I pionieri del calcio ligure

di FRANCO ASTENGO

La storia del calcio ligure è anche, almeno per la fase pionieristica, buona parte della storia del calcio italiano.

Per anzianità di costituzione e per la qualità delle affermazioni ottenute fin dall’inizio, il Genoa può a buon diritto considerarsi l’antesignano del football in Italia, il vessillifero di questo gioco che incominciò in sordina, ma andò via, via sempre più affermandosi fino a diventare lo sport nazionale per eccellenza e a muovere masse sempre più imponenti di praticanti, di appassionati, di spettatori (almeno fino alla degenerazione imposta dalla esasperata commercializzazione, essenzialmente televisiva dell’ultimo decennio: ma affronteremo in seguito questo difficile discorso).

Se la storia della fondazione del Genoa può essere considerata sufficientemente nota per via delle molte pubblicazioni apparse sull’argomento nel corso degli anni, meno noto (come ci è capitato di ricordare anche nel nostro “Savona, la città nella storia del calcio”) è il fatto che il primo successo ottenuto da una rappresentativa italiana su di una compagine inglese, abbia avuto come scenario un campo da gioco ligure, più precisamente savonese che, attraverso ricerche (alcuni testi parlano, infatti di “entroterra di Vado Ligure) abbiamo identificato nella piazza d’Armi  che si situava laddove adesso sorge Corso Ricci, e ancor meglio, il colosso dell’Ipercoop: piazza d’Armi che confinava con la grande vetreria Viglienzoni, una delle industrie più importanti nel settore addirittura a livello nazionale.

Correva la primavera del 1893, e la compagine torinese allestita dal commerciante Bosio (il co-fondatore del calcio italiano assieme agli inglesi trapiantati a Genova, ed in particolare, a si James Spensley il portiere del primo scudetto rossoblu e importatore, dalle nostre parti, anche dei boy-scout di Sir Baden Powell) si impose con il punteggio di 2-1 ad una rappresentativa di marinai inglesi, imbarcati su navi alla fonda nei porti di Genova e Savona

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Eccolo qui. Sir James Spensley, medico inglese, fondatore del Genoa Cricket and Foot Ball Club e del primo gruppo di scout nel capoluogo Ligure. Un pioniere e un precursore. Cadrà sul fronte francese durante la prima guerra mondiale.

Conosciamo anche la formazione dei “torinesi” (comprendente anche molti stranieri che avevano già praticato il giuoco nei loro paesi d’origine).

Ecco di seguito i nomi degli 11 super-pionieri: Beaton, Kilpin (colui che, successivamente, trasferitosi a Milano avrebbe fondato il Milan), Dobbie, Lubatti, Schoenbroed, Pecco, Beltrame, Weber, Bosio, Savage, Nasi ( il conte Nasi che poi sarebbe diventato il cognato di un certo Giovanni Agnelli, nonno dell’avvocato e fondatore della FIAT).

Si trattò del primo segnale di presenza del football in Liguria, fuori da Genova, ed è su questa presenza, sviluppatasi in Riviera, nell’entroterra, nelle delegazioni della Città capoluogo che abbiamo voluto dedicare questo modesto lavoro di ricerca.

L’ambizione è stata quella di ricostruire una parte delle vicende del nostro calcio regionale, andando oltre le già ben conosciute “storie” di Genoa e Sampdoria.

Abbiamo cercato di rintracciare gli itinerari sportivi di quelle società che hanno rappresentato la Liguria, al di fuori dei confini regionali oltre, appunto, al Genoa, alla Sampdoria e alle varie progenitrici di quest’ultima: Andrea Doria, Sampierdarenese, Liguria, Dominante.

Nei tempi pionieristici i nostri riferimenti sono stati così rappresentati dai campionati di Divisione Nazionale, I e II Divisione, successivamente abbiamo esaminato la partecipazione delle squadre liguri ai tornei di Serie B,C (Serie C adesso mostruosamente suddivisa in Lega Pro di I e II Divisione), Interregionale ( nelle sue varie denominazioni di Promozione, IV Serie, Serie D, Campionato Nazionale Dilettanti e ancora Serie D).

Il punto di partenza può essere identificato nella stagione 1913-14.

Fu, infatti, in quella occasione che nel girone “A” del campionato di “Divisione Nazionale” si schierarono due squadre liguri, oltre al Genoa e all’Andrea Doria che, a quel momento si potevano già considerare come delle “veterane”.

Le neofite corrispondevano, invece, a Savona e Liguria (quest’ultima società, dai colori biancoverdi, non deve essere confusa con quella della stessa denominazione, che alla fine degli anni’30 e all’inizio degli anni’40 rappresentò uno dei tanti passaggi della storia che portò alla formazione della Sampdoria).

Occorre ricordare che, in quel tempo, non esisteva un automatico meccanismo di promozioni e retrocessioni tra la “Prima” e la “Seconda” Divisione Nazionale.

La federazione, infatti, sceglieva le squadre da ammettere alla massima serie attraverso dei “test-match” (al Savona capitò di superare il Como, 3-1, in una gara disputata a Torino) fra le compagini candidate, con una valutazione riguardante anche le garanzie di serietà organizzativa.

Savona e Liguria si trovarono così incluse in un girone di ferro, nel quale si allineavano Casale (vincitore del titolo di campione d’Italia proprio in quella stagione), Genoa e Pro Vercelli.

Pur profondendo tesori di impegno biancoblu savonesi e biancoverdi liguriani non riuscirono così ad oltrepassare le ultime due piazze della graduatoria (9° e 10°posto).

Il Savona era imperniato sui futuri nazionali Ghigliano e Roggero, sul centromediano italo-argentino Tornero e sull’attaccante svizzero Hermann Hurny; del Liguria si possono ricordare il portiere Gnecco e le due ali Cotelli (poi passato al Genoa) e Tixi.

La stagione successiva (14-15) registrò un netto miglioramento da parte del Savona (4° posto alle spalle di Genoa, Alessandria, Andrea Doria) mentre il Liguria non riuscì di nuovo a lasciare ad altri il fanalino di coda.

Passati i tragici eventi della “grande guerra” (nel corso della quale si organizzò una “Coppa Federale” vinta del Milan, cui partecipò anche il Savona) la pratica del gioco del calcio riprese, allargandosi impetuosamente in tutti i settori sociali.

Il Campionato di “Divisione Nazionale” 1919-20 registrò addirittura la formazione di un girone composto unicamente da squadre liguri: a Genoa, Andrea Doria e Savona, già collaudate si aggiunsero infatti i “Giovani Calciatori Grifone”, la Sampierdarenese e la Spes, nelle cui fila brillarono due giovani speranze del calibro del portiere De Prà e del jolly Moruzzi, future colonne del Genoa pluriscudettato tra il 1922 e il 1924.

Con la Spes provò anche a cimentarsi con il football il futuro arcivescovo e cardinale Giuseppe Siri.

Il girone ligure 1919-20, ad ogni buon conto, fu vinto dal Genoa che poi finì terzo nelle finali nazionali, vinte dall’Inter.

Ancora un girone unico ligure nel 1920-21, con l’esordio di tre società dal grande futuro: Spezia, Sestrese, Rivarolese.

Gli aquilotti spezzini esordirono con una sconfitta per 1-0 sul campo di via Frugoni a Savona; i verdi sestresi fermarono sul pari (1-1) il grande Genoa; gli avvoltoi rivarolesi subirono un secco 1-3 dall’Andrea Doria.

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Dopo la pausa forzata dovuta alla Grande Guerra, riprende l’attività agonistica.
Qui una delle prime formazioni biancoblù sul campo di via Frugoni, si riconoscono: De Nardi (primo da sinistra), Roggero (terzo da sinistra, in canottiera), Perlo (quarto da sinistra), Giustacchini (nono da sinistra), Falco (tredicesimo da sinistra).

L’annata 1921-22 registrò uno degli avvenimenti più importanti di tutta la storia degli albori del calcio italiano: la scissione tra Confederazione Calcistica Italiana (CCI) e la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC).

Alla CCI aderirono le squadre più forti che tendevano ad una maggiore selezione e puntavano già verso un girone unico di Serie A (una idea presentata, in un suo progetto, dal futuro commissario tecnico della nazionale Vittorio Pozzo: c’è da ricordare che era già cominciato il “calcio mercato”. Dopo l’episodio del passaggio, per 12.000 lire, dei doriani Sardi e Santamaria al Genoa, aveva fatto scalpore la cessione di Rosetta dalla Pro Vercelli alla Juventus. Agnelli, in questo caso, aveva sborsato ben 50.000 lire, una cifra astronomica per l’epoca).

Le liguri si divisero in questo modo: nella CCI militarono l’Andrea Doria (5a nel girone A), il Genoa (1° nel girone B), il Savona (9° nel girone B) e lo Spezia (12° nel girone A: da ricordare che il campionato della Lega Nord della CCI era composto da soli due gironi).

Nella FIGC si formò, invece, un girone unico ligure, nel quale a fianco delle già citate Sampierdarenese, Sestrese, Rivarolese, Spes, Giovani Calciatori esordì brillantemente lo Speranza Savona, la squadra che rappresentava i quartieri popolari della città dal Molo alle Fornaci, da Legino a Zinola, piazzatasi al secondo posto alle spalle dei “lupi” sampierdarenesi , poi sconfitti nella finale per il titolo dalla Novese di Toselli, Cevenini III, Santamaria (2-1 dopo i tempi supplementari, in quel di Cremona).

Da notare, ancora, che tra le squadre aderenti alla FIGC si disputò anche la prima edizione della “Coppa Italia” (subito interrotta nella stagione successiva, poi ripresa nell’annata 27-28 senza poter essere conclusa e ripristinata definitivamente con la stagione 35-36) vinta dal Vado in finale sull’Udinese (1-0 sul terreno vadese del “Campo di Leo”) con una rete del futuro nazionale Felice Levratto, in quel momento appena diciottenne.

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Auspica l’avv.Bozino, presidente della Pro Vercelli, si riuscì a trovare un punto d’intesa ed il movimento calcistico si riunificò nuovamente sotto l’insegna della FIGC.

Per il campionato 1922-23 si formarono così tre gironi della Lega Nord di Prima Divisione Nazionale (una buona scrematura rispetto ai 16 su cui si era basato il campionato 20-21).

Le liguri ammesse si comportarono a questo modo: Genoa (1° nel girone B e successivamente vincitore del suo ottavo scudetto, senza subire alcuna sconfitta), Sampierdarenese (3a nel girone A), Speranza Savona (12a nel girone A: soltanto 5 punti in classifica. Una impresa troppo ardua nonostante il grande impegno dei vari “Cain”Salemme, acrobatico portiere, Ceppone, Poggi, Marchioni), Spezia (9a nel girone A), Rivarolese (10a nel girone A), Andrea Doria (6a nel girone C), Savona(11a nel girone C, a causa di una pesante penalizzazione dovuta al tesseramento irregolare del giocatore Colombo).

Nessuna squadre savonese, in seguito, avrebbe toccato i vertici del calcio italiano: si chiudeva così una storia importante ed è l’occasione per chiudere anche questa nostra prima rievocazione.

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LE ORIGINI DELL’ALBENGA CALCIO, DALLA FONDAZIONE ALLA PRIMA PROMOZIONE IN SERIE C

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Recuperiamo un lavoro svolto negli anni scorsi dal grande sportivo e poeta ingauno Vincenzo Bolia sulle origini del calcio nella città delle torri, per fornire un quadro storico di riferimento molto importante per l’intera storia del nostro calcio provinciale. Si tratta di una prima puntata sulla quale cercheremo di lavorare in futuro per proseguirla, ampliarla, renderla sempre più ricca.

Data di fondazione: 23 dicembre 1927

Colori sociali: bianco-nero

Campo gioco: Stadio Comunale “Annibale Riva”

Viale Olimpia –  Albenga (Savona)

DALLA 3ª DIVISIONE ALLA SERIE C

La fondazione ufficiale risale al 1928, ma in realtà l’Unione Sportiva Albenga nacque il 23 dicembre 1927 quando Celestino Franchi, presidente dello Sport Club Fulgor, e Pierino Viziano, presidente dell’Unione Sportiva Speranza, a nome delle rispettive società calcistiche, strinsero il patto di alleanza che si trasformò nella fusione delle due compagini. Quindi, in data 28 dicembre 1927, scrissero al Podestà di Albenga, avvocato Prospero Cepollini, la seguente lettera:

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I dirigenti delle società sportive U.S. SPERANZA e S.C. FULGOR rendono noto alla S.V. Ill.ma che in data 23 Dicembre 1927 avvenne la fusione delle due sopraddette società, prendendo la denominazione di “UNIONE SPORTIVA ALBENGA”.  La fusione delle due società è stata ideata e concretata con l’alta finalità di unire tutte le forze sportive d’Albenga, degna delle tradizioni della tenace Ingaunia. Confidiamo nella benevolenza della S.V. Ill.ma, come primo cittadino di Albenga, acciocché voglia donare tutto il possibile appoggio per far sì che anche la nostra città possa disporre di un campo sportivo, in obbedienza al volere del Duce che al riguardo ha emanato i provvedimenti atti a favorire lo sviluppo della vita sportiva Italiana. Ossequiando
U.S. SPERANZA –  p. Il Presidente   f.to Ciro Pauloni
S.C. FULGOR – Il Presidente  f.to  Franchi Celesto

(lettera assunta al protocollo del Municipio di Albenga in data 28/12/1927 al n. 6717). La nuova società calcistica venne legalizzata ufficialmente nelle prime settimane del 1928 a cui fece seguito l’affiliazione alla Figc. Celestino Franchi fu il primo presidente della neonata società albenganese, mentre i colori sociali adottati furono quelli della maglia dell’Ingaunia: arancione (giallo) bordato di rosso, cioè i colori della città di Albenga. L’ Unione Sportiva Albenga era l’erede di una ricca tradizione calcistica locale. Infatti, prima della sua nascita, nel periodo 1918-1925 c’erano ad Albenga ben sette società di calcio: Ingaunia, Sport Club Fulgor, Speranza, Balilla, Esperia, U.S. Villanovese e Leca. Inoltre, agli inizi del ’900 il gioco del calcio era già praticato in città sul campetto dell’Opera Sacro Cuore dagli atleti dell’U.S. San Filippo Neri, nata il 26 gennaio 1893 come squadra di ginnastica, una delle società sportive più antiche d’Italia.

