Conducendo tutto un campionato in testa alla classifica l’Albenga ha centrato l’obiettivo del ritorno in Serie D: una squadra completa ben orchestrata dall’allenatore Buttu che ha davvero dominato il campionato.
Per ricordare degnamente questo avvenimento ricordiamo tutte le precedenti edizioni della IV Serie poi Serie D cui ha partecipato la squadra ingauna con piazzamento e formazioni.
Ricorrono in questi mesi sessant’anni dalla stagione calcistica 1962-63: rievochiamo la ricorrenza di un’epoca ormai molto lontana ma che ci appare ancora come ricca di fermento e vitalità.
Si agiva allora nel contesto dell’Italia del boom, la motorizzazione di massa consentiva di seguire lo sport con grande assiduità e il calcio la faceva da padrone anche nelle piccole città di periferia.
La Nazionale era appena uscita dal disastro della “Battaglia di Santiago” ed era stata affidata alle cure di “Mondino” Fabbri, il “topolino” che aveva portato il Mantova dalla IV Serie alla Serie A, la sua gestione si sarebbe infranta nella scogliera della “fatal Corea” nei mondiali inglesi del ’66, ma il suo “vice” Ferruccio Valcareggi avrebbe condotto l’Italia al titolo Europeo del ’68 e quello di vice-campione del mondo a Messico ’70. Protagonisti i nuovi virgulti che avrebbero caratterizzato un epoca: Albertosi, Zoff, Burgnich, Facchetti, Rosato, Domenghini, Boninsegna, Rivera, Mazzola, Riva soltanto per citare i più significativi.
Lo scudetto sarebbe toccato (finalmente !) all’Inter di Helenio Herrera e il Genoa avrebbe ritrovato la Serie A.
Ma in questa occasione non pubblicheremo classifiche, bensì la fotografia di partenza di quella stagione registrando le formazioni – tipo di Serie A, B e C (quella “vera” serie C imperniata sui classici tre gironi: Nord, Sud e Centro).
Allora andando per ordine:
SERIE A
Atalanta: Cometti; Rota, Roncoli; Flemming Nielsen, Gardoni, Colombo; Domenghini, Christensen, Da Costa, Mereghetti, Magistrelli (Gentili, Olivieri, Nova, Calvanese) all. Tabanelli
Bologna: Giorcelli, Capra, Pavinato, Tumburus, Janich, Fogli, Renna, Bulgarelli, Harald Nielsen, Haller, Pascutti (Cimpiel, Lorenzini, Franzini, Perani) all. Bernardini
Catania: Vavassori, Michelotti, Rambaldelli, Benaglia, Bicchierai, Corti, Petroni, Milan, Battaglia, Szymaniak, Prenna (Seveso, Alberti, Giavara, Vigni) all. Di Bella
Pre -partita di Cuneo – Sampdoria (1965). Da destra Luciano Angelini, Corrado Bernicchi preparatore atletico dei blucerchiati, Mario Frustalupi super-cervello del centrocampo e involontario protagonista dell’episodio che raccontiamo in questa occasione, e il fotografo Oliva.
Novembre 1961: si è appena aperto il calcio-mercato di riparazione che, all’epoca, durava nei primi 7 giorni di novembre e soltanto dalla stagione precedente (60-61) era stato permesso trasferire giocatori da una serie all’altra.
Scenario: allenamento del giovedì allo stadio Bacigalupo di Savona. Giornata ventosa, già fredda: in programma prima squadra biancoblu- contro mista De Martino-juniores.Nella domenica precedente il Savona era stato bloccato in casa dalla Biellese sull’1-1. Del Buono e Pelizzari stanno cercando rinforzi in attacco e la Sampdoria ha mandato in prova due giovani virgulti per un eventuale prestito (il classico “farsi le ossa” in Serie C in vista di esordire in prima squadra): i due sono Mario Frustalupi, centrocampista dai piedi e dal cervello sopraffini, e l’ala Alessio Marangoni.
Termina l’allenamento e mi trovo per caso nel corridoio degli spogliatoi con davanti il duo presidente – allenatore: Del Buono si rivolge a Pelizzari “cusse scià ne dixe?” (regolarmente tra i due vigeva scambiarsi lo “scià” modo di interloquire di grande rispetto ne dialetto savonese) e Pelizzari risponde : “quello Frustalupi u me po ninte, pigiemo Marangoni”. Così fu fatto: Marangoni non disputò nemmeno una partita in prima squadra mentre Frustalupi dirottato a Empoli prese il via dalla squadra toscana per una carriera che lo avrebbe portato ad essere il capitano della Samp di Bernardini (quella che “giocava in Paradiso”) poi all’Inter fino a giocare una finale di Coppa dei Campioni contro l’Ajax di Cruijff, vincere lo scudetto con la Lazio e trascinare Cesena e Pistoiese in Serie A per la prima volta nella loro storia.
Ero stato zitto per timidezza:ma conoscendo bene le “minori” sampdoriane avrei potuto dare ai due dirigenti un consiglio diverso.
Non tacqui invece dodici mesi dopo in circostanze più o meno analoghe: Pelizzari non allenava più il Savona (era passato all’Imperia) ma era sempre il fidato consigliere di Del Buono.
Ancora una volta lo scenario del Bacigalupo al termine dell’allenamento del giovedìe alla vigilia del mercatino di novembre. Sulla porta degli spogliatoi Del Buono e Pelizzari stanno consultando l’Almanacco del Calcio. Mi avvicinai e chiesi: cosa state cercando?. Del Buono mi rispose : i dati di Passarin (Passarin classico centro-campista cresciuto nell’Inter, in quel momento era in forza al Novara) perché cerchiamo una mezz’ala. Allora pronto risposi : ” ma Passarin a Novara fa il libero”.” Come – replicò Pelizzari- non gioca a centrocampo?”. Risposi: ” è dal campionato scorso che gioca in difesa” (erano i pimi tempi della diffusione del “libero” sulla scia di Viani e Rocco e molti attaccanti o centrocampisti di classe erano arretrati alle spalle di tutti per allungarsi la carriera: in quella stagione a Savona vedemmo Valentinuzzi nel Vittorio Veneto, Sperotto nel Treviso, lo stesso Passarin passato poi proprio come “libero” al Casale e protagonista al Natal Palli di uno 0-0 con il Savona, con MIno Persenda e Nino Parodi in maglia nerostellata). Del Buono e Pelizzari seguirono il mio consiglio, ma furono sfortunati nella scelta successiva acquistando Gasparini dal Napoli, poi vittima di un infortunio dopo poche giornate che lo costrinse a smettere con il calcio giocato (restituendo i soldi dell’ingaggio).
In seguito poi si verificò l’episodio già raccontato del portiere per la Serie B quando noi co-autori di questo blog anticipammo al general – manager Gigione Costa la scelta di Luigi Ferrero come portiere titolare: la “fatal Catania” ci diede tristemente atto della giustezza delle nostre osservazioni.In quell’occasione dissentimmo inascoltati da inopinate scelte dirigenziali.
La prima caduta del Torino in Serie B avvenuta in conclusione del campionato 1958-59 provocò molto scalpore nell’ambiente del calcio italiano: la società granata, che aveva dominato il campo tra il 1942 e il 1949 e resa immortale dai caduti di Superga, stava attraversando una difficile congiuntura economica al punto che proprio in quella stagione era stata accettata la sponsorizzazione da parte dell’industria dolciaria Talmone, per cui sulla casacca compariva anche una grande “T” (quando il Toro venne a Savona per l’inaugurazione del nuovo Bacigalupo di Legino il 6 settembre 1959 quella insegna compariva ancora anche se la sponsorizzazione era già stata sciolta).
L’esperimento Talmone si rivelò un fallimento e il Torino ritornò all’insegna originaria per il suo primo torneo di Serie B, stagione 1959 – 60, al termine del quale (pur con qualche difficoltà e un cambio di allenatore da Senkey ad Ellena) ritrovò il proprio posto nella massima divisione.
Questo è il racconto del campionato 1960-61 disputato dalla squadra del Torino nell’inedita veste di neo-promossa.
Un ritorno difficile: la squadra fu rafforzata con alcuni giovani di belle speranze: dal centroavanti Traspedini, alla mezz’ala argentina Locatelli detto “Chico” poi a lungo al Genoa, la sgusciante ala milanista Danova e inserendo nella rosa di prima squadra il promettente Roberto Rosato e fidando su alcuni giocatori di lungo corso come Bearzot, “Rinone” Ferrario e l’interista Invernizzi acquistato a novembre.
In panchina un ex-granata come Beniamino Santos, argentino già mezz’ala dal tiro potentissimo e allenatore giovane e capace di impostare molto bene la squadra dal punto di vista tattico.
Ne sortì una salvezza al dodicesimo posto con questa classifica:
Juventus 47, Milan 45, Inter 44, Sampdoria 41, Roma 39, Padova 38, Fiorentina 37, Catania 36, Bologna 31, Atalanta 31, Lanerossi Vicenza 31, Torino 30, Spal 30, Udinese 29, Bari 29, Lecco 29, Napoli 25, Lazio 18.
Questi i tabellini delle 34 partite del Torino in quella stagione che possiamo definire come di “transizione”:
La Resistenza non è stata soltanto il combattimento militare svoltosi tra il 1943 e il 1945.
Incomincia, si può dire, dal momento in cui si era preparata e poi instaurata la tirannide del fascismo: una tirannide la cui natura fu compresa da pochi, soltanto dai dirigenti più avanzati del popolo e della classe operaia: Gramsci, Gobetti, Matteotti.
