Il Savona 1979-80: da sinistra in piedi: Zenga, Gola, Fulcner, Scremin, Dainese, Prati, accosciati: la mascotte, Marcolini, Serratore, Grosso, Testa, Ratto. Zenga e Prati assieme in biancoblu. Commuove la provenienza della foto.
Tra le stagioni 1978-79 e 1985-86 il Savona FBC ha disputato il nuovo campionato di Serie C2, istituito dalla Federazione Gioco Calcio per cercare di dare maggiore visibilità alla provincia calcistica e allargare il quadro del professionismo. Un esperimento zoppicante che alla fine, mutate soprattutto le condizioni economiche generali e del calcio in particolare con l’avvento dell’egemonia televisiva e della globalizzazione, non ha fornito risultati efficaci anche sul piano della crescita tecnica e organizzativa.
Per il Savona FBC , per quel che riguarda il periodo preso in considerazione fino alla retrocessione in Serie D, non si trattò di un periodo particolarmente felice: difficile situazione finanziaria, sfortune dirigenziali come nel caso della morte prematura del presidente Viano, sostanziale mediocrità tecnica fino appunto al nuovo capitombolo nella categoria inferiore. Eppure un periodo da ricordare anche per la presenza dei derbies con altre squadre liguri fra le quali spicca l’unica presenza della Cairese nell’edizione-Brin capace di salire fino a quel livello per poi cadere e mai più risalire.
Di seguito comunque il dettaglio di quei campionati con il tabellino delle partite disputate contro le altre squadre liguri.
L’Ambrosiana – Inter 1929-30: primo doppio successo sul Milan
Torino, Milano, Genova, Roma, Verona sono le 5 città che hanno visto disputarsi il derby in Serie A tra due squadre cittadine.
E’ capitato che si verificasse sia nella gara di andata sia in quella di ritorno la doppia vittoria di una delle due contendenti.
Questa è la storia della prima delle occasioni nella quale questo evento, di estrema soddisfazione per i tifosi della vincente, si è verificato.
Da notare come Milan e Lazio abbiano dovuto attendere il dopoguerra per realizzare l’en plein (la Lazio nella stagione 50-51 con la retrocessione della Roma) e tra Verona e Chievo non si è mai realizzata, in Serie A, l’eventualità del doppio successo.
el cuore della guerra, siamo nel 1942, ottanta anni fa, la Roma vinse inaspettatamente il primo dei suoi tre scudetti. Fin dall’inizio del campionato, la cui partenza al 26 ottobre lo rese il più “tardivo” nella storia del girone unico, si prese nota di cambiamenti ai vertici della classifica; oltre alle novità tattiche, influirono su questi le scelte sbagliate da parte delle dirigenze delle grandi squadre, la conclusione del ciclo vincente del Bologna, l’avvento delle nuove leve e la chiamata di molti calciatori alle armi.
Fu così che balzò immediatamente in testa la Roma, che superò indenne i blitz provenienti da Nord-Est (sugli scudi la grande sorpresa Venezia e la Triestina) e riuscì a mantenere la prima posizione per la maggior parte del girone d’andata. In grave crisi entrò il Bologna, che perse le prime tre partite, rimanendo all’ultimo posto in solitaria: la squadra risentì particolarmente dell’età avanzata dei suoi uomini chiave. La Roma, fedele al metodo e sospinta dai gol del ventenne Amadei, soprannominato “il Fornaretto” (la sua era una famiglia di fornai a Frascati), in carriera 210 presenze in maglia giallorossa con 99 reti, altre 171 (47 reti) con il Napoli e 70 (42 reti) con l’Inter, continuò la sua marcia regolare, e il 1º febbraio 1942 vinse il girone d’andata, seguita ad un punto dal Torino e dal Venezia. Quest’ultima si rivelò come migliore interprete del sistema inglese: l’illuminazione dell’allenatore Rebuffo fu quella di adattare a mezzali i due attaccanti Loik e Mazzola.
Iniziò dunque la lotta a tre, con il Torino in fuga, il Venezia in calo e i capitolini in ripresa. Lo scontro diretto fra Roma e Torino del 10 maggio, arbitro il bolognese Galeati (all’andata la partita finita 0-0 fu arbitrata dal savonese Scotto), con entrambe le squadre appaiate in vetta, finì 2-2 fra le polemiche: i padroni di casa protestarono per l’annullamento della rete del 3-1, a causa di un fuorigioco dubbio di Amadei, nonché per la convalida del pareggio torinista, in seguito a un gol fantasma di Petron. Il 24 maggio i giallorossi pareggiarono nel derby, mentre il Toro impallinò l’Atalanta (9-1): per i granata la vittoria del titolo apparve a un passo, sennonché questi caddero sette giorni dopo a Venezia e concessero ai rivali un punto di vantaggio. L’ultima giornata (14 giugno), battendo il già retrocesso Modena, la Roma diventò Campione d’Italia per la prima volta.
