RIVIERA NOTTE: “LA DISEGNATA” di MERLONE

di Franco Astengo

A “Riviera Notte” non ci facevamo mancare nulla. Siamo stati secondi in Italia a stilare le pagelle per i singoli giocatori, sulla scia di Mastro Brera e del “Guerin Sportivo; abbiamo anticipato tutti, almeno in Liguria, occupandoci nel dettaglio della seconda categoria e dei campionati giovanili. Grazie al “genio” di Nanni è stato organizzato “Savona goal”, fantastico concorso pronostici a premi, lo “Sportivo dell’Anno”, le Rappresentative di categoria, diventate ufficiali dopo un duro braccio di ferro con i “soloni” che reggevano la Federazione calcistica Ligure.

Soprattutto “Riviera Notte” rappresentò una fucina di giornalismo d’alto livello e fu a quella redazione che “Il Secolo XIX” si rivolse per allestire i ranghi della sede savonese allorquando il neo – direttore Piero Ottone decise di allargare le cronache locali, fino a quel punto ristrette a una sola pagina che nel caso savonese era compilata dal prof. De Benedetti.

Fu in quel frangente che arrivò al Secolo XIX Luciano Angelini, capace di mettersi in evidenza in quella prima redazione che aveva sede in piazza Mameli 5 nell’appartamento dove aveva avuto il suo studio l’avvocato Vittorio Luzzati, socialista vice sindaco della Città e difensore di Parri e Rosselli nel famoso “Processo di Savona” per la fuga di Filippo Turati.

Angelini poi ha percorso tutto il cammino all’interno del giornale in una fase nella quale dopo Ottone, il Secolo XIX trasformato in una delle voci più autorevoli in campo nazionale fra i giornali regionali, fu diretto da alcuni dei giornalisti più importanti da Tito a Rognoni, da Giglio a Sconcerti fino a Gaetano Rizzuto con il quale Luciano condivise la direzione.

Una carriera portata fino al vertice partendo proprio da Riviera Notte (oltre che dalla prestigiosa redazione della pagina savonese dell’Unità, altra culla di grandi giornalisti da Pallavicini a Elena).

Oggi Luciano si dedica con chi scrive queste note e con Francesca al “blog”: quindi un ritorno al calcio savonese (poi il raggio d’azione si è esteso allla storia del calcio italiano e di quello mondiale) che è sempre stato la sua grande passione, in particolare quello disegnato a strisce bianco blu.

Una maglia sfiorata in prima squadra e indossata tante volte nella De Martino e nelle giovanile che rappresenta, forse, un momento di rimpianto per il più importante giornalista savonese di questo dopo guerra anche se la nostra città sicuramente ha fornito penne molto autorevoli da Gian Franco Venè in poi.

A Luciano Angelini, che si arrabbierà molto per questo mio intervento, è dedicato il ricordo di un altro pezzo forte della storia di Riviera Notte.

Si pubblicava, infatti, anche la “disegnata” che in quel momento rappresentava un punto privilegiato del “Calcio Illustrato” per la magica matita di Carmelo Silva.

La disegnata era opera di Piero Merlone, grafico raffinato (anche da quel punto di vista Riviera Notte risultava di una modernità straordinaria, così come le altre riviste culturali pubblicate da Sabatelli).

La “disegnata” riportata di seguito si riferisce, però, a una partita particolare: Serie B, Savona – Reggiana 4-2.

Prati segna una doppietta ma soprattutto gioca una partita fantastica sotto l’aspetto tecnico: così bene non l’abbiamo mai più visto giocare nemmeno nella finale del Bernabeu quando il Milan travolse l’Ajax e Pierino fece tripletta o in Nazionale.

Ecco qui, dunque, per una sorpresa a Luciano e un ricordo commosso per Marco Sabatelli, Enrico Fabbri, Ivo Pastorino, Nanni De Marco: aver fatto parte di quella storica impresa rimane motivo di orgoglio, di grande soddisfazione, di certezza di aver fatto parte di un pezzo importante della storia di Savona.

