QUANDO IL SAVONA FB ERA PATRIMONIO E ORGOGLIO DELLA CITTA’

di Luciano Angelini, Franco Astengo, Pino Cava

Ormai da molto tempo stiamo dedicando parte del nostro lavoro a rievocare le vicende del calcio savonese di altre epoche.Il Savona FBC si trova al centro di queste ricerche, tanto è vero che siamo riusciti a scovare origini di pratica del gioco ben più lontane nel tempo di quanto non fosse stato stabilito per un lungo periodo.


Anche l’altro calcio è oggetto della nostra attenzione, quello definito sbrigativamente “minore”. In realtà usiamo la storia del calcio come schermo su cui raccontare la storia della Città, almeno dal dopo guerra in avanti, la trasformazione che Savona ha subito da città del lavoro a agglomerato privo di identità in una perdita costante non semplicemente economica ma di valori, di capacità di vita culturale, sociale, politica.Il momento che stiamo attraversando è particolarmente buio, non soltanto per l’emergenza sanitaria ma per un insieme di fattori che ci mostrando come si stia attraversando una fase di assoluto degrado: basta dare un’occhiata alle vetrine della nostra via principale, quella che fu la “magnifica” via Paleocapa, cercare con l’immaginazione di fare un paragone con la realtà degli anni ’60 con la ristrutturazione voluta dal commissario dottor La Corte, per rendersene conto.Il Savona FBC ha seguito questa parabola in discesa: dalla “fatal Catania” in avanti si è spezzato il filo con la Città, nonostante diversi tentativi di ripresa: adesso sembra proprio che tutto sia rotolato in fondo alla china, non si conoscono neppure i proprietari del club con un presidente-ombra peraltro da mesi dimissionario, adesso tutto sembra fermo non soltanto per lo stop ai campionati per via dell’emergenza.Così abbiamo pensato, attraverso questo blog, di cercare di dare una scossa rievocando il passato, non soltanto quello bianco blu ma quello del grande mondo del calcio savonese inserito in una visione di città molto diversa da quella di oggiil calcio, il “nostro” calcio, quello savonese (e non solo), è lungo 128 anni. La prima volta a fine Ottocento, il 1892 per chi ama le date e gli anniversari, con una pattuglia di pionieri in piazza d’Armi nella prima partita che si ricordi. Una lunghissima Storia scritta da migliaia di appassionati in campo e fuori. Il pallone come fascinoso collante, una sorta di pifferaio magico dietro al quale incamminarsi, ciascuno con la propria bandiera e i propri colori, verso appuntamenti sempre più attesi e ambiti.La squadra era la Città e la Città considerava la squadra suo patrimonio.Raccontiamo allora quella che può essere considerata l’ultima fase dello sviluppo di Savona.Esaurita la fase drammatica della riconversione dell’industria bellica, spenti anche i fuochi polemici del “caso Ghelardi” (ricordato come il “ragionier miliardo”), nel novembre del 1960, si sarebbero svolte le elezioni e la sinistra, dopo una fase di commissariamento, sarebbe ritornata alla guida dell’Amministrazione Comunale, eleggendo sindaco Angelo Carossino, futuro presidente della Regione e poi parlamentare europeo.Nello stesso tempo la Democrazia Cristiana esprimeva un ministro di primo piano nelle diverse compagini governative dell’epoca: l’onorevole Carlo Russo, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Ministro per i rapporti con l’ONU, Ministro delle Poste e delle Comunicazioni.Tanto per ricordare una Savona che contava (e non poco) anche in politica.Il porto ferveva di attività commerciali favorite dalla capacità di una fortissima Compagnia Portuale, la “Pippo Rebagliati”, e dalla presenza di grandi agenzie marittime, le industrie rappresentavano ancora la spina dorsale dell’economia, si stava lanciando l’avveniristico strumento del PRIS un gioiello di programmazione economica e del territorio, si stavano costruendo i quartieri dell’Oltreletimbro da via Don Minzoni e da Corso Tardy e Benech, nel 1964 sarebbe stata terminata la costruzione della nuova stazione anche se inghippi progettuali e burocratici delle FFSS ne impedirono l’attività fino all’allora lontano 1977.Era una città diversa da adesso: stretta attorno ad alcuni simboli con il Teatro Chiabrera diretto da Renzo Aiolfi, il Circolo Calamandrei di Mirko Bottero, fucina di intellettuali di primo piano poi sparsi per l’Italia. Lo sport non era rappresentato soltanto dal calcio se pensiamo al basket di Pagnini, all’atletica di Manfredi, Siccardo, Ottolia che negli anni ’60 avrebbe prodotto due nazionali prima Pietro Agretti, poi Furio Fusi, al pugilato, alla lotta, alla ginnastica, all’hockey tutte discipline nelle quali Savona era presente nelle massime categorie nazionali.Quattro quotidiani (l’Unità, Il Lavoro, Il Secolo XIX, la Gazzetta del Popolo) contenevano la “pagina di Savona” e la raccontavano attraverso la penna di giornalisti (Nelda Mura, Fausto Buffarello, Carlo De Benedetti, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri, Nicolò Siri) presenti nella parte viva di tutte le attività politiche, sociali, culturali, economiche.Per lo sport, presso l’editore Marco Sabatelli si stava preparando la stagione di “Riviera Notte”, la rivista che nel decennio avrebbe raccontato lo sport savonese fornendogli linfa, popolarità, vera partecipazione e passione popolare.A distanza di tanti anni in questi tempi difficili ci siamo trovati a scrivere di “Savona senza identità”. Lo abbiamo scritto con tristezza proprio noi che di Savona siamo stati testimoni attenti in tutti questi decenni.Ebbene a quel tempo, all’inizio dei “favolosi” ‘60 Savona possedeva un’identità ben precisa.Era la “Savona del lavoro”.La “Savona del nostro calcio”.Così in questo testo rievocativo riproduciamo due articoli apparsi sui nostri libri “Savona la città nella storia del Calcio” e “Il calcio ligure oltre il Genoa e la Samp” che, assieme a “Sognavamo la Serie A” e “110 anni: racconti bianco blu” rappresentano il nostro modesto lascito alla memoria di quel tempo ormai lontano.Il primo articolo è di Luciano Angelini “Il nostro calcio”, il secondo fu opera del compianto Pino Cava, con Ivo Pastorino direttore di “Savona Sport” edito da Norberto Sabatelli alla fine degli anni ’50 e immediato predecessore del già ricordato “Riviera Notte”.                                                                 Franco Astengo

