1962: JUVENTUS E REAL MADRID  PER LA PRIMA VOLTA DI FRONTE IN COPPA DEI CAMPIONI

 

di FRANCO ASTENGO

Il 2 giugno prossimo, a Cardiff, in Galles, Juventus e Real Madrid si affronteranno per la sfida dell’anno: la finale di Champions League 2017. Un tempo la Coppa si denominava “dei Campioni”, erano ammesse soltanto le squadre vincitrici dei diversi campionati e si disputava ad eliminazione diretta con partite di andata e ritorno ed eventuale “bella” in campo neutro. I rigori non erano ancora stati ufficializzati, anche se da qualche parte erano già stati usati per dirimere l’esito di finali rimaste in parità.

A Savona, in quello stesso anno 1962 cui facciamo riferimento in questo nostro racconto, qualche mese dopo la finale del torneo dei Bar si decise proprio attraverso i fatidici 5 tiri dal dischetto e ciascun tiro fu affidato ad un giocatore diverso. L’organizzatore Nanni Demarco era avanti di anni-luce rispetto ai soloni dell’Uefa e dell’International Board (ancora retto dai parrucconi delle quattro federazioni britanniche che ammettevano al loro consesso un solo rappresentante del “Resto del Mondo”, da loto altezzosamente denominato “The Rest”. Altro che Brexit).

Per la cronaca la finale del torneo dei Bar 1962, giocata alla Valletta San Michele di fronte a 4.000 spettatori, registrò, dopo che i tempi supplementari erano terminati sul 2-2, la vittoria del Bar Sport di Legino che allineava tutti i grandi giocatori vadesi sui Bagni Nilo: fu Angelo Merengone, funambolica ala della Stella Rossa e successivamente valente allenatore a farsi parare l’ultimo rigore dal portiere vadese Camici.

Bando alle divagazioni però e arriviamo al punto. Si tratta, infatti, di rievocare la prima occasione di scontro in quella “magica” competizione proprio tra la Juventus e il Real Madrid: si trattava dei quarti di finale. La Juve aveva già eliminato il Panathinaikos (1-1 ad Atene e 2-1 al “Comunale” di Torino”) e il Partizan Belgrado (due successi : 2-1 nella capitale jugoslava, 5-0 in casa). Il Real, in quel 1962 aveva già vinto cinque volte la  Coppa ma in quell’occasione, approdato alla finale con il Benfica, ad Amesterdam, cedette con il clamoroso punteggio di 5-3 nella serata che rivelò al mondo l’immensa classe del mozambicano Eusebio Da Silva Ferreira detto “Eusebio”, scoperto a Laurenco Marques daL nostro Amoretti e portato  a Lisbona, dopo averlo inutilmente proposto alla Juventus, per illuminare il gioco dei rossi lusitani.

Quello scontro con il Real risultò sfortunato per la Juve che alla fine restò eliminata (3-1) nello spareggio di Parigi: ma fu l’occasione della prima vittoria bianconera in quello che poi fu denominato stadio “Santiago Bernabeu”.

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Una formazione della Juve 1961- 62: Garzena, Bercellino, Charles, Nicolè, Leoncini; accosciati: Mora, Sivori, Anzolin, Emoli, Benito Sarti, Stacchini

Si trattò di tre partite vibranti, incerte, entusiasmanti delle quali forniamo di seguito il dettaglio:

Torino 14 Febbraio 1962

Juventus – Real Madrid 0-1

Juventus: Anzolin, Castano, Benito Sarti, Mazzia, Charles, Leoncini, Mora, Rosa, Nicolè, Sivori, Stacchini; all. Parola (Carletto Parola,  molto preoccupato dalla potenza dell’attacco del Real, spostò “King” Charles da centroavanti a centromediano, ruolo nel quale del resto giocava abitualmente nella nazionale gallese).

Real Madrid: Araquistain, Casado, Miera, Felo, Santamaria, Pachin (un vero “killer” paragonabile a Stiles e Casali), Canario, Del Sol, Di Stefano, Puskas, Gento ;all. Munoz ,d.t. Ostreicher.

Rete: Alfredo Di Stefano al 79’.

