FABBRICA DELLE ILLUSIONI: STORIA DELL’ALLENATORE DA GARBUTT AL DUO ROCCO

RISCHI E INCOGNITE PER LA RIPRESA  DEI CAMPIONATI MINORI

SUPER-ASSI E “BIDONI” DAI MONDIALI AL NOSTRO CAMPIONATO (prima parte 1930 – 1950)

                    a cura di FRANCO ASTENGO

L’elenco che segue comprende brevi biografie di un certo numero di calciatori. Tra di loro ci sono super-assi alla loro epoca celebrati dai tifosi e dalla stampa: Stabile, Sarosi, Skoglund, Schiaffino tanto per fare qualche nome, buoni giocatori e assolute mezze figure da considerare nella categoria “bidoni”.

Tutti quanti però hanno un tratto in comune, quello di aver disputato la fase finale dei Mondiali (fino al 1970 “Coppa Rimet”) con la squadra della loro Nazionale mentre oppure successivamente hanno partecipato al campionato italiano.

E’ questa la prima parte di questo lavoro e comprende il periodo tra il 1930 e il 1950 che registrò la disputa di quattro edizioni della Coppa (nel 1942 e nel 1946 non si poté giocare a causa della guerra e del mancato ripristino delle relazioni internazionali).

Alcuni tra questi protagonisti hanno poi indossato anche la maglia della nazionale italiana e per Monti e Demaria ci fu anche la possibilità di diventare campioni del mondo con l’Italia guidata da Vittorio Pozzo dopo che nel 1930 con l’Argentina erano stati sconfitti in finale dall’Uruguay che pure allineava diversi futuri protagonisti del nostro campionato.

Da notare il lungo elenco dei calciatori svedesi approdati in Italia dopo che la nazionale scandinava aveva eliminato l’Italia (3-2 a San Paolo) nei mondiali brasiliani del 1950.

Si scatenò allora una vera e propria “caccia” allo svedese (erano già in Italia Gren, Gunnar Nordhal e Liedholm protagonisti della vittoria della Svezia alle Olimpiadi di Londra del 1948) ma per molti non ne valeva proprio la pena: i veri assi in quell’edizione della squadra svedese erano Skoglund e Jeppson, ma in Italia, pur facendo intravedere lampi di classe il loro rendimento risultò alterno anche perché nel caso di Skoglund, amante della bella vita, il comportamento fuori campo non era certo ineccepebile.

LUIS MONTI

Luis Monti, all’anagrafe Luis Felipe Monti (Buenos Aires15 maggio 1901 – Escobar9 settembre), è stato un calciatore e allenatore di calcio argentino naturalizzato italiano, di ruolo centromediano. Vicecampione del mondo nel 1930 con l’Argentina e campione del mondo nel 1934 con l’Italia. È stato l’unico calciatore ad avere disputato due finali di Coppa del mondo con due nazionali diverse.

Ritenuto uno dei massimi esponenti della disciplina a livello mondiale era soprannominato doble ancho, cioè “armadio a due ante” per via della sua robustezza e forza fisica.

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Luis Monti con la maglia della nazionale argentina

ATTILIO DEMARIA

Atilio José Demaría, italianizzato in Attilio Demaria (Buenos Aires19 marzo 1909 – Haedo11 novembre 1990), è stato un calciatore e allenatore di calcio argentino naturalizzato italiano di ruolo centrocampista o attaccanteCampione del Mondo con la Nazionale italiana nel 1934.

Giocava come mezzala sinistra. In Argentina giocò anche alcune partite nel ruolo di centravanti (1928) e di mezzala destra (1929).Abile tecnicamente, era basso di statura e aveva le gambe storte, ma era comunque in grado di effettuare precisi passaggi, sia sulle brevi che sulle lunghe distanze. Era in possesso di una affinata visione globale di gioco, di buone capacità di palleggio e di riflessi pronti. Era anche un giocatore piuttosto concreto, in questo aiutato dalla precisione del suo tiro, solitamente effettuato con il piede sinistro; all’Inter formò una buona intesa con Meazza.

RODOLFO ORLANDINI

Rodolfo Orlando Orlandini (Buenos Aires1º gennaio 1905 – Buenos Aires24 dicembre 1990) è stato un calciatore argentino, di ruolo centrocampista.

In patria Orlandini giocò con numerosi club, tra cui Boca Juniors, Estudantil Porteño e Sportivo Buenos Aires, nei quali riesce a mettersi in mostra e raggiungere la nazionale albiceleste. Agli inizi del 1931 decide di provare l’avventura europea, accettando l’ingaggio del Genova 1893, con cui esordisce in serie A nell’incontro del 1º marzo, che vide i rossoblu sconfiggere per 1 a 0 il Livorno.

Tra le file del Grifone rimase 6 stagioni, affrontando anche il primo anno di serie B che il Genova 1893 dovette disputare nel 1934-1935.

Nel 1936 lasciò la compagine rossoblu per trasferirsi in Francia, tra le file del Nizza che militava in seconda divisione. Con il club della Costa Azzurra rimarrà due anni chiudendo la carriera agonistica nel 1938.

ALESSANDRO SCOPELLI

Alejandro Scopelli Casanova (La Plata12 maggio 1908 – Città del Messico23 ottobre 1987) è stato un allenatore di calcio e calciatore argentino naturalizzato italiano, di ruolo attaccante. In Italia fu conosciuto come Alessandro Scopelli.

Inizia la sua carriera in Argentina con l’Estudiantes de La Plata, dove fa parte della leggendaria squadra detta de “Los Profesores”. Nel 1931 segna 31 gol in campionato, superato solo dal compagno di squadra Alberto Zozaya con 33. Gioca per la nazionale argentina tra il 1929 e il 1941, e partecipa al Campionato mondiale di calcio 1930, giocando la vittoriosa semifinale con gli Stati Uniti (6-1), realizzando una rete.

Nel 1933 Scopelli si trasferisce in Italia dove gioca per la Roma. Durante questo periodo prende la cittadinanza italiana (come oriundo) e gioca con la maglia azzurra la vittoriosa partita Italia-Francia (2-1) del 17 febbraio 1935. Il 20 settembre 1935, insieme ai compagni di squadra Enrique Guaita e Andrés Stagnaro, anch’essi italo-argentini, espatria di nascosto attraverso il confine italo-francese, per paura di essere arruolato nell’esercito e avviato a combattere nell’imminente guerra d’Etiopia.