STAGIONE 1928/29

Dopo febbrili preparativi da parte degli appassionati sportivi locali (in gran parte gli ex dirigenti di Speranza e Fulgor), finalmente l’Unione Sportiva Albenga viene iscritta al Campionato di 3ª Divisione, Girone A. Le partite casalinghe si giocano alle Sgorre dove ancora oggi si trova lo Stadio Comunale “Annibale Riva”. Allenatore e capitano dell’Albenga è il savonese Carlo Ghigliano, che viene chiamato dal presidente Celestino Franchi per far finalmente decollare anche nella capitale dei Liguri Ingauni il “giuoco del calcio”.
I colori sociali non sono ancora quelli bianco-neri e l’ Albenga gioca in completa tenuta gialla e qualche volta anche arancione.

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“Carlitto” Ghigliano (nato a Savona il 2/11/1892-† il 22/12/1954) è un difensore con un glorioso passato calcistico. Arriva infatti nella cittadina ingauna dopo aver indossato per molti anni la maglia bianco-blu del Savona e, persino, la ben più blasonata casacca rosso-blu del Genoa Cricket and Football Club 1893. E proprio quando militava nei grifoni, il neo capitano dell’Albenga fu convocato nella Nazionale Italiana. Il suo debutto avvenne a Berna il 28 marzo 1920 nella gara amichevole Svizzera-Italia finita 3-0 a favore degli elvetici. Gli azzurri che scesero in campo davanti a circa 10.000 spettatori furono:
Giacone (Juventus), Ghigliano (Genoa), De Vecchi R. (Genoa)(cap.), Ara (Pro Vercelli), Carcano (Alessandria), Lovati C. (Milan), Conti L. (Milan), Aebi (Inter), Brezzi (Genoa), Cevenini III (Inter), Asti (Inter). Allenatore: G. Milano I.

Il campionato iniziò ufficialmente il 4 novembre 1928, ma, nella 1ª giornata,  l’Albenga non scese in campo in quanto il calendario le assegnò un turno di riposo. Il debutto avvenne sette giorni dopo (2ª giornata – 11 novembre 1928) in trasferta a Carassone di Mondovì contro il Costamagna e il risultato non si schiodò dallo 0-0.

Ecco il tabellino della prima gara ufficiale: Costamagna: Blangino, Manassero, Carzana, Rossi, Abrate, Gariani I, Castellini, Gasco, Barale, Gariano II, Della Casa.  Albenga: Vio, Ghigliano, Forcheri, Guido, Saccheri, Strizioli, Cangiano, Goretti, Benvenuto, Grana, Gallo.

Il cammino dell’Albenga fu questo: Albenga-U.S. Savonese 0-0 (3ª giornata  – 18 novembre 1928), Ferriere Novi-Albenga 5-0 (4ª giornata  – 25 novembre 1928), Albenga-Veloce Savona 0-0 (5ª giornata  – 2 dicembre 1928), Albenga-Colombo Savona 1-1, rete di Bernardoni (6ª giornata  – 9 dicembre 1928), Alba Docilia-Albenga 4-0 (7ª giornata  – 16 dicembre 1928), Albenga-Costamagna 1-0, rete di Galatolo (9ª giornata  – 13 gennaio 1929), U.S. Savonese-Albenga 1-0 (10ª giornata  – 20 gennaio 1929), Albenga-Ferriere Novi 2-1, reti di Goretti e Saccheri (11ª giornata  – 27 gennaio 1929), Veloce Savona-Albenga 1-2, reti di Goretti e Bernardoni (12ª giornata  – 3 febbraio  1929), Colombo Savona-Albenga 0-1, rete di Goretti (13ª giornata  – 20 gennaio 1929), Albenga-Alba Docilia 2-0 a tavolino (14ª giornata  – 20 gennaio 1929).

Dopo un inizio non troppo brillante, gli uomini di Carlitto Ghigliano prendono quota  e, grazie alle vittorie conseguite nelle ultime quattro giornate, recuperano posizioni in classifica e concludono il campionato al 3° posto  con 14 punti, davanti a Colombo Savona (12), Veloce Savona (9), Alba Docilia (8) e Costamagna Mondovì (ritirata). Il campionato fu vinto dalla Ferriere Novi con 20 punti che precedette di 5 lunghezze l’U.S. Savonese, entrambe ammesse alle finali regionali (Albenga: 5 vittorie, 4 pareggi, 3 sconfitte, gol fatti 9, gol subiti 13).

STAGIONE 1929/30
Nella seconda stagione della sua storia la compagine albenganese viene iscritta al Campionato di 3ª Divisione, ma questa volta viene dirottata nel Girone B. Il dott. Bernardo Zunino, veterinario genovese, viene eletto alla presidenza del sodalizio.
La classifica finale la vede ancora al 3° posto dietro ai cugini dell’Alassio e alla Veloce Savona.
L’incontro di apertura avviene in trasferta a Savona (3 novembre 1929) proprio contro la Veloce e finisce con un risultato negativo per l’Albenga (1-0). Le cronache di allora riportano: “L’U.S. Veloce ha iniziato il campionato con una meritata vittoria. La partita ha entusiasmato il pubblico accorso al Polisportivo di Corso Ricci per le belle fasi di gioco svolte dalle contendenti. Leggera superiorità dei velociani nel primo tempo che riescono a marcare al 15’ per opera di Pertino”. L’Albenga schiera: Vio, Borzachiello, Forcheri, Guido, Saccheri, Falabrino, Cantoni, Benvenuto, Scola, Strizioli, Bernardoni.

Nella 2ª giornata, ad Albenga, si assiste al primo derby ufficiale dell’isola Gallinara. Il risultato però, nonostante i grandi preparativi ed il massimo impegno, non sorride però all’Albenga ma all’Alassio corsara che riesce ad imporsi per 2 a 1.

La 3ª giornata (17 novembre 1929) vede finalmente l’Albenga vittoriosa per 2-1 a Savona contro il Colombo. Aprì le marcature Bernardoni per l’Albenga (27’), pareggio di Castano (77’) ed infine gol-partita di Tornatore (83’). Questa era la formazione: Vio, Borzachiello, Forcheri, Guido, Saccheri, Strizioli, Scola, Bernardoni, Benvenuto, Tornatore, Cangiano. Arbitro dell’incontro il Sig. Lagosteno di Genova (Albenga: 3 vittorie, 0 pareggi, 3 sconfitte, gol fatti 12, gol subiti 5).

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stagione sportiva 1929/30
Briano, Cangiano, Scola, Saccheri, Forcheri, Magnetto, Rossi, Strizioli, Guido, Vio, Grana

STAGIONE 1930/31
Questa stagione sportiva vede l’Albenga partecipare al Campionato di 3ª Divisione, Girone C. Alla presidenza della società viene chiamato Carlo Rombo, segretario dell’ospedale “Santa Maria di Misericordia” di Albenga.
Nelle 13 gare disputate gli ingauni colsero 15 punti, frutto di 7 vittorie, 1 pareggio e 5 sconfitte. Le reti segnate furono 27 e quelle subite 22. Le avversarie furono: Alassio II, Savona II, Veloce Savona, Borgo Peri Imperia, Imperia II, Ventimigliese II e Silvio Borra. La stagione si aprì molto bene per l’Albenga che, nell’incontro casalingo del 26 ottobre 1930, riuscì ad imporsi con un secco 3-0 contro la Veloce Savona.  La giornata successiva (2 novembre 1930) però riportò gli ingauni con i piedi per terra. In quel di Savona, infatti, vennero battuti con identico punteggio dal Savona II. In campo, davanti all’arbitro Masini di Genova, scesero: Di Carlo, Navone, Guelfo, Cangiano, Monero, Facollo, Rapa, Grana, Scola, Ansaldi II, Strizioli(Albenga: 7 vittorie, 1 pareggio, 5 sconfitte, gol fatti 27, gol subiti 22).

STAGIONE 1931/32
E si giunge così al quarto anno di vita. La società è cresciuta e la squadra, con il nome Albingaunia Sport, viene ammessa al Campionato di 2ª Divisione, Girone Unico Ligure. Dicevamo, quarto anno di vita per l’Albenga Calcio e quarto presidente. Dopo Celestino Franchi, Bernardo Zunino e Carlo Rombo, il gruppo dirigente chiama il dott. Giacomo Massone, medico radiologo del locale Ospedale, a guidare la società. L’incarico di segretario è affidato a Giuseppe Morandi.

Alla 1ª giornata (18 ottobre 1931) il derby fra le mura amiche contro le “vespe” dell’Alassio finisce in equa parità (1-1). Si va poi in trasferta a Vado Ligure (25 ottobre 1931) e l’Albingaunia Sport manda in campo: Torres, Vitalone, Mascaroli, Piccio, Gandolfo, Grassi, Gardella, Spedizionieri, Cosa, Paride, Chiarlone. L’arbitro è il Sig. Poivera di La Spezia. Al 4’ Vado in vantaggio con Aprile. Il pareggio arriva nella seconda parte della gara quando il centravanti riesce a battere il portiere Oddera del Vado. E al 64’ l’Albingaunia Sport è addirittura in vantaggio grazie alla rete messa a segno da Paride. Ma la gioia dura poco. Soltanto un minuto dopo, infatti, Poli ristabilisce le distanze. Un pareggio contro il quotatissimo Vado è però per i neo promossi albenganesi un risultato estremamente positivo. Il 17 gennaio 1932 si gioca ad Albenga la gara di ritorno (13ª del campionato) ed il Vado si presenta in riva al Centa con l’intento di fare bottino pieno. Ma gli albenganesi sono molto motivati e al 10’ passano in vantaggio grazie a Bazzi. In chiusura, a 7’ dal triplice fischio finale,  arriva il pareggio per opera di Fioretti. L’undici dell’Albingaunia Sport era il seguente: Torres, Vitalone, Forcheri, Picchio, Gandolfo, Facollo, Bruzzone, Grassi, Spedizionieri, Gardella, Bazzi. Arbitro: Rivaro di Imperia.

Questa la classifica finale: Genova II 32, Vado e Corniglianese 26, Sestri Levante 22, Entella 21, Spezia II 20, Albingaunia Sport 19, Tigullio 18, Riva Trigoso 17, Alassio 13, Veloci Emb. 4 (Albingaunia Sport: 7 vittorie, 5 pareggi, 8 sconfitte, gol fatti 37, gol subiti 33).

STAGIONE 1932/33
Anche questa stagione calcistica  vede l’Albingaunia Sport partecipare al Campionato di 2ª Divisione, Girone A. Alla presidenza il dott. Giacomo Massone. L’ultima giornata (23 febbraio 1933) vede la squadra di Albenga impegnata a Savona contro la Veloce Savona. L’incontro è molto importante in quanto c’è in ballo l’accesso alle semifinali regionali. In campo vanno: Stringa, Borzachiello, Vitale, Carpini, Del Buono, Zarri, Cappanera, Gardella, Mascardi, Bazzi, Bruzzone. Il primo tempo finisce a reti inviolate. Poi al 59’ la Veloce Savona passa in vantaggio. Accesso alle semifinali vietato per gli ingauni? No! Ci pensano Mascardi (65’) e Carpini (82’) a riportare il sorriso sul volto dei tifosi albenganesi (Albingaunia Sport: 6 vittorie, 7 pareggi, 1 sconfitta, gol fatti 29, gol subiti 20).   La classifica del girone finale sarà questa: Rivarolese 9, Albingaunia Sport 8 (4 vittorie, 0 pareggi, 2 sconfitte, 15 reti fatte e 8 subite), Corniglianese 5, Spezia II 2. La prima classificata è ammessa alle finali interregionali e l’Albingaunia Sport passerà in 1ª Divisione.

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Albenga, 10 novembre 1929, la foto dei calciatori del primo derby dell’Isola Gallinara, a sinistra l’Albenga

STAGIONE 1933/34
Questo campionato non sarà però ricco di soddisfazioni per il portiere Stringa e per i suoi compagni. La 1ª Divisione è molto impegnativa e gli avversari decisamente più blasonati. La classifica finale, dopo 30 giornate, è la seguente: Savona 47, Andrea Doria 45, Imperia 40, Entella 34, Ventimigliese 33, Vado 29, Genova e Sestrese 28, Alessandria, Acqui e Alassio 28, Corniglianese 26, Pontedecimo 25, Ruentes Rapallo 24, Albingaunia Sport 20, Rivarolese 19.

Con la capolista Savona finì 2-5 nella gara interna che si giocò alla 3ª giornata (8 ottobre 1933).
In campo: Stringa, Enrico, Mascardi, Zarri, Puppo, Facollo, Bruzzone, Rossi, Moretti, Cappanera, Rota. Le reti dell’Albingaunia Sport furono di Cappanera e Moretti.
A Savona (21 gennaio 1934) non andò certo meglio per gli uomini del dott. Massone, infatti gli striscioni vinsero per 3-0. L’Albingaunia Sport si schierò così: Stringa, Balloni, Borzachiello, Facollo, Guido, Zarri, Giolitto, Enrico, Forneris, Rossi, Moretti (Albingaunia Sport: 5 vittorie, 10 pareggi, 15 sconfitte, gol fatti 36, gol subiti 54).

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stagione sportiva 1933/34

Gianello, Bazzi, Dr. Massone, Cappanera, Bruzzone, Zarri, Gualdi, Facollo, Picchio, Gulle, Stringa, Vitali.

