Dall’oratorio alle scuole calcio. Quando un bel gioco si trasforma in business

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Le due foto di seguito illustrano i terreni di gioco delle due più importanti fucine di giovani calciatori esistenti a Savona dagli anni ’40 agli anni ’70. Una testimonianza importante di tempi diversi da quelli attuali, quando praticare il calcio si univa alla scuola di vita, al prepararsi alla fatica quotidiana, allo stare con gli altri in solidarietà e amicizia sotto la guida di indimenticabili maestri.

Un ricordo dell’oratorio Salesiano di Via Piave

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La formazione del “Don Bosco” edizione 1942, schierata sul campo dei Salesiani di Via Piave. Siamo alla finale del torneo riservato ai ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni. Nella foto, da sinistra in piedi: don Domenico Mistrali (organizzatore del torneo), Gino Bocchino, Perini, Renato Bodino, Lino Alocco (futura ala sinistra di Speranza e Vado); accosciati: Carlo Dellepiane (figlio del grande pittore savonese), Alfredo e Nino Marini (futuri assicuratori, molto noti in città)

Un ricordo dell’oratorio Sacro Cuore di Corso Colombo

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Si giocava meglio quando si stava peggio? O meglio, i ragazzini cresciuti sulla strada, all’oratorio, sui prati spelacchiati di periferia, erano più bravi dei pari età allevati nelle “stie” delle scuole calcio? L’interrogativo non è peregrino. Anzi. Nasce da una constatazione di molti tecnici: oggi, troppi calciatori, anche in Serie A, non conoscono bene i fondamentali: come stoppare il pallone, come riceverlo o passarlo ad un compagno, come tirare in porta. E qui si spalanca la porta ad un’altra (delicata) domanda: perché i calciatori, salvo rare eccezioni, “danno del lei” e qualcuno anche “del voi” al pallone? La risposta è semplice e in un certo senso contraddittoria: perché sono meno preparati all’origine, ovvero dal primo giorno che cominciano a prendere a calci un pallone su un campo di gioco. Eppure in Italia ci sono quasi dodicimila società dilettantistiche con settori giovanili, più oltre tremila società di puro Settore giovanile. A livello professionistico le squadre del settore giovanile sono oltre 350.

Ma se tutti i ragazzi partono dalle scuole calcio, perché oggi i calciatori sono meno preparati? La risposta viene da Mario Sconcerti, considerato uno dei massimi esperti di calcio, prima firma del Corriere della Sera, già opinionista di Sky e ora della Rai alla Domenica Sportiva, ex direttore del Corriere dello Sport e del Secolo XIX e vice direttore vicario della Gazzetta dello Sport con Candido Cannavò, fondatore dello Sport di Repubblica. “Perché, uscendo dalla strada, il calcio si è messo in mano agli insegnanti. Questo ha causato un altro problema: chi insegna calcio agli insegnanti? E quanto conta un insegnante nella crescita di un ragazzo? In Italia ci sono circa settemila scuole calcio con una media di circa dieci tecnici ciascuna. Servono dunque circa settantamila allenatori. E i corsi di abilitazione sono pochi e durano pochi giorni. Ma sono sempre pieni di ex calciatori che nei punteggi di ammissione ai corsi vengono prima di chi è stato calciatore dilettante. Il risultato è la passione di molti, ma anche l’approssimazione di troppi”. Da qui le carenze nella conoscenza dei fondamentali perpetuate nelle varie categorie.

Ma è solo un aspetto del problema. La società e le società sono cambiate. Quando si giocava nelle strade e negli oratori la selezione era naturale. Le squadre le facevano i capitani che sceglievano i compagni di squadra tra tutti gli altri. In sostanza non c’era bisogno di allenatori. Anche se c’era sempre il vecchio maestro di calcio a cercare la “pepita” in messo al fiume in piena. Qualche volta capitava. Erano i ragazzi a valutare e valutarsi. Si giocava ovunque, senza limiti di tempo. Il campo poteva anche essere una stradina tra una casetta bassa e il muro di uno stabilimento, lunga e stretta. Era valido il gioco di muro ed era meglio di un allenatore improvvisato con la sindrome di Arrigo Sacchi (oggi si sente dire “vai nello spazio”, “gioca tra le linee” a bambini di sette-otto anni). Niente schema, né sovrapposizioni. Con il gioco di muro si imparava a calciare sul muro per scegliere la traiettoria, anticipare l’entrata dell’avversario, a scattare (ripartire come si dice adesso) per superare l’avversario e andare a riprendere e controllare la palla. I ragazzi dei Salesiani, con Lello Paltrinieri in testa, poi buon calciatore con Savona e Albenga, postino e infine prete di strada, erano maestri nel gioco di muro.

C’era sempre un discreto equilibrio nelle squadre, qualche difensore, qualche attaccante e, infine, il portiere, ruolo inviso ai più. I più scarsi restavano a guardare, o entravano per dare qualche cambio per stanchezza o infortunio. Ma alla fine c’era sempre posto per tutti. Le partite erano lunghissime, fin che faceva buio, i gol fioccavano, i risultati viaggiavano sull’onda dei 40-50 gol a partita. Ricordo un 38 a 35 sul campetto del Sacro Cuore, quando ancora era tra la chiesa e la smalteria e era valido il gioco di muro. C’era competizione, ma soprattutto divertimento. Nessuno minacciava di andarsene. Vincenti, sconfitti ed esclusi si ritrovavano il giorno dopo.

Tutti giocavano, correvano dietro al pallone, bisticciavano, prendevano a calci non solo il pallone, ma soprattutto si divertivano fino allo sfinimento. Tornavano a casa quando non c’era più di un filo di luce, stanchissimi, paonazzi, affamati, sudati marci, i pantaloni strappati, le magliette sporche di terra, le scarpe deformate, ed erano le stesse per andare a scuola la mattina dopo. Si giocava, ci si divertiva, si lottava su ogni pallone, ci si confrontava.

Oggi tutto è cambiato. In meglio? In peggio? E’ cambiato. Per giocare a calcio i bambini devo pagare. Già a 5-6 anni sono piccoli salvadanai, una sorta di bancomat per le casse delle società. Tra giugno e settembre allenatori, veri o presunti, dirigenti, talent scouts con poco talent e molta presunzione, cominciano la caccia alle iscrizioni. Approcci (quasi) casuali, contatti fintamente casuali, telefonate, inviti a improvvisati provini e ad ambiziosi campus. Spesso si assiste a vere e proprie transumanze con ragazzini al seguito di allenatori-pifferai magici. Facile fare presa su genitori assatanati, una sorta di allenatori aggiunti al di là della rete, solleciti nel suggerire le marcature, indicare schemi e tattiche, a spronare soluzioni (“Tira”, “marca”, “passa”, “attacca”), spesso a contestare le scelte degli allenatori, quelli ufficiali, diciamo così. E’ un aspetto del calcio inteso come affermazione sociale e riscatto personale di carriere mancate. Un piccolo esercito di papà (e anche tante mamme, spesso urlanti per un fallo non concesso o un gol mancato) che vedono e cercano nel proprio figlio la possibilità di un futuro prestigioso quanto improbabile (sfiorano il milione i tesserati nei settori giovanili, in serie A giocano 600 calciatori, in larga maggioranza stranieri; uno su diecimila ce la fa, parafrasando Gianni Morandi, uno senza tempo).

Un bambino, una quota. Il che significa tra i 250 e i 400 euro all’anno, moltiplicati per il numero degli iscritti. Fate voi i conti. Più bambini si iscrivono, più quattrini entrano. Tutti possono e devono giocare per un semplice motivo: perché pagano. E quello che resta pur sempre un bellissimo gioco trasforma ogni piccolo aspirante calciatore in bancomat. L’oratorio non c’è più. Per giocare si paga. Non è uno scandalo. E’ il businnes bellezza.

La provincia di Savona scuola di portieri: da Bacigalupo a Zenga

di FRANCO ASTENGO

Una storia dei portieri in provincia di Savona, autoctoni e importati: cento anni di calcio visti dal ruolo più delicato ed esaltante, roba da far tremare i polsi per chi deve raccontarla questa storia, nel timore delle inevitabili dimenticanze, anche clamorose, di cui ci scusiamo in anticipo. Partiamo esaminando le due “scuole” principali: quella vadese e quella savonese.
La scuola vadese principia dagli anni ’20 con Babboni, il portiere della Coppa Italia e prosegue con la dinastia dei Bacigalupo: Manlio e Valerio, due “grandi” del calcio italiano, protagonisti in Serie A ed in Nazionale (A e B). Il nome di Valerio rimane ammantato di leggenda: l’insuperabile goalkipper del Grande Torino caduto, assieme ai compagni, nel rogo di Superga. Manlio sarebbe poi arrivato a Savona come allenatore, guidando gli striscioni alla promozione in Serie B con il campionato ’65-66, dopo essere subentrato a Nino Rosso.

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Valerio Bacigalupo

Dall’Università calcistica vadese partirono, però, per straordinarie avventure tanti altri numeri 1: avventure ancora tragiche come quella di Ferruccio Chittolina, caduto sul campo di gioco nel corso di una partita con l’Altarese nel corso del campionato 1946-47; avventure vissute tra imprese spettacolari e quasi leggendarie come quelle di Bruno Ferrero, difensore dei pali della Veloce di IV Serie (tra il 1955 ed il 1957) e del meraviglioso Savona del ritorno in C (58-59).  Vadesi  anche Giacomo Rosso ed Enzo Di Giorgio ottimi interpreti del ruolo, negli anni ’70, a livello nazionale con Alessandria, Savoia, Anconitana, Pro Vercelli.  La Veloce, negli anni ’30, ebbe tra i pali addirittura Carlo Zanelli, poi sindaco per 13 anni.

Nelle fila del Savona il n.1 è stato vestito da epigoni illustri, a partire da Falco nei campionati di “Divisione Nazionale” dell’epoca pionieristica (Falco passò poi al Torino). Da ricordare i due portieri della serie B anni ’40: Caburi e Martini (il secondo capace di segnare un goal da porta a porta al collega Erbinovi del Siena), poi Castagno custode della porta nella grande squadra ’47-49, oltre a Rivoire, portiere dei “Cicerin Boys”. Anni ’60: gioie e dolori. Bravo Franci (già al Genoa).

Di grande spicco la carriera di Luigi Pendibene, scuola “Caterini” oratorio di Via dei Mille (Bacigalupo invece aveva frequentato i Salesiani di via Piave, dove valeva il “gioco di muro”), dal Savona alla Reggina al Palermo al Novara, capace di coniugare il calcio con lo studio fino a laurearsi in ingegneria.

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Luigi Pendibene con la maglia del Novara

Ottimo Giancarlo Tonoli, deludente Luigi Ferrero, capitato proprio in B e protagonista del dramma di Catania.

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Giancarlo Tonoli nella stagione 1968-69 aveva già abbandonato il calcio attivo e aveva iniziato ad allenare, prima squadra il Freccero di Via Paleocapa in Seconda Categoria, quando all’improvviso arrivò l’offerta dell’Angolana. Ecco la testimonianza della sua esperienza in terra umbra

Arrivò così con dodici mesi di ritardo (ahi! Noi!) Italo Ghizzardi, massimo interprete del ruolo in maglia biancoblù (con lui ci saremmo salvati sicuramente!), ed è da Ghizzardi in poi che si può parlare di una vera e propria “scuola savonese” identificandola in tre grandi: Walter Zenga, Giordano Negretti, Paolo Viviani (senza dimenticare Ridolfi, umile ma fortissimo).

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Italo Ghizzardi nel giorno del suo esordio in serie A. Prima giornata campionato 1957-58 ,a Torino, Juventus-Verona 3-2. Nella Juve esordio di Charles e Sivori

Non possiamo tralasciare un ricordo di Ugo Amoretti, nazionale A con Juve e Fiorentina (seconda metà degli anni ’30), ma anche di Alassio ed Albenga: un imperiese di nascita, ma un savonese di residenza.

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Amoretti con la maglia della Juventus

Il resto della provincia? Ci vorrebbe un’enciclopedia. Ci limitiamo a ricordare alcuni nomi di spicco: Zenari (Alassio ’61-62), Carabba (Albenga ’64-65, ma tra i pali ingauni come dimenticare Franchi o Iannicelli), Vicini (Loanesi ’62-63); Settimio (Finale ’60-61), Angelini (Cuneo ’62-63, Cairese ’63-64), Lupi (Varazze ’67 -68), limitandoci al periodo di cui prioritariamente si occupa il nostro sito.

Stagione 59/60: la serie C ritorna a tre gironi. Il Savona tra le grandi

di FRANCO ASTENGO

Nel corso della stagione 1959-60 l’assetto del calcio italiano registrò un mutamento importante nella sua tradizionale struttura. La Serie C, infatti, fu organizzata su tre gironi, settentrionale, centrale, meridionale: un allargamento rispetto agli anni del girone unico nazionale come nel periodo dal 1952-53 al 1957-58 e ai due gironi del torneo 58-59 (nel girone A vittorioso il Mantova di Mondino Fabbri, Italo Allodi e Giancarlo Tonoli, dopo un drammatico spareggio svoltosi a Marassi avversario il Siena di Oronzo Pugliese e Milly Giordano: 2-1 il risultato finale; nel girone B tornò nella cadetteria il Catanzaro del presidente Ceravolo).

Tre gironi come accade ai nostri giorni con la Lega Pro: la differenza, almeno rispetto alla stagione in corso, sta nella modalità della composizione dei gironi che al Centro Nord avviene seguendo una divisione geografica di tipo longitudinale, Centro-Nord Ovest e Centro-Nord Est, mentre al Sud rimane una “poule” appositamente dedicata.

Ritorniamo però alla stagione ’59-60 che abbiamo pensato potesse essere messa al microscopio per una ragione molto semplice: l’allargamento fu definito necessario dalla Federazione, che alla vigilia di quel campionato istituì le tre leghe: Professionisti per A e B; Semiprofessionisti per C e D, Dilettanti dalla Promozione in giù, come risposta alla notevole crescita tecnica fatta registrare nella periferia calcistica italiana. Recuperarono così un posto di primo piano piazze molto importanti e si affacciarono per la prima volta a quel livello città e cittadine minori che avrebbero poi scritto pagine molto interessanti.

Soprattutto però si affermarono giocatori di grande valore: esaminando le formazioni che riportiamo di seguito troveremo dei veri e propri “astri” nel firmamento del calcio italiano.

Ne segnaleremo via via la presenza.

GIRONE A

CLASSIFICA

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LA PRO PATRIA vincitrice del campionato: Provasi; Amedeo, Taglioretti, Colombo, Zagano, Rimoldi, Meraviglia, Vittorino Calloni, Giampiero Calloni, Maltinti, Pagani ( Borsani, Bernasconi); all. Magni.

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La Pro Patria vince il campionato poggiando su di un collaudatissimo impianto comprendete molti  giocatori che ne avevano accompagnato la discesa dalla Serie A alla Serie C e che diventano protagonisti della risalita in B (Provasi, Amedo, Taglioretti, Zagano, i due Calloni, Maltinti).

BOLZANO: Sartin, Provezza, Gianesello, Benin, Bonometti, Solivo, Lorenzi, Bertolini, MIlani, Falsiroli, Bettoni  (Ridolfi); all.Torresani.