Sulla base del loro insegnamento e del loro sacrificio una piccola parte della classe operaia e degli intellettuali illuminati lavorò anni e anni per definire ciò che era la dittatura fascista intesa come tirannide instaurata sul popolo nell’interesse del ceto privilegiato reazionario.
Avendo sempre presente ciò che disse Sandro Pertini nel comizio di Piazza del Vittoria il 30 giugno 1960, quando si trattò di respingere il ritorno dei fascisti al governo del Paese: “accanto a noi, in questo momento, accanto alle nostre bandiere ci sono i martiri della Benedicta, del Turchino, di Cravasco, di Sant’Anna di Stazzema, di Marzabotto e delle tante altre stragi che i nazifascisti compirono in quei mesi nel corso dei quali la tenacia e l’intelligenza del popolo alla fine prevalse e sorse un avvenire migliore per tante generazioni”.
Oggi più che mai è necessario ricordare e andare avanti.
Alla fine degli anni ’50 le imprese del Padova dei miracoli. La Tribuna est, cuore della passione popolare, lascerà posto al verde
Il Mitico Appiani non c’è più. È arrivata una ruspa alta come uno stadio e ha abbattuto la mitica Tribuna Est come un ecomostro qualsiasi. L’ha presa a morsi e l’ha sbriciolata. La Tribuna Est era la muraglia, la voce del popolo, il tempio e la fossa dei leoni. Era un monumento. “Non si può rimanere ancorati al passato”, ha detto Sergio Giordani, sindaco ed ex presidente del Calcio Padova. Quell’Appiani non c’è più.
Nel “nuovo” giocheranno i ragazzi della Primavera. Ci sarà una elegante tribunetta, una collinetta verde, con l’erbetta (anche di plastica), una pista ciclabile, una zona pedonale. Tutto ristrutturato, tutto riqualificato. Si va verso il futuro.
Il Padova giocò in quello stadio, autentico fortino dei patavini, nelle sua stagioni migliori, quelle della squadra guidata da Nereo Rocco grande ispiratore, con Gipo Viani, del “catenaccio all’italiana” imperniato sull’utilizzo del “terzino volante”.
Viani con quella schema, battezzato “vianema” per via giornalistica, portò in Serie A la Salernitana, poi la Roma caduta inopinatamente nella cadetteria per poi imporsi al Milan, dove fu raggiunto proprio da Rocco nella stagione 1961-62.
A Padova Rocco dopo aver portato la squadra in Serie A ottenne nella stagione 1957-58 un terzo posto alle spalle di Juve e Fiorentina, mettendo su un contropiede micidiale fondato sugli specialisti Hamrin e Brighenti implacabili cecchini.
Rendiamo omaggio alla Padova calcistica, alla Padova della grande Università, della Basilica di Sant’Antonio, della Cappella degli Scrovegni, del Prato della Valle, una delle più grandi e suggestive piazze d’Europa con le 82 statue dedicate, tra gli altri, a Galileo Galilei, Torquato Tasso, Petrarca, Canova, Mantegna e Antenore che, secondo il mito, fu il fondatore della città, del Caffè Pedrocchi con i suoi quasi 200 anni di storia, del ristorante Cavalca, covo dei biancoscudati, ricordando tutte le formazioni titolari della squadra biancoscudata quando è capitato che giocasse in Serie A proprio nell’Appiani (le stagioni più recenti negli anni ’90 furono giocate dalla squadra biancoscudata nel nuovo “Euganeo”).
1929 – 30 diciassettesimo posto
Latella, Zanninovich, Danieli, Scanferlato, Bedendo, Monti III, Perazzolo, Vecchina, Bergamini, Lamon I (Colognese, Gamba, Oriani, Favaron, Piasentini, Grani, Favero, Schivardi) all. Burgess poi Fagioli
1933 – 34 sedicesimo posto
Ambrosio, Monti III, Bergamini, Baldo, Battistoni, Bellini II, Spivach, Foni, D’Odorico, Busini III, Bellini I (Olivieri, Cavasin, Scanferlato, Polesel, Zanca, Muzzioli, Zanvettor, Geremia, Bianchi, Boni, De Marchi, Gorretta, Maffioli, Nardini, Tavano) all. Vaniseck Nella “rosa” due futuri campioni del mondo: Olivieri e Foni
1948 – 49 tredicesimo posto
Luisetto, Sforzin, Arrighini, Matè, Quadri, Zanon, Vitali, Novello, Checchetti, Celio I, Grillone (Romano, Adcock, Rolle, Fuchs, Degli Esposti, Ganzer, Beraldo, Matteucci, Ballarin, Celio II; Arangelovic) all. Serantoni
1949 – 50 decimo posto
Romano, Sforzin, Fuchs, Matè, Quadri, Zanon, Vitali, Curti, Novello, Celio I, Prunecchi (Monsider, portiere jugoslavo: in quel momento soltanto 2 portieri stranieri in Italia, con lui l’ungherese Boldiszar, Luisetto, Rolle, Checchetti, Lazzarini, Beraldo, Ganzer) all. Gutmann poi Blasevic e Serantoni
1950 – 51 diciottesimo posto
Romano, Sforzin, Fuchs, Matè, Quadri, Ganzer, Novello, Curti, Martegani, Celio I, Prunecchi (Panizzolo, Zanon, Costa, Beraldo, Giusti, Lazzarini, Pierobon, Celio II) all. Serrantoni poi Blasevic, Ferrari e Soo (un inglese di origine cinese)
1951 – 52 diciannovesimo posto
Romano, Matè, Fuchs, Beraldo, Sessa, Zanon, Novello, Andersen, Martegani, Sperotto, Prunecchi (Panizzolo, Ganzer, Meroni, Lazzarini, Camporese, Giusti, Scagnellato, Grillone, Rolle, Contin futuro mediano del Savona) all. Soo poi Pasinati
1955 – 56 ottavo posto
Bolognesi, Blason, Scagnellato. Moro, Azzini, Mori, Agnoletto, Pison, Bonistalli, Chiumento, Stivanello (Casari, Parodi, Zorzin ex-terzino del Savona, Zanon, Novello, Benito Sarti, Seffusetti, Smersy, Guerini, Alessio Nicolè difensore fratello di Bruno) all. Rocco
12 luglio 1942 34a giornata (ultima di campionato)
Padova – Savona 4-2
reti: Conti, Cassani (2), Fumagalli, Buscaglia, Rocco (fu proprio Nereo ha chiudere il conto della partita dopo che il Savona era riuscito a impostare la rimonta da 3-0 a 3-2)
Proprio nei giorni della memoria del 25 aprile l’UISP compie 75 anni: fondata nel 1948 subito dopo le elezioni perse dal Fronte Popolare.
L’UISP affonda le sue radici nella Resistenza. Infatti fu un gruppo di giovani partigiani ad autoconvocarsi nel cinema Esperia di Roma per dar vita a un’organizzazione che desse un significato diverso allo sport.
Quell’iniziativa partita dal basso costrinse i dirigenti dei partiti della sinistra a prendere atto che la questione sportiva aveva un significato “popolare” nel senso letterale del termine: il popolo aveva il diritto di giocare e di divertirsi.
L’assemblea degli autoconvocati pose le basi per un’organizzazione nazionale che avrebbe poi preso il nome di Unione Italiana Sport Popolare (UISP): il clima in cui caratterizzò la sua azione fu all’inizio di forte contrapposizione ideologica a causa della Guerra Fredda.
I tempi però cambiarono, sia pure lentamente, e così entra in scena anche la storia dell’UISP di Savona fondata da “Nardin” Bruzzone, combattente partigiano fedele interprete dell’ideologia del PCI e “nume tutelare” del quartiere delle Fornaci.
All’inizio degli anni’60 entrò in scena, come organizzatore, Nanni De Marco, anche lui esponente della Resistenza (di cui suo padre era stato un grande protagonista: il comandante Ernesto) e del PCI che seppe però, oltre a lanciare manifestazioni di grandissimo interesse collettivo, a costruire un “ponte” con un esponente del mondo cattolico, Don Vittorio Dietrich vice parroco del Sacro Cuore, fino al punto di organizzare assieme tornei che ebbero vita nel campo di Corso Colombo con una fortissima partecipazione davvero “popolare”, in campo e sugli spalti.
Negli anni’80 il timone dell’UISP passò a Gianni Pessano, recentemente scomparso: Pessano riuscì a far rivivere stagioni eccezionali di sport nella nostra Città, non soltanto nel calcio ma nel ciclismo, nel basket, nell’atletica.
A Nanni De Marco e Gianni Pessano, fraterni amici anche degli autori di questo blog, è dedicata questa ricostruzione storica di alcuni aspetti della loro capacità organizzativa ei grande spirito sportivo e umano.
PRIMO CAPITOLO
La nostra ricostruzione inizia in un momento davvero significativo anche perché dal punto di vista organizzativo.Si tratta della prima iniziativa di De Marco come organizzatore. Un esordio eclatante perché coincise con il “caso” del Trofeo Martiri della Resistenza, passato alla storia per l’intervento di un inqualificabile commissario di p.s. che ci cacciò dal campo perché il torneo ricorda la Resistenza. Increbile ma vero.
Il “Trofeo Martiri della Resistenza”, organizzato da Nanni De Marco, avrebbe dovuto prendere il via domenica 5 Settembre 1964, con 15 squadre iscritte (a 7 giocatori) sul nuovissimo terreno di gara dei giardini di Vado Ligure, quello che sarebbe diventato, dopo qualche anno, il celebre “Lazzaretti”.