STAGIONE 1934/35

L’Albingaunia Sport fu iscritta dal dott. Giacomo Massone al Campionato di 1ª Divisione. La squadra, allenata dal toscano Mario Balloni, si comportò dignitosamente e giunse 8ª. La classifica finale vide la Sanremese al 1° posto con 37 punti, seguita da Savona 35, Sestrese 34, Imperia e Ventimiglia 32, Entella 31, Ruentes Rapallo 30, Albingaunia Sport 25, Vado 24, Acqui 23, Corniglianese 22, Alassio 18, Maurina 11, Portuale 10.
Con il Vado, ad Albenga, finì 2-2 (16ª giornata,  10 marzo 1935). Scesero in campo: Stringa, Testa, Balloni, Magnetto, Frumento, Facollo, Gianello, Benso, Cappanera, Zarri, Giacoppo. Le reti: alla doppietta di Fioretti per gli ospiti (31’ e 40’) rispose in identica maniera Magnetto (74’ e 77’).  Arbitro: Morgantino di Torino. (Albingaunia Sport: 9 vittorie, 7 pareggi, 10 sconfitte, gol fatti 26, gol subiti 23).

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stagione sportiva 1934/35

Magnetto, Frumento, Testa, Gianello, Giacoppo, Stringa, Balloni, Facollo, Vignola, Zarri, Cappanera, Benso.

STAGIONE 1935/36

Nella stagione calcistica 1935/36  le condizioni  economiche non erano certo delle più floride. Affiorano malumori e il dott. Massone lascia l’incarico. La presidenza viene affidata a Piero Giuliani. La squadra ne risentì parecchio ed i risultati furono modesti. La rosa dell’Albingaunia Sport era composta dai seguenti calciatori: Pugno, Gavedio, Ascheri, Balloni, Testa, Saccheri, Zarri, Facollo, Bruzzone, Bisio, Rossi, Benso, Riolfo, Gaveglio. Allenatore Mario Balloni. Fu la Corniglianese a vincere il campionato con 36 punti davanti a Genova II e Sampierderanese II 35, Vado 29, Bel Paese 22, Rapallo Ruentes e Riva Trigoso 21, Maurina 20, Ilva Savona 19, Albingaunia Sport 15, Loanese 7 (Albingaunia Sport: 6 vittorie, 5 pareggi, 12 sconfitte, gol fatti 29, gol subiti 47) .

La stagione calcistica 1936/37 non vede la partecipazione della squadra cittadina a campionati di calcio ufficiali. L’anno 1937 è però di fondamentale importanza per il calcio albenganese in quanto ritorna l’entusiasmo e la società, dopo una vera e propria rifondazione, prende quota.

STAGIONE 1937/38
Nell’annata calcistica 1937/38 l’Albenga viene collocata in 1ª Divisione, Girone di Ponente. La società si presenta solida (Presidente del Dopolavoro Aziendale Agricolo: Dott. Cravino; Presidente della Sezione Calcio: Giuseppe Rapa; Segretario: Antonio Preve) e la squadra è molto competitiva. La sua sarà una marcia veramente travolgente. Vince il campionato con ben 7 punti sulla seconda classificata. Questa la graduatoria finale: Albenga 24, Sanremese II 17, Alassio e Finalese 15, Savona II e Varazze 14, Vado II 11, Imperia II 4, Loanesi 2. L’unica sconfitta arriva l’8 maggio 1938 a Finale Ligure contro la Finalese  (1-0). L’Albenga è ammessa al girone finale a quattro squadre per salire in Serie C (Albingaunia Sport: 11 vittorie, 2 pareggi, 1 sconfitta, gol fatti 33, gol subiti 11).

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stagione sportiva 1937/38

In piedi da sinistra: Facollo, Giribaldi, Rossi, Zarri, Ferrua, Volpe, Carrega, Balloni (Allenatore);

Accosciati: Magnetto, Ascheri, Tornago, Enrico.

Memorabile la finalissima tra Albenga e Tigullia sul campo neutro di Savona alle ore 16.30 di domenica 19 giugno 1938. Mario Balloni, allenatore degli ingauni, manda in campo la seguente formazione: Tornago, Enrico, Ascheri, Rolando, Zarri, Magnetto, Facollo, Carrega, Rossi, Mascardi, Volpe. Arbitro il Sig. Monti di Genova. Per l’occasione viene indossata la maglia verde al posto della tradizionale casacca bianco-nera. E l’Albenga, dopo appena 7’, passa in vantaggio con un gol del capitano Mario Facollo. La Tigulia resiste per un’ora e cerca di contrastare gli ingauni, ma Rossi al 67’ raddoppia. E nel finale, all’85′, sarà ancora Rossi a rendersi nuovamente protagonista con la rete del definitivo 3-0. È il tripudio! L’Albenga è promossa in Serie C!!!  (Girone finale: 2 vittorie, 1 pareggio, 0 sconfitte, gol fatti 8, gol subiti 1).

LE (NOSTRE) MIGLIORI DIECI EDIZIONI NELLA LUNGA STORIA DEL SAVONA FBC

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Siamo, oltre che di santi, poeti e navigatori, anche e soprattutto un popolo di commissari tecnici. Ogni occasione è buona: la nazionale, un derby, quale che sia, la squadra del cuore, una sfida al torneo dei bar, una partita tra scapoli e ammogliati. E visto che una (ipotetica) panchina non si nega a nessuno, abbiamo pensato ad una occasione per fare, insieme, storia e polemica, scegliendo, a ostro personalissimo giudizio, quelle che riteniamo essere state le dieci migliori edizioni nella lunga storia del Savona Fbc. Facciamo storia, perché a questo modo pensiamo di poter rievocare alcuni pezzi importanti del lungo cammino percorso dal Savona all’interno del variegato mondo del calcio italiano e, contemporaneamente, polemica perché pensiamo che le nostre scelte potranno non essere condivise da molti lettori, invitandoli, fin da subito, a stilare la loro ideale classifica originando così un confronto che, crediamo, risulterà interessante per tutti i cultori della memoria biancoblù.

Ecco, quindi, la “nostra” graduatoria.

 1) Edizione 1940-41, Serie B, quarto posto

Una formazione davvero nella storia, l’unica ad essersi avvicinata sul serio alla Serie A, perduta, secondo testimonianze quasi oculari, per una “combine” alla vigilia della partita casalinga con il Modena, perduta in corso Ricci (0-1; rete dell’uruguayano Banfi destinato alla Juventus). Si trattava di un Savona coriaceo,    compatto, raccolto attorno a giocatori d’esperienza come il centromediano Traversa, il centroavanti Vaschetto (qualche anno dopo tra i primi in Italia a giocatore arretrato, alla Hidegkuti, grande esponente della scuola danubiana, nella prima Salernitana di Serie A, allenata da Gipo Viani) e la classica mezz’ala Tomasi, già di Roma e Juventus. Allenatore l’ungherese Gyorgy Orth, già tra i più grandi giocatori della nazionale magiara, giramondo ed inflessibile ginnasiarca.

La rosa completa.

Portieri: Martini (autore di due reti: una da porta a porta nel vento di corso Ricci al Siena, l’altra su rigore all’Alessandria) e Caburi.

Difensori: Traversa, Rosso, Morchio, Bodini.

Centrocampisti: Sandroni, Tomasi, Riccardi, Pomponi, Puccini, Dutto.

Attaccanti: Piana, Vaschetto, Ferrara, Comini, Bolla, Gianesello, Imberti.

 2) Edizione 1958-59, IV Serie, primo posto 

Una scelta che potrà anche far discutere. Ma a nostro avviso la squadra dell’ultima stagione in Corso Ricci e del ritorno in Serie C, appariva quasi perfetta, compatta, decisa, dalla difesa di ferro, orchestrata dall’allenatore Felicino Pelizzari con un       modulo moderno e concreto. Inoltre quella squadra, che dominò il campionato perdendo solo quattro partite e distanziando l’Entella di sette punti, era composta in gran parte da giocatori locali, alcuni dei quali,  come si potrà notare scorrendo l’elenco della “rosa”,  hanno lasciato davvero il  segno in maglia biancoblù.

La rosa completa.

Portieri: Bruno Ferrero (un grande recupero, dopo la squalifica subita militando nella Veloce), Giacomelli.

Difensori: Ballauco, Ciglieri, Valentino Persenda, Galindo.

Centrocampisti: Mariani, Contin, Merighetto I, Nadali, Gennari, Consonni.

Attaccanti: Ratto, Brocchi, Corrado Teneggi, Merighetto II, Pastorino, Trubia.

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01-01-1959 Savona – Novese 0-0 (recupero 12a giornata). Da sn in alto: Mariani, Contin, erighetto, Ciglieri, Teneggi, Ferrero; accosciati da sn: Ballauco, Brocchi, Ratto, Merighetto II e Galindo (di quella giornata possiamo ricordare la grandi parate di Bruno Ferrero)

3) Edizione 1965-66, Serie C, primo posto 

La squadra dell’esaltante cavalcata, fino all’ultima promozione in Serie B. Il campionato, come possiamo testimoniare, era iniziato in maniera un po’ incerta. Poi sostituito in panchina Rosso con Manlio Bacigalupo e sistemata la linea d’attacco con il duo delle meraviglier Fazzi-Taccola la compagine parve diventare irresistibile. Il destino, però, era in agguato con la scomparsa dolorosa e improvvisa del presidente Fausto Gadolla, avvenuta a Valdagno, mentre dalla tribuna dello Stadio dei Fiori assisteva alla partita Marzotto-Savona che avrebbe sancito la promozione nella cadetteria.

La rosa completa.

Portieri: Rosin, Tonoli.

Difensori: Verdi, Pozzi, Ratti, Bruno, Valentino Persenda, Tosello.

Centrocampisti: Natta, Gittone, Pietrantoni, Pittofrati, Vannini.

Attaccanti: Fazzi, Taccola, Corucci, Calzolari, Bertani, Dubourgel.

4) Edizione 1948- 49,  Serie C, secondo posto 

Si tratta della squadra del famoso  e storico titolo “Per un punto Martin perse la cappa”: secondo posto dopo 42 giornate (girone da 22  squadre) con 55 punti (con la vittoria a 3 punti sarebbero stati 77) ad un punto dal Fanfulla (pure strapazzato il 12  giugno 1949, in Corso Ricci, per 4-2: la prima partita del Savona che il sottoscritto ricorda lucidamente). Una grande squadra allenata da Agostino Bertolotto (un dilettante puro, lavorava come tecnico alla Brown-Boveri di Vado e che, savonese, da giocatore non aveva mai indossato la maglia biancoblù, dividendosi tra Entella e Sanremese). Una squadra ricolma di giocatori importanti, di lunga militanza nel Savona: Castagno, Vignolo, Longoni, Molinari, Cappelli, Zilli.

La rosa completa

Portiere: Castagno.

Difensori: Vignolo, Molinari, Melandri (per diverse stagioni  titolare nel Genoa, oggi affermato avvocato con studio in via XX Settembre a Genova), Ghersi , Alvigini.

Centrocampisti: Ighina, Longoni (il grande e indimenticabile Roberto super-bandiera biancoblù), Cappelli, Dreossi, Siccardi, Semoli, Viacava.

Attaccanti: Zilli, Frumento, Re Dionigi, Bacciarello, Cereseto.

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I giocatori della stagione 1948-49. Prima fila: Castagno, Vignolo, Molinari, Zilli, Longoni; seconda fila: Dreossi, Ighina, Bertolotto (all.), Re Dionigi, Frumento; terza fila: Baciarello, Melandri, Cappelli, Semoli, Ghersi

5) Edizione 1947-48,  Serie C, primo posto

Siamo ancora nella seconda metà degli anni ’40, per ricordare un campionato magico, stravinto con nove punti di vantaggio sulla Fossanese, con 68 reti segnate in 30 giornate e 15 subite (52 punti, con la vittoria a 3 punti sarebbero stati 76).

In panchina sempre Agostino Bertolotto coadiuvato da Renato  Cattaneo (ex-ala destra di Alessandria e Roma, con una  presenza in nazionale A).

La rosa completa (per grandi linee quella dei dodici mesi successivi, con il gran duello con il Fanfulla).

Portieri: Castagno, Gallina.

Difensori: Molinari, Alvigini, Vignolo, Ghersi, Testa.

Centrocampisti: Ighina, Longoni, Siccardi, Cappelli, Puccini, Giordani.

Attaccanti: Zilli, Manzelli, Dodi, Cereseto, Galuppo.

6) Edizione 1938 -39,  Serie C,  primo posto 

E’ la squadra dei quattro moschettieri tutti savonesi, Canepa, Borgo, Vanara, Caviglione, grandi protagonisti degli anni ’30, allenata da Felice Levratto capace di scendere ancora in campo, con successo. Una vittoria netta nel girone e poi una   sfortunata partecipazione alle finali utili per salire in Serie B (promosse Brescia e Udinese).

La rosa completa

Portieri: Origone, Vernè.

Difensori: Nervi, Morchio, Sandroni, Argenti, Torelli, Testa.

Centrocampisti: Allegri, Vanara, Canepa, Savio, Caviglione, Ricci, Calcagno.

Attaccanti: Caviglia, Borgo, Levratto I, Levratto II, Farina.

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25-09-38 2a giornata: Andrea Doria-Savona 0-1. Foto a ranghi misti prima della partita
I giocatori del Savona: Caviglia, Nervi, Argenti, Levratto II, Origone, Allegri, Morchio
In ginocchio: Vanara, Sandroni, Borgo, Caviglione

7) Edizione 1966-67,  Serie B, diciassettesimo  posto

Nonostante la retrocessione, dovuta alla tragica ultima  giornata della “fatal Catania”, l’ultima edizione del Savona da Serie B, rimane nel mito, comunque. Pierino Prati, Beppe Furino, Eugenio Fascetti, Angelo Spanio; il goal di Glauco Gilardoni al Genoa: una folla di ricordi indelebili e un sontuoso parterre di giocatori entrati a pieno titolo nella storia del Savona Fbc.

La rosa completa

Portieri: Luigi Ferrero, Tonoli, Pascali, Sommariva (troppi, il vero vulnus fatale per i biancoblù!).

Difensori: Pozzi, Verdi, Zoppelletto (peccato: un giocatore di grande esperienza rivelatosi con il portiere Ferrero, scuola Juventus, un punto debole), Valentino   Persenda, Ratti, Fochesato, Bruno.

Centrocampisti: Fascetti, Furino, Spanio, Natta, Gittone.