OTTANT’ANNI FA IL SAVONA PER LA PRIMA VOLTA IN SERIE B

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Un grandissimo Savona sale in Serie B: da sinistra, in piedi, Sandroni, Caburi, Piana, Argenti, Cozzi, Pellegrino, Gallino, Vaschetto, il massaggiatore Verna; accosciati: Gè, Borel I , Villa

30 giugno 1940, l’Italia è entrata in guerra da venti giorni e la Liguria ha già dovuto subire un duro bombardamento navale, ma all’Alberto Picco di La Spezia si gioca un derby di grande importanza. Il calcio, infatti, non si è fermato e non si fermerà, in un modo o in un altro,per tutta la durata dei cinque lunghissimi anni di conflitto. In campo Spezia e Savona: in calendario la quinta giornata del girone finale di Serie C che mette in palio due posti per la cadetteria. Al Savona per toccare l’agognato traguardo, inseguito e sfiorato tante volte per tutti gli anni ’30, basta un pareggio: l’ 8-0 casalingo inflitto al Taranto sette giorni avanti in Corso Ricci pone gli striscioni in grandissimo vantaggio nel goal – average, valido all’epoca al posto dell’algoritmo di oggi. E pareggio è fino all’88: Gè ha portato in vantaggio il Savona al 60’ e Zuliani, sei minuti dopo, ha impattato per i bianchi aquilotti. All’88’ però in maniera del tutto inaspettata, mentre si attendeva il triplice fischio dell’internazionale Scorzoni di Roma, Rallo rompe l’equilibrio e porta lo Spezia in vantaggio. Sembra finita tanto più che il giocatore più esperto e rappresentativo dei biancoblu, l’ex-juventino Borel I (fratello maggiore del celebre “Farfallino” centravanti della Juve del quinquennio e campione del mondo 1934) è fuori per infortunio e all’epoca non erano previste sostituzioni di sorta, neppure per il portiere. A guidare gli striscioni, dopo l’allontanamento dell’ungherese Arpad Hajos per via di certi dissapori con il presidente Noceti, c’ è il direttore tecnico Rinaldo Roggero, il “nostro” Nazionale, ai suoi tempi “l’ala più veloce”. Roggero, uomo dal carattere molto autoritario, decide di spingere con le buone o con le cattive in campo l’azzoppato Borel: questi si trova all’improvviso nella mischia, carpisce il pallone e spara una cannonata quasi a casaccio: la sfera si infila alle spalle dell’impreparato Camerario. Scorzoni fischia la fine senza far nemmeno mettere la palla al centro: è 2-2 e il Savona è promosso per la prima volta in Serie B. Una data da ricordare per una squadra solida, molto compatta, con diversi giocatori da Serie A: Piana sarà vice campione d’Italia con il Livorno, Vaschetto giocherà in serie A con la Salernitana di Gipo Viani interpretando per primo nel campionato italiano il ruolo del “centravanti arretrato” alla Hidegkuti, abbiamo già scritto di Borel, Gè sarà il cannoniere di Genoa e Atalanta, il mediano Sandroni militerà nella massima serie con il Liguria, il Vicenza, il Venezia. Il girone di Serie C era terminato con questa classifica: Savona 42, Cavagnaro-Sestrese 40, Casale 34, Asti 33, Tigullia – Rapallo 32, Valpolcevera Pontedecimo 31, Cuneo 29, Pinerolo 29, Albenga 28, Littorio Rivarolese 26, Entella 24, Acqui 23, Vado 17, Saviglianese 17, Andrea Doria 15.

Girone Finale: Reggiana 9, Savona 7, Spezia 7, Taranto 1.

Alla fine anche lo Spezia sarà promosso per la rinuncia del Palermo, in difficoltà finanziaria. Tabellino della gara decisiva.

30 giugno 1940

Spezia – Savona 2-2

Reti: Gè, Zuliani, Rallo, Borel I.

Spezia: Camerario, Farina, Zappelli, Curotto, Meregalli, Morosi, Englaro, Rallo, Diotallevi, Ferrari, Zuliani.

Savona: Caburi, Cozzi, Villa, Sandroni, Gallino, Argenti, Piana, Buggi, Vaschetto, Borel I, Gè.


Arbitro: Scorzoni di Roma.

LA NAZIONALE E LA GUERRA LE SFIDE CON UNGHERIA CROAZIA E SVIZZERA 

INCONTRI CON I MAESTRI: NOI CON I TACCUINI DAVANTI A BERNARDINI E LIEDHOLM

di Luciano Angelini e Franco Astengo

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Domenica 28 maggio 1967, con Luciano Angelini e Ivo Pastorino ci infiliamo nello spogliatoio “ospiti” del Bacigalupo. Si stanno preparando i giocatori del Verona, mancano pochi minuti alle 15,30.

Sugli spalti 15.000 spettatori: dalle colonne di Riviera Notte avevamo lanciato l’appello “Tutta la Città allo Stadio” illustrando la prima pagina con un magnifico disegno di Piero Merlone.