Avrebbe dovuto prendere il via, perché il terreno non era recintato e gli spogliatoi situati presso il bunker costruito dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale e situato ad una cinquantina di metri dal terreno di gioco: tutti particolari insignificanti per gli appassionati calciatori, ma decisivi per il Commissario di pubblica sicurezza di Vado, comm. Berardinetti, che prendendo come pretesto questo stato di cose, intervenne mentre era già in corso la prima gara (Bar Gemma – Bar Corallo) suonando la carica con i regolari tre squilli di tromba e “sfrattando” giocatori, organizzatori ed il folto pubblico. Seguì un caso politico (il commissario fu accusato di una certa antipatia per il significato della denominazione del Trofeo), ben documentato sulle colonne del “Lavoro” e del “Secolo XIX”.
La soluzione fu trovata dal sindaco di Quiliano “Drin” Picasso (scomparso proprio in questi giorni) che offrì gratuitamente il terreno di gioco della cittadina da lui amministrata, allo scopo di far disputare regolarmente il trofeo, che poté così prendere avvio la domenica successiva, 12 Settembre 1964.
Alla fine prevalse il Bar Mongrifone superando in finale il Bar Minerva di Albisola ma, come ci capita qualche volta, non vogliamo raccontare per esteso le vicende delle diverse partite ma rendere un omaggio a quanto si impegnarono in quella competizione, pubblicando di seguito la formazione delle 15 squadre (il riferimento è ai giocatori scesi in campo nella prima giornata).
BAR GEMMA: Santonocita, Scicolone, Giordanello, Fazzolari, Ciappi, Minutolo, Grilli.
BAR CORALLO: Massone, Parodi, Piredda, Astengo, Casarino, Zecchinetti, Francese I.
PORTUALI: Quaglia, Barale, Bertolotto, Vallarino, Morando II, Damiani, Di Franco.
LETIMBRO: Botta, Ferro, Biggi, Briano I, Briano II, Pastorino, Lagasio.
Bar Mongrifone vittorioso nel trofeo “Martiri della Resistenza: in piedi, da sinistra, Lucarelli, Varicelli, Migliardi, Vallarino; accosciati, Fazzolari, Masia, Biglino
Entriamo adesso nel capitolo più importante nella storia dell’Uisp savonese.
SECONDO CAPITOLO
Valletta mon amour”: con 4 mila spettatori per il torneo dei bar.
Uno scorcio della tribuna della Valletta durante il torneo dei bar. Per le finali si toccavano punte di 3-4mila spettatori
Questa rievocazione di un “pezzo” importante nella storia del nostro calcio provinciale, come quello riguardante il “Torneo dei Bar”, che si organizzò, nel cuore degli anni ’60 sul terreno della Valletta San Michele (cuore pulsante dell’attività calcistica dell’epoca per le squadre minori, ma non troppo, savonesi: ci giostrarono, in quel periodo, Villetta, Libertà e Lavoro Speranza, Bagni Italia, Freccero, Priamar, Judax partecipanti ai campionati di I e II divisione), toccherà certamente il cuore di tanti appassionati sportivi, giocatori in campo o spettatori sugli spalti.
Spero ci sarà consentita, comunque, una premessa: non è semplice farsi afferrare dal filo sottile della nostalgia, senza cadere nella tentazione di descrivere le cose in modo che venga fuori, alla fine, come “andasse meglio, quando andava peggio” soltanto perché noi che ne scriviamo adesso, avevamo vent’anni.
Bando, quindi, alle considerazioni sociologiche e torniamo con la memoria alla vetusta “Valletta”; facendo questo però veniamo assaliti dall’idea che la vita fosse profondamente diversa da oggi e che il calcio, quello minore, il “nostro” calcio fosse davvero un’altra cosa.
Nei primi anni ’60, quando il trofeo Arci – Uisp (questa le denominazione ufficiale di quello che, nella voce popolare era denominato, ed è passato alla nostra piccola storia, come “Torneo dei Bar”) trovava la sua consacrazione di gioco e di pubblico (sulla scia anche di manifestazioni consimili svoltesi nel periodo immediatamente precedente), siamo in una fase di passaggio tra il calcio ancora quasi pionieristico disputato con impeto garibaldino, ed il gioco tattico, sofisticato con forme quasi “professionali” anche al nostro livello, che si svilupperà poi negli anni successivi.
Così, mentre qualche “mago” di provincia sperimenta il “libero” o il 4-2-4 intravisti nelle prime, nebulose, riprese televisive o conosciute di persona in qualche avventuroso viaggio a Marassi, in campo ci sono ancora gli uomini con il fazzoletto in testa, pronti all’arrembaggio in qualsiasi momento della partita, in grado di rivoluzionare i risultati con il coraggio, la grinta, la tecnica individuale, lo spirito “corsaro”.
Valeva allora il motto “basta segnare un goal più degli altri”. Il 3-2 era un risultato di ordinaria amministrazione, oltre al rito dei “supplementari” nelle semifinali ed in finale, con relativo corollario dei “rigori”, vera novità per l’epoca. In precedenza valeva il classico “soldo” che saltava per aria: ed anzi nei campionati federali giovanili la regola del sorteggio valse anche più avanti, consentendo alla Libertà Lavoro allenata da Vadone con Bertero, Chiappella e soci di vincere una “Coppa Bacigalupo”, altra grande manifestazione che ricorderemo nel dettaglio, prima o poi, nel 1965, davanti agli juniores del Savona Fbc.
Un gioco di emozioni dunque, con una partecipazione di pubblico notevole. Oltre 2.000 spettatori si affollavano nell’angusta tribunetta dal tetto di legno, appollaiati nella quale i nostri padri avevano assistito, negli anni ’20, alle prodezze dello Speranza: quando “Cain” cominciava ad agitarsi tra i pali, quando Caligaris, ancora al Casale prima di passare alla Juventus e formare con Combi e Rosetta il più celebre trio difensivo della storia del calcio italiano, batteva le rimesse dal fondo con un lancio potentissimo che arrivava fino all’area avversaria.
Ciò che davvero era diverso da oggi era proprio la rappresentatività reale delle squadre quali punti di riferimento, momenti di aggregazione e di partecipazione diretta per i quartieri della città e delle zone vicine. La rivalità di bar, di rione, di frazioni era sentita quasi come un fatto di “pelle”, e passava attraverso il calcio come sfida leale, appassionata, coinvolgente.
Le squadre di allora sono rimaste nella memoria di tutti: l’eterna sfida Portuali-Sabazia (neri contro bianchi) rappresentava la naturale prosecuzione di un match Savona- Vado, dalle radici così profonde da scuotere per intero la nostra vita sportiva. Ma pensiamo al ruolo di altre compagini come Bar Cristallo, Leginese, Libertà e Lavoro, Zinolese, Bar Riviera, Bar Livio ed altre ancora rispetto alle tifoserie ed ai “clan” di amici che vi si stringevano attorno.
Il filo della nostalgia ci ha preso per davvero e viene fuori un altro mondo, ancora lontano dal post-moderno e dalla complessità sociale: se fosse meglio o peggio di allora, non sta a noi giudicare.
Includiamo in questa serie di “retropassaggi della memoria” anche l’edizione 1962, del trofeo “Torre del Mare”, anche se non si tratta della stessa storia del Trofeo Arci- Uisp.
Si tratta di una scelta che intende indicare una affinità pratica ed ideale. Quel torneo fu bellissimo, agonisticamente e tecnicamente: il modello organizzativo esemplare (onore al merito per Nanni De Marco); le vetuste tribune della “Valletta” ritornarono ad essere il “foyer” del calcio ligure. Si ritrovarono, insomma, tutti gli ingredienti del grande successo degli anni a venire.
Veniamo ai fatti: si parte domenica 1 luglio con 10 squadre, suddivise in due gironi, ed è subito spettacolo. Il Bar Sport di Legino (quasi tutti vadesi) supera 4-0 la Sms La Rocca. Il resto dei turni eliminatori è all’altezza della “prima. Al termine delle cinque giornate, nel girone A emerge il G.S. Bagni Nilo (una vera rivelazione) sul Cral Portuali (un po’ di delusione) per merito della differenza reti, seguono Bagni Italia (in campo anche l’allenatore Testa, terzino d’anteguerra del Savona), Bar Devalle (grandi parate di “Zamora” Berruti) e Bar Brasil; nel girone B il Bar Sport di Legino domina la “poule” mentre al secondo posto si piazza la Raphael dalla difesa di ferro (Giorgio Peluffo, il compianto don Nasi, il “sindaco del Santuario” Augusto Briano, anch’egli recentemente scomparso), seguono Sms La Rocca, il Bar Mongrifone ed il Gin Bar.
La finale per il 3° e 4° posto tocca al Cral Portuali (1-0) sulla Raphael: “Giuan” Reggiori, orgoglio della Centrale (quella di corso Vittorio Veneto immolata sull’altare della speculazione edilizia) fulmina Pennestri da 40 metri.
Finalissima: match-thriller con i “Bagni Nilo” che abbandonano ogni timore reverenziale eda pochi minuti dalla fine conducono 2-1. I bianchi del Bar Sport di Legino però non mollano e mentre Armella e Gaglione dettano la manovra, tocca a Roetto (l’uomo con il “fazzoletto in testa”) siglare il 2-2. Supplementari senza esito e poi rigori: l’ultimo tiro tocca ad Angelo Merengone (l’ala più veloce della Stella Rossa, ottimo allenatore delle giovanili di Villetta e Veloce), ma Camici gli blocca il pallone destinato all’angolino.
Il Bar Sport di Legino si aggiudica così il trofeo.