Arbitro: Dusch (Germania Occidentale).

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Il Real Madrid 1961 – 62: il mitico Di Stefano è il terzo da sinistra tra gli accosciati con a fianco il “colonnello” Puskas, genio del calcio magiaro 

Madrid 21 febbraio 1962

Real Madrid – Juventus 0-1

Real Madrid: Araquistain, Casado, Miera, Del Sol, Santamaria, Ruiz I, Tejada, Ruiz II, Di Stefano, Puskas, Gento.

Juventus: Anzolin, Benito Sarti, Garzena, Charles, Bercellino I, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini.

Rete: Omar Sivori al 38’.

Arbitro. Guigue (Francia)

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Il goal di Di Stefano a Torino anticipando Garzena e il portiere Anzolin

Parigi 28 Febbraio 1962

Real Madrid – Juventus 3-1

Real Madrid: Araquistain, Casado, Miera, Felo, Santamaria, Pachin, Tejada, Del Sol, Di Stefano, Puskas, Gento.

Juventus: Anzolin, Sarti Benito, Garzena, Charles, Bercellino I, Leoncini, Mora, Mazzia, Nicolè, Sivori, Stacchini.

Reti: 18’ Felo, 33’ Sivori, 65’ Del Sol, 83’ Tejada.

Arbitro: Schwinte (Francia).

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La replica di Sivori a Madrid che porterà la Juventus allo spareggio di Parigi

 

1898, TORINO: LE DUE VERITA’ SUL PRIMO CAMPIONATO DI CALCIO IN ITALIA 

 

di FRANCO ASTENGO

Per  redigere questo testo sono state importanti la lettura del volume “ L’età dei Pionieri”, edito dalla Fondazione Genoa, e del romanzo di Franco Bernini, edito da Einaudi, “La Prima volta” del quale si riproduce di seguito la copertina.

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L’obiettivo del nostro lavoro è stato quello di stabilire, per quanto possibile, la verità storica intorno alla disputa del primo campionato di calcio disputato in Italia il 5 Maggio 1898 in un’unica giornata.

Il calcio naturalmente si giocava già da diversi anni ma soltanto all’inizio del 1898 fu fondata la Federazione Italiana Football (FIF) con sede a Torino e indetto il primo campionato ufficiale.Il torneo si svolse sul terreno del Velodromo Umberto I di Torino e terminò , come vedremo e come è noto, con la vittoria del Genoa.

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Ponte Carrega, 6 gennaio 1898: la più antica immagine di una partita di calcio giocata in Italia

Lo scudetto, in quanto tale, non era ancora in palio: la prima occasione per una squadra di sfoggiarlo, appuntato alla maglia con i colori sociali, toccò comunque allo stesso Genoa il 5 Ottobre 1924 nella gara casalinga avversaria la Cremonese liquidata con un secco 4-0. Così come non esistevano ancora i numeri sulle maglie che sarebbero stati introdotti su decisione dell’International Board soltanto nel 1939.

Esistono due versioni nell’andamento di quel campionato e nella formazione della squadra vincente. Le riportiamo entrambe.

Prima versione

Prima semifinale:International Torino – Football Club Torinese 1-0

Seconda semifinale: Ginnastica di Torino – Genoa 1-2

Finale: International Torino – Genoa 1-2 (dopo i tempi supplementari)

Genoa: Spensley. Leaver, Bocciardo, Dapples, Bertollo, Le Pelley, Ghiglione, Pasteur, Ghigliotti, De Galleani, Baird.

Seconda versione

Prima semifinale: International Torino – Foot Ball Club Torinese 2-1

Seconda semifinale: Ginnastica di Torino – Genoa 0-2

Finale: International Torino – Genoa 1-2 dopo i tempi supplementari

Genoa: Baird, De Galleani, Spensley, Ghiglione, Pasteur, Ghigliotti, Leaver, Bocciardo, Dapples, Bertollo, Le Pelley.

Per dirimere le questioni insorte (esito delle semifinali, esatta formazione del Genoa)  occorre rivolgersi a diverse fonti giornalistiche.