La stagione fu particolarmente negativa per Ambrosiana-Inter e Milan, che precipitarono rispettivamente al dodicesimo e al decimo posto in classifica, pochi punti sopra la zona retrocessione. La lotta per evitare la Serie B sembrò decidersi molto presto, con il Modena ed il Napoli già in netto ritardo a cinque giornate dal termine. A rivitalizzare la corsa furono i partenopei, che infilarono quattro vittorie consecutive ed arrivarono all’ultima giornata davanti al Livorno. Gli azzurri caddero a Genova all’ultimo turno, mentre gli amaranto espugnarono il fortino del Milan, portandosi in salvo. Salvezza anche per il Liguria neopromosso; capocannoniere, per la terza volta in carriera, fu il milanista Boffi, con 22 reti in 26 partite. Per gli amanti delle statistiche, la Roma fu arbitrata 5 volte dal torinese Bertolio; 4 dal novarese Barlassina, dal bolognese Galeati, dall’altro felsineo Scorzoni e dal genovese Ciamberlini; 2 presenze per Zelacchi di Modena, Bernardi di Bologna e Pizziolo di Firenze; un gettone per il già citato Scotto, il veneziano Scarpi di Dolo e il fiorentino Curradi.
Classifica finale: Roma 42, Torino 39, Venezia 38, Genoa 37, Lazio 37, Juventus 32, Bologna 29, Triestina 29, Fiorentina 27, Milan 27, Liguria, 27, Inter 26, Atalanta 24, Livorno 24, Napoli 23, Modena 19,
Le 30 partite della Roma campione d’Italia
PRIMA GIORNATA
Roma – Napoli 5-1
reti: Di Pasquale, Coscia rigore, Dugini, Amadei (3)
Roma: Masetti, Brunella, Acerbi, Donati, Mornese, Bonomi, Krieziu, Di Pasquale, Amadei, Coscia, Pantò all. Schaffer
Addio a un campione della nazionale tedesca. A 63 anni è morto Andreas Brehme, ex terzino tra le altre del Bayern Monaco e dell’Inter oltre che della Germania, con cui ha vinto il Mondiale 1990 segnando il rigore decisivo in finale contro l’Argentina. Con i nerazzurri, sotto la guida di Giovanni Trapattoni, ha vinto uno scudetto, una Supercoppa italiana e una Coppa Uefa.
Brehme era un terzino sinistro “moderno” dal gran tiro: qualcuno ricordandolo in queste ore lo ha paragonato a Giacinto Facchetti e in verità la comparazione non appare azzardata.
Con il connazionale Matthaus, centrocampista di forza e di genio e l’argentino Ramon Diaz rappresentò il punto di forza dell’Inter dei record guidata da Giovanni Trapattoni vincente nel campionato 88-89 terminato con questa classifica (due punti a vittoria): Inter 58, Napoli 47, MIlan46, Juventus 43, Sampdoria 39, Atalanta 36, Fiorentina 34, Roma 34, Lecce 31, Lazio 29, Verona 29, Ascoli 29, Cesena 29, Bologna 29, Torino 27, Pescara 27, Pisa 23, Como 22.
Brehme era arrivato all’Inter proveniente dal Bayern Monaco che lo aveva acquistato dal Kaiserslautern: in neroazzurro ha giocato 116 partite tra il 1988 e il 1992 segnando 11 reti per poi traferirsi al Real Zaragoza e chiudere la carriera nel 1998 tornando al Kaiserslautern.
61 partite con la Germania Ovest e 28 con la nuova nazionale della Germania riunificata.