Attaccanti: Prati (capocannoniere con 15 gol alla pari con il doriano Francesconi e il compagno di squadra Gilardoni), Gilardoni, Benigni-Navarini, Fazzi, Rollando, “Crodino” Dalle Crode.

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9 ottobre 1966: Savona – Potenza 1-0. Gli undici di quel giorno: Natta, Persenda, Pozzi, Fascetti, Recagni, Zoppelletto; in ginocchio: Verdi, Benigni, Ferrero, Rollando, Furino

8) Edizione 1991-92,  Interregionale primo posto a pari merito con l’Oltrepo (spareggio perduto ai rigori)

Solida, quadrata, ben organizzata dalla sapiente mano di Corrado Orcino, scuola biancoblù, un enfant du pays senza andare a cercare tanto lontano, quella edizione del Savona avrebbe ben meritato il salto di categoria. Atroce la beffa ai calci di rigore dopo una stagione pressoché perfetta.

Rosa completa

Portieri: Viviani, Cancellara.

Difensori: Mozzone, Falco, Carrea, Benedetti, Capurro, Milani, Bonomo.

Centrocampisti: Baldi, Canu, Valentino, Bocchi, Bergo, Bertolotto.

Attaccanti: Barozzi, Peselli, Gatti, Puppo.

9) Edizione 1964-65, Serie C, quarto posto 

Un’altra scelta che potrebbe apparire opinabile, ma le condizioni di partenza, in una situazione economica difficile, avrebbero fatto presagire il peggio. Invece Del Buono e Conti, due protagonisti a tutto tondo, con il loro porezioso gruppo dirigenziale, nella storia del Savona Fbc, riuscirono ad allestire una squadra molto competitiva e spettacolare. E l’allenatore-gentleman (tanto allenatore, troppo gentleman, come si vedrà) “U sciù” Nino Rosso si dimostrò molto bravo a lanciare i giovani (Pittofrati per tutti) e a costruire, con la grande esperienza dei vari Ratti, Persenda, Pozzi, Natta e Giulio Mariani, l’ossatura della squadra che dodici mesi dopo sarebbe salita in Serie B.

La rosa completa

Portieri: Semenzin, Janicelli.

Difensori: Valentino Persenda (ancora lui, sempre presente: “il capitano”), Ratti, Pozzi (giocò anche all’ala sinistra, fu proprio Rosso ad inventarlo con grande intuizione difensore), Ballardini, Calzolari, Tosello.

Centrocampisti: Pietrantoni (autentico cervello pensante, ispiratore del gioco, troppo presto e sciaguratamente accantonato dal duo Dapelo-Costa complice l’allenatore), Mariani (l’ultima stagione a Savona), Natta, Gittone, Pittofrati.

Attaccanti: Fazzi, Berto, Panucci.

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4-10-1964 4a giornata: Savona-Mestrina 1-0. Da sn: Berto, Fazzi, Pittofrati, Ballardini, Pietrantoni, Semenzin, Persenda, Natta, Pozzi, Mariani, Ratti.

10) Edizione 2001-2002, Serie D, primo posto dopo spareggio con l’Ivrea

I tifosi biancoblù ricordano bene, anche a 14 anni di distanza, il Savona targato Piro-Tufano, capace di ritornare in Serie C/2. Fu una stagione capace di infiammare e rinfocolare la passione per i colori biancoblù. Basti pensare alla vera e propria spedizione sul neutro di Voghera al seguito della squadra nel giorno dello spareggio-promozione. E la trionfale accoglienza della squadra al rientro a Savona. Quindi non ci inoltriamo in dettagli ulteriori se non ricordando doverosamente il match winner Bracaloni e tutti i protagonisti. di quell’avventura.

La rosa completa

Portieri: Ghizzardi (figlio del grande Italo, arrivato con un anno di ritardo al Savona, e con lui si sarebbe certo evitata la retrocessione dalla serie B), Iacono.

Difensori: Barone, Biffi, Bisio, Cappanera, Cocito, Di Gioia, Bertolone, De Lucis.

Centrocampisti: Bracaloni, Cairo, Contino , Peluffo, Perrella, Piccolo, Solari, Termine.

Attaccanti: Aloe, Gay, Lamberti, Lupo Riolfo, Rossi, Sala.

Come sono cambiati i campionati

di FRANCO ASTENGO

Una domanda: in quale categoria, dal punto di vista, dei valori tecnici pensate potrebbe giocare oggi questa squadra?

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Proseguiamo la nostra rievocazione storica.

Abbiamo così ritenuto opportuno tirar giù una sintetica storia della suddivisione gerarchica dei campionati di calcio, così come storicamente verificatasi in Italia, allo scopo di aiutare gli appassionati a capire meglio il valore delle varie partecipazioni (beninteso non dal punto di vista tecnica, semplicemente sotto l’aspetto della scansione dei diversi tornei: dal punto di vista tecnico, il “si giocava meglio un tempo”, oppure “adesso si corre molto di più” è oggetto di discussioni infinite, assolutamente gratificanti per chi le porta avanti ma dalla soluzione del tutto aleatoria. Si tratta di giudizi che, per dirla con una parola grossa, debbono essere “storicizzati”).

Entriamo, dunque, nel merito: il concetto di suddivisione in campionati separati dal meccanismo promozione/retrocessione è un concetto antico, immediatamente adottato dagli inglesi non appena (1863) si provvide a strutturare organizzativamente l’agone calcistico.

Come ci è già capitato di raccontare in altre occasioni in Italia, attorno agli anni’20, quando la diffusione del gioco si realizzò, con grande velocità, su tutto il territorio nazionale, divampò una vivacissima discussione proprio su questo punto: da una parte c’erano le società più forti, quelle delle grandi città oppure di città più piccole dove il gioco si era maggiormente sviluppato (e che avevano già intuito le potenzialità economiche e di comunicazione di massa che il calcio avrebbe messo in moto), da un lato i club più piccoli, più legati allo spirito pionieristico che intendevano andare avanti con una sorta di “assemblearismo”, con un campionato di Divisione Nazionale composto da cento e più squadre, suddivise in gironi regionali e poi, eliminatorie all’infinito fino a pervenire alla finalissima per il titolo. Nel 1921 Vittorio Pozzo, futuro CT della Nazionale, preparò un progetto che prevedeva già una Serie A a girone unico: ci fu così una spaccatura e le società più forti formarono una Consociazione Calcistica Italiana (campionato a 2 gironi, di vera e propria elite: vi aderì anche il Savona) mentre le piccole restarono nella  Federazione Gioco Calcio disputando il solito torneo a più gironi. Nella stagione successiva (1922 – 23) fu raggiunta una mediazione, con un torneo su 3 gironi, ma la strada verso il girone unico era stata spianata. Il primo assetto organico del calcio italiano fu, così, raggiunto, con il campionato 1929 – 30: girone unico sia di Serie A, sia di Serie B, e I e II divisione interregionali (cui potevano partecipare anche le squadre riserve delle società maggiori). Era il momento della grande crescita e della razionalizzazione (motivi politici e motivi organizzativi portarono, in molte città, a fusioni tra le piccole squadre per arrivare ad una società unica in grado di rappresentare al meglio le diverse realtà geografiche. Successe a Roma, Firenze, Bari, Napoli, Venezia, Como, Bergamo ed altrove: a Savona, qui per un moto d’imperio più di natura politica che organizzativa, lo Speranza fu costretto a farsi assorbire dal Savona).

La Serie C (prima su 4 gironi, poi su 8 di dimensione interregionale) fu istituita con la stagione 1935 – 36 e rappresentò un grande momento di crescita per l’intera provincia italiana.

I e II divisione restarono, così, confinate nell’ambito regionale.

La seconda guerra mondiale sconvolse tutti gli equilibri, anche per via delle difficoltà che le distruzioni di ponti, strade, ferrovie, portarono alla possibilità di recarsi in trasferta: la Serie A fu recuperata al girone unico nella stagione 46 – 47 (in quella 45- 46 si era tornati ai due gironi); la Serie B nel 1948 – 49 dopo due stagioni disputate su 3 gironi; la Serie C, in un primo tempo trasformata in una sorta di campionato interregionale tornò in quella stessa stagione (48 – 49) alla dimensione nazionale, su 4 gironi, mentre alle sue spalle sorgeva la Promozione Interregionale (la I Divisione assumeva così una dimensione prettamente provinciale).

Questo assetto fu rivoluzionato con l’annata 52 – 53, allorquando fu istituita la IV Serie (a dimensione interregionale) con Serie A, Serie B, Serie C a girone unico di 18 squadre (una selezione severissima, come si può osservare). Alle spalle della IV Serie gironi regionali di Promozione e provinciali di I e II Divisione.

La Serie C a girone unico resse fino all’annata 58 – 59 (due gironi; mentre nel 1957 – 58 la IV Serie era stata suddivisa in due: Interregionale di I e di II Serie).

In  quella stagione si diede al calcio italiano un assetto che risultò, per molto tempo stabile: Serie A a girone unico come la Serie B, tre gironi di Serie C con suddivisione geografica (Nord, Centro, Sud), otto gironi di Serie D, campionato di Promozione regionale (in Liguria su due gironi, Ponente e Levante, fino alla stagione 68 – 69 quando fu istituito un girone unico con l’avvento, alle sue spalle, del torneo di I categoria) e II categoria dilettanti (a livello provinciale).

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Varazze 69 – 70: In Liguria si ritorna al girone unico d’eccellenza. Vale la domanda già riportata sopra. In quale categoria giocherebbe oggi questa squadra?  Da sinistra in piedi  Castello, Torri, Camogli, Crosa, Prato, Musmeci, Leveratto. Accosciati. Lupi, Foglia, Carattino, Mandraccio, Barbarossa, il  massaggiatore.

 

Questa suddivisione andò avanti fino alla stagione 77- 78 quando fu deciso, per la stagione successiva, di sdoppiare la Serie C, in Serie C/1 (due gironi) e Serie C/2 (in un  primo tempo su quattro gironi, successivamente su tre): si ampliò così l’ambito dei professionisti (la storia del rapporto tra professionismo e dilettantismo nel calcio italiano meriterebbe di essere raccontata, ma non abbiamo in questa occasione lo spazio per farlo). Il resto del movimento calcistico fu suddiviso in Serie D (poi Interregionale, poi Campionato Nazionale Dilettanti, ed ancora – come adesso – Serie D), Eccellenza Regionale (in Liguria vi furono stagioni a due gironi, poi con il ritorno della denominazione Promozione per il campionato immediatamente successivo fu fissata definitivamente la formula del girone unico), I categoria (poi, come abbiamo già riferito subentrò la Promozione) II e III categoria.

Questo assetto è rimasto, più o meno, inalterato anche quando, negli anni’90, sono stati introdotti play – off e play – out per stabilire il completamento di quel meccanismo di promozioni e retrocessioni, fondamentali per un giusto ricambio e scambio tra le diverse categorie, ma che tra i pionieri era considerato offensivo per il valore universale dello sport inteso come prosecuzione dell’antica cavalleria.

La Serie C/1 e C/2 si sono poi trasformate  (una brutta denominazione) “Lega Pro I Divisione” e  “Lega Pro II Divisione”: quindi, a fronte di una crisi complessiva dal punto di vista economico che ha registrato il fallimento di tante gloriose società costrette a ripartire dalla Serie D o dall’Eccellenza ( Parma, Triestina, Venezia, Padova, Varese, Biellese: tanto per citarne soltanto alcune) la Terza serie, dalla stagione 2013 – 2014 è tornata ad essere “unica” con una suddivisione in 3 gironi con criteri geografici (dopo un periodo di assurda suddivisione di tipo “longitudinale” rispetto allo Stivale), mantenendo per il 4° posto utile a salire in Serie B i play – off a dimensione nazionale.

In sostanza a questo punto la suddivisione gerarchica dei campionati è la seguente: Serie A girone unico a 20 squadre (troppe); Serie B girone unico a 22 squadre (sempre troppe), Lega Pro, 3 gironi (Nord, Centro, Sud) a 20 squadre, Serie D, 9 gironi a 18 squadre; Eccellenza regionale; Promozione interprovinciale; Prima Categoria interprovinciale; Seconda Categoria provinciale, Terza Categoria provinciale.

L’interrogativo ricorrente circa l’attuale possibile categoria di appartenenza vale anche per questa formazione, di livello assoluto per quel che riguarda i valori tecnici (assente Tullio Pierucci, tanto nomini, per infortunio).

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La seconda categoria: la “nostra Serie A”

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

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Riportiamo, in questa occasione, alcuni dati statistici riguardanti la seconda categoria,quello che può essere considerato il campionato “classico” delle nostre squadre dei piccoli centri della provincia e dei quartieri cittadini (un campionato che pure ha ospitato compagini illustri, dalla Sanremese all’Imperia, e ancora Ventimigliese, Veloce, Varazze, Finale, Cairese, Loanesi) tocca, ormai i sessantotto anni d’età: dal 1947 – 48 ininterrottamente (prima sotto la denominazione di I Divisione, poi dal 59 – 60 – appunto – di Seconda categoria) il campionato con caratteristiche interprovinciali si è disputato con crescente successo di squadre e di pubblico, coinvolgendo una infinità di squadre e di giocatori.

Le squadre della nostra provincia sono state suddivise di volta in volta in un girone unico, in due gironi ed, in qualche occasione, anche in tre, comprendenti, di volta, in volta anche formazioni della provincia di Imperia, di Genova ed anche piemontesi (Garessio, e Cameranese Saliceto).

Nel computo di questi 68 campionati prevale la formula a girone unico (32 volte), mentre il doppio girone si è sviluppato in 26 occasioni che diventeranno 27 con questa stagione 2009-2010 mentre nelle rimanenti 3 si è giocato su 3 “poule”.

Alle fine, in tutti questi gironi, si sono imposte 61 squadre che riportiamo di seguito in ordine di numero di vittorie.

Il primato assoluto, infatti, tocca all’Andora  con cinque successi; seguono a quota quattro Veloce, Auxilium Alassio e Santa Cecilia.

