di riconoscimento sociale e civile.

E’ questa l’immagine di partenza, quella del grande trionfo del 1966, il giorno della partita con l’Ivrea che ha significato la Serie B. Un momento dolce e amaro per la scomparsa di Fausto Gadolla, grande artefice di quell’impresa.

Questa foto scattata a Marassi per Genoa – Savona (0-0) ritrae i tifosi bianco blu che avevano letteralmente invaso il vecchio stadio di via Del Piano. La testimonianza evidente di quell’attaccamento e di quella identità di cui si cerca di raccontare.

RIVIERA NOTTE

Di seguito immagini riguardanti proprio “Riviera Notte con qualche pagina sparsa

Questa pagina pubblicitaria, inventata da Piero Merlone, testimonia della vitalità commerciale del centro storico e la capacità degli imprenditori di evidenziare i loro empori: alcuni dei nomi più importanti della storia economica della città (da Rossocci a Ferrarassa, da Saccomani a Bonichi e Serafini)

Un momento in Redazione: il proto Aldo Gasco, l’imbucato Ettore Rusticoni, il capo redattore Luciano Angelini, il promoter pubblicitario Enrico Fabbri, il tipografo Frexia da Tosse.

Primo Maggio 1969, è il grande giorno delle rappresentative di Seconda Categoria, invenzione di Nanni De Marco e di Riviera Notte. Un momento delle premiazioni. Da sinistra Franco Astengo, Nanni De Marco, Ettore Rusticoni capocannoniere del torneo. Seduto si intravede l’editore Marco Sabatelli. Viene premiato il presidente dell’Auxilium di Alassio Isnardi.

Luciano Angelini e Marco Sabatelli intervistano lo staff dirigenziale del Savona FBC. Un momento topico: Enzo Occhetta sta per essere esonerato

I TRENI BIANCO BLU

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Su “Quel treno per Asti”: da sinistra il segretario Chiarenza, il magazziniere Doni, il capo treno Ruy Blas Angelini, alle spalle spunta l’indimenticabile Andrè Galindo

SAVONA GOAL

Il grande concorso a premi inventato ancora da Nanni in una rassegna fotografica che ci permette di esplorare nei “covi” della più brillante vista sportiva della nostra città e dintorni e di mettere in mostra, a distanza di tanti anni, la ricchezza dei premi.

Il vincitore della prima tappa del concorso (Settembre 1966)

I PERSONAGGI

Bar Livio di Corso Colombo: Canepa, l’impreditore portuale Felice Aleotti, un non meglio nominato Gin degli Scolopi, Dario Ricci colonna della Priamar e della squadra del Bar che ci ha dato tante soddisfazioni. Accosciati: Dario Succi, professione palombaro e il celebre Borioli che tutta Savona conosceva  (non si sa perché) come “Marchese del Grillo” molto prima che sugli schermi apparisse il celebre film con Alberto Sordi

Tappa a Spotorno: secondo a destra Giuse “Cerri” Cerruti, personaggio di eccezionale carisma, titolare dei bagni Copacabana e vice–presidente della locale squadra di calcio braccio destro dell’indimenticabile presidentissimo Luigi Bagnarino, al suo fianco il portiere Ghelli

Bar Levratto via XX settembre angolo via Luigi Corsi. Riunite le “menti” di tanti 13 al Totocalcio. In primo piano Ignazio Pessano, poi Pierino Moia, il titolare Aldo Levratto, Rollero, Michele Crocco e Giorgio Biancon.

Bar Sport di Legino: da sinistra, Mario Boero, la signora Pina Pasqualini, la cantante lirica Miryam Del Mare al secolo Edda Teneggi sorella di Corrado, centravanti di Savona, Livorno, Lecce tra le tante, e di Luciano, terzino di Veloce, Savona, Torino, Catania, Taranto, Foggia e Pisa; seduti: Cavicchi, il vulcanico giornalaio di Legino Josef Furioni, Gino Valdora grande campione di bocce; appoggiato al banco il campione ligure di lotta greco – romana Renzo Buscaglia

Bar Cristallo, via Torino: da sinistra, in piedi, Franco Rebagliati, Silvio Dagnino, un non meglio precisato Giuan, Romano Borgo, la signora Enrica Gigliosi titolare del bar, nientemeno che Nanni Ciglieri centromediano della Sampdoria, Savona, Vado, Libertà e Lavoro, Lavagnese e Veloce, poi Giorgio sceso dal “Pino” dove abitava (testuale dalla immaginifica didascalia di Nanni); seduti. Gianni Rebagliati e il definito “simpaticissimo” Gin.

Bar Liz, Zinola. Si incorona il “Re dei Tarocchi” Pino Frumento. Intorno al vincitore della gara a carte ruotano: Mario Frumento, Gamara, il barman Guido, Piero, Nino Vercellino, Patetta (terzino della Veloce, Don Bosco, Bagni Italia), la cantante Anna, un non meglio definito “Socio del Re”, Bolognesi e – testuale nella didascalia di Nanni –  “Renato Marmaio Tuttotrippa”

Così Riviera Notte raccontava la rivalità Bar Livio – Bar Riviera. Nella foto: gli indimenticabili Ciappi e “Maxian” Giordano sono in primo piano, “Tapioca” Fiabane di fronte a tavola dopo in primo piano Pino Pellegrini e Piotto,  Livio Faggion a capo tavola. I due tecnico-tattici in fondo in piedi assieme a Bazzano, Dondo, Gambetta, Storti, Curti e Gianni Maestrini. Davvero una bella compagnia.

I RICCHI PREMI

Quattro dei personaggi che hanno fatto grande Savona in quel periodo: l’albergatore dott. Monti, vice presidente del Savona e successivamente presidente della Veloce, titolare dell’Hotel Riviera Suisse e dell’Hotel La Terrasse alle Fornaci; Enrico Fabbri, giornalista, presentatore, pubblicitario, uomo brillante del grande “charme” organizzatore delle tappe del GiroMiss, una sua creatura con la quale batteva la Riviera da Varazze ad Andora, e della selezione per il concorso di Miss Italia; Gianni Aonzo titolare storico della Farinata di Via Pia, e Marco Sabatelli, tipografia in piazza Vescovado, editore di Liguria, Resine, Riviera Notte, presidente della Camera di Commercio e dell’Unione industriali

I GIORNALISTI SAVONESI SI DIVERTONO

LA PRIMA VOLTA DELLA SAMPIERDARENESE IN SERIE A

Esaurita, ingloriosamente, l’esperienza della Dominante, imposta dal fascismo come seconda squadra di Genova e abbandonata completamente dal pubblico del ponente fino alla retrocessione in I divisione, il ritorno all’insegna gloriosa della Sampierdarenese e all’attività dei suoi dirigenti antifascisti segnò in sole due stagioni la clamorosa ascesa dei “lupi” nella nuova Serie A a girone unico, inaugurata con il campionato 1929 – 30.

Questa è la storia del campionato di Serie B 1933 – 34, diviso in due gironi, con i tabellini completi delle partite disputate dalla squadra bianco-rosso-nera.

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La Sampierdarenese 1933 -34

Il girone terminò con questa classifica: Sampierdarenese 36, Vigevano 33, Pro Patria 30, Novara 28, Messina 27, Viareggio 26, Catanzaro 25, Spezia 25, Seregno 24, Pavia 18, Legnano 16, Cagliari 14, Derthona 9.

PRIMA GIORNATA 10 settembre 1933

Spezia – Sampierdarenese 0-0

Spezia: Umer, Farina, Blecich, Andrei, Tacchinardi, Venturini, Bermone, Comar, Arella, Sabattini, Garbini.

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Gay, Bossi, Malatesta, Munerati, Poggi, Comini, Dossena, Barisone.

Arbitro: Bertoli di Vicenza.

SECONDA GIORNATA 17 settembre 1933

Sampierdarenese – Cagliari 5-0

reti: Barisone, Poggi (2), Gay, Comini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Nervi, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Cagliari: Pallotta, Poligheddu, Guerrini, Banfi, Cattaneo, Orasi, Bonello, Gobetti, Cipriani, Bacellieri, D’Alberto

arbitro Bertoni di Milano

TERZA GIORNATA 24 settembre 1933

Seregno – Sampierdarenese 1-2

reti: Comini (2) Uggè

Seregno: Poietti, Mariani I, Ronchetti, Giussani, Cervilli, Bonora, Formenti I, Giunta, Poggi, Mariani II, Uggè

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Nervi, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

arbitro Scarpi di Dolo

QUARTA GIORNATA 1 ottobre 1933

Sampierdarenese – Pro Patria 1-0

rete: Barisone

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Pro Patria: Colombo, Mara, Fiammenghi, Arnoldi, Dusi, Giani, Rossi, Severi, Azzimonti, Loetti, Dalfini

arbitro Gomani di Ravenna

QUINTA GIORNATA 8 ottobre 1933

reti: Poggi, Benedetti, Comini

Catanzaro: Martini, Pasti, Favero, Redaelli, Galletti, Biffi, Zoppi, Benedetti, Negri, Moretti, Bresciani

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

arbitro Gasparo di Roma

SESTA GIORNATA 15 ottobre 1933

Sampierdarenese – Derthona 3-0

rete: Poggi, Munerati, Gay (rigore)