La prima è quella del Corriere dello Sport – La Bicicletta di Milano,  testata uscita l’11 Maggio 1898 e non come era nelle intenzioni due giorni prima, a causa dello stato d’assedio posto dal generale Bava Beccaris per i cruenti tumulti verificatisi a Milano in quei giorni che causarono un gran numero di vittime stroncando la cosiddetta “rivolta del pane”.

Il giornale milanese, a firma di Virgus, riporta i risultati delle semifinali così come esposti nella seconda versione e non cita (quindi escludendola, trattandosi di fonte diretta) una eventuale “finalina” tra le perdenti. Per quello che riguarda la finale lo stesso articolo indica come il Genoa fosse passato in vantaggio nel primo tempo e raggiunto nella ripresa dall’International (Bernini nel suo libro fa propria questa versione descrivendo la partita alla quale avrebbe assistito anche un giornalista della Stampa dal cui resoconto nacque l’equivoco riguardante la formazione del Genoa). I genoani (in camicia bianca) nonostante fossero ridotti in 10 uomini per un infortunio riuscirono poi nel tempi supplementari (ne furono giocati due della durati di dieci minuti ciascuno) a segnare il goal della vittoria.

La formazione esatta del Genoa sarà invece fornita da due articoli firmati da Mario Luigi Mina e pubblicati dal Caffaro lo stesso mercoledì 11 Maggio e dalla Gazzetta dello Sport venerdì 13 Maggio. Mina prima di tutto esaltala prestazione dei genoani ricordando che il terreno del velodromo Umberto I di Torino misurava il doppio di quello casalingo del Genoa, situato alle Gavette.

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Il terreno del Velodromo Umberto I di Torino

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Il campo delle Gavette a Genova Ponte Carrega. La foto illustra, probabilmente per la prima volta nella storia, un calcio di rigore.

Inoltre negli articoli esamina la posizione dei giocatori genoani in campo ascrivendo il merito della vittoria alla difesa e giudicando tra i migliori il portiere Baird, i terzini De Galleani e Spensley e il centromediano Pasteur I. L’equivoco nacque dal fatto che sia nell’articolo della Stampa sia un primo articolo apparso sul Caffaro la formazione era indicato in quest’ordine: prima il capitano Spensley (indipendentemente dal ruolo e quest’ordine ha tratto in inganno nei tempi successivi) , di seguito la linea degli attaccanti quella dei mediani e quella dei terzini, avendo riconosciuto i giocatori dalla parte meridionale del Velodromo, attaccando il Genoa verso la porta situata a settentrione.

L’equivoco riguardante Spensley in porta risale anche alla partita giocata in precedenza nel giorno dell’Epifania dello stesso 1898 a Genova avversaria una selezione torinese (vittoriosa per  1-0) Spensley si fosse allineato tra i pali. Fu l’occasione perché si scattasse la celebre foto sotto riportata.

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In conclusione, quindi, il reale svolgimento del primo campionato italiano di calcio può essere identificato nella “seconda versione” sopra indicata. Rimane comunque sicuro per la storia il grande successo genoano.

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La popolarità del gioco procedette da allora a passi di gigante: tanto è vero che già nel 1901 la Domenica del Corriere dedicò una delle sue celebri copertine (riprodotta nella foto sopra) disegnate ad una partita di campionato.

ANNI ’50:  LA GRANDE CRESCITA DEL CALCIO SAVONESE IN UNA GALLERIA FOTOGRAFICA

 

a cura di Franco Astengo

Com’è già capitato per gli anni ’60, abbiamo sintetizzato il decennio precedente (dalla stagione 1949-50 a quella ’59-60) in una galleria fotografica, raccogliendo immagini sparse in vari setoridel nostro blog, per consentire ai lettori una visione immediata delle squadre che composero a quell’epoca l’universo del calcio savonese.

Si trattò di un decennio di grande crescita: erano finite le difficoltà derivanti dalla guerra e dal periodo immediatamente seguente e le condizioni generali miglioravano, dai campi alle possibilità di viaggiare, ai materiali. Si trattava comunque di un periodo dove organizzare le squadre non era semplice e, soprattutto, era opera di veri appassionati capaci di sacrifici e di impegno diuturno. Si coglievano però grandi soddisfazioni, il livello tecnico era molto elevato, il seguito del pubblico notevole in particolare nei paesi della provincia.