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I tifosi bianco blu arrivarono a Marassi in gran parte con un treno speciale percorrendo in corteo il tratto tra la stazione di Brignole e lo stadio. Il corteo era preceduto da un grandissimo bandierone ovviamente a strisce bianco blu portato dal dott. Giovanni Delle Piane, principe delle notti al Bar Splendid. Con Riviera Notte titolammo “Lo sbarco in Normandia”. IL NOSTRO CALCIOIl “nostro” calcio è approdato con qualche affanno di troppo al 2020 portando nello zaino dei ricordi un carico di emozioni, intense per alcuni, sbiadite per altri, di esperienze, amicizie, testimonianze vicine e lontane, talvolta perdute e ritrovate, partecipazioni personali, immagini e simboli. In un percorso negli anni sempre più faticoso e tormentato ma con un unico filo conduttore: la passione per il gioco con il pallone, come accadeva fin da bambini. (…) Ed ecco il desiderio o meglio l’impegno per cercare di fare rinascere il “nostro” calcio, se possibile riaccenderne l’interesse e la curiosità, oltre ogni età, per chi c’era e chi ne vuole mantenerne memoria, con la voglia e la passione di raccontarlo dalla “A”, come Armella e Altobelli, alla “Z”, come Zanette. Scelti non a caso. Al cuor e ai colori non si comanda. Un modo per (ri)trovare nonni, papà, fratelli, nipoti, amici, compagni di squadra, avversari, sfide memorabili e partite senza un domani, promozioni e retrocessioni, e poi un fiume di formazioni con un tanti piccoli e grandi protagonisti per un giorno o una stagione comunque meritevoli di essere sottratti all’oblio: dal Savona al Millesimo, dal Gloria, grande settore giovanile esibito con orgoglio sul campetto realizzato sul greto del Letimbro poi spazzato da un’impetuoso piena del torrente, alla Zinolese e poi avanti senza tener conto del palmarès con Libertà e Lavoro, Cairese, Priamar, Fraternitas, Don Bosco,  Santa Cecilia, Carcarese, Veloce, Vado, Varazze, Quiliano, Cengio, Altarese,  Chimor, Freccero, Alassio, Nolese, Finale, Spotornese, Albissola dalle irresistibili ascese alla repentina caduta. Il Savona FBC sempre e comunque come fil rouge. Uno spunto per riaccendere l’attenzione su chi ne ha scritto davvero la Storia, da presidente: Stefano Del Buono e Fausto Gadolla per tutti; da allenatore: Orth, Bertolotto, Levratto, Pelizzari, Manlio Bacigalupo, autori e protagonisti di pagine indelebili; da dirigente: Gaetano Chiarenza, segretario per sempre, Roggero, Marietto Vagnola, Falco, Conti, Delle Piane, Carena, Casella, Galleano, Anselmo, Saglio, Curti, Petitti, Ronchetti, Casagrande; da giocatore: Bacigalupo (esordio nel 1942 prima di diventare indimenticabile protagonista con il Grande Torino), Pendibene, Martini, Longoni, Borgo, Ciccio Varicelli, Vanara, Pierino Cucchi, Valentino Persenda, Ciglieri, Galindo, Mariani, Ilvo Nadali, Corrado Teneggi, Bruno Ferrero, Osvaldo Verdi, Giuliano Taccola, Marco Fazzi, Piero Natta, Carlo Pozzi, “Pucci” Gittone, Carletto Pietrantoni, Eugenio Fascetti, Glauco Gilardoni, Pierino Prati, Vittorio Panucci, goleador bianco blu, e Christian, figlio d’arte, orgoglio del vivaio della Veloce da cui era partito per diventare il calciatore più blasonato della storia del calcio savonese. Ma l’elenco potrebbe continuare di anno in anno da Elese Menotti, e siamo a fine ‘800, fino alla storia recente con il ricordo di Paolo Ponzo e di Antonio Marcolini il cui addio lascia ancora sgomenti.Non è, e non vuole essere, il (“nostro”) calcio del come eravamo, ma di come sarebbe bello rinnovarne e rilanciarne il messaggio e l’indirizzo se non nel tortuoso presente almeno in un futuro del ritrovato orgoglio e di una fin qui sopita e sempre più silente passione sportiva. Almeno provarci. E da questo piccolo seme che racchiude storie, persone, esperienze di una Città e di un territorio che si potrebbe (dovrebbe?) trovare l’orgoglio, uno spunto, un’idea, uno stimolo, una voglia di fare e di cambiare, di migliorare, crescere, rinnovare e sollecitare la ricerca della dignità appannata se non perduta.L’obiettivo è ambizioso, forse velleitario, utopico: il passato non ritorna, ma giova conoscerlo nei successi e negli errori. Lo abbiamo rinnovato e riavviato passo passo partendo dal nostro quartiere, la Centrale, ora un grande centro commerciale tra scarpe e hamburgher, e dall’Oratorio del Sacro Cuore, la meravigliosa enclave sportiva, umana e sociale realizzata dall’indimenticato don Vittorio Dietrich, prete dalle scarpe e dalla tonaca sempre sporchi della terra del “suo” campetto realizzato a colpi di picco e pala tra la Smalteria e la monumentale parrocchia all’epoca guidata dall’arcigno don Pescio.Una Storia di calcio ma soprattutto di umanità, di gente di sport, ricordiamo la staffetta Del Buono-Speranza alla guida di un Coni vivo e vitale, altri uomini, altro spesso, altra Città, di un mondo affollato di fatti e persone incontrate o solo intraviste attorno e nella cornice di un campo di calcio. Ci sono gli amici del quartiere, i compagni di scuola e di squadra, di viaggio e di avventura. Ricordarli, senza ordine di tempo ma di memoria è facile e complicato, c’è tanto della nostra vita e di personali esperienze in tempi, situazioni e circostanze diverse tra quartiere, oratorio e storie di club: il nostro “Peo”, fratello e allievo amatissimo, il suo compagno di campo e di avventure Carlo (Foglia), Gianluigi (Buccheri), Giuan (Reggiori), Dudi (Pittamiglio), Mariolone (Verzello), (Lello) De Cicco, Giorgio (Vacca), Marcello (Caraccio), Fulvio (Porta), Nicola (poi il dottor Vacca, affermato pneumologo), Nico (Vasconi), Momo (Morasso), Giorgio (Longhi), Bruno (Fanelli), Antonio (Rovere), “Detto” (Storti), i cairesi Tullio (Pierucci), Angelo (Altobelli), Lorenzo (Bonello), Renato (Papes), Pepè (Minuto), Giancarlo (Monaci) e Renato (Papes) e poi l’estroso Ettore Rusticoni, Marietto Oberto, “Pavone” Morando, “Dodo” Grasso, il ”mago” Vadone, gli indimenticati Ghersi e Sergio Sguerso, Enzo Volpi e Agostino Macciò, gli amici di sempre Guido (Lagustena), Mirko (Mellano) e Cesare (Badoino), “Poppi” Procopio, l’indimenticabile Luciano Casarino. Una passerella ideale che meriterebbe di diventare infinitamente più lunga scandagliando nella memoria di incontri, presenze, viaggi, collaborazioni e semplici condivisioni. Un viaggio ideale sui campi di sfide infinite: da quelle lontane un secolo in piazza d’Armi all’epopea di corso Ricci e fino al “Bacigalupo” in quel di Legino; al vecchio “Rizzo” della gloriosa Cairese del presidente Negro e di Natale Zamboni; alle Traversine di Vado, covo (quasi) inespugnabile dei rossoblu di Camici, Gian Negro, Martinucci, Peluffo, Micca, Gallione, Suraci, Lagasio e Chittolina; alla mitica Valletta San Michele dalle mille sfide di ogni categoria nelle domeniche interminabili dall’alba al tramonto; al “Faraggiana” tana dell’Albissola di Aulo Zuanni e poi di Iannicelli, Furci e Zingariello, e del Santa Cecilia del ragionier Baglietto e di Ninni Gaggero; al fortino del “Pino Ferro” di Varazze tenacemente custodito dai nerazzurri Barbarossa, Busso, indimenticato portiere e sindaco, Lupi, De Logu, Castello, Berto Calamano, Gramegna, Polignano, Foglia. E poi i campi e campetti dei tornei estivi, regno incontrastato di quel genio organizzativo di Nanni De Marco capace di calamitare il meglio del nostro calcio e muovere un popolo di tifosi in ogni angolo della Città e dintorni al seguito delle squadre nate sotto le insegne di bar, società di mutuo soccorso, circoli aziendali, associazioni sportive. Ma c’è molto di più. Ed anche un viaggio per conoscere e approfondire le mutazioni del giornalismo sportivo (e non solo) tra grandi firme e grandi passioni. Ma anche per ricordare intuizioni e autentiche imprese editoriali, come il caso di Riviera Notte Sport, il settimanale ideato da Marco Sabatelli sulla scia di Savona Sport lanciato dal fratello Marco con Pino Cava e Ivo Pastorino nella Tipografia d’Arte di via alla Villetta. Chi, come noi, ha avuto l’onore e il piacere di fare parte della squadra di Riviera Notte può parlare a pieno titolo di un formidabile primato nell’informazione, e non solo a livello locale.Negli anni Sessanta la Tipografia Priamar di piazza Vescovato si rivelò punto di incontro e di sinergica intesa tra giornalisti già con gli speroni (Pino Cava, Ivo Pastorino, Enrico Fabbri, Felice Peluffo, Piero Levratto), giovani reclute spregiudicate (noi due con Angelo Regazzoni, Giancarlo Trincheri, Pieraldo Argo, Ettore Rusticoni, Stefano Delfino, Pierpaolo Cervone), i fotografi Gino Ferrando, Alienda e Salvatore Gallo, e il dirompente Nanni De Marco, all’occorrenza fotografo, cronista, organizzatore di rappresentative di categoria, tornei e inventore del concorso pronostici “Savona Goal”, autentico collante per migliaia di frequentatori di bar e circoli trasformati in sedi di raccolta delle schedine, e del referendum popolare per eleggere “Lo Sportivo dell’Anno”, per anni il più importante appuntamento per celebrare i protagonisti di ogni disciplina dello sport savonese. Un coinvolgente e aggregante fenomeno di massa.Il “nostro” calcio, il “nostro” vivere nello sport, era una parte significativa e consistente dell’humus della Città: richiamava, coagulava, sollecitava, promuoveva, sosteneva un movimento fatto di giovani e meno giovani, giocatori, dirigenti e appassionati, un intreccio di interesse e passione, il desiderio di partecipare e testimoniare. A Legino la mamma di Valerio Bacigalupo tagliava il nastro del nuovo stadio intitolato al figlio caduto a Superga. Anni dopo Lelio Speranza, ricevuto il testimone di presidente del Coni da Stefano Del Buono, iniziava la sua battaglia per realizzare a Savona la (prima) piscina coperta a Trento e Trieste stornando da par suo gli indennizzi per i danni di guerra. Ed è doveroso ricordare che l’impianto in cui hanno nuotato migliaia di savonesi e sono cresciuti campioni di nuoto, pallanuoto e nuoto sincronizzato sul finire del 2016 è stato chiuso e abbandonato al degrado dall’amministrazione comunale pochi mesi prima della scomparsa di Lelio Speranza.C’era un tempo, ahinoi lontano, in cui il cuore di Savona pulsava nelle fabbriche, nelle aziende, in porto, negli uffici, negli studi professionali, nei negozi, nei locali pubblici, nei dopolavori aziendali, nei bar, riuscendo a coinvolgere ogni settore della società civile. “Tutta la Città allo Stadio”, titolava un numero di Riviera Notte. Non un appello, ma un invito. La testimonianza di quel forte e intenso senso di appartenenza purtroppo appassito se non scomparso. E non solo nel calcio.La sua squadra di calcio interpretava benissimo quell’identità, ne era sicura vessillifera e interprete. E questo oggi vorremmo ricordare senza inutili nostalgie, ma con l’orgoglio di chi ne ha fatto parte. Una testimonianza e un messaggio. Magari uno sprone.                                                           Luciano Angelini