Parte il vero e proprio trofeo Arci-Uisp e si ritrova subito il clima delle grandi sfide. I vadesi hanno cambiato casa (ma non maglia, restando fedeli al bianco) e lottano ora per la Coop Sabazia. Il Cral Portuali, rimasto fedele al nero-rosso, allinea nelle proprie fila il meglio del calcio dilettantistico savonese con in testa Tullio Pierucci e Gian Negro. Si tratta del duello, questo tra Sabazia e Portuali, che infiamma il torneo, avviatosi domenica 14 Luglio e disputato da sei squadre a girone unico.
La prima giornata la dice già lunga sui valori in campo: la Coop Sabazia distanzia la Sms La Rocca con il punteggio “all’inglese”; i Portuali infilano sei palloni all’Aurora Valleggia; la Sms Generale (solo possibile terzo incomodo) batte i leginesi del Gin Bar con un secco 4-1.
Ma si vive in attesa del big-match, che arriva all’ultima giornata.
Si va alla rimonta reciproca: avanti i Portuali, pareggia il Sabazia e viceversa. Ma non ci saranno i supplementari perché Gaglione inventa il 3-2 e sono i vadesi a fare festa grande.
Cresce il tono della manifestazione ed ai nastri di partenza, domenica 14 giugno, si allineano ben 12 formazioni (un record) suddivise nei soliti due gironi.
Il Sabazia mette in fila la Sms Generale, Bar Acqui, Gruppo Sportivo Brandale, Bar Colonna e Bar Girmo. Il Cral Portuali regola la rivelazione Cadibona (si pone in luce il giovane Bottinelli, che sarà acquistato dal Savona), seguono il Gin Bar (rissa gigantesca con i Portuali: vero Fanelli?), il Dopolavoro Ferroviario (incredibile tandem Pacini-Bensi) ed il Bar Corallo che riscuoterà grandi simpatie vincendo la Coppa Disciplina ed il premio per il giocatore più giovane che tocca al suo mediano destro Luciano Casarino, il quale all’epoca toccava i 16 anni e 6 mesi (Luciano, amico carissimo, è mancato nel 1999: lo ricordiamo qui con immutata commozione). Per il 3°e 4° posto il Cadibona supera la Sms Generale per 3-1.
La finale per il titolo è tutta da rivivere: i nero-rossi del Porto travolgono, nella prima frazione, la Coop Sabazia sotto un pesante fardello di tre reti. Ma Gaglione e Pittaluga non ci stanno, e all’inizio del secondo tempo, portano i bianchi sul 3-2. Il gran cuore dei portuali regge però fino alla fine. Ed il successo (il primo, tanto agognato) tocca a loro. Senza possibilità di dubbio, in quella occasione, i Portuali risultano i più meritevoli nell’edizione che rimane la più bella di questa storia.
E’ l’anno della corsa all’ingaggio (si fa per dire!) di giocatori su tutto l’arco della Riviera e si inserisce una nuova protagonista: il Bar Cristallo di Via Torino, che troverà i suoi vessilliferi in Nanni Ciglieri e Romolo Varicelli arrivando lontano in più di una occasione.
La bandierina dello start si abbassa domenica 6 giugno, e la partecipazione di contrae a otto squadre.
Nel Girone A tocca nuovamente al Cral Portuali sbaragliare il campo, schierando tra gli altri il leggendario Bruno Ferrero portiere del Savona in anni d’oro tra la IV Serie e la Serie C. Gioca pure il suo ultimo torneo anche il terzino Massone, pure lui vecchia gloria biancoblu, del Cagliari e della Carbosarda.
Il duello più interessante, per il Girone A riguarda però la seconda piazza in ballo tra la Sms Fornaci, favorita e piena di assi rivieraschi come Rescigno, Luciano, Negri, e la rivelazione Croce Bianca, modestamente fatta in casa, con un super Curti tra i pali ed i fornacini – transfughi per forza – Storti, Triolo e Bonifacio. Lo scontro diretto finisce 3-1 per i bianco-azzurri della Croce Bianca che approdano così alle semifinali (vera novità della formula).
Nel Girone B il Bar Cristallo conferma le previsioni e si piazza al primo posto, precedendo la Coop Sabazia. Le posizioni di rincalzo toccano a Bar Nino e Dopolavoro Ferroviario.
Gli scontri di semifinale finiscono senza code o polemiche: il Bar Cristallo con Borgo, Migliardi ed Alluigi in evidenza stronca il sogno della Croce Bianca, con un secco 7-0; mentre la Coop Sabazia vince l’ennesimo derby regolando il Cral Portuali con un goal per tempo (2-0).
La finalissima è il solito concentrato di emozioni. Il Bar Cristallo pare avere la partita in mano, quando un errore di battuta su fallo laterale (lo commette, pensate un po’, il grande ed indimenticato Nanni Ciglieri, la riserva di Bernasconi nella Samp ed il centromediano del Savona in Serie C) spiana a Livio Berruti la via del pareggio (1-1). Finiscono tempi supplementari e “rigori” (non è prevista la seconda serie dei tiri dal dischetto), ed entra in scena il fatidico “soldo”: la fortuna favorisce i vadesi e la Coop Sabazia rinnova il successo del 1963.
Consolidata la formula le squadre salgono a 10, mentre la partenza è fissata a domenica 5 giugno. Il Girone A è nuovamente appannaggio del Cral Portuali, seguito a ruota dal Bar Cristallo. E’ facile dire: valori che si confermano. Restano eliminati il Bar Calata di Bordegari e Pantaleoni, gli autogestiti Garden’s Boys ed il modesto Bar Colonna, nella cui fila brillano i villettiani fratelli Procopio.
Nel Girone B affermazione del Sabazia con minore autorità del previsto. La seconda qualificata è il Bar Livio autarchico di Faggion (c’è parecchio del passato e del presente della Priamar: da Dario Ricci, a Detto Storti, Fiabane, Basano, ecc.) innervato di astuzia tattica dal duo Angelini-Astengo.
Illustri eliminate Zinolese e Leginese, colme di nomi di spicco (Giacomo Rosso, Alberto Somà, i “grandi vecchi” Mistrangelo e Cattardico) ed il Bar Nino, di Enrico Pierucci, Bobby Tobia e Luciano Casarino, falcidiato dalle squalifiche.
Le semifinali finiscono con il riproporre la sfida di sempre: il Cral Portuali elimina il Bar Livio (3-0 con un Lagasio “monstre” imprendibile per il pur tenace Fiabane) ed il Sabazia supera agevolmente (2-0) il Bar Cristallo. Per il 3° e 4° posto il Bar Cristallo regola il Bar Livio 3-0, mentre scende in campo anche Pino Marte.
La finalissima si carica di giallo: un primo incontro finisce 0-0. Ripetizione sette giorni dopo: si arriva ai rigori con i Portuali che regolano gli eterni rivali sul 6-4. Ma la vittoria sul campo non basta: una errata interpretazione del regolamento proprio nel merito dei rigori finali, fa annullare la partita e decidere per l’ex-aequo.
La consueta festa di fine torneo, al giardino Serenella nella serata del 5 agosto, vede così Cral Portuali e Coop Sabazia salire assieme sul gradino più alto.
Al via, Domenica 18 Giugno, ci sono 10 squadre (è il giorno della “fatal Catania”, il Savona retrocede dalla Serie B: un sogno che svanisce ed un tratto in comune con il nostro racconto; la storia svolta pagina, per davvero).
Il Girone A ripete il consueto refrain: Cral Portuali al primo posto con grandi prove di Mino Persenda e Victor Panucci. Al secondo posto una sorpresa, quella del Cre Enel con tra i pali una “saracinesca”, Paolo Merciai, portiere della Villetta, prossimo a passare al Savona e, successivamente, al Bari.
Restano escluse Bar Riviera e Bar Livio, squadre piene di assi ex-biancoblu: nei fornacini accanto a Giulio Mariani e a Sergio Salomone trova la sua piena consacrazione Nico Vasconi; mentre negli arancioni di Faggion ci sono anche Galindo, Calzolari, Corrado Teneggi, Bruno Fanelli ed il trio Sardo-Mellano-Lagustena.
C’è anche la Zinolese, che lancia il giovane n.1 Di Giorgio (poi Anconitana e Pro Vercelli), il quale trova la sua giornata di gloria, fermando sullo 0-0 gli ormai mitici Portuali.
Nel Girone B una sorpresa: il goal-average porta al primo posto la Libertà e Lavoro, diretta in panchina da Mario Vadone ed orchestrata in campo dal sagacissimo Ginetto Bertero. La Coop Sabazia è seconda. Resta eliminato il Bar Cristallo: ed è una grossa delusione, mentre il Bar Gaiero mette in mostra alcuni giovanissimi virgulti come il jolly velociano Sergio Sarti ed il classico mediano dell’Albisola Carlo Foglia, resta di nuovo fuori anche il Bar Nino.
Semifinali al cardiopalmo: il Cral Portuali elimina 2-1 la Libertà e Lavoro da ferreo catenaccio (ci sono anche il futuro sindaco di Albissola, Nico Vicenzi; il velocissimo medico Cesare Badoino, Marenco, il compianto “gatto magico” Giuan Traversa), mentre il Sabazia deve ricorrere alla monetina per eliminare l’Enel dei miracoli.
Gli Elettrici sono sfortunati anche nella piccola finale. E’ ancora il sorteggio a decidere, assegnando il successo alla Libertà e Lavoro dopo che tempi supplementari e rigori avevano dato un responso di parità: 5-5.
La finalissima segue il solito cliché: con un gioco più tattico rispetto alle precedenti occasioni. Il match, compresi i tempi supplementari, finisce 1-1: con Biglino che risponde alla botta di Migliardi, passato dal Cristallo al Sabazia. Dagli undici metri la legge del contrappasso colpisce Paolo Gaglione: tocca a lui sbagliare davanti a Franco Pescio ed i Portuali tornano alla vittoria.