BIELLESE: Gori, Mancini, Cappellino, Formica, Vidotto, Campanini, Galli, Francescon, Piccioni, Donino, Lugli  (Villa, Barzaghi); all. Depetrini. Nei lanieri troviamo Gori che andrà alla Lazio, Cappellino, Francescon, Donino del vivaio juve.

PORDENONE: Vecil, Facca, Veglianetti, Villa, Aggradi, Canal, Caroli, Del Grosso, Oderda, Venier, Lago (Magnetto, Comisso); all. Varglien.  Il Pordenone è anch’esso un vivaio bianconero (Aggradi, Caroli, Oderda), il terzino Facca sarà in A con il Lecco.

SPEZIA: Dinelli, Rodolfi, Incerti, Aquilani, Zennaro, Mangini, Persenda I, Currarini I, Aldi, Currarini II, Campioli (Bumbaca, De Dominicis); all. Ruzic. Il portiere Dinelli andrà all’Udinese.

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LEGNANO: Della Vedova, Ghezzi, Corradi, Paroldi, De Conti, Lamera, Bocchio, Sassi, Ive, Luosi, Moretti (Zerneri, Panara, Crespi, Viola); all.Piacentini. Anche tra i lilla ci sono giocatori che erano già presenti nel Legnano di Serie A: Sassi, Ive, Luosi.

PRO VERCELLI: Galbiati, Vellano, Bosio, Russi, Pirovano, Bolzoni, Canova, Marchioro, Lorenzi, Nicolini, Dappiano (Santoni, Bosisio); all. Castello. Galbiati andrà all’Atalanta, Pirovano alla Fiorentina, Marchioro al Milan.

SANREMESE: Drioli, Aloe, Cirri, Amato, Barberi, Barbarossa, Gilardoni, Stacchino, Novi, Broccini, Gaslini (Badino, Gatti, Di Marco, Rao); all. Narducci.  Broccini e Gaslini avevano già indossato il neroazzurro interista, Stacchino era del vivaio juventino, Cecco Barbarossa andrà all’Entella.

VARESE: Fornasaro, Allevi, Callegari, Mutti, Turri, Bernini, Vaccarossa, Bianchi, Borella, Omini, Valsecchi  (Sonzini); all. Zanolla. Mutti andrà all’Atalanta e Valsecchi al Padova.

FANFULLA: Vaglia (fenomenale, sempre rimasto lì ma fenomenale), De Ponti, Chezzi, Lorenzi, Bassi, Ravani, Bernasconi, Chiumento, Tironi, Verga, Foresti (Traspedini, giovanissimo poi a Varese, Juve, Toro); all. Braga. Bassi andrà al Genoa, Chiumento arriva dal Padova di Rocco.

SAVONA: Ferrero, Persenda, Caffaratti, Contin, Nadali, Mariani, Brocchi, Parodi, Teneggi, Merighetto, Farinelli  (Angelini, Ciglieri, Pierucci, Ballauco, Bertolaccini, Turotti, Serena); all.Pelizzari.

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Il Savona di Felicino Pelizzari: da sinistra, Ferrero, Ciglieri, Persenda, Teneggi, Merighetto, Mariani;  in ginocchio, da sinistra: Bartolaccini, Serena, Ballauco, Turotti, Marchiandi

CASALE: Prina, Gorlani, Moretti, Corongiu, Rebecchi, Cuzzoni, Casellato, Ferraris, Muzzio, Mastrototaro, Russi (Turola);  all.Biagi.

PIACENZA: Gandolfi, Scarpa, Cesena, Bibolini, Civardi, Manfredi, Lanzetti, Cucchi, DI Fraia, Colombetti (Benedetti, Giuberti, Bibolini);  all. Korostelev.  Pierino Cucchi passerà al Savona, poi una lunga militanza in Serie A con Varese, Lazio, Ternana. Tra i pali c’è Gandolfi, già vice di Bacigalupo al Torino poi per molti anni al Genoa.

TREVISO: Barluzzi, Marcato, Nicolè, Rigonat, Miglioranza, Cattarin, Pizziolo, Trevisan, Cesario, Orio, Taffarelli;  all.Radio. Il portiere Barluzzi passerà al Milan, poi all’Inter.

MESTRINA: Liberalato, Campanarin, Costantini, Govoni, Vaccari, Ferrarese, Buzzo, Spanio, Campanini, Buizza, Nichele; all. Novello.  Liberalato andrà al Milan, Costantini al Palermo via Savona ed Entella, “Giullo” Spanio a Torino, Roma, Napoli, Savona, il centroavanti Campanini sarà uno dei protagonisti dell’ascesa dell’Ascoli di Mazzone dalla Serie C alla Serie A.

CREMONESE: Forte, Filippini, Parolini, Della Frera, Grainer, Gelio, Pavoni, Gallesi, Castoldi, Tonca, Bolzoni; all. Ardesi. Forte arriva dal Palermo, Gelio dalla Triestina.

VIGEVANO: Germano, Delfrati, Giorgi, Massetta, Maestroso, Prato, Balestra, Galimberti, Borghi, Radaelli, Ambrosetti (Invernizzi, Maffei); all. Betelli (Santino Betelli  era anche il vulcanino presidente del Vigevano).

C.R.D. A. Monfalcone: Farfoglia, Meggiolare, Trevisan, Deffendi, Callegari, Furlan, Miceli, Rimbaldo, Musat, Padoan, Toros; all. Zeleznich. Rimbaldo ha giocato con Milan e Torino, Toros ha partecipato all’epopea della Pro Patria in Serie A.

GIRONE B

CLASSIFICA

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PRATO: Conti, Rossi, Targioni, Perni, Rizza, Moradei, Colla, Nattino, Mencacci, Dell’Angelo, Cervetto; all. Meucci.  Mencacci andrà al Venezia, Dell’Angelo alla Fiorentina.

LIVORNO: Giorgetti, Fermi, Foresi, Pisetta, Piazza, Bessi, Mazzoni, Mazzucchi, Gratton, Raffin, Mungai; all.Silvestri.

LUCCHESE: Piancastelli (un altro grande mai arrivato in Serie A), Mariani, Stefanutti, Gori, Conti, Saporetti, Corsellini, Mantovani, Mannucci, Bassetto, Rebechini; all. Zavatti .  Ci sono Mannucci e Bassetto due che hanno frequentato la Serie A per tanti anni con Juventus, Sampdoria, Atalanta.

SIENA: Francalancia, Toneatto, Pastorino, Scaglietti, Belletti, Castellazzi, Bravi, Tiberi, Pagliari, Cattabiani, Giordano; all. Morgia.  Francalancia è stato alla Roma e alla Fiorentina, Castellazzi andrà alla Roma da cui proviene Tiberi, Pagliari andrà al Modena mentre Milly Giordano ha già giocato in A con la Sampdoria.

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PISTOIESE: Meliconi, Pierallini, Mori, Baldini, Tuci, Carpini, Vitali, Lomi, Mangani, Cerri, Novelli; all. Gimona.

ANCONITANA: Vicini, Natali, Rambotti, Perfetto, Tonegutti, Bettoni, Faccani, Bevilacqua, Genovesio, Miserocchi, Durelli;  all.Monaldi.

ASCOLI: Persico (un grande portiere, degno di ben altri palcoscenici, in A con Atalanta e Spal), Chiossi, Oddi, Bonciani, Torelli, Amatucci, Furini, Biagi, Firotto, Dilei, Spinelli; all. Mezzadri. Firotto arriva dal Genoa.

FORLI’: Mezzanzanica (altro grande numero 1) Sorci, Colombo, Serra, Brunelli, Zampi, Lodi, Bassi, Ricci, Morelli, Uxa;  all. c.t..

TORRES: Mistrone, Bislacchi, Colusso, Morelli, Fogli, Cadè, Cocco, Sanna, Trevison, Sabatini, Lepri; all. Galli. Cadè arriva dall’Atalanta.

PERUGIA: Strologo, Litti, Davanzati, Milla, Pedretti, Mori, Magli, Moretti, Montenovo, Marinelli, Fortino; all.Rubino. Davanzati andrà alla Spal, Montenovo al Varese.

AREZZO: Rossi (in Serie A con il Messina), Martinelli, Golfarini, Biachet, Peruggia, Magheri, Barbana, Tassinari, Bozzoni, Danova, Flaborea; all.Biagini.

RAVENNA: Gimelli, Zani, Monardi, Vaini, Curti, Barchiesi, Rìzzo, Bertolini, Cottignola, Da Passano, Arrigoni; all.Janni  Monardi arriva dal Genoa, Arrigoni dalla Sampdoria.

TEVERE ROMA: Leonardi, Viciani, Scarnicci, Ceresi, Bimbi, Basso, Stenti, Santin, Gaeta, Mastroianni, Nuoto; all. c.t.  Viciani sarà il trainer dal “gioco corto” alla Ternana in Serie A. Bimbi è stato alla Lazio e per tanti anni la “bandiera” del Livorno.

PESARO: Ciardi, Taddia, Pavinato, Di Chia, Abbondanza, Bertini, De Rossi, Tonon, Zecca, Comissi, La Volpicella; all. Zecca.  Pavinato andrà al Bologna, l’allenatore-giocatore Zecca è stato al Torino, al Genoa, alla Roma.

PISA: Orlandi, Tellini, Felloni, Sicurani, Berretta, Vescovi, Ghiadoni, Bona, De Paoli, Turatti, Malavasi; all. Mannocci.  Orlandi andrà alla Lazio, Vescovi al Cagliari, De Paoli al Brescia e poi alla Juve (autore del gol-partita nei tempi supplementari con il Savona in Coppa Italia), Turatti al Mantova.

RIMINI: Luison, Gianni, Lucchi, Geminiani, Scardovi, Alvoni, Olivieri, Neri, Beltrame, Marani, Fioretti, Lucchi; all.Lucchi. Luison andrà al Lanerossi Vicenza, anche qui c’è un allenatore-giocatore Lucchi che arriva dalla Spal.

MACERATESE: Canciani, Santariga, Catrignelli, Orlandoni, Bacaloni, Brizzi, Ritani, Macellari, Orlandi, Rossi, Mazzanti;  all.Ottino.

CARBONIA: Colovatti (un altro fortissimo estremo difensore), Zoboli, Baghino, Pinna, Macciocco, Panu, Bertoni, Opisso, Ollo, Lodda, Bellu; all.Fenti.

GIRONE C

CLASSIFICA

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FOGGIA: Biondani, De Pase, Grappone, Baldoni, Rinaldi, Bertolotto, Panattoni, Stornaiulo, Peruzzi, Merlo e Patino; all. Costagliola  non è ancora il Foggia da Serie A ma ci sono già Rinaldi e Patino.

MARSALA: Grandi, Strada, Crivellente, De Corti, Panzani, Marin, Mercuri, Noè, Minto, Perli, Frigo; all. Bellini. Grandi arriva dal Modena, Perli dal Verona.

TRAPANI: Gridelli, De Dura, Ancillotti, Nerozzi, Caramanni, Cavallini, Nardi, Merendino, Magheri (un grande centroavanti con Biellese e Reggiana, tanti goal mai in Serie A), Castaldo, Zecchinali; all. Marchesi.

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La palla si insacca dopo il tiro di Magheri. E’ il 28 febbraio 1960, il Trapani sblocca il risultato contro la Reggina, la partita terminerà con la vittoria dei granata per 5-0. Sullo sfondo si nota la tribuna del campo Aula.

COSENZA: Paolillo, Orlandi, Giocine, Federici, Vairani, Cesaro, Leonardi, Delfino, Lenzi, Costa, Ardit; all. Andreis.  Leonardi, ala eccezionale poi alla Roma, al  Varese alla Juventus. Il ligure Delfino arriva dal vivaio Samp.

SIRACUSA. Ravera, Panigoda, Robbiati, Gigante, Tarantino, Spaghi, Pastore, Rubini, Bianco, Baccalini, Sala; allenatore nientemeno che Oronzo Pugliese  Il cuneese Ravera andrà alla Fiorentina, Tarantino al Venezia, Bianco al Savona.

CROTONE: Della Villa, Paolini, Gorin, Cherubini, Pavan, Pisoni, Barbato, Sgorlon, Casisa, Geremicca, Biancardi; all. Lamberti.  Barbato andrà al Napoli, Casisa al Palermo.

LECCE: Gordan, Pinaroli, De Vitis, Greco, Gambino, Maccagni, Berti, Novelli, Arfuso, Marzo, Cordone; all. Alfonso.

AKRAGAS: Beccacini, Ravot, Tretene, Neri, Pizzi, Sassi, Carta, Russo, Smenghi, Caviglia, Bertolazzi; all. Dossena. Un sentito e doveroso ricordo per il nostro Antonio Caviglia, tornato a Vado per allenare i rossoblu e morto in un incidente stradale.

CIRIO: Giannini, Luci, Grolli, Valla, Napoleoni, Sadar, Mattioli, Rigoldi, Rossi, Erichiello, Rampazzo; all. Sentimenti II (una stirpe di calciatori con Sentimenti IV portiere della Juventus e della Nazionale). Napoleoni arriva dalla Lazio, Sadar dalla Triestina.

PESCARA: Tuniz, Bernardi, Ganzerla, Conio, Focili, Becchi, Vanini, Andreoli, Natteri, Ferrari, Masoni; all. Bencic. Il peruviano Natteri è stato all’Inter e alla Triestina, Masoni arriva dal Napoli.

BARLETTA: Milani, Follador, Tarenzi, Simeon, Bertuolo, Margiotta, Vidaola, Guidazzi, Palmieri, Costariol, Maca; all. Bovoli.  Follador e Costariol arrivano dalla  Lazio, Bertuolo andrà all’Atalanta.

L’AQUILA: Bellei, Caprioli, Grigoletti, Acciari, Gerardini, Cioni, Ore, Tomassoni, Torriglia, Cannavacciuolo, Janni; all. Pozzi.  Torriglia andrà al Cagliari.

AVELLINO: Spadafora, Mauri, Foletto, Alberici, Zanellato, Fida, Del Gaudio, Colangelo, Quarniero, Brugnera, Assante; all. Di  Gennaro.

CHIETI: Di Salvatore, Melideo, Allegretti, Vascotto, De Benedictis, Pizzolito, Falco, Casisa, Luna, Golin, Giannini; all. Lo Prete.  Melideo e Pizzolito andranno all’Alessandria, Golin al Verona, poi al Milan.

REGGINA: Bondaschi, Oblach, Magni, Gatto, Gallesi, Buccione, Ferulli, Milanesi, Galbiati, Marangi, Lavalle;  all.Migliorini.

SALERNITANA: Recchia, Dotti, Di Carlo, Barone, Borriello, Pedroni, Franzò, Manenti, Logaglio, Favilli, Pomelli; allenatore c.t.. Recchia andrà al Parma senza abbandonare il suo lavoro di postino (altri tempio, altri giocatori), Dotti alla Lazio e poi all’Inter.

CASERTANA: Albani, Settembrini, Galeotti, Riti, Bigoni, Traverso, Vannucchi, Querini, Galli, Cacciavillani, Rigolassi; all. Toros. Albani aveva giocato con Inter, Atalanta, Roma; Traverso con Alessandria e Lanerossi Vicenza, l’uruguayano Washington Cacciavillani con Inter e Pro Patria in Serie A.

TERAMO: Calaprice, Dondi, Galavani, Morandi, Martiradonna, Lenzi, Francia, Sangiorgi, Masetti, Amante, Corazza; all. Rocco. Martiradonnna andrà al Cagliari.