Ricordi e riflessioni in Biancoblù

                                             di Pino Cava

Luciano Angelini e Franco Astengo (amici da sempre) mi hanno chiesto di scrivere un “pezzo” sul Savona Fbc, da inserire nel loro libro.
Il compito non è facile per tutta una serie di motivi che cercherò di spiegare.
A parte una certa “ruggine” rispetto agli anni ‘50, quando scrivere del Savona e di sport era il mio pane quotidiano, ogni volta che provo a ricordare episodi, storie, volti del passato provo una grande nostalgia e mi trovo indeciso a scegliere di che cosa parlare in considerazione del fatto che la storia di una società sportiva non è solo una elencazione, pure importante e doverosa, di risultati ottenuti, di formazioni, di classifiche, di marcatori, con tanto di belle foto, ma rispecchia anche la vita della città, della società civile, della stessa nazione, con tutte le implicazioni positive o negative conseguenti e tanti risvolti umani. Nel mio caso parlare del Savona Fbc, per esempio, significa:
1. Ricordare mio padre Ireos e mio zio materno Luigi Palmeto, entrambi giocatori biancoblù. Mio padre in particolare viene citato come capitano dei boys del Savona che, allenato dall’ungherese Karoly, sconfissero i ragazzi del Genoa per 9-0. E, quando nel ruolo di centro-sostegno fece tre goals agli Astigiani, il 3 Febbraio 1929, nella partita finita 4 a 0, con un’altra rete di Bertolero. Lo zio Palmeto fu invece il portiere del Savona negli anni ‘31-’32-’33, sempre in lizza con De Salvo e Chiesa.
2. Il dovere morale di citare sempre l’annessione, in periodo fascista, alla squadra cittadina per antonomasia, dello Speranza Fbc.
3. Di cercare di capire (per la verità non l’ho mai capito) perché, nella realtà savonese, i cittadini, gli sportivi abbiano avuto da sempre una preferenza per il Savona e non, per esempio, per lo Speranza, la Veloce, o anche per la Virtus, il Miramare o altre società minori come le due squadre di Lavagnola o la Stella Rossa.