Queste le formazioni dell’edizione 1967, tanto per dare un’idea del livello tecnico.
Leginese: Bonetti, Duchini, Giribaldi, Cattardico, Pirami, Macelloni, Di Maggio, Somà. Mistrangelo, Spilimbergo, Casalini. All. Cattardico, dirigente Cogno.
Bar Livio: Angelini, Galindo, Ricci, Reggiori, Calzolari, Sardo, Lagustena, Caraccio, Corrado Teneggi, Mellano, Fanelli (Ciappi, Giordano detto Maxain, Fiabane detto “Tapioca”). All. Angelini, d.t. Astengo .
BAR Riviera: Iannicelli, Storti, Ferretti, Marchioni, Ronchetti, Mariani, Vasconi, Pali, Testa, Triolo, Chiesa. All. Tonoli; d.t. Martino.
Trofeo Arci UISP 1967, foto davvero raffigurante personaggi storici del calcio savonese. Da sinistra in piedi: il dirigente Titto Rebagliati, Nico Vicenzi futuro sindaco di Stella e Albissola Marina, Ginetto Bertero libero e capitano di lungo corso, Dorindo, Giasotti, Vizzini, Isetta, il dirigente Sclano, il “mago” Mario Vadone, il difensore finalese Marenco; accosciati: Aldo De Valle, “Strin” Di Maggio, Ricca Ratti, Orazio Chiappella, Cesare Badoino, futuro luminare della chirurgia della mano, il “magico” Giuan Traversa
La Raphael a rappresentare le ACLI nella “Terra Rossa” del trofeo ARCI – UISP. Ci sono, infatti, due consiglieri comunali democristiani il cislino Berretta (qui segnalinee) e il Sindaco del Santuario Augusto Briano. Ma il calcio affratellava in tempi ben diversi dagli attuali dove vigevano sportività e rispetto
La società della Rocca guidata dal quasi esordiente Agostino Macciò. Presenti due indimenticabili amici Ciappi e Maxian Giordano, tra gli altri
Un’immagine davvero particolare: un momento della premiazione di fine torneo che Nanni organizzava al Serenella al centro di una grande serata danzante (si giustifica così nella foto la presenza di signore e signorine in grande spolvero). Si trattava proprio di una serata “clou” alla quale non mancava proprio nessuno del gran mondo del calcio savonese di allora. Sul Bar Corallo ci sarebbe da scrivere un romanzo: avventure incredibili
1962, prima edizione. La squadra dei Bagni Nilo, seconda classificata. Per la prima volta si sperimentano i “rigori” finali. Un’occasione storica
Bar Sport di Legino, vincitore dell’edizione 1962. Al centro, accosciato, il portiere del Vado Camici capace di parare per primo un rigore nella serie finale dopo che i tempi supplementari avevano decretato la parità 2-2. Un episodio da ricordare
Terzo capitolo
Trofeo Arci-Uisp 1968
1968: l’anno dei portenti e della contestazione, del Maggio parigino e dell’autunno caldo. Cinquant’anni fa anche il “nostro” calcio era colmo di fermenti, di iniziative, di novità. Era in piena attività Nanni De Marco, “principe” dei promoter, giornalista e poi scrittore, all’epoca coinvolgente e straripante organizzatore di manifestazioni di vario ordine e grado, e attorno a lui un fiorire di impegno e di passione dimostrato da tante persone alle quale ci piace dedicare un pensiero ancora di grande amicizia e – purtroppo – in tanti casi soltanto un ricordo.
Sul far dell’estate un gruppo di “leoni” zinolesi, tanto indisciplinati sul campo, quanto operosi nella vita (da Adriano Scotto, a suo cognato Toto Cannizzaro, da Patetta a Galli, da Cortese all’indimenticabile Ciro Gargiulo), avevano terminato di spianare la terra di riporto che era stata ammucchiata sul mare dove adesso sorgono il campo Levratto, i giardini e il Palazzetto dell’Hockey del Pattinaggio.
Da quel lavoro tutto pala e piccone era stato ricavato un piccolo campo di calcio, buono per partite a 7: il nucleo originale – appunto – del futuro “Levratto”. Nanni non si lasciò sfuggire l’occasione, in quel momento disponeva di un grande strumento di comunicazione come “Riviera Notte” e delle potenzialità organizzative dell’Arci-Uisp i cui dirigenti, il fornacino Nardin Bruzzone e il “maestro” Sergio Sguerso, avevano pensato a lui per sviluppare la loro attività.
Erano “rossi” come non mai (come del resto Nanni) ma il nostro non esitò a mettersi in contatto con il curato della parrocchia del Sacro Cuore, Don Vittorio Dietrich (anche lui indimenticabile sacerdote oltre che organizzatore calcistico di prim’ordine e nume tutelare della Priamar), il cui Oratorio disponeva di un bellissimo terreno di gioco, già spostato dal lato Corso Colombo per via dell’abbandono da parte del reparto zincatura della Servettaz Basevi. Terreno di gioco anche quello costruito attraverso il volontariato dei ragazzi dell’Oratorio e dotato di impianto di illuminazione (di cui Zinola ancora non disponeva), grazie alla sapienza tecnologica di un operaio dell’Enel. Giancarlo Bertana, e di un artigiano di genio come Livio Faggion, in quel momento anche titolare del Bar in Corso Colombo situato proprio accanto alla Chiesa (il parroco Don Pescio ebbe a lamentarsi della esorbitante bolletta, già Enel e non più Cieli ma il suo curato lo rabbonì con qualche improvvisata frottola).
Nanni propose ad entrambi i gruppi l’organizzazione di un maxi – torneo da disputarsi su entrambi i campi: la fase eliminatoria in notturna al Sacro Cuore, quella finale alla luce del sole a Zinola. Entrambi i gruppi, quello della Priamar e quello della Zinolese, aderirono con entusiasmo, si sparse la voce per città e dintorni e alla fine si presentarono allo start ben 17 formazioni.
Il torneo iniziò il 25 maggio e risultò di grandissimo spessore tecnico e agonistico: il successo finale toccò al Bar Haiti di Vado, ma come si evidenzierà attraverso l’elenco dei giocatori tesserati da tutte le squadre in lizza si evidenzia la presenza del fior fiore del calcio savonese, e non solo.
Il pubblico dimostrò di gradire oltremodo la formula: centinaia di spettatori se non, in qualche occasione migliaia, affollarono i due piccoli stadi rinverdendo così i fasti del torneo a 11 disputatosi negli anni precedenti alla Valletta e che era stato interrotto per difficoltà organizzative.
Alla fine prevalse, abbastanza a sorpresa, il Bar Haiti di Vado. Mmolti avevano dato favorita l’altra squadra di Vado sponsorizzata dal “Cucciolo” di Botta e il “dream team” del Sibilla di Corso Ricci, diretto in panchina dal re delle serate savonesi Enrico Fabbri: squadra che si era appena imposta nel torneo di Varazze.
La finale fu disputata tra i vadesi (maglia rossonera) e la Zinolese (colori gialloblu): avvenne quel giorno un fatto particolare. IL Bar Haiti risultò improvvisamente (per un disguido del quale tacciamo colpevolmente i dettagli) del portiere titolare Riggio. Tra i pali si schierò così il roccioso ex-centromediano del Vado e della Sammargheritese Gravano che aveva diretto la squadra dalla panchina schierandosi soltanto saltuariamente in campo. Improvvisato tra i pali Gravano si dimostrò insuperabile e mentre tutto lasciava pensare ai tempi supplementari Livio Berruti (altro grande ex vadese) trovò lo spiraglio per battere Cortese e consegnare il trofeo all’Haiti.
L’Haiti aveva superato nella semifinale il Cucciolo nel derby, mentre alla Zinolese era toccato il Bar Livio di Corso Colombo (proprio quello di Livio Faggion già citato). Il Livio, dalla maglia arancione sponsorizzata dagli amaretti Isaia di Sassello, aveva superato i turni eliminatori facendo sfracelli con 31 goal segnati in 5 partite e 6 subiti, pur schierando in qualche occasione addirittura tre portieri, uno tra i pali e gli altri due all’attacco. La ferrea tattica difensiva degli zinolesi, imperniata sul “killer” Adriano Scotto (anche per lui un ricordo davvero affettuoso e commosso) bloccò l’attacco atomico del Livio e a cinque minuti dalla fine un contestatissimo calcio di rigore assegnò il successo ai padroni di casa. Dal dischetto toccò a Beppe Suraci, titolare della rappresentativa ligure e mediano dai bulloni roventi del Vado, infallibile rigorista battere l’estremo difensore del Livio, anch’egli titolare nella Rappresentativa ligure (i due aveva anche fatto parte, qualche mese prima, della Nazionale Dilettanti “B” al torneo dell’Uefa). Questo tanto per dare un’idea del livello in campo.
Nei quarti di finale era capitato un episodio da ricordare. Il derby Zinolese – Legino era stato deciso da un “secchio”. Il massaggiatore del Legino, un altro indimenticabile Nando Cogno, dopo averlo utilizzato per usare la “spugna magica” verso un suo giocatore uscendo dal campo aveva lasciato il contenitore dell’acqua esattamente sulla linea di fondo. Durante un attacco della Zinolese il pallone, destinato a spegnersi a lato, incocciò nel suddetto “secchio” rimbalzando in campo. Il “rapace” Lili Aschero se ne impadronì prontamente e lo scagliò alle spalle dell’incolpevole Musso: 1-0 per gli zinolesi tra le proteste generali e l’arbitro, proprio De Marco (che aveva molto insistito per arbitrare quella partita anche se dei veri amici lo avevano sconsigliato conoscendo la rivalità tra i giocatori e le rispettive tifoserie) costretto a convalidare in un mare di polemiche.