Nel 1936 Scopelli torna in Argentina per giocare con Racing Club de Avellaneda e viene nuovamente convocato con la nazionale argentina. Fa parte della vittoriosa squadra che si aggiudica la Coppa America del 1937, segnando due goal.

Nella sua carriera gioca anche in Francia per la Red Star di Parigi; allo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferisce in territorio neutrale per giocare in Portogallo nel Belenenses e quindi nel Benfica. Nel 1942, Scopelli torna in Sud America per giocare con l’Universidad de Chile.

GUGLIELMO STABILE

Guillermo António Stábile (Buenos Aires17 gennaio 1905 – Buenos Aires26 dicembre 1966stato un allenatore di calcio e calciatore argentino, di ruolo attaccante. Conosciuto in Sudamerica come El filtrador, con i sei successi raggiunti dal 1941 al 1957, è l’allenatore più vincente della storia della Coppa America

Quarto di dieci fratelli di una famiglia di origine italiana, iniziò nell’Huracán, squadra di Buenos Aires, dove giocò dal 1924 al 1930. Al termine dell’esperienza con gli argentini si trasferì in Europa per giocare nel Genova 1893, squadra con la quale totalizzò 41 partite con 13 reti, segnando una tripletta all’esordio nell’incontro del 16 novembre 1930 contro il Bologna, che terminò 3-1 per i Grifoni.

L’esperienza rossoblu fu tormentata dagli infortuni: il primo avvenne il 29 marzo 1931, quando in un’amichevole con l’Alessandria si spezzò il perone della gamba destra in uno scontro di gioco con il portiere avversario Rapetti. Secondo grave infortunio lo colpì il 26 marzo 1933 nell’incontro Genova 1893-Fiorentina in uno scontro con il viola Giuseppe Galluzzi, dove nuovamente si spezzò la gamba destra. L’ultimo grave infortunio lo colpì il 17 settembre 1933, nell’incontro che vide i rossoblù opporsi al Napoli, dove si procurò una lesione ai legamenti della gamba destra.

Nonostante questa serie di infortuni, nel 1934 fu ingaggiato in prestito dal Napoli, dove rimase una sola stagione, segnando solo tre reti nelle 20 gare disputate. Nel 1935 tornò brevemente al Genova 1893, dove giocò un unico incontro segnando una rete prima di riscattare nell’ottobre dello stesso anno il proprio cartellino e trasferirsi in Francia per indossare la maglia del Red Star di Parigi, club nel quale chiuse la carriera nel 1938.

È ricordato per essere stato il primo capocannoniere nella storia del Campionato mondiale di calcio, avendo segnato otto reti in quattro partite giocate nell’edizione del 1930, 3 al Messico, 2 al Cile, 2 agli USA ed 1 all’Uruguay.

BLAGOJE MARIANOVIC

Blagoje Marjanović (Belgrado9 settembre 1907 – Belgrado1º ottobre 1984) è stato un calciatore e allenatore di calcio jugoslavo, di ruolo attaccante. Con la Nazionale jugoslava ha preso parte ai Mondiali di calcio Uruguay 1930, segnando una rete nelle tre partite disputate e risultando uno dei giocatori con la maggiore personalità. In quel periodo era tesserato per il BSK Belgrado. Precedentemente aveva giocato con l’SK Belgrado. Passato nel ruolo di allenatore approdò in Italia e el campionato 1956-1957 sostituì Fioravante Baldi sulla panchina del Torino e a sua volta fu rimpiazzato dallo stesso Baldi l’anno dopo. Nel 1958-59 iniziò la stagione al Catania, ma venne rimpiazzato da Carmelo Di Bella.

ERNESTO MASCHERONI

Ernesto Mascheroni (Montevideo21 novembre 1907 – Montevideo3 luglio 1984) è stato un calciatore uruguaiano naturalizzato italiano, di ruolo difensoreCampione del Mondo con la Nazionale uruguayana nel 1930.

Soprannominato El tío (lo zio), Mascheroni si affermò giovanissimo nell’Olimpia Montevideo. Nel 1930 il c.t. dell’Uruguay Suppici lo inserì tra i convocati in vista della prima edizione del campionato mondiale di calcio in programma quell’anno proprio in Uruguay.

Nella rassegna iridata collezionò quattro presenze (giocò tutte le partite dell’Uruguay, tranne la prima contro il Perù) e a 22 anni e mezzo si laureò campione del mondo.

Dopo i Mondiali fece il salto di qualità al Peñarol, con cui vinse il titolo nazionale nel 1932. Due anni dopo lasciò gli aurinegros per trasferirsi in Argentina all’Independiente. Restò però ben poco al club di Avellaneda: dopo poche settimane passò, infatti, all’Ambrosiana-Inter di Giuseppe Meazza, due anni dopo il suo connazionale Héctor Scarone. L’esperienza in nerazzurro si rivelò brillante: pur non vincendo nulla, nelle due stagioni (1934/35 e 1935/36) a Milano collezionò 53 presenze e 3 goal, oltre a 2 presenze con la maglia dell’Italia. Grazie alle proprie origini italiane fu infatti convocato in Nazionale da Vittorio Pozzo: esordì nell’amichevole giocata a Roma il 17 febbraio 1935 contro la Francia e vinta 2-1 dagli azzurri; giocò poi la partita della Coppa Internazionale 1933-1935 (poi vinta dall’Italia) disputata a Milano contro l’Ungheria e pareggiata 2-2.

Nel 1936 tornò al Peñarol, con cui vinse altri due titoli nazionali nel 1937 e nel 1938. Nel frattempo rientrò nel giro della nazionale uruguaiana, con cui partecipò al Campeonato Sudamericano de Football 1939 (nel quale l’Uruguay giunge secondo dietro al Perù padrone di casa). L’anno dopo diede l’addio al calcio.

PEDRO PETRONE

Pedro Petrone Schiavone (Montevideo11 maggio 1905 – Montevideo13 dicembre 1964) è stato un calciatore uruguaiano, di ruolo attaccante. Due volte campione olimpico a Parigi 1924 e Amsterdam 1928, e campione del mondo nel 1930 con la nazionale uruguaiana.

Nella sua carriera in Italia ha realizzato complessivamente 37 reti in 44 incontri di Serie A. È stato il primo giocatore straniero a vestire la maglia della Fiorentina, nonché il primo straniero a vincere la classifica dei marcatori della Serie A a girone unico.