Un campionato come quello di Promozione (il nostro riferimento è come sempre ai campionati di Promozione e Seconda Categoria, quest’ultimo inizialmente ancora denominato come Prima Divisione) poteva ben essere considerato come di vera e propria élite.

Inoltre ci commuove il ricordo delle persone: grandi personaggi, modesti nella vita come nel calcio, ma interpreti di grande classe (ben al di là delle singole qualità tecniche). Nelle didascalie scorrono nomi per noi e per tanti  altri assolutamente indimenticabili veri maestri non solo di sport ma soprattutto di vita.

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Vado Fbc 1950-51: da sin., in piedi, il dirigente Levratto, Gravano, Aschero, Lavagna, Sguerso, Biggi, Pelizzari, Scappatura; accosciati, Pastorino, Bernardini, Caviglia, il massaggiatore “Richetto” Del Rio

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In questo Alassio (1951-52), sicuramente di lusso, un particolare ricordo per Gino Ghersi, futuro maestro per intere generazioni di aspiranti calciatori, Ivo Brancaleoni, che giocherà in serie A con Torino, Bari, Como, e per il portiere Remo Moscino della dinastia di ristoratori savonesi, acrobatico portiere titolare anche nel Savona Fbc, e Boscione che negli anni ’60 allenerà le stesse “vespe”

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1949-50: la Veloce sale per la prima volta nella Promozione interregionale al quarto livello del calcio italiano. Da ricordare il trio dirigenziale: il direttore sportivo Rebagliati, cassiere della Carisa nella sede del mercato civico di via Pietro Giuria; il presidente Monti albergatore-principe, proprietario dell’Hotel Riviera Suisse in via Paleocapa e, in seguito, anche dell’Hotel La Terrasse alle Fornaci (con annessi bagni Ariston), e il direttore tecnico Giovanni Besio, operaio della Scarpa e Magnano, alla guida dei granata per oltre quarant’anni ma già allenatore nell’anteguerra di Virtus e Ilva. In campo ci sono ancora Nanni Vanara, grande protagonista con il Savona Fbc negli anni ’30, e Valentino con un passato nel Genoa in Serie A. L’allenatore Cattaneo già ala destra dell’Alessandria e della Roma con qualche presenza in nazionale

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Cairese 1949-50. Da sinistra: Garello, Rissone, Sesca, Bronda, Varaldo, Rinaldi, Ferrero, Fenech, Bulbarella, Milanese, Scanferlato, il massaggiatore Benevento

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Un inedito davvero gustoso: i Loanesi in maglia blucerchiata. Insomma: proprio l’opposto del tradizionale rossoblu che invece viene indossato dalla piccola “mascotte”

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L’Albenga che sale in IV Serie (1953-54) si vale dell’apporto di tre grandi protagonisti del calcio savonese: Vignolo (secondo in piedi da destra), Ballaucco, ultimo in piedi, e Roberto Longoni, secondo accosciato (il massaggiatore Aicardi di lato non è conteggiato). Anche il portiere Tonini, poi appassionato e prezioso dirigente, aveva disputato qualche partita nel Savona Fbc sostituendo Pendibene nello sfortunato campionato di Serie B 1946-47

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Il Vado edizione 1952-53 guidato da Pipetto Frumento in cui spiccano grandi personaggi del calcio non solo vadese: da sin., in piedi, l’allenastore Frumento, Gabry Marchese, Murialdo, Martinucci, Marchese, Parodi, Ansaldo, Macri, Romano, Galindo, Morganti; accosciati: Caviglia, Biggi I, il massaggiatore Del Rio, Biggi II, il dirigente Roberto

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Il ricordo delle “squadre di fabbrica” ci porta indietro nel tempo ma soprattutto ci proietta  in una realtà ai più sconosciuta se non misconosciuta per la mancanza di memoria storica della città, della sua storia e delle sue radici industriali e operaie. In quelle squadre giocavano, faticavano, lottavano e si divertivano lavoratori di stabilimenti con migliaia di dipendenti. Un mondo impensabile dalla pletora di calciatori che oggi inseguono succosi rimborsi spese seppur giocando con modesti risultati in club delle categorie dilettanti.