Lo stadio Valerio Bacigalupo e il “delitto del secolo”

di FRANCO ASTENGO

Nell’autunno del 1957 il sindaco di Savona, prof. Giovanni Battista Urbani, concesse un’intervista  a Pino Cava, direttore del periodico “Savona Sport”, allo scopo di raassicurare gli sportivi che con la stagione seguente 1958-59 il Savona Fbc e le altre squadre cittadine avrebbero giocato sul terreno del nuovissimo stadio di Legino.

La promessa non fu mantenuta (a causa di altri fatti sui quali non si riferisce in questa sede per ragioni di economia del discorso: il prof. Urbani non riuscì a completare il suo mandato, costretto alle dimissioni fu sostituito da un commissario prefettizio, il dott. Felice La Corte) e calcio e atletica presero possesso del nuovo magnifico impianto soltanto nel settembre 1959.

La ragione di questo ritardo fu dovuta però ad un episodio del tutto clamoroso che è bene ricordare nel dettaglio. L’impresa appaltatrice dei lavori infatti era di proprietà del geom. Giovanni Fenaroli di Milano, il quale fu coinvolto in uno dei “gialli” più clamorosi nella storia recente: un vero e proprio “delitto del secolo” che spaccò l’Italia tra colpevolisti e innocentisti.

Incarcerato Fenaroli i lavori furono sospesi e proseguiti, in seguito,e ultimati dalla Cooperativa Edile Savonese sotto la direzione dell’ing. Piero Taramasso, assessore ai Lavori pubblici del Comune e “mitico” preside dell’Istituto Nautico di via Caboto.

Il delitto del secolo ricostruito nel dettaglio.

La  mattina dell’11 settembre 1958, Maria Teresa Viti, la domestica che lavora nell’appartamento della signora Maria Martirano in Fenaroli (n. 1911) in via Monaci, suona al campanello, ma, contrariamente al solito, la padrona di casa non viene ad aprire. La domestica chiede aiuto al portiere e al fratello della signora, ma solo l’intervento di un vicino di casa, entrato in casa dalla finestra della cucina, consente di scoprire il cadavere di Maria Martirano; la donna, come si scoprirà più tardi, è morta per strangolamento, il cadavere è disteso nella cucina. L’ipotesi di furto, realistica ad una prima analisi per l’assenza di 400.000 lire in contanti e dei gioielli, viene poi scartata poiché l’assassino ha ignorato una cifra più ingente nell’armadio della camera del marito.

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Giovanni Fenaroli, mandante del delitto

Le indagini, condotte dalla squadra mobile nelle persone di Ugo Macera in collaborazione con Nicola Scirè, riescono a dedurre l’ora dell’omicidio, fra le 23,30 e la mezzanotte. Fra i sospettati c’è il marito, il geometra Giovanni Fenaroli, titolare della società Fenarolimpresa, che vive a Milano, dove si occupa di edilizia. Il movente avrebbe potuto essere la possibilità di riscuotere una polizza stipulata sulla vita della moglie per un valore di 150 milioni di lire. L’alibi del marito regge: al momento dell’omicidio era in ufficio in un’altra città con il ragioniere Egidio Sacchi, amministratore della Fenarolimpresa. Gli investigatori seguono comunque la pista dell’uxoricidio commesso per il tramite di un sicario e, due mesi dopo, vengono a capo del mistero: il ragionier Sacchi confessa di essere stato messo al corrente dal Fenaroli che quest’ultimo aveva programmato l’omicidio della moglie convincendo Raoul Ghiani, un operaio elettrotecnico giovane e prestante, a sopprimerla per un compenso di un milione di lire.

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Raoul Ghiani

Giovanni Fenaroli aveva conosciuto il Ghiani grazie all’amicizia di quest’ultimo con certo Carlo Inzolia, fratello dell’amante del geometra, Amalia. La sera precedente la scoperta del cadavere della Martirano a Roma, Ghiani avrebbe lasciato il lavoro in fabbrica verso le 18,30 e sarebbe stato portato in auto all’aeroporto della Malpensa, dove partì per Ciampino con in tasca un biglietto di sola andata a nome Rossi (allora l’aeroporto di Fiumicino non era ancora operativo); recatosi poi immediatamente in via Monaci (una telefonata del marito, con la quale la vittima sarebbe stata convinta ad aprire la porta al Ghiani con il pretesto che questi doveva ritirare documenti riservati ed importanti, l’avrebbe preceduto), avrebbe compiuto il delitto e quindi sarebbe rientrato a Milano in vagone-letto, giungendo appena in tempo per timbrare il cartellino presso la ditta ove lavorava, il giorno 11 settembre.

Raoul Ghiani, ventisettenne alla data del delitto, figlio di un bigliettaio dell’Azienda Tranviaria, viveva in Milano con la madre, Clotilde, il fratello Luciano e la sorella Lia; il padre se n’era andato a vivere da solo poiché non sopportava più i tre figli, tutti e tre adulti ed impiegati, con una mentalità e con atteggiamenti che lui, uomo d’anteguerra, non riusciva a comprendere

Ghiani usciva sovente la sera, ovviamente quando non era impegnato in trasferte per lavoro, e frequentava il solito bar, ove da anni passava la serata fra partite a carte, biliardo e chiacchiere, ed in determinati giorni della settimana frequentava qualche sala da ballo. Queste abitudini consolidate non gli giovarono nella presentazione di un alibi: nessuno degli amici abituali riuscì a ricordare se la sera del 10 settembre 1958 lui fosse o no con loro.

L’11 giugno 1961 la Corte d’Assise di Roma, con la testimonianza determinante del ragionier Sacchi, condannò Fenaroli e Ghiani all’ergastolo, mentre Carlo Inzolia venne assolto per insufficienza di prove. 20.000 persone, fuori dal tribunale, attendevano la sentenza fino alle 5 del mattino. Il 27 luglio del 1963 la Corte d’Assise d’Appello di Roma confermò le condanne all’ergastolo per il Ghiani ed il Fenaroli, mentre Carlo Inzolia fu condannato a 13 anni di reclusione per complicità. Giovanni Fenaroli morì in carcere nel 1975, Raoul Ghiani, ricevette la grazia nel 1984, Carlo Inzolia ottenne nel 1970 la libertà condizionata.

Il “Caso Fenaroli”, approdato nelle aule dei tribunali, appassionò l’Italia dividendola in “colpevolisti” ed “innocentisti” e fu la prima volta in Italia che il pubblico dedicò la sua attenzione e passione ad un caso di omicidio compiuto “a freddo” e con determinazione e impostazione a lungo studiata e realizzata nei minimi particolari, sul filo di percorsi in auto, orari di aerei e treni determinanti per il successo dell’operazione, che un qualunque disguido, non del tutto improbabile, nella sequenza dei vari movimenti dell’assassino, avrebbe potuto mandare a monte. Secondo l’accusa, la mente che studiò tutto questo era un geometra, imprenditore sulla via del fallimento, che per la sua meticolosità nel progettare il crimine, giostrandosi fra le insidie del mancato rispetto di orari previsti con precisione assoluta e con margini esigui, venne anche chiamato «il capostazione della morte»

In un articolo Indro  Montanelli è convinto che il denaro e il guadagno non siano stati mai i veri traguardi di Giovanni Fenaroli e ipotizza questa interpretazione di tipo psicologico: «Probabilmente l’odio per la Martirano gli nacque in corpo il giorno in cui, come prima o poi capita a tutti i mariti, si accorse che lei lo vedeva com’era e non come lui si sforzava di sembrare: un pover’uomo qualunque».

LA CARTOLINA RICORDO DELL’INAUGURAZIONE DEL NUOVO STADIO

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Il nuovo stadio era stato lungamente atteso dalla Città (non solo per il calcio, l’atletica vi ebbe, finalmente, una sede dignitosa dopo tanti anni passata sulla pista di carbonella della Valletta, lunga la bizzarra distanza di 290 metri).

Il calcio si giocava sul vecchio campo di Corso Ricci, già intitolato subito dopo la tragedia di Superga al mitico Valerio, il più grande talento calcistico espresso – assieme  a Felice Levratto – dal  “nostro” calcio, e si sentiva da tempo l’insufficienza di quel piccolo impianto, sempre gremitissimo, provvisto di una civettuola tribuna di legno all’inglese, ma ormai del tutto obsoleto per i tempi che stavano cambiando. A metà degli anni ’50 l’Amministrazione Comunale decise, così, di costruire il nuovo impianto scegliendo il sito di Legino.

L’inaugurazione, in conclusione delle vicende di cui abbiamo narrato, coincise con il ritorno in Serie C del Savona FBC. Il 6 settembre 1959 davanti a 10.000 spettatori (le curve non erano ancora state completate e la gradinata era priva della soprelevazione, realizzata provvisoriamente in tubi Innnocenti all’avvio del campionato di Serie B ’66-67) si giocò la partita inaugurale Savona-Torino. a tagliare il tradizionale nastro fu la mamma di Valerio Bacigalupo. Un’immagine struggente. Ricordiamo l’undici iniziale dei biancoblu, allenati da Felice Pelizzari: Ferrero, Valentino Persenda, Ballauco, Contin, Tullio Pierucci, Mariani, Serena, Bartolaccini, Teneggi, Turotti, Marchiandi.

I granata che stavano per disputare il loro primo campionato di Serie B si imposero per 3- 0 (doppietta di Mazzero, Moschino) allineando la seguente formazione : Soldan (Rigamonti), Scesa, Cancian (Farina), Bearzot, Lancioni (Gerbaudo), Bonifaci, Santelli, Mazzero, Virgili, Moschino (Ferrini), Crippa, all. Imre Senkey. Rigamonti anni dopo allenerà il Savona; Enzo Bearzot sarà alla guida della Nazionale di Zoff, Cabrini, Scirea, Tardelli, Altobelli e Pablito Rossi che trionferà al Mondiale del 1982.

Arbitro Gabbarini di Loano.

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Il Savona sceso in campo il giorno dell’inaugurazione del Bacigalupo: in piedi da sin. Pierucci, Mariani, Ferrero, Contin, Teneggi;  accosciati da sin.: Bartolaccini, Ballauco, Persenda, Marchiandi, Turotti, Serena

La Veloce che, grazie alla sua storia aveva acquisito il diritto di giocare nel nuovo stadio (mentre le altre compagini cittadine Villetta, Stella Rossa, Libertà e Lavoro, Bagni Italia, Priamar, Torre, Raphael, Zinolese , Fraternitas, Gloria, Aquila trovarono casa alla Valletta, ritornata al calcio e nel nuovo bellissimo campo costruito dal Csi, ora vergognosamente cancellato in vista dell’ennesima speculazione edilizia, proprio sulla piazza di Legino) giocò la sua prima partita di campionato nel nuovo impianto il 27 Settembre 1959.

La Veloce fu sconfitta 2-1 dal Quiliano, con reti di Martin per i granata e di Piero Bertolotti, futuro medico allievo di Mantero nella specializzazione della chirurgia della mano e sindaco di Spotorno e del centrocampista Bonello successivamente protagonista per molti anni alla Cairese.

Formazioni delle due squadre.

Veloce: Lucarelli, Santamaria,  Saettone, Salvo, Lavagna, Gambino, Minuto II, Martin, Spilimbergo, Rubino, Vinci.

Quiliano: Genta, Romano, Alcetti, Rossi, Ferrari, Liberatori, Ferretti, Bonello, Bertolotti, Scarcia, Barsi.

Arbitro: Sartirano di Genova.

Si apri così un’epopea lunga molti anni con il “Bacigalupo” spesso al limite della capienza. I 10.000 spettatori si superarono in alcune occasioni storiche: la partita con il Modena del torneo ’61- 62 (perduta 2-3); il big match con il Como (Pasqua 1966: 2-1 firmato Corucci, Pietrantoni, decisivo per salire in Serie B), la gara con l’Ivrea, nello stesso campionato, giocata all’indomani della scomparsa del presidentissimo Fausto Gadolla (un clamoroso 5-1).

Nella stagione seguente si sfiorarono per tre volte i 20.000 spettatori: con la Juve in Coppa Italia (0-1, partita trasmessa in differita tv, telecronista Nando Martellini) e i due derby entrambi vittoriosi con Genoa e Samp (1-0 ai rossoblu nell’indimenticabile giornata della “rasoiata” di Gilardoni; 2-1 ai blucerchiati).

Poi il costante, triste declino. Le gradinate si sono affollate poche volte (ricordiamo una gara con l’Alessandria 1972 – 73, un’altra con il Viareggio 1978 – 1979, quando Viano e Persenda avevano  ricostruito la squadra, partita in campionato facendo giocare i ragazzi) ed un concerto di Dalla e De Gregori (estate 1979: 15.000 spettatori).

 

 

Stagione ’60/’61: il calcio ligure oltre il Genoa e la Samp

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

In Serie C ci sono Savona, Spezia, Entella. Imperia e Rapallo terminano a un passo dall’Empoli che sale in Serie C .L’Albenga conquista la Serie D.

Le forze in campo tra Serie C, Serie D e Promozione.

Pubblichiamo di seguito le formazioni tipo delle squadre impegnate nel girone A di Serie C, Serie D e Promozione: tre campionati di alto livello nelle categorie che rappresentavano a quel tempo la vera spina dorsale del calcio italiano. Si ritroveranno così le testimonianze di società illustri, destinate addirittura alla Serie A e di grandi giocatori che hanno onorato i tre tornei.

Serie C Girone A

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Serie D Girone A

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Egisto Pandolfini, trascinatore dell’Empoli vittorioso nel girone, qui in maglia neroazzurra interista nel corso della sua gloriosa carriera (Empoli, Spal, Fiorentina, Inter ancora Empoli) 21 presenze e 9 goal in Nazionale A

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Promozione Ligure Girone A

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  • Finali per il titolo ligure e la promozione in Serie D : 11 giugno 1961: Lavagnese-Albenga 0-1;
  • 18 giugno 1961: Albenga-Lavagnese 2-0.