L’estate 1984 si rivelò molto movimentata in fatto di trasferimenti. Stante la decisione della Federcalcio, risalente al precedente gennaio, di imporre alle squadre italiane (salvo le neopromosse) un temporaneo blocco — della durata di tre stagioni — agli ingaggi di calciatori stranieri provenienti dai campionati esteri, tutti i dirigenti si affrettarono nella ricerca dei maggiori campioni dell’epoca prima dell’ultima scadenza utile a tesserarli, fissata per il 30 giugno. La scena fu tutta per Maradona: il Napoli investì molto per acquistare il talentuoso argentino, con una tribolata trattativa andata avanti per oltre un mese e conclusasi con il trasferimento del giocatore in Italia in cambio di oltre 13 miliardi di lire al Barcellona; il 5 luglio oltre 70 000 i tifosi azzurri gremirono il San Paolo per assistere alla sua presentazione. Anche tra gli altri club, come detto, ci si concentrò soprattutto su calciatori stranieri: il tedesco Rummenigge passò all’Inter, i brasiliani Sócrates e Júnior rispettivamente alla Fiorentina e al Torino, lo scozzese Souness alla Sampdoria, lo svedese Strömberg all’Atalanta e gli inglesi Hateley e Wilkins al Milan; spiccò il Verona, ambiziosa provinciale che da un paio d’anni stazionava ai piani alti del campionato, rinforzatosi con il tedesco Briegel e il danese Elkjær.
Il Napoli non disponeva però di un organico all’altezza della possibilità di competere per lo scudetto e alla fine dovette accontentarsi dell’ottavo posto in classifica in un campionato che fece registrare l’ultima grande sorpresa della sua storia: proprio quella del successo finale del Verona operaio di Osvaldo Bagnoli che potè contare sulla rapidità in area di rigore di Galderisi, sull’estro di Di Gennaro, sulla fisicità di Briegel, sulla sicurezza di Garella tra i pali, sullala regia difensiva di Tricella, la tecnica e velocità di Fanna.
Maradona giocò tutte le 30 partite (il campionato era a16 squadre) segnando 14 reti (capocannoniere Michel Platini con 18 marcature).
Classifica finale: Verona 43, Torino 39, Inter 38, Sampdoria 37, Milan 36, Juventus 36, Roma 34, Napoli 33, Fiorentina 29, Atalanta 28, Como 25, Udinese 25, Avellino 25, Ascoli 22, Lazio 15, Cremonese 15.
Tabellini delle partite giocate da Maradona nel Napoli:
PRIMA GIORNATA
Verona – Napoli 3-1
reti. Galderisi, Bertoni, Briegel, Di Gennaro
Verona: Garella, Volpati. Marangon, Tricella, Ferroni, Briegel, Fanna, Bruni, Galderisi, Di Gennaro, Elkjaer (Donà, Turchetta) all. Bagnoli
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Caffarelli) all. Marchesi
arbitro: Mattei di Macerata
SECONDA GIORNATA
Napoli – Sampdoria 1-1
reti: Maradona rigore primo goal in Serie A, Salsano
Napoli: Castellini, Carannante, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Caffarelli) all. Marchesi
Napoli: Castellini, Carannante, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Penzo, Napoletano) all. Marchesi
arbitro: Pieri di Genova
QUARTA GIORNATA
Napoli – Como 3-0
reti: Bertoni, Maradona, Penzo
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Caffarelli, Carannante) all. Marchesi
Lazio: Orsi, Storgato, Filisetti, Batista, Vianello, Podavini, D’Amico, Fonte, Giordano, Laudrup, Manfredonia (Calisti, Torrisi) all. Lorenzo
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Di Fusco) all. Marchesi
arbitro: Casarin di Milano
SESTA GIORNATA
Napoli – Milan 0-0
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, De Vecchi, Bertoni, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Caffarelli, Carannante) all. Marchesi
Milan: Terraneo, Franco Baresi, Filippo Galli, Battistini, Di Bartolomei, Tassotti, Verza, Wilkins, Hatelay, Evani, Virdis all. Liedholm
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, De Simone, Ferrario, Marino, Bertoni, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Caffarelli, Favo) all. Marchesi
Udinese: Brini, Galparoli, Billia, Gerolin, Edinho, Tesser, Mauro, Miano, Carnevale, Criscimanni, De Agostini all. Vinicio