La Città, come sempre in allora, aveva risposto.

In palio tra Verona e Savona una bella fetta di salvezza: alla fine i gialloblu (che vinceranno quella sfida diretta grazie a una disgraziata autorete di Carlo Pozzi) sopravanzeranno gli striscioni di soli due punti.

Non è questo però l’oggetto del racconto.

A quel tempo, infatti, le formazioni delle squadre erano annunciate ai cronisti direttamente dagli allenatori e bisognava trascriverle in fretta annottandole sul taccuino d’ordinanza.

Nel caso la formazione del Verona ci fu annunciata nientemeno che da Niels Liedholm che con il suo accento svedese snocciolò: Bertola, Ranghino, Petrelli, Depetrini, Tanello, Savoia, Sega, Da Costa, Golin, Canuti, Bonatti (non c’erano sostituzioni salvo che per il portiere).

Insomma ci trovavamo di fronte a Niels Liedholm, un monumento che aveva fatto parte del trio Gre-No-Li nel Milan e della Nazionale svedese che aveva sfidato il Brasile nella finale del Mondiale del 1958, il primo di Pelé (vinsero i carioca 5-2 con doppiette di Vavà e Pelé, di Zagalo in quinto gol; per gli svedesi reti di Liedholm e Simonsson), un giocatore che ha scritto pagine indimenticabili della storia del calcio, prima come calciatore, lo ricordiamo con il Milan di Nero Rocco trionfatore in Coppa Campioni, e poi come allenatore.

Intimiditi ed emozionati tentammo un minimo d’approccio chiedendogli cosa pensasse del Savona.

Il “Barone” fu molto diplomatico, disse soltanto che il Savona era una squadra meritevole di salvarsi e che avrebbe reso la vita difficile a suoi.

Poi ci congedò con grande signorilità.

Andò diversamente sette giorni dopo sempre nello scenario degli spogliatoi del “Bacigalupo” e sempre noi tre.

Sugli spalti 19.000 spettatori: in campo l’immaginifica Sampdoria già promossa in Serie A. dopo aver dominato il campionato.

Il suo allenatore, Fulvio Bernardini, l’aveva giudicata una squadra “che giocava in Paradiso”.

Proprio Bernardini ci venne incontro per comunicarci la formazione blucerchiata e con lui riuscimmo ad intessere un dialogo oltre la convenzionalità dei ruoli.

Eravamo molto giovani ma ci giudicavamo anche assai competenti: sulle colonne di Riviera Notte si discettava di tattiche e di formazioni (tattiche che poi sperimentavano di persona al torneo dei Bar o nei campionati juniores e allievi con la nostra amata Priamar) e avevamo contestato direttamente la campagna acquisti del Savona condotta dall’antipatizzante “borghese del baretto” Gigione Costa soprattutto rispetto alla scelta del portiere.

Dopo aver chiesto a Bernardini delle condizioni del portiere Battara infortunato ma egualmente in campo: “Che voi – aveva risposto Fuffo – vo’ fa’ tutte e’ partite” ci intrattenemmo su zona e catenaccio. Bernardini, infatti, impostava le sue squadre sul modulo del Brasile, contrapponendosi a Viani e Rocco fautori del “catenaccio” appoggiati da Gianni Brera. Però l’allenatore della Samp era stato l’unico, nel dopoguerra, fino a quel momento a rompere l’asse Milano – Torino sulla via dello scudetto, vincendo il titolo con la Fiorentina (1955- 56) e il Bologna (1963-64).

Bernardini era personaggio di grande classe e grande cultura: a Pozzo che escludendolo dalla rosa della Nazionale per i mondiali del ‘34 motivando “Dottore lei gioca in modo troppo intelligente, i suoi compagni non la capiscono”, aveva risposto da pari a pari: “Commendatore lei mi lascia fuori per far giocare quegli spaccaossa dei suoi juventini”.

Gli era anche capitato , con la sua Torpedo Blu, di investire la macchina di Mussolini che usciva dal garage di Palazzo Venezia. Ne era sortito uno scandalo sedato soltanto dall’intervento del suo compagno di squadra Monzeglio che esercitava anche la funzione di maestro di tennis per i figli del Duce.

Insomma un personaggio affascinante che ci intrattenne ben oltre il rituale della formazione impartendoci una lezione di calcio e di savoir faire.

IL Savona vinse la partita 2-1 con una doppietta di Gilardoni. Persenda braccò “ad uomo” per 90’ il cannoniere blucerchiato Francesconi strappandogli anche la maglia all’altezza della banda rossonera che si trova al centro della divisa blucerchiata.