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L’Albisola 1952-53 vincitrice del campionato di Prima Divisione. Formazione: Cavallo, Reano; Lubrano, Manzini, Montefiori; Rossello, Meda, Gervasio, Ferri, Pischedda

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Santa Cecilia 1955-56 (campionato di Prima Divisione): da sinistra, in piedi, Mantovani massaggiatore, Pirami , Gaggero, Tessore,Manzini, Giannecchini, Salvaterra, Basso (accompagnatore); accosciati, Manuello, Eustacchio, Barosio, Olivi, Carieri

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La Stella Rossa 1952-53 sul vecchio campo di Corso Ricci: da sinistra, in piedi, Visconti, Briano, Amedeo, Mino Persenda, Valentino Persenda, Bennati, Merengone, Ricci; accosciati: Bruzzone, Beretta, Bernardini. Come non sottolineare la presenza dei giovanissimi Valentino e Mino Persenda, due grandi protagonisti del calcio savonese

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Il Grande Vado che conquista la IV Serie qui ritratto davanti agli spogliatoi di Corso Ricci. E’ il giorno del 5-1 inflitto al Savona, una delle poche vittorie rossoblu nei derby con gli striscioni

 

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Il Quiliano, stagione 1959-60, formazione davvero di lusso: il massaggiatore Lorini, Sbaiz, Visconti, Falco, Ansaldo, Marte (Davide Ansaldo e Pino Marte due grandi protagonisti del calcio savonese, anche come allenatori: li accomuniamo qui in un commosso ricordo), Levratto; accosciati: il dott. Bertolotti (finissimo centrocampista, famoso chirurgo, sindaco di Spotorno), Vittorio Rossi (autentico settepolmoni, dal calcio alla bici amatoriale con le scalate di Tourmalet ed Izoard), Genta (il “panettiere”), Bonello (generoso instancabile centrocampista, poi alla Cairese di Natale Zamboni), Barsi

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Stagione 1957-58, il Varazze delle meraviglie sale in IV Serie: da sinistra, in piedi, Zunino, Fantino, Leoncini, Pascutto, Testera, Carlotto, Calabria; accosciati l’eterno massaggiatore Pierfederici, Molinari, Maritano, Pallaro, Merlo

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La Libertà e Lavoro Speranza dei tempi d’oro (stagione 1957-58). Si riconoscono tra gli altri i dirigenti Cacciabue e Titto Rebagliati (preso a braccetto tra Gino Cattardico e il maestro Sguerso), Antonio Murialdo, Livio Berruti, l’allenatore Zamboni, il dirigente Sclano 

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Questo ritaglio di giornale ha per noi un grande valore perché accanto alla foto della più forte Veloce di tutti i tempi, quella del 4-0 inflitto al Savona,  compare la sigla n.d.m. che sta per Nanni De Marco indimenticabile e indimenticato promotore, organizzatore e animatore di tutti i più importanti eventi sportivi a Savona, tra organizzazione e giornalismo dagli anni ’60. De Marco è scomparso nel gennaio 2011. Nella foto: in piedi, da sinistra, Marchese, Canepa, Sesena, Cavallo, Gianni Folco, Grazzini, Storelli; in ginocchio, Lauretano, Rinaldi, Pepè Minuto, Tommasini e la mascotte De Benedetti, giovane campione italiano di pattinaggio  

 

1964: IL TORNEO DELL’UEFA IN LIGURIA IN CAMPO ITALIA A E ITALIA B  CON I MIGLIORI DILETTANTI LIGURI

 

di FRANCO ASTENGO

Il mese di maggio del 1964 fu davvero magico e sotto certi aspetti esaltante per il calcio dilettanti italiano e, in particolare, per quello ligure. Si disputò infatti in Liguria la fase finale del Torneo dell’Uefa riservato alle squadre nazionali dilettanti. Di seguito riportiamo per intero il resoconto, così come pubblicato dall’Almanacco del Calcio  1965 redatto da Leone Boccali (l’ultimo compilato dal grande giornalista direttore del “Calcio e Ciclismo illustrato” prima della sua scomparsa). In seguito l’Almanacco fu curato da Luigi Scarambone, fino a trasformarsi nell’attuale “Panini” vera e propria Bibbia per gli appassionati.