E’ chiaro che l’interferenza del potere politico ed economico ha avuto il suo peso ma perché dare più valore e rimembranza alle prestazioni dei giocatori savonesi Vanara, Borgo, Canepa, Bona, Caviglione, rispetto a quelle di eguale valore, con addosso la maglia rosso-verde dello Speranza?
Potrebbe sembrare un discorso di parte, sociologico e politico o di una ingenuità sorprendente, ma forse non è così.
Scrivendo del Savona Fbc, si potrebbe approfondire meglio anche (oltre al doveroso ricordo ed al riconoscimento per quello che hanno fatto) la storia ed il perché della scelta, mai casuale dei Presidenti della Società.
Ma torniamo ai ricordi.
Per esempio al periodo della pubblicazione, sul finire degli anni ‘50 di “Savona Sport” quando con Ivo Pastorino ed il compianto Norberto Sabatelli, abbiamo dato vita ad una rassegna sportiva mensile, che per qualche anno prima di cedere l’ideale testimone al settimanale Riviera Notte diretto da Marco Sabatelli, ha registrato la storia della società biancoblù con importanti innovazioni giornalistiche e qualche pizzico di pepe (il “fuorisacco”) che facevano amichevolmente “arrabbiare” il grande ed indimenticabile commendatore Stefano Del Buono, attento e provvidenziale “regista” del Savona Fbc, con l’apporto non trascurabile del Ministro Carlo Russo e del Sindaco, Carlo Zanelli.
Voglio citare i titoli di qualche inchiesta, apparsa su “Savona Sport” (stampato in Salita Schienacoste, come supplemento sportivo alla rassegna “Liguria” con direttore responsabile Silvio Sabatelli).
Eccoli: “ Tutta la verità sulla mancata fusione tra Savona Fbc e Veloce Fbc”; “ Il Savona e la Serie C”; “Savona ha bisogno da anni di una politica sportiva”.
E poi la spiegazione, arricchita di schemi grafici (un’intuizione giornalistica che solo più avanti troverà epigoni nella stampa nazionale, nda), di come giocava il Savona di Pelizzari e la sua rubrica con tanto di lezioni sul gioco del calcio (il bistrattato catenaccio visto nella sua vera funzione; il gioco moderno; furono sono alcuni dei temi trattati).
Passo ora a fare una elencazione di nomi riguardanti giocatori, dirigenti, tifosi, giornalisti di un’epoca ormai lontana.
Ho conosciuto personalmente i giocatori Levratto, Roggero, Falco, De Caroli, i fratelli Testa, Canepa, Vanara, Borgo, Ferro, “Ciccio” Varicelli, Venturini, Giulin Siccardi, Remo Moscino, Ezio Rivoire, Vignolo, i fratelli Persenda, Mariani, Ciglieri, Sergio Sguerso, Lello Paltrinieri, Briano, Alluigi, Marietto Vagnola e gli altri “Cicerin boys” di Mario Dante.
Mi sia consentito di ricordare i dirigenti (parlando sempre di Presidenti, allenatori, giocatori spesso si dimentica di far risaltare il loro importante ed insostituibile apporto alla vita della società) ed i supertifosi: il dottor Monti, i due Oddera, Cerisola, Calabria, Scotto, Giordanello, Carena, Prezioso, De Lucis, Cirio, il segretario Gaetano Chiarenza, Cappellani, Maxin Sguerso, Delle Piane, Tonini, Casella, Falco, Guagnini, Galleano, Grisolia, Madini, Saglio, i Minuto, Anselmo, Salvi ed anche in questo caso tanti altri, con l’aggiunta del mitico Padre Aurelio e la famiglia Del Buono con il fratello Enzo, la signora Maria Lamberto, “papà” Lamberto con il figlio Sergio, con Nico e Marino Del Buono.
Voglio anche fare i nomi di qualche tifoso di allora.
Se oggi i tifosi si fanno sentire sono solo gli Ultras, sul finire degli anni ‘50 la loro “tipologia” era alquanto diversa. Mi vengono alla mente i circa 700 sportivi e tifosi biancoblù che parteciparono alla trasferta del Savona Fbc ad Asti. Era il 30 Novembre 1958.
L’Idea era stata di Savona Sport e del Savona Fbc (“Un treno per Asti”).
Ivo Pastorino, in un memorabile reportage (che si chiudeva con una speranza di poter raccontare un giorno che nel 1958 per una partita importante ad Asti, avevamo organizzato un treno speciale ed eravamo compiaciuti delle tante adesioni da darci da soli delle “pacche” sulle spalle”) ne aveva intervistato molti.
Ne cito qualcuno scusandomi di non poterli segnalare tutti, accomunandoli però con altrettanti noti sportivi che ad Asti non avevano potuto andare, ma che erano soliti tifare sugli spalti del campo di Corso Ricci e sostare (per conoscere i risultati esterni del Savona) davanti al Bar Splendid di Corso Italia.
I tifosi sono: il geometra Valentino Lugaro, il dottor Bonfiglio, Vismara, il vigile-poeta Lagasio, Vittorio Bovolo, Claudio Tagliavini, Lino Porcella, la signora Adriana e la figlia Annalisa di Tonini, Cupis, Maria Omurville, Ida Onorato e Giuseppe Baldini. Gli appartenenti al “club dei ventenni” Vittorio Sardo, Piero Valdettaro, Alberto Peluffo, Giorgio Vacca, Mario Puppo, Giovanni Prato e, poi, Mario Poggi, Arturo Scotto, Mario Porro.
Ancora: Pietro Prato, Giovanni Ottonello, Giuseppe Rizzo, Guido Morando, Franco Imparata e Riccardo Giuliani, il maresciallo Zanin, Piera e Nirda Nardi, Giovanni e Bruna Caratti, Gilberto, Elio e Giorgio Alessandria, Francesco Principato, Luigi Fossarello.
Da non dimenticare il capotreno Umberto Calcagno ed il “controllore viaggiante” Ruy Blas Angelini (padre del portiere del Santa Cecilia, che disputava la I Divisione; un ragazzo, allora, veramente promettente e che l’anno del ritorno in Serie C passò al Savona).
E per finire questa nostra lunga carrellata: Ambretta ed Adriana Rapetti, Giancarlo e Luciano Capurro, Adriano Clemente, G.B. Vittorino, Sarina Dotto, Natale Venturino e Pino Menozzi, Agostino Pessano, Pietro Pescio, Maria Teresa Devalle (figlia del giocatore del Savona dal 1930 al 1936 nel ruolo di terzino); Maria Angela Bruzzone, Pier Gianni Spreafico, Antonio Zeilante, Amedeo Zerboni, Giorgio Ratto, Sergio e Olga Minetto, Olga Gianeri, Mario Principi, Piero Galleano e Bruno Negri, Aldo Lanzoni, Carla Seghesio, Mimmo Lagasio, Gemma Gambardella, Anna Bertolla, Cesare Donini, Alberico Aicardi, Teresina Lagasio, Federico Argenta.
La conclusione di questo “pezzo” è riservata ai “colleghi” sportivi che hanno scritto molto e bene sul Savona FBC e che ho avuto la fortuna di conoscere, di collaborare con loro, di ricevere la loro amicizia.
Partiamo da lontano: da Niculin Trucco e da Edoardo Travi (anche maestro e poeta) ed Enrico Fabbri del Lavoro Nuovo e poi firma del Corriere Mercantile; Matteo Fiorito del Secolo XIX; Pietro Lessard della Gazzetta dello Sport; Felice Peluffo della Gazzetta del Lunedì; Mario Sicca del Cittadino; Giorgio Pocalana del Corriere di Liguria, Piero Merlone dell’Unità.
I giornalisti genovesi (che scrissero anche per “Savona Sport”): Giorgio Sguerso, Elio Domeniconi, Cesare Rosso, Vittorio Sirianni. E Giacomo Frumento del Letimbro.
Per quello che mi hanno insegnato un doveroso ricordo a Fausto Buffarello ed Elio Gregori dell’Unità.
Infine, per aver dato un’impronta ed una professionalità a “Savona Sport”, che ne ha consentito ancora oggi il ricordo nonostante i tempi lontani, il mio grazie di cuore ad Ivo Pastorino, vera colonna della stampa savonese.

QUANDO IL PORTIERE DEL LUSSEMBURGO ABBANDONO’ LA PORTA PER PAURA DI LEVRATTO

Novantasei anni fa, il 25 maggio 1924, era una domenica, Virgilio Felice Levratto, nato a Carcare nel 1904, giocatore del Vado, che aveva portato alla vittoria della prima Coppa Italia con il suo goal (secondo la leggenda il suo tiro, violentissimo, sfondò la rete) nei tempi supplementari contro l’Udinese, esordiva con la nazionale guidata da Vittorio Pozzo all’Olimpiade di Parigi. Si giocava allo Stade de Colombes, avversaria la Spagna. L’Italia vinse 1-0 grazie ad un’autorete di Vallana all’84’ e superò le eliminatorie.

La Nazionale alle Olimpiadi di Parigi: da sinistra in piedi, mister Garbutt, Rosetta, De Prà, De Vecchi, Vittorio Pozzo al centro:Barberi, Baldi, Aliberti. Seduti: Conti, Baloncieri, Della Valle, Magnozzi, Levratto

Quattro giorni dopo nuovo impegno. Questa volta contro il Lussemburgo. Si gioca sempre a Parigi ma allo Stade General John Joseph Pershing. E’ la partita che metterà il sigillo sulla sua qualità di tiratore micidiale e che è passata alla storia non per la vittoria (2-0 goal di Baloncieri e Della Valle) ma per un episodio mai più verificatosi su un campo di calcio: la fuga del portiere avversario. Ecco cosa accadde quel giorno.

