1963-64: tra il 70′ dell’ottava giornata e il 52′ della diciottesima la porta del Genoa rimase inviolata (con 6 zero a zero) stabilendo così un nuovo record di 791 minuti. L’ultimo goal fu subìto a causa di un rigore tirato da Hamrin in un Genoa – Fiorentina 2-1, il primo a interrompere la serie fu un altro penalty calciato dal bolognese Haller che sbloccò il risultato in un Genoa – Bologna, poi terminato 0-2 segnando una tappa fondamentale per la conquista del settimo (e per ora ultimo) scudetto dei felsinei.
Tra i pali del Genoa, nel corso di questa piccola ma significativa epopea, c’era Mario Da Pozzo arrivato ventiduenne dall’Inter e rimasto in rossoblu per quattro stagioni dal 1961-62 al 1964-65, e rimasto nella storia oltre che per la promozione in serie A del 1962 e le due Coppe delle Alpi conquistate nel 1962 e nel 1964, soprattutto per il record di imbattibilità (791 minuti + i 60 della partita Internazionale-Genoa del 5 gennaio 1964 sospesa sullo 0-1).
Tale primato, curiosamente compreso tra due calci di rigore, diede da lavorare agli statistici del tempo, i quali attestarono che nei massimi campionati a girone unico Glauco Vanz aveva mantenuto inviolata la porta del Bologna nel 1946/1947 per 574 minuti e nell’anteguerra Cesare Valinasso quella della Juventus per 682 nel 1934/1935. Da Pozzo rimase imbattuto per gli ultimi 19 minuti (dopo il rigore trasformato dallo svedese Kurt Hamrin) di Genoa-Fiorentina 2-1 del 27 ottobre 1963, per otto partite regolarmente portate a termine e per i primi 52 minuti (quando venne superato da un altro calcio di rigore battutto dal tedesco occidentale Helmut Haller) di Genoa-Bologna 0-2 del 26 gennaio 1964. Il suo record venne battuto solo nel 1973 da Dino Zoff (Juventus) con 903 minuti, superato a sua volta nel 1994 da Sebastiano Rossi (Milan) con 928 minuti.
Attualmente il record assoluto è di Gigi Buffon con la Juve 2016-2017 per un totale di 973′ minuti.
Ecco di seguito i tabellini delle 10 partite del record di Da Pozzo:
OTTAVA GIORNATA
Genoa – Fiorentina 2-1
reti: Meroni (2), Hamrin rigore
Genoa: Da Pozzo, Bagnasco, Bruno, Colombo, Bassi, Rivara, Meroni, Pantaleoni, Piaceri, Locatelli, Bicicli all. Santos
Un lutto profondo per il grande mondo del calcio savonese ann’60 – ’70: è mancato Guido Morando, giocatore, allenatore, dirigente, soprattutto animatore di tante avvernture in particolare legate al torneo dei Bar della Valletta e ai tornei notturni del Sacro Cuore e del “Lazzaretti” di Vado.
Estroverso e guascone (da cui il soprannome “Pavone” , coniato da Nanni De Marco con i “granelli di pepe” di Riviera Notte, rimastogli appiccicato addosso quasi come una seconda pelle) aveva vissuto soprattutto quella simbiosi tra Compagnia Portuale e calcio savonese che tanto aveva rappresentato nella nostra storia.
Dal “suo” Porto, quel porto che amava profondamente in uno spirito di fratellanza, comunità, allegria dove da Don Genta a Giuan Nasi fino ai “rossi” più dogmatici nella concezione della lotta di classe l’unità di intenti per la crescita della nostra città rappresentava il valore superiore al di sopra di ogni divisione ideologica.
Sarebbero tanti i personaggi da citare, da Pippetto Persico amministratore della “Pippo” e assessore comunale a Marietto Vagnola, fine mediatore tra le diverse anime dei camalli, dei pesatori, degli spedizionieri, degli armatori fino ad arrivare a risultati eccezionali per la nostra economia e per lo sviluppo di Savona, in tempi affatto diversi dagli attuali.
Il calcio rappresentava il grande orizzonte collettivo e la squadra dei Portuali al torneo dei Bar la massima espressione e Guido Morando, dalla panchina, ne aveva rappresentato per molti anni l’anima, il cuore, la bandiera.
L’esplosione dei tornei notturni esaltò le sue capacità organizzative: grazie alla sponsorizzazione di Giovanni Conti tramite Artesina, Morando allestì una compagine eccezionale, formata dai migliori del campionato di Promozione: i “Magnifici 7” dominatori di molti tornei fra cui quello “centrale” nell’attività di quegli anni, il trofeo Sanson (sempre organizzato dal nostro immaginifico Nanni).
A quell’egemonia rispose però Valentino Persenda chiamando a raccolta tutti gli “storici” ex biancoblu da Ciglieri a Mariani a Ciccio Varicelli fino a sui fratello Mino: ci fu una finale al Sacro Cuore, 1972, alla quale assistettero almeno 3.000 spettatori e il Circolo Biancoblu prevalse (3-2) sui magnifici 7.
Guido si era però occupato anche delle squadre partecipanti ai tornei federali: dopo aver giocato, assieme al fratello Walter nella Stella Rossa e poi nella Villetta, aveva allenato la Libertà e Lavoro nel momento in cui il “mago” Vadone era passato alla Spotornese, poi la Villetta, la Priamar ricoprendo anche il ruolo di direttore tecnico della Veloce con allenatore il suo grande amico, sodale, collega di lavoro Tullio Pierucci.
Insomma: ci ha lasciato un altro dei pezzi fondamentali di quella nostra storia parte integranti della storia della nostra Città, che ostinatamente non intendiamo lasciare cadere nell’oblio.
“Pavone” lo ricorderemo sempre, quando con la stessa andatura di Helenio Herrera a San Siro, andava a prendere posto alla Valletta per guidare i suoi Portuali, un’immagine che porteremo sempre nel nostro cuore.
Foggia e Bari, due perle della Puglia: per storia, cultura, arte, tradizioni e sport con le sue due squadre di calcio e non solo (citazione d’obbligo per Pietro Mennea, figlio indimenticabile e simbolo di Barletta, oro olimpico sui 200 metri a Mosca ’80 e primatista mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19″7″). Ed è il Foggia Calcio a meritare un capitolo dedicato per aver saputo sostenere, con risultati e protagonisti, un ruolo importante tra le grandi del calcio italiano: per tutti ricordiamo l’allenatore Oronzo Pugliese, vincitore di un Seminatore d’oro, e il bomber Cosimo Nocera, una presenza in Nazionale nell’amichevole Italia-Galles in cui realizzò al 90′ il gol del 4-1 per gli azzurri.
Questa è l’immagine della celebre “papera” compiuta da un portiere affidabile come Giuliano Sarti che costò all’Inter il terzo scudetto consecutivo e concluse l’era vincente del “mago” Helenio Herrera.
“Papaveri e papere”, cantava Nilla Pizzi nel Festival di Sanremo del 1952. La canzone, guarda caso, arrivò seconda, dietro “Vola colomba”. Il calcio, come è accaduto con Radu in Inter-Bologna, vanta un lungo capitolo di “papere”: da Vavassori con la Nazionale a Buffon con la Juve e di recente con il Parma. Nella storia dell’Inter, repetita non iuvant, c’è un episodio altrettanto clamoroso: l’errore di Giuliano Sarti nella “fatal Mantova”. Per gli amanti di statistiche e di significati apotropaici, il Milan ha due “fatal Verona” nel museo delle occasioni perdute: lo scudetto perso da Nereo Rocco nel 1973 (5-3 per gli scaligeri) e quello sfuggito a Sacchi nel 1990 (2-1 per i padroni di casa). Gli scudetti in quelle due stagioni andarono alla Juve e al Napoli di Maradona. C’è poi la “fatal Catania” che costò la retrocessione del Savona, ma questa è tutta un’altra storia.
E’ il 1° giugno 1967, un giovedì, la Lega ha spostato l’ultima giornata per l’impegno di Coppa dei nerazzurri. Una trasferta all’apparenza priva di rischi, Ma al 4′ della ripresa avviene il fattaccio: Bedin perde la palla, Di Giacomo s’invola sulla fascia fin quasi sul fondo, poi effettua un velleitario cross, Sarti va sulla palla in totale relax. ma la sfera diventa una saponetta, gli sfugge dalle mani e finisce in rete: 1-0 per i padroni di casa. lLa Juve vince lo scudetto al fotofinish. Un premio insperato per la Juve “operaia” del teorico del “movimiento” Heriberto Herrera, il tecnico paraguaiano che aveva eliminato Sivori puntando tutto su di un gioco fondato essenzialmente sul dinamismo piuttosto che sulla tecnica.
La Juventus aveva inseguito l’Inter per tutto il campionato effettuando proprio il “sorpasso” all’ultima giornata: i nerazzurri avevano vinto il titolo nella stagione 1962-63, poi lo avevano perso nella stagione successiva sconfitti dal Bologna nello spareggio e si erano poi imposti sia nella stagione 1964-65 e 1965-66 con una squadra che giocava a memoria e impostata su grandissimi campioni capaci di imporsi anche in campo internazionale conquistando due coppe dei Campioni e la Coppa Intercontinentale.
Ricostruiamo allora il cammino parallelo di Inter e Juventus in quell’avvincente torneo fino al clamoroso errore del portiere interista (che in chiusura di carriera sarebbe poi passato proprio alla Juve per svolgere il compito di “secondo” al titolare Anzolin).
DICIASSETTESIMA GIORNATA (Inter punti 26, Juventus punti 25)
INTER – MANTOVA 1-1
reti: Corso, Salvemini
Inter: Sarti, Burgnich, Facchetti, Bedin, Guarneri, Picchi, Cappellini, Mazzola, Vinicio, Suarez, Corso all. Helenio Herrera
Mantova: Zoff, Pavinato, Corsini, Jonsson, Spanio, Giagnoni, Spelta, Catalano, Di Giacomo, Salvemini, Corelli all. Cadè
arbitro Bigi di Padova
LAZIO – JUVENTUS 0-0
Lazio: Cei, Zanetti, Adorni, Dotti, Pagni, Anzuini, Bagatti, Carosi, Morrone, Dolso, Mari all. Neri
Juventus: Anzolin, Gori, Rinero, Salvadore, Castano, Cinesinho, Zigoni, Del Sol, De Paoli, Sacco, Menichelli all. Heriberto Herrera
arbitro: De Marchi di Pordenone
DICIOTTESIMA GIORNATA (Inter punti 28, Juventus punti 26)
INTER – FOGGIA 3-0
reti: Cappellini (3)
Inter. Sarti, Burgnich, Facchetti, Bicicli, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Cappellini, Suarez, Corso all. Helenio Herrera
Foggia: Moschioni (Ballarini al 51′: prima sostituzione del portiere nella storia del campionato italiano), Tagliavini, Valadè, Bettoni, Rinaldi, Magi, Faleo, Micheli, Nocera, Maioli, Oltramari
arbitro: Monti di Ancona
JUVENTUS – ATALANTA 0-0
Juventus: Anzolin, Gori, Leoncini, Bercellino, Castano, Salvadore, Zigoni, Del Sol, De Paoli, Cinesinho, Menichelli all. Heriberto Herrera
Ricordiamo tutte le squadre della provincia di Savona partecipanti ai campionati di Serie D, promozione e prima categoria dalla stagione 1980-81 alla stagione 1984-85 con torneo disputato, piazzamento, formazione – base.
Un momento particolarmente felice che vede ben 5 squadre della nostra provincia militare in Serie D: Cairese (con una promozione in C2), Albenga, Andora, Vado e Varazze. Grande qualità in campo, come si può evincere dalla lettura dei tabellini, ma anche in panchina: ad Albenga troviamo Giampiero Ventura, carriera di spicco in Serie A e Serie B, fino al collasso con la Nazionale esclusa dal Mondiale 2018; Mino Persenda alla guida della Cairese approdata alla Serie C; Zenari tra Pietra Ligure ed Alassio, sua città di adozione; Giulio Mariani alla Finalborghese; Tonoli tra Cengio e Carcarese; Castello al Pietra Ligure; Tullio Pierucci, Pavone Morando e Salamini alla Veloce; Lupi e Nocentini al Varazze.
(Promozione 82-83 quattordicesimo posto): Losno, Giallombardo I, Perlo, Badano, Martinello, Damonte I, Russo, Riggi, Giallombardo II, Saverio, Santoriello (De Stefanis, ) all. Muroni
(Prima categoria 83-84 sedicesimo posto): Delfino I, Gustinetti, Martinello, Fui, Merello, Brilla, Delfino II, Carofiglio, Dondo, Saverio, Ricci all. Zenari
CENGIO (Prima Categoria 80-81 settimo posto): Povigna, Bagnasco I, Pregliasco, Rocca, Resio, Bagnasco II, Canazza, Costa I, Laoretti, Costa II, Perotti (Carle, Gaiero)
(Prima Categoria 81-82 undicesimo posto): Salamini, Poggio, Bagnasco I, Pizzorno, Bagnasco II, Massabò,Bagnasco III, Caviglia, Poggio, Barbiero, Meggiolaro; all. Pizzorno
(Prima categoria 83-84 primo posto): Salamini, Canaparo, Perotti, Saporito, Pizzorno, Bagnasco I, Barbiero, Etalle, Caracciolo, Bagnasco II, Pedron; all. Lupi
Promozione 84-85 ottavo posto): Salamini, Poggio, Bagnasco I, Parma, Mainero, Bagnasco II, Pedron, Badano, Caracciolo, Bagnasco III, Altomare (Perotti)
(Prima Categoria 81-82 terzo posto): Viglizzo, Marone, Scardovi, Neirotti, Sciglitano, Molli, Bani, Fabbris, Monachetti, Occhipinti, Ferrua all. Baucia
(Prima Categoria 82-83 primo posto): Viglizzo, Garrione, Molli I, Neirotti, Sciglitano, Molli II, Montali, Graziano, Rosso, Ferrua, Panucci (Russo, Delfino, Brunello) all. Baucia
(Promozione 83-84 settimo posto): Viglizzo, Sciglitano, Molli I, Neirotti, Fadda, Ciocca, Robba, Peluso, Rosso, Molli II, Vacca (Santelia, Fratali) all. Baucia
(Promozione 84-85 decimo posto): Russo, Santelia, Molli I, Sciglitano, Fadda, Neirotti, Buonocore, Pratali, Valesano, Molli II, Rossi
FINALBORGHESE (Prima Categoria 80-81 sesto posto): Pascarella, Gustinetti, Muraglia, Moccia, Colombo, De Min, Caffarena, Tranchida,Piccone, De Sciora, Cannone (Casella, Bellora) all. De Sciora
(Prima categoria 81 -82 nono posto): Pascarella, Gustinetti, Aicardi, De Min, Muraglia, Caboni, Beccaria, Piccone, De Sciora II, Venturino, Dondo (Defeo, Bertozzi) all. Desciora I
(Prima categoria 82-83 quarto posto): Pascarella, Garzoglio, Colombo, Tranchida, Muraglia, De Min, Bani, Basso, Caffarena, Maggi, Capitanio (Gualerzi) all. Mariani
FINALE (Promozione 80-81 terzo posto): Messico, Battistel, Vose, Molli, Frumento, De Gregorio, Fraioli, Orcino, Pedron, Lardo, Plutino (Ghigliazza, De Lorenzo)
(Promozione 81-82 settimo posto): Messico, Battistel, Caprio, Molli, Vose, Fraioli, Valesano, Plutino, Borgarolo, Orcino, De Lorenzo (Cagliola, Barducci)
(Promozione 82-83 settimo posto): Coletti, Battistel, Vose, Rolando, Barducci, Fucito, Fraioli, Valesano, Bertone III, Orcino, Cagliola (Imovilli, Piazza, Bertone II) all. De Sciora
(Promozione 83-84 quattordicesimo posto): Coletti, Burastero, Biggi, Cagliola, Bona, Piazza, Capra, Travagliato, Rolando, Bettin, Ravaschino (Imovilli, Barducci) all. De Sciora
(Promozione 84-85 quindicesimo posto): Ghiso, Rolando, Bossolino, Cavallino, Morando, Bazzano I, Iezzi, Bazzano II, Barbiero, De Salvo, Vico (Orsi) all. Bossolino
(Prima categoria 83-84 undicesimo posto): De Benedetti, Poggi, Filiberti, Giallombardo I, Genduso, Cappellotto, Romano, Ferrara, Giallombardo II, Minucci, Piccolo all. Zanardini
(Prima categoria 84-85 sesto posto): De Benedetti, Chiappari, Filiberti, Cappellotto, Minucci, Romano I, Romano II, Ganduso, D’Amico, Delfino, Lucido all. Zanardini
SANTA CECILIA ALBISOLA (Prima categoria 82-83 sedicesimo posto): Durante, Vallieri, Pellegrini, Di Fabio, Olivieri, Lo Mazzo, Tometto, Bruno, Barillaro, Fornaroli, Vigliazza (Romeo) all. Chiarbonello
VADO (Promozione 80-81 primo posto): Albini, Grippo, Scazzola, Iannelli, Laura, Piazza, Doni, De Campo, Mazzucchelli, Massaro, Brondo (Pezzoli, Centino, Boschis)
VELOCE (Prima Categoria 80-81 terzo posto): Brondo, Torri, Valle, Morando, Saporito, De Millo, Manitto, Di Biasio, Costa, Pinelli, Rosso
(Prima categoria 81-82 secondo posto): Brondo, Valle, Lambertini, Rosu, Ricotta, Morando, Ghigliazza, Pisano, Di Biasio, Genta, Grosso (Cavo, Manitto)
(Promozione 82-83 quinto posto): Brondo, Centino, Valle, Piana, Laura, Boero, Pisani, De Campo, Manitto, Genta, Grosso (Maglio) all. Damonte
(Promozione 83-84 ottavo posto) : Brondo, Centino, Valle, Diana, Lauro, De Campo I, Battistel, De Gregorio, Manitto, Genta, Grosso (Ferraro, Vitali, Fornaroli) all. Damonte
(Promozione 84-85 tredicesimo posto): Brondo, Centino, Battistel, Caramello, Poggi, De Gregorio, Saltarelli, Frumento, Fornaroli, Venturino, Grosso all. Damonte.
Nel corso di un oscuro sedicesimo di finale di Coppa Italia è avvenuto un fatto che può ben essere definito storico.
Sampdoria e Ascoli terminata la gara al 120′ sul 2-2 si sono trovate a giocarsi la qualificazione alla lotteria dei rigori.
E’ così capitato che, in conclusione di una serie lunghissima, toccasse ai portieri cimentarsi con il tiro dal dischetto: Nikita Contini classe 1996 portiere di riserva della Samp ha centrato il bersaglio e nei secondi successivi è andato a piazzarsi tra i pali respingendo il tiro del collega avversario Guarna.
Un fatto più unico che raro e che ha richiamato alla nostra memoria la storia dei portieri – goleador.
Andiamo però per ordine e ricostruiamo un poco di storia:
ANTONIO RIGAMONTI (COMO, ATALANTA, MILAN): 6 GOL
Il portiere Rigamonti ai tempi del Como
Il portiere italiano con più gol realizzati è lui. Sei calci di rigore trasformati in gol con la maglia del Como tra il 1973 e il 1976. Estroso personaggio del calcio italiano degli anni ’70, poi campione d’Italia con la maglia del Milan. Ma i gol li realizzò tutti con il Como.
Il primo rigore segnato da Rigamonti in Verona – Como 3-2, tredicesima giornata, 19 gennaio 1976.
Giocò con le maglie di Modena, Juventus Lazio, L.R. Vicenza, Torino a cavallo tra gli anni ’40 e il secondo dopoguerra, per smettere nel ’59 dopo aver giocato ancora un campionato in Serie D con il Cenisia di Torino, squadra che poi avrebbe allenato per diversi anni. Era un calcio profondamente diverso da quello attuale: fu presente all’inaugurazione dello Stadium a 95 anni compiuti. Ha segnato tutti i gol su calcio di rigore: uno con la Juve (con la quale sbagliò anche un rigore in una partita contro il Milan), uno con il Modena e tre con la Lazio. Una prima curiosità: il gol realizzato con la maglia del Modena su calcio di rigore fu siglato a Napoli, contro il fratello Arnaldo.
Una seconda curiosità: Sentimenti IV nel corso del campionato 1945 – 46 giocò con la Juve anche due partite schierandosi all’ala destra, senza però segnare.
Per la storia è il caso di riportare i tabellini di quelle due davvero eccezionali formazioni della Juve.
17° giornata 10 febbraio 1946
Juventus – Atalanta 2-0
Reti: Piola, Borel II
Juventus: Viola, Varglien II, Rava, Depetrini, Parola, Locatelli, Sentimenti IV, Borel II, Piola, Coscia, Bo.
Un solo gol per Marco Amelia, ma su azione. Era il 2 Novembre del 2006, e segnò in una partita di Coppa Uefa che per il Livorno valeva la qualificazione. Con quel gol la squadra amaranto riuscì ad andare avanti nella competizione.
MICHELANGELO RAMPULLA (Cremonese): 1 GOL
Michelangelo Rampulla in divisa Juventus
Anche lui capace di segnare su azione, di testa, all’ultimo tentativo di una partita bellissima tra Cremonese e Atalanta. Era il 1992, l’anno dei miracoli sportivi, tra la Danimarca campione d’Europa e la Sampdoria capace di raggiungere la finale di Wembley.
Primo Aprile 2001: Taibi si spinge in avanti nel tentativo della Reggina di rimontare contro l’Udinese (in panchina Luciano Spalletti) colpisce bene di testa e realizza un gol. Con il tempo conquisterà anche l’Old Trafford chiamato dal Manchester United nientemeno che per sostituire Schmeichel.
Alberto Brignoli: da semisconosciuto portiere del Benvevento a eroe per un giorno. Prima o poi tutti hanno il loro quarto d’ora di notorietà, per dirla con Andy Wharol, profetta della pop art. Potere del gol del pareggio realizzato al Milan nel campionato 2017-2018 con un incredibile colpo di testa ad una manciata di secondi dalla fine dei minuti di recupero. Gol che ha regalato alla sua squadra il primo punto della stagione, interrompendo un digiuno-record (14 sconfitte consecutive), e ha beffato sia il portiere rossonero Donnarumma, sia il neo allenatore Gattuso. Le immagini della sua prodezza, fortunata quanto casuale (“Quando mi sono tuffato per colpire di testa ho chiuso gli occhi”, ha candidamente confessato), hanno fatto il giro delle tv di tutto il mondo e mobilitato gli esperti di statistiche alla ricerca di tutti i portieri capaci di fare gol.
RICCARDO GAGNO
Campionato di Serie C 2020-2021: partita di recupero tra Modena e Imolese: corre il 91′ minuto e la gara sembra incolata sull’1-1. Calcio di rinvio del portiere modenese Gagno, il collega Rossi dall’altra parte del campo calcola male il rimbalzo e la palla finisce in rete. Si tratta del goal decisivo per il ritorno in Serie B dei “canarini”.
Il portiere del Modena si aggiunge così alla lista dei portieri capaci di andare a segno in partite di campionato.
LA STORIA DEI PORTIERI GOLEADOR E’ PASSATA ANCHE DUE VOLTE DA SAVONA
Savona luogo d’elezione dei portieri goleador. E’ capitato in due occasioni ai biancoblu di disporre di estremi difensori capaci di andare a rete.
La prima occasione fu davvero tramandata ai posteri come unica. Il goal realizzato da Martini il 22 dicembre 1940 nel corso di Savona – Siena, infatti, arrivò direttamente da calcio di rinvio. In quella domenica di un freddissimo dicembre su Corso Ricci spirava un gran vento che scendeva giù dalla Valle del Letimbro. Una caratteristica della zona che, qualche anno dopo, favorì le prodezze balistiche di Livio Gennari capace di segnare ripetutamente dalla bandierina del corner. Torniamo a quel Savona – Siena. Correva l’ultimo minuto con il Savona in vantaggio per 1-0. Martini eseguì il rinvio con un calcio profondo (a quell’epoca i portieri non tocchettavano con i difensori per “far partire l’azione”). Il portiere del Siena Erbinovi era appostato al limite dell’area e sicuramente non si aspettava che il pallone, sospinto dal forte vento di tramontana gli piombasse alle spalle, tentò allora goffamente di bloccarlo ma sfiorandolo lo mandò definitivamente in rete.
Il Savona che nella stagione 1940 – 41 sfiorò la promozione in Serie A: Tomasi, Piana, Sandroni, Puccini, Traversa, Ferrara, Imberti, Martini; in ginocchio, Riccardi, Rosso, Morchio
In quel campionato, nel corso del quale il Savona arrivò a sfiorare la Serie A, Martini segnò un altro goal: questo volta su rigore e per combinazione l’ultimo dei 48 marcati dai biancoblu nelle 34 giornate di torneo.
Passano all’incirca settant’anni e il Savona ritrova un portiere capace di andare a rete: si tratta di Simone Aresti, un ragazzo sardo cresciuto nel Cagliari poi passato all’Alghero e arrivato a Savona in un momento nel quale era molto nutrita la colonia isolana.
Simone Aresti quando difendeva la rete del Pescara, attualmente è all’Olbia in Serie C
Stagione 2011 – 2012 campionato di Lega Pro Seconda Divisione (per dire l’antica e ormai scomparsa C2).
Ecco la cronaca della prima impresa: 29 gennaio 2012.
Vittoria importantissima per il Savona, coronata da un incredibile rete del portiere Aresti che fissa il 2-0 finale, dopo il gol del vantaggio siglato da Buglio. Partita difficile per i biancoblu contro un’ostica Giacomense. Il freddo e le condizioni del campo non agevolano il compito degli uomini di mister Corda.
La svolta arriva all’inizio del secondo tempo al Savona quando l’arbitro concede un rigore per fallo su Mezgour. Sul dischetto si presenta Buglio che non sbaglia e porta i biancoblu sull’1-0, mentre il Savona rimane in dieci per l’espulsione di Antonelli.
Al 79′ arriva inaspettato il raddoppio. Simone Aresti, portiere del Savona rilancia il pallone in avanti in cerca della spizzata di qualche compagno, ma il pallone assume una traiettoria imprevedibile e grazie al forte vento, dopo un doppio rimbalzo, supera il portiere avversario e finisce in rete. Esplode il Bacigalupo, mentre Aresti viene travolto dai compagni.
Ed ecco quella della seconda.
11 marzo 2012
Simone Aresti portiere del Savona, al 48’ del match Savona -Renate, cogliendo una punizione di De Martis da fuori area, filtra la palla e difende la sua porta, ma con un colpo di punta, la lancia nella porta avversaria. E salva la sua squadra. La partita si è conclusa 1-1. E Aresti è il nuovo portiere goleador.
Imprese da far passare alla storia.
Capitò anche a noi, nel gran mondo del calcio per così dire “minore” savonese di avere portieri capaci di andare in goal e anche di giocare in ruoli di movimento.
Bruno Ferrero, dopo aver difeso alla grande la porta del Savona del presidentissimo Del Buono in Serie C (stagione 1959-60, allenatore l’indimenticabile Felicino Pelizzari), tornato in Promozione alla Veloce tirava i rigori mentre il suo secondo Cortese (i due formavano davvero una bella coppia) si schierava spesso all’ala destra.
Nel Bar Livio, in occasione dei tornei, capitò addirittura di giocare con tre portieri di ruolo in campo: uno tra i pali e gli altri due all’attacco capaci anche di segnare entrambi.
In questa occasione esaminiamo le migliori formazioni, stagione per stagione, delle squadre della Provincia di Savona partecipanti al campionato di Seconda Categoria tra il torneo 1963-64 e il torneo 1974-75 precisando due punti: questo campionato ha rappresentato il secondo livello regionale fino alla stagione 1968-69 per poi scendere al terzo (con l’istituzione dell’Eccellenza), in alcune stagioni le squadre sono state frammiste con compagini genovesi e imperiesi, anzi in alcune occasioni è capitato che una sola savonese partecipasse al girone genovese (Libertà e Lavoro nel 1965-66, Magi – Freccero nel 1970-71).
ALBISOLA: 1967-68: Traversa, Piovano, Furci, Patrone, Gandolfo, Tortarolo, Bottinelli, Paltrinieri, Salomone, Di Maggio, Caserta all. Amoretti
ALTARESE: 1967-68; Vizzini, Porta, Caropreso, Patrone, Giribaldi, Pansera, Scarcia, Malatesta, Oddera II, Oddera III (Martini) all. Scarcia
AUXILIUM ALASSIO: 1973-74: Iannone I, Giacchello I, Giacchello II; Merello, Maghella I, Cacciamani, Maghella II, Avogadro, Vitale, Russo, Iannone II (Falcone, Mondello, Cerasa, Daino) all. Brancaleoni
BAR TREVISO – FERRARO: 1974-75: Ghizzardi, Borghini, Siter, Bocca, Barbino, Gianotti, Vasconi I, Rodino, Francese II, Avezza, Lori (Turco, Bottino, Termini, Zilli) all. Pacini
CALIZZANO: 1969-70: Santo, Roascio, Barberis, Mozzone, Conrado, Bergese, Salvatico, Gandolfo, Chirivì I, Chirivì II, Ruffini (Parodi, Icardi, Danna, Pacini) all. Alciatore
CARCARESE: 1967-68: Rovere, Pesce, De Zorzi, Magliano, Odella, Ramognino, Legario, Tagliaferri, Delfino, Crosa, Briano all. Delfino
CENGIO: 1970-71: Castiglia, Bagnasco, Reviglio, Arena, Caracciolo, Molinari, De Zanet, Gerion, Dormetta, Pregliasco, Gaiero (Corsini, Balestra, Zunino, Scavino) all. Rocchieri
CERIALE: 1973-74: Pucci, Borzone, Bordin, Bulgarelli, Enrico, Lunetta, Molli I, Bogliolo, Molli II, De Sciora, Ferro (Casella, Maineri, Botto) all. De Sciora
DON BOSCO SAVONA: 1964-65: Soletto, Drago, Olivieri Bosio, Giometti, Ghezzi, Sibilio, Morasso, D’Harcourt, Sanguineti, Badoino all. Parodi
DON BOSCO VARAZZE: 1967-68: Cosimi, Di Vairo, Cervetto, Torri, Albezzano, Ferro, Musmeci, Massa, Ferranti, Cini, Guglielmelli all. Lupi I
ENEL ALBENGA: 1967-68: Ottavi, Vignaroli I, Bausone, Lia, Damonte, Peluffo, Colombo, Amerio, Marengo, Gianazzi, Trucco all Damonte
LAIGUEGLIA: 1974-75: D’Amore, Chirivì, Moroni, Bergoin, Siffredi, Bonelli, Erzi, Giraudo, De Lorenzo I, Ferro, De Lorenzo II (Guardone, Ponzonetto) all. Alciatore
LECA D’ALBENGA: 1967-68 Gilardino, Enrico II, Mantero, Brancaleoni, Enrico I, Calarco, Astengo I, Rolando, Arrigo, La Guardia, Zanardini (Calò, Cavallero) all. Brancaleoni
LIBERTA’ LAVORO SPERANZA: 1965-66 Goretti, Berruti, Perata, Reggiori, Storti, Vallieri, Rossi, Arena, Recagno II, Morasso, Longagna (Manotti, Danello, Astengo I, Lisena) all. “Pavone” Morando
MAGI – FRECCERO : 1970-71: Ficini, Vacca, Bottino, Vota, Pagliarulo, Iozzia, Siri Piero, Benelli, Recagno II, Siri Nello, Bonifacio (De Luca, Freccero, Casalini) all. Astengo I d.t. Pessano
MILLESIMO: 1966-67 Caracciolo, Ramognino, Tornago, Burnengo, Nolasco, Rabino, Bandoni, Cavalli, Costa, Ferro I, Giacosa II (Giacosa I, Ferro II) all. Pastorino
NOLESE: 1964-65 Giacosa I, Boi, Aramini, Coco, Brignole, Pisano, Ragusa, Messa, Rusticoni, Procopio II, Capraro (Ghelli, Rivellino, Buftalmo) all. Mantero
PIETRA SOCCORSO: 1966-67 Geloso, Vite, Dondo, Gaggero, Beltrami, Mantero, Garavagno, Gambetta, Daniele, Aicardi, Rosa all. Dall’Orto
Dal campionato 1968-69 a quello 1974-75 la Serie A dei dilettanti liguri è stata rappresentata dal campionato di Eccellenza formato su di un girone unico regionale, immediatamente sottostante alla Serie D, come accade adesso con la differenza che la promozione al campionato superiore era riservata alla sola squadra vincente, senza la disputa di play-off fuori regione come si verifica nell’attualità.
Successivamente si tornò ai due gironi, Levante e Ponente, per poi assestarsi, per ora definitivamente sul girone unico.
Esaminiamo allora le classifiche della fase 1968-1976 indicando la migliore formazione partecipante al campionato per ogni singola squadra:
ALASSIO 1970-71 Paolini, Natta, Cavanna, Carbone, Mela, Invernizzi, Procopio III, Capriati, Bertelli, Capasso, Pabis (Benvenuti, Sanchini, Francia) all. Piquè
CAMPESE: 1968-69 Esposito II, Leoncini, Tagliavacche, Molinari I, Varano, Puppo, Dechaud, Molinari II, Grillo, Tobia, Fossa (Esposito I, Bottero, Rizzo) all. Basilio Parodi
SARZANESE 1973-74 Vatteroni, Della Pina, Ferrari II, Casali, Bertacchin, Francesconi, Benvenuti, Fabiani, Fantarini, Dido, Fiorio (Mencacci, Ferrari I, Tovo) all. Orrico
Federico Buffoni, già inviato del Corriere del pomeriggio, poi a Tivuesse e al Secolo XIX, collaboratore del nostro blog, ha scritto per noi un ricordo di Giuliano Costa, “Gico” per i colleghi e per i lettori, giornalista sportivo, autorevole e affermata firma della Gazzetta del lunedì e del Corriere Mercantile, con il quale ha condiviso viaggi e trasferte al seguito di Genoa e Sampdoria.
“Ghe dixèja ‘nugget’ in ingleise, ma o camée de l’hotel de Lundra o fava finta de no capi’ …. Alùa l’ho piggiòu in to colletto, ghe mustréja e scarpe davanti a-a me stansia e g’ho parlòu in lavagnin ….. ti è vò lustràa, brutto gundon ti e tutta l’Inghiltèera? L’induman, e maè scarpe luxèjan comme o sòo!” Me lo raccontò così, Giuliano Costa, inviato prestigioso e competente e spesso mio compagno di piacevolissime trasferte, il suo metodo di utilizzare il dialetto della Riviera per farsi capire in ogni parte del mondo. Vi riporto qui la traduzione della frase con cui ho iniziato il mio ricordo di un amico vero, oltre che di un collega di alto livello professionale : “Io gli dicevo ‘nugget’ in inglese, ma il cameriere dell’hotel di Londra faceva finta di non capire …. Allora l’ho preso per il bavero, gli indicavo le scarpe davanti alla mia camera e gli ho detto in (dialetto) ‘lavagnino’….. le vuoi lucidare, brutto ‘gundun’ tu e tutta l’Inghilterra? L’indomani le mie scarpe luccicavano come il sole” (Nota : il termine gundun è intraducibile: in Liguria non c’entrano i profilattici e lo si dice ai furbetti, scaltri e ‘birbanti’. Viene detto anche ai bambini birichini, nella versione ‘gundunettu’. – n.d.r.).
Quel suo racconto era il ritratto dell’uomo: orgoglioso della sua nascita levantina e dotato di una innata antipatia personale per quella che per lui era rimasta la perfida Albione: se niente niente, nel chiacchierare, scorgeva lo spunto, non perdeva occasione di ribadire che il popolo d’Oltremanica gli stava sui cosiddetti, e nemmeno tanto cordialmente come spesso si dice per ammorbidire il concetto.
La Sardegna non è la Gran Bretagna. Ma è un’isola anche lei. E una lunga, spassosissima trasferta fatta con lui via mare per un Cagliari-Sampdoria la rivivo spesso come uno dei ricordi più belli, allegri e ….. gastronomicamente validi dei miei lontani anni al séguito delle squadre genovesi. Partenza il venerdì sera in traghetto, risveglio di buon’ora a Porto Torres, poi cinque ore di treno sulla ferrovia nord-sud dell’isola su un tracciato che pareva un serpente attorcigliato dovendo toccare il più possibile dei paesi, e arrivo a Cagliari giusto in tempo per andare a salutare la pattuglia blucerchiata e poi unirsi alla squadra (ma altro modo di passare il tempo non c’era, e la cosa mi accadeva abbastanza spesso) per andare al cinema, con scelta rigorosa di un innocuo e melenso western di seconda mano. L’indomani, giornata di fatica: la partita e il pesante lavoro di scrivere e trasmettere al giornale (il mio Corriere del Pomeriggio e la Gazzetta del Lunedì di Giuliano) un fiume di articoli. Finalmente il meritato riposo, anche se per Gico l’indomani mattina (e quasi all’alba) c’era l’incombenza di scrivere un nuovo commento, quello del giorno dopo, per il quotidiano gemello della sua Gazzetta, vale a dire il Corriere Mercantile, in edicola nel primissimo pomeriggio. Infine la santificazione della cucina sarda con il pranzo di mezzogiorno, per poi ritrovare il treno dalle mille curve, scendere a Porto Torres all’imbrunire e navigare fino alla mattina del martedì, con approdo a Genova.
Può sembrare strana, una quasi vacanza così lunga, gravata di pernottamenti e gran numero di pasti. Ma, a conti fatti, erano anni nei quali viaggiare in aereo costava davvero un capitale, e alla fine un piccolo margine di convenienza lo si otteneva scegliendo la soluzione “meglio due giorni in più, ma che non si metta piede su un aereo”. Da parte nostra, ci mettevamo – coi nostri portafogli – cabine di nave e camere d’albergo sempre a due letti dimezzandone il prezzo, e i pasti di lusso, un paio, consumati per nostro piacere di allenati seguaci della buona tavola. Questa formula di compromessi, nel caso specifico, era persino vantaggiosa per i nostri datori di lavoro, e nello stesso tempo incontrava perfettamente i desideri miei e di Giuliano Costa, in quanto entrambi tutt’altro che vogliosi di volare.
Di quella interminabile trasferta, riassumo qui i momenti più caratteristici e per certi versi rimasti unici: tutti riferiti alle due giornate conclusive. E parto, perciò, dal risveglio nell’albergo cagliaritano che ci aveva visti crollare nel sonno, stanchissimi, la domenica sera, senza che potesse nemmeno sfiorarci l’ipotesi di tirar tardi. La mattina dopo, però, piombammo in pieno dramma, ognuno per un motivo tutto suo e personale. Gico cominciò a imprecare contro la sua azienda che gli chiedeva di scrivere tre cartelle di commento sulla partita quando tutto quel che c’era da dire era già in edicola sulla Gazzetta del Lunedì. Io non fui da meno nelle maledizioni al mio vizio di disfare subito e totalmente la valigia appena arrivato in camera, ritrovandomi poi a non sapere come avesse potuto, mia mamma (ero ancora scapolo e vivevo coi miei), farci stare tanta roba.
L’idea geniale venne a me. Era una proposta oscena e professionalmente inconfessabile, ma a distanza di mezzo secolo la posso rivelare. “Gico, facciamo che io ti scrivo il pezzo, e vedrai che me la sbrigo presto e bene perché evito pure di ripetere le frasi che hai scritto tu ieri sera e che non ho letto; poi lo detto io al tuo giornale, mi conoscono, spiegherò che mi hai lasciato l’incombenza della telefonata per fare in fretta i bagagli e saldare il conto. Tu, in cambio, mi fai la valigia senza lasciar fuori niente”. Il sorriso di Gico fu radioso. E meno di un’ora dopo il “Mercantile” aveva un commento corposo e originale; e io, una valigia ordinatissima, con perfino qualche angolo ancora libero, e alla quale dovevo solo chiudere il coperchio. “Gico sei grande” esclamai. “Fede sei grande” fece eco Giuliano che aveva rapidamente letto e approvato il mio articolo ….. firmato da lui.
L’albergo non aveva ristorante interno e fu una fortuna. Fu il proprietario a consigliarci il miglior ristorante cittadino: “Ci va a mangiare Giggirrivva” precisò, e quel nome all’epoca valeva come una garanzia firmata dall’Altissimo, visto che il bomber rossoblù era considerato da tutta la Sardegna un pari-grado del Padreterno. Taxi, e arrivo nel locale (non rammento il nome in sardo, ma si traduceva La Graticola e lo Spiedo). Delizie nel piatto dall’inizio alla fine, tra lumachine di mare, spaghetti alla bottarga, porchetta, che il cameriere chiamò ‘porcellino’ come usa nell’isola, l’imperdibile e celeberrima seadas, un maxi cuscino al ripieno di pecorino che viene fritto e poi ricoperto di miele d’arancia, per concludere con dei papassinos, pasticcini secchi glassati al profumo di anice e l’immancabile ‘cicchetto’ di mirto. Su tutto (rammento, per la nostra onorabilità, che quell’ultimo pasto era uno di quelli a carico dei nostri portafogli personali, e che non avremmo più dovuto scrivere niente per almeno due giorni) la bellezza di tre bottiglie di Vermentino accuratamente prosciugate; ed eravamo in due, complimenti a noi! Ci alzammo da tavola oggettivamente brilli, e il nostro aspetto evitò reazioni del proprietario del ristorante quando Gico invitò la di lui consorte a seguire noi in continente lasciando Cagliari dove – disse Giuliano – “era prigioniera su un’isola come Napoleone e del qui presente marito”. Un caritatevole tassista ci portò alla stazione. Osservai che fortunatamente c’erano due soli binari, con grandi cartelli: “Treni in partenza” su uno, “Treni in arrivo” sull’altro. Meglio esser chiari, pensai, chissà in quanti entrano qui dopo aver mangiato (e soprattutto bevuto) come abbiamo fatto noi. Nelle stesse cinque ore dell’andata, nemmeno uno sguardo a curve e viadotti: altrettante ore di sonno ‘modello piombati’ ci fecero però smaltire una buona metà del Vermentino trangugiato. E l’aria fresca del molo di Porto Torres completò la purificazione.
Una seconda maxi dormita sul traghetto ci fece salutare l’arrivo a Genova con mente lucida e di buonumore. Gico trovò il modo di rivendicare per la milionesima volta la sua fierezza di levantino quando vide lo stuolo di barche che rientravano dalla pesca notturna esattamente alla foce del Bisagno (all’epoca, di depuratori c’erano minime e inefficaci tracce), e mostrandomi col dito quella scena mi apostrofò con un “Ti veddi? Quelli mùzzei hano mangiòu sulu m…. e ve i vendan a viatri zeneixi ….. niatri, a Lavagna, mangemmu i laxerti di Ciuìn e di Mangiapan, e famigge de pescuèi ciù famusi da sent’anni”. La traduzione non ve la faccio: la sigla di chiusura a queste note in ricordo di Giuliano Costa deve essere come la recitò lui in quell’alba post-Sardegna. Perché Gico, se non l’avessi ancora detto, era di Lavagna. E ne era tanto orgoglioso che parlava solo il ‘lavagnino’. In tutto il mondo.
L’intervento diretto del regime fascista nel mondo del calcio nell’estate del 1926 aveva rivoluzionato l’organizzazione dei campionati italiani: la Carta di Viareggio, per la prima volta, riunì le squadre del Nord e quelle del Sud in un unico torneo, la Divisione Nazionale. Il regime, secondo gli ideali nazionalistici, era infatti interessato a superare la dicotomia che aveva caratterizzato il mondo del calcio fin dalle sue origini in Italia, arrivando a un campionato esteso sull’intero territorio nazionale.
Il nuovo regolamento prevedeva inoltre l’abolizione della finale, un appuntamento che negli ultimi anni si era dimostrato ingestibile sotto il profilo dell’ordine pubblico a causa delle fortissime rivalità che si scatenavano fra le tifoserie avversarie. Lo scudetto sarebbe stato assegnato invece in un piccolo torneo da sei squadre, che avrebbe avuto inoltre il pregio di abbozzare per la prima volta una classifica, un metro di misura delle rispettive forze delle migliori società a livello nazionale. Per le squadre eliminate dalle finali venne invece introdotto uno specifico trofeo di consolazione: la Coppa CONI.
La massima serie fu così organizzata su due gironi nazionali da 10 squadre ciascuno, di cui le prime tre classificate accedono alla fase finale, mentre le ultime due vengono retrocesse. Lo scudetto viene assegnato alla vincitrice del raggruppamento finale composto da 6 squadre.
In questa occasione esaminiamo come furono organizzate le divisioni minori.
Il secondo livello fu denominato Prima Divisione e organizzato anch’esso a livello nazionale su quattro gironi di dieci squadre con la prima classificata di ogni girone promossa in Divisione Nazionale e una sola retrocessione per ciascuna “poule”. Fu organizzata anche una fase finale tra le quattro vincitrici per assegnare il titolo di campione di prima divisione.
Il terzo livello fu denominato Seconda Divisione e ancora suddiviso tra Nord e Sud.
Al Nord 3 gironi da 10 squadre con promozione in Prima Divisione della prima classificata e due retrocessioni. Al Sud 4 gironi , uno da 8 squadre, gli altri da 7 squadre con girone finale.
Il quarto livello denominato Terza Divisione suddiviso in Leghe Regionali con gironi interprovinciali.
QUESTE LE CLASSIFICHE DI TUTTI I GIRONI DI PRIMA, SECONDA, TERZA DIVISIONE
Girone C: Acqui 32, Michelin Torino 28, SPA Torino 23, SIP Torino 21, Ilva Novese 20, La Chivasso 19, Lancia Torino 19, Giovane Piemonte Torino 8, Ivrea 4, Trinese 3
Girone A: Vogherese 24, Moto Bressana 17, Dergano 16, Farini Milano 15, Marelli Sesto San Giovanni 14, Arduino Pavia 11, Stelvio Olona Milano 8, Pro Broni 7
Girone B: Sestese Sesto Calende 16, Saronno 15, Varese 14, Sommese 9, OM MIlano 5, Rescaldinese 0, ritirata Italia Ponte Chiasso
Girone C: Seregno 26, Canturina 23, Pro Lissone 17, Victoria Monza 15, Lario Monte Olimpino 11, Vis Nova Giussano 9, Brugherio 6, Seveso 3
Girone D: Vigevano 23, Gallaratese 21, Minerva Milano 21, Iris Milano 17, Vittoria Pavia 12, Magenta 9, Alleanza Milano 8, Ferrovieri Milano 0