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Derthona: Sacchini, Mangino, Chiesa, Muratori, Rolando, Riso, Nizzi, Taverna, Piccinini, Crotti, Azzimonti

arbitro Mauri di Como

SETTIMA GIORNATA 29 ottobre 1933

Sampierdarenese – Legnano 1-0

rete. Comini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Galli, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Legnano: Almasio, Pagani, Ratti, Mazzatorto, Rancilio, Canepa, Canavesi, Annoni, Ferrè, Solbiati, Albero

arbitro: Casati di Como

OTTAVA GIORNATA 5 novembre 1933

Sampierdarenese – Messina 4-0

reti: Poggi, Comini (2), Gay

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Messina: Staccione, Bruno, Vandelli, Di Gennaro, Calzolari, Fidomanzo, Lumia, Villotti, Corallo, Conte, Ferretti

arbitro Marini di Verona

NONA GIORNATA 12 novembre 1933

NOVARA – SAMPIERDARENESE 0-1

Novara: Zamberletti, Rabaglio, Checco, Buratti, Parodi, Versaldi, Massiglia, Cappellini, Portaluppi, Verità, Patrucchi

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Malatesta, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

arbitro Rubinati di Venezia

DECIMA GIORNATA 19 novembre 1933

Sampierdarenese – Pavia 4-0

reti: Comini(3), Gay

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

Pavia: Pallavicini, Bacchia, Gorla, Frattini, Varrini, Ratti, Massazza, Bertolotti, Pampaloni, Citterio, Valesani

arbitro Zorzi di Belluno

UNDICESIMA GIORNATA 26 novembre 1933

Viareggio – Sampierdarenese 0-2

reti: Comini, Munerati

Viareggio. Sermonti, Giorgetti, Zappelli II, Della Latta, Tori, Viani, Castellani, Lippi, Lemmetti, Sanson, Giordani

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Nervi, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Barisone

arbitro Dattilo di Roma

DODICESIMA GIORNATA 10 dicembre 1933

Vigevano – Sampierdarenese 4 – 1

reti: Lattuada(2), Grolli (2), Dossena

Vigevano, Carmignato, Brunella, Bonzani, Biasotto, Musmeci, Giuntoli, Gobbi, Ricci, Lattuada, Grolli, Mariani

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati, Gay, Comini, Poggi, Dossena

arbitro Giani di Pisa

TREDICESIMA GIORNATA 17 dicembre 1933

Sampierdarenese – Spezia 1-0

rete: Comini rigore

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi, Nervi, Munerati, Gay, Comini, Dossena, Morando

Spezia: Umer, Farina, Blecich, Andrei, Tacchinardi, Venturini, Garbini, Comar, Arella, Benassi, Sabbatini

arbitro Carraro di Padova

QUATTORDICESIMA GIORNATA 25 dicembre 1933

Cagliari – Sampierdarenese 1-1

reti: Baccilieri, Ciancamerla

Cagliari: Bedini, Poligheddu, Guerrini, Gobetti, Cattaneo, Orasi, Bonello, Baccilieri, Zambianchi, Francovic, D’Alberto

Sampierdarenese: Profumo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Allegri, Morando, Comini, Dossena, Barisone

arbitro Bartolini di Firenze

QUINDICESIMA GIORNATA 31 dicembre 1933

Sampierdarenese – Seregno 2-0

reti: Bodrato, Comini

Sampierdarenese: Profumo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati, Bodrato, Comini, Galli, Dossena

Seregno: Poietti, Mariani I, Ronchetti, Giussani, Cervilli, Villa, Consonni, Giunta, Poggi, Uggè, Galli

arbitro Mazza di Torre del Greco

SEDICESIMA GIORNATA 6 gennaio 1934

Pro Patria – Sampierdarenese 3-4

reti: Dossena, Barisone, Munerati, Luraghi, autorete di Mara, Candiani

Pro Patria: Smerzi, Mara, Fiammenghi, Belloni, Arnoldi, Giani, Luraghi, Severi, Candiani, Azimonti, Loetti

Sampierdarenese: Profumo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati,, Comini, Poggi, Dossena, Barisone

arbitro Mattea di Torino

DICIASSETTESIMA GIORNATA 14 gennaio 1934

Sampierdarenese – Catanzaro 2-0

reti: Munerati Dosssena

Sampierdarenese: Profumo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Poggi, Dossena, Barisone

Catanzaro: Martini, Pasti, Favero, Redaelli, Galletti, Cimnaghi, Zoppi, Negri, Radice, Mosetti, Bresciani

arbitro Bertoli di Vicenza

DICIOTTESIMA GIORNATA 21 gennaio 1934

Derthona – Sampierdarenese 0-0

Derthona: Bonadeo, Mangino, Chiesa, Manfrin, Rolandi, Renati, Croce, Taverna, Anversa, Riso, Crotti

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi Malatesta, Munerati,, Galli, Poggi, Dossena, Barisone

arbitro Marini di Verona

DICIANNOVESIMA GIORNATA 28 gennaio 1934

Legnano – Sampierdarenese 2-0

reti: Annoni, Albero

Legnano: Almasio, Pagani, Ratti, Padovan, Rancilio, Grampi, Albero, Erba, Annoni, Colombo, Guidi

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati,,Galli, Poggi, Dossena, Barisone

arbitro Bertoglio di Torino

VENTESIMA GIORNATA 11 febbraio 1934

Sampierdarenese – Novara 0- 1

rete. Cappellini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Nervi, Munerati,, Comini, Morando, Galli, Barisone

Novara: Zamberletti, Rabaglio, Checco, Passerini, Mornese, Ravetta, Massiglia, Cappellini, Cevenini III, Versaldi, Rizzotti

arbitro Cardinali di Milano

VENTUNESIMA GIORNATA 18 febbraio 1934

Messina – Sampierdarenese 3-0

reti: Ronca (autorete) Corallo (2)

Messina: Staccione, Vandelli, Conti, Borgo, Calzolari, Fidomanzo, Re, Lumia, Corallo, Sassetti, Ferretti

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ronca, Baiardo, Malatesta, Santi, Dossena, Comini, Morando, Poggi, Barisone

arbitro Gamba di Napoli

VENTIDUESIMA GIORNATA 4 marzo 1934

Pavia – Sampierdarenese 0-0

Pavia: Roletto, Bolzoni, Blondet, Bacchi, Frattini, Ratti, Manazza, Varini, De Stefanis, Pampaloni, Valesani

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Dossena, Poggi, Barisone

arbitro Pecchiura di Torino

VENTITREESIMA GIORNATA 11 marzo 1934

Sampierdarenese – Viareggio 5-0

reti: Comini (4) Dossena

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ronca, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Dossena, Poggi, Barisone

Viareggio: Sermonti, Giorgetti, Zappelli II, Della Latta, Tori, Viani, Castellani, Lippi, Lommetti, Sanson, Giordani

arbitro Turbiani di Ferrara

VENTIQUATTRESIMA GIORNATA 19 marzo 1934

Sampierdarenese – Vigevano 1-0

rete: Comini (rigore)

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Morando, Bossi,Rigotti, Munerati,, Comini, Dossena, Poggi, Barisone

Vigevano: Carmignato, Colombo, Brunella, Biasotto, Giuntoli, Marchi, Gobbi, Musmeci, Lattuada, Grolli, Maggi

arbitro Mastellari di Bologna

Il Girone B si era concluso con questa classifica:

Perugia 33, Modena 32, Bari 30, Como 28, Atalanta 26, Grion Pola 25, Foggia 24, Cremonese 20, Spal 20, Pistoiese 20, Verona 18, Vicenza 18, Venezia 18

Al girone finale erano così state ammesse:

Sampierdarenese, Vigevano, Pro Patria, Perugia, Modena Bari.

In palio un solo posto in Serie A

GIRONE FINALE

PRIMA GIORNATA 1 aprile 1934

Sampierdarenese – Bari 1-1

reti: Ferrero, Munerati

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Morando, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Dossena, Poggi, Barisone

Bari: Cubi, Antonelli, Bonometti, Caldarulo, Giacobbe, Paradiso, Dantuti, Patuzzi, Marchionneschi, Rossini, Ferrero

arbitro Pasinato di Venezia

SECONDA GIORNATA 8 aprile 1934

Modena – Sampierdarenese 1-1

reti: Cavani, Comini

Modena: Cassetti,Cerboncini, Setti, Galli I, Scaltriti, Todeschini, Cavani, Lombatti, Galli II, Carnevali, Piccaluga

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Dossena, Gay, Barisone

arbitro Mazzarino di Roma

TERZA GIORNATA 15 aprile 1934

Sampierdarenese – Pro Patria 0-0

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Dossena, Gay, Barisone

Pro Patria: Smerzi, Viganò, Mara, Pellegatta, Dusi, Giani, Rossi, Severi, Loetti, Cazzaniga, Delfini

arbitro Bertoglio di Torino

QUARTA GIORNATA 22 aprile 1934

Perugia – Sampierdaranese 0-2

reti: Munerati, Comini

Perugia: Pancrazi, Sola, Nebbia, Lolli, Mancini, Zannoni, Vitalesta, Preti, Prossi, Scategni, Giberti

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Bodrato, Poggi, Barisone

arbitro: Dattilo di Roma

QUINTA GIORNATA 29 aprile 1934

Vigevano – Sampierdarenese 0-2

marcatori: Comini, Barisone

Vigevano: Carmignato, Colombo, Brunella, Biasoli, Musmeci, Giuntoli, Gobbi, Ricci, Grolli, Mariani, Maggi