HECTOR SCARONE

Héctor Pedro Scarone (Montevideo26 novembre 1898 – Montevideo4 aprile 1967) è stato un calciatore e allenatore di calcio uruguaiano, di origini liguri, di ruolo attaccante. Da calciatore fu Campione del mondo nel 1930 e due volte campione olimpico con la Nazionale uruguaiana, detenendo con tale maglia il record delle reti realizzate (31 in 52 partite) per settantun anni, fin quando Diego Forlán, l’11 ottobre 2011, non lo ha superato.

Soprannominato “El mago” (il mago) o “el Gardel del fútbol” (il Gardel del calcio, in chiaro riferimento al “re del tango” Carlos Gardel), ma anche la Borelli (con riferimento a Lyda Borelli, diva del cinema muto) per il suo carattere bizzoso e altezzoso, è considerato uno dei più grandi calciatori dell’anteguerra ed uno dei primissimi di sempre anche a livello assoluto Molti inoltre lo ritengono il più grande calciatore uruguayano di tutti i tempi.

Nel 1931 Scarone tenta l’avventura italiana, giocando la stagione 1931-32 con la maglia dell’Ambrosiana-Inter, della quale fu il primo giocatore oriundo L’esperienza non è però delle migliori: pur realizzando 7 goal in 14 partite, a fianco di Giuseppe Meazza (che anni dopo lo definirà «il miglior giocatore del mondo»), Scarone è frenato da continui infortuni e da un’età non più giovanissima. Curioso il soprannome di Garibaldi, attribuitogli dai tifosi dopo una partita con la Lazio, in cui segnò due reti nonostante il suo viso fosse coperto di sangue dopo aver ricevuto una botta.

L’anno seguente passa al Palermo, neopromosso in Serie A: due salvezze (in entrambi i casi i rosanero si piazzano dodicesimi) nelle stagioni 1932-33 e 1933-34 e 11 reti in 54 partite. Poi el Mago torna a Montevideo al Nacional.

Con El Decano la squadra vince un ultimo titolo nazionale, l’ottavo, nel 1934, giocandovi fino al 1939. In totale con la maglia del Nacional avrebbe realizzato 301 goal in 369 partite. Proprio nel 1939, el Mago decide di concludere la propria carriera di calciatore.

Dopo il ritiro, Scarone allena il Real Madrid (1951-1952). Curiosamente riprenderà l’attività agonistica ormai in età avanzata, riuscendo a militare ancora a 55 anni nella massima serie uruguayana. Dopo la morte il Nacional gli ha dedicato la tribuna est del proprio stadio, il Gran Parque Central

GYULA ZSENGELLER

Gyula Zsengellér (Cegléd27 dicembre 1915 – Nicosia29 marzo 1999) è stato un calciatore e allenatore di calcio ungherese, vice cmpione del Mondo con l’Ungheria nel Campionato mondiale di calcio 1938 tenutosi in Francia. Nel 2017 è stato inserito al terzo posto nella classifica dei migliori capocannonieri dei campionati di Prima Divisione di tutti i tempi, stilata dall’IFFH.

Zsengellér iniziò a giocare a calcio nella squadra della sua città, il Cegléd, nel 1929, passando l’anno successivo al Salgótarján con cui vinse per due volte il campionato non professionistico, nel 1933 e nel 1935. Rimase nel club fino al 1936, facendo il suo esordio nello stesso anno nella massima serie ungherese, marcando diciannove reti in 24 presenze: nonostante i suoi gol, però, la squadra retrocesse in seconda divisione. Venne allora acquistato dall’Újpest: con la squadra di Budapest rimase per dodici stagioni, interrotte dalla seconda guerra mondiale, vincendo quattro campionati di massima serie e conquistando, sotto la guida di Béla Guttmann, la Coppa Mitropa del 1939, della quale fu anche capocannoniere con nove reti. Fu anche in cima alla lista dei goleador del campionato ungherese per cinque volte ed in particolare, nella stagione 1938-1939, mise a segno 56 reti, che fecero di lui il giocatore più prolifico del mondo in quell’annata. Prima dell’esistenza della Scarpa d’oro fu due volte miglior cannoniere europeo: nel già citato 1938-1939 con 56 reti, e nel 1944-1945 con 36 reti Siglò almeno 25 gol in ogni campionato, tranne in due circostanze: nel 1944 per cause belliche, e nel 1939-1940 a causa di un grave infortunio occorsogli il 29 ottobre 1939, che lo tenne lontano dai campi fino ad aprile 1940. Nella squadra magiara mise a segno in campionato 368 reti in 301 presenze fino all’ottobre del 1947 (inizio della sua tredicesima stagione nell’Újpest), quando venne acquistato dalla Roma.

Zsengellér venne pagato dai capitolini 14 milioni di lire e fu l’ultimo giocatore ungherese autorizzato a lasciare il paese: il suo ingaggio fu promosso dal connazionale Imre Senkey, che aveva accettato la guida della squadra giallorossa proprio in quella stagione, e che intendeva utilizzarlo nel sistema. Esordì in Serie A il 26 ottobre 1947 in Roma-Atalanta 4-1, siglando la sua prima rete nella giornata successiva, il 2 novembre, in Roma-Pro Patria 1-1. L’esperienza romana non fu però delle migliori: nella prima stagione mise a segno solo cinque reti in 28 gare, mentre nella seconda giocò solo sei gare e tutte nella seconda parte della stagione mettendo a segno una sola rete Passò quindi, a stagione iniziata, all’Anconitana militante in Serie C, nella quale mise a segno 18 gol in trenta gare: anche grazie alle sue marcature, in particolare dalla diciassettesima giornata (in cui segnò il suo primo gol, il 25 dicembre 1949, in Anconitana-Piombino 2-1) in poi, la squadra conquistò la promozione in Serie B.