Di seguito tutte le formazioni delle squadre comprensive delle riserve. E’ appena il caso di tornare a sottolineare l’alto livello di qualità, oltre che di partecipazione, delle forze in campo, allenatori compresi, con le migliori espressioni del calcio savonese, e non solo.
Haiti Vado L.: Riggio, Peluffo, Grasso, Rocca, Sfondrati, Livio Berruti, Rosso III, Gravano, Rossi. All. Gravano.
Bar Liz Zinola: Berruti, Briano, Massimiani II, La Macchia, Massimiani I, Galli, Baglietto; all. Ciro Gargiulo.
Bar Colonna via Chiavella: Capra, Ratto, Devalle, Fratelli, Donati, Palazzo, Poggio, Olivero, Oberto; all. Oberto.
Bar Torretta via Famagosta: Panico,Chiarello, Bolognini, Cacioppo, Palmieri, Rovelli, Giacobbe; all. Turco.
Letimbro Santuario: Botta, Berton, Ferro, Rigardo, Ravera, Pallone, Boagno, Briano, De Benedetti, Titino. d.t. Giuanin Genta, panettiere di San Bernardo in Valle.
Bar Juba Via Pia: Ratto, Albarello, Barale, Giacobbe, Manunta, De Valle, Longo, Rossi; all. Ferro.
Bar Chicco via Montenotte: Ottonello, Rovigi, Rizzo, Grimaldi, Briano, Fanti, Vacca, Ferro; d.t. Dodo Vacca (trasferito dalle Fornaci in via Montenotte).
Non c’erano barriere di idee, classe, ceto, colore politico. Nel Bar Chicco (ultimo classificato) giocavano assieme Gigi Ottonello, rampollo di una famiglia di industriali, Carlo Ferro futuro primario a San Martino e il celebre “Dodo” Vacca portuale fornacino dalle mille avventure ma non certo un campione di “savoir faire” nella sua irruenza e generosità. Ma esempi del genere si potrebbero fare per tutte le squadre in lizza. Insomma, ci si trovava davanti a delle vere e proprie dimostrazioni di amicizia, solidarietà affetto.
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E infine un indelebile ricordo di Nanni De Marco, autentica anima del torneo come di moltissime altre iniziative che hanno contrassegnato una lunga e fortunata stagione dello sport savonese. Ci preme ancora una volta sottolineare l’assordante silenzio della Città, in ogni sua componente, nel ricordare il lavoro, la dedizione e l’impegno di Nanni De Marco non solo come uomo di sport ma anche come appassionato e prezioso cultore della storia savonese nelle sue numerose pubblicazioni.
QUARTO CAPITOLO
Anni ’80: torna il trofeo Arci-Uisp, passerella di grandi firme
Nel dipanare la matassa dei nostri racconti dell’epoca d’oro del calcio savonese avevamo lasciato il Torneo dei Bar “Trofeo Arci-Uisp” fermo all’edizione 1967 e disputato come sempre sul terreno della Valletta San Michele. Quel discorso fu ripreso molti anni dopo, nella seconda metà degli anni ’80, dalla coraggiosa dirigenza dell’Uisp di allora guidata da Gianni Pessano, un competente e capace organizzatore per molti anni responsabile di settori delicati nell’attività dell’anagrafe del Comune di Savona (in particolare della toponomastica e delle scadenze elettorali), che nel mondo del calcio aveva già ricoperto l’incarico di direttore tecnico alla Magi e al Valleggia.
Pessano coadiuvato da Mauro Novello, presidente della Lega Calcio della stessa Uisp, da Gianpiero Fantino, arbitro ed anch’ egli eccellente organizzatore e dall’indimenticabile Luciano Casarino, un entusiasta protagonista di tutti i tornei per molti anni responsabile della squadra dei Portuali che partecipava al campionato nazionale tra i Porti con ottimi risultati (Luciano, amico fraterno, è mancato ormai tanti anni fa, nel 1999, ma il suo ricordo rimane inalterato e presente nella memoria di tanti), decise di rilanciare il torneo del quale si disputarono dunque altre tre edizioni nel 1986, 1987, 1988.
Disponiamo della cronaca dettagliata delle prime due e quindi ne daremo conto di seguito ricordando anche che, assieme al Trofeo Arci Uisp si disputarono i tornei di calcio femminile (una specialità dell’Uisp: ricordiamo così un magnifico torneo provinciale a 7 svoltosi sul terreno di via Trincee nell’inverno 1987) e vecchie glorie, nel corso del quale scesero di nuovo in campo giocatori di grande classe che avevano animato i campionati fin dagli anni ’50 – ’60. Andiamo però per ordine riprendendo il filo del discorso di queste due edizioni del Trofeo Arci – Uisp.
Si riparte dal campo del Santuario (la Valletta fin dal 1970 era stata restituita alle Ferrovie) in un sabato pomeriggio nel luglio 1986. Le squadre sono otto: il Gruppo Sportivo Portuali rappresenta l’unico filo di continuità con il passato. Le altre squadre sono frutto di sponsorizzazioni commerciali, nel pieno segno dei tempi.
Il Gruppo Sportivo Portuali edizione anni ’80. Da notare (secondo da sinistra in piedi) la presenza di Fulvio Porta, mentre ultimo accosciato a destra Sergio Sarti. Due veterani sempre presenti. Al centro in piedi con la maglia a strisce il trainer Luciano Casarino, indimenticabile amico.
Nel girone A si afferma il Sampdoria Club Savona diretto da Luciano Casarino e a sorpresa la Conca Verde-Zinolese. Escluso senza aver perso una partita il GS Meraviglia, imperniato sul blocco dell’Albisola con Berta, Gaiero, Giulio Rosso, Repetto, Garbarino, Tanda, mentre rimane fuori la Prime-Consult vittima di gravi disfunzioni organizzative nonostante la presenza di giocatori di classe come i fratelli Vallerga del Varazze.
Nel Girone B primo posto per la Card Assicurazioni sapientemente diretta da Giangi Assereto, professore universitario, nazione di hockey e per molte stagioni centrocampista della Villetta e con Gerry Grosso (Finale, Veloce) nelle vesti di vero e proprio “castigamatti”. Si qualificano i Portuali ricchi di grossi nomi (sono ancora in campo in continuità con il 1967 Fulvio Porta e Sergio Sarti mentre per le giovani generazioni ci sono due big come Alberto Teneggi, figlio d’arte, e Corrado Orcino) che dimostrano però di non aver ereditato appieno l’animus pugnandi di chi li aveva preceduti vent’anni prima nel ruolo di veri e propri dominatori del torneo. Eliminata la Gelateria Via Pia, ricca di giovani molto interessanti, mentre il fanalino di coda tocca al Valleggia diretto dal sempiterno Francesco Landucci e sponsorizzato da Ferraro Assicurazioni.
Per le semifinali il torneo si trasferisce (in notturna) allo stadio Bacigalupo e si ritrova di colpo la partecipazione di pubblico e la tensione agonistica de vecchi tempi andati.
Solo il G.S. Portuali non recupera lo “phisyque du rol” e cade inopinatamente nella semifinale per mano del Sampdoria Club (0-2); mentre la Card Assicurazioni si sbarazza senza troppi complimenti (3-0) della Conca Verde Zinolese.
La finalissima si gioca in un clima d’eccezione: la partita è aspra, tesa, combattuta come di dovere e ben tenuta in pugno dall’arbitro Mocellini (nel ’67 giocava, con la maglia azzurra dell’Enel). La gara sembra scivolare verso supplementari e rigori: ma una “manina” galeotta di Strinati frena i blucerchiati del Sampdoria Club. E’ rigore: Frascerra fulmina Nacinovich, tra i migliori portieri del calcio savonese, e la Card Assicurazioni si aggiudica il VII Trofeo Arco – Uisp, il primo disputato dopo una sosta quasi ventennale.
Questa foto ha assunto nel tempo un importante valore storico e affettivo per l’intero mondo del vecchio calcio savonese. Si tratta infatti della testimonianza dell’ultima partita giocata da Ciccio Varicelli (classe 1925) acrobatico terzino volante con Savona, Cremonese, Livorno, Spal, Reggina, ancora Savona e Veloce: uno dei giocatori più amati dal grande pubblico che assiepava corso Ricci. Si tratta della rappresentativa Uisp che, in parallelo, con il Trofeo disputò un torneo vecchie glorie. Nella formazione ci sono nomi importanti per le vicende del calcio savonese anni ’50 – ’60: da sinistra in piedi Franco Astengo, Gianni Pessano organizzatore del torneo, Riccardo Bisio, Luigino PIttaluga sornione golaeador vadese, Dario Ricci bandiera della Priamar, Paolino Gaglione “ o rey” centrocampista di vero genio, Andrè Galindo protagonista con il Savona di tanti campionati e del ritorno in Serie C, l’aletta Marco Sfondrati. Accosciati, dopo la “mascotte”, Nico Vasconi, il giocatore di maggior classe nella generazione nata a metà degli anni ’40 (Priamar, Veloce, Albenga, tanti campionati in Serie D), Arturo Martinucci grintosissimo mediano e poi libero del Vado, Ciccio Varicelli, Elvio Curti acrobatico portiere (Altarese, Albisola, ma cresciuto con Galindo nel vivaio del Sibi del “Mago” Danilo)
Il successo riportato dall’edizione 1986 stimola gli organizzatori alla replica. Nasce così l’VIII edizione che prende il via il 25 giugno 1987 nello scenario sempre suggestivo dello stadio Bacigalupo illuminato. Le novità, infatti, sono due: l’intero torneo si disputa nello stadio di Legino, con orario completamente in notturna. Il numero delle squadre partecipanti si conferma in otto.