Quella maglia fu poi recuperata da Carlo Foglia, grazie all’amicizia di suo padre Marco con il presidente sampdoriano Salatti, ed esposta come trofeo di guerra al Bar Riviera.

Poi una “manina” (Dodo Vacca?) la fece sparire e non se ne seppe più nulla.

Noi avevamo goduto di un altro incontro storico ben oltre la supponenza dei giornalisti genovesi che si ritenevano gli unici depositari della possibilità di raccontare il calcio in Liguria: all’andata, a Marassi, avevano anche tentato di impedirci di sedere in tribuna stampa. Enrico Fabbri, indimenticato giornalista e instancabile scopritore di miss, reagì violentemente e così riuscimmo ad accomodarci in quel “sancta santorum” rompendo un secolare “tabù”.

1978 – 79 : NASCE LA SERIE C2 C’E’ ANCHE IL SAVONA DI PERSENDA E PIERINO PRATI

GLI ARBITRI STRANIERI (AUSTRIA SUPERSTAR) NEL CAMPIONATO ITALIANO

PIERINO, URANO, GLAUCO DI NUOVO RIUNITO L’ATTACCO STELLARE DEL SAVONA IN SERIE B

di Luciano Angelini

Savona – Sampdoria 2-1. Da sinistra in piedi: Valentino Persenda, Carlo Pozzi, Luigi Ferrero, Pierino Prati, Marco Fazzi, Orazio Pucci Gittone, Glauco Gilardoni accosciati: la mascotte, Osvaldo Verdi, Angelo Spanio, Eugenio Fascetti,. Umberto Ratti, Beppe Furino

Prima Urano, poi anche Pierino. In poco più di due mesi se ne sono andati due simboli della breve ma intensissima storia del Savona in Serie B (Gilardoni, altra icona di quell’anno, ci ha lasciato quindici anni fa). Era la stagione 1966 – 67 Urano (Benigni) e Pierino (Prati) erano arrivati dal vivaio del Milan. Benigni a metà estate, Prati in autunno dopo la brutta esperienza (con infortunio) alla Salernitana nella stagione 65-66.

Due giocatori totalmente diversi: per qualità, fisicità, tecnica, visione di gioco, capacità realizzative, ma complementari se utilizzati in un’idea di gioco, spesso latitante in quello sventurato campionato. Ma con un particolare in comune: la simpatia. Una simpatia che erano riusciti a trasmettere fin dalla prima apparizione in maglia bianco blu e che aveva affascinato e coinvolto la tifoseria, quella dei tempi belli, e non solo quella di stretta osservanza: 10 – 15 mila spettatrici e spettatori allo Stadio, famiglie con bambini, coppie di fidanzatini, aspiranti fidanzate ( anche allora i calciatori facevano gola, soprattutto alcuni, indigeni compresi, diciamolo), ragazzi, club organizzati, comitive di bar e di circoli aziendali, amici della domenica allo Stadio e diversamente giovani dalla passione infinita per il calcio di casa nostra. Un innamoramento che negli anni’60 aveva rotto gli argini sull’onda dei successi della squadra del cuore. La squadra di capitan Valentino Persenda, bandiera indimenticabile, e poi di Rosin , Verdi, Ratti, Pozzi, Gittone, Natta, Taccola, Pietrantoni, Fazzi, Corucci.

Urano e Pierino erano due pedine importanti per affrontare il non facile percorso della Serie B, fatalmente a quattro retrocessioni. Con loro arrivarono tre giovani di scuola juventina (il portiere Ferrero, il terzino Fochesato e Beppe Furino, il meno atteso dei tre ma in breve diventato protagonista di indimenticabili stagioni in maglia bianconera), due vecchi draghi della Serie A (Eugenio Fascetti e Angelo Spanio) il veterano vicentino Zoppelletto, presunto perno difensivo, e Glauco Gilardoni, entrato nella storia bianco blu (anche) per il goal della vittoria nel derby con il Genoa (20 novembre 1966) e la doppietta contro la Sampdoria più altre 12 realizzazioni in campionato, un record anche per lui. Era il Savona del gruppo Dapelo e dei genovesi Costa, Mondini, Bandettini di Poggio, subentrato con i buoni uffici del ministro Carlo Russo, dopo la scomparsa a Valdagno del presidente Gadolla il giorno dell’aritmetica certezza della promozione.