Nell’agosto del 1950 entrò a far parte, insieme ad altri giocatori di origine ungherese e apolidi, di una squadra chiamata Hungaria FbC Roma che ebbe base a Cinecittà e che i giornali dell’epoca indicano anche come I.R.O. (acronimo per International Refugee Organization): di questa squadra, che non giocò mai partite ufficiali ma solo amichevoli, fu allenatore-giocatore insieme a Kosegy. La formazione così composta, che già aveva girato sia la Germania che la Spagna sfidando i migliori giocatori dell’epoca, fece un tour in Colombia nel 1950, giocando numerosi match di esibizione contro squadre locali: successivamente, diversi giocatori (come Ferenc Nyers e Béla Sárosi) militarono nel campionato colombiano (che in quegli anni si stava riorganizzando e stava attirando giocatori da tutto il mondo, grazie agli alti ingaggi elargiti. Lo stesso Zsengellér firmò un contratto come giocatore-allenatore del Deportivo Samarios, nel quale rimase per due stagioni siglando 23 gol in trentasette gare: dopodiché si ritirò dal calcio giocato, all’età di 37 anni, per fare esclusivamente l’allenatore.

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Meazza capitano dell’Italia e Sarosi capitano dell’Ungheria con l’arbitro Capdeville. Siamo al sorteggio della finale della Coppa del Mondo 1938. L’Italia vincerà per 4-2.

GIORGIO SAROSI

György Sárosi, noto in Italia anche con il nome italianizzato Giorgio Sarosi (Trieste16 settembre 1912 – Genova20 giugno 1993), è stato un calciatore e allenatore di calcio ungherese. Occupa l’89ª posizione nella speciale classifica dei migliori calciatori del XX secolo pubblicata dalla rivista World Soccer. Era il fratello maggiore di Béla Sárosi. e di Laszlo Sarosi (1913), nuotatore e giocatore di pallanuoto.

Inizialmente Sárosi giocò in varie posizioni nel Ferencvárosi TC e nella Nazionale di calcio ungherese. Pur essendo essenzialmente un attaccante, poteva giocare anche come difensore centrale. Vinse con il Ferencvárosi TC cinque campionati tra il 1932 e il 1941, oltre alla Coppa dell’Europa Centrale 1937, quando, sotto una pioggia battente, segnò da capitano 3 gol nella vittoria della squadra contro la Lazio per 5-4.

Ha giocato in totale 62 partite con la Nazionale magiara segnando 42 gol, dall’esordio il 21 maggio 1931 a Belgrado contro la rappresentativa Nazionale dell’allora Jugoslavia; tra le sue gare in Nazionale va ricordata la partita di Coppa Internazionale del 19 settembre 1937 a Budapest contro la Cecoslovacchia, vinta dagli ungheresi per 8–3, quando in 51 minuti, tra il 34′ e l’85’, segnò 7 reti. La sua ultima partita in Nazionale fu da lui disputata il 7 novembre 1943 allo stesso Belgrado contro la rappresentativa della Svezia.

Ai mondiali ha segnato 6 gol in totale, di cui 1 nell’edizione del 1934 e 5 in quella del 1938 con la fascia di capitano della Nazionale d’Ungheria, compreso quello segnato nella finale contro l’Italia, persa per 2-4. Avendo realizzato un gol anche negli ottavi, nei quarti e nelle semifinali del Mondiale 1938, è uno dei tre giocatori, insieme all’uruguayano Ghiggia e al brasiliano Jairzinho, ad aver segnato almeno un gol in ogni partita di un’edizione dei Mondiali, compresa la finale per il 1º e 2º posto.

Terminata la carriera agonistica da calciatore, Sárosi si trasferì in Italia nel 1947 e intraprese quella di allenatore di diverse squadre, tra cui il Bologna, la Lucchese Libertas (dove fu esonerato all’undicesima giornata dopo la sconfitta casalinga contro l’Udinese e sostituito da Ivo Fiorentini, a cui subentrò alla quinta giornata di ritorno), il Bari, la Juventus (con la quale vinse lo scudetto 1951-1952), il Genoa (dove curò a lungo anche il vivaio giovanile), la Roma, e il Brescia. Ebbe una breve esperienza in Svizzera al Lugano.

Tornato in Italia, allenò in Serie D e Promozione il sodalizio genovese Gruppo C.

BELA SAROSI

Béla Sárosi (Budapest15 agosto 1919 – Saragozza15 giugno 1993) è stato un calciatore e allenatore di calcio ungherese, di ruolo centrocampista.

Dopo diversi campionati disputati in patria nel Ferencváros, che gli valsero anche una presenza continua in Nazionale, approdò in Italia al Bologna, dove rimase per tre stagioni (dal 1946 al 1949). Aveva lasciato la patria per motivi politici. In seguito, quando il Bologna iniziò a giocare con il sistema, fu ceduto al Bari dove rimase per una stagione giocando 21 partite e segnando 2 gol. Nel 1950 giocò invece nel Hungaria Fbc Roma, squadra formata solo da giocatori apolidi o di origine ungherese, che fece un tour in Colombia nel 1950; successivamente rimase a giocare lì per una stagione nell’Atlético Junior, nel periodo dell’El Dorado. In seguito giocò per il PortoReal Saragozza (dove divenne noto con il nome di Albert Sarosy Bus[3]) e il Lugano.

Ha giocato in totale 25 partite con la Nazionale magiara, tutte prima del suo arrivo in Italia. Pur convocato per il Mondiali del 1938, debuttò in Nazionale solo l’anno seguente, il 16 marzo, in amichevole contro la Francia, partita terminata 2-2.

LEONGINO UNZAIN

Nato a Guarab in Paraguay. Nazionale Paraguayano, avversario dell’Italia nell’inutile partita vinta dagli azzurri per 2-0 ai mondiali brasiliani del 1950, giocata quando l’Italia era già stata eliminata dalla Svezia venne ingaggiato dalla Lazio per il campionato 1949 – 50. Ala sinistra, una sola stagione nel nostro campionato con 15 presenze e una rete.

KNUT NORDAHL

Knut Nordahl (Hörnefors13 gennaio 1920 – Föllinge28 ottobre 1984) è stato un calciatore svedese, di ruolo centrocampista.

A livello di club ha giocato con l’IFK Norrköping e la Roma, segnando su rigore la sua unica rete in Serie A, il 13 maggio 1951, nella vittoria casalinga contro la Sampdoria per 5-0[1]; la stagione fu però infelice, poiché terminata con la prima ed unica retrocessione della squadra capitolina.

Con la Svezia ha partecipato al torneo olimpico del 1948, vincendo la medaglia d’oro assieme ai fratelli Bertil e Gunnar, e al campionato del mondo 1950. Insieme ai fratelli dominò il premio Guldbollen tra il 1947 ed il 1949: Gunnar vinse nel 1947, Bertil nel 1948 e Knut nel 1949[2]. Aveva inoltre altri due fratelli calciatori, i gemelli Gösta e Goran

GUSTAF GARD

Gustaf Ingvar Bertil Gärd (Malmö6 ottobre 1921 – 31 agosto 2006) è stato un calciatore e allenatore di calcio svedese, di ruolo mediano.