Tre successi per Loanesi, Borgio Verezzi e Celle, Altarese

Hanno concesso il bis: Intemelia, Ventimigliese, Quiliano, San Filippo Neri, Vallecrosia, Bragno, San Bartolomeo, Cisano, Sciarborasca e Dego.

Una sola vittoria per: Varazze, Finale, Albisola, Carcarese, Libertà Lavoro, Croce Bianca Albenga, Colombo Cogoleto, Spotornese, Nolese, Villetta, Dianese, Don Bosco Varazze, Borghetto S.S, Garessio, Ferraro, Millesimo, Calizzano, Finalborghese, Boys Vado, Mallare, Bordighera, Sanremo ’70. Zinolese, Camporosso, Borghetto’84, Lavagnola’78, Fornaci, Sanremese, Imperia, Cameranese, Pietra Ligure, Multedo, Pietrabruna, Poggese, Portovado, Taggese, Legino, Speranza, Riviera dei Fiori, Sant’Ampelio, Albatross, San Nazario.

Dal punto di vista delle partecipazioni, abbiamo stilato la graduatoria delle società che hanno totalizzato più di 20 presenze:

36 presenze: Santa Cecilia

31 presenze: Altarese

30 presenze: Spotornese

29 presenze: Millesimo e Auxilium Alassio

27 presenze: Priamar e Cengio

24 presenze: Pontelungo, Calizzano e Celle

23 presenze: San Filippo Neri

22 presenze: Rocchettese

21 presenze: Laigueglia, Nolese, Speranza, Albisola, San Nazario e Villetta

20 presenze: Borghetto S.S.

Ed ecco il piatto forte di questa nostra modesta ricerca.

Di seguito gli sportivi interessati troveranno, suddivise per aree geografiche, tutte, ma proprio tutte le squadre che hanno partecipato nel tempo a questo importante campionato, comprese quelle squadre delle province di Imperia, Genova e Cuneo che si sono trovate a gareggiare con le nostre rappresentanti.

A fianco di ogni squadra si troverà tra parentesi l’anno di esordio nel campionato (che non coincide, ovviamente, con la data di fondazione).

Pregheremmo, davvero, gli sportivi di leggere queste denominazioni con grande attenzione: dietro ci sono le esperienze più varie, dalle nobili decadute per una stagione, da chi ha fatto una “toccata e fuga”, da chi ha sempre considerato la seconda categoria come la “propria Serie A”: un calcio di varie epoche, sempre a misura d’uomo, sempre condito da grandi sacrifici e da grandi passioni in difesa dei proprio colori (a proposito di colori, chi ricorda il Ferrania giallo-blu, il Cadibona azzurro, la Villetta biancoceleste, il Nuraghe rossoblu, la Lavagnolese gialla, e via dicendo?).

Allora, eccoci qui, con questo lungo elenco che comprende ben 176 squadre:

SAVONA CITTA’ E QUARTIERI ( 25 squadre)

Bagni Italia (1959), Bar Treviso (1972), Don Bosco Savona (1963), Freccero (1968), Ferraro (1973), Fornaci (1978), Judax (1966), Libertà e Lavoro (1951), Letimbro (1976), Lavagnola ’78 (1978), Legino (1980), Nuraghe (1976), Priamar (1963), Savona Nord (1976), Speranza (1950), Villetta (1957), Veloce (1947), Villapiana (1983), Villapiana Don Bosco (1986).

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Zinolese (1984), Lancia (1947), Libero Sport (1947), Stella Rossa (1948), Lavagnolese (1951), Gloria (1957).

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Stella Rossa 52- 53: da sinistra in piedi: Visconti, Briano, Amedeo, Mino Persenda, Valentino Persenda, Bennati, Merengone, Ricci. Accosciati: Bruzzone, Beretta, Bernardini.

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LEVANTE ( Albisola, Celle, Varazze,Stella, Sassello)   (13 squadre)

Varazze (1950), Albisola (1950), Alpicellese (1984), Alba Docilia (1985), Celle (1947), Cinque Stelle (1978), Celle ’90 (1990), Don Bosco Varazze (1963), Santa Cecilia (1957), Sassello (1993), San Nazario (1985) Luceto (1998), Albatross (2000)

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La Santa Cecilia vittoriosa nello spareggio con l’Andora (1968 – 69): da sinistra in piedi: il vice presidente Gozzi, Venturini, Fiore, Siccardi, Parodi, Vizzini, l’allenatore Gaggero, il massaggiatore, Conradi, Benvenuti. Accosciati Cutrupi, Invernale, Damiani, Ligresti, Danello, Tronchin, Rossi

VADESE ( Vado- Quiliano)   (8 squadre)

Boys Vado (1979), Cadibona (1962), Portovado (1980), Quiliano (1947), Sabazia (1947), Valleggia (1955), AVIS Valleggia (1947), Monteponi (1950)

VALBORMIDA   (26 squadre)

Altarese (1947), Altare ’80 (1983), Aurora Cairo (1996), Bragno (1972), Carcarese (1954), Cengio (1947), Calizzano (1966), Cosseria (1982), Dego (1951), Dego ’81 (1982), Ferrania (1961), Millesimo (1958), Mallare (1975), Pallare (1978), Rocchettese (1976), Rocchetta Cengio (1992), Bardineto (1997), Piana Crixia (2000), Murialdo (2000), Plodio (2000), Barca (fusione di Bardineto e Calizzano, durata poco, 2003), San Giuseppe (2004), Cokitalia Bragno (1947), Cairese (1949), Montecatini (1952), Valbormida (1958)

FINALESE ( Finale, Magliolo, Borgio Verezzi, Noli, Spotorno)  (9 squadre)

Finale (1947), Borgio Verezzi (1966), Finalpia (1968), Finalborghese (1950), Magliolo ’88 (1993),Nolese (1961), Spotornese (1961), Calice (1997), Città di Finale (2008)

LOANESE ( Pietra, Loano, Borghetto, Ceriale, Balestrino, Toirano)   (15 squadre)

Borghetto S.S. (1968), Balestrinese Toirano (1975), Borghetto ’84 (1986), Ceriale (1947), Fulgor Loano (1969), Interceriale (1977), Loanesi (1948), Maremola (1963), Pietra Sport (1976), Pietra Ligure (1990), Riviera dei Fiori (1979), Soccorso Pietra Ligure (1964), San Giorgio (1982), San Francesco (1983), Pontevecchio (1998)

ALBENGA E ENTROTERRA ( 12 squadre)

Bastia (1976), Croce Bianca Albenga (1958), Cisano San Giorgio (1988), Conscente (1989), Enel Albenga (1967), Leca (1966), Pontelungo (1975), Partenope (1980), San Filippo Neri (1976), San Bernardino (1976), Casalegno (1977), Villanovese (2008)

ALASSIO – ANDORA – LAIGUEGLIA ( 10 squadre)

Auxilium Alassio (1953), Andora (1968), All Stars Alassio (1978), Alassio (1984), Laigueglia (1974), Vecchia Laigueglia (1983), San Matteo (2000), Don Bosco Alassio (2004), Valmerula (1947), Adelasia (1947).

PROVINCIA DI IMPERIA  (39 squadre)

Arma Juve (1955), Arma ’85 (1987), Borgo Peri (1947), Bordighera (1976), Badalucchese (1994), Carlin’s Boys (1964), Cervese (1973), Camporosso (1978), Ceriana (1992), Don Bosco Vallecrosia (1976), Dianese (1964), Dolcedo (1995), Intemelia (1947), Imperia (1988), Matuzia (1961), Ospedaletti (1990), Pontedassio (1977), Pietrabruna (1987), Poggese (1990), Poggese – Ceriana (1993), Riva Ligure (1992), San Bartolomeo del Cervo (1965), Sanremo ’70 (1972), San Ampelio (1976), San Lorenzo al mare (1983), San Michele (1983), Santo Stefano al mare (1985), Sanremese (1988), Taggese (1966), Ventimigliese (1967), Vallecrosia (1978), Valbordighera (1949), San Biagio della Cima (1998), Costarainera (1998), Costacipressa (2000), Sanremo Boys (2004), Ponente (2006), Santo Stefano 2005 (2006), Val Steria (2006).

PROVINCIA DI GENOVA  (15 squadre)

Arenzano (1966), Acli Borzoli (1967), Corniglianese (1966), Colombo Cogoleto (1951), Campese (1991), Elah Pegli (1966), Marassi (1967), Multedo Pegli (1991), Mele (1991), Nova Quarto (1967), Praese (1991), San Marziano (1967), Sciarborasca (1980), USVE (1967), Marenco Cogoleto (1951)

PROVINCIA DI CUNEO (2 squadre)

Cameranese Saliceto (1983), Garessio (1962)

1963/64 La Spotornese sale in Promozione

di FRANCO ASTENGO

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Una Spotornese dell’epoca.

Piero Bertolotti, Rino Imovilli, Bruno Marengo, Luigi Bagnarino (Presidetnte), Piero Rinaldi, Giuanerutti (Vice Presidente), Gianni Imovilli, Nanni Calvi (Dirigente), Botto, Franco Arnello, Oreste Volpe (Allenatore). Accosciati da sinistra: Renato Sancio, Claudio Rosa, Gigi Saccani, Marino Santiglia.

Il racconto della stagione 1963 – 64 , riferita alle compagini e ai campionati della nostra provincia, comincia con il campionato di Serie C, girone A.

Una Reggiana ammazzasette (una sola sconfitta in 34 giornate!) sbarra la strada, nella stagione 63-64, ad un Savona meritevole di salire in Serie B.

Di seguito una foto d’epoca della squadra bianco blu.

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In piedi da sinistra: Ratti, Persenda, Fazzi, Ballardini, Pozzi, Mariani
Accovacciati: Pittofrati, Pietrantoni, Berto, Semenzin, Calzolari

Nella stagione 63-64 le savonesi in  Serie D sono invece due: con il Finale, c’è anche l’Alassio.

Vince il campionato l’Entella davanti alla Massese e all’Imperia.

Le “vespe” si piazzano all’undicesimo posto, il Finale un gradino più sotto (con un solo punto di scarto).

ALASSIO: Zenari, Piero Armella, Giovannelli, Lunetta, Maglioni, Oberti, Sancassiani, Casari, Gaio, Santagostino, Testa ( Ferrari, Boselli, Pastorino) all.Campanelli

FINALE: Settimio, De Sciora, Ronzon, Turrin, Luciano, Meliga, Vignolo, Merighetto I, Bergallo, Tognato, Gandolfo ( Galatioto, Iannello, Rescigno, Travagli, Mazzucchelli, Robutti, Rossi, Scarpato, Tonelli) all.Bossi

Campionato di Promozione

Albenga e Cairese conquistano le prime due piazze e vanno a disputarsi con Pontedecimo e Sestrese (alla testa del girone B) l’unico posto valido per salire in Serie D: alla fine la spunteranno gli ingauni (vera e propria squadra-ascensore, in questo periodo).

Le dieci savonesi presenti:

ALBENGA ( primo posto) : Macchi, Galindo, Volpi, Ramella, Neuhoff, Calarco, Ciotti, Paltrinieri, Testa, Celiberti, Balocchi (Franchi, Casazza, Rumazza,)

CAIRESE (secondo posto) : Angelini, Altobelli, Montaldo, Amello, Tullio Pierucci, Papes, Cigolini, Veglio, Monaci,Bonello, Minuto Pepè (Genta, Lucchesi, Reschia)

VADO (quarto posto): Camici, Rocca, Rosso II, Caviglia, Bartoli, Suraci, Griffo, Renesto, Lagasio, Micca, Bracali (Sozzi, Sassu, Chittolina, Ottonello, Peluffo, Santiglia, Pisu)

LOANESI (quinto posto) : Vicini, Di Biase, Martinucci, Negri, Negro, Gaglione, Gandolfo, De Moro, Pittaluga, Testera, Carlotto ( Thea, Scrivano)

VELOCE (ottavo posto) : Ferrero, Marino, Pietropaolo, Reggiori, Giusto, Ottone, Borgo, Vasconi,  Tobia, Benedetti, Guglielmelli ( Cortese, Parodi, Nuccio Minuto, Chiesa)

ALBISOLA (decimo posto): Elvio Curti, Brunettini, Furci, Cartabianca, Garrone, Derchi, Torielli, Reverdito, Toso, Albesiano, Zingariello ( Falco, Cola, Barioglio, Rossi, Torrielli)

VARAZZE (dodicesimo posto) : Delogu, Rossi, Ciferri, Cazzolla, Molinari, Rebagliati, Polignano, Musso, Guastavino, Firpo, Calamano ( Loprete, Vicenzi, Benzi, Rota, Tagliaferri, Schiaffino)

AUXILIUM ALASSIO  ( tredicesimo posto): Spitale, Anastasio, Maffioli, Gaggero, Capriati, D’Andrea, Briozzo, Lanfredi, Chirivì, Lavagna, Perfetti (Diodato, Badoino, Tommasi, Lanfredi, Gamberetto)

CENGIO (quattordicesimo posto): Traversa, Giacobbe, Baronti, Scavino, Zunino, Caracciolo, Bandoni, Gaiero, Dormetta, De Zanet, Spinelli ( Bonetti, Satragno, Nardo, Garibaldi)

CARCARESE (sedicesimo posto) : Bertonasco, Gamba, Fiorucci, Sesena, Ramognino, Marrone, Bolla, Simonelli, Ghiso, Bo, Bertone (Gravano, Ghiso, Dell’Orto, Parodi)

Passiamo così  direttamente alla classifica del campionato di seconda categoria 1963-64:

Spotornese 52, Garessio 41, Don Bosco Varazze 41, Villetta 38, Nolese 38, Millesimo 36, Libertà Lavoro Speranza 25, Croce Bianca Albenga 25, Cadibona 24, Altarese 24, Don Bosco Savona 23,Maremola Pietra Ligure 19, Priamar 11, Bagni Italia 10, Ferrania 9.