La formula rimane invariata: due gironi composti da quattro formazioni, con semifinali incrociate fra le prime due classificate. La fase eliminatoria conferma i valori pronosticati alla vigilia, anche se attraverso un travaglio tecnico – agonistico di estremo interesse.
Vi è da rilevare, infatti, un’ulteriore crescita nel tasso tecnico. Sono presenti molti giocatori militanti in Serie D e nell’Eccellenza: Cairese, Levante C, Albenga, Savona, Varazze Veloce, Quiliano, Albisola, risultano tra le società che hanno fornito molti dei loro atleti all’organico delle squadre in campo.
Fa fede di quest’affermazione la scelta compiuta, al termine del torneo, da parte degli organizzatori di premiare il miglior giocatore per ruolo. Ecco l’elenco: Nacinovich, Eretta, Tirico, Orcino, Fulcner, Davi, Sacco, Rizzola, Marcolini, Rolando, Corbellini. Ben 9/11 sono stati titolari nelle file del Savona Fbc, tra Serie C e Serie D, tanto per fornire un’indicazione di merito.
Il responso dei gironi eliminatori risulta molto netto per quel che riguarda il girone A, la dove i campioni uscenti della Card Assicurazioni (è questa la formazione più ricca di individualità: Belvedere, Rizzola, Grosso, Fabrizio Persenda) e la gelateria Via Pia (imperniata sul blocco della Levante C più i tre goleador Sacco, Alberto Teneggi e Massari) passano il turno senza cedimenti.
Ecco il gruppo di Finanza e Futuro squadra vincitrice del torneo 1987. Da sinistra in piedi il presidente Montalto, Valente, Carbone, Massimo Becco, Roberto Morando capitano, Rosin, Sovenda, Franco Davi, l’allenatore Astengo, il dirigente Rolando. Accosciati: Emilio Lupo, Gaiero, Maurizio Berta, Diego Galiano, De Santis, Zaccariello (realizzatore del rigore decisivo), Vallieri, Camici (figlio e nipote d’arte)
Eliminata con onore la Priamar sponsorizzata dall’osteria Bacco, nelle cui fila si pongono in luce il cannoniere Bertola, Riva, Robaldo, Pinto e Beltrami, fanalino di coda rimane a Foto Cine Porta dove militano alcune vecchie glorie albisolesi come lo stopper Tortarolo.
Nel girone B lotta avvincente al vertice. Passano il Sampdoria Club, allenato da Luciano Casarino e sponsorizzato dalle Autoriparazioni Raco, nelle cui fila si allineano i vari Beppe Corbellini, Eretta, Tirico, Monte, Ranieri, e “Finanza Futuro” allenata da Astengo che imposta un rigido assetto difensivo imperniato su di un Valente paratutto con davanti alcuni ottimi marcatori e il perfetto blocco di centro campo del Quiliano formato da Davi, Camici e dal fantasista Massimo Becco.
Un gradino più sotto rimane la cellese Turbocar diretta da Daniele Cianci, tradita dal nervosismo del suo “goleador” Antonio Marcolini, mentre il Park Hotel Spotorno che allinea i giocatori biancocelesti viene eliminato senza remissione.
Semifinali e finali si palesano come diretta espressione del calcio moderno: grande tensione agonistica, massima incertezza, estrema raffinatezza dei moduli tattici messi in mostra dalle quattro finaliste. Accade così che le quattro partite di finale (due semifinali; piccola finale per il 3° e 4° posto; finalissima) si concludano ai calci di rigore, senza che tempi regolari e supplementari siano risultati sufficienti a dirimere le rispettive superiorità in campo.
Alle fine prevale “Finanza e Futuro”: un verdetto sorprendente ma giusto, maturato soprattutto per il gioco espresso nella semifinale vinta ai danni della super favorita Card Assicurazioni. Al secondo posto sale la Gelateria Via Pia allenata da Gattoni, forse tradita al momento decisivo dall’emozione dei suo giovani talenti mentre si assestano al terzo posto i blucerchiati del Sampdoria Club – Autoriparazioni Raco mandati in crisi da alcuni infortuni.
Formazione di Finanza e Futuro vincitrice del torneo: Valente, Lupo (Zaccariello dal 1’ del p.t. supplementare), Berta, Vallieri, Roberto Morando (cap.), Camici, Gaiero, Davi (De Santis dal 1’ del p.t. supplementare), Galiano, Becco, Sovenda (Rosin, Carbone, Gatto), all. Astengo.
E’ in corso presso il palazzo della Provincia di Savona la mostra su “Fornaci Liberty” esposizione fotografica (gli scatti appartengono agli alunni delle scuole XXV aprile) riguardante i meravigliosi palazzi eretti tra gli anni ’10 e gli anni ’20 sulla “promenade” a mare che unisce il quartiere della Centrale a quello delle Fornaci in uno scenario davvero meraviglioso.
Sono testimonianza della mostra le foto sopra riportate che illustrano bene la vera e propria magnificenza architettonica della zona.
L’iniziativa è dell’associazione “Judax – Agorà” presieduta da Silvano Godani, già insegnante al Liceo Chiabrera, fondatore della compagnia teatrale “I Coribanti” e assessore alla Cultura in Comune: Godani è affiancato dal vice-presidente Dilvo Vannoni e da alcuni protagonista della storia del quartiere.
“Judax” però ci richiama al nostro amato calcio degli anni’60 e vale allora la pena di riprendere una storia che non può andare perduta.
Ricostruiamo a partire dalla fine degli anni’50 : il rione delle Fornaci aveva trovato una sua rappresentanza calcistica ad alto livello: I Bagni Italia di Beppe Muda militavano, infatti, nella seconda categoria.
Un interessante esperimento quello dei Bagni Italia che durò per qualche stagione patrocinato appunto dal titolare dell’omonimo stabilimento balneare che d’inverno svolgeva il compito di operatore al cinema Eldorado.
Beppe Muda, padre di Mario, futuro giornalista del Secolo XIX, lunga esperienza nella redazione di Savona e poi approdato alla vice direzione, e di Gianni, immobiliarista, entrambi ottimi hockeysti.
Uno stabilimento balneare semplicemente meraviglioso (che in parte esiste ancora) dotato di un eccezionale giardino nel quale, anni ’60, si svolgevano elegantissime serate danzanti alle quali, così come a quelle organizzate dai Bagni Olimpia, partecipava tutta la buona borghesia savonese.
Bagni Italia in una formazione di lusso (ci sono il futuro dottor Iacovacci, Ricca Ratti “Amarildo”; Gigi Scarcia) in campo al trofeo ARCI 1962. Attenzione: la didascalia riportata dal volume “Il Tempo di Giuan” e poi da “Sognavamo la Serie A” va corretta in questo senso: Giulin Testa allenatore, Pino Giasotto, Dario Sobrero, Jean Fusero, Adriano Rovere, Angelo Calcagno accosciati: Ricca Ratti, Franco Jacovacci, Gigi Scarcia, Braggio, Gianni Calcagno, Ferrero
Gli altri dirigenti dei Bagni Italia erano Mario Ostinelli grossista di cancelleria (titolare della rappresentanza della “Cesare Nani” di Como la più celebre fabbrica di articoli d’ufficio d’Italia per un lungo periodo) e grande tifoso e animatore del Circolo Bianco blu, il panettiere Cavallone che aveva appena terminato l’esperienza della Torre e l’ing. Ercoli della Ferrania.
Ecco il dettaglio dell’attività dei Bagni Italia
Campionato 1961 – 62
Classifica finale: Auxilium Alassio 30, Millesimo 28, Croce Bianca di Albenga 26, Villetta 20, Libertà e Lavoro Speranza 19, Ferrania 16, Bagni Italia 12, Nolese 9, Spotornese 7, Matuzia Sanremo 3.
In formazione il funambolico portiere Jean Fusero (tabaccheria di Piazza Diaz), il classico Dario Sobrero, motociclista di vaglia, e Calcagno, negozio di mercerie in Corso Vittorio Veneto. In panchina “Giulin” Testa gloria assoluta del Savona anni ’30-’40
Campionato 1962 – 63
Classifica finale: Veloce 34, Garessio 32, Spotornese 30, Millesimo 27, Libertà e Lavoro Speranza 20, Nolese 20, Villetta 15, Croce bianca di Albenga 15, Ferrania 15, Bagni Italia 10, Cadibona 2.
Stagione difficile per i biancoblu, seppur con una buona intelaiatura, soprattutto per ragioni organizzative, anche se non si lascia nulla d’intentato lottando tutte le domeniche su ogni pallone.
Campionato 1963 – 64
Classifica finale: Spotornese 52, Garessio 41, Don Bosco Varazze 41, Villetta 38, Nolese 38, Millesimo 36, Libertà e Lavoro Speranza 25, Croce Bianca d’Albenga 25, Cadibona 24, Altarese 24, Don Bosco di Savona 23, Maremola Pietra Ligure 19, Priamar 11, Bagni Italia 10, Ferrania 9.
Ultima stagione per la scapigliata squadra fornacina. Le difficoltà organizzative si fanno insormontabili e alla fine della stagione la dirigenza decideranno per un malinconico “lascio”. Una bella esperienza vissuta in prima persona soltanto alla fine.