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Bodrato, Poggi, Barisone

arbitro Giani di Pisa

SESTA GIORNATA 6 maggio 1934

Bari – Sampierdarenese 4-0

reti: Giacobbe, Patuzzi, Ferrero, Marchionneschi

Bari: Cubi, Antonelli, Bonometti, Caldarulo, Giacobbe, Paradiso, Frossi, Dentuti, Marchionneschi, Patuzzi, Ferrero

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Ronca, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Bodrato, Poggi, Barisone

arbitro Turbiani di Ferrara

SETTIMA GIORNATA 10 maggio 1934

Sampierdarenese – Modena 3-1

reti: Galli, Comini (3)

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Nervi, Poggi, Rebolino

Modena: Cassetti, Parodi, Bernocchi, Lombatti, Scaltriti, Todeschini, Cavani, Vezzani, Galli II; Carnevali, Piaccaluga

arbitro Caironi di Milano

OTTAVA GIORNATA 13 maggio 1934

PRO PATRIA – SAMPIERDARENESE 1-1

reti: Loetti, Rigotti

Pro Patria. Smerzi, Viganò, Mara, Arnoldi, Dusi, Giani, Rossi, Severi, Loetti, Cazzaniga, Delfini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Ronca, Poggi, Barisone

arbitro: Gomani di Ravenna

NONA GIORNATA 20 maggio 1934

Sampierdarenese – Perugia 2-0

reti: Munerati, Comini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Gay, Poggi, Barisone

Perugia: Pancrazi, Sola, Nebbia, Lolli, Mancini, Moligoli, Gregar, Preti, Broni, Scategni, Tiberti

arbitro Piziolo di Firenze

DECIMA GIORNATA 24 maggio 1934

Sampierdarenese – Vigevano 2 -1

reti: Comini rigore, Lattuada, Barisone

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Gay, Poggi, Barisone

Vigevano: Carmignato, Brunella, Bonzani, Biovetti, Musmeci, Giuntoli, Gobbi, Colli, Lattuada, Mariani, Maggi

arbitro Casati di Como

Classifica girone finale:

Sampierdarenese 14, Bari 14, Modena 11, Pro Patria 9, Vigevano 8, Perugia 4.

Per l’unico posto in Serie A fu così necessario uno spareggio tra Sampierdarenese e Bari.

La gara fu giocata a Bologna il 24 giugno 1934. La Sampierdarenese giocò in maglia verde, una muta regalata gentilmente dal presidente del Bologna Dall’Ara, a causa della possibilità di confusione con la divisa biancorossa dei galletti.

Una partita drammatica segnata in partenza dal goal di Comini e dai vani assalti dei baresi.

L’1-0 iniziale non mutò e i lupi approdarono per la prima volta in serie A.

Bologna 24 giugno 1934

Sampierdarenese – Bari 1-0

rete: Comini

Sampierdarenese: Bacigalupo, Ciancamerla, Rigotti, Lancioni, Bossi,Malatesta, Munerati,, Comini, Gay, Poggi, Barisone

Bari: Cubi, Antonelli, Bonometti, Caldarulo, De Caprile, Paradiso, Frossi, Dentuti, Marchionneschi, Rossini, Ferrara

i

arbitro Mazzarino di Roma

.

A SEGNO I FRATELLI “CONTRO”: E’ SUCCESSO SOLTANTO DUE VOLTE IN SERIE A

Fratelli del gol, la Top 5 di sempre in Serie A. Dai Nordahl agli Inzaghi,  la classifica

I fratelli Nyers: a sinistra Ferenc, a destra in palleggio Istvan

Benevento-Napoli , giocata ieri 25 ottobre 2020 è stato soprattutto il derby dei fratelli Insigne, protagonisti indiscussi di questa partita. Segna Roberto, pareggia Lorenzo, i due fratelli “contro” hanno così eguagliato un record assai lontano nel tempo.

Due fratelli a segno con maglie diverse era già capitato infatti il 4 dicembre 1949 a Milano: Inter – Lazio 2-1.

Protagonisti i fratelli Nyers, due ungheresi che nelle vicende di guerra avevano perso la nazionalità e risultavano apolidi.

Ferenc, il laziale, non famoso come Istvan, l’interista, celebre cannoniere dal sinistro proibito: entrambi però in quella gara riuscirono a far goal.

Riportiamo allora di seguito tutti i tabellini di quella storica tredicesima giornata del campionato di Serie A 1949 – 50

Bologna – Venezia 6-1

reti: Mike (4), Taiti, Cervellati, Bercarich

Bologna: Vanz, Giovannini, Ballacci, Cingolani, Mezzadri, Jensen, Mike, Bernicchi, Cervellati, Gritti, Taiti

Venezia: Fioravanti, Pischianz, Sandroni, Chiappin, Lucchi, Presca, Venturi, Massagrande, Bercarich, Goleb, Degano

arbitro: Matucci

Como – Sampdoria 3-1

reti: Lipizer, Bertani, Ghiandi, Susmel

Como: Cardani, Travia, Pedroni, Maronati, Bosco, Susmel, Migliorini, Meroni, Ghiandi, Stua, Lipizer

Sampdoria: Lusetti, Gratton, Arrighini, Bertani, Ballicco, Mannocci, Lucentini, Bassetto, Baldini, Coscia, Gei

arbitro Cappucci

Fiorentina – Atalanta 2-1

reti: Pandolfini (2), Soerensen

Fiorentina: Costagliola, Eliani, Cervato, Meucci, Rosetta, Magli, Nagy, Chiappella, Galassi, Pandolfini, Giusti

Atalanta: Casari, Dalmonte, Gariboldi, Malinverni, Saccavino, Angeleri, Busnelli, Karl Hansen, Cergoli, Soer3ensen, Caprile

arbitro Bertolio di Torino

Genoa – Pro Patria 2-1

reti: Tortarolo, Alarcon, Guarnieri (rig.)

Genoa: Gualazzi, Pellicari, Magni, Tortarolo, Cattani, Bergamo, Boyè, Castelli, Aballay, Alarcon, Dante

Pro Patria: Uboldi, Azimonti, Viney, Borra, Fossati, Pozzi, Guarnieri, Turconi II, Torreano, Barsanti, Bertoloni

arbitro Pieri di Trieste

Inter – Lazio 2-1

reti: Nyers I (rig.) Amadei, Nyers II

Inter: Franzosi, Giovannini, Miglioli, Fattori, Basso, Achilli, Lorenzi, Wilkes, Amadei, Fiorini, Nyers I

Lazio: Sentimenti IV, Antonazzi, Furiassi, Alzani, Remondini, Sentimenti III, Puccinelli, Penso, Hofling, Cecconi, Nyers II

arbitro Tassini di Verona

Juventus – Palermo 6-2

reti: Praest (2), Martino (3), Vivolo, Vyckpalek (2)

Juventus: Viola, Bertucelli, Manente, Mari, Parola, Piccinini, Muccinelli, Martino, Vivolo, J.Hansen, Praest

Palermo: Masci, Giaroli, Boldi, Milani, Santamaria, Moretti, Di Maso, Gimona, Vycplalek, Lodi, De Santis

arbitro Valsecchi

Novara – Milan 1-3

reti: Pombia, Candiani (2), Nordhal III

Novara: Corghi, Della Frera, De Togni, Mainardi, Odone, Opezzo, Ploeger, Pombia, Renica, Alberico, Ferraris II

Milan: Bardelli, Belloni, Foglia, Annovazzi, Tognon, De Grandi, Santagonstino, Burini, Nordhal III, Liedholm, Candiani

arbitro Pera

Padova – Bari 3-1

reti: Fiumi, Vitali, Rolle, Novello

Padova: Romano, Sforzin, Zanon, Rolle, Quadri, Matè, Vitali, Curti, Novello, Celio, Prunecchi
Bari: Visco, Pietrasanta, Stellin, Sarosi III, Carlini, Sabbatini, Fiumi, Giammarco, Stradella, Voros, Sentimenti V

arbitro Camiolo di Milano

Roma – Lucchese 2-2

reti: Arangelovich (2, una su rig.), Lenci, Kincses

Roma: Benedetti, Andreoli, Maestrelli, Degl’Innocenti, Tre Re, Venturi, Merlin, Zecca, Tontodonati, Arangelovich, Pesaola

Lucchese: Zotti, Toppan, Padulazzi, Rosellini, Ferrario, Scarpato, Kincses, Toth, Mazza, Lenci, Onorato

arbitro Poggipollini di Moden

Triestina – Torino 3-0

reti: Boscolo (2), Ispiro

Triestina: Nuciari, Zorzin, Blason, Sessa, Grosso, Radio, Rossetti, Trevisan, Ispiro; Petagna, Boscolo

Torino. Moro, Bersia, Toma, Depetrini, Nay, Picchi,Marchetto, Hjalmarsson, Bengtsson, Gianmarinaro, Frizzi

CLASSIFICA FINALE: Juventus 62, Milan 57, Inter 49, Lazio 46, Fiorentina 44, Torino 41, Como 41, Atalanta 40, Triestina 40, Padova 35, Pro Patria 34, Genoa 34, Sampdoria 33, Palermo 33, Bologna 32, Lucchese 32, Novara 31, Roma 31, Bari 29, Venezia 16

Presenze e reti di Inter e Lazio, le due squadre di appartenenza dei fratelli Nyers

Inter: Miglioli 36(2), Nyers I 36 (30), Fattori 34 (3), Giovannini 34, Wilkes 34 (17), Amadei 33 (20), Lorenzi 31 (15), Achilli 30 (1), Armano 28 (5), Basso 26, Campatelli 25(3), Soldan 21, Franzosi 17, Guaita 12, Giacomazzi 8, Bearzot 6, Fiorini 4, Invernizzi 3, Pian 1

Lazio: Sentimenti IV 37, Furiassi 36, Sentimenti III 36 (3), Antonazzi (34), Puccinelli 34 (10), Alzani 33, Remondini 33 (7), Flamini 30 (10), Hofling 29 (13), Penzo 25 (7), Magrini 33 (3), Cecconi 18 (3), Nyers II 18 (6), Montanari 11 (1), Piacentini 8, Arce 7 (2), Spurio 5, De Fazio 1, Galletti 1

QUANDO IL FASCISMO MISE IL VETO AL CALCIO FEMMINILE

In questi giorni è uscito un romanzo “Giovinette” (Edizioni Solferino) scritto dalla giornalista del Corriere Federica Seneghini, che ha ricostruito la vicenda di una squadra di calcio femminile milanese negli anni ’30, la lotta delle giocatrici per poter scendere in campo e il divieto opposto loro dal regime fascista.