Iniziò la sua carriera nel Malmö FF, squadra svedese, con cui totalizzò 89 presenze nel corso dei nove anni di militanza. Nel 1950 si trasferì in Italia, avanzando da difensore a centrocampista, accasandosi alla Sampdoria. Con la squadra genovese assommò 20 presenze in Serie A.Una volta lasciata la società italiana, però, non poté tornare a giocare in Svezia ad alti livelli, in quanto lì non esisteva il professionismo e le regole gli impedirono di giocare nuovamente da dilettante.

Debuttò in Nazionale di calcio svedese l’8 giugno 1950, venendo incluso nella lista dei convocati per Brasile 1950. Nel corso di tale manifestazione giocò da titolare tutte e cinque le partite della sua compagine, senza però riuscire ad andare a segno; non fu più convocato negli anni a seguire.

BROR MELLBERG

Bror Mellberg (Ambjörby9 novembre 1923 – Ambjörby8 settembre 2004) è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante. Fece parte della Nazionale svedese, con la quale ha partecipato ai Mondiali del 1950 e a quelli del 1958.

Ingaggiato dal Genoa disputò in maglia rossoblu i campionati 1950 – 51 in Serie A e 1951 – 52 in Serie B per complessive 65 presenze segnando 2 reti.

STIG SUNDQVIST

Stig Sundqvist (Vittjärv19 luglio 1922 – Jönköping3 agosto 2011) è stato un calciatore svedese, di ruolo centrocampista.

Si fece conoscere con la maglia della propria Nazionale ai Mondiali 1950, in cui la Svezia eliminò la selezione italiana. La Roma lo scelse anche poiché dotato di continuità e affidabilità dal punto di vista comportamentale. Lo svedese, abituato a giocare con il “sistema”, faticò ad inserirsi nel modulo voluto dal tecnico Baloncieri e le sue prestazioni in campo risentirono anche del lento adattamento al nuovo ambiente. Riuscì a mostrare il suo valore solo nel finale di stagione, in cui i giallorossi retrocedettero. L’anno successivo contribuì alla promozione e, dopo un’ultima stagione in Serie A, tornò in patria per allenare.

KARL ERIK PALMER

Karl-Erik Palmér, noto anche come Calle Palmér (Malmö17 aprile 1929 – Malmö2 febbraio 2015), è stato un calciatore svedese, di ruolo centrocampista.

Di ruolo mezzala, proveniente dal Malmö, dove si era aggiudicato tre campionati nazionali consecutivi e una Coppa di Svezia, venne acquistato nell’estate 1951 dal Legnano, che si accingeva a disputare il suo primo campionato di Serie A. Il 23 settembre 1951 realizza la prima storica rete dei lilla in massima serie, in occasione della sconfitta esterna contro la Lucchese; in tutto il campionato, chiuso all’ultimo posto, le reti al suo attivo saranno 6 (secondo miglior marcatore della squadra dopo Bruno Mozzambani), fra cui una doppietta decisiva per il successo esterno sul Napoli del 15 giugno 1952.

Nella stagione successiva con 3 reti all’attivo contribuisce all’immediato ritorno in A dei lombardi, mentre nella stagione 1953-1954, che vede nuovamente il Legnano arrivare in fondo alla classifica, mette a segno una rete nel 2-2 in casa dei futuri campioni d’Italia dell’Inter.

Resta a Legnano fino al 1958 per altri 3 campionati di Serie B e uno di Serie C, quindi passa alla Juventus come riserva di Giampiero Boniperti e Omar Sívori, disputando tre incontri di campionato e 6 in Coppa Italia (di cui una nell’edizione 1958-1959 vinta dai bianconeri). Nel 1959 torna al Malmö FF dove chiude la carriera.

In Italia ha totalizzato complessivamente 58 presenze e 7 reti in Serie A e 118 presenze e 13 reti in Serie B.

Con la Svezia ha partecipato al campionato del mondo 1950, in cui ha disputato 5 partite e segnato 3 gol (il primo contro il Paraguay, il secondo contro l’Uruguay ed il terzo contro la Spagna).

HASSE JEPPSON

Hans Olof Jeppson, detto Hasse (Kungsbacka10 maggio 1925 – Roma21 febbraio 2013), è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante.  È scomparso nel 2013 a Roma all’età di 87 anni, per complicazioni renali e cardiache a seguito di un intervento chirurgico per una frattura al femore.

Inizia la sua carriera nel Kungsbacka IF, per poi passare all’Örgryte IS. Con il trasferimento al Djurgårdens IF, nel 1948, arriva la consacrazione: Jeppson vince la classifica cannonieri del massimo campionato svedese (1950-1951, 17 reti) e gli si aprono le porte della Nazionale dove sostituisce Gunnar Nordahl, facendolo diventare noto con il soprannome Hasse Guldfot (Hasse piede d’oro).

Le sue prestazioni ai Mondiali del 1950, dove ne era il capitano, attirano le attenzioni del Charlton Athletic: arrivato in Inghilterra solo per studiare per conto della ditta per cui lavorava a vedere le partite, il manager Jimmy Seed lo convince a legarsi alla squadra il 6 gennaio 1951, diventando il secondo calciatore svedese a giocare nel campionato inglese, dopo Dan Ekner al Portsmouth nel 1949-1950. Qui giocò da dilettante per non perderne lo status come tennista (era campione nazionale studentesco): con i suoi gol) contribuì a migliorare la posizione in classifica della squadra, dalla zona retrocessione a una momentanea salvezza, riuscendo a segnare una tripletta all’Highbury contro l’Arsenal (la prima volta in circa vent’anni che la squadra subiva 5 gol in casa e la prima tripletta subita in assoluto in un derby di Londra) e gol contro il Liverpool e il Chelsea. Nella primavera del 1951 torna brevemente al Djurgårdens.