FORMAZIONI GIRONE A SERIE C 1960 – 61

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Savona  – Piacenza 2-1 il goal di Mariani

MODENA: Balzarini, Cuttica, Agostinelli, Ottani, Chirico, Colangelo, Bolognesi, Pistacchi, Pagliari, Mangiarotti, Scarascia

BIELLESE: Gori, Villa, Mangini, Boccalatte, Balbi, Campanini, Gazza, Francescon, Ragaglini, Magherini, Piccioni

SARONNO: Minotti, Rosina, Bosco, Rampinelli, Chesini, Lombardi, Maggiorini, Peiti, Turconi, Villa, Vetrano

FANFULLA: Vincenzi, Ghezzi, Vitali, Verga, Bassi, Ravani, De Nardi, Chiumento, Broggi, Sala, Brambilla

BOLZANO: Sartin, Beltrami, Gianesello, Benini, Zamboni,Bertolini, Donadoni, Perini, Milani, Pollastri, Lorenzi

PRO VERCELLI: De Jaco, Vellano, Bosio, Rossi, Pirovano, Ciocchetti, Gamba, Marchioro, Loranzi, Spanio, Ciocchetti

SPEZIA: Bressan, Incerti, Renica, De Dominicis, Campi, Aquilani, Cartisano, Boglio, Currarini, Tamburini, Campioli

SAVONA: Ferrero, Teneggi II; Mariani, Cucchi, Ciglieri, Nadali, Persenda I, Bianco, Parodi, Negri, Brancaleoni  (Zenari, Caffaratti, Volpi, Persenda I, Delfino, Prina, Ghiara)

MESTRINA: Liberalato, Mialich II, Ambrosini, Bon, Campanarin, Hocevar, Fin, Ferraris, Zagatto, Bellemo, Galtarossa

LEGNANO: Cassani, Magnardi, Bertini, Spaghi, De Conti, Parodi, Luosi, Sassi, Castagner, Paolani,Giacometti

SANREMESE: Bertini, Barbero, De Marco, Giorgi, Tortonese, Gelio, Canova, Amato, Novi, Rao, Gaslini

PORDENONE: Tagini, Villa, Veglianetti, Callegari, Magnetto, Canal, Oderda, Venier, Jaconissi, Colondri, Tacchini

TREVISO: Barluzzi, Nicolè I, Mattiello, Dal Pozzo, Sperotto, Rigonat, Birtig, Vicino, Clemente, Moro, Rovatti

CASALE: Lemonnier, Panio, Moretti, Fante, Turola, Rebecchi, Bellini, Gorlani, Vaccari, Russi, Santoni

CREMONESE: Sartori, Ghisolfi, Grainer, Gallesi, Vasini, Mizzi, Moretti, Castoldi, Turci, Zapponi, Goi

VARESE: Fornasaro, Lomazzi, Sonzini, Mutti, Lorenzi, Omini, Valsecchi, Bianchi, Lazzaroni, Ossola, Volpato

PIACENZA: Gandolfi, Barucco, Cesena, Civardi, Gabbiani, Bosoni, Mazzanti, Trapletti, Maccarini, Galantini, Di Fraia

ENTELLA: Mencacci (Righetti), Canepa, Cavina, Nadalin, Piazza II, Barbarossa, Carletti, Pieri, De Rossi, Piazza I, Parodi

Serie D girone A Formazioni:

EMPOLI: Maso, Innocenti, Cantini, Riccomini, Veneri, Bigogno, Gareffa, Pandolfini, Nucini, Tognoni, Ancillotti

IMPERIA: Badino, Calzolari, Rossi, Oddone, Ballaucco, Calarco, Ranzini, Parodi, Bistolfi, Riolfo, Minuto

RAPALLO: Persi, Giacobbe, Hanset. Tanganelli, Vidotto, Oddone, Brocchi, Bellomo, Panattoni, Ieri, Pozzi

DERTHONA: Baggini, Cosola, Saroldi, Torriglia, Brugna, Cianetti, Bartolaccini, Cantone, Gambarini, Armano, Bolis

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Gino Armano conclude nel Derthona una grande carriera trascorsa con Inter, Torino, Alessandria. La prima “ala tornante” del calcio italiano.

PIETRASANTA: Mignani, Mazzoni, Pieraccini, Fulceri, Fornari, Braccini, Balderi, Isolani, Filippi, Coppini, Gori

SESTRI LEVANTE: Tomasi, Cecconi, Camoirano, Sturla, Bo, Carniglia, Mori, Grino, Bertani, Pescaglia, Minniti

CUOIO PELLI: Del grande, Bruni, Ghiselli, Mastromei, Bolognesi, Bianchi, Salvadori, Lattuada, Lazzeroni, Galanti, Risorti

NOVESE: Bavazzano, Murta,Tacchella, Sitra, Allevi, Pagani, Agosti, Scarrone, De Michelis, Rosso, Rinaldi

PONTEDERA: Eleonori, Calvani, Balzocchi, Fiorini, Virgili, Battisti, Pazzini, Marinai, Volpi II, Frediani, Bertoloni

ASTI: Morasso, Avere. Murta,Fontana, Parola, Marchisio, Papa, Visani, Geremia, Oberti, Scaglia

MASSESE: Bellotti, Evangelisti, Pighini, Barbana,Consonni, Menotti, Del Buono, Massa, Della Gora, Ghinelli, Pasqualini

FINALE: Toso, Negro, Luciano, Cresci, Girotti, Merighetto, Neri, Ottonelli, Bergallo,Etrusco, Bertoni

SAMMARGHERITESE: Sardelli, Bambini, Murialdo, Chierico, Baldi, Pedemonte, Ferrari, Ardinghi, Achilli, Armari, Ghizolfi

SANGIOVANNESE: Bianchini, Fiore, Mucci, Ugolini, Giacomelli, Giusto, Parigi, Tommasi, Bengasi, Morini, Pannisi

SESTRESE: Giacomelli, Paravagna, Rossi, Molinari, Maglioni, Zannier, Pastorino, Ghiandi, Rota, Mainetto, Bagnara

CUNEO: Bruzzone, Rosso, Gariglio, Gerometta, Briatore, Pontone, Bey, Francone, Franceschina, Parodi, Pilato

CHIERI: Baravalle, Toninetti, Serini, Bosco, Patrucco, Cento, Gionco, Ferracini, Rigoletto, Rosati, Marchionetto

CENISIA: Bianco, Tondelli, Gandiglio, Di Gregorio, Basano, Ricci, Carlin, Guardini, Francescato, Poggi, Venturello

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PROMOZIONE LIGURE GIRONE A Formazioni:

ALBENGA: Franchi, Galindo, Malco, Turco, Neuhoff, Rumazza, Carlotto, Celiberti, Testa, Paltrineri, Frione

ALASSIO: Angelini, Sala, Bodrato, Ziliani, Lunetta, Grosso, Testa, Ciferri, Imberti, Bith, Giovannelli

LOANESI: Rubattino, Straggi, Beltragno, Montano, Nardini, Grazzini, Gandolfo, Thea, Tognato, Testera, Spinelli

CARCARESE: Martini, Molinari, Fiorucci, Sesena, Gravano, Cuzzola, Torielli, Dugoni, Ghelfi, Savio, Pasio

VADO: Camici, Folco, Peluffo, Salomone, Motto, Suraci, Griffo I, Martinucci, Mantero, Rosasco, Caracciolo

VARAZZE: Leoncini, Badano, Pallaro, Zucchero, Benzi, Molinari, Zunino, Ippolito, Gramegna, Dagnino, Musso

CAIRESE: Pescio, Fedele, Montaldo, Amello, Pierucci, Papes, Veglio, Giordano, Pastorino, Reschia, Ruotolo

CENGIO: traversa, Meliga, Baronti, Bonino, Bovero, Viacava, Bandoni, Mazzucco, Pittaluga, Foglia, Berruti

DIANESE: Rolleri, Balestra, Minasso, Corte, Rivano, Ramoino, Schiaffino, Vernisi, Taccioli, Trevisan, Morganella

VENTIMIGLIESE: Piva, Goso, Tosi, Graneri, Gastaldo, Donzella, Cavalli, Pesante, Cerri, Nova, Pianetti

ALBISOLA: Franco Oscar, Grosso, Bonelli, Papanti, Giorgetti, Derchi, Zingariello, Gandolfo, Ferro, Renesto, Meraviglia

ALTARESE: Peluffo, Boero, Alemanni, Montano, Giacobbe, Mantero, Biglino, Santero, Migliardi, Minuto, Gandolfo

COLOMBO COGOLETO: Zuppelli, Repetto, Tacchella, Pastorino, Tosi, Damonte, Armaroli, Bellagamba, Ambrosini, Paesani, Campagnoli

QUILIANO: Genta, Falco, Murialdo, Ansaldo, Visconti, Marte, Bonello, Bertolotti, Bozzano, Caviglia, Rossi

VELOCE: Santamaria, Leopoldo, Faccio, Salvo, Damonte, Martinengo, Lauretano, Meraviglia, Spilimbergo, Reggiori, Gambino

ARMA JUVE: Pellizzari, Torti, Fittipaldi, Zambetti, Boriello, Manitto, Natta I, Pesante, Dian, mamadio, Del Gratta

“Valletta mon amour”: con 4 mila spettatori per il torneo dei bar

di FRANCO ASTENGO

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Uno scorcio della tribuna della Valletta durante il torneo dei bar. Per le finali si toccavano punte di 3-4.000 spettatori 

Questa rievocazione di un “pezzo” importante nella storia del nostro calcio provinciale, come quello riguardante il “Torneo dei  Bar”, che si organizzò, nel cuore degli anni ’60 sul terreno della Valletta San Michele (cuore pulsante dell’attività calcistica dell’epoca per le squadre minori, ma non troppo, savonesi: ci giostrarono, in quel periodo, Villetta, Libertà e Lavoro Speranza, Bagni Italia, Freccero, Priamar, Judax partecipanti ai campionati di I e II divisione), toccherà certamente il cuore di tanti appassionati sportivi, giocatori in campo o spettatori sugli spalti.

Una rievocazione che articoleremo in tre puntate: la prima  riguardante il ricordo “complessivo” di quelle vicende; la seconda per ricordare i tornei 1962-63-64; la terza per ricordare quelli giocati nel 1965-66-67 (quando, come ricorderemo meglio, la disputa del torneo fu interrotta), cercando di rievocare, per sommi capi, episodi e personaggi.

Spero ci sarà consentita, comunque, una premessa: non è semplice farsi afferrare dal filo sottile della nostalgia, senza cadere nella tentazione di descrivere le cose in modo che venga fuori, alla fine, come “andasse meglio, quando andava peggio” soltanto perché noi che ne scriviamo adesso, avevamo vent’anni.

Bando, quindi, alle considerazioni sociologiche e torniamo con la memoria alla vetusta “Valletta”; facendo questo però veniamo assaliti dall’idea che la vita fosse profondamente diversa da oggi e che il calcio, quello minore, il “nostro” calcio fosse davvero un’altra cosa.

Nei primi anni ’60, quando il trofeo Arci (questa le denominazione ufficiale di quello che, nella voce popolare era denominato, ed è passato alla nostra piccola storia, come “Torneo dei Bar”) trovava la sua consacrazione di gioco e di pubblico (sulla scia anche di manifestazioni consimili svoltesi nel periodo immediatamente precedente), siamo in una fase di passaggio tra il calcio ancora quasi pionieristico disputato con impeto garibaldino, ed il gioco tattico, sofisticato con forme quasi “professionali” anche al nostro livello, che si svilupperà poi negli anni successivi.

Così, mentre qualche “mago” di provincia sperimenta il “libero” o il 4-2-4 intravisti nelle prime, nebulose, riprese televisive o conosciute di persona in qualche avventuroso viaggio a Marassi, in campo ci sono ancora gli uomini con il fazzoletto in testa, pronti all’arrembaggio in qualsiasi momento della partita, in grado di rivoluzionare i risultati con il coraggio, la grinta, la tecnica individuale, lo spirito “corsaro”.

Valeva allora il motto “basta segnare un goal più degli altri”. Il 3-2 era un risultato di ordinaria amministrazione, oltre al rito dei “supplementari” nelle semifinali ed in finale, con relativo corollario dei “rigori”, vera novità per l’epoca. In precedenza valeva il classico “soldo” che saltava per aria: ed anzi nei campionati federali giovanili la regola del sorteggio valse anche più avanti, consentendo alla Libertà Lavoro allenata da Vadone con Bertero, Chiappella e soci di vincere una “Coppa Bacigalupo”, altra grande manifestazione che ricorderemo nel dettaglio, prima o poi, nel 1965, davanti agli juniores del Savona Fbc.

Un gioco di emozioni dunque, con una partecipazione di pubblico notevole. Oltre 2.000 spettatori si affollavano nell’angusta tribunetta dal tetto di legno, appollaiati nella quale i nostri padri avevano assistito, negli anni ’20, alle prodezze dello Speranza: quando “Cain” cominciava ad agitarsi tra i pali, quando Caligaris, ancora al Casale prima di passare alla Juventus e formare con Combi e Rosetta il più celebre trio difensivo della storia del calcio italiano, batteva le rimesse dal fondo con un lancio potentissimo che arrivava fino all’area avversaria.

Ciò che davvero era diverso da oggi era proprio la rappresentatività reale delle squadre quali punti di riferimento, momenti di aggregazione e di partecipazione diretta per i quartieri della città e delle zone vicine. La rivalità di bar, di rione, di frazioni era sentita quasi come un fatto di “pelle”, e passava attraverso il calcio come sfida leale, appassionata, coinvolgente.

Le squadre di allora sono rimaste nella memoria di tutti: l’eterna sfida Portuali-Sabazia (neri contro bianchi) rappresentava la naturale prosecuzione di un match Savona-Vado, dalle radici così profonde da scuotere per intero la nostra vita sportiva. Ma pensiamo al ruolo di altre compagini come Bar Cristallo, Leginese, Libertà e Lavoro, Zinolese, Bar Riviera, Bar Livio ed altre ancora rispetto alle tifoserie ed ai “clan” di amici che vi si stringevano attorno.

Il filo della nostalgia ci ha preso per davvero e viene fuori un altro mondo, ancora lontano dal post-moderno e dalla complessità sociale: se fosse meglio o peggio di allora, non sta a noi giudicare.

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  1. Includiamo in questa serie di “retropassaggi della memoria” anche l’edizione 1962, del trofeo “Torre del Mare”, anche se non si tratta della stessa storia del trofeo “Arci-Uisp”.

Si tratta di una scelta che intende indicare una affinità pratica ed ideale. Quel torneo fu bellissimo, agonisticamente e tecnicamente: il modello organizzativo esemplare (onore al merito per Nanni De Marco); le vetuste tribune della “Valletta” ritornarono ad essere il “foyer” del calcio ligure. Si ritrovarono, insomma, tutti gli ingredienti del grande successo degli anni a venire.

Veniamo ai fatti: si parte domenica 1 Luglio con 10 squadre, suddivise in due gironi, ed è subito spettacolo. Il Bar Sport di Legino (quasi tutti vadesi) supera 4-0 la Sms La Rocca. Il resto dei turni eliminatori è all’altezza della “prima.

Al termine delle cinque giornate, nel girone A emerge il G.S. Bagni Nilo (una vera rivelazione) sul Cral Portuali (un po’ di delusione) per merito della differenza reti, seguono Bagni Italia (in campo anche l’allenatore Testa, terzino d’anteguerra del Savona), Bar Devalle (grandi parate di “Zamora” Berruti) e Bar Brasil; nel girone B il Bar Sport di Legino domina la “poule” mentre al secondo posto si piazza la Raphael dalla difesa di ferro (Giorgio Peluffo, il compianto don Nasi, il “sindaco del Santuario” Augusto Briano, anch’egli recentemente scomparso), seguono Sms La Rocca, il Bar Mongrifone ed il Gin Bar.

La finale per il 3° e 4° posto tocca al Cral Portuali (1-0) sulla Raphael: “Giuan” Reggiori, orgoglio della Centrale (quella di corso Vittorio Veneto immolata sull’altare della speculazione edilizia) fulmina Pennestri da 40 metri.

Finalissima: match-thriller con i “Bagni Nilo” che abbandonano ogni timore reverenziale eda pochi minuti dalla fine conducono 2-1. I bianchi del Bar Sport di Legino però non mollano e mentre Armella e Gaglione dettano la manovra, tocca a Roetto (l’uomo con il “fazzoletto in testa”) siglare il 2-2. Supplementari senza esito e poi rigori: l’ultimo tiro tocca ad Angelo Merengone (l’ala più veloce della Stella Rossa, ottimo allenatore delle giovanili di Villetta e Veloce), ma Camici gli blocca il pallone destinato all’angolino.

Il Bar Sport di Legino si aggiudica così il trofeo.