E’ la grande stagione della Spotornese che il munifico presidente Bagnarino, con il suo vice Giuse Cerruti intendono lanciare in alto nel panorama calcistico ligure (nella stagioni successive sarà allestito un grande settore givoanile, ingaggiando il “mago” Mario Vadone, specialista in materia, dopo aver diretto Stella Rossa e Libertà Lavoro). Il cannoniere della stagione è “Shad” Rusticoni, un nolese che ha già giocato con Savona, Cairese, Vado e che in questa occasione esplode letteralmente con una vera e propria sagra di goal. Con lui ci sono tre acquisti provenienti dalla Libertà Lavoro, il portiere Negrini, l’attaccante Giamello e il centorcampista Gigi Scarcia, oltre ad alcuni spotornesi fra i quali due futuri sindaci come Marengo e Bertolotti oltre al tuttofare Arnello  al’ex-carcarese Mascelli, all’ex-vadese Lillo Bracali.Una Spotornese, insomma, vera e propria macchina da guerra.

Da rilevare ancora che sai tratta dell’ultimo campionato per i Bagni Italia, un interessante esperimento durato qualche stagione nel quartiere delle Fornaci, patrocinato da Beppe Muda, proprietario dei bagni omonimi, affiancato dal panettiere Cavallone, da Mario Ostinelli, dall’ing.Ercoli della Ferrania. Nei Bagni Italia si sono posti in evidenza, nell’arco di diverse stagioni, l’appassionato Dario Sobrero, il portiere Jean Fusero, il classico mediano D’Harcourt, i tenaci Pilotti e Diana, il grintoso Bottelli, Adriano Rovere, il “dribbleur” Tessitore, l’altro portiere Leo Ratto, i postino Falco e Cervi, Aulo Zuanni proveniente dalla Veloce, l’ingauno De Tomin, il mediano Piccone e tanti altri.

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Da ricordare, infine, per quel che riguarda la stagione 63-64 la vittoria della Veloce nel campionato juniores.

Il Savona dei Vannini, Pittofrati, Lagustena, Ronchetti, Tosello, Mellano, Bosio è sconfitto ai rigori.

La Veloce non aveva più settore giovanile da molte stagioni: affidato l’incarico al sagace Titti Cerisola (fonderia a Quiliano) era allestita una forte squadra juniores prendendo in giro il meglio da varie squadre, in particolare dalla Priamar (Vasconi, Storti, Bonifacio) e dalla Villetta (Chiesa e Testa), dalla Torre era arrivato Codato, dall’Olimpia Carcare il portiere Santo, dal Don Bosco l’ottimo libero Rabellino, oltre a Ferro, Lagasio, Rocca e tanti altri.

Una ripresa in grande stile, questa del settore giovanile della Veloce dell’epoca, che  accompagnava la crescita di tutta la società granata che manteneva la propria sede presso il Bar Commercio.

Campetti sassosi per ragazzi d’altri tempi

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

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Nella foto la formazione del “Don Bosco” edizione 1942, schierata sul campo dei Salesiani di Via Piave. Siamo alla finale del torneo riservato ai ragazzi tra gli 11 ed i 14 anni.

Nella foto, da sinistra in piedi: don Domenico Mistrali (organizzatore del torneo). Gino Bocchino, Perini, Renato Bodino, Lino Alocco (futura ala sinistra di Speranza e Vado); accosciati: Carlo Dellepiane (figlio del grande pittore savonese), Alfredo e Nino Marini (futuri assicuratori, molto noti in città).

La partita di finale fu arbitrata da Emilio Ciglieri, papà del futuro centromediano di Sampdoria e Savona Nanni, grande dirigente del calcio minore savonese negli anni’40 – ’50.

La foto ci è stata fornita da Gino Bocchino, che successivamente ancora nel corso della guerra mondiale si è dedicato allo studio della musica per scoprire, tra il 1946 ed il 1947, il jazz portato dai militari americani e diventando uno dei migliori interpreti, a livello nazionale, di quel coinvolgente tipo di musica.

La foto che illustra questo articolo ci ha suggerito un viaggio della memoria che, ne siamo sicuri, coinvolgerà molti con i capelli grigi: intere generazioni di savonesi.

Sino agli anni’60 inoltrati (ci è già capitato di farne cenno in altre occasioni) i ragazzi sino a 14 anni non potevano partecipare ai campionati ufficiali a 11 giocatori.

L’attività era così tutta concentrata su combattutissimi tornei a 7, che si disputavano su campi che vanno descritti accuratamente, perché si tratta di mantenere una memoria davvero preziosa.

Prima di tutto c’è da distinguere tra campi “precari” (ricavati cioè da spazi di fortuna) e “stabili”, questi ultimi quasi sempre presenti in strutture di oratorio o scolastiche, che descriveremo più avanti.

I terreni “precari” più celebri e frequentati furono, ai tempi, essenzialmente due: il primo, quello del “Brandale”, costruito sulla spianata lasciata libera dalla distruzione del quartiere dei Fraveghi e di Piazza delle Erbe, avvenuta a causa dei bombardamenti dell’inverno 43-44.

L’uso di quello spazio a fini calcistici (in realtà, nell’area di fronte alla Campanassa, oggi adibita a parcheggio, soleva fermarsi, nei mesi invernali, il “Carro di Tespi”. Un teatro viaggiante, con struttura in legno, la cui compagnia recitava i drammoni dell’800: Il Fornaretto di Venezia, Le due orfanelle, il Padrone delle Ferriere, ecc,ecc) durò fino alla metà degli anni’50, quando furono costruiti i grandi palazzi di via Gramsci.

Il secondo terreno precario, assolutamente da ricordare, è quello del “Gloria”, costruito sul greto del Letimbro all’altezza del ponte di legno di via delle Trincee (il “ponte delle bottiglie”, le cui arcate servivano da improvvisati spogliatoi). L’opera realizzata nell’immediata dopoguerra, soprattutto per volere di Guglie Talassano, che seppe poi mettere assieme alcune squadre (la Molese, lo stesso Gloria) poi affermatesi anche nei campionati ufficiali resistette fino al 1956 quando (in quel terribile inverno!) una piena del Letimbro lo rese praticamente inagibile.

Qualche volenteroso tentò, comunque, di ripristinarlo e vi si giocò ancora fino al 1958: poi l’abbandono definitivo, ma i tempi stavano già inesorabilmente cambiando.

Gli impianti “fissi” da citare sono, invece, almeno quattro:

  1. a) il campo del Sacro Cuore di Corso Colombo, la cui attività era animata dall’indimenticabile figura di Don Vittorio Dietrich, fondatore dell’U.S. Priamar. Il campo del Sacro Cuore ebbe una prima sede, incastonandosi in senso longitudinale rispetto alla ferrovia, tra l’imponente edificio della zincatura dello stabilimento “Servettaz-Basevi” e via Buscaglia. Un campetto sassoso, frequentato tutti i giorni da torme di ragazzini magari male in arnese, ma dotati di inestinguibile passione. Se alla domenica si disputavano tornei più o meno regolari fra compagini rappresentativi di parrocchie e di quartieri della città, nei giorni feriali il centro dell’attenzione era captato dalle sfide tra i tifosi di Bartali e quelli di Coppi (capitano della squadra di Bartali era lo stesso Don Vittorio, mentre i sostenitori del “campionissimo” erano diretti da Renzo, l’operatore del “Lux”, il cinema di via Buscaglia, che faceva anch’esso capo alla parrocchia). Le partite iniziavano alle 14, il numero dei partecipanti era indefinito, si terminava al buio con punteggi varianti tra il 32-34, 27-29, 36-32 e così via. Nel 1964 fu installato il primo impianto di illuminazione di fortuna (il parroco Don Pescio, si lamentò molto per la bolletta…) e si avviò la grande stagione dei tornei notturni: grandi squadre, foltissimo pubblico, un vero spettacolo che portò il nostro calcio minore al centro dell’attenzione generale. L’anno seguente la Servettaz – Basevi si spostò in via Stalingrado ed il campo del “Sacro Cuore” si allargò, mutando di prospettiva ponendosi frontalmente tra la ferrovia e Corso Colombo. Alla fine degli anni’80 il Comune decise di utilizzare il terreno per fabbricare un parcheggio sotterraneo a più piano: inutilizzato ed inutilizzabile. Un vero e proprio monumento all’inefficienza storica dell’amministrazione comunale di Savona.
  2. b) il campo dei Salesiani di Via Piave. Situato tra via Piave, via San Giovanni Bosco e l’officina del gas il cui muro di cinta correva lungo Valletta San Lorenzo, il campo dei Salesiani è stato il punto di riferimento della gioventù savonese, fin dai tempi precedenti il secondo conflitto mondiale. Si può dire che tutta la città abbia giocato al pallone sul vecchio campo ricoperto di fine sabbia nera, dove si poteva far rimbalzare il pallone contro il muro per dribblare l’avversario (vero, Lello?), si calciavano pesanti sfere di gomma scura, ed anche per le partite amichevoli infrasettimanali venivano distribuite le maglie (una grande attrazione!): negli anni’50 da una parte c’erano divise rossonere e divise bianche con la striscia diagonale rossa, stile quel River Plate che nel 1952 avevamo addirittura visto all’opera dal vivo in quel di Vado Ligure, in memoria di Valerio Bacigalupo, vent’anni prima portiere proprio del Don Bosco (poi passato al Vado, alla Cairese, al Savona, al Genoa, all’invitto grande Torino di Superga), mentre tra i pali dei “Caterini” c’era Luigi Pendibene ( Savona, Reggina, Palermo, Novara, Torino). L’illuminazione notturna arrivò ai Salesiani in precedenza, rispetto al Sacro Cuore: era l’estate del 1960 e le lampade a mercurio venivano accese verso le 19 per poter splendere attorno alle 20,30. Un ricordo della grande emozione provata alla prima partita, personalmente giocata alla luce dei fari: la memoria si attarda ancora in tutti i particolari, come per uno degli episodi più importanti della vita (per la cronaca: Priamar- Santa Rita 3-2). Successivamente, alla fine degli anni’90, il terreno è stato cementato: ciò nonostante, fino a qualche anno fa, vi si giocavano tornei combattuti come quelli di un tempo. Oggi, invece, lo spazio funge da giardino.
  3. c) il campo degli Scolopi, situato in cima alla collina di Monturbano, oggi definitivamente scomparso per far posto alla nuova Biblioteca Civica (certo fa un po’ impressione quando si arriva davanti al portone della biblioteca, ricostruire mentalmente lo spazio in cui si giocava). Ovviamente l’attività che vi si svolgeva vedeva impegnati, durante la settimana, gli allievi (convittori ed esterni) del Collegio delle Scuole Pie. Alla domenica, però, l’utilizzo del campo era allargato anche alla disputa di tornei cittadini, come accadeva contemporaneamente al Sacro Cuore e ai Salesiani. Anzi si può dire che l’attività del Centro Sportivo Italiano (di cui ci siamo già diffusamente occupati) iniziò proprio sul terreno degli Scolopi. Il particolare più interessante da citare riguarda, però, le modalità di accesso al campo: era necessario, infatti, attraversare la sede dell’istituto Calasanzio, percorrendo austeri saloni alle cui pareti erano appesi i ritratti dei “Principi dell’Accademia”. Un itinerario che svolgevamo in punti di piedi ed in silenzio, per poi “esplodere” non appena arrivati in cima, sul terreno di gioco. A fianco del campo di calcio sorgeva anche un campo da tennis che, a partire dagli anni’60, venne aperto all’uso di tutti e rappresentò così un’occasione importante per giovani squattrinati ed impossibilitati a pagarsi le carissime tariffe dei campi privati, di avvicinarsi al nobile sport della racchetta.

 

  1. d) il campo del Santuario, situato esattamente dove si trova adesso il terreno di gioco di Letimbro e Speranza, tra il cimitero di San Bernardo in Valle e la Locanda. Ma tutto era diverso da adesso: ci si cambiava proprio nella Locanda, ed il terreno di gioco, molto erboso ai lati, presentava al centro spuntoni di pietra che imprimevano stranissimi rimbalzi, conosciuti soltanto da alcuni specialisti (in primis, il “sindaco del Santuario” Augusto Briano, scomparso recentemente al quale inviamo un pensiero davvero commosso). Questa particolarità rese la squadra di casa, la Letimbro presieduta dallo sportivissimo panettiere Giuanin Genta, quasi imbattibile tra le mura domestiche. I tornei che si disputavano sul campo del Santuario interessavano prevalentemente squadre appartenenti all’area della Valle del Letimbro (Riborgo, Marmorassi, Lavagnola)ma anche compagini provenienti da altri quartieri cittadini si cimentavano risalendo domenicalmente le colline (perché qui, anche ad anni’60 inoltrati, i fari per le “notturne” non c’erano ancora e non si poteva giocare nel corso della settimana). Toccò alla fornacina Judax porre fine all’imbattibilità casalinga della Letimbro, nella finale del torneo 1965: 1-0 per gli ospiti con una rete, se non andiamo errati, del biondo Mirko Beruto. Alle spalle delle due finaliste, l’Intrepida capitanata da Luciano Casarino, un altro indimenticabile, e la Zinolese.

 

Oltre a questi quattro campi definibili davvero come “storici”, i luoghi del calcio minore erano molteplici, sparsi per tutta la città, ma sarebbe troppo lungo ricordarli tutti per esteso. Basterà citarne alcuni: il “Bambi” a ridosso della Chiesa di San Domenico e del Garbasso (con annesso cinema parrocchiale); alle Fornaci tra la Chiesa e Corso Vittorio Veneto lungo via delle Maone (lì si disputò, ovviamente all’aperto, uno dei primissimi tornei di pallavolo: sport all’epoca ancora in fasce, almeno a Savona, perché ad Albisola aveva già ricevuto fortissimi impulsi); a Lavagnola, nello spazio di sotto alla Chiesa di San Nazario che, oggi, don Giovanni Lupino ha trasformato in un ottimo campo di erba sintetica, sul quale qualche anno fa si disputò il primo torneo cui parteciparono formazioni formate da immigrati extracomunitari.

Ci fermiamo a questo punto, pensando di aver rievocato un altro pezzo della Savona, calcistica e no, che non c’è più: in un ricordo che non vuole essere nostalgia, ma semplicemente testimonianza e memoria.