Pierino, che ci ha lasciato d’improvviso la sera dei quattro gol, come ai tempi della storica finale di Coppa dei Campioni (4-1 all’Ajax con la sua storica tripletta), con i quali il suo Milan ha liquidato il Lecce, era e rimarrà sempre il beniamino degli sportivi savonesi. Di quelli fortunati e ora commossi nel dovergli dire addio, quelli che lo videro illuminare il “Bacigalupo” con i suoi gol: fulmini che scuotevano la rete, traccianti che attraversavano l’area di rigore, bordate imprendibili per i portieri, cavalcate inarrestabili nella prateria dell’attacco bianco blu prima di liberare il suo micidiale sinistro.

Era arrivato in autunno, al mercato di riparazione per dare sostanza ad un Savona che non riusciva a trovare la via del gol. Quello della prima vittoria in Serie B, lo aveva realizzato, guarda l’ironia della sorte, proprio Benigni, Urano per noi, contro il Potenza alla quinta giornata.

Aveva stentato a inserirsi nel gioco di una squadra male organizzata (l’allenatore Rabitti non arrivò a mangiare il panettone: fu dimissionato dopo la sconfitta di Alessandria rivale nella lotta – salvezza) e con qualche falla nell’organico difensivo, diciamo così. Il primo dei suoi 15 gol lo mise a segno alla decima giornata sul campo di Salerno (3-2 per i campani, l’altro lo realizzò Spanio detto whisky e gloria). Ci vollero altre cinque gare prima di vederlo di nuovo a bersaglio: 3-2 sull’Arezzo con doppietta del gemello Glauco per la delizia del pubblico savonese. Da lì l’avvio di una marcia trionfale: 15 gennaio diciottesima giornata: 5-1 sul Modena, doppietta come Gilardoni e sigillo di Urano. Pierino è ormai padrone del cuore dei tifosi. E delle tifose. Bello e vincente. Spavaldo e (talvolta) sfrontato. Fa strage di cuori tra Savona e Albissola.

Urano Benigni scaraventa in rete il gol della vittoria con il Potenza. E’ il primo successo del Savona nel campionato di Serie B 66 – 67.

Ormai tutta la città va allo stadio per sostenere il Savona e vedere Pierino in tutta la sua potenza. Lui non delude, salvo alcune partite in cui viene soffocato da marcature al limite dell’aggressione fisica. Con la Reggiana (4-2) con doppietta di Gilardoni infiamma il “Bacigalupo”. Prati – Gilardoni una macchina da gol. Il 19 febbraio stende il Pisa (4-1 tripletta e ancora una volta è l’amico Urano a completare lo show). Si va a Padova, siamo alla giornata 25, e sigla con Glauco il 2-2 per portare a casa la pelle. Il campionato si avvicina tremendamente alle sentenze finali. Alla giornata 29 Pierino fa ancora sperare con il match ball sulla Salernitana. Ormai è nel cuore degli sportivi di ogni ordine e grado, sesso ed età. Per lo stoicismo nella gara disputata contro i campani “Riviera Notte” gli consegna una medaglia. Il 3 aprile 1967, giornata 31, decide con un’altra doppietta il 3-0 al Novara (ancora di Urano il terzo bersaglio). Non bastano i suoi due gol ad Arezzo (finirà 3-2 per i toscani) alla gara 33 per evitare la sconfitta. La sconfitta interna con il Verona di Liedholm (1-0 autorete di Pozzi) complica dannatamente le cose. Siamo al 4 giugno, giornata 36. Al “Bacigalupo” arriva la Sampdoria. Lo stadio è una polveriera: 20mila spettatori. Il Savona pare elettrizzato. A decidere la partita due rasoiate del magico Glauco (2-1). A Modena, giornata numero 37, ci pensa Glauco, ancora lui, con una doppietta (2-2) a farci sperare ancora. Poi arriverà la “fatal Catania”. Con tutto quello che ne è seguito. Purtroppo. Ma Pierino, Glauco e Urano restano indelebili protagonisti di un Savona e di una città che amava davvero il calcio e la sua squadra. Ci piace pensare che quell’attacco stellare si sia ritrovato da qualche parte. I gol non mancherebbero e ci sarebbe da divertirsi.