arbitro: Lanese di Messina
QUINDICESIMA GIORNATA
Fiorentina – Napoli 0-1
rete: Maradona
Fiorentina: Giovanni Galli, Gentile, Contratto, Oriali, Pin, Passarella, Massaro, Socrates, Monelli, Pecci, Iachini (Carobbi, Pulici) all. Valcareggi
Napoli: Castellini, Bruscolotti, De Simone, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Boldini, Carannante) all. Marchesi
arbitro: Ballerini di La Spezia
SEDICESIMA GIORNATA
Napoli – Verona 0-0
Napoli: Castellini, Bruscolotti, De Simone, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, De Vecchi, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume all. Marchesi
Verona: Garella, Volpati, Marangon, Tricella, Fontolan, Briegel, Fanna, Bruni, Galderisi, Di Gennaro, Sacchetti (Donà, Elkjaer) all. Bagnoli
Napoli: Castellini, Bruscolotti, De Simone, Bagni, Ferrario, Marino, Bertoni, De Vecchi, Caffarelli, Maradona, Celestini (Di Fusco, Dal Fiume) all. Marchesi
arbitro: Lo Bello di Siracusa
DICIOTTESIMA GIORNATA
Napoli – Torino 2-1
reti. Junior, Maradona, Caffarelli
Napoli: Castellini, Bruscolotti, De Simone, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Boldini, De Vecchi) all. Marchesi
Napoli: Castellini, Bruscolotti, De Simone, Celestini, Ferrario, Marino, Bagni, Bertoni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Boldini, Carannante) all. Marchesi
arbitro: Paparesta di Bari
VENTESIMA GIORNATA
Napoli – Lazio 4-0
reti: Maradona (3) autorete Filisetti
Napoli: Di Fusco, Bruscolotti, Carannante, Celestini, Ferrario, Marino, Caffareli, Bagni, Penzo, Maradona, Dal Fiume (Boldini, De Vecchi) all. Marchesi
Lazio: Orsi, Calisti, Filisetti, Vianello, Batista, Podavini, Vinazzani, Manfredonia, Garlini, Laudrup, Marini (Dell’Anno, Torrisi) all. Lorenzo
Napoli: Castellini, Bruscolotti, Boldini, De Simone, Ferrario, Marino, Bertoni, De Vecchi, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Carannante, Favo) all. Marchesi
arbitro: Coppetelli di Tivoli
VENTIDUESIMA GIORNATA
Napoli – Atalanta 1-0
rete: Bertoni
Napoli: Castellini, Boldini, Carannante, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Di Fusco, Puzone) all. Marchesi
Napoli: Di Fusco, Bruscolotti, Boldini, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, De Vecchi, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Carannante, Favo) all. Marchesi
arbitro: Lamorgese di Potenza
VENTISEIESIMA GIORNATA
Napoli – Inter 3-1
reti: Bertoni (2), Dal Fiume, Beppe Baresi
Napoli:Castellini, Bruscolotti, De Simone, Celestini, Ferrario, Marino, Bertoni, Bagni, Caffarelli, Maradona, Dal Fiume (Boldini, De Vecchi) all. Marchesi
Scudetti consecutivi. Possono vantarsene pochissime squadre: Juventus, Inter, Milan, Bologna e il Grande Torino caduto a Superga e che avrebbe potuto aggiungere altre vittorie al suo già copioso palmarés. Questo il quadro completo delle occasioni in cui nel campionato di Serie A a girone unico (1929-30 in avanti) è stato realizzato il “bis” della conquista dello scudetto. Si segnalano le partite vinte, pareggiate, perse, i punti realizzati, le reti segnate e quelle subite.
Al comando della graduatoria i 9 scudetti consecutivi della Juve dal 2011 al 2020. Poi tre quinquenni: quello della Juve anni ’30, del Grande Torino e dell’Inter all’inizio del nuovo millennio con un titolo assegnato a tavolino per via di”Calciopoli”. Da notare come un altro quinquennio sia sfuggito per un soffio, a metà degli anni ’60, all’Inter di Herrera: dopo aver vinto il campionato 1962-63, i neroazzurri persero il titolo nel campionato 1963-64 sconfitti nello spareggio dal Bologna dopo aver conquistato la Coppa dei Campioni. Vinti i tornei 1964-65 e 1965-66 l’Inter perse il titolo 1966-67 all’ultima giornata scavalcata dalla Juve per un punto grazie alla famosa “papera di Giuliano Sarti in quella della “fatal Mantova. Per il Milan sarà la “fatal Verona”, come per il Savona fu la “fatal Catania”.