  1. Parte il vero e proprio trofeo Arci-Uisp e si ritrova subito il clima delle grandi sfide. I vadesi hanno cambiato casa (ma non maglia, restando fedeli al bianco) e lottano ora per la Coop Sabazia. Il Cral Portuali, rimasto fedele al nero-rosso, allinea nelle proprie fila il meglio del calcio dilettantistico savonese con in testa Tullio Pierucci e Gian Negro. Si tratta del duello, questo tra Sabazia e Portuali, che infiamma il torneo, avviatosi domenica 14 Luglio e disputato da sei squadre a girone unico.

La prima giornata la dice già lunga sui valori in campo: la Coop Sabazia distanzia la Sms La Rocca con il punteggio “all’inglese”; i Portuali infilano sei palloni all’Aurora Valleggia; la Sms Generale (solo possibile terzo incomodo) batte i leginesi del Gin Bar con un secco 4-1.

Ma si vive in attesa del big-match, che arriva all’ultima giornata.

Si va alla rimonta reciproca: avanti i Portuali, pareggia il Sabazia e viceversa. Ma non ci saranno i supplementari perché Gaglione inventa il 3-2 e sono i vadesi a fare festa grande.

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  1. Cresce il tono della manifestazione ed ai nastri di partenza, domenica 14 giugno, si allineano ben 12 formazioni (un record) suddivise nei soliti due gironi.

Il Sabazia mette in fila la Sms Generale, Bar Acqui, Gruppo Sportivo Brandale, Bar Colonna e Bar Girmo. Il Cral Portuali regola la rivelazione Cadibona (si pone in luce il giovane Bottinelli, che sarà acquistato dal Savona), seguono il Gin Bar (rissa gigantesca con i Portuali: vero Fanelli?), il Dopolavoro Ferroviario (incredibile tandem Pacini-Bensi) ed il Bar Corallo che riscuoterà grandi simpatie vincendo la Coppa Disciplina ed il premio per il giocatore più giovane che tocca al suo mediano destro Luciano Casarino, il quale all’epoca toccava i 16 anni e 6 mesi (Luciano, amico carissimo, è mancato nel 1999: lo ricordiamo qui con immutata commozione). Per il 3°e 4° posto il Cadibona supera la Sms Generale per 3-1.

La finale per il titolo è tutta da rivivere: i nero-rossi del Porto travolgono, nella prima frazione, la Coop Sabazia sotto un pesante fardello di tre reti. Ma Gaglione e Pittaluga non ci stanno, ed all’inizio del secondo tempo, portano i bianchi sul 3-2. Il gran cuore dei portuali regge però fino alla fine. Ed il successo (il primo, tanto agognato) tocca a loro. Senza possibilità di dubbio, in quella occasione, i Portuali risultano i più meritevoli nell’edizione che rimane la più bella di questa storia.

  1. E’ l’anno della corsa all’ingaggio (si fa per dire!) di giocatori su tutto l’arco della Riviera e si inserisce una nuova protagonista: il Bar Cristallo di Via Torino, che troverà i suoi vessilliferi in Nanni Ciglieri e Romolo Varicelli arrivando lontano in più di una occasione.

La bandierina dello start si abbassa domenica 6 Giugno, e la partecipazione di contrae a otto squadre.

Nel Girone A tocca nuovamente al Cral Portuali sbaragliare il campo, schierando tra gli altri il leggendario Bruno Ferrero portiere del Savona in anni d’oro tra la IV Serie e la Serie C. Gioca pure il suo ultimo torneo anche il terzino Massone, pure lui vecchia gloria biancoblu, del Cagliari e della Carbosarda.

Il duello più interessante, per il Girone A riguarda però la seconda piazza in ballo tra la Sms Fornaci,favorita e piena di assi rivieraschi come Rescigno, Luciano, Negri, e la rivelazione Croce Bianca, modestamente fatta in casa, con un super Curti tra i pali ed i fornacini – transfughi per forza – Storti, Triolo e Bonifacio. Lo scontro diretto finisce 3-1 per i bianco-azzurri della Croce Bianca che approdano così alle semifinali (vera novità della formula).

Nel Girone B il Bar Cristallo conferma le previsioni e si piazza al primo posto, precedendo la Coop Sabazia. Le posizioni di rincalzo toccano a Bar Nino e Dopolavoro Ferroviario.

Gli scontri di semifinale finiscono senza code o polemiche: il Bar Cristallo con Borgo, Migliardi ed Alluigi in evidenza stronca il sogno della Croce Bianca, con un secco 7-0; mentre la Coop Sabazia vince l’ennesimo derby regolando il Cral Portuali con un goal per tempo (2-0).

La finalissima è il solito concentrato di emozioni. Il Bar Cristallo pare avere la partita in mano, quando un errore di battuta su fallo laterale (lo commette, pensate un po’, il grande ed indimenticato Nanni Ciglieri, la riserva di Bernasconi nella Samp ed il centromediano del Savona in Serie C) spiana a Livio Berruti la via del pareggio (1-1). Finiscono tempi supplementari e “rigori” (non è prevista la seconda serie dei tiri dal dischetto), ed entra in scena il fatidico “soldo”: la fortuna favorisce i vadesi e la Coop Sabazia rinnova il successo del 1963.

  1. Consolidata la formula le squadre salgono a 10, mentre la partenza è fissata a Domenica 5 Giugno. Il Girone A è nuovamente appannaggio del Cral Portuali, seguito a ruota dal Bar Cristallo. E’ facile dire: valori che si confermano. Restano eliminati il Bar Calata di Bordegari e Pantaleoni, gli autogestiti Garden’s Boys ed il modesto Bar Colonna, nella cui fila brillano i villettiani fratelli Procopio.

Nel Girone “B” affermazione del Sabazia con minore autorità del previsto. La seconda qualificata è il Bar Livio autarchico di Faggion (c’è parecchio del passato e del presente della Priamar: da Dario Ricci, a Detto Storti, Fiabane, Basano, ecc.) innervato di astuzia tattica dal duo  Angelini-Astengo.

Illustri eliminate Zinolese e Leginese, colme di nomi di spicco (Giacomo Rosso, Alberto Somà, i “grandi vecchi” Mistrangelo e Cattardico) ed il Bar Nino, di Enrico Pierucci, Bobby Tobia e Luciano Casarino, falcidiato dalle squalifiche.

Le semifinali finiscono con il riproporre la sfida di sempre: il Cral Portuali elimina il Bar Livio (3-0 con un Lagasio “monstre”) ed il Sabazia supera agevolmente (2-0) il Bar Cristallo. Per il 3° e 4° posto il Bar Cristallo regola il Bar Livio 3-0, mentre scende in campo anche Pino Marte.

La finalissima si carica di giallo: un primo incontro finisce 0-0. Ripetizione sette giorni dopo: si arriva ai rigori con i Portuali che regolano gli eterni rivali sul 6-4. Ma la vittoria sul campo non basta: una errata interpretazione del regolamento proprio nel merito dei rigori finali, fa annullare la partita e decidere per l’ex-aequo.

La consueta festa di fine torneo, al giardino Serenella nella serata del 5 Agosto, vede così Cral Portuali e Coop Sabazia salire assieme sul gradino più alto.

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  1. Al via, Domenica 18 Giugno, ci sono 10 squadre (è il giorno della “fatal Catania”, il Savona retrocede dalla Serie B: un sogno che svanisce ed un tratto in comune con il nostro racconto; la storia svolta pagina, per davvero).

Il Girone A ripete il consueto refrain: Cral Portuali al primo posto con grandi prove di Mino Persenda e Victor Panucci. Al secondo posto una sorpresa, quella del Cre Enel con tra i pali una “saracinesca”, Paolo Merciai, portiere della Villetta, prossimo a passare al Savona e, successivamente, al Bari.

Restano escluse Bar Riviera e Bar Livio, squadre piene di assi ex-biancoblu: nei fornacini accanto a Giulio Mariani e a Sergio Salomone trova la sua piena consacrazione Nico Vasconi; mentre negli arancioni di Faggion ci sono anche Galindo, Calzolari, Corrado Teneggi, Bruno Fanelli ed il trio Sardo-Mellano-Lagustena.

C’è anche la Zinolese, che lancia il giovane n.1 Di Giorgio (poi Anconitana e Pro Vercelli), il quale trova la sua giornata di gloria, fermando sullo 0-0 gli ormai mitici Portuali.

Nel Girone B una sorpresa: il “goal-average” porta al primo posto la Libertà e Lavoro, diretta in panchina da Mario Vadone ed orchestrata in campo dal sagacissimo Ginetto Bertero. La Coop Sabazia è seconda. Resta eliminato il Bar Cristallo: ed è una grossa delusione, mentre il Bar Gaiero mette in mostra alcuni giovanissimi virgulti come il jolly velociano Sergio Sarti ed il classico mediano dell’Albisola Carlo Foglia, resta di nuovo fuori anche il Bar Nino.

Semifinali al cardiopalmo: il Cral Portuali elimina 2-1 la Libertà e Lavoro da ferreo catenaccio (ci sono anche il futuro sindaco di Albissola, Nico Vicenzi; il velocissimo medico Cesare Badoino, Marenco, il compianto “gatto magico” Giuan Traversa), mentre il Sabazia deve ricorrere alla monetina per eliminare l’Enel dei miracoli.

Gli Elettrici sono sfortunati anche nella piccola finale. E’ ancora il sorteggio a decidere, assegnando il successo alla Libertà e Lavoro dopo che tempi supplementari e rigori avevano dato un responso di parità: 5-5.

La finalissima segue il solito cliché: con un gioco più tattico rispetto alle precedenti occasioni. Il match, compresi i tempi supplementari, finisce 1-1: con Biglino che risponde alla botta di Migliardi, passato dal Cristallo al Sabazia. Dagli undici metri la legge del contrappasso colpisce Paolo Gaglione: tocca a lui sbagliare davanti a Franco Pescio ed i Portuali tornano alla vittoria.

A segnalare l’ideale passaggio tra il torneo dei Bar alla Valletta giocato alla luce del giorno ecco la foto del Bar Riviera impegnato sotto i fari in uno dei primi tornei notturni a 7 del Sacro Cuore.

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Nessuno avrebbe potuto prevedere che si era all’ultima edizione. Le ragioni sono varie, mutano i gusti, imperversano i tornei notturni a 7 dotati di ricchi premi, crescono le spese per allestire squadre competitive; soprattutto, dalla stagione 69-70, chiude il glorioso stadio della Valletta, sede ideale della competizione. E nulla sarà più come prima.

 

Il grande vivaio dei settori giovanili. I protagonisti dei campionati 66/67

di FRANCO ASTENGO

Premessa. Anche il nostro calcio, in particolare a livello giovanile, ha vissuto e respirato l’aria dei “meravigliosi anni sessanta”. I vivai, come si chiamavano allora, arrivavano da lontano: gli oratori, i cortili, la strada, i campetti rimediati dove capitava. Non c’erano ancora gli allevamenti di “polli di batteria”, chiamati “scuole calcio”,  non c’era la corsa sfrenata di presunti tecnici e voraci dirigenti ad accaparrarsi più quote possibili per rinsanguare le casse delle società. Negli anni ’60 i settori giovanili erano una grande fotografia della società, un fortissimo momento di aggregazione. C’era passione ed esperienza, c’era un forte senso di appartenenza. Da qui la spinta a raccontare storie e protagonisti, anche per  poter dire (e dimostrare) a figli e soprattutto nipoti “anch’io ho giocato al calcio”. Vediamo quando, come e dove. E chi c’era, ovviamente.

Per molti anni le categorie nelle quali sono stati suddivisi i campionati giovanili sono state due: juniores e allievi. I juniores comprendevano i ragazzi tra i 16 e i 19 anni (naturalmente potevano scendere in campo anche quelli di età inferiore a partire dai 14 anni). Non esistevano categorie che differenziassero i diversi livelli di categoria: mentre per le squadre di Serie A e B esisteva il torneo De Martino che sostituiva il campionato riserve a partire dalla metà degli anni ’50. Campionato De Martino al quale parteciparono anche i “cadetti” delle compagini di Serie C e D (con finali differenziate), almeno fino alla fine degli anni ’60, quando per le categorie inferiori fu organizzato il torneo “Berretti” intitolato all’ex-presidente della Lega Semiprofessionisti appena scomparso, nelle categorie giovanili tutte le squadre concorrevano alla pari all’interno di gironi regionali. Successivamente c’era il passaggio alle finali regionali e per quelle compagini che risultavano vittoriose a quel livello c’erano le finali nazionali, questa volta differenziate tra società del settore professionistico e semiprofessionistico (Serie C e Serie D) e società del settore Dilettanti.

Abbiamo pensato di ricordare così i protagonisti di quelle categorie scegliendo una stagione particolare, quella 1966- 67, nella quale il Savona Fbc disputava la Serie B. Mentre la compagine “De Martino” gareggiava con le grandi squadre di Serie A ( il torneo era basato su gironi interregionali, in quello del Savona si trovarono Milan, Genoa, Sampdoria, tra le altre). La squadra juniores  bianco blu partecipò alla Coppa Primavera riservata anch’essa alle squadre professionistiche mentre gli allievi parteciparono invece regolarmente al campionato provinciale organizzato dalla Figc savonese ( presidente Mirco Isacco Pesaro, segretario Renato Borzone)..

Formazione tipo della primavera del Savona (girone comprendente tra le altre Juventus, Torino, Inter, Genoa, Sampdoria Alessandria) : Giardina, Bocca, Casali, Gardella, Lugaro, Calvi, Battaglia, Menconi, Scaia, Portento, Zanette (Piero Zanette poi medico di grande successo scomparso molto giovane lasciando un grande vuoto). Nella prima parte del torneo allenatore Occhetta, poi passato alla prima squadra. Subentrante Volpi che allenava anche gli allievi provinciali dalla cui formazione si affacciarono spesso nella rosa della “primavera” Procopio III e Lacota II.

CAMPIONATO JUNIORES  (classi ‘48-49 )

Vittoria finale appannaggio dell’Auxilium di Alassio, allenato da Ivo Brancaleoni,, squadra capace poi di conquistare il titolo ligure riservato alle squadre del settore dilettantistico superando nella finale la Sestrese (2-1)., al secondo posto la Veloce, al terzo il Don Bosco di Varazze diretto da Lupi e al quarto il Vado.

Veloce: Ferro, Tenenti, Crispino, Battaglini, Grasso, Boschi, Cervetto, Frumento, Aonzo, Grillone, Ciappellano.

Albisola: Francucci, Bolteri, Cianci, Ferzini, Longo, Caviglia, Vignola, Testa, Borgese,  Parodi, Servetto.

Vado: Gallotto, Marson, Leoncini, Piovano, Poddighe, Damonte, Costa, Crifò, Tomei, Pace, Grassi.

Auxilium: Mendola. Massa, Caviglia, Revello, Giacchello, Capasso, Robolli, Quartara, Parodi, Casanova, Francia.

Spotornese: Astengo, Jannece, Pisà, Camporeggi, Sirombo, Comelli, Loffredo, Scala, Girgenti, Avellino, Caprini.

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Nella foto: il dirigente Sclano, Camporeggi, Jannece, Rossi, Giusto, De Stefanis, Astengo, allenatore Vadone. Accosciati: Pisà, Cappelli, Loffredo, Avellino, Girgenti

Finale: Turri, Nida, Gaudenzi, Milano, Viassolo, Dressino, Barbero, Ottonello, Bolognesi, Moltrasio, Vadone.