La partita le decidono Baloncieri e Della Valle. Levratto, dopo un paio di tentativi dalla media distanza, fa partire un tiro violento e dalla traiettoria indecifrabile per il portiere Baush che, colpito in pieno viso da una pallonata stramazza a terra sanguinante, un pezzetto di lingua reciso tra i denti. Soccorso da medico e massaggiatore il portiere lussemburghese torna frastornato tra i pali. Ma non è finita. Pochi minuti dopo Bausch, ancora sotto shock, si ritrova di nuovo di fronte Levratto già pronto a scaricare il suo micidiale sinistro. Teme un’altra bordata micidiale e in pochi secondi decide di abbandonare la porta. Levratto, tra il sorpreso e il divertito, non ne approfitta e calcia fuori. Ad alcuni amici, molti anni dopo, confessò di non essersela sentita di umiliare Bausch entrando in porta con la palla. Il suo primo goal in nazionale arriverà il 22 marzo 1925 con una doppietta contro la Francia. In 28 presenze realizzerà 11 reti (un terzo gol contro la Francia, doppiette contro Svezia, Portogallo, Cecoslovacchia e Spagna).

Questa la nazionale che Vittorio Pozzo schierò contro il Lussemburgo: De Prà (Genoa), Rosetta (Pro Vercelli), De Vecchi (Genoa), Barbieri (Genoa), Baldi (Bologna), Aliberti (Torino), Conti (Inter), Baloncieri (Alessandria), Della Valle (Bologna), Magnozzi (Livorno), Levratto (Vado).

L’Italia fu eliminata (1-2) dalla Svizzera nei quarti di finale. Il torneo olimpico lo vinse l’Uruguay davanti a Svizzera e Svezia.

RICORDO DI GIGI SIMONI. QUEL GIORNO AL BACIGALUPO CON LA MAGLIA DEL GENOA

Gigi Simoni schierato al “Bacigalupo” il 10 settembre 1972

La foto a fianco si riferisce al Genoa stagione 1972 – 73 ed è stata pubblicata da Repubblica nel giorno del ricordo di Gigi Simoni, scomparso qualche giorno fa.

In quella stagione con Gigi Simoni capitano il Genoa riuscì a centrare la promozione dalla Serie B alla Serie A.

La pubblichiamo in ricordo dell’indimenticabile Gigi, primo a sinistra in piedi con la fascia da capitano, giocatore e allenatore gentleman, grande personaggio del calcio italiano. “L’errore, oggi, sarebbe ricordarlo – ha scritto Mario Sconcerti sul Corriere della Sera – solo per quel rigore non dato a Ronaldo quando allenava l’Inter con cui vinse una Coppa Uefa e da cui subì un esonero duro da digerire. Uomo per bene e saggio, ha dato e avuto amicizia da tutti: giocatori, dirigenti e arbitri

Questo scatto però racchiude, almeno per noi, anche un altro significato.

Lo stadio nel quale sono immortalati i rossoblu è, infatti, quello di Savona: è il nostro caro “Bacigalupo “ di Legino, il “campo nuovo” per chi aveva frequentato quello vecchio in Corso Ricci che rimarrà comunque indimenticabile nel nostro ricordo.

Ci sono da notare due cose: la prima è l’ambiente creato dal pubblico presente in una gradinata completamente esaurita, la seconda è il lungo striscione che circonda la base delle gradinate. Si notano bene le strisce biancoblu: si tratta dello striscione dei “fedelissimi” della Croce Bianca. Uno dei tanti cuori pulsanti della passione bianco blu di quegli anni.

L’occasione è quella di un’amichevole pre – campionato: come abbiamo detto il Genoa allenato da “Sandokan” Silvestri e orchestrato in campo da Gigi Simoni si sarebbe imposto nel campionato cadetto; il Savona allenato da Ezio Volpi avrebbe vissuto una grande stagione nella quale avrebbe lottato fino alla fine con Parma e Alessandria senza riuscire a tagliare il traguardo finale. Simbolo di quella stagione la vittoria 2 a 1 sull’imbattuta Alessandria, ribaltando il risultato con i gol di Gottardo e Vittorio Panucci nella vecchia zona Cesarini.   

Forse l’ultima stagione nella quale si registrò una vera partecipazione della Città alle vicende della squadra, poi nella stagione successiva il capitombolo in Serie D e l’avvio di una decisa fase di declino (declino che, in verità, era già iniziato nel giorno della “fatal Catania”).

Questo il Savona schierato nella stessa giornata avversario il Genoa

Domenica 10 settembre 1972

Savona – Genoa 1-2

Reti: Panucci, Manera, Bordon.

Savona: Ghiso, Brignole, Canepa, Rossi, Budicin, Gava, Vivarelli, Bosca, Panucci, Corbellini, Gottardo; all. Volpi.

Genoa: Spalazzi, Manera, Ferrari, Maselli, Rossetti, Garbarini, Perotti, Bittolo, Bordon, Simoni, Corradi; all. Silvestri.

Arbitro: Bianchi di Piacenza.

MAFIA APPALTI E MANETTE IL SAVONA PRETENDE RISPETTO PER LA STORIA

Buon compleanno blog!

Oggi La città & il calcio compie 4 anni.

671 articoli fa pubblicavamo il nostro primo post, che vi riproponiamo qui sotto con un certo orgoglio.

In questi anni, in tanti avete iniziato a seguirci e a scriverci, spronandoci a continuare e a migliorare.

Che i nostri racconti possano commuovervi e divertirvi ancora per lungo tempo.

Grazie!

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50 anni fa il Torneo dei bar festival del calcio savonese

di LUCIANO ANGELINI

La “creatura” dell’indimenticato Nanni De Marco coinvolse calciatori, arbitri, dirigenti, tecnici e sportivi. Una appassionante ed entusiasmante passerella per dilettanti e “grandi firme” dello sport savonese. 

Torneo dei Bar 1966. Cinquant’anni fa la “madre” di tutti i tornei estivi. Un appuntamento indimenticabile per quantità e qualità dei giocatori in campo, per la partecipazione di pubblico appassionato e dal palato fino, sanguigno e dal forte senso di appartenenza. Rappresentativo della società, del mondo lavorativo, dei punti di aggregazione: quartieri, circoli ricreativi aziendali, bar, società di mutuo soccorso. Il clou, il campionato del mondo del calcio savonese. Una grande avventura, un happening coinvolgente, atteso, entusiasmante, ricco di pathos e di adrenalina con antiche e nuove rivalità. Ma soprattutto una festa. Da ricordare. Anche e soprattutto per onorare Nanni De Marco, uomo di sport, giornalista (Riviera Notte, Il Secolo XIX, La Stampa) e scrittore, autentico e indimenticabile “deus ex machina” di decine di eventi sportivi.