Dopo la parentesi nel campionato inglese approda al calcio italiano con l’Atalanta nel 1951-1952; in crisi di risultati viene ingaggiato il 26 ottobre 1951 dopo che l’allenatore Ceresoli aveva richiesto rinforzi in attacco, ricevendo per quei tempi la notevole somma come premio d’ingaggio di 18.000 sterline. Debutta così il 28 ottobre 1951, in Atalanta-Como 1-0 (gara in cui realizza il suo primo gol in Italia), aiutando la squadra a lasciare la terzultima posizione in classifica: a fine stagione i bergamaschi arriveranno al dodicesimo posto in classifica e lui al quarto posto nella classifica dei cannonieri, segnando tra l’altro contro il Napoli il 27 gennaio 1952 in Atalanta-Napoli 2-4 e l’11 maggio 1952 in Milan-Atalanta 4-4

L’esordio corredato con 22 reti, seppur segnato da un’iniziale carenza di forma, gli consente di passare al Napoli che, nel tentativo di allestire una squadra da scudetto, acquista anche Vitali e l’anno successivo Bugatti, e di cementare il consenso elettorale per Achille Lauro (proprietario della squadra ed all’epoca anche sindaco della città), lo ingaggia per l’allora ingente cifra di centocinque milioni di lire: a causa di questa somma, pagata dal Napoli nel 1952, i tifosi napoletani lo ribattezzarono ‘o Banco ‘e Napule (il Banco di Napoli), quasi a sottolineare che da solo valeva quanto l’intero capitale dell’istituto di credito cittadino. A tal proposito è nota l’esclamazione «Gesù, è caduto il Banco di Napoli» di un tifoso partenopeo allorché, all’esordio in maglia azzurra, Jeppson ruzzola a terra per il brutale intervento di un avversario.

A Napoli, dove diventa subito uno degli idoli dei tifosi, Jeppson resta fino al 1956 realizzando 52 reti che lo piazzano al 2011 tra i migliori quindici cannonieri della squadra in Serie A e duettando con attaccanti del calibro di Amedeo Amadei e Luís Vinício; qui emerse la sua capacità nel siglare gol ritenuti difficili e, allo stesso tempo, fallire le occasioni considerate più semplici davanti al portiere, caratteristica nota già all’epoca in cui giocava in Svezia, come ricordava il suo connazionale Lennart Skoglund ai giornalisti italiani definendolo fenomenale nel segnare come nello sbagliare gol.

Questa sua alternanza di rendimento, accostata al suo valore in lire, portò alla creazione dell’esortazione tipicamente partenopea «Mannaggia Jeppson!» o anche «Uanema ‘e Jeppson!» (negli anni settanta i tifosi partenopei ritrovarono la stessa caratteristica in Giorgio Braglia); la squadra infatti, malgrado le premesse riuscì ad essere competitiva solo il primo anno, quando nella stagione 1952-1953 arrivò quarta mentre negli anni successivi la posizione in classifica peggiorò, quinta nel 1953-1954. (Jeppson realizzerà un poker di reti contro la sua ex squadra in un Napoli-Atalanta 6-3), sesta nel 1954-1955[ e quattordicesima all’ultima stagione, quella del 1955-1956. A peggiorare la situazione contribuì un difficile rapporto con il presidente Lauro e la sua voglia di trasferirsi in squadre come Juventus ed Inter.

La carriera di Jeppson si conclude nel 1957 dopo un campionato con la maglia del Torino, nel quale conquista l’affetto dei tifosi granata con una doppietta nel Derby della Mole del 17 marzo 1957 vinto 4-1. La maglia granata, con cui alla fine della stagione arrivò settimo in campionato, fu l’ultima della sua carriera, avendo già deciso da tempo di ritirarsi alla fine di quella stagione per non mostrare un decadimento della sua tenuta atletica; si tolse comunque la soddisfazione di segnare, il 19 maggio 1957, un gol al Milan che poche settimane dopo, a termine campionato, avrebbe vinto lo scudetto.

In Nazionale Debutta nel giugno del 1949, realizzando uno dei tre gol nella prima vittoria svedese contro l’Inghilterra; l’anno successivo fa parte della squadra che gareggia nel Campionato del Mondo in Brasile, in cui le sue uniche reti sono i due gol contro l’Italia nella gara d’esordio: alla fine del torneo la nazionale scandinava sarà terza, risultato che sarà migliorato solo 8 anni dopo nel mondiale organizzato in casa.

LENNART SKOGLUND

Karl Lennart Skoglund (Stoccolma24 dicembre 1929 – Stoccolma8 luglio 1975) è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante. Era soprannominato Nacka, dal quartiere della capitale svedese in cui era nato.

Iniziò a giocare nella terza divisione svedese nella squadra del Hammarby, dove fu introdotto grazie al fratello maggiore. A 18 anni fu eletto calciatore dell’anno e a 19 fu acquistato dall’AIK Stoccolma, dove restò fino al 1950, anno in cui partecipò alla spedizione svedese per la Coppa del Mondo.

Durante la Coppa, le sue prestazioni attrassero l’attenzione degli osservatori della squadra brasiliana del San Paolo che per lui offrirono l’equivalente di diecimila dollari, ma il conguaglio fu ritenuto insufficiente da parte del dirigente dell’AIK che accompagnava la Nazionale svedese. In meno di un mese, Skoglund fu venduto per un prezzo cinque volte superiore all’Inter.

Tornato in patria giocò cinque gare con l’AIK ma la squadra retrocesse, fu così ingaggiato dall’Inter dove si consacrò definitivamente. A Milano vinse due scudetti (nel 1953 e nel 1954), sotto la guida del tecnico Alfredo Foni, facendo da spalla ad un attacco con terminali offensivi molto prolifici come István Nyers e Benito Lorenzi. Esordì in maglia nerazzurra il 5 novembre 1950, nell’incontro Inter-Sampdoria (5-1): la domenica seguente segnò la sua prima rete, andando a segno in un derby vinto per 3-2. Il 4 aprile 1954 segnò due reti nella gara vinta per 6-0 contro la Juventus. In nove stagioni all’Inter disputò 246 partite, realizzando 57 reti. Nel 1959, dopo una stagione condizionata da un infortunio, venne ceduto alla Sampdoria. Giocò due stagioni a Genova, poi si trasferì al Palermo. In terra siciliana, tesserato con un contratto a gettone, giocò 6 partite prima di fare ritorno in patria, nella prima squadra della sua carriera calcistica. Proprio in quell’anno (1964) guadagnò la promozione in prima divisione con l’Hammarby, ritirandosi definitivamente due anni dopo.