La loro vicenda è raccontata sulla base dei documenti dell’epoca, della testimonianza dell’ultima superstite e dei ricordi dei parenti delle protagoniste.

Solo un giuoco, un amatissimo giuoco. Che però Rosetta e le sue compagne, un manipolo di “tifosine” — come si diceva allora — milanesi, le prime donne in Italia a fondare una squadra di calcio, il Gfc, Gruppo Femminile di Calcio, non poterono giocare a lungo: il fascismo glielo impedì.

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Il Gruppo Femminile Calcio aveva sede in via Stoppani 12 ed era formata da un gruppo di donne che scendevano in campo con la sottana, al contrario delle colleghe tedesche ed inglesi, nazioni in cui, fra l’altro si giocava già dal 1910.

Questo romanzo restituisce finalmente giustizia a un gruppo di ragazze i cui sogni furono bruscamente interrotti dal regime, e mostra uno dei modi più insidiosi in cui agiscono le dittature: non solo la violenza e la repressione politica che tutti abbiamo ben presenti, ma una più ampia — e forse duratura — distruzione di possibilità di vita per le persone. Bisognerà aspettare il 1968 per vedere il primo campionato ufficioso di calcio femminile, il 1986 per avere quello istituito da una Federazione strutturata.

Nel 1930 il fenomeno però, durò solo 9 mesi nonostante l’uscita di un articolo sul giornale “Il calcio illustrato” avesse dato tanta visibilità alla notizia, tanto che anche in altre città nacquero squadre di calcio femminile.

Rosetta, la fondatrice del gruppo milanese era ancora un’adolescente che studiava da maestra, sua sorella Marta, sarta, l’amica Losanna Strigaro, commessa, erano riuscite con la loro grandissima intraprendenza a ottenere il consenso del presidente del Coni e della Figc, Leandro Arpinati, un fascista della prima ora, che in passato aveva guidato pestaggi e scontri a Lodi, la città di origine delle sorelle Boccalini, ma che era anche un vero cultore dello sport. Aveva aperto all’ “esperimento” del calcio femminile «pur riconoscendo che la sua diffusione non è opportuna», come scrisse all’epoca la Gazzetta dello Sport, e «concesso l’autorizzazione alla società milanese a praticare il giuoco del calcio. Ogni attività deve però svolgersi in privato, cioè su campi cintati e senza l’ammissione di pubblico».

L’obbligo di non essere viste non era l’unico: le ragazze furono spinte a chiedere un certificato medico a Nicola Pende, il direttore dell’Istituto di biotipologia individuale e ortogenesi di Genova, uno dei punti di riferimento per le teorie “scientifiche” dell’epoca che volevano formare i nuovi italiani sotto l’egida del fascismo.

«Io credo che dal lato medico nessun danno può venire né alla linea estetica del corpo, né allo statico degli organi addominali femminili e sessuali in ispecie, da un gioco del calcio razionalizzato e non mirante a campionato, che richiede sforzi di esagerazioni di movimenti muscolari, sempre dannosi all’organismo femminile» scrisse Pende. «Giuoco del calcio dunque, sì, ma per puro diletto e con moderazione!». Beninteso, comunque solo per le ragazze tra i 15 e i 20 anni.

Si tentò comunque di aggirare il blocco dell’anonimato e della clausura:l’11 giugno 1933 il gruppo milanese riuscì ad organizzare la prima partita femminile in Italia disputata in pubblico: quel giorno, ai bordi del campo rionale Fabio Filzi c’erano oltre mille persone.

Tutti erano curiosi e molti scettici.

Poi intervenne il nuovo presidente del CONI (e segretario del PNF) Achille Starace che vietò il calcio femminile all’insegna del motto “l’Italia ha bisogno di buone madri non di virago calciatrici”.

Occorrerà aspettare, allora, la Liberazione. Nel 1946, anno in cui a Trieste vennero fondate ben due squadre: la Triestina e le ragazze di San Giusto; quattro anni dopo, nel 1950 a Napoli viene fondata l’Associazione Italiana Calcio Femminile (AICF) con l’adesione di diverse società; nel 1959 a Messina si gioca la partita Roma-Napoli e con questa gara termina la breve storia dell’AICF.
Nel 1965 a Milano all’Arena, si disputa Bologna-Inter le cui atlete, tutte milanesi, hanno tra i 14 e i 17 anni e l’allenatrice di entrambe le compagini nonché l’arbitro dell’ incontro è Valeria Rocchi; nello stesso anno nascono le società Genova e Giovani Viola.

L’anno 1968 è comunemente indicato come l’anno zero per il calcio femminile perché nasce la F.I.C.F. (Federazione Italiana Calcio Femminile) che dà vita, nel periodo maggio – settembre, al primo campionato italiano: 10 squadre al via, divise in due gironi con criteri geografici. Il primo storico scudetto se lo aggiudica il Genova Calcio Femminile che nella finalissima disputata a Pisa batte la Roma e si aggiudica il primo tricolore della storia del calcio femminile italiano.

E’ MORTO MARIO AONZO: TRA FARINATA, SAVONA FBC, RIVIERA NOTTE AVEVA RAPPRESENTATO LA SAVONA MIGLIORE

di Luciano Angelini e Franco Astengo

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Quattro dei personaggi che hanno fatto grande Savona in quel periodo: l’albergatore dott. Monti, vice presidente del Savona e successivamente presidente della Veloce, titolare dell’Hotel Riviera Suisse e dell’Hotel La Terrasse alle Fornaci; Enrico Fabbri, giornalista, presentatore, pubblicitario, uomo brillante del grande “charme” organizzatore delle tappe del GiroMiss, una sua creatura con la quale batteva la Riviera da Varazze ad Andora, e della selezione per il concorso di Miss Italia; Gianni Aonzo titolare storico della Farinata di Via Pia, e Marco Sabatelli, tipografia in piazza Vescovado, editore di Liguria, Resine, Riviera Notte, presidente della Camera di Commercio e dell’Unione industriali

E’ mancato Mario Aonzo: uno dei rappresentanti della “Savona migliore”, di quella nostra piccola amata Città dal cuore pulsante che negli anni centrali del XX secolo aveva rappresentato un esempio di coesione sociale e di ricchezza culturale.

Una Città che abbiamo tante volte descritto e della quale la “Farinata di via Pia” rappresentava uno dei luoghi simbolo di incontro, discussione, capacità di trasmissione di valori e di identità.

Tutti i ceti sociali si ritrovavano in quei locali resi immortali nella memoria collettiva dalle poesie del grande “Beppin da Cà”: Turta de seixio, Turta de gran..

Mario Aonzo aveva ereditato dalla sua famiglia quel locale e lo aveva portato avanti nel segno della “savonesità” più schietta.

Ma il Savona FBC era stata la sua seconda famiglia: con Pino Monti avevano fondato, all’inizio degli anni ’70, il primo “Savona Club” impegnandosi nel seguire la squadra in ogni dove e usando qualsiasi mezzo: auto, treno, nave, aereo.

Sempre presenti in quell’epoca da Venezia, alla settimana sarda, ad Ascoli a Imola

La Farinata via Pia” aveva rappresentato anche il punto di riferimento più importante per il nostro concorso “Savona Goal”: le schedine che migliaia di savonesi compilavano ogni settimana per partecipare al concorso pronostici più fortunato, pura invenzione del genio di Nanni De Marco.

Riviera Notte era il più letto di Savona e Provincia. Il più informato, spregiudicato, il più sensibile agli umori della società, della tifoseria, il più sensibile e attento alla crescita e alle istanze del calcio dilettanti e dei settori giovanili. Di Riviera Notte, sotto la spinta di Nanni De Marco, l’invenzione e l’organizzazione delle Rappresentative, una spina nel fianco, almeno all’inizio, per il comitato ligure della Figc. E poi le classifiche speciali divise per ruoli, altro fiore all’occhiello, motivo di rivalità e contestazioni”.