Savona – Pisa 4-1 Prati a segno dagli 11 metri

PIERINO PRATI: SE N’E’ ANDATO UN PEZZO DELLA NOSTRA GRANDE STORIA

di Luciano Angelini e Franco Astengo

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Il Savona in Serie B. Prati e Gilardoni assieme nella storica giornata della vittoria sul Genoa. Da sinistra in piedi: Natta, Fazzi, Pozzi, Ferrero, Prati, Valentino Persenda; accosciati. Ratti, Verdi, Fascetti, Gilardoni, Spanio

E’ capitato di sera, tanti anni fa, di capitare dalle parti del Prolungamento e nello spiazzo antistante il monumento Garibaldi con qualcuno che tirava fuori un pallone e allora si cominciava a giocare a ritmo indiavolato, con due pietre per porta e c’era chi tutto sudato reclamava per un presunto fallo subito.

E’ capitato di giocare partite tra Bagni Italia e Bagni Olimpia sulla vecchia Valletta, in piena estate, con in campo 5 0 6 giocatori di Serie A e di Serie B suddivisi tra le due squadre.

E’ capitato di trascinare Giovanni Trapattoni, in vacanza ad Arenzano (mica alle Maldive) per giocare una partita tra amici sempre alla Valletta e di trovare il campo chiuso perché Dodo Vacca aveva dimenticato di avvertire il custode Macciò: così tutti a casa.

Sono capitati tanti altri episodi e con noi, con il nostro gruppo di amici, c’era Pierino Prati, il braccio armato di Gianni Rivera, capocannoniere della Serie A, Nazionale, uno dei più forti giocatori italiani nei meravigliosi anni’60.

Pierino è morto questa sera, 22 giugno: leggere la notizia sul televideo e sobbalzare, pensare al passato e volerne scrivere è stato un solo pensiero, in un attimo.

Pierino è stato uno dei grandi protagonisti dell’avventura dell’ultimo Savona in Serie B, quello della stagione 66 – 67 terminata con la “fatal Catania” e l’inopinata retrocessione che nessuno voleva, nemmeno i cavallereschi avversari catanesi.

Era arrivato a Novembre, un colpo gobbo della gestione Dapelo così attenta agli attaccanti e così chiusa a rinforzare la difesa e soprattutto la porta.

In 29 partite aveva segnato 15 goal, come il suo compagno di linea Glauco Gilardoni, pervenuto in bianco blu anche lui come rinforzo novembrino ma con estrazione Genoa.

Una coppia micidiale.

Pierino poi tornò al Milan, diventò l’astro del calcio italiano che abbiamo descritto, giocò anche con Roma, Fiorentina e nel campionato americana con Toronto e poi tornò a Savona, chiamato da “Roccia” Persenda, a salvare la squadra in un difficile campionato di C2. Tra la stagione 1978 – 79 e quella 80 – 81 altre 79 presenze e 39 reti.

Abbiamo ricordato però un Prati precedente alla militanza nel Savona FBC: un Prati ragazzo, calciatore molto promettente nel vivaio del Milan che frequentava già Savona per motivi balneari.

E’ grande la commozione di questo momento, il ricordo di tempi lontani, di amicizie profonde e mai dimenticate.

Luciano Angelini, in un suo bel pezzo già pubblicato sul nostro blog ha ricordato la vicenda molto particolare del suo rientro al Milan, dopo la stagione savonese.

Ecco di seguito:

Pierino Prati a Nereo Rocco non piaceva. Era la stagione 1967-68. Il Milan era passato da Felice Riva, che, dopo averlo ereditato da Andrea Rizzoli era finito in bancarotta e aveva dovuto rifugiarsi a Beirut, all’epoca una specie di paradiso in terra, lo aveva ceduto a Luigi Carraro e al figlio Franco, ambizioni nello sport (è tutt’oggi membro del Cio) e nella politica (socialista con esperienze come sindaco di Roma e in Parlamento). A fargli cambiare idea fu Aldo Dapelo, deus ex machina del Savona Fbc in serie B e seguenti, con un’offerta da 200 milioni. Prati, dirottato in autunno al Savona dopo una breve quanto deludente esperienza alla Salernitana, era esploso in maglia biancoblu segnando segnando 15 gol (capocannoniere con Gilardoni e Francesconi della Samp). Dapelo, che di calcio ne masticava parecchio, fiutò l’affare e si presentò a Milano con 200 milioni sull’unghia. L’affare stava per andare in porto. Ma Rocco, consigliato da Gianni Brera (“Paron, guardi che Dapelo è uno che di calcio se ne intende”), cambiò idea. E fu ripagato.