Ha esordito con la selezione svedese l’8 giugno 1950 in amichevole contro i Paesi Bassi. Con la Nazionale svedese ha totalizzato 11 presenze, partecipando ai campionati mondiali nel 1950 e nel 1958, nel quale si consacrò come uno dei protagonisti della manifestazione[4]: ottenne rispettivamente il terzo ed il secondo posto.[8] Nel torneo ospitato proprio in Svezia, segnò la sua unica rete in Nazionale nella semifinale contro la Germania Ovest.

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Nacka” in maglia blucerchiata

STELLAN NILSSON

Stellan Nilsson (Lund28 maggio 1922 – 27 maggio 2003) è stato un calciatore svedese, di ruolo centrocampista, già Nazionale svedese. Inizia la carriera nel 1942 nel Malmö FF dove rimane sino al 1950, quando divorzia dalla società per andare in Italia tra le file del Genoa. A Genova resta due anni, poi va in Francia, dove gioca per l’Angers e per l’Olympique Marsiglia. Si ritira dal calcio nel 1956.

In Nazionale gioca 17 partite segnando 4 goal. Ha partecipato nel 1948 alle Olimpiadi di Londra, vincendo la medaglia d’oro. Ha partecipato anche ai Mondiali del 1950.

BORJE TAPPER

Börje Tapper (Malmö20 maggio 1922 – 8 aprile 1981) è stato un calciatore svedese, di ruolo attaccante.

Esordì nel Malmö FF all’inizio della stagione 1943-1944 dell’Allsvenskan, nella quale vinse il primo titolo nazionale del palmarès della squadra e acquisì notorietà grazie alla tripletta segnata durante la finale di Coppa di Svezia contro l’IFK Norrköping.

Nel 1950, dopo aver preso parte alla rappresentativa svedese ai Mondiali di calcio, fu acquistato dal Genoa assieme al compagno di squadra Stellan Nilsson: dopo aver totalizzato 8 presenze ed un gol in Serie A al termine della stagione, che sancì la retrocessione dei liguri fra i cadetti dopo sedici anni, Tapper decise di ritirarsi dal calcio giocato.

ALCIDE GHIGGIA

Alcides Edgardo Ghiggia (Montevideo22 dicembre 1926 – Las Piedras16 luglio 2015) è stato un calciatore uruguaiano naturalizzato italiano. Fu l’autore della rete decisiva nella vittoria della nazionale uruguaiana contro quella brasiliana nel campionato del mondo 1950. La gara, conclusa 2-1, di Schiaffino l’altro goal degli uruguagi, è ricordata dai brasiliani come il “Maracanazo“. Ghiggia, di famiglia originaria di Genova, vestì da oriundo anche la maglia della nazionale italiana, dal 1957 al 1959.

Non eccelso fisicamente (169 centimetri per 62 chili), Ghiggia era un’ala destra dal dribbling fulminante. Iniziò a giocare nel 1944 nelle serie inferiori, con la squadra del Sud América. Esordì nella Prima divisione uruguaiana nel 1946 con il Club Atlético Progreso; l’anno successivo la sua squadra retrocesse, e il giovane Ghiggia giocò un anno in Seconda divisione.

Nel 1948 Ghiggia fu acquistato dal Peñarol di Montevideo, ove già brillava la stella di Juan Alberto Schiaffino. Chiuso da compagni più anziani ed esperti, non fu utilizzato[3], nelle poche partite di un campionato che non si completò mai per uno sciopero dei calciatori.

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La Nazionale uruguaiana protagonista del “Maracanazo” con le reti di Ghiggia e Schiaffino

Nel 1949 fu promosso in prima squadra e contribuì con 8 gol alla vittoria in campionato. Sconosciuto a livello internazionale, fu convocato dal commissario tecnico Juan Lopez ed esordì in Nazionale il 6 maggio 1950 nella Coppa Rio Branco, proprio contro il Brasile a San Paolo: l’Uruguay vinse 4-3. Fu la prima delle dodici presenze consecutive di Ghiggia con la maglia celeste. Il Brasile si aggiudicò di misura (3-2 e 1-0) le successive due partite del torneo, giocatesi a Rio de Janeiro, ma il risultato complessivo dimostrava che le due squadre si equivalevano.

Ai successivi Campionati del Mondo tenutisi immediatamente dopo sempre in Brasile, Ghiggia realizzò una rete in ogni partita della Celeste: al primo turno nella sonante vittoria contro la Bolivia per 8-0 e nel girone finale contro Svezia e Spagna.

Il 16 luglio 1950, nella gara decisiva, al Maracanã di Rio de Janeiro contro lo strafavorito Brasile supportato da 200.000 spettatori, fu un preciso assist di Ghiggia a propiziare il pareggio di Schiaffino. Con un superbo diagonale Ghiggia realizzò poi, su cross di Schiaffino, il goal della vittoria che valse agli uruguaiani il secondo titolo mondiale. Immediatamente dopo la partita, Ghiggia subì l’aggressione di alcuni facinorosi. Il calciatore rientrò in Uruguay in stampelle e con la gamba sinistra malconcia; rimase inattivo per quasi tutto l’anno.

Con la nazionale uruguaiana non giocò altre partite sino al Campionato Panamericano del 1952 a Santiago. Ghiggia – che nel frattempo aveva vinto un altro campionato con il Peñarol (1951) – fu sempre schierato. Squalificato per otto mesi per aver aggredito un arbitro che gli aveva annullato un gol[, Ghiggia saltò il campionato nazionale 1953.

Il ricordo della squalifica e il desiderio di mettersi in luce sulla platea internazionale lo spinsero ad accettare le offerte della Roma. Il 31 maggio 1953, durante un’assemblea dei soci al Teatro Sistina, il presidente della Roma, Renato Sacerdoti, annunciò ai tifosi l’acquisto dell’uruguaiano. Ghiggia esordì il 4 giugno successivo, in una vittoriosa amichevole con il Charlton. Coi giallorossi giocò otto campionati, ma non vinse nessuno scudetto (miglior risultato: 3º posto nel 1954-55). Nel 1957-58 gli fu data la fascia di capitano, che mantenne fino all’inizio del 1959.

Durante la permanenza romana, nonostante i dubbi della stampa più critica e alcune disavventure sentimentali che gli costarono anche problemi giudiziari, gli fu attribuito lo status di oriundo, e naturalizzato italiano. A più di trent’anni fu così convocato nella Nazionale italiana nelle qualificazioni ai Mondiali del 1958, ove ritrovò l’antico compagno di squadra Schiaffino, ormai trentaduenne e anch’egli naturalizzato. Ma stavolta il sodalizio tra i due anziani fuoriclasse non ebbe effetti positivi: l’Italia fallì per la prima volta (la seconda per i mondiali 2018) la qualificazione mondiale, perdendo a Belfast con l’Irlanda del Nord per 2-1, pur essendo sufficiente il pareggio.