Si trattava di compilare una schedina inserita nelle pagine della rivista, misurarsi con i pronostici di 5 partite a livello locale (indicando il risultato finale), ritagliarla e inserirla in una scatola posta in un angolo del bar sede di tappa.

Nanni, tra il sabato sera e la domenica mattina, facendo rombare la famosa Balilla arancione si recava presso ogni locale ritirava la schede e poi tra la domenica sera e il lunedì mattina, circondato dalla devozione della moglie Franca e della madre Anita, donna dallo straordinario trasporto affettivo, compilava le varie classifiche a seconda della quantità di pronostici indovinati in ciascuna scheda.

I premi, messi in palio da diverse ditte savonesi (il tessuto economico della Città in allora era ben diverso da oggi), erano i più vari: orologi, profumi, biglietti omaggio per le partite del Savona, scaldabagno, impermeabili, biciclette, scarpe, buoni ristorante, magliette, giubbotti, macina caffè, occhiali da sole, prosciutti. Insomma un vero albero della cuccagna.

Le classifiche erano le più diverse per accontentare tutti: quella generale, quella a squadre per ogni singolo bar, quella “per dame” per non dimenticare le signore che si cimentavano con i pronostici calcistici, quella per “isolati” cioè per quei giocatori che compilavano una sola schedina per volta. Ma l’elemento di vera e propria “tenuta sociale” era il giro di Nanni al ritiro delle schede bar, per bar: era l’occasione per diffondere notizie, scambiare opinioni, cementare amicizie, organizzare eventi, alimentare dibattiti e rivalità. Un mondo, insieme piccolo e grande, ormai completamente scomparso.

La Farinata di via Pia era il locale maggiormente impegnato in Savona Goal, quello che forniva il maggior numero di schede al concorso e Mario Aonzo era l’anima (molto generosa nell’organizzare cene favolose) di quella raccolta.

Ricordi indimenticabili nella memoria che svanisce: con Mario Aonzo se n’è andato un pezzo fondamentale della nostra storia cittadina di quegli anni nei quali in Città si sviluppavano grandi amicizie e forti solidarietà.

PELE’: HANNO DETTO DI LUI, LIEDHOLM, BEARZOT, ALTAFINI, RIVERA, TRAPATTONI

File:Italia-Brasile 3-0, Milano, 12 maggio 1963, Trapattoni e Pelé ...

Trapattoni marca Pelè

NIELS LIEDHOLM nazionale svedese

Ho conosciuto Pelé a Stoccolma, il 29 giugno 1958, giorno della finale tra Brasile e Svezia.
Aveva quasi diciotto anni, ma possedeva già enorme talento. Aveva estro e soprattutto già grande
goleador (nella finale, conclusa 5-2, segnò due reti come Vavà, il quinto gol lo realizzò Zagalo,
ndc), ma certo non pensavo che sarebbe diventato il grandissimo giocatore che sappiamo.
Eccezionale abilità tecnica e straordinaria forza fisica: questo è stato Pelé, secondo me il più
bravo di tutti.

JOSE’ ALTAFINI, campione del mondo 1958 con il Brasile, poi 6 volte in maglia azzurra

Pelé cominciò a essere mio amico quando ancora era un ragazzo. Durante il ritiro premondiale
del 1958 (poi vinto dal Brasile sulla Svezia di Liedholm, ndc), dividevamo la stessa stanza al
Palace Hotel di Pocos de Caldas. Lui non aveva ancora diciotto anni, io venti. Pur essendo
giovanissimo, aveva già le qualità dii un uomo: serio, riservato, umile. La stampa brasiliana
stava già scoprendolo e lanciandolo. Era un predestinato. La popolarità non lo ha mai
trasformato. Era fatto d’acciaio. Si allenava come tutti noi, impegnandosi sempre al massimo. I
suoi calci di punizione anche in allenamento erano autentiche bombe. Si allenava come
attaccante e anche come portiere, rivelando doti inaspettate. In caso di incidente al nostro
numero uno (in quegli anni il mitico Gilmar, ndc) avrebbe dovuto rimpiazzarlo proprio lui. Era
quasi perfetto: dico quasi perché per me non esiste il calciatore perfetto. Ma è stato senza dubbio
più grande del grande Di Stefano.


Gianni Brera, grande firma del giornalismo sportivo

(direttore della Gazzetta dello Sport poi prima
firma di Giorno, Guerin Sportivo, Il Giornale, Repubblica), saggista e romanziere.

Pelé ha pure il genio della misura: arretra se si sente di arretrare, si smarca per of rirsi ai
disimpegni, rielabora da par suo ciabattando alacre; le ginocchia stranamente piegate quasi da
canterina o ballerina negra (sic!, sperando che i crociati del politicamente corretto non lo
mandino al rogo come è accaduto per Indro Montanelli, ndc). Pochi scatti vedo di lui in questi
campionati (il mondiale 1970, quello della finale vinta 4-1 con l’Italia), ma uno, fintato, corica
Burgnich come neanche un dilettante agli esordi. E Burgnich è il più grande terzino che sia sia
mai visto ai mondiali. La posizione è gof a ma insincera, appunto perché voluta. Le ginocchia
piegate consentono distensioni improvvise di un’ef icacia arrembante. Pelé fa da regista e
allenatore sul campo.
P.s:. Gianni Brera non ha mai nascosto di preferire Di Stefano a Pelé.

Lamberto Artioli, giornalista e scrittore

“E’ stato un perfetto profisional (O Rey era ed è ancora una straordinaria macchina da soldi: ha
un patrimonio netto stimato di 185 milioni di dollari accumulato attraverso investimenti azionari,
proprietà immobiliari, operazioni finanziarie, utilizzo del nome e dell’immagine per accordi di
sponsorizzazione, contratti cinematografici e televisivi, ndc). Giocò spesse volte in condizioni
fisiche disastrose pur di tener fede agli impegni del Santos, la squadra che si identificava in lui e
che pretendeva 30 milioni a partita, ovviamente con Pelé in campo, ma che scendevano a dieci
senza Pelé (ammesso e non concesso che non ci fossero reazioni anche violente da parte del
pubblico con invasioni di campo e richiesta di rimborso dei biglietti, ndc). Disputò anche due
partite in un solo giorno, tre in due giorni. Giocava in media cento incontri all’anno.

Alain Fontan, autore del libro “Le Roi Pelé”

“Pelé aveva il senso strategico di Pedernera, il dono del comando di Di Stefano, il gioco in
souplesse di Gomez, lo scatto di Erico, il tocco di palla e la potenza di tiro di Didi, l’astuzia di
Sivori, il gioco di testa di Moreno, la semplicità di Schiaf ino, segnava quando voleva”.

Enzo Bearzot, c.t. dell’Italia campione del mondo nel 1982

“E’ stato il football fatto uomo. Campione inarrivabile per stile, eleganza, morbidezza di tocco,
completezza tecnica, fondo atletico: un giocatore al quale non faceva difetto assolutamente
nulla”.

Bolo
Fulvio Bernardini, ex c.t. dell’Italia e allenatore di Fiorentina, Bologna e Sampdoria

“Il più grande di tutti. Come lui non ho mai visto altri giocatori. Ho vissuto 60 anni nel calcio,
ma nessuno ha mai mostrato l’abilità di Pelé. In lui ho trovato tutte le doti per essere inimitabile:
piedi, testa, finta, velocità, improvvisazione, visione di gioco, intelligenza, altruismo e un modo
sapiente di mettere i compagni nella posizione di dover fare il gol per forza. L’unico”.

Solinge Bibas, scrittore e giornalista de “A Gazeta Sportiva” di San Paolo Brasile

“Ci sono tre epoche nel football mondiale: prima di Pelé, durante Pelé e dopo Pelé. Sono felice
di averle vissute tutte”.

Gianni Rivera, 60 volte azzurro

E’ il calciatore che più mi ha esaltato, impressionato e sorpreso nonostante ne abbia visti
migliaia. Aveva tutto quello che può desiderare un calciatore, faceva cose, col pallone, che altri
non riuscivano nemmeno a pensare. Trovargli un difetto è impresa impossibile: perché possedeva
scatto, elevazione (Burgnich lo sperimentò nella finale del Mondiale 1970, ndc), posizione,
felinità, disciplina, pericolosità, acrobazia, autorità, personalità, visione del gioco, prestigio.
Secondo il mio parere, Pelé è stato più grande di Di Stefano.

Giorgio Tosatti ex direttore del “Corriere dello Sport e Stadio”

“Il calcio ha prodotto tanti campioni, nessuno così completo e ricco di doti: fisico raccolto,
poderoso ma armonico; agilità animalesca; riflessi di gatto; ritmo da ballerino; elevazione
straordinaria in rapporto alla struttura; controllo del pallone da giocoliere; tiro forte, morbido,
dritto, tagliato, al volo, da fermo, in corsa, in acrobazia con entrambi i piedi; colpo di testa secco
e preciso; stop al millimetro; dribbling tagliente; passaggio immediato, dolce e invitante come un
appuntamento d’amore; scatto da centista; resistenza alla fatica; istintiva visione del gioco e
della porta; forte personalità agonistica e suprema eleganza atletica. Come i grandi artisti, non
appartiene a una scuola, a un’epoca, a un paese. Non impara e non insegna nulla, non ha
maestri, né eredi; non consente imitazioni, non viene toccato dall’evoluzione del calcio: era Pelé,
lo sarebbe oggi e domani”.