Ecco il testo: “Disputato per la prima volta nel 1963, in Inghilterra dov’era stato inquadrato nelle celebrazioni del Centenario della Football Association, il Torneo internazionale dilettanti ha vissuto la sua seconda edizione in Italia (e più precisamente in Liguria) dove ha vinto il titolo la Germania occidentale succedendo nel libro d’oro alla Scozia.

Due squadre italiane hanno partecipato al torneo 1964 essendo stata allestita all’ultimo momento, in seguito alla rinuncia della Grecia anche una “B”. Nessuna delle due formazioni azzurre ha avuto fortuna e la maggior delusione, comunque, è stata provocata dalla “A” che, nel proprio girone, dopo aver esordito vittoriosamente battendo l’Olanda si è fatta superare dall’avversaria maltese dopo di che ha ceduto anche di fronte alla Spagna”.

Due punti di precisazione rispetto al testo contenuto nell’Almanacco:

1)      Prima di tutto la squadra maltese rappresentava la vera e propria Nazionale dell’isola che in quel tempo non presentava compagini professionistiche nel proprio campionato;

2)      In secondo luogo, e di maggiore importanza, la Nazionale “B” presentata al Torneo dell’UEFA altro non era che la rappresentativa ligure (anzi, pressoché completamente la rappresentativa del nostro girone “A” del campionato di Promozione considerato il pochissimo tempo disponibile al commissario tecnico regionale, l’eterno Pippi Postiglioni coadiuvato dal suo fido massaggiatore Anselmi e dall’allenatore-giocatore del Vado Antonio Caviglia, per mettere insieme una squadra in grado di essere competitiva. L’andamento delle tre partite giocate dimostrò ampiamente il valore dei nostri giocatori che ressero ottimamente il confronto cedendo di misura.

Postiglioni aveva convocato i seguenti giocatori:

Portieri: Carabba (Pontedecimo), Angelini (Cairese).

Terzini: Altobelli (Cairese), Rocca (Vado), Ramella (Albenga), Ragazzoni (Lavagnese).

Mediani: Micca (Vado), Giusto (Veloce, Tullio Pierucci (Cairese), Papes ( Cairese), Suraci (Vado).

Ali: Zago (Sestrese), Ciotti (Albenga), Pali (Veloce).

Mezz’ali: Seghezza (Pontedecimo), Cazzola (Albenga), Celiberti (Albenga).

Centravanti: Monaci (Cairese), Ungaro (Sestrese).

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Nel dettaglio l’andamento del torneo.

Girone A

Italia A-Olanda 1-0, Spagna-Malta 3-1, Malta-Italia A 2-1, Spagna-Olanda 3-2, Spagna-Italia A 2-1, Malta-Olanda 3-3.

Classifica: Spagna p. 6, Malta p. 3, Italia  A p. 2, Olanda p.1.

I tabellini delle partite giocate dall’Italia A

Sanremo 21 Maggio 1964

Italia A – Olanda 1-0

Italia A: D’Ambrosi, Nardoni, Bertossi, Gorla, Bruno, Fontana, Dall’Orto (Rizzo), Moro, Santonico, Colondri, Lima.

Olanda: Van den Winte, Castenmiller, Van Lieden, Bauling, Molenaar, Gonlang, Halnie (Wolf), Wandeberg, Roggeven, Van Dijk, Simith.

Arbitro: Kitabidijan (Francia).

Rete: Santonico al 43’ p.t..

Alassio 28 Maggio 1964

Malta – Italia A 2-1

Italia A: D’Ambrosi, Nardoni, Bertossi, Gorla, Bruno, Fontana, Lima, Colondri, Santonico, Moro, Rizzo.

Malta: Debono, Falzoni, Gatt, Williams, Cilia, Botgeig, Cocks, Cini, Cauchi, Urpani, Vassallo.