Prati divenne l’uomo-gol dello scudetto 1967-68 e l’eroe di Madrid nella finale di Coppa dei Campioni con tre reti all’Ajax di un certo Cruijff (risultato finale 4-1, di Angelo Benedicto Sormani il quarto gol; di Vasovic su rigore la rete della bandiera degli olandesi). E’ il caso di ricordare che il “Paron” aveva impostato la squadra secondo un modulo che lui chiamò Maginot: Cudicini in porta, Anquilletti, Schnellinger, Rosato, Malatrasi difensori; Lodetti mediano di spinta; Trapattoni, che annullò Cruijff,  interno arretrato; Rivera in regìa davanti alla Maginot; Hamrin ala di appoggio sull’out destro; Sormani e Prati di punta.

Addio Pierino.

11 MAGGIO ’58: LA “NOSTRA” DOMENICA INDIMENTICABILE A MARASSI PER SAMP-JUVE

LE PARTITE STORICHE NEL PRE CAMPIONATO DEL SAVONA FBC

LE PARTITE STORICHE

NEL PRE CAMPIONATO

DEL SAVONA FBC

Dal signor Mario Briano, nostro affezionato lettore, riceviamo e volentieri pubblichiamo.

“Visto e considerato l’attuale situazione disastrosa del Savona Fbc, dal punto di vista societario, suggerivo di pubblicare uno dei vostri articoli, riguardante le amichevoli di “lusso”, che negli anni addietro era consuetudine disputare nel periodo di preparazione o comunque di inizio campionato. Ho visto recentemente un bel ricordo di Gigi simoni durante un’amichevole nel settembre 1972, ma successivamente mi pare ce ne siano state altre sia col Milan, Juve e Inter. Negli anni precedenti non so.

Valuti lei se le pare una buona idea , per noi appassionati biancoblu …almeno viviamo di ricordi, visto ciò che ci offre il presente.

Salutoni e grazie a lei e al signor Angelini, per il vostro appassionato lavoro

Maurizio Briano

Rispondiamo a Maurizio per tornare indietro nel tempo e fissare quattro momenti di lontane partite pre – campionato che hanno rappresentato vere e proprie “pietre miliari” nella storia del Savona Fbc.

23 settembre 1945

Domenica 23 settembre 1945: il calcio savonese riparte a pieno titolo dopo la tragedia della seconda guerra mondiale. In Corso Ricci arriva nientemeno che il grande Torino per un incasso che faceva parte del corrispettivo dovuto da Novo a Del Buono per la cessione di Valerio Bacigalupo.

Savona – Torino 0-7

Reti: Castigliano, Loik (2), Zecca, Rigamonti, Guaraldo.

Savona: Pendibene (Caburi), Vignolo, Varicelli (Tomei), Lamberti (Ghersi), Zorzin, Calcagno, Ghiglione, Bacigalupo Pierino, Cappelli, Dodi, Labbate; all. Levratto.

Torino: Bacigalupo Valerio (Bodoira), Piacentini, Maroso, Castigliano, Gianmarco, Rigamonti, Guaraldo, Loik, Zecca, Mazzola, Ferraris II; all. Ferrero.

Arbitro: Bernardi di Bologna.

15 settembre 1946

La stagione 1946-47 registrò, nelle alte sfere del calcio italiano, alcune importanti novità: il ritorno della Serie A a girone unico; la nuova fusione tra Sampierdarenese e Andrea Doria, dalla quale nacque l’attuale Sampdoria; la possibilità di acquistare, dopo un lungo intervallo, giocatori stranieri.

Per quanto riguarda la fusione tra Andrea Doria e Sampierdarenese  da ricordare come le nuove maglie  blucerchiate (quelle appellate dai genoani come “da ciclisti”, oggi riconosciute universalmente come le più belle in assoluto) esordirono ufficialmente il 15 Settembre 1946 in Corso Ricci nell’amichevole Savona-Sampdoria: in realtà erano già state provate tre giorni prima al “Pino Ferro” nel corso di un galoppo di allenamento tra il Varazze e la Samp, che in quel momento i giornalisti non sapevano ancora come denominare. Sulle colonne del “Calcio Illustrato”, infatti, comparsa sia la dizione “Samp-Doria “ (rigorosamente con il trattino) sia “Doria-Samp”.

Tabellino di quella gara storica.

Savona-Sampdoria 1-6

Reti: p.t. 2’ Baldini, 25’ Cereseto, 40’ e 45’, Baldini, 42’ Fiorini; s.t.  25’ Baldini, 39’ Bassetto.

Savona: Tonini, Zanni, Varicelli, Puccini, Longoni, Ivaldi, Ghiglione, Zidarich, Cappelli, Di Piazza, Cereseto.