Sandro Mazzola, 70 volte nazionale azzurro

Qui siamo davanti al numero uno al mondo. Secondo me, avrebbe potuto e saputo giocare come
portiere con la stessa abilità. Aveva tutto, non saprei trovare un solo difetto in Pelé. Scatto, colpo
di testa, velocità, intelligenza, uno dei più furbi giocatori da me conosciuti: sapeva come cadere,
come provocare un rigore che non c’era, capace di incantare anche l’arbitro più smaliziato. Un
demonio calcistico sotto ogni punto di vista.

Mario Sconcerti già direttore del Secolo XIX,del Corriere dello Sport, opinionista del Corriere della Sera

Il numero dieci è il numero della magia, della dif erenza. E’ stato Pelé a inventarlo nel lontano
1958 ai mondiali in Svezia (vinti dal Brasile 5 a 2 sui padroni di casa, ndc). Pelé portava il
numero dieci semplicemente perché era il primo attaccante e nel Brasile si usava appunto la
numerazione per reparti (l’attacco era composto da Didì, Garrincha, Vavà, Pelé, Zagalo, ndc). Fu
talmente grande la sua diversità, talmente forte l’impressione che la sua classe ebbe sui pochi
privilegiati italiani che poterono vederlo davanti a un televisore, che il suo numero divenne da
allora il numero dei campioni. Meglio ancora dei funamboli, dei giocolieri, di chi sapeva con un pallone sorprendere di più

Giovanni Trapattoni, implacabile marcatore poi CT della nazionale italiana

L’ho incontrato quattro volte. E ogni volta, a fine partita, mi auguravo sempre di non incontrarlo
più. Era impegnativo giocare contro di lui perché ogni movimento era imprevedibile. Tra Pelé e
Di Stefano (icona dell’Argentina e del Real Madrid, detto Saeta Rubia o Don Alfredo, ritenuto
uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, ndc) problematica è la scelta. Per me Pelé aveva più
inventiva, più fantasia, più estro. Di Stefano era invece il prototipo del calciatore eclettico, il
precursore del calcio totale, il primo uomo-squadra. Due calciatori diversi: però se dovessi
indicare il più grande di tutti, direi Pelé perché più completo.

IL FALLIMENTO DEL SAVONA FBC NON CANCELLA 113 ANNI DI STORIA

di Luciano Angelini e Franco Astengo

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Da sinistra in piedi: Ezio Volpi, Remo Moscino, Giulio Mariani, Corrado Teneggi, Valentino Persenda, Pierino Cucchi, Roberto Longoni, Nanni Ciglieri, Walter Colombo, Giancarlo Tonoli, Felice Pelizzari, Stefano Del Buono; accosciati: il magazziniere “storico” Bussetti, Luciano Angelini, Nino Parodi, Mino Persenda, Ciccio Varicelli, Albino Cella, Andrè Galindo, Duilio Zilli.

Giovedì 22 ottobre 2020: il Savona FBC, anno di fondazione 1907,  è ufficialmente fallito. Una morte annunciata alla quale mancava solo la bollatura giudiziaria. Cala il sipario. Ma la Storia bianco blu non si cancella. E ricordare, ribadire, onorare, se vogliamo dirla tutta, è un dovere per chi ne ha vissuto anni importanti, ne ha ricercato le radici, le origini, ne ha raccontato protagonisti e comprimari, vittorie e sconfitte, guide sicure e indegne presenze, avventure esaltanti e millantate ambizioni. Per finire nella ignobile farsa che ha portato al fallimento tra silenzi assordanti e parolai senza vergogna.

1907-2020. Quanta strada. Chi l’avrebbe detto, quella sera di giugno del 1907, quando il direttivo della Fratellanza ginnastica savonese, presieduto da Francesco Enrico, decise “di costituire una sezione giochi: tamburello, football e palla vibrata”, come recita il verbale della seduta. L’avvio di una lunga storia. Primo presidente Cesare Lanza, maglie a strisce bianche e blu verticali (orizzontali invece quelle di “mamma” Fgs). Si procede a piccoli passi, reclutamento, selezioni, allenamenti. In principio, ad innescare la curiosità per il calcio, furono le sfide tra gli equipaggi dei mercantili inglesi Elmville e River Masey. Momenti di svago per spezzare la monotonia delle lunghe soste in porto. Il seme è gettato. L’interesse diventa passione. Ed è il guanto di sfida lanciato dai marinai del mercantile inglese Hanmoor, come risulta negli archivi della Fratellanza ginnastica (Glenmoore, secondo altre fonti), a innescare autentiche, inesauribili passioni sportive. Si gioca in piazza d’Armi, più o meno dove oggi c’è il colosso Ipercoop. Tre tempi di 40 minuti. Un cronista dell’epoca scrive: “Alla fine della seconda ripresa, segnò un goal la squadra inglese. Alla terza ripresa gli inglesi segnarono un altro goal che dava termine alla gara”. Il Savona più avanti si rifarà con gli interessi. E con la “perfida albione” non saranno match tra damerini. Nessuno ci sta a perdere. Botte da orbi, così celebrate su un giornale locale. “Gli inglesi, memori della sconfitta precedente, tentano con un accanimento eccessivo, quasi brutale, di avere ragione del giovane team savonese, ma i loro sforzi a nulla valsero”. La partita finisce in un diluvio di gol: 8-1. Questi gli eroi biancoblù: Gavarone, Albini, Morandi, Foschi, G.B. Tarò (capitano), O. Tarò, Grossi, Biacca, Ghigliano, Ottonello, Scotto

Il 1907, anno di nascita del Savona Fbc,  è denso di avvenimenti: a Rapallo incontro tra il ministro degli Esteri Tittoni e il cancelliere tedesco Von Bulow per rinnovare l’intesa sulla Triplice Alleanza (Italia-Germania-Austria); si festeggia il centenario della nascita di Giuseppe Garibaldi; nascono Laurence Olivier, Katharine Hepburne, John Wayne, Alberto Moravia, Giorgio Amendola; muore Giosuè Carducci; sir Robert Baden-Powel sull’isolotto di Brownsea nella baia di Poole dà vita al movimento scout sull’isolotto di Brownsea nella baia di Poole; Pio X condanna il modernismo con l’enciclica “Pascendi gregis”; Kipling ottiene il Nobel per la letteratura; Picasso dipinge “Les demoiselles d’Avignon”, quadro destinato a segnare un’epoca nelle arti figurative; il principe Scipione Borghese e il giornalista Luigi Barzini trionfano nel raid Pechino-Parigi; Petit Breton vince la prima edizione della Milano-Sanremo; a Savona, alla foce del Letimbro, nasce la nuova centrale elettrica, a Vado Ligure, il Tecnomasio Brown Boveri (oggi Bombardier, leader nella produzione di locomotori e materiale rotabile).

Una lunga storia, quella del Savona Fbc. Sfiorata la Serie A all’inizio degli anni’40 come è raccontato più avanti quando l’Italia era stata appena trascinata nel gorgo del conflitto mondiale, poi il ritorno in Serie C e l’appuntamento con la categoria cadetta sfiorato nella stagione 1948 – 49 (per un punto Martin perse la Cappa). Una storia però che in più di un’occasione rischia di restare interrotta. Come nel 1953. La grave crisi economica e industriale della città (migliaia di operai licenziati nella fabbriche storiche Ilva e Scarpa e Magnano) si abbatte anche sul club biancoblù. Ed è la retrocessione tra i dilettanti. E poi nel 1974 con la doppia retrocessione dalla Serie C alla D, stagione in cui non servono i gol di Vittorio Panucci e le parate di Ermes Paterlini, scuola Samp, e  il gran correre dell’altro blucerchiato Tuttino per evitare il gorgo. E ancora nella stagione 1986-87 con la retrocessione e il fallimento di una gestione miserevole. E’ ancora Vittorio Panucci, questa volta in veste di allenatore-factotum, ad evitare la disintegrazione e la scomparsa dei colori biancoblù dallo scenario del calcio.

Tra i capitoli oscuri c’è anche l’ombra della serie A perduta per una partita (forse) venduta. E’ il 22 maggio 1941, campo di corso Ricci: Savona-Modena vale la promozione in serie A. I biancoblù allenati dall’ungherese Orth e con il portiere Caburi, il goleador Tomasi, Sandroni e Vaschetto, tutti poi saliti in serie A, autentiche star della squadra, imbattuti sul terreno di casa (14 vittorie, due pareggi), sono in piena corsa per una storica promozione. La sfida interna con il Modena è decisiva. Si gioca davanti a oltre 10 mila spettatori. Una bolgia. Vincono i “canarini” 1-0. La voce popolare, mai provata, mai del tutto smentita, parla di combine e di un misterioso incontro tra alcuni giocatori e un emissario modenese alla vigilia del match.