Arbitro: Mc Cabe (Inghilterra)

Reti: Moro 12’ p.t., Cini 30’, Urpani 34’ s.t..

La Spezia 30 maggio 1964

Spagna – Italia A 2-1

Italia A: Tagliaferri, Bertossi, Di Francesco, Gorla, Bruno, Fontana, Dall’Orto (Brivio), Colondri, Santonico, Moro, Rizzo.

Spagna: Rodriguez, Jemenez, Manuel , Tejada, Alavedra, Domeneck, Lanvadera, Martinez, De Lucas, Moreno, Velasquez.

Arbitro: Baumgartel (Germania Occidentale).

Reti: Martinez al 36’, Santonico al 38’, Velasquez al 43’ del s.t..

Da notare che nell’Italia A era presente un giocatore ligure: Elvio Fontana, mediano della Sestrese successivamente al Como e al Novara.

Girone B

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L’Italia B in campo contro la Germania al “Rizzo” di Cairo Montenotte: da sin., in piedi, il c.t. Pippi Postiglioni, Ciotti, Carabba, Pierucci, Altobelli, Monaci, Ramella, Rocca, Pali, Angelini, Caviglia (allenatore); accosciati, Celiberti, Giusto, Ungaro, Seghezza, Papes, Micca, Cazzola, Anselmi (massaggiatore)

Germania Occ. – Francia 2-2, Inghilterra – Italia B 4-2, Francia – Inghilterra 4-3, Germania Occ. – Italia B 3-2, Francia – Italia B 1-0. Germania Occ. – Inghilterra 1-0.

Classifica: Germania Occidentale 5 (quoziente reti 1,5), Francia 5 (quoziente reti 1,4) Inghilterra 2, Italia B 0.

Tabellini delle partite disputate dall’Italia B

Genova (stadio di Marassi) 24 Maggio 1964

Inghilterra – Italia B 4-2

Italia B: Carabba (Angelini), Altobelli, Rocca (Ramella), Micca, Giusto, Pierucci, Zago (Seghezza), Cazzola, Monaci (Ungaro), Celiberti (Suraci), Ciotti.

Inghilterra: Griffin (Kelly), Martin (Neale), Gamblin, Picking (King), D’Arcy, Pawoel, Worly, Towsend, Figg, Harbig, Hodeges.

Arbitro: Righi di Milano (arbitro di Serie A)

Reti. Monaci al 21’, Figg 26’, Celiberti 31’ p.t;. Harbig 10’, Figg 21’ e 31’ s..t..

L’Italia B parte alla grande e al 21′ passa in vantaggio con Monaci, uomo-gol della cairese in campionato. Dopo 5′ pareggia il centravanti Figg, poi autore di una tripletta, ma Celiberti, mezzala di raffinate qualità e leader dell’Albenga, riporta in vantaggio gli azzurri. Nella ripresa gli inglesi la mettono sul piano fisico e passano tre volte tra il 10′ e il 31′ con Harbig e lo scatenato Figg.

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I cinque giocatori della Cairese convocati in Nazionale. Da sinistra in piedi: Altobelli, Monaci, Tullio Pierucci; accosciati Papes e Angelini

Cairo Montenotte 28 Maggio 1964

Germania Occidentale – Italia 3- 2

Italia B: Carabba (Angelini), Altobelli, Rocca (Ramella), Pierucci, Giusto, Papes, Micca, Cazzola (Pali), Monaci (Ungaro), Celiberti, Ciotti.

Germania Ovest: Grunenberg, Michel, Liebich (Almann), Birkhold, Winter, Kunzmann, Sandmann, Krek, Zettelmaier, Neuser (Monig) Giegeling (Dorfel).

Arbitro: Lentini (Malta).

Reti: Giegeling 30’, Celiberti (rig) 32’, Krek 36’ p.t.; Krek 8’, Monaci 11’ s.t..

Gli azzurrini tengono bene il campo e rischiano di sbarrare il passo alla Germania, che poi vincerà il torneo. In grande evidenza il centravanti Monaci, beniamino della tifoseria cairese, autore del gol del 2-3 che poteva riaprire la partita.

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