Ricordi di Giovanna e Rino

di RINO IMOVILLI

Io, Prospero Imovilli del 1935, e Giovanni, mio fratello, del 1938, nati a Spotorno in Via Garibaldi. Nostra madre Gemma ci ha sempre detto che è stata assistita nel parto dall’ostetrica di quel periodo che era la signora Maria di Noli, prima moglie del signor. Giuseppe “Beppe” Cerisola, ultimo fattore della famiglia Siccardi. Ora facciamo un salto negli anni 1960- 1961, quando realizzato il campo sportivo in località Serra, un gruppo di sportivi tra i quali Giovanni Cerutti, Luigi Bagnarino, Giovanni Calvi, Cesare Baglietto, Raimondo Di Cesare ed altri, hanno ripristinato la Polisportiva Sezione Calcio richiamando quei giovani che erano andati a giocare in squadre della provincia di Savona, come la Stella Rossa, il Vado, il Savona ecc. ecc. Giovani emigrati a giocare altrove per mancanza del campo, dal momento che nel campo di via Foce erano stati realizzati i campi da tennis.

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Da sn in piedi: Piero Bertolotti, Rino Imovilli, Bruno Marengo, il presidente Luigi Bagnarino, Piero Rinaldi, Giovanni Cerutti, Gianni Imovilli, Giovanni Calvi, Botto, Franco Arnello, Oreste Volpe allenatore. In ginocchio da sn: Renato Sancio, Claudio Rosa, Luigi Saccani, Marino Santiglia

Io, Prospero Imovilli del 1935, e Giovanni, mio fratello, del 1938, nati a Spotorno in Via Garibaldi. Nostra madre Gemma ci ha sempre detto che è stata assistita nel parto dall’ostetrica di quel periodo che era la signora Maria di Noli, prima moglie del signor. Giuseppe “Beppe” Cerisola, ultimo fattore della famiglia Siccardi. Ora facciamo un salto negli anni 1960- 1961, quando realizzato il campo sportivo in località Serra, un gruppo di sportivi tra i quali Giovanni Cerutti, Luigi Bagnarino, Giovanni Calvi, Cesare Baglietto, Raimondo Di Cesare ed altri, hanno ripristinato la Polisportiva Sezione Calcio richiamando quei giovani che erano andati a giocare in squadre della provincia di Savona, come la Stella Rossa, il Vado, il Savona ecc. ecc. Giovani emigrati a giocare altrove per mancanza del campo, dal momento che nel campo di via Foce erano stati realizzati i campi da tennis.

Con l’inserimento di alcuni ragazzi di Finale Ligure, il sottoscritto e altri di Spotorno come, Piero Bertolotti, Bruno Marengo, Marino Santiglia, Claudio Rosa, Renato Sancio, Franco Arnello, mio fratello Gianni, tutti più giovani di me, è stata fatta la nuova squadra della Spotornese Calcio. A me, essendo il più anziano di tutti, è stato dato il compito, inizialmente, di capitano.

E’ ora il 23 ottobre del 1961, io e mia moglie Giovanna abbiamo avuto la gioia della nascita del primo figlio Maurizio e 14 mesi dopo è nato anche Luciano. Tutti e due sono nati a Spotorno in Vico Nicei, nostra prima abitazione dopo il matrimonio avvenuto nell’ottobre del 1959. Probabilmente, in quei tempi sono state tra le ultime nascite avvenute a Spotorno, nascite assistite dalla brava levatrice Lesta Borghi. La Signora Lesta Borghi, molto scrupolosa e professionale, ha acconsentito al desiderio di mia moglie di farla partorire in casa, visto l’andamento regolare delle gravidanze. Maurizio è nato tra la domenica notte e il lunedì. Dopo alcuni giorni, Bruno Marengo e Marino Santiglia, in rappresentanza della squadra e della Società Polisportiva Calcio, hanno fatto una visita a mia moglie ancora a letto, portandole un grosso mazzo di rose con gli auguri di tutti gli sportivi di Spotorno. La Domenica successiva, la squadra giocava a Spotorno, ed ho notato negli spogliatoi un clima diverso. Aleggiava nell’aria qualche cosa di strano, prima di uscire sul campo di gioco ringraziai nuovamente gli amici giocatori e i dirigenti per il bel pensiero che avevano avuto portando i fiori e gli auguri a mia moglie. Ripeto, negli spogliatoi vi era nell’aria come un silenzio strano di attesa. Al momento dell’entrata delle squadre sul campo, dopo la lettura delle formazioni che scendevano sul terreno di gioco, era stata messa una musica di auguri a pieno volume e avevo notato che era stata appesa una grossa coccarda blu alla rete della porta lato bar. Ero talmente commosso che mi sono venute le lacrime agli occhi, per la stima e l’affetto che gli amici del calcio avevano voluto attribuire a me e a mia moglie Giovanna. Oggi sono passati oltre cinquant’anni da quel momento, e a volte parlandone in casa ancora oggi ci ricordiamo con gioia e commozione di quell’ episodio di affetto. Sei anni dopo nel 1968 è nata mia figlia Ornella, questa volta a Savona. Io e mia moglie per la stima la fiducia e l’amicizia che avevamo verso la levatrice Lesta Borghi abbiamo voluto che ci fosse anche Lei ad assisterla al momento della nascita.

Rinascita di una squadra di calcio

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di BRUNO MARENGO

Ecco di seguito l’immagine della  Spotornese 1962 – 63 vittoriosa 2-1 al “Bacigalupo” contro la Veloce.

In piedi da sinistra: Bruno Marengo, Giribaldi, Bezzi, Falco, Ettore Rusticoni, Piero Bertolotti, Botto, Aldo testa, Accosciati da sinistra: Moraglio, Gigi Saccani, Chiacchio. 

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Rino Imovilli (già mio capitano) ha già scritto della ripresa calcistica a Spotorno in un bel racconto dedicato alla moglie Giovanna. Io proverò ad aggiungere qualcosa, magari con qualche aneddoto.

A Spotorno, l’attività calcistica, ripresa nel primo dopoguerra, cessò con la trasformazione del campo di calcio, adiacente alla vecchia ferrovia nei pressi del torrente Crovetto, in campi da bocce e da tennis (gestiti da Giuseppin Pastorino, un ex partigiano comunista, grande amico di mio padre, che mi insegnò l’arte di quello sport in allora assai esclusivo). Ma la grande passione era il calcio e noi ragazzini potemmo continuare a giocare al pallone grazie al Vice Parroco, don Nino Quaglia, che fece trasformare una vecchia arena cinematografica estiva, adiacente all’Albergo Esperia, in un campetto da sette. Poco più sopra, in una casetta bianca, abitava il poeta Camillo Sbarbaro che passava interi pomeriggi ad osservarci, divertendosi molto quando noi strillavamo rivendicando un rigore o litigavamo per un’entrata troppo dura (l’arbitraggio era “autogestito”). Don Quaglia formò anche la “squadretta dei chierichetti” comprandoci le divise (maglie a righe verticali giallo-blu, analoghi calzettoni e calzoncini bianchi, guanti e ginocchiere per il portiere). Ci comprò anche le scarpette (da tennis perché quelle con i tacchetti costavano troppo). Ricordo ancora l’emozione che mi prese quando consegnò, a me ed ai miei amici, tutto quel ben di Dio. Dopo i primi allenamenti, don Quaglia ci portò a giocare anche in trasferta: nel Seminario Vescovile della Villetta, ai Salesiani, al Sacro Cuore, agli Scolopi. Momenti, emozioni, indimenticabili.

Quando il regista Lattuada girò il film “La Spiaggia”, a Spotorno nel 1953, Raf Vallone, uno dei protagonisti, andò ad abitare in una villetta posta proprio sopra al campetto dell’Esperia. Spesso veniva a giocare con noi. Lo guardavamo con ammirazione perché aveva giocato nel Torino.

I nostri maestri (che ci insegnarono anche le regole) furono “attempati” calciatori come il “Veloce” (perché si diceva avesse giocato nella Veloce), “U Carappa” (gran tifoso del Genoa dei tempi di Carappellese, mitica ala sinistra dal dribbling facile) e Gino Maglio (nostro allenatore ufficiale, già difensore centrale, ammiratore della “scuola” di “Mobilia” Ferrario) che ci urlava la “tecnica”: “Stoppa! Al volo! Marca! Di prima! Alza la testa! Passa al portiere! Allunga!!! Tiraaaa!!! Entraaaaa!!!!!!!”.

Con la costruzione del nuovo campo di calcio da undici in località Serra (fine anni ’50), grazie all’impegno dell’allora sindaco Mario Brugna, ex calciatore della Spotornese anni ‘40, si riformò la squadra della Polisportiva Spotornese che, sino ad allora, si era dedicata all’attività bocciofila.

La congiuntura favorevole fu che il nuovo campo rimise in moto la passione calcistica di Luigi Bagnarino, Giuan Cerutti, Nanni Calvi, Cesare Baglietto, gran genoano, Raimondo Di Cesare (un passato di eccellente podista, inventore dei krapfen spotornesi) e tanti altri collaboratori che misero in piedi la Polisportiva calcio.

A dire il vero, Luigi Bagnarino si era presentato agli spotornesi con l’organizzazione della corsa ciclistica per dilettanti Alessandria-Spotorno. Un vero evento sportivo. Lo ricordo su un palchetto, predisposto in prossimità dell’arrivo, mentre dava informazioni, al microfono, sulla corsa dopo i messaggi ricevuti dalla staffetta motociclista, in attesa delle premiazioni. A Spotorno, non mancavano i bontemponi e fu organizzato uno scherzo che lo fece arrabbiare non poco. Un mattacchione, soprannominato “U Cuppetta”, grande tifoso di Coppi, si piazzò, vestito da ciclista, sull’Aurelia, dalle parti dei Predani di Bergeggi, e quando vide spuntare i ciclisti dalla curva “dell’Ase” dopo il faro di Vado, inforcò la bicicletta (una Bianchi sfavillante) e a tutta velocità si diresse verso Spotorno. Tagliò il traguardo in un tripudio di applausi: “Viva “U Cuppetta! Viva Coppi!”. Fu portato in trionfo e quando arrivarono i corridori veri tutta la gente era distratta dall’impresa del “Cuppetta”. Bagnarino stigmatizzò bonariamente la burla parlando al microfono: “Dobbiamo farci conoscere così dai turisti e dai veri tifosi???!!! Passiamo, prima delle premiazioni, alle scuse ed ai ringraziamenti…”. Era un uomo di gran classe.

Il primo campionato della nuova squadra calcistica fu quello del 1960/61. La formazione era composta per lo più da giocatori presi “fuori”. Spotornese di adozione l’indimenticabile Paolo Ghelli, portiere “de li Castelli romani”, gran tifoso laziale.

Poi, a formare la squadra, campionato 1961/62, vennero chiamati molti spotornesi (tutti reduci dalla “Scuola calcio Esperia”). Io, Gianni Imovilli, Claudio Rosa, Renato Sancio venivamo dalla Nolese (dell’indimenticabile allenatore Franco Ascanio), Rino Imovilli dalla Stella Rossa, il portiere Botto da qualche squadra savonese, Piero Bertolotti (altro mio capitano) dal Quiliano, Aldo Testa dall’Alassio (al tè preferiva un bicchierino di bianco, gran attaccante), Marino Santiglia (“Scuola Esperia”), Guidetti, Chiacchio, Moraglio e Lillo Bracali dal Vado, Piero Rinaldi e Gigio Saccani dalla Finalese. Franco Arnello Buraxo, anche lui reduce dell’Esperia, era un giocatore dedito allo studio delle “buche del campo”, dei “dislivelli, delle pietre, del drenaggio” e delle righe tracciate con la calce (non per niente era geometra), un vero “stratega” che collaborava anche con l’allenatore per le “attrezzature” (il primo fu Oreste Volpe -passato di buon giocatore in serie C in Veneto, brillante tenore dal repertorio operistico-canzoni napoletane- poi venne Profili dall’Auxilium di Alassio, ottima persona). Il massaggiatore era “Trueba” Canepa (efficacissimo con l’olio canforato nei “geli” della Val Bormida). Il medico societario era l’ortopedico Aldo Sirito.

Luigi Bagnarino ebbe ben presto il riconoscimento del titolo di “Presidentissimo” per i suoi modi signorili e per lo stile instaurato nella Polisportiva. Quando lui “scompariva” i soliti bontemponi mettevano in giro la voce che fosse nell’Albergo Gallia di Milano per la campagna acquisti. Prima di dare il via alle amichevoli pre-campionato organizzava il raduno presso il Bar Dancing Olimpia dove, nella pista da ballo all’aperto (balli di pomeriggio e sera con juke-box), teneva il “discorso programmatico” e poi presentava i nuovi acquisti. Ricordo quando arrivò Ettore Rusticoni che il buon Bagnarino magnificò come un grande cannoniere. Ma a Ettore non bastò perché ci raccontò di un mirabolante capitolo di sue imprese calcistiche. Qualcuno commentò: “Sun tutte musse…” (comunque, era un vero goleador). Con lui furono presentati via via anche Bezzi, Giribaldi, Falco, Negrini, Romano, Giorgio Peluffo, Franco Giamello e tanti altri giocatori. Quando toccò a Nervi (difensore di grande esperienza, sulla trentina) Bagnarino era raggiante: “Questo è l’acquisto dell’anno, blinderemo la difesa!”. In effetti, era un ottimo giocatore. Siccome stavamo cominciando a giocare col libero, Nervi in allenamento mi diede i ragguagli: “Tu stai sull’uomo senza complimenti, deciso, al pallone non ci pensare, a quello provvedo io che gioco da libero”.

In un’amichevole pre-campionato, Nervi litigò con l’arbitro e gli sferrò un pugno. Squalificato a vita! Che dispiacere per il Presidentissimo che, quando veniva negli spogliatoi dopo una partita non andata bene ci ripeteva sempre sospirando: “Eh se c’era Nervi quel gol non l’avremmo preso!”. Era molto orgoglioso della squadra quando i giornali locali ne parlavano bene: “La serietà paga sempre e in questo non siamo secondi a nessuno!”.