La Juventus dei 102 punti
JUVENTUS 9 (tre punti a vittoria)
2011-2012 84 punti 23 vittorie 15 pareggi 0 sconfitte 68 reti segnate 20 subite
2012-2013 87 punti 27 vittorie 6 pareggi 5 sconfitte 71 reti segnate 24 subite
2013-2014 102 punti 33 vittorie 3 pareggi 2 sconfitte 80 reti segnate 23 subite
2014-2015 87 punti 26 vittorie 9 pareggi 3 sconfitte 72 reti segnate 24 subite
2015-2016 91 punti 29 vittorie 4 pareggi 5 sconfitte 75 reti segnate 20 subite
2016-2017 91 punti 29 vittorie 4 pareggi 5 sconfitte 77 reti segnate 22 subite
2017-2018 95 punti 30 vittorie 5 pareggi 3 sconfitte 86 reti segnate 24 subite
2018-2019 90 punti 28 vittorie 6 pareggi 4 sconfitte 70 reti segnate 30 subite
2019-2020 83 punti 26 vittorie 3 pareggi 7 sconfitti 73 reti segnate 43 subite
JUVENTUS 5 (due punti a vittoria)
1930-31 55 punti 25 vittorie 5 pareggi 4 sconfitte 79 reti segnate 17 subite
1931-32 54 punti 24 vittorie 6 pareggi 4 sconfitte 89 reti segnate 38 subite
1932-33 54 punti 25 vittorie 4 pareggi 5 sconfitte 83 reti segnate 23 subite
1933-34 53 punti 23 vittorie 7 pareggi 4 sconfitte 88 reti segnate 31 subite
1934-35 44 punti 18 vittorie 8 pareggi 4 sconfitte 45 reti segnate 22 subite
Il Torino dei 125 goal
TORINO 5 (due punti a vittoria)
1942-43 44 punti 20 vittorie 4 pareggi 6 sconfitte 68 reti fatte 31 subite
1945-46 girone Alta Italia 42 punti 19 vittorie 4 pareggi 3 sconfitte 65 reti fatte 18 subite
girone finale 22 punti 11 vittorie nessun pareggio 3 sconfitte 43 reti fatte e 14 subite
1946-47 63 punti 28 vittorie 7 pareggi 3 sconfitte 104 reti segnate 35 subite
1947-48 65 punti 29 vittorie 7 pareggi 4 sconfitte 125 reti segnate 33 subite
1948-49 60 punti 25 vittorie 10 pareggi 3 sconfitte 78 reti segnate 34 subite
INTER 5 (tre punti a vittoria)
2005-2006 ( a tavolino) 78 punti 23 vittorie 7 pareggi 8 sconfitte 68 reti segnate 30 subite
2006-2007 97 punti 30 vittorie 7 pareggi 1 sconfitta 80 reti segnate 34 subite
2007-2008 85 punti 25 vittorie 10 pareggi 3 sconfitte 69 reti fatte 26 subite
2008-2009 84 punti 25 vittorie 9 pareggi 4 sconfitte 70 reti segnate 32 subite
2009-2010 82 punti 24 vittorie 10 pareggi 4 sconfitte 75 reti segnate 24 subite
MILAN 3 (due punti a vittoria)
1991-92 56 punti 22 vittorie 12 pareggi 0 sconfitte 74 reti segnate 21 subite
1992-93 50 punti 18 vittorie 14 pareggi 2 sconfitte 65 reti segnate 32 subite
1993-94 50 punti 19 vittorie 12 pareggi 3 sconfitte 36 reti segnate 15 subite
BOLOGNA 2 (due punti a vittoria)
1935-36 40 punti 15 vittorie 10 pareggi 5 sconfitte 39 reti segnate 21 subite
1936-37 42 punti 15 vittorie 12 pareggi 3 sconfitte 45 reti segnate 26 subite
INTER 2 (due punti a vittoria)
1952-53 47 punti 19 vittorie 9 pareggi 6 sconfitte 46 reti segnate 24 subite
1953-54 51 punti 20 vittorie 11 pareggi 3 sconfitte 67 reti segnate 32 subite
INTER 2 (due punti a vittoria)
1964-65 54 punti 22 vittorie 10 pareggi 2 sconfitte 68 reti segnate 20 subite
1965-66 50 punti 20 vittorie 10 pareggi 4 sconfitte 70 reti segnate 28 subite
JUVENTUS 2 (due punti a vittoria)
1959-60 55 punti 25 vittorie 5 pareggi 4 sconfitte 92 reti segnate 33 subite
1960-61 49 punti 22 vittorie 5 pareggi 7 sconfitte 80 reti segnate 42 subite
JUVENTUS 2 (due punti a vittoria)
1971-72 43 punti 17 vittorie 9 pareggi 4 sconfitte 48 reti segnate 24 subite
1972-73 45 punti 18 vittorie 9 pareggi 3 sconfitte 45 reti segnate 22 subite
JUVENTUS 2 (due punti a vittoria)
1976-77 51 punti 23 vittorie 5 pareggi 2 sconfitte 50 reti segnate 20 subite
1977-78 44 punti 15 vittorie 14 pareggi 1 sconfitta 46 reti segnate 17 subite
JUVENTUS 2 (due punti a vittoria)
1980-81 44 punti 17 vittorie 10 pareggi 3 sconfitte 46 reti segnate 15 subite
1981-82 46 punti 19 vittorie 8 pareggi 3 sconfitte 48 reti segnate 14 subite
JUVENTUS 2 (tre punti a vittoria)
1996-97 65 punti 17 vittorie 14 pareggi 3 sconfitte 51 reti segnate 24 subite
1997-98 74 punti 21 vittorie 11 pareggi 2 sconfitte 67 reti segnate 20 subite
JUVENTUS 2 (tre punti a vittoria)
2001-2002 71 punti 20 vittorie 11 pareggi 3 sconfitte 64 reti segnate 23 subite
2002-2003 72 punti 21 vittorie 9 pareggi 4 sconfitte 64 reti segnate 29 subite.