Sampdoria: Lusetti, Borrini, Zorzi, Fattori, Gramaglia, Bertani, Fabbri, Bassetto, Baldini, Fiorini, Frugali.

Arbitro: Canavesio di Torino.

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15-9-46 amichevole Savona-Sampdoria 1-6. Ecco il Savona di quella storica giornata. Da sinistra, in alto: Roggero (d.t.), colonnello Salvi, Ivaldi, Ghiglione, Cappelli, Zidarich, Longoni, Cereseto, Di Piazza, Delbuono ( vicepres.); accosciati: Doglio (mass.), Puccini, Tonini, Zanni, Varicelli, Angelo Bacigalupo(allenatore)

6 settembre 1959

L’INAUGURAZIONE DELLO STADIO DI LEGINO

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6 settembre 1959, inaugurazione del “Bacigalupo”: Savona-Torino 0-3. Da sin.: Pierucci, Mariani, Ferrero, Contin, Teneggi; accosciati: Bartolaccini, Ballauco, Persenda, Marchiandi, Turotti, Serena. Notare la gradinata traboccante di pubblico in uno stadio stracolmo nelle tribune e nei distinti

SAVONA – TORINO 0-3

Reti: 14’ Moschino, 66’ e 86’ Mazzero.

SAVONA: Ferrero (Arrighi), Persenda, Ballaucco, Contin, Pierucci, Mariani, Serena, Bartolaccini, Teneggi, Turotti, Marchiandi; all. Pelizzari.

TORINO: Soldan (Rigamonti), Scesa, Cancian (Farina), Bearzot (poi indimenticabile c.t. della Nazionale campione del mondo in Spagna: 3-1 alla Germania), Lancioni (Gerbaudo), Bonifaci, Santelli, Mazzero, Virgili, Moschino (Ferrini), Crippa.

4 settembre 1966

E’ doveroso includere in questa retrospettiva anche la gara di Coppa Italia del 4 settembre 1966, avversaria la Juventus allenata da Heriberto Herrera che al termine della stagione, mentre il Savona stava compiendo il suo fatal destino a Catania, strappò lo scudetto all’Inter del Mago anch’esso HH (accaccone per Brera, mentre l’Herrera juventino era Accacchino).

Partita giocata davanti a 19mila (!) spettatori e alla presenza delle telecamere Rai con cronaca di Nando Martellini  che, appollaiato sui distinti, trasmise in diretta i tempi supplementari. Un’occasione per ricordare, ancora una volta, Valentino Persenda che, dopo aver tracciato con lo scarpino una riga sul terreno apostrofò così Menichelli suo prossimo avversario. “Ricordati che di qui non si passa”. Menichelli tra il sorpreso e lo spaventato, rivolgendosi a Castano, suo capitano, disse. “Questo è matto“. Menichelli non passò, De Paoli sì e decise partita e qualificazione.

Savona – Juventus 0-1 (dopo i tempi supplementari)

Rete: De Paoli al 96’.

Savona: Ferrero, Persenda, Fochesato, Zoppelletto, Pozzi, Natta, Furino, Gittone, Fazzi, Fascetti, Recagni; all. Rabitti.

Juventus: Anzolin, Gori, Leoncini, Bercellino I, Castano, Salvadore, Favalli, Del Sol, De Paoli, Cinesinho, Menichelli; all. Heriberto Herrera.

Arbitro: Bernardis di Trieste.

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La Juventus schierata al Bacigalupo. Da sinistra in piedi: Salvadore, De Paoli, Bercellino, Anzolin, Leoncini, Castano. Accosciati: Del Sol, Favalli, Gori, Cinesinho, Menichelli

23 agosto 1973

Infine: quando le amichevoli del Savona finivano in prima pagina

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Mercoledì 22 agosto 1973

Stadio Valerio Bacigalupo

SAVONA-SAMPDORIA 0-4

Savona: Paterlini, Brignole  (Andreoli), Budicin; Rossi (Bosca), Delladonna (Perlo), Ferrero (Brignole); Ardemagni, Matteoni, Panucci, Cucchi (Tonoli), Pavoni. All. Tagnin.

Sampdoria: Cacciatori (Pellizzaro), Santin, Rossinelli; Lippi, Prini, Lodetti; Badiani, Sabatini, Maraschi, Salvi, Improta. All. Vincenzi. 

Arbitro: Selicorni di Novara.

Reti: Badiani al 26′ p.t; nel s.t. Salvi al 13′, Lodetti al 23′, Perlo autorete al 39′. 

Note: Serata splendida anche se fortemente afosa. Spettatori 6.000.