Ghggia giocò ancora un’amichevole nella nazionale italiana, a Roma contro la Spagna; nella stagione 1960-61, con la maglia della Roma, si ritrovò nuovamente accanto Schiaffino ed entrambi contribuirono alla conquista della Coppa delle Fiere. Nel 1962 passò al Milan, dove vinse (ma con sole 4 presenze) lo scudetto nel 1961-1962. Al termine di quella stagione decise di ritornare a Montevideo. Quando era ancora calciatore della Roma allenò per sei mesi (nella stagione 1959-60) il Sora.

Giocò nel Danubio FC della prima divisione uruguaiana sino a quarantadue anni, e si ritirò nel 1968. Nel 1980 allenò il Peñarol, dopo aver fatto per alcuni anni il croupier in una sala da gioco.

JUAN ALBERTO “PEPE” SCHIAFFINO

Juan Alberto Schiaffino (Montevideo28 luglio 1925 – Montevideo13 novembre 2002) è stato un calciatore e allenatore di calcio uruguaiano naturalizzato italiano, che occupò i ruoli di interno sinistro e di regista, successivamente. È considerato uno dei più grandi calciatori nella storia del calcio. Molti lo ritengono il migliore calciatore uruguaiano di tutti i tempi. Occupa la diciassettesima posizione nella graduatoria dei migliori calciatori del XX secolo stilata da IFFHS.

Giocò in club prestigiosi come PeñarolMilanRoma; vinse 5 campionati uruguaiani e tre scudetti. Indossò le divise della Nazionale uruguaiana e di quella italiana. Protagonista del Maracanazo, fu campione del mondo nel 1950. Era soprannominato Pepe e in Uruguay fu anche ribattezzato El dios del fútbol.

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RICORDO DI PEO ASTENGO, UN MAESTRO DELLO SPORT SAVONESE

di Franco Astengo e Luciano Angelini

Quattro fa, improvvisamente, il fato colpiva mortalmente Peo Astengo. Un fratello, un allievo, un amico, un compagno.

Ci ha lasciato un vuoto incolmabile, a noi che gli eravamo vicini da tutta la vita, ai grandi campioni che aveva saputo lanciare a livelli mondiali, ai suoi giovani allievi, a chi lo aveva conosciuto nello sport come nella vita.

Lo ricordiamo ancora sulle pagine del blog e lo faremo sempre, partendo dai tempi ormai antichi vissuti sul campetto del Sacro Cuore quando iniziò nel ruolo di portiere, poi nella sua appassionata e appassionante  carriera calcistica, all’approdo nell’insegnamento dell’educazione fisica nelle scuole e al prestigioso ruolo di allenatore di atletica. Dal campetto dell’Oratorio Sacro Cuore, dove aveva saputo coltivare e costruire tecnica, temperamento e amicizie indelebili, ai grandi stadi per Olimpiadi, Campionati del Mondo ed Europei, Meeting internazionali. L’atletica leggera era la sua grande passione, la sua vita. Vi si dedicava anima e corpo per allevare, crescere e lanciare futuri campioni, da grande tecnico qual era, allievo e sodale prediletto del grande Carlo Vittori (assieme avevano curato le staffette azzurre per diverse edizioni di Mondiali, Europei, Universiadi).

 In varie specialità, ma in particolare nella velocità e negli ostacoli, Peo  riuscì a plasmare atleti del calibro di Ezio Madonia ed Emanuele Abate, olimpionici entrambi, capaci di vincere medaglie ai campionati Europei e Mondiali (celebre staffetta azzurra: Floris, Pavoni, Madonia, Tilli), primatisti e campioni italiani. Oggi si è aggiunta, quale frutto ulteriore del suo lavoro proseguito con grande competenza da Ezio Madonia, Luminosa Bogliolo ormai ai vertici europei negli ostacoli alti, più che una promessa che continuiamo a seguire in quello spirito sportivo che ci ha accomunati per tanti anni e del quale Peo era stato esemplare interprete.

Una storia sportiva irripetibile raccontata in poche righe senza descrivere a fondo il suo impegno, la sua passione, la sua competenza, la sua correttezza sportiva (mai un caso di doping tra le atlete e gli atleti da lui curati).

La commozione ci prende serrata nello scrivere questo ricordo e preferiamo allora spiegarci con le immagini, tra il calcio e l’atletica.

Ciao Peo e grazie. Non ti dimenticheremo.

 

1

Priamar giovanissimi 1960. Tre edizioni consecutive (1962, 1963, 1964) vinte senza subire sconfitte nella Coppa Primavera organizzata dal CSI , primo campionato a 11 per i ragazzi dai 12 ai 14 anni disputato nella provincia di Savona. Da sinistra in piedi: l’allenatore Franco Astengo, Peo Astengo, Beppe Vivarelli, Vittorio Rodino, Roberto Farulla, Enzo Vallone, Franco Bianchi, Aldo Bocca, Eugenio Senesi, Franco Lacota

2

La Spotornese del “mago” Vadone: il dirigente Sclano, Camporeggi, Jannece, Rossi, Giusto, De Stefanis, Astengo, l’allenatore Vadone; accosciati: Pisà, Cappelli, Loffredo, Avellino, Girgenti

mancante

Tanta storia biancoblu, Serie B e tanta Serie C, con capitan Valentino anche lui dall’indimenticabile ricordo sempre primatista di presenze con gli striscioni, Galindo, Ciglieri, Mino Persenda, Ciccio Varicelli e Giulio Mariani, autentiche “chiocce” per i giovani virgulti Fiorentino Nacinovich e Peo Astengo

3

Varazze 1970 – 71: da sin., in piedi, Lupi, Motta, Astengo, Foglia, Camogli, Musmeci, Torri,  Prato, il dirigente Roncallo; accosciati, massaggiatore Pierfederici, Maio, Casalino, Augusti, Pierfederici, Barbarossa, Morchio

4

Ai bordi della pista a seguire i suoi atleti

 

5

Olimpiadi di Londra 2012: Peo con Emanuele Abate, azzurro nei 110 hs