Don Bosco Varazze: Giusto, Di Vaio, Bertacchi, Parodi, Torri, Cerruti, Spinelli, Cattivelli, Varese, Repetto, Tassara.

Varazze: Riccardi, Battelli, Valle, Solari, Maio, Cerruti, Bolla, Camogli, Riccardi.Noto, Fazio.

Villetta: Ghiso, Saettone, Taglienti, Bianchi, Arecco, Ramelle, Ferraro, Sola, Cotelessa, Sogno, Biggi.

Nolese: Grosso, Garzoglio, Richeri, Caviglia, Toso, Moggio, Arnello, Ros, Ricchebuono,. Pastorino.

Loanesi: Bruno, Micheli, Rosselli, Schiesaro, Rosso, Zunino, Cavallero, Versolato, Vignolo, Gianazzi, Mambrin.

Cadibona: Brondo, Giusto, Nicolini, Perna, Formento, Bazzano, Fanunza, Ghigliazza, Pollino, Maiolino.

Millesimo: Rubino, Siri, Bono, Tranchero, Fracchia, Laura, Castello, Zazzero, Besenzoni, Cavalli, Barisone.

Finalpia: De Sciora, Bernini, Beltramo, Quinzi, Mandraccio, Capra, Josi, Volpi, Vescovo, Pedroni, Cancelleri.

Judax: Monaci, Besio, De Luca, Mozzachiodi, Ascione, Rauso, Incorvaia, Ferraiuolo, Moncada, Baccino, Camboni.

Priamar: Giordano, Di Tullio, Saettone, Da Castelli, Mazzanti, Zunino, Negro, Duga, Sasso, Pellicciotta, Rodino.

CAMPIONATO ALLIEVI  (classi ‘50-51 )

Vittoria finale del Savona provvisto di grandi individualità, al secondo posto la Veloce di capitan Sergio Sarti e al terzo l’Albisola trascinata da Carlo Foglia che giocando a centrocampo segnò quattordici reti in diciotto partite.

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Albisola: Falzoi, Basso, Scarlatta, Manca, Collura, Berio, Grignola, Foglia, Giusto, Biavasco, Gamba.

Savona: Ghiglione, Giaccone, Martelli, Neirotti, Perlo, Gerion, Fazzi II, Rosso, Procopio III, Lacota, Casesa.

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Da sinistra in piedi: il dirigente Curti, l’allenatore Volpi, Lacota, Procopio III, Perlo, Rosso, Magnani il massaggiatore Pippi Prussiati

Accosciati: Gerion, Neirotti, Martelli, Giacone, Fazzi II, Ghiglione

Villetta A: Caporali, Cuvato, Gentile, Gambarotta, Bergamini, Spangher, Manconi, Giacobbo, Del Piazzo, e Boffano, Pepe.

Veloce: Baldelli, Pastorino, Garbero, Baccan, Argenta, Ciappellano, Sarti, Provenzano, Baccino, Oddera, Galleano.

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Villetta B: Giardina, Boagno, Novello, Cerisola, Capraro II, Briozzo, Core, Papalia, Carai, Freccero, Rigardo.

Spotornese: Bausone, Giuria, Biserna, Sugamiele, Nasturzio, Giacchino, Bozzo, Marchionni, Arecco, Rossello, Bolla.

Vado: Sacco, Molino, Sozzi, Manzoni, Doglio, Colombo, Levratto, Caviglia, Bacigalupo, Poddighe, Giamusso.

Don Bosco Varazze: Perata, Olcese, Cuttica, Spinelli, Di Gioia,Minola, Gallesio, Albezzano, Ghigliazza, Ottonello, Patelli.

Nolese: Peluffo, Gattorno, Ruffino, Pollero, Ricchebuono, Bozzo, Fiorito, Ravano, Garzoglio, Rebella.

Santa Cecilia: Carella, Perrotta, Jannicelli II, Fiore, Rossi, Siccardi, Epifani, Mistrangelo, Rocca, Benvenuti, Fabbretti.

Stagione 61/62: la Triestina ritorna in serie B, il Rapallo campione in serie D

di FRANCO ASTENGO

Triestina e Rapallo tengono banco nella stagione 1961-62, rispettivamente in Serie C e Serie D, con la vittoriosa scalata alla serie superiore. Il Savona chiuderà al quinto posto (a pari punti con il Varese), alle spalle dei giuliani, Biellese, Mestrina e Fanfulla. Nei dilettanti liguri è l’anno del doppio Alassio: le vespe giallonere trionfano in Promozione, l’Auxilium si impone in Seconda Categoria. Ecco la fotografia della stagione con i suoi protagonisti.

SERIE C GIRONE A

E’ la stagione del duello rusticano tra Triestina e Biellese : alla fine con una sola promozione in palio, i rosso alabardati fanno valere la loro maggiore esperienza e superano sul filo di lana i bianconeri della Biellese. Una Triestina che si avvale ancora di molti protagonisti di una serie A tenuta per oltre trent’anni e non lontana nel tempo: Toros, Brach, Secchi, Merkuza, Santelli. Ma quasi ogni squadra aveva in organico giocatori destinati alle serie superiori. Basti pensare ai fratelli Castano e ad Aggradi futuri juventini. Numerose le panchine di lusso da Blason (Mestrina), il terzino più amato da Nereo Rocco ai tempi del Padova, a Busini (Varese), Depetrini (Pro Vercelli), Senkey (Marzotto), Scarpato (Perdenone) fino a Furiassi (Savona), già terzino della Lazio e della Nazionale.

TAB1

FORMAZIONI SERIE C GIRONE A

TRIESTINA: Toros, Brach, Frigeri, Sadar, Merkuza, Rocco, Bretti, Trevisan, Demenia, Sacchi, Santelli (Szoke, Mantovani, Risos);  all. Radio.

1

Il portiere Riccardo Toros, tra i pali rosso alabardati dopo aver vinto scudetti con il Milan e la Fiorentina

BIELLESE: Ferrari, Villa, Caracciolo, Boccalatte, Balbi, Rebecchi, Ninni, Stacchino, Sogliano, Turatti, Voltolina (Mancini, Sacchelli, Magheri); all. Castello.

MESTRINA: Rettore, Costantini, Ambrosini, Rinaldi, Campanarin, Ferrari, Berto, Fin, Tonello, Salvemini, Vomiero  (Silvestri; Mialich II, Tedesco);  all. Blason.

FANFULLA: Vaglia, Ghezzi, Vitali, Lorenzi, Bonometti, Ravani, Milanesi, Chiumento, Bernasconi, Sala, Maggioni  (Spelta, Omini); all. Braga.

VARESE: Mezzi, Tellini, Delbene, Magri, Greco, Dalio, Borella, Beltrandi, Orlando, Mangiarotti, Albini (Lonardi, Ossola, Marcolini, Bianchi, Mezzalira); all.Puricelli, d.t. Busini.

SAVONA: Franci, Valentino Persenda, Luciano Teneggi, Mariani, Ciglieri, Nadali, Parodi, Cucchi, Calegari, Negri, Giordano (Semenzin, Brancaleoni, Bianco, Fazzi, Caffaratti, Mino Persenda, Gasperini, Prina); all. Zeffiro Furiassi.

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Il Savona di Furiassi: da sin. in alto: Semenzin, Parodi, Calegari, Persenda II, Mariani, Ciglieri, Nadali; accosciati da sn: Doni, Persenda I, Prina, Negri, Giordano

MARZOTTO: De Sanctis, Carta, Bodrato, Sacchiero, Porra, Svorenich, Sandri, Carnevali, Novi, Magaraggia, Zamberini  (Mezzanzanica, Ferrari, Tumellero, Salvador, Zerlin, Galzignato); all. Senkey.

VITTORIO VENETO: De Benedet, Zanussi, Ghezzo, Granello, Gon, Mazzolini, Bertolani, Canuti, Padovani, Nardi, Mazzotti (Ostet, Pestrin,);  all.Sala.

SANREMESE: Bertini, De Marco, Borfiga, Gelio, Tortonese, Pesante, Morisi, Amato, Onesti, Rao, Giorgi (Moroni, Zetti,); all. Ventimiglia.

CREMONESE: Sartori, Ravani, Paccini, Nizzi, Vasini, Staffieri, Moretti, Fantazzi, Castoldi, Pasquina, Scarascia (Bottoni, Parolini, Gallesi, Mari); all.Bellini.

PORDENONE: Bazzali, Repetto, Villa, Callegari, Magnetto, Barberi, Anchelori, Del Grosso, Trapletti, Colondri. Brollo (Russo. Zanutto);  all.Scarpato.

CASALE: Luigi Ferrero, Panio, Moretti, Castano I, Turola, Aggradi, Bellini, Manzino, Mascheroni, Passarin, Fante  (Castano II, Benedetti, Tornari, Santoni, Russi); all. Varglien.

TREVISO: Soldan, Nicolè I, Marcato, Borghesan, Mingardi, Dal Pozzo, Cecchetto,  Oderda, Zagatti, Baldo, Pieri (Reginato, Macchiello, Spangaro, Novella);  all.Petagna.

IVREA: Biggi, Bisio, Maroso, Bertetto, Orlando, Bonicatto, Stocco, Invernizzi, Guagno, Duvina, Streri  (Graziutti, Canavesi);  all.Bassi.

LEGNANO: Cassani, Rossetti, Bertini, Spaghi, De Contis, Barletta, Luosi, Facci, Bertolotti, Maggi, Jacometti (Sassi, Pereni, Broggi, Cerri).

SARONNO: Minotti, Rosina, Bosco, Nobili, Ferrari, Lombardi, Rimoldi, Peiti, Villa, Mustoni, Catano (Ferrari II, Meggiorini, Ciruel); all.Lupi.

PRO VERCELLI: Nobili, Vellano, Albertaro, Donarini, Peretta, Pozzi, Bosoni, Donino, Dappiano, Marchioro, Possanzini (Angelelli, Ciocchetti, Piccioni, Galiberti); all. Depetrini.

BOLZANO: Sartin, Rizzi, Provezza, Pollastri, Benin, Bacher, Bottazzi, Pisetta, Fiorani, Taluzzi, Dazzi  (Cavelli, Brandini, Molgora); all. Mike.

SERIE D GIRONE A

In un girone ligure, piemontese, lombardo e toscano sono Rapallo ed Entella ad emergere. I bianconeri allenati da Curletto ce la fanno ad aggiudicarsi l’unico posto valido per salire in Serie C, mentre i chiavaresi (all’epoca maglia nera con scudo biancoceleste) allenato dall’ex-sampdoriano Ballico restano staccati di due punti. Nella capolista tre uomini da Serie A : il portiere Piccoli tra Genoa e Verona, il centromediano Varglien nella Triestina, il centroavanti Mognon che per qualche tempo aveva fatto sognare i tifosi del Genoa a suon di goal. Nell’Entella tra i pali giostra Sarin Di Vincenzo che difenderà la rete del Genoa, della Sampdoria e dell’Inter, ma debbono essere citati due grandi protagonisti del nostro calcio regionale: il possente centromediano Nadalin, che dirigeva la difesa entelliana con lo stesso piglio con il quale, da vigile urbano, dirigeva il traffico in Riviera, e “Cecco” Barbarossa, varazzino da combattimento, che nella stagione successiva salirà in Serie B al Taranto.

TAB2

IMPERIA: Badino, Calzolari, Rossi, Parodi, Ballauco, Oddone, Dalmonte, Lattuada, Nucini, Riolfo, Minuto. All. Pelizzari. FRATELLANZA SPORTIVA SESTRESE: Manni, Scarsi, Giorgini, Frassinetti, Odone, Pastorino, Valle, Molinari, Taccioli, Bruzzone, Gianetto. All. Alvigini.

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L’Imperia targata Pelizzari: in piedi sa sin., Ballauco, Callarco, Parodi, Calzolari, Bistolfi, Rossi; accosciati, Ranzini, Minuto, Badino, Oddone, Gilardoni 

ASTI: Morasso, Avere, Benassi, Oberti, Murta, Fontana, Magnanego, Gaio, Coletti, Mainetti, Cardillo. All. Cuscela.

PIETRASANTA: Bertoni, Galeotti, Pirazzini, Fulceri, Mazzoni, Braccini, Filippi, Isolani, Ragaglini, Biagi, Martelli. All. Roffi.

PAVIA: Norsa, Garlaschelli, Villa, Acquali, Giuda, Cuzzoni, Siviero, Migliaccio, Curloni, Vaccarossa, Grecchi. All. Fabiano.

ILVA NOVESE: Ravazzano, Colombetti, Costantini, Dichio, Allevi, Pagani, Gamba, Demichelis, Rosso, Bollesi, Frigerio. All. Cattaneo.

BORGOMANERO: Landoni, Accornero, Tarlao, Nosari, Borsani, Cesario, Moroni, Uglietti, Veleggia. All. Turconi.

ALBENGA: Berio, Paltrinieri, Malco, Bodrato, Neuhoff, Turco, Carlotto, Repetti, Testa, Celiberti, Ciotti. All. Amoretti.

RAPALLO: Piccoli, Giacobbe, Costagli, Bumbaca, Varglien, Tanganelli, Nezzi, Bellomo, Mognon, Jeri, Sala. All. Curletto.

SESTRI LEVANTE: Guazzi, Pizzoni, Brusco, Odone, Solari, Carniglia, Mori, Marchiandi, Ghillino, Minniti, Pescaglia. All. Odone.

TRINO: Rosso, Caffaroni, Poi I, Tissone, Molinario, Bolzoni, Antoniazzo, Limberti, Poi II, Ferrero, Riscaldino. All. Ronzano.

MASSESE: Cimbaro, Martinelli, Peri, Brotto, Evangelisti, Ghinelli, Costalli, Barbato, Villa, Masini. All. Bacchilega.

DERTHONA: Baggini, Cislaghi, Sarolli, Ratto, Brugna, Torriglia, Bartolaccini, Poluzzi, Gambarini, Radaelli, Rossetto. All. Pietruzzi.

FINALE LIGURE: Giacomelli, Luciano, Vianello, Ottonello, Negro, Etrusco, Gandolfo, Merighetto, Bergallo, Pedemonte, Ferrari. All. Bossi.

SAMMARGHERITESE: Costa, Bambini, Rollando, Ferrari, Canepa I, Achilli, Dapelo, Canepa II, Casagrande, Ardinghi, Ghizolfi. All. Novelli.

ENTELLA: Di Vincenzo, Delle Piane, Nadalin, Sanguinetti, Piazza II, Barbarossa, Mantelli, Piazza I, Visani, Derossi, Parodi. All. Ballico.

AOSTA: Macchi, Bertani, Dallan, Bossola, Rosso, Serravalle, Scarpelli, Pistorello, Marchetto, Calleri, Audisio. All. Sentimenti III.