Storie e numeri dei portieri, ruolo fondamentale per gli equilibri della squadra e soprattutto della difesa che istituzionalmente ha il compito di proteggere la porta e che ha o dovrebbe avere nell’estremo difensore il coordinatore dei movimenti del reparto in ogni fase di gioco. Di seguito la graduatoria delle reti subite dai portieri di Serie A con almeno 30 presenze in campionato dal torneo 2010-2011 al campionato 2019-2020.
Una classifica dominata in lungo e in largo da Gianluigi Buffon che occupa i primi 4 posti con il solo Abbiati (19 reti subite nel Milan 2010-2011) capace di inserirsi al di sotto dei 20 goal subiti in un campionato. Pesante, al contrario, il bilancio del leccese Gabriel (76 gol subiti), del veronese Nicolas (71) e del genoano Frey (71), Il numero complessivo delle reti segnate continua a salire frutto delle nuove regole per i portieri e degli schemi di gioco che spesso lasciano i difensori centrali da soli a combattere con attaccanti che sempre più debbono essere dotati di grande forza fisica e velocità.
16 RETI
Buffon (35 presenze Juventus 2011-2012)
17 RETI
Buffon (35 presenze Juventus 2015-2016)
19 RETI
Abbiati (35 presenze Milan 2010-2011), Buffon (32 presenze 2012-2013)
20 RETI
Buffon (33 presenze Juventus 2013-2014 e 2014-2015)
21 RETI
Donnarumma (36 presenze Milan 2018-2019)
23 RETI
De Sanctis (36 presenze Roma 2013-2014)
24 RETI
Buffon (30 presenze Juventus 2016-2017)
26 RETI
Abbiati (31 presenze Milan 2011-2012), De Sanctis (Roma 35 presenze 2014-2015)
28 RETI
De Sanctis ( 34 presenze Napoli 2012-2013), Alisson (Roma 37 presenze 2017-2018)
29 RETI
Donnarumma (30 presenze Milan 2015-2016), Reina (37 presenze Napoli 2015-2016) Reina (37 presenze Napoli 2017-2018)
Il giovanissimo Zan Lorber al centro del caso della “sostituzione – lampo”.
Questa la notizia:
La sostituzione che batte ogni record: in Slovenia il portiere rimane in campo per venti secondi
Soltanto venti secondi in campo per Zan Lorber, 17 anni, nella partita del campionato sloveno tra l’Olimpia Lubiana e il Rogaska. Gli ospiti hanno così aggirato le regole del torneo, che impongono a ogni squadra di schierare tra i titolari almeno un un giocatore under 21. Battuto il calcio d’inizio, i calciatori del Rogaska hanno volontariamente lanciato il pallone fuori dal campo per fermare il gioco e consentire la sostituzione tra Lorber e il titolare del ruolo, Adjin Mulalic, 29 anni, che ha giocato fino al termine della partita, terminata 2-2.
La vicenda ci ha rammentato una storia di tempi lontani: tanto per dire che nessuno ha inventato nulla.
Ecco la prova provata del trucchetto inventato con le sostituzioni: in questa immagine della LIbertà e Lavoro orchestrata dal mago Vadone Dorindo indossa la maglia da portiere, Giuan Traversa (che indossa ancora la maglia nera ma poi la cambierà con quella verde-rossa) partirà all’ala destra. De Valle (in quel momento in Promozione con la Veloce) subentrerà in porta per poi scambiarsi la maglia con Traversa. Gioco fatto con 2 sostituzioni. La Libertà e Lavoro non disponeva di giocatori di Serie D quindi poteva allineare 6 giocatori di Promozione con De Valle entrato come falso portiere diventavano 7.