Da ricordare ancora la partecipazione al Trofeo Arci del 1962 con una formazione di lusso, e le sfide estive tra i Bagni: in quelle occasioni vestirono la maglia bianco blu giocatori di Serie A come Alberto Tonoli, Giancarlo Salvi e Pierino Prati mentre, in un’occasione davvero storica, fu lasciato fuori dal campo della Valletta Giovanni Trapattoni, in vacanza ad Arenzano e coinvolto dal suo compagno di squadra Prati. Era tutto pronto per una magica sfida con i Bagni Olimpia ma Doddo Vacca, fantasmagorico organizzatore, si era semplicemente dimenticato di avvertire il custode.
Nel frattempo si disputavano i campionati del CSI e le Fornaci avevano trovato la loro rappresentante a quel livello nella squadra della “Torre”, presieduta dal panettiere Cavallone con il cannoniere Penna (nel campionato 1961-62, vinto appunto dagli azzurri fornacini Penna vinse la classifica dei goleador, ma si discute ancora oggi su di una rete aggiustata da una “manina de dios” nel corso dello scontro decisivo con i cugini della Priamar, superati per 2-1) e con lui anche Codato, Puppo, il mai dimenticato e scomparso davvero troppo presto Marietto Oberto gran cervello del centrocampo, Ferrero “Pachin”; Mario Marchioni, Mauro Allosia, “Vico” Calandriello, il portiere Falco e gli albisolesi Reverdito e Caserta, capaci di fare la differenza.Era fortissima la rivalità tra la Torre, squadra rappresentativa delle Fornaci e la Priamar che occupava lo spazio cittadino appartenente alla Parrocchia del Sacro Cuore (da San Michele fino al Prolungamento a Mare) che presentava due squadre, la A e la B (quest’ultima rappresentativa più specificatamente del rione della Centrale, alla foce del Letimbro): Torre – Priamar era il vero derby dell’epoca, ma anche quello tra le due Priamar era sentitissimo.
Terminate le storie di Bagni Italia e Torre toccò alla Judax rappresentare il calcio fornacino.
Judax, sintesi di Juventus e Audax, emanazione questa volta dell’oratorio San Luigi, rappresentò soprattutto l’invenzione di Mario Ostuni, appassionato e competente, in seguito dirigente federale e segretario del Savona FBC, scomparso improvvisamente molto giovane proprio mentre svolgeva funzioni dirigenziali in seno al club bianco blu.
La prima Judax impegnata nei campionati CSI
Nella stagione 66-67 l’approdo alla seconda categoria.
Campionato 1966 – 67
Classifica finale girone A: Dianese 35, Garessio 28, Soccorso Pietra Ligure 27, Carlin’s Boys 26, San Bartolomeo Carvo 26, Auxilium Alassio 25, Taggese 25, Priamar 28, Calizzano 17, Borgio Verezzi 16, Judax 11, Leca d’Albenga 8.
Esordio assoluto per la squadra originata dall’oratorio San Luigi delle Fornaci e passata attraverso tanti campionati nel Csi. Dirige la baracca Mario Ostuni, factotum e grande appassionato .
Campionato 1967 – 68
Classifica finale Girone A: Borgio Verezzi 46, Garessio 39, Ventimigliese 38, Soccorso Pietra Ligure 33, Leca d’Albenga 31, Taggese 28, Auxilium Alassio 28,Carlin’s Boys 26, Calizzano 26, Priamar 21, Judax 15, Ceriale 13, San Bartolomeo Cervo 9, Enel Albenga 7.
In campo i migliori virgulti delle Fornaci: il portiere Monaci, il centromediano Silvano Godani, fascinoso professore al Liceo Classico, inventore dei Coribanti e futuro assessore alla Cultura, il mediano “Pachin” Ferrero e il goaledor tutto sinistro Giuliano Bonifacio, già Priamar e Veloce.
La Judax si rafforza con due tra i migliori fornacini di tutti i tempi “Detto”Storti e “Nuccio” Triolo oltre che con l’esperienza di Mino Damonte da Cogoleto. La squadra naviga nelle retrovie ma si tratta davvero di un girone di lusso.
Una bellissima Judax messa su da Franco Pescio reduce dall’esperienza alla Villetta nella categoria superiore e approdato alle Fornaci in compagnia di Giuliano Spensatello, gran portiere e sempre vivo nel nostro ricordo. I due fanno la differenza e i fornacini compiono un vero e proprio salto di qualità.
Le difficoltà organizzative fanno terminare a questo punto la bella favola della Judax.
Non si possono però dimenticare i grandi rivali della Priamar, la cui “zona” di competenza arrivava fino al numero 14 di Corso Vittorio Veneto (con alcuni fornacini che poi decisero di passare il confine e militare nella squadra fondata da Don Dietrich)
La Priamar 63-64 allenata dal super-centralino Luciano Angelini
Un esempio della “commistione” Centrale/Fornaci in questa formazione dove si trovano il fornacino d.o.c. Giuliano Bonifacio e i “centralini” fratelli Astengo, Giordanello e Bortolot.
Stagione 2002-2003: Il Milan conquista la sua 6a Coppa dei Campioni
Inter – Milan semifinale di Coppa dei Campioni o Champions League che dir si voglia.
Un quasi inedito nella storia del calcio.
in precedenza a questa stagione 2022-2023 era capitata una analoga situazione esattamente vent’anni fa:le 2 milanesi in semifinale di Champions League e il derby alla fine fu aggiudicato al Milan soltanto per via della norma (oggi abolita) del “goal in trasferta vale doppio”. Ma il terreno era sempre quello di San Siro ormai da settant’anni terreno di gara comune delle due squadre milanesi (in precedenza fino agli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale l’Inter giocava all’Arena e il Milan a San Siro, sorto su di un terreno regalato al Comune da Pirelli proprio per costruirvi il campo di gioco dei rosso-neri)
Questo il dettaglio dell’avventura della stagione 2002-2003
Lo scenario di questo racconto ci riporta a domenica 19 aprile 1953. Al campo di corso Ricci dovrebbe giocarsi Savona – Novese, ventinovesima giornata dell’appena istituito campionato di IV Serie. I botteghini però restano chiusi: i tifosi presenti sono sbigottiti, si formano capannelli di gente, si discute anche accanitamente, si fanno ipotesi su presente e futuro. L’incertezza è totale.
Al culmine di una lunga crisi, che è poi la crisi della Città industriale, il Savona Fbc non scenderà in campo rinunciando alla partita su decisione della dirigenza, impersonificata dal sempre presente Stefano Del Buono, in quel momento vice presidente, mentre la presidenza è tenuta dall’industriale Francesco Dotta (partigiano, comandante “Bacchetta”: stabilimento Dotta e Venè situato là dove oggi sorgono i giardini di San Michele).
Già nella stagione precedente si era sfiorato il forfait in quel di Aosta, per via dello sciopero dei titolari che avevano interrotto a metà un’amichevole con il Palermo a causa mancata corresponsione degli emolumenti dovuti: al “Puchoz” erano scesi in campo i “Cicerin Boys” allievi tra i 14 e i 16 anni d’età incassando un sonoro 10-0 (poi nel 1978 ci sarebbe stato il 15-1 di Massa).
Come si era giunti a questa situazione?
Abbiamo già accennato: la crisi del Savona Fbc coincideva con la crisi della Savona industriale. In quel momento, e almeno già da tre anni, nella nostra Città infuriava uno scontro sociale molto aspro attorno al mantenimento dei posti di lavoro nelle sue grandi fabbriche e in particolare all’Ilva che, alla fine, sarebbe stata ridimensionata passando da 3.500 a un migliaio di operai. Il governo, impegnato nel processo di ristrutturazione dell’industria bellica, aveva deciso di favorire (nell’ambito del “Piano Sinigaglia” di programmazione della produzione d’acciaio) il neo nato stabilimento SCI di Cornigliano. Una condanna per l’ILVA e per migliaia di operai.
Savona aveva risposto con grande vigore, unendo nella lotta diversi strati sociali: tutta la città si era battuta con scioperi e manifestazioni spesso interrotte dalle cariche della “Celere”: la polizia anti sommossa inventata dal ministro dell’Interno Scelba da qui la definizione di “scelbotti”.
Natale 1951. L’Ilva è occupata dalle maestranze e gli operai trascorrono il Natale in fabbrica con le famiglie
Così aveva subito un duro colpo anche la fabbrica del presidente Dotta che lavorava come indotto della stessa ILVA (come tante altre aziende savonesi) oltre ai commercianti che, per solidarietà verso gli operai, avevano aperto conti di credito (il famoso “libretto”) per consentire la sopravvivenza di migliaia di famiglie e non disponevano certo di incassi tali da consentire a Del Buono la solita “questua”: anche la Cassa di Risparmio era in difficoltà e non poteva scontare con facilità “cambialone” di varia natura.
Alla fine della stagione il Savona sarebbe retrocesso per la prima volta in Promozione: avrebbe militato nei campionati regionali fino alla stagione 1957 -58 allorquando grazie proprio ai buoni uffici del già citato Del Buono, che nel frattempo aveva assunto la presidenza, arrivò (per meriti sportivi) l’ammissione al campionato interregionale di II Serie.
Nella stagione successiva 58-59 il ritorno in Serie C con il nuovo stadio a Legino: ma questa è una storia che abbiamo già raccontato tante volte.
Torniamo alla stagione 1952 – 53.
Nella domenica successiva a quella della rinuncia. Il 26 aprile 1953, la trasferta di Cuneo fu nuovamente affrontata dalla squadra giovanile allenata da “Cicerin” Dante.
I mitici “Cicerin Boys”: in piedi, da sinistra, Dante (all.), Farfazi, Mario Vagnola, Roggero (dir.), Alluigi, Rivoire, Longoni (dir.); L. Vagnola (dir.), Speroni, Casagrande (dir.); in ginocchio: Rosso, Briano, Cinarelli, Gravano, Valeriotti, Marrone.