Ma vi sono anche capitoli intensi ed esaltanti nel lungo racconto biancoblù. Come non estrarre e ingrandire quello dei “favolosi anni 60”. Tra il 1965 e il 1967 il Savona Fbc vive due stagioni piene di pathos, emozionanti e drammatiche. Indimenticabili. Solo chi ha oggi i capelli grigi può vantarsi, sì vantarsi, di aver visto e gioito per la conquista della serie B (1965-66). Una stagione perfetta. La squadra è guidata da Manlio Bacigalupo (subentrato a Nino Rosso dopo dieci giornate) con l’ex genoano Rosin tra i pali, Ratti, Valentino Persenda, Maurizio Bruno e Carletto Pozzi colonne difensive, Natta e Gittone stantuffi di centrocampo, Pietrantoni in cabina di regia, Taccola, Fazzi e Corucci implacabili goleador. Uno sprint lunghissimo con Udinese, Como e Marzotto. Decisiva o quasi la sfida con i lariani al “Bacigalupo” a spalti gremitissimi (quasi 10 mila spettatori). Match ad alta tensione. Pestrin porta in vantaggio il Como all’inizio della ripresa, Pietrantoni, romano de Roma, piede davvero magico, pareggia il conto dopo 7′, Corucci, scuola Genoa, mette il sigillo al 38′. Tripudio. Ma la sorte è in agguato l’8 maggio a Valdagno. Al Savona basta un punto per mettere fuori gioco il Marzotto e ipotecare la promozione. Una partita sul filo del rasoio, densa di emozioni violente. Troppo. Fausto Gadolla, ispiratore e artefice della Grande Impresa, crolla in tribuna, stroncato da un infarto. Dalla gioia al dramma. Si va in serie B, ma a quale prezzo.

La prematura scomparsa del commendator Gadolla lascia il Savona Fbc senza guida e senza prospettive. La città non è in grado di sostenere il peso, diciamo di un’eredità bella e costosa. Risolve tutto Carlo Russo, leader dc di lungo corso, già braccio destro del presidente Segni, ministro delle Poste. La soluzione si chiama Aldo Dapelo, amministratore delegato della Fulgorcavi, sedi a Genova Bolzaneto e Latina, commesse in Italia e all’estero, fuoruscito dal Genoa, gran voglia di riscatto, così come “Gigione” Costa, doriano (deluso) di chiara fede. Attorno a Dapelo  si coagula un gruppo fortissimo

di imprenditori: “Gepin” Olmo, ex recordman dell’ora, re delle bici, stabilimento a Celle Ligure, Tardini, Bandettini di Poggio, Mondini.

La stagione 1966-67 è introdotta da una giornata storica. Savona-Juventus di Coppa Italia. Stadio Bacigalupo, 4 settembre 1966, giornata da estate piena, 20 mila spettatori arrampicati un po’ dappertutto, Nando Martellini appollaiato nei distinti per la registrazione tv da mandare in onda alle canoniche ore 19. La Juventus è quella di Anzolin, capitan Salvadore, Castano, Del Sol, De Paoli, Cinesinho, Menichelli. Il Savona è allenato da Ercole Rabitti, scuola bianconera, capitan Persenda, soprannominato Roccia, ed è tutto dire, prima del via avverte Menichelli: “Dove pensi di andare..”.  Finisce senza gol. Supplementari. Decide de Paoli dopo 6 minuti. Ma il Savona con un giovane Furino a centrocampo, l’anziano Zoppelletto a dirigere la difesa, l’esperto Fascetti in regìa, Benigni (figlio del comico Nuto Navarrini, da cui prenderà il nome anni dopo, e di una fascinosa soubrette della sua compagnia) all’ala sinistra, Marco Fazzi alla guida dell’attacco, pare pronto per la cadetteria. Ma così non è. La partenza è a singhiozzo, pari a Reggio Emilia, il Varese espugna il Bacigalupo (gol di Anastasi), una vittoria in dieci partite. A Rabitti per salvare la panchina non bastano gli arrivi di Angelo Spanio dalla Roma, Pierino Prati dal Milan e Glauco Gilardoni, né la storica vittoria sul Genoa (gol di Gilardoni). A dicembre le redini passano ad Enzo Occhetta, altro ex Genoa. La lotta è durissima. Arrivano i rinforzi. Fioccano i gol di Prati e Gilardoni (30 in due), ma la difesa è un colabrodo. La corsa è affannosa, difficile, ma la salvezza pare ad un passo. Dopo 37 tormentate e a tratti esaltanti udienze, la sentenza a Catania, negli ultimi 90′, anzi negli ultimi 5 minuti. Sull’1-1 (Fazzi nel primo tempo, Christensen in apertura di ripresa) decide una testata nemmeno troppo convinta di Fara all’85’. Ed è la “fatal Catania”. Retrocessione incredibile. Folle. Con Prati e Gilardoni (15 gol a testa) in vetta alla classifica marcatori insieme con il doriano Francesconi, una media di 8.645 spettatori a partita. Oggi farebbe invidia all’80 per cento dei club di serie A. Sono trascorsi 40 anni, ma chi visse quell’avventura prova ancora un brivido e tanta rabbia per un’occasione perduta. E che ha segnato il restante cammino del Savona Fbc. Un cammino tra retrocessioni, faticose risalite, promesse quasi mai mantenute, delusioni e fallimenti.

Fallimento e retrocessione, un dèjà vu. Sì, perché il 2006  poteva passare alla storia come l’annus horribilis. Con il rischio, per scelte e con personaggi impresantabili, di vedere scomparire, forse per sempre, il glorioso club biancoblù. Una umiliazione proprio a pochi metri da un traguardo ambizioso e ambito: i cento anni di vita. Sì, proprio alla vigilia della grande ricorrenza, della grande festa, delle celebrazioni, dei ricordi, dei flash back, dei rimpianti e delle inevitabili emozioni. Un incubo lungo un campionato. Con i creditori alle porte, gli stipendi, rimborsi pardon, da pagare, i ristoranti con le cucine chiuse per i troppi sospesi, gli affitti in arretrato, i fornitori con pretese di saldi cash. Con la squadra laggiù in fondo ad annaspare, con la girandola degli allenatori, a sperare nel miracolo-salvezza nella lotteria degli spareggi. Niente da fare in campo, il resto in tribunale, tutto nelle mani del giudice fallimentare.

Pare finita. Invece, non per magìa, ma quasi per un’operazione di trapianto di cellule staminali ricavate dall’ombelico della città, ecco che il Savona risorge dalle proprie ceneri. Merito, prima di tutto, di Vittorio Panucci, di nuovo lui, goleador principe nelle sfide con Parma, Udinese, Alessandria e Venezia (stagione 1972-73), rimasto solo a gottare, a buttar fuori acqua dalla barca piena di buchi.

Poteva morire il Savona Fbc, anno di nascita 1907? Un Savona che in cento anni di storia ha visto sfilare protagonisti e comprimari. Dai tempi eroici di piazza D’Armi, del campo di via Frugoni, della “fossa dei leoni” di corso Ricci, fino all’ormai vetusto “Bacigalupo”(inaugurazione il 6 settembre 1959 con il Torino di Soldan, Bearzot, Virgili, Moschino e Ferrini: 3-0 per i granata, reti di Moschino e doppietta di Mazzero). Una storia densa di capitoli importanti e con formidabili protagonisti in momenti ed epoche diverse. Grandi portieri come Caburi, Bacigalupo, Pendibene, Castagno, Bruno Ferrero, Rosin, Italo Ghizzardi, Walter Zenga agli esordi senza dimenticare Giancarlo Aresti portiere goaleador degli anni ‘2000. Del resto il portiere che segna è stata una “specialità della casa” se ricordiamo Martini, portiere della Serie B anni ’40, capace di andare a segno su rinvio e dagli 11 metri. Grandi bomber come Nanni Vanara, Felice Levratto, Re Dionigi, Cappelli, “Bertin” Mantero, Corrado Teneggi, Marco Fazzi, Glauco Gilardoni, Pierino Prati ai quali vanno aggiunti in tempi più recenti Francesco Virdis e Jacopo Murano. Un elenco di splendidi giocatori che hanno onorato la maglia biancoblù: da Sandroni a Vaschetto, Sguerso, Borgo, Canepa, Melandri, Vignolo, Longoni, Varicelli, Galindo, Valentino e Mino Persenda, Pierino Cucchi e lo sfortunato figlio Enrico (celebrato da Gianni Brera per una memorabile prestazione con l’Inter in Coppa), Mariani, Contin, Nadali, Caffaratti, Maurizio Bruno, Fazzi, Verdi, Ratti, “Pucci” Gittone e suo caognato Piero Natta, Pietrantoni, Pittofrati, Giuliano Taccola, Beppe Furino, Pierino Prati, Eugenio Fascetti, Angelo Spanio, Glauco Gilardoni, Nello Governato nel passaggio da giocatore a giornalista-scrittore e a manager, Marcello Lippi e Domenico Arnuzzo dalla Samp al Savona “per farsi le ossa”, Beppe Corbellini, Vivarelli, Antonio Marcolini (papà di  Michele, cresciuto nel Torino, ex Bari e Atalanta, Vicenza, Chievo,genero di Roberto Longoni, leader di un grande Savona negli anni ’40). Tanti che è impossibile elencarli tutti.