PROMOZIONE GIRONE A

E’ la stagione di una lotta all’ultimo sangue tra l’Alassio e il Vado. Alla fine la spuntano le “vespe” di Budda Campanelli, che passano indenni nello scontro diretto alle “Traversine”: un pareggio 1-1 dalle mille emozioni. Da ricordare in quella formazione due protagonisti dei massimi livelli del calcio italiano, il portiere Sergio Zennari, già Marzotto e Savona, e l’attaccante Ghiandi in Serie A con Genoa, Como, Spal. Nell’Alassio altri grandi protagonisti come Casanova e Bith e un lottatore come l’indimenticato e indimenticabile Piero Armella. Nel Vado spende gli ultimi fuochi di una carriera svolta all’insegna del goal facile (Savona, Sanremese, Asti) il grande Bertin Mantero. Ma i protagonisti non mancano: Tullio Pierucci e Papes nella Cairese, il frangiflutti Gravano e il “cervellone” Sardo nella Carcarese, Ginocchio, Thea, Tognato e Testera in una Lonaesi davvero di lusso, Giuan Traversa tra i pali del Cengio, l’inarrestabile Zingariello nel’Albisola, Elvio Curti e “Ciatto” Bazzano nell’Altarese. Nella Veloce accanto a Bruno Ferrero, appena tornato in granata dal Savona,  Reggiori e Grazzini, gioca il suo ultimo campionato “Ciccio” Varicelli, indimenticabile terzino volante, classe 1925, in Serie B con Savona, Cremonese, Reggina, Livorno, Spal (poi resterà in campo nei tornei per tantissimi anni), Luciano Angelini, Duce, Frione e Shad Rusticoni nel Quiliano. Tanto per fare soltanto qualche nome.

TAB3

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Ecco la figurina (non ancora Panini) di Ghiandi in Serie A con il Como

ALASSIO: Zenari, Sala, Ferrari, Armella, Lunetta, Maglioni, Grillo, Ghiandi, Minuto I, Casanova, Bith ( Cresci, Schivo, Giovannelli, Ciferri, Bistolfi, Ratti). All. Campanelli.

VADO:   Camici, Boi, Peluffo, Rosasco, Giorgetti, Suraci, Lagasio, Gaglione, Mantero, Micca, Gramegna (Sozzi, Griffo, Folco, Calamano, Perata, Sfondrati).ALASSIO: Zenari, Sala, Ferrari, Armella, Lunetta, Maglioni, Grillo, Ghiandi, Minuto I, Casanova, Bith ( Cresci, Schivo, Giovannelli, Ciferri, Bistolfi, Ratti). All. Campanelli.

CAIRESE  Genta, Moro, Montaldo, Veglio,Pierucci, Papes, Bonello, Giordano, Pastorino, Reschia, Cigolini (Parvopasso, Altobelli, Biglino, Tomatis, Monaci).

CARCARESE:  Bertonasco, Molinari, Sesena, Pegan, Gravano, Garassino, Torielli, Simonelli, Carella, Sardo, Berruti (Giberti, Fiorucci, Cuzzola, Olivieri).

VARAZZE Leoncini, Badano, Rossi, Ottonello, Carattino, Molinari, Bailo, Musso, Zunino, Guglielmelli, Firpo (Arrighi, Zerega, Poddine, Dugoni, Pagano, Polignano).

LOANESI Stagnaro, Di Biasi, Martinucci, Maritano, Ginocchio, Soraggi, Spinelli, Thea, Tognato, Testera, Tonelli ( Marsiglio, Del Prato, Gaggero, Beltrame).

CENGIO:   Traversa, Baronti, Scavino, Visconti, Bertolotto, Meliga, Bandoni, Griffo, Zunino, Caracciolo, Mazzucco (Satragno, Nardi, Gaiero, Castiglia, Poggi, Brunengo).

ALBISOLA Rabino, Barioglio, Furci, Papanti, Damonte, Derchi, Zingariello, Renesto, Ferro, Scotto, Toso (Cinelli, Bonelli, Marconi, Di Maggio, Repetto).

ARGENTINA: Mangolini, Aloe, Santini, Grosso, Boriello, Amadio, Lanteri, Roberi, Cerri, Manitto, Calcina  (Torti, Natta).

ALTARESE Curti, Mantero, Alemanni, Minuto II, Giacobbe, Caratti, Bazzano, Astolfi,Santero, Mascelli, Gandolfo (Gai bisso, Occhi, Minuto III, Boero).

COLOMBO COGOLETO: Damonte II, Bellagamba, Tacchella, Pastorino, Tosi, Casarino, Lasagna, Mazzotta, Rolla, Pizzasegale, Pansolin (Paesani, Guastavino, Baretto, Damonte I).

DIANESE: Rolleri, Balestra, Quadrelli, Pavan, Civiero, Ramoino, Rapetto, Santini, De Negri, Sertorio, Bergoin ( Lops, Lagorio, Damonte, Chiesa, Sartorio)

EDERA PRA’: Giraud, Carpignano, Corradini, Ferraris, Doberti, Ungaro, Bombardi, Parodi, Campomizzi, Lumino, Porrega (Bosio, Triglia).

VENTIMIGLIESE: Piva, Chiuso, Tosi, Sposato, Pordine, Pesante, Cavalli, Faggio, Donini, Donzella, Baiardo (Sanson, Zelina, Fiorini).

VELOCE Ferrero, Varicelli, Reggiori, Martinengo, Grazzini, Biggi, Spilimbergo, Lauretano, Benzi, Tobia, Stampinato (Cortese, Patetta, Parodi, Greco, Faccio).

QUILIANO Angelini, Falco, Rossi, Ansaldo, Duce, Chiacchio, Meraviglia, Frione, Rusticoni, Aschero, Sbaiz (Martini, Romano, Marte, Simonetti).

CAMPIONATO DI SECONDA CATEGORIA

Vince il campionato l’Auxilium che mette a frutto l’aver tanto seminato nei settori giovanili, si pongono in luce Borghello, Invernizzi e i fratelli Chirivì che superano il Millesimo, sulla carta più esperto per via della presenza di un portiere come Giacosa, di Cattardico e Mistrangelo provenienti dalla Libertà e Lavoro, dell’ingegner Moro della Ferrania che aveva giocato in Serie A con la Triestina. Inizia la salita che in qualche anno la porterà a disputare la Promozione la Villetta fatta in casa (Monti, i fratelli Procopio, Enrico Pierucci) grazie all’accorta organizzazione dei fratelli Marino, Berto e Ninni, e alle idee innovative di Emilio Pacini, un giovane allenatore che ha appena smesso di giocare (salvo i soliti tornei), trainer prestato alle Ferrovie dello Stato.

Questa la classifica: 1)    AUXILIUM ALASSIO punti 30; 2)   MILLESIMO 28; 3)  CROCE BIANCA ALBENGA 26; 4)  VILLETTA 20; 5)   LIBERTA’ LAVORO SPERANZA 19; 6)   FERRANIA 16; )      BAGNI ITALIA SAVONA 12; 8)  NOLESE 9; 9) SPOTORNESE 7; 10)  MATUZIA SANREMO 3 .

Noi che la domenica andavamo al campo di Corso Ricci

di LUCIANO ANGELINI

In quei giorni d’autunno Corso Agostino Ricci era un tappeto di foglie gialle. Soffici e fruscianti. Ci si camminava sopra quasi in processione per andare a vedere giocare il Savona. Là in fondo, quasi all’innesto della strada per il Colle di Cadibona e all’incrociarsi del Lavanestro con il Letimbro, c’era il vecchio campo di calcio, la “fossa dei leoni”, come si diceva allora, intitolato a Valerio Bacigalupo dopo la tragedia di Superga. Il campo era più in basso rispetto alla strada, in una specie di conca proprio sotto la verde collinetta della Madonna degli Angeli. Una breve discesa immetteva ad un ampio parterre, lato monte, in inverno spazzato senza respiro dalla tramontana che scendeva impetuosa dalla Valle del Letimbro. E da lì si apriva la panoramica del campo. L’impervia gradinata era sul lato sinistro, guardando verso il mare, di fronte le tribune in legno che, nei momenti caldi delle partite, rimbombavano per il “rullare dei piedi” dei tifosi. Il tutto dominato, sullo sfondo, dalla torre di Leon Pancaldo, unica sopravvissuta a testimonianza di un’epoca lontana. Tra la torre Leon Pancaldo e la gradinata un edificio basso con gli spogliatoi, il “sancta sanctorum” della prima squadra. Dietro la tribune un largo spiazzo con alberi d’ulivo; in fondo un alto muraglione in pietra dal quale, a partita in corso, si calavano i “portoghesi”, tollerati quanto assidui frequentatori della Madonna degli Angeli, una sorta di “loggione” mimetizzato in mezzo a cespugli, pini marittimi e siepi di rovi ancora carichi di more.

Siamo alle soglie degli anni ‘50. Ero un bambino e il mio primo ricordo del “Campo di Corso Ricci” è quel tappeto di foglie nel secolare viale alberato ora destinato a subire un orrendo sfregio per l’incombere dell’inutile mostro cementificatore chiamato Aurelia bis. La domenica della partita era come un rito familiare collettivo. La Città biancoblù si metteva in marcia dal centro, attraversava il ponte di legno di via Trincee e quello di Santa Rita. Il lungo corteo si gonfiava per chi, come noi, arrivava dai quartieri della Centrale (quella della Cieli con il palazzone delle famiglie dei dipendenti affacciato sul mare e il cortile in terra battuta dove giocavamo interminabili partite, poi Enel per finire in una maxi operazione immobiliare), da San Michele e dalle popolose Fornaci, covi caldi e fedeli della tifoseria. Tra noi della Centrale e quelli della Fornaci c’era una rivalità sanguigna: dispetti e battaglie a pietrate lungo il canneto che fiancheggiava la vecchia ferrovia. Ma per il Savona si sopiva ogni rancore.

La domenica ci regalava, con qualsiasi tempo, una lunga passeggiata lungo l’ampio viale alberato. Io arrivavo da corso Vittorio Veneto. Camminavo a passi svelti tra mio padre e mia madre, intorno  centinaia di tifosi: tante famiglie, tanti giovani e giovanissimi. Sulla destra il Letimbro con il  campetto del Gloria (poi spazzato via da una piena del torrente), ricavato sul greto sotto il muro di sostegno all’altezza del (fu) ponte di legno, all’occasione spogliatoio di fortuna; sulla sinistra, stabilimenti in faticosa ripresa, poi cancellati dalla crisi e dalla speculazione edilizia, capannoni degli artigiani dove ora svettano le torri delle Ammiraglie. Siderurgia, metallurgia e chimica in quegli anni e in quelli a venire davano (ancora) lavoro a migliaia di operai. E le sette ciminiere dell’Ilva, alle spalle, laggiù in fondo, verso il mare, dove oggi c’è il Crescent disegnato dall’archistar Bofill, erano il simbolo della Savona (un tempo) Città industriale. Mio nonno Paolo, grande tifoso, operaio dell’Ilva di lì a poco sacrificato sull’altare della crisi della siderurgia, era alle biglietterie e ci faceva entrare con lo “schiaffo”, come si diceva allora. I segni della guerra si vedevano un po’ ovunque e soprattutto si facevano sentire nella tasche della gente. Risparmiare il prezzo del biglietto poteva fare comodo. La vita era dura, la gente si era rimboccata le maniche per risalire la china. C’era fatica e lavoro da fare. Impegno collettivo e solidarietà. E l’appuntamento con gli “striscioni” pareva portare una ventata di serenità, se non di gioia. Intorno facce sorridenti, intrecciarsi di commenti e di previsioni sulla partita che verrà. Tutti insieme, appassionatamente, lungo corso Ricci, accomunati dalla fede biancoblù.

I miei eroi di quegli anni erano il portiere Castagno, il possente terzino Vignolo, pescatore di professione, l’elegante Longoni (arrivato al Savona per fare esperienza, poi rimasto qui con il posto in banca e mettere su famiglia con i Marcolini, genero e nipote, a proseguire la stirpe di calciatori), lo sfrontato Cappelli, il guizzante Zilli, il regista Siccardi, il centravanti Re Dionigi. Poi, a proposito di portieri, vennero gli anni di Rivoire, Cavo, Moscino, lo sfortunato Giacomelli e Bruno Ferrero. Gli avversari più aspri erano Fanfulla, Reggiana, Pro Patria, ma anche Rivarolese, Magenta, Gallaratese, Saronno, Seregno, Pro Vercelli, Asti, Piacenza, oltre alle liguri Sestrese, Sanremese e Rivarolese. I derby erano molto sentiti in campo e fuori. Amarissimo per il Savona, anni dopo (17 maggio 1955), quello con la Veloce: i “granata” vinsero 4-0 con i gol di Tomasini, Lauretano e doppietta di Pepè Minuto. Di quella squadra ricordo il portiere Canepa, bello e aitante, che lavorava alla Cieli (poi Enel) e abitava alla Centrale come il biancoblù Cinarelli, uno dei Cicerin Boys (la squadra allievi allenata da Mario Dante schierata il 4 maggio 1952 ad Aosta e sconfitta 10-0 dopo lo sciopero dei titolari per il mancato pagamenti di vecchi premi di partita; questi i ragazzi biancoblù: Rivoire, Spirito, Fortessi, Morasso, Galatolo, Marrone, Alluigi, Briano, Allenda, Gravano, Cinarelli); il terzino Gianni Folco, che con il fratello Piero lanciò e gestì per anni con successo il Bar Carletto di via Paleocapa; lo statuario Luciano Grazzini, che faceva  il pesatore in porto, famiglia di sportivi, tre figlie splendide; Pepè Minuto, una generosa stirpe di calciatori, che lavorava alla Scarpa e Magnano e che anni dopo ritrovai alla Cairese di Natale Zamboni; Tomasini, che con la famiglia gestiva un servizio taxi e un distributore di benzina in piazza Diaz; Lauretano, che lavorava alle Poste, come il biancoblù Lello Paltrinieri, poi, insieme all’indimenticato Giuan Nasi, tardivo sacerdote di strada. A quei tempi nessuno campava di solo calcio. Era una Veloce bella, organizzata, ambiziosa e ben radicata in città con tanto di sala da ballo, il Cristallo, regno di veglioni e serate mondane, ma soprattutto ben gestita e pilotata dal trio Levo, Borgo, Besio. Da ricordare.

Il campo di corso Ricci ha fatto da incubatore alla mia (e non solo) passione per il gioco del pallone. Mi entusiasmavo alle parate di Castagno e mi stupivano i possenti rinvii del colosso Vignolo e le prodezze balistiche di Re Dionigi; mi divertivo quando, tra un tempo e l’altro, andavo dietro le tribune per improbabili partite con gli altri bambini, sempre che qualcuno avesse portato un pallone; sognavo di poter andare su quel campo, prima o poi. Emozioni e sogni che mi accompagnavano sulla strada del ritorno a casa e per tutta la settimana.

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Amichevole Savona-Sampdoria.  Un’immagine che rende efficacemente la visione del campo di Corso Ricci. Schierate Savona e Sampdoria, un’amichevole pre campionato 54 – 55.

In fondo a Corso Agostino Ricci (intitolato al generale savonese che nel 1848 fu il primo a credere nell’importanza delle truppe alpine e ne è considerato il fondatore) non c’era solo un campo di calcio. C’era, almeno per me (ma non solo), un traguardo da raggiungere. Giocarci. Mi capitò qualche anno dopo. Ero portiere nei ragazzi della Gloria, maglia rossoblù con striscia trasversale, allenatore il mitico Penna. In quegli anni le partite di campionato del Savona o anche della Veloce, l’altra squadra cittadina, erano precedute da un’anteprima tra le squadre del settore giovanile. Un giovedì, dopo l’allenamento serale, il direttore sportivo Siccardi, inconfondibile per la sua proverbiale eleganza (impeccabile sempre in abito completo, rigorosamente scuro, camicia bianca, colletto inamidato, cravatta, capelli nerissimi, luccicanti per l’ampio uso di brillantina; ricordava i ballerini di tango, e si narrava fosse un tombeur de femmes assiduo frequentatore di sale da ballo), ci comunicò che la domenica successiva avremmo giocato al campo di Corso Ricci in anteprima contro i ragazzi della Veloce. Iniziava l’attesa per conoscere la lista dei convocati.