Un capitolo a parte merita la gestione, durante l’inverno, del Dancing Premuda da parte della Polisportiva sorretta, in questo caso, dall’impareggiabile Giuan Cerutti, gran direttore di banco-bar e di sala (con una “arbanella” di acciughe sotto sale, focaccia e un fiasco di vino, sapeva creare “tutto un ambiente”). La domenica sera si ritrovavano nella mitica sala dalla cupola ovale (che negli anni ’30 aveva visto la presenza di Mumo Orsi, grande ala della Juventus e della nazionale che suonava tanghi argentini al violino) giocatori di tutte le squadre del circondario. Giuan Cerutti organizzava veglioni di Carnevale, lotterie a premi, la Pentolaccia, “Miss Polisportiva, con orchestra e cantanti di “grido”. Il leggendario Vermouth in bottiglioni senza marca del Giuan scorreva a fiumi. Si arrabbiava quando, preso il microfono sul palco, ci mettevamo a cantare a squarciagola: “In sciö cian de l’articiocca ca se punzeiva u cû, criava aggiûttu aggiûttu ca nun ne possu ciù! …” e via con le filastrocche genovesi, ridanciane e un po’ boccaccesche. In quelle serate si parlava di sport, di donne e motori ma, qualche volta, anche di politica e di sindacato. Le ragazze, durante la partita della domenica pomeriggio, ci lanciavano in campo dei biglietti con la scritta: “Questa sera ci vediamo al Premuda?”, poi ci salutavano con la mano. Che bei tempi!

Di quegli anni ricordo una partita sfortunata a Sanremo contro la Matuziana, sospesa a meno di un quarto d’ora dalla fine dall’arbitro per l’impraticabilità del campo. Nel primo tempo segnammo subito, poi fu espulso Lillo Bracali (ogni tanto gli capitava…). All’inizio del secondo tempo, in uno scontro con un difensore, “saltarono” i legamenti di un ginocchio a Claudio Rosa (incidente molto grave). Difendemmo in nove l’uno a zero, nel fango, sotto la pioggia. La sospensione della partita scatenò l’ira dei nostri tifosi, Giuan Cerruti in testa. Vincemmo poi, nel rinvio, per due a uno con gol della vittoria di Arnello, di testa su corner. Nella mia memoria restano anche i campi della Val Bormida d’inverno (neve, freddo, tifosi locali scatenati).

Ricordo anche una grande vittoria a Savona contro la Veloce, prima in classifica e imbattuta (segnarono Rusticoni, Testa e Tobia per la Veloce), e una sui Bagni Italia nel campo della Valletta. Franco Astengo, allora giocatore dei Bagni Italia, sostiene che la vittoria fu propiziata da un gol di mano di un biondino (forse Lillo Bracali). E se lo dice Franco bisogna credergli anche se è sampdoriano…

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Eccola qui la Spotornese del goal di mano di Lillo Bracali schierata proprio alla Valletta.

In piedi da sinista: Profili (allenatore), Giribaldi, Lillo Bracali, Gianni Imovilli, Piero Rinaldi, Bruno Marengo, Luigi Bagnarino (Presidentissimo) Accosciati da sinistra: Franco Arnello, Renato Sancio, Piero Bertolotti, Marino Santiglia, Rino Imovilli (cap.), Botto

Gran bella Società la Polisportiva Spotornese che Luigi Bagnarino, l’indimenticato Presidentissimo, ed i suoi collaboratori portarono ad un livello di riconosciuto prestigio. Io ho ricordato i primi anni delle ripresa calcistica di fine anni’50-inizio anni ‘60.

Tempi memorabili. “Mondi e voci legati insieme dalla forza della memoria che ingigantisce ogni cosa” direbbe Osvaldo Soriano, con la sua straordinaria scrittura, specialmente quando parla di calcio, così caustica, nostalgica e ricca di ironia.

Ecco i 14 campionati vinti dal Savona fbc in 109 anni della sua storia

di LUCIANO ANGELINI e FRANCO ASTENGO

Per 14 volte,  in centonove anni di storia, il Savona Fbc ha vinto il proprio campionato di competenza. E’ capitato in III categoria regionale, in I Divisione, in Serie C., in IV Serie o Serie D e in Promozione Regionale.

Sicuramente la vittoria del campionato 2009-2010 può essere considerata come una tra le più brillanti: un campionato dominato fino in fondo dallo squadrone diretto dall’allenatore Iacolino. Punti di forza il portiere Pascarella, l’esterno Candolini, il centrale Di Leo, l’indimenticabile capitano Paolo Ponzo, purtroppo scomparso prematuramente e che ricordiamo con affetto, l’inesorabile cannoniere Zirilli, i classicheggianti argentini. Una stagione da incorniciare e da mettere a fianco di quelle altre, antiche o meno antiche, che rievochiamo di seguito. Tutte, comunque, meritevoli di essere ricordate. Per sempre.

La ricostruzione parte dal campionato di III categoria 1909-10, conclusosi con uno spareggio, disputato sul campo della “Cajenna” a Genova (collocato più o meno dove adesso sorge la gradinata Nord, dello Stadio di Marassi). Risultato: Savona-Andrea Doria 3-0.

La promozione alla “Divisione Nazionale” (massima categoria dell’epoca), risale alla stagione 1913-14, non si realizzò, invece, attraverso la vittoria in un girone, ma attraverso una scelta della Federazione, che faceva disputare alle pretendenti una serie di test-match per saggiarne capacità tecniche ed organizzative. Il Savona superò la prova battendo 3-1 il Como sul campo neutro di Torino.

Per ritrovare il Savona in testa alla classifica bisognò, attendere il campionato di I Divisione 1931-32. Sampierdarenese, Rapallo e Empoli vennero regolate alla distanza dallo squadrone diretto dall’ungherese Payer. All’epoca, per salire in Serie B, era però necessario superare lo scoglio delle finali “nazionali” ed, in quel frangente, il Savona venne superato dal Messina di Cevenini III.

Eguale risultato sortì dalle vittorie conseguite nei campionati ’33-34 e ’38-39. Gli striscioni dominarono, in un caso, il girone di I Divisione (c’era l’attacco atomico da 82 reti in 30 partite: Caviglione, Vanara, Calcagno, Canepa, Borgo); nell’altro,  quello di Serie C, ai già citati “moschettieri”, si erano aggiunti, Levratto, Sandroni, Morchio, ma, in entrambe le occasioni, due sciagurate partite con la Reggiana impedirono il grande salto.

Successo pieno, invece, nella stagione ’39-’40. Il girone di Serie C venne stravinto (unico avversario di una qualche consistenza la Sestrese-Cavagnaro) dallo squadrone messo su dall’ingegner Noceti e da Arpad Hajos, mentre le finali vennero superate grazie al “goal dello zoppo” messo a segno da Borel I, per il 2-2 decisivo al “Picco” di la Spezia.

La nostra ricostruzione parte dal campionato di III categoria 1909-10, conclusosi con uno spareggio, disputato sul campo della “Cajenna” a Genova (collocato più o meno dove adesso sorge la gradinata Nord, dello Stadio di Marassi). Risultato: Savona-Andrea Doria 3-0.

La promozione alla “Divisione Nazionale” ( massima categoria dell’epoca), verificatasi con la stagione 1913-’14, non si realizzò, invece, attraverso la vittoria in un girone, ma attraverso una scelta eseguita dalla Federazione, che faceva disputare alle pretendenti una serie di “test-match” per saggiarne capacità tecniche ed organizzative. Il Savona superò la prova, battendo 3-1 il Como sul campo neutro di Torino.

Per ritrovare il Savona in testa alla classifica bisognò, così, attendere il campionato di I Divisione 31-32. Sampierdarenese, Rapallo e Empoli vennero regolate alla distanza, dallo squadrone diretto dall’ungherese Payer. All’epoca, per salire in Serie B, era però necessario superare lo scoglio delle finali “nazionali” ed, in quel frangente, il Savona venne superato dal Messina di Cevenini III.

Eguale risultato sortì dalle vittorie conseguite nei campionati ’33-’34 e ’38-’39. Gli striscioni dominarono, in un caso, il girone di I divisione (c’era l’attacco atomico da 82 reti in 30 partite : Caviglione, Vanara, Calcagno, Canepa, Borgo) ; nell’altro quello di Serie C (ai già citati “moschettieri” si erano aggiunti, Levratto, Sandroni, Morchio), ma, in entrambe le occasioni, due sciagurate partite con la Reggiana impedirono il grande salto.

Successo pieno, invece, nella stagione 1939-’40 : il girone di Serie C venne stravinto (unica avversaria di una qualche consistenza la Sestrese-Cavagnaro) dallo squadrone messo su dall’ingegner Noceti e da Arpad Hajos, mentre le finali vennero superate grazie al “goal dello zoppo” messo a segno da Borel I, per il 2-2 decisivo al “Picco” di la Spezia.

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Una storica formazione del Savona Fbc: Tomasi, Piana, Sandroni, Puccini, Traversa, Ferrara, Imberti, Martini;  in ginocchio: Riccardi, Rosso, Morchio. 

Biancoblu sugli scudi anche al termine del campionato di Serie C 1947-48, con la Fossanese staccata di 9 lunghezze. La squadra costituiva il capolavoro di “Gustin” Bertolotto, che allineò i vari Castagno, Molinari, Zilli, Cappelli, Longoni, Ighina, Ghersi, Dodi.

2Una formazione del Savona 1947- ’48: In piedi da sinistra, Cattaneo (all.), Zilli, Puccini, Ighina, Cappelli, Siccardi, Manzelli; al centro: Alvigini e Longoni; accosciati,  da sinistra: Molinari, Castagno, Testa e l’indimenticabile e storico massaggiatore  Molina

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Un particolare ricordo dell’angolo degli spogliatoi del mitico campo di Corso Ricci: da sinistra,  Vaccari, Valentino Persenda, Andrè Galindo

La miglior squadra mai allestita dal presidentissimo Stefano Del Buono compì, invece, il proprio exploit vincendo il torneo di IV serie 1958-’59. Era l’ultima stagione in Corso Ricci, in panchina sedeva Pelizzari, in campo c’erano Ferrero, Persenda, Ciglieri, Ballauco, Mariani, Teneggi. Insomma : gli eroi di una lunga, fortunata, stagione del nostro calcio.

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28-09-1958,  1a giornata:  Savona-Varazze 2-1.  Da sn. in alto: Mariani, Pastorino, Galindo, Ballauco, Ciglieri, Giacomelli, Gennari; accosciati da sn: Ratto, Brocchi, Teneggi, Contin 

La Serie B venne recuperata, per l’ultima volta, vincendo il campionato di Serie C 1965-’66 al termine di una lunga ed entusiasmante sfida con Udinese, Como, Biellese e Marzotto. C’era l’eterno Valentino Persenda, “il capitano” per sempre, e con lui, mentore Manlio Bacigalupo, Tonoli, Verdi, Ratti, Natta, Gittone, Fazzi, Taccola, Pietrantoni. La sorte privò la società, proprio in quella occasione, del suo Presidente: il compianto Fausto Gadolla.

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16 Gennaio 1966, 17a giornata: Savona-Monfalcone 1-0. La formazione vincitrice, da sinistra: Bacigalupo (all.), Gadolla (pres.), Ratti, Chiarenza (segr.), Bruno, Natta, Gittone, Pittofrati, Rosin, Viola (segr.), dott. Bogliolo; accosciati, Calzolari, Fazzi, Pozzi, Pietrantoni, Verdi

Ancora  da rammentare il vittorioso campionato di promozione 1988-89, con la compagine allestita da Enzo Grenno e diretta da Mauro Della Bianchina, e quello Interregionale ’91-’92, terminato alla pari con l’Oltrepo e perso ai rigori nello spareggio di Casale (in panchina c’era Corrado Orcino). In mezzo ci sta la conquista della Coppa Italia Dilettanti, nella finale di Locri, superata la Sestrese:presidente Enzo Grenno, allenatore Luigino Vallongo, con una squadra di grande caratura illuminata dai goal di “Micio” Gatti.

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L’organico della stagione 88 – 89: da sinistra, Pipino, Teneggi, Grimaudo, Pietropaolo, Lualdi, Bobbio, Canu, Bottari, Picone, Ghizzardi (all. portieri), Stellatelli (medico); al centro, Prussiati (mass.), Chicchiarelli, Mori, Chiarenza L. (legale), Grenno (pres.), Chiarenza G. (segr.), Pietrolungo, Monte, Bertolucci (magazz.); in basso, Ranieri, Bergallo, Sibio, Quartieri, Della Bianchina (all.) 

Siamo arrivati  in conclusione: stagione 2001-2002, quella dello spareggio di Voghera; il goal di Bracaloni regala al Savona, a 4000 savonesi che quel giorno avevano seguito la squadra la gioia del ritorno in C2.

Infine da ricordare la stagione 2009-2010  che può essere considerata come una delle più brillanti: un campionato dominato fino in fondo dallo squadrone diretto dall’allenatore Iacolino che ha avuto i suoi punti di forza nel portiere Pascarella, nell’esterno Candolini, nel centrale Di Leo, nell’inesauribile e indimenticabile capitano Paolo Ponzo, purtroppo tragicamente scomparso in maniera del tutto inaccettabile (stroncato da un malore nel corso della gara podistica Maremontana sulle cui carenze medico-organizzative dovrà sentenziare la magistratura), nell’inesorabile cannoniere Zirilli, nei classicheggianti argentini. Una squadra che seppe superare con uno score prestigioso i colpi della sfortuna (pensiamo all’infortunio a Marrazzo) e i pochi incidenti di percorso (la doppia sconfitta con l’Entella).

Da allora si verificò l’ascesa dal campionato di II divisione (ex C2) al campionato di I divisione (ex C1) conseguita al termine del torneo 2012-2013 ma piazzandosi al secondo posto alle spalle (con due soli punti di distacco) dalla Pro Patria. Il tutto purtroppo vanificato dall’infamante retrocessione nel campionato 2015-2016 su cui sarebbe omertoso tacere.