Da un vecchio quaderno gelosamente custodito escono le dieci squadre partecipanti: Leginese, Libertà Lavoro Speranza, Bar Villetta, Cral Portuali, Bar Cristallo, Zinolese, Bar Minerva Albisola, Sabazia Vado, Bar Livio,  Bar Riviera. Scorrere le formazioni è come immergersi nell’almanacco del calcio: ci sono giocatori che hanno militato in serie B e C: il bomber Corrado Teneggi (Savoma, Como, campionato tedesco), Bruno Ferrero (autentico numero 1 con Veloce e poi Savona), Ciccio Varicelli (il mastino della difesa entrato nella storia biancoblù), l’ala Mino Persenda (Vado, Spezia, Casale, Savona), lo stopper Tullio Pierucci (Quiliano, Savona e poi Cairese fino alla nazionale dilettanti), Vittorio Panucci (storico centravanti di un Savona capace di battere l’Alessandria di Francisco Ramon Lojacoino), Andre Galindo (terzino mordi-rotule con Savona e poi Albenga), Pepè Minuto (storico goleador con Veloce, Imperia, Cairese), Titti Brignole (Nolese e poi Savona di Ezio Volpi), i portieri Traversa, Martini, Negrini e Iannicelli, il mancino Corso, l’infaticabile Martinucci, scuola Vado come Suraci, Pittaluga, Gaglione, Lori e Rocca, il raffinato Vasconi, la punta Spilimbergo, Giuan Reggiori, cresciuto nelle giovanili della Sampdoria, l’indimenticabile Fabio Calzolari (terzino di scuola cairese poi colonna difensiva di Imperia e Savona della promozione), i velociani  Nico Vasconi, autentico regista dai piedi di velluto, Tobia, Chiesa e Pali.

In panchina un florilegio di allenatori che hanno costruito squadre vincenti, inventato soluzioni tattiche, come il “libero” schierato con il numero 11 (il “mago” Vadone sorriderà dai grandi pascoli del calcio), trasfuso passione e grinta alla squadra come solo “Pavone” Morando, e ancora l’indimenticabile Ezio Volpi, ex terzino di Savona e Albenga, avviato ad una splendida carriera ricca di promozioni e purtroppo stroncata immaturamente, Roberto Longoni, già bandiera del Savona degli anni ’40, autentico gentiluomo del calcio, l’ex rossoblù genoano Delfino, lo scopritore di talenti Ansaldo, l’ex biancoblù Tonoli, altra bandiera del Savona agli inizi degli anni ’60, e Del Buono, il “filosofo” villettiano.

In dieci squadre sta racchiusa una generazione a cavallo tra gli anni ’30 e ’50, protagonisti e comprimari di un calcio gagliardo e spettacolare, ruspante e a tratti raffinato. Tutti meritevoli di essere ricordati anche oltre il vecchio quaderno, gelosamente custodito dall’amico Franco Astengo, amico e complice in tante avventure, non solo calcistiche. Vediamole, dunque, queste storiche formazioni.

Leginese: Bonetti, Duchini, Giribaldi, Cattardico, Pirami, Macelloni, Di Maggio, Somà. Mistrangelo, Spilimbergo, Casalini. All. Cattardico, dirigente Cogno.

Libertà Lavoro Speranza: Traversa, Loviglio, Dallaglio, Nervi, D’Angelo, Chiappella, Visconti, Arena, Gargiulo, Piovano, Bertero. All.Vadone.

Bar Villetta: Negrini, Ferro, Masia I, Masia II, Bordegari, Ravera, Crifò, Bensi, Pantaleoni, Corsiglia, Serrotti. All. Del Buono.

Portuali: Pescio, Vallarino, Peluffo, Negro, Pierucci I, Borgo, Persenda I, Biglino, Panucci, Lagasio, Mandraccio all. Pavone Morando

Bar Cristallo (via Torino): Ferrero, Giacobbe, Marte, Romolo Varicelli, Nuccio Minuto, Alluigi, Salomone, Marino, Migliardi, Bertolotti, Pepè Minuto Pepè. All.Volpi, d.t. Petitti.

Zinolese: Giacomo Rosso, Roetto, Ceva, Sobrero, Berardo, Gluada, Gandolfo, Albani, Morganti, Suraci, Corso. All. Longoni.

Bar Minerva Albisola: Giacosa, Barale, Palmieri, Ferzini, Brignole, Albarello, Lori, Benedetti, Tobia, Caracciolo, Casarino. All. Delfino.

Sabazia Vado: Martini, Rocca, Ciccio Varicelli, Bonello, Romano, Martinucci, Sfondrati, Pittaluga, Andorno, Gaglione, Livio Berruti. All. Ansaldo.

Bar Livio: Angelini, Galindo, Ricci, Reggiori, Calzolari, Sardo, Lagustena, Caraccio, Corrado Teneggi, Mellano, Fanelli (Ciappi, Giordano detto Maxain, Fiabane detto “Tapioca”). All. Angelini,  d.t. Astengo .

BAR Riviera: Iannicelli, Storti, Ferretti, Marchioni, Ronchetti, Mariani, Vasconi, Pali, Testa, Triolo, Chiesa. All. Tonoli; d.t. Martino.

LA GRANDE RISTRUTTURAZIONE DEL CALCIO ITALIANO: I DUE GIRONI DI SERIE C E GLI OTTO DI QUARTA SERIE

LE SQUADRE MILITARI E DEI VIGILI DEL FUOCO NEI CAMPIONATI DI GUERRA

 a cura di FRANCO ASTENGO

In questa occasione ricordiamo le squadre militari e dei vigili del fuoco che parteciparono ai campionati e ai tornei disputati durante la guerra.

Un capitolo della nostra storia ricordato forse soltanto per la rocambolesca vittoria nel campionato Alta Italia 1943 – 44 da parte dei Vigili del Fuoco della Spezia (in realtà vi militavano i giocatori titolari dello Spezia Fbc capaci di superare il grande Torino nelle finali giocate all’Arena di Milano) ma che comprende anche altre squadre a Nord come a Sud per una ulteriore dimostrazione dell’inestinguibile passione per il calcio che ha contraddistinto la società italiana anche nei suoi momenti più difficili.

In verità molti giocatori se approfittarono per cercare di sottrarsi agli obblighi militari, ma questa è un’altra storia.

Ecco qualche dettaglio storico di quelle formazioni.

VIGILI DEL FUOCO PALERMO

Il Gruppo Sportivo 58º Corpo Vigili del Fuoco di Palermo è stata una squadra palermitana esistita negli anni quaranta, gestita dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco. Vanta due partecipazioni consecutive al campionato di Serie C tra il 1941 ed il 1943, anno in cui termina di fatto l’attività del club, che non viene ricostituito dopo il termine della guerra.

1939-1940 – 8° nella Prima Divisione siciliana

  • 1940-1941 – 1º nel girone A della Prima Divisione siciliana, promosso in Serie C

  • 1941-1942 – 4º nel girone H della Serie C

  • 1942-1943 – 3º nel girone N della Serie C, la società non si ricostituisce dopo la guerra

94° REPARTO DISTRETTUALE TRIESTE

La squadra militare del 94º Reparto Distrettuale giunse terzo nel Girone A Venezia Giulia della Prima Divisione 1941-1942, ottenendo comunque l’accesso al girone finale dato che la squadra vincitrice del girone era la squadra riserve della Triestina. Il successivo primo posto nel girone finale della Venezia Giulia garantì la promozione nella categoria superiore. Il club esordì nella stagione seguente in Serie C ottenendo il terzo posto del Girone A. Il 94º Reparto Distrettuale terminò l’attività a seguito degli eventi bellici della seconda guerra mondiale.

1941 – 42: 1a nel girone finale della Venezia Giulia in prima divisione. Promossa in Serie C

1942 – 43: 3a nel girone A di Serie C

1945: scioglimento della squadra

ALA LITTORIA ROMA

Il Gruppo Sportivo Ala Italiana, o più semplicemente Ala Italiana, è stata una società calcistica italiana con sede a Roma, esistita a cavallo fra gli anni trenta e quaranta del Novecento.