Il rito della convocazione era un momento atteso con ansia. La lista veniva esposta da De Valle, una via di mezzo tra bar e osteria, ricavato sotto il livello stradale in un vecchio palazzo di piazza Aurelio Saffi, diciamo tra via Venezia e via Paolo Boselli. Ci si andava volentieri anche nella speranza di incontrare le figlie del proprietario, molto carine e apprezzate da alcuni compagni di squadra, Bruno Fanelli e Borgo in testa. Ricordo che si doveva firmare accanto al nome per confermare la presenza. Ci sono anch’io. E’ la mia prima volta. Convocazione alle 12,30 all’ingresso del campo. Tutti arriviamo in largo anticipo. Per cambiarci ci mandano nella torre Leon Pancaldo. Più che uno spogliatoio uno stanzone con panche, attaccapanni a muro tipo caserma, un lavandino. Ma noi pensiamo solo alla partita. Tiro fuori dalla borsa calzettoni, scalcagnate scarpe d’ordinanza con i chiodi dei tacchetti ribattuti ma sempre a rischio di forare la suola, calzoncini imbottiti, ginocchiere, guanti di terza mano con il palmo rivestito come le vecchie racchette da ping pong, come si diceva a quei tempi. Si va in campo. Gradinate e tribune sono deserte, o quasi. Solo qualche parente e amico. Si gioca. Partita in equilibrio. Alla fine del primo tempo comincia ad arrivare il pubblico. L’anteprima tra le squadre giovanili ha i suoi estimatori. Sul finire del secondo tempo un tocco di mano in area, se non sbaglio di Ginetto Fazio o forse del terzino Valdettaro, ci costa un calcio di  rigore. La mia porta è quella davanti al parterre. Sento salire l’interesse e il tono i commenti dei tifosi alle mie spalle. Un rigore è sempre un rigore. Sul dischetto va Sobrero, talentuoso quanto caustico fornacino purosangue. Tiro a mezz’altezza sulla mia sinistra. E’ la mia parte preferita. Vado d’istinto e metto in calcio d’angolo. I compagni mi abbracciano. Una grande emozione. Indimenticabile. Sul corner, forse per l’emozione, vado su stranamente a mani unite e metto di nuovo in angolo. Sento alle mie spalle un tifoso commentare caustico: “Non giochiamo mica a pallavolo”. Ma la porta è salva. Così comincia il mio amore per il campo di corso Ricci. Solo chi ci ha giocato può averlo provato. Nessuno escluso. Magica l’atmosfera, impetuoso come la tramontana l’incitamento dei tifosi. I giocatori mostravano di avvertirlo fin dal momento di entrare in campo, grintosi e determinati. Orgogliosi di vestire la maglia biancoblù e di rappresentare la Città.

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Ecco gli spogliatoi posti accanto alla Torre Pancaldo, ma si tratta del sancta sanctorum della prima squadra. Lo stanzone dei “boys” si trovava proprio nel piano terreno della torre stessa. Nella foto i bianco blu sono frammisti ai giocatori del Palermo (1 Maggio 1952). Al centro l’imponente mole di Cestmir Vickpalek.

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Foto storica per davvero. Il Savona FBC compie cinquant’anni. Tra i dirigenti e le autorità cittadine i bianco blu schierati. La foto presenta due particolarità: si scorgono gli alberi di Corso Ricci; la stessa fu pubblicata a corredo di un articolo apparso sul settimanale “Il Campione”. Articolo scritto da Pino Cava, indimenticabile protagonista della vita cittadina: difensore dello Speranza, consigliere comunale, scrittore, antesignano del giornalismo sportivo nella nostra Città, avendo fondato con Ivo Pastorino “Savona Sport” editore Norberto Sabatelli. Con la maglia degli striscioni si schierano nell’occasione:

In piedi da sin.: Traverso, Bruno,Vaccari, Zilli, Persenda, Cavo, Cavanna. In ginocchio da sin.: Papes, Varicelli, Grillo, PastorinO.


Ancora oggi, quando passo da Corso Ricci, per un momento mi sembra di rivedere il “nostro” campo. Ma vedo solo tralicci, cavi dell’elettrodotto che risalgono la collina della Madonna del Monte, una selva di accumulatori e trasformatori. Tutto cancellato. Di quell’epoca rimane la casa di Leon Pancaldo con la sua torre e il tetto coperto da due grande teloni azzurri fissati con tavole di legno per evitare che la tramontana vendichi l’incuria spazzando via tutto.

Ma nulla può cancellare protagonisti e comprimari di imprese sportive, vittorie e sconfitte, trionfi e delusioni vissute sul campo di Corso Ricci. Storie vissute da generazioni che hanno sempre e comunque rappresentato con impegno e dignità lo sport savonese.

Il “campo di Corso Ricci” chiuse i battenti, dopo 32 anni di onorato servizio, il 31 maggio 1959 (Savona-Trinese, risultato 0-0; l’ultimo gol lo segnò Ballauco il 26 aprile chiudendo la goleada con la Novese: 5-0). In campo, quel giorno, il portiere Bruno Ferrero, Persenda, Ballauco, Ciglieri, Mariani, Brocchi, Nadali, Teneggi, Merighetto I, Ratto. Era il  Savona del presidente Stefano Del Buono, indimenticato protagonista di una storia ultra decennale. Il 6 settembre (amichevole con il Torino di Soldan, Bearzot, Virgili e Ferrini; 0-3: gol di Moschino e doppietta di Mazzero) si ripartiva dal  “nuovo” Bacigalupo. Ma questa è tutta un’altra storia.

 

La Serie D ’65/’66: testimonianza del livello tecnico del calcio degli anni 60

di FRANCO ASTENGO

Dedichiamo questo spazio all’analisi di un singolo campionato di Serie D: il Girone A, comprendente squadre liguri, toscane, piemontesi e lombarde. Alla fine, dopo una scia di strascichi giudiziari, prevale lo Spezia sul Viareggio penalizzato dalla Caf. Non è questo però il punto che si intendeva toccare. L’analisi riguarda il livello tecnico di quel campionato. In quelle squadre, infatti, militavano giocatori che avevano già calcato i palcoscenici maggiori oppure che da lì avrebbero preso il volo verso l’Olimpo del calcio italiano.

Di grande interesse soprattutto la presenza di allenatori provvisti di un palmarés incredibile, dei veri maestri di calcio rappresentativi di una esperienza davvero storica. Tanto per fare degli esempi: il Cuneo era allenato da Cesare Nay ex-centromediano di Lucchese, Torino, Juventus; l’Imperia da Ugo Amoretti, ex portiere di Juventus e Fiorentina con una esperienza in Mozambico, dove aveva scoperto nientemeno che Eusebio; sulla panchina del Pinerolo siede Viola, già portiere della Juventus e della Nazionale; trainer dello Spezia, vincitore del campionato, c’è Gigi Scarabello, centroavanti della Nazionale medaglia d’oro olimpica a Berlino ’36; dirige l’Alassio Broccini già mezz’ala dell’Inter e della Spal; nella Sanremese troviamo l’eterno Mario Ventimiglia, ala già Juve e Samp; il “Gruppo C” si affidava a Opisso, ex ala sinistra di Samp e Messina (in quel momento allenato da Felice Levratto); il Casale è diretto da Franco Pedroni,  che dopo aver giocato nel Milan, aveva allenato (continuando anche a giocare) l’Alessandria dove aveva fatto esordire in Serie A Gianni Rivera; lo sfortunato Viareggio era allenato da Quinto Bertoloni, ex-ala sinistra del Torino; sulla panchina dell’Albenga troviamo Franco Viviani, ex Genoa, Messina, Fanfulla, da allenatore protagonista di una grande promozione del Como; il Pontedera è allenato da Puccinelli, già di Livorno e Lazio, con i romani un primatista di presenze; infine il Chieri era allenato da un campione del mondo: Luigi Bertolini, nazionale ai mondiali del ’34, vincitore di cinque scudetti consecutivi con la Juve, la cui carriera era partita proprio da Savona.

L’elenco dei giocatori che transitati da questo girone provenivano o stavano per accedere alle categorie superiori è lunghissimo. Ci si limita ai più importanti omettendone molti che pure sarebbero meritevoli di citazione.

I due terzini del Cuneo, Grechi e Cavasin, sarebbe stati ingaggiati dalla Ternana; il cannoniere Victor Panucci (poi padre d’arte) sarebbe passato alla Pro Patria, al Monza e al Savona; Sonetti, Vallongo, Castellazzi tre spezzini destinati alla massima divisione (Spal, Atalanta, Roma); nell’Alassio ci sono Corrado Teneggi (Verona, Savona, Lecce, Como, campionato tedesco) e Nino Parodi (Vado, Alessandria, Vigevano, Savona, Casale); nella Sanremese il centroavanti Paolo Tonelli (Catanzaro, Pro Vercelli), poi non fortunato allenatore del Savona; nel Casale Mino Persenda (Savona, Spezia, Lucchese, Casale, Vado) e Negri (Vigevano, Catanzaro, Savona); nel Viareggio, Balestri (Livorno) e  Azzali ( Fiorentina); nella Novese, il portiere Avelino Moriggi (Alessandria, Lazio); nella Pro Vercelli, Covre (Novara); nel Cuoiopelli, Soldaini (Legnano), Cattabiani (Prato), Currarini (Spezia, Milan), Matteoni (Lucchese, Casertana, Genoa, Savona), nel Chieri, Rossano (Juventus, Milan) e Stacchino (Juventus).

Una stagione di incredibile qualità, in panchina e in campo. Nessun campionato di Serie D può vantare presenze di così alto profilo.

Da ricordare infine i molti ex- biancoblu savonesi militanti in queste squadre: il portiere Angelini nel Cuneo, l’attaccante Panucci e la mezz’ala Bosca nell’Imperia; il portiere Zennari, e gli attaccanti Corrado Teneggi e Nino Parodi nell’Alassio; l’ala Marchiandi e il “fine tessitore” Basilio Parodi nel Gruppo C; gli attaccanti Mino Persenda, Negri e Prina nel Casale (quest’ultimo non citato nella formazione titolare ma che accumulò molte presenze), da citare anche l’ala Agosti nella Novese che non giocò mai in biancoblu ma che allenò a più riprese il Savona negli anni’70 quelli della turbolenta gestione Robbiano di cui era uomo di fiducia; il cabarettista Portento nell’Albenga che nella stagione 66 – 67 con il Savona in Serie B su aggregato alla rosa senza mai scendere in campo. A Portento era rivolta, ai tempi delle giovanili della Samp,la famosa frase di Fulvio Bernardini : “ A Portè, non su gioca così in Paradiso”, l’ala Matteoni della Cuiopelli.

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Ecco Soldaini tra i pali del grande Legnano ai tempi della Serie A. Nel campionato ’65- 66 in Serie D difendeva i pali della Cuoiopelli. Nella foto, il quarto da sinistra in piedi è Kar Hage Palmer, svedese, nazionale ai mondiali di Rio ’50 quando la squadra scandinava (nella quale militavano anche Jeppson e Skoglund) eliminò l’Italia. Accanto a lui Tino Castano, futuro capitano della Juventus e Nazionale.

SERIE D 1965 – 66

ASTI: Tagliaferri, Rissone, Gai, Saracco, Repetto, Corongiu, Gandolfo, Chiaranda, Veronese, Scaglia, Melegaro. All. Nattino.

CUNEO: Pesce (Angelini), Grechi, Cavasin, Ciravegna, Tonegutti, Bonomelli, Parodi, Oderda, Fiaschi, Ferrari, Narciso. All. Nay.

IMPERIA: Riva, Luciano, Moroni, Benedetto, Gastaldo, Oddone, Panucci, Amato, Ranzini, Bosca, Pioppo. All. Amoretti.

PINEROLO: Di Francesco, Scarrone, Borgogno, Laurenti, Perrone, Volta, Parodi, Navone, Marchetto, Demichelis, Bellino. All. Viola.

SPEZIA: Fusani, Bonvicini, Pederiva, Sonetti, Fontana, Rebecchi, Mellina, Campi, Vallongo, Mazzola, Castellazzi. All. Scarabello.

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Ecco Gigi Scarabello, allenatore dello Spezia, in maglia rossoblu genoana. E’ il Genoa nel 1939-40: da sinistra a destra, Fregosi, Villa, Neri, Perazzolo, Sardelli, Marchi, Gabardo, Conti, Arcari IV. Seduti Scarabello e Genta

VOGHERESE: Montani, Forni, Dellarossa, Adornato, Palermo, Donzelli, Bottani, Fiammengo, Aielli, Frigerio, Piccinini. All. Facchin.

ALASSIO: Zennari, Natta, D’Andrea, Lunetta, Maglioni, Fontana, Pacciani, Teneggi, Parodi, Pizzimbone, Pivetta. All. Broccini.

SANREMESE: Settimio, Armella, Borfiga, Mariani, Curti, Caboni, Cesarini, Moro, Tonelli, Cicognini, Conti. All. Ventimiglia.

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Mario Ventimiglia, allenatore della Sanremese, in foto bianconero Juventus

GRUPPO C GENOVA: Sardelli, Berta, Bussolino, Molinari, Spinetta, Forno, Marchiandi, Tagliaferri, Novella, Parodi, Patrocchi. All. Opisso.

CASALE: Chillemi, Debernardi, D’Auria, Peroni, Turola, Castelletti, Persenda, Baiardo, De Ambrogio, Graneris, Negri. All. Pedroni.

VIAREGGIO: Mencacci, Francesconi, Ratti, Pedretti, Balestri, Azzali, Citarella, Rossini, Veronesi, Pierotti, Santagostino. All. Bertoloni.

ILVA NOVESE: Moriggi, Scarsi, Costantini, Rosso, Bolledi, Dichio, Poggio, Biggi, Peroni, Olivieri, Agosti. All. Cattaneo.

PAVIA: Ravazzi, Villa, Acquali, Sangalli, Avanzi, Ghisoni, Dabusti, Migliaccio, Zucchinali, Massone, Savioni. All. Zanotto.

ALBENGA: Carabba, Ramella, Bulfoni, Vignolo, Neuhoff, Gabrielli, Portento, Cazzola, Testa, Celiberti, Spagnesi. All. Viviani.

PONTEDERA: Bertoni, Galgani, Salvadorini, Fiorini, Ciulli, Marchi, Stelli, Fanucchi, Tognoni, Cornacchini, Giannatasio. All. Puccinelli.

PRO VERCELLI: Landoni, Tacca, Lavé, Fontana, Covre, Poggi, Gazza, Canova, Ghemmi, Zarino, Dappiano. All. Manzini.

CUOIOPELLI: Soldaini, Galligani, Zannoni, Gasparato, Battistoni, Rocci, Schiutti, Currarini, Bonetti, Cattabiani, Matteoni. All. Visentin.

CHIERI: Taggini, Sponga, Tuninetti, Rossano, Orlando, Russo, Gionco, Stacchino, Audino, Bonino, Allasia. All. Bertolini.

Questa la classifica finale

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