Nella foto da sinistra in piedi: il dirigente Titto Rebagliati, Nico Vicenzi futuro sindaco di Stella e Albissola Marina, Ginetto Bertero libero e capitano di lungo corso, Dorindo, Giasotto, Vizzini, Isetta, il dirigente Sclano, il “mago” Mario Vadone, il difensore finalese Marenco; accosciati: Aldo De Valle, “Strin” Di Maggio, Ricca Ratti, Orazio Chiappella, Cesare Badoino, futuro luminare della chirurgia della mano, il “magico” Giuan Traversa
Dunque andando per ordine:
Torneo dei Bar a Savona nei favolosi anni’60, campo Valletta, organizzazione De Marco: massima manifestazione calcistica del comprensorio, grande tifo, migliaia di spettatori per le finali.
Tra Savona, Vado, Quiliano, Albissola il massimo di partecipazione di Bar, Società di Mutuo Soccorso, Cooperative, ecc: davvero per l’epoca un grande avvenimento.
Ogni squadra poteva tesserare 16 giocatori tra il quali 2 militanti in Serie D, 4 in Promozione e il resto tra seconda categoria, CSI e liberi.
Nel 1965 fu introdotta (come da regolamento federale) la possibilità di sostituzione del portiere.
Allora i grandi tecnici di allora (Vadone, Pavone Morando ecc,ecc) organizzarono una marachella per aumentare il numero dei giocatori o di Serie D o di Promozione da far scendere in campo ( introdotta la possibilità della sostituzione del portiere il regolamento non prevedeva che fosse mantenuto il numero di giocatori suddivisi per categoria durante la partita).
La gherminella era così orchestrata: la squadra entrava in campo allineando tra i pali il portiere di riserva (nel caso dei Portuali Longo), dopo pochi secondi lanciata la palla fuori , sostituzione del portiere con un giocatore di movimento di categoria superiore, altri pochi secondi altra palla fuori e cambio tra i pali: il portiere titolare che era stato inserito in formazione come giocatore di movimento andava in porta scambiandosi la maglia con il subentrato (di categoria superiore) che così prendeva il suo posto in campo.
I due tecnici del Bar Livio educati a Eton non usurano mai questo trucchetto ritenendosi superiori a un certo tipo di bassezze: la presunzione era il loro punto di forza.
Queste le formazioni dell’edizione 1967, tanto per dare un’idea del livello tecnico.
Libertà e Lavoro: Traversa, Vicenzi, Giasotto, Isetta, Marenco, Chiappella, Di Maggio,De Valle, Ratti, Badoino, Bertero (che con il n.11 fungeva da “libero” mentre il compianto Cesare Badoino con il n.10 svolgeva il ruolo di “freccia” sulla sinistra). all. Vadone
Bar Livio(Corso Colombo a fianco della Chiesa del Sacro Cuore con annesso oratorio sede della Priamar): Angelini, Galindo, Ricci, Reggiori, Calzolari, Sardo, Lagustena, Caraccio, Corrado Teneggi, Mellano, Fanelli (Ciappi, Giordano detto Maxain, Fiabane detto “Tapioca”). All. Angelini, d.t. Astengo .
BAR Riviera (Corso Vittorio Veneto di fronte al “Serenella”. Il Bar Riviera era il ritrovo dei nottambuli perchè restava aperto tutta la notte, così che i pescatori della “lampara” rientrando verso le 4 del mattino potessero trovare pronto il caffè caldo inquanto molti di essi dovevano recarsi in fabbrica entro le 8): Iannicelli, Storti, Ferretti, Marchioni, Ronchetti, Mariani, Vasconi, Pali, Testa, Triolo, Chiesa. All. Tonoli; d.t. Martino.
Per la vicenda della doppia sostituzione dei portieri già citati Longo per i Portuali e Dorindo per la Libertà e Lavoro ricordiamo come nel Sabazia il titolare fosse Camici e finto sostituto addirittura Paolo Gaglione. In una occasione Martini(la ruiserva schierato all’inizio) uscì per far posto a “O Rey” e .la sostituzione con Camici che giostrava all’ala destra tardò qualche minuto, forse per scherzo. Ebbene in gradinata qualche tifoso vadese mormorava “Du Paulo me fiou anche in porta”. Gaglione era davvero un “mostro sacro” a Vado, avrebbe potuto candidarsi sindaco ma Morachioli era inamovabile e poi lui stava con gli eretici del “Manifesto”.