Il Savona Fbc che tra le due guerre ha avuto in panchina gli ungheresi Bela Karoly, Layos Dimeni e Giorgio Orth, l’olimpionico Rinaldo Ruggero, Felice Levratto. E ancora, negli anni ’50-60, Felicino Pelizzari (allenatore del ritorno in C, stagione ’58-59), Zeffiro Furiassi, Angelo Rosso, Manlio Bacigalupo (timoniere nella conquista della serie B), Ercole Rabitti, scopritore e mentore di Beppe Furino, Enzo Occhetta, Vincenzo Rigamonti, “Pinella” Baldini. E poi via via, con alterne fortune, Evaristo Malavasi (scaramantico allenatore dai calzini bianchi, protagonista nel Campionatissimo di Serie C, quello irripetibile con Genoa, Imperia, Entella e Spezia), l’indimenticato Ezio Volpi, Pierino Cucchi, Omero Tognon, Giorgio Canali, i fratelli Persenda, Rigamonti, Franco Viviani, Vittorio Panucci, Tagnin, Gigi Bodi, Corrado Orcino, Vallongo vincitore della Coppa Italia dilettanti 90 – 91 e Salvatore Jacolino primatista di promozioni messi giù in ordine sparso, e che abbracciano anni ruggenti ma anche difficili e tormentati della vita biancoblù. E gli anni delle presidenze importanti, che hanno segnato la storia del Savona Fbc: Stefano Del Buono, mitico presidentissimo dai primi anni ’50 al 1964, Giovanni Conti, Fausto Gadolla , Aldo Dapelo, Mario Rebuffa, Alfio Viola, Mario Briano, Michele Viano, Marino Del Buono, Enzo Grenno (per otto stagioni alla guida della società e artefice della conquista della Coppa Italia dilettanti nella stagione 1990-91 e adesso fondatore di un ASd Savona calcio che, fuori da questa storia, frequenterà le categorie dilettatistiche), fino a Bettino Piro, che dopo sedici anni di purgatorio tra dilettanti e serie D riportò il Savona in serie C (stagione 2001-2002) . Senza dimenticare mitici dirigenti: Falco, Casella, Delle Piane, Cirio, Tonini, De Lucis, Anselmo, Giordanello e l’indimenticabile Marietto Vagnola, che nella lunga trafila da giocatore a dirigente arrivò fino allo staff della Juventus in Europa. E Gaetano Chiarenza, segretario per tutta la vita.

E siamo agli ultimi capitoli. Quelli della coraggiosa ripartenza, l’ennesima, con la coraggiosa operazione-salvataggio della cordata tutta savonese con gli avvocati Roberto Romani (presidente), Franco Aglietto, Carlo, Bertolotto, Claudio Strinati (direttore generale, già procuratore di Skhuravy), rappresentanti del mondo imprenditoriale: Luciano Pasquale, presidente della Fondazione De Mari e direttore dell’Unione Industriali; Aldo Dellepiane (Demont di Millesimo, azienda leader nell’impiantistica e nella cantieristica navale, Progetto Bofill, neo azionista nel Terminal carbonifero), il notaio Federico Ruegg, il commercialista Erasmo Del Grande, più Renato Alluto, medico di lunghissimo corso, presidente onorario. 

Il capitoli successivi  sono caratterizzati da ambizioni mancate e da un lento ma inesorabile sfaldarsi del tessuto societario e dei rapporti con la città, un tempo (lontano, purtroppo) autentico punto di forza corale e finanziario.   

Le ultime stagioni, in precedenza al fallimento decretato in questi giorni sono vissuti in altalena in un mondo calcistico ormai completamente mutato.

Il gruppo guidato dall’avvocato Romani, dopo aver condotto la squadra in tre onorevoli campionati di Serie D tra la stagione 2006 – 2007 e quella 2008 – 2009 con due partecipazioni ai play-off, cede la proprietà a un gruppo genovese guidato dall’imprenditore di logistica Pesce.

Si parte con grandi aspettative, inizialmente mantenute; il campionato 2009 – 2010, con la compagine guidata dall’esperto Jacolino e illuminata dal trio argentino Garin – Sogno – Bottiglieri è trionfale. Si ritorna così in Serie C2.

Ma si tratta di un fuoco di paglia: Pesce non ha le risorse finanziarie sufficienti e si torna a rischiare il fallimento evitato dall’ingresso di Aldo Delle Piane come Presidente.

Si torna così a sfiorare la Serie B, con il campionato 2012 – 2013, secondo posto nel girone alle spalle della Pro Patria e play – off perduti all’ultimo istante avversaria la Pro Vercelli.

In seguito la gestione Delle Piane si rotola in un vortice di penalizzazioni per inadempienze economiche fino all’ignominiosa retrocessione avvenuta con il campionato 2015 – 2016 a causa di una penalizzazione di 14 punti dovuta a una presunta “combine” in una partita con il Teramo.

In questo periodo si aggirano attorno alla società bianco blu dei veri e propri avvoltoi che ne causano discredito rispetto alla grande storia del nostro sodalizio.

Tornati in Serie D assume la presidenza il genovese Cristiano Cavaliere: una gestione che non riesce a sollevarsi dalla mediocrità fino alla cessione al misterioso gruppo che ha condotto al fallimento finale e alla chiusura della storia ma non certo della memoria.

COMPIE 80 ANNI EDSON ARANTES DO NASCIMENTO

23 ottobre 2020: compie ottant’anni Edson Arantes do Nascimento detto Pelè, forse il più grande calciatore di tutti i tempi (gli contendono il titolo Alfredo Di Stefano e Diego Armando Maradona)

Per fortuna la televisione ha trasformato i grandi protagonisti del calcio (come di altri sport) in eterni giovani: le loro prodezze sono lì a disposizione per essere ancora ammirate.

Un elisir quello che televisivo che ci permette di gustare “in diretta” la memoria e mai come nel caso di Pelè si tratta di un mito che si rinnova.

Pelè è nato a Três Corações, 23 ottobre 1940.

È stato l’unico calciatore al mondo ad aver vinto tre edizioni del campionato mondiale di calcio, cosa avvenuta con la Nazionale brasiliana nel 1958, 1962 e 1970. Il suo gol realizzato alla Svezia nella finale del 1958 è considerato il terzo più grande gol nella storia della Coppa del Mondo FIFA e primo tra quelli realizzati in una finale di uncampionato del mondo. La FIFA gli riconosce il record di reti realizzate in carriera, 1281 in 1363 partite, mentre in gare ufficiali ha messo a segno 761 reti in 825 incontri con una media realizzativa pari a 0.92 gol a partita.

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Il Brasile in Svezia:De Sordi, Zito, Bellini, Nilton Santos, Orlando, Gilmar. Accosciati: Garrincha, Didi, Altafini, Pelè, Zagalo il massaggiatore Americo. La partita è il quarto di finale con il Galles. Il Brasile vince 1-0 Pelè segna il suo primo goal ai Mondiali e gioca anche l’unica partita in coppia con Josè Altafini che alla fine del torneo iridato passerà al Milan.

La storia di Pelè comincia nel 1956 quando fu notato Waldemar de Brito, che lo accompagnò a San Paolo del Brasile per un provino per il Santos. Debuttò tra i professionisti il 7 settembre 1956 con un gol che lo lanciò nella sua strabiliante carriera. L’anno successivo fu il momento del debutto in nazionale. Il fatto impressionante è che Pelè aveva allora solo sedici anni. Era il 7 luglio 1957 quando il selezionatore Sylvio Pirilo, lo convocò per la partita contro l’Argentina. Il Brasile fu sconfitto per 2- 1, ma Pelè fu l’autore dell’unico gol della sua nazionale.

Bisogna tenere presente che a quel tempo il Brasile era considerata soltanto la terza squadra del Sud America ma, nel 1958, la posizione del Brasile cambiò rapidamente, grazie alle brillanti prestazioni del campione diciassettenne, che si meritò ben presto il titolo di “O’ Rei” (“Il re”)

L’anno successivo ancora, il 1958, Pelè partecipò al suo primo mondiale disputato in Svezia, ed essendo il campionato del mondo la vetrina più importante nel panorama calcistico, tutti ebbero l’opportunità di conoscere questo campione, che contribuì oltretutto alla conquista della vittoria finale (5-2 contro la Svezia: Pelè fu l’autore di due reti). I giornali e i commentatori fecero a gara per appiopparli appellativi e nomignoli di ogni tipo, il più famoso dei quali è rimasto “La perla nera”. La sua velocità straordinaria ed i suoi tiri infallibili lasciarono molti a bocca aperta. Bastava che passeggiasse sul campo, perché la folla si scatenasse in balli e gli dedicasse canti di giubilo.

Altri due titoli mondiali furono vinti dal Brasile contando sull’apporto di Pelè. Se nel 1962 in Cile la sua presenza fu limitata da un infortunio al punto da non poter giocare la finalissima avversaria la Cecoslovacchia superata per 3-1 quando fu sostituito da Amarildo, Pelè fu il trascinatore dei verde – oro nella vittoriosa spedizione a Messico ‘70, quando in finale l’Italia fu sconfitta per 4-1 e “O Rey” segnò un indimenticabile goal di testa superando di una spanna Tarcisio Burgnich con un eccezionale gesto atletico.

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Pelè sovrasta Burgnich e segna il primo goal per il Brasile nella finale di Messico ‘70: Brasile – Italia 4-1

Dopo diciotto anni trascorsi nel Santos, Pelé nel 1975 passò alla squadra New York Cosmos. Durante i suoi tre anni a New York, Pelé ha portato il Cosmos alla vittoria del titolo North American Soccer League nel 1977. La sua presenza in una squadra americana ha fortemente contribuito alla diffusione e alla popolarità del calcio negli Stati Uniti.

Pelé ha dato l’addio al calcio in un’emozionante partita svoltasi il 1 ottobre 1977, di fronte a 75.646 tifosi allo Giants Stadium, giocando il primo tempo tra le fila del Cosmos e il secondo tempo tra le fila della sua storica squadra, il Santos.