Come Gruppo Aziendale Ala Littoria, nome che tenne per maggior tempo quale espressione sportiva dell’omonima compagnia aerea, disputò due campionati consecutivi di Serie C nel biennio 1941-1943. Dopo aver gareggiato con il nuovo nome contro le più blasonate formazioni concittadine nei campionati romani di guerra, confluì nel 1945 nell’Alba Roma.

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Una fase di gioco di Ala Littoria – Trastevere campionato romano 1944

La formazione bianca giunge in Serie C dopo quattro campionati consecutivi in Prima Divisione laziale; termina i due campionati di terza serie nelle prime posizioni in classifica. A causa della guerra in atto i campionati nazionali vengono sospesi e al Campionato romano di guerra 1943-1944 viene ammessa, in luogo della vecchia Ala Littoria la Società Sportiva Tirrenia,dai colori sociali bianco e azzurro, che termina il campionato terza in classifica, sotto la Roma e la vincitrice Lazio.

Nel 1944 la società cambia ancora nome in Gruppo Sportivo Ala Italiana e dopo aver chiuso il campionato romano seguente al 6º posto ex aequo con il MATER, si fonde con la romana Albaerotecnica nell'”Associazione Sportiva Albala” (nome poi cambiato nell’estate del 1946, a seguito di una nuova fusione con altre compagini della capitale).

  • 1936 – Il Gruppo Aziendale Ala Littoria s’iscrive in Seconda Divisione Lazio.
  • 1936-37 – 7ª nella Seconda Divisione laziale, ammessa in Prima Divisione.
  • 1937-38 – 7ª nella Prima Divisione laziale.
  • 1938-39 – 9ª nella Prima Divisione laziale.
  • 1939-40 – 6ª nella Prima Divisione laziale.
  • 1940-41 – 2ª nel girone A della Prima Divisione laziale, 1ª nel girone finale, promossa in Serie C.
  • 1941-42 – 4ª nel girone G della Serie C.
  • 1942-43 – 3ª nel girone I della Serie C.
  • Dopo l’8 settembre 1943 la squadra, già “Gruppo Sportivo Ala Italiana”, cambia denominazione in Società Sportiva Tirrenia il 3 dicembre 1943.
  • 1943-44 – 3ª nel Campionato romano di guerra e finalista nel Torneo a quattro.
  • 1944 – Torna alla denominazione “Gruppo Sportivo Ala Italiana“.
  • 1944-45 – 6ª nel Campionato romano di guerra.
  • Si fonde con l'”Albaerotecnica” di Roma, nell'”Associazione Sportiva Albala“.

RST LITTORIO ROMA

Dopo aver vinto il Girone Unico laziale di Prima Divisione, il club ottenne l’accesso alla Serie C. Nella stagione 1942-1943 il club esordisce in terza serie, ottenendo il quarto posto nel Girone L. Alla fine del 1943 il club viene rinominato Società Sportiva Avia.

A seguito degli avvenimenti della seconda guerra mondiale, il normale svolgimento del campionato italiano è interrotto ed nel Lazio viene istituito il Campionato romano di guerra. L’Avia ottenne il settimo posto del torneo romano. La società terminò le proprie attività al termine del campionato.

VIGILI DEL FUOCO ROMA

Il Gruppo Sportivo 1º Corpo Vigili del Fuoco Roma è stata una squadra romana esistita negli anni quaranta, gestita dal Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, vanta due partecipazione consecutive al campionato di Serie C; nel 1944 cede il proprio titolo sportivo all’Italia Libera Roma e pone fine alla sua breve storia.

  • 1940-1941 – 1º nel girone A della Prima Divisione laziale, 2º nel girone finale di promozione, ripescato in Serie C
  • 1941-1942 – 9º nel girone G della Serie C
  • 1942-1943 – 5º nel girone L della Serie C
  • 1943-1944 – 6º nel campionato romano di guerra, cede il titolo sportivo all’Italia Libera Roma

AVIO CALCIO GIOIA DEL COLLE

La fondazione della società risale al 1911 con il nome di Unione Sportiva Pro Gioia.

Si affaccia ai campionati regionali del 1927 vincendo la Terza Divisione Pugliese e cambiando nome in Società Sportiva Gioiese nel 1928; proprio in quell’anno partecipa assieme ad altre formazioni di provincia al Campionato Meridionale, un raggruppamento territoriale della Prima Divisione a cui sono ammesse molte compagini di Seconda (seppure transitorio, il “Meridionale” corrispondeva di fatto al secondo livello calcistico nazionale) e dove incontra per la prima volta il Taranto e il Lecce. Chiude il girone preliminare pugliese all’ultimo posto con 4 punti, in coabitazione con il San Pasquale di Bari, tornando nella categoria inferiore. Seguono altri campionati in Seconda Divisione pugliese, il massimo livello regionale, fino al 1938 quando, con il nome G.I.L. Gioia torna in prima serie regionale, la Prima Divisione (nome assunto dal 1935 con la creazione della nuova Serie C)

Nel 1942, come Avio Calcio ottiene la seconda posizione nel campionato pugliese di Prima Divisione e viene ammesso in Serie C. Partecipa all’unico campionato di terzo livello italiano della sua storia ottenendo il quinto posto dietro a squadre blasonate come LecceTarantoCosenza e Foggia.

Rinominata U.S. Gioia, partecipa a parte del Torneo misto pugliese; dopo la guerra non s’iscrive alla Serie C 1945-1946 cui avrebbe avuto diritto. Nel 1949 la nuova Società Sportiva Pro Gioia partecipa al campionato di Prima Divisione Pugliese (primo livello regionale, all’epoca); finisce secondo e l’anno dopo vince il campionato, allenato dal gioiese Dino Castellano, e ha il diritto a partecipare alla Promozione, l’attuale Serie D; dura solo un anno poiché retrocede. Viene creata la IV Serie (Serie D) e la Promozione è degradata a massimo livello regionale.

1941 – Cambia nome in Avio Calcio.

  • 1941-1942 – 2º in Prima Divisione Puglia. Ammesso in Serie C

1942-1943 – 5º nel girone M della Serie C.

MARINAI D’ITALIA MARSALA

Si tratta del Marsala che nel periodo bellico assunse la denominazione di “Marinai d’Italia” schierando una squadra composta da marinai presenti nelle navi ancorate nello storico porto.

1941-1942 – 4º in Prima DivisionePromosso in Serie C.

  • 1942-1943 – 6º nel girone N di Serie C.

  • 1943-1944 – 2º nel Campionato Provinciale.

  • 1944-1945 – 3º nel girone A del Campionato Siciliano.

VIGILI DEL FUOCO LA SPEZIA

Questa la storia del più celebre club formato nel periodo bellico dal corpo dei Vigili del Fuoco. Con l’Italia divisa dal fronte di guerra conosciuto comeLinea Gotica la Federcalcio si divise in due: mentre l’amministrazione monarchica legittima continuò a operare nel cosiddetto Regno del Sud i funzionari federali presenti nella Republica Sociale Italiana organizzarono da Milano un “Campionato di divisione nazionale misto”. Il torneo venne diviso in gironi zonali, organizzati in tre fasi regionali le cui vincitrici avrebbero disputato le finali per l’assegnazione del titolo di Campione d’Italia.

Lo Spezia Calcio, a quel tempo, era stato costretto a sospendere l’attività: il presidente Perioli, infatti, era stato catturato e inviato nei campi di concentramento in Germania. Semorile, l’unico dirigente rimasto, decise di contattare il comandante dei Vigili del Fuoco cittadini, l’ing. Gandino, per allestire una squadra in grado di rappresentare La Spezia nella Divisione Nazionale. L’accordo venne presto raggiunto: nacque così un nuovo club, il Gruppo Sportivo 42º Corpo dei Vigili del Fuoco, il quale mantenne come allenatore Barbieri, rilevò tutti i calciatori dello Spezia Calcio sotto l’impegno scritto di restituirli alla “casa madre” al termine del conflitto, e acquisì i cartellini di giocatori di altre squadre a titolo di prestito. Questo escamotage, non insolito per il periodo (per abbinamento, anche la Juventus si era trasformata in Cisitalia e il Torino in Torino FIAT), costituì uno stratagemma per sottrarre i calciatori agli obblighi del servizio militare. Lo Spezia Calcio, nel frattempo, rimase inattivo.

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La formazione dei VV.FF. Spezia campioni d’Alta Italia nel1944

I VV.FF. Spezia, per motivi logistici, vennero inclusi nel girone D del settore emiliano. Affrontando le trasferte su una vecchia autobotte modificata per trasportare la squadra e sempre sotto il rischio dei bombardamenti, i VV.FF. primeggiarono nel proprio girone con 13 punti, davanti alle squadre di Suzzara, Fidenza, Parma e Busseto. Successivamente approdarono al girone B di semifinale, nel quale la squadra dominò su Carpi, Suzzara e Modena. A questo punto si entrò nel vivo del torneo, allorquando i liguri furono inclusi in un gruppo di quattro squadre per la qualificazione al girone finale: di queste, tuttavia, i Vigili del Fuoco si trovarono di fronte al solo Bologna, a causa delle rinunce di Montecatini e Lucchese. La gara di andata, disputata nella città felsinea, ebbe un epilogo alquanto particolare: gli spezzini infatti, passarono in vantaggio a undici minuti dalla fine grazie a un gol in sospetto fuorigioco, ma la gara venne sospesa a causa delle furiose proteste dei pochi tifosi presenti sugli spalti. Il risultato quindi fu di 0-2 a tavolino a loro favore e il Bologna decise di disertare la gara di ritorno in segno di protesta: il 42º Corpo dei Vigili del Fuoco si guadagnò così il diritto di giocare le finali.

Il programma del torneo prevedeva un girone finale a tre squadre per la conquista del titolo: oltre alla sorprendente matricola ligure, si presentarono anche il Venezia e il Torino. I veneti non erano più l’ottima squadra capace di conquistare il terzo posto nel campionato di due anni prima; il Torino, invece, era ancora il “Grande Torino“, campione d’Italia in carica, destinato a conquistare altri quattro scudetti al termine della guerra, prima della tragedia di Superga. Il 9 luglio 1944, presso l’Arena di Milano (semideserta per il timore di rastrellamenti da parte dei tedeschi), iniziarono le finali con il pareggio tra VV.FF. e Venezia per 1-1 che sembrava spianare la strada al Torino per la riconquista del titolo. Il 16 luglio, invece, gli spezzini sovvertirono i pronostici battendo i granata: questi ultimi furono probabilmente penalizzati da una stancante trasferta a Trieste per un’amichevole di due giorni prima, a cui furono obbligati a partecipare dalla Federazione. Il punteggio fu di 2-1 a favore dei liguri, che scesero in campo con questa formazione: Bani, BorriniAmentaGramagliaPersiaScarpatoMario TommaseoRostagnoCostaToriAngelini. Il 20 luglio il Torino travolgeva infine il Venezia per 5-2 decretando il primo posto dei Vigili del Fuoco.

Fino alle battute conclusive del torneo, in cui i VV.FF. risultarono inaspettatamente primi, sia gli organi federali controllati dalla Repubblica Sociale Italiana, sia le principali pubblicazioni sportive (in particolare la Gazzetta dello Sport e il Guerin Sportivo), definirono la Divisione Nazionale 1943-1944 “campionato italiano” e il titolo in palio “scudetto”. La FIGC fascista, tuttavia, rinnegò la manifestazione con i succitati comunicati del 17 luglio e dell’8 agosto. Inoltre il Regno d’Italia, col decreto legislativo luogotenenziale nº 249 del 5 ottobre 1944, dichiarò privo di ogni valore giuridico qualsiasi atto di nomina del governo della RSI; specificamente, annullò e rese illegittimo ab initio il mandato di Ettore Rossi e di Puccio Pucci alla guida del CONI, nonché i conseguenti incarichi di Rossi e di Ferdinando Pozzani in FIGC. L’organizzazione di un campionato da parte di questi soggetti, perciò, divenne essa stessa non legale.

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Lo stemma del titolo onorifico diAlta Italia vinto dai VV.FF. Spezia nel 1944, che il club sfoggia dal 2002 sulle proprie divise

Tuttavia, dopo perduranti ricerche e petizioni dei giornalisti e delle autorità spezzine, il 22 gennaio 2002 la Federazione ha parzialmente accolto le istanze dello Spezia Calcio, assegnandogli un titolo sportivo onorifico (ufficiale, ma non equiparabile allo “scudetto”) per la vittoria del campionato 1943-1944, con una menzione particolare allo spirito di sportività con cui gli atleti bianconeri affrontarono le difficoltà di un periodo storico in cui l’Italia era lacerata dalla guerra civile. Insieme all’attribuzione di questo titolo onorifico, è stata conferita allo Spezia la possibilità di apporre permanentemente sulle divise sociali un distintivo speciale in ricordo di quell’impresa. Ulteriore particolarità del riconoscimento è il fatto che la FIGC ha attribuito alla squadra spezzina un titolo in realtà vinto dal G.S. 42º Corpo dei Vigili del Fuoco, cioè una società de iure differente dallo Spezia. Lo Spezia, insomma, può fregiarsi della vittoria di un campionato a cui, tecnicamente, non ha mai partecipato, sebbene bisogna constatare che il 42º Corpo dei Vigili del Fuoco rilevò e schierò gli stessi giocatori del club ligure (oltre a calciatori provenienti da altre compagini), e quindi de facto i due sodalizi tendevano a coincidere.

DIVISIONE CREMONA TORINO

La squadra della Divisione Cremona fu ammessa a disputare il campionato di Serie C 1945 – 46 nel girone A comprendente le squadre piemontesi e lo Speranza di Savona riammesso per riparare l’imposizione subita dal fascismo nel 1927 quando il sodalizio verde rosso fu inglobato a fornza nel Savona diventato Associazione Calcio.

Questa la classifica finale: Asti 34, Virtus Volpiano 30, Divisione Cremona 26, Acqui 24, Speranza Savona 23, Fossanese 23, Saviglianese 23, Ivrea 23, Piemont 18, Aosta 18, Saluzzo 17, Pinerolo 17, Veloces Biella 8.

Formazione della Divisione Cremona: Prada, Beltramini, Tarozzi, Menconi, Oldoini, Scanegatti, Giussani, Pucci, Caldi, Fiori, Sichirollo (Bianchi, Nenconi, Bongi, Gardini).

IL CAMPIONATO 1951 – 52 LE PRIME VOLTE CON PAPA’  IN CORSO RICCI E MARASSI

UNA MAIL MOLTO GRADITA: “BETTONI E LA PRIMA VOLTA DELLA NAZIONALE DI SERIE C”

IL CAMPIONATO SOTTO LE BOMBE (terza parte: stagione  1942 – 43)