I nomi più importanti di Serie D giocavano naturalmente con i Portuali e si trattava nientemeno che del “bombardiere nero” Mino Persenda in quel momento al Casale e di Victor Panucci all’Albenga. Nel Bar Cristallo Pepè Minuto era già sceso di categoria dopo aver vinto la classifica cannonieri di Serie D con l’Imperia, nel Bar Minerva di Albissola troviamo “Titti” Brignole in quel momento al Cuneo. A Vado soltanto Piero Armella in forza all’Alassio dopo due stagioni nella Sanremese: a Sanremo in quel momento c’era Giulio Mariani capitano del Bar Riviera che allineava anche Piero Iannicelli all’Albenga (Nico Vasconi era ancora in forza alla Veloce, ad Albenga sarebbe arrivato con la stagione ’68-’69). Nel Bar Livio troviamo Fabio Calzolari a quel punto all’Acqui e Corrado Teneggi all’Alassio. Nella Zinolese troviamo Giacomo Rosso ancora in forza al Vado, con la stagione 1968-69 sarebbe passato all’Alessandria.
La Football Association Challenge Cup 1871-72 è stata la prima edizione della Football Association Challenge Cup, attualmente nota col nome di FA Cup, la più antica competizione calcistica per club al mondo. Quindici dei cinquanta club appartenenti alla federazione presero parte alla competizione, e tre di questi furono selezionati senza disputare alcuna partita. Nella finale, giocatasi al Kennington Oval, a Londra, il 16 marzo 1872, i Wanderers sconfissero i Royal Engineers con un solo gol, segnato da Morton Betts, che giocava con lo pseudonimo di A.H. Chequer.
Il prestigioso club scozzese del Queen’s Park riuscì a entrare nella competizione e a giungere sino alle semifinali senza dover giocare neanche una partita, a causa di una sorprendente combinazione d’incapacità nel definire il terreno di gioco, di avversari che si ritiravano dalla competizione e dei cosiddetti byes, ovvero del passaggio al turno successivo a causa di un numero dispari di partecipanti e di particolari meriti della squadra. Dopo avere costretto i Wanderers a un pareggio nella semifinale, però, non poterono permettersi il viaggio per Londra per giocare il replay, e per questo furono costretti loro stessi a ritirarsi dalla competizione, lasciando gli avversari liberi di accedere alla finale. Al tempo vigeva anche un’altra regola, che affermava che, nel caso di una partita già stabilita, entrambe le squadre potevano accedere al turno successivo a discrezione del comitato organizzatore, e la cosa si verificò in due casi. Situazioni del genere, insieme a questioni di disorganizzazione dovute al fatto che questa era la prima volta del trofeo, portarono al verificarsi di curiosi eventi.
Nel secondo turno, il Queen’s Park fu sorteggiato nuovamente con il Donington School. Stavolta, però, i secondi si ritirarono dalla competizione, spianando agli scozzesi il cammino verso il turno successivo, ancora una volta senza giocare. La partita fra Barnes e Hampstead Heathens finì in pareggio, ma stavolta, anziché far accedere entrambe le formazioni al turno successivo, si decise per il replay, che vide gli Heathens trionfare.
A causa del numero dispari dei partecipanti a questo turno, al Queen’s Park fu accordato il passaggio del turno, costruendo così il singolare caso dell’aver superato tre turni ed essere giunti in semifinale senza mai essere scesi in campo. Fra Crystal Palace e Wanderers finì in pareggio, ed entrambe le squadre furono ammesse in semifinale. I Royal Engineers superarono il turno con un 3-0 agli Hampstead Heathens che non avrebbero mai più partecipato alla competizione.
Tutte le partite dalle semifinali in poi furono giocate al Kennington Oval, a Londra. Entrambe le semifinali si conclusero in pareggi a reti inviolate, e ciò portò a disputare dei replay. Il Queen’s Park, però, non poteva permettersi una seconda trasferta da Glasgow, e perciò si ritirò dalla competizione, liberando il posto in finale per i Wanderers. Nell’altra gara, i Royal Engineers si assicurarono il posto in finale chiudendo 3-0 la pratica Crystal Palace al secondo tentativo
La finale si giocò al Kennington Oval fra i Wanderers e i Royal Engineers. Gli Engineers erano maestri nel possesso palla, e basavano la loro tattica proprio sul gioco di squadra, elemento innovativo in un’epoca in cui a farla da padrona era l’utilizzo del dribbling e la valorizzazione delle individualità Nonostante ciò, i Wanderers dominarono la partita, e vinsero con un gol di Morton Betts al 15′. Per ragioni ancora poco chiare, Betts giocò la finale con lo pseudonimo di “A.H. Chequer”, derivato dal suo passato con il club degli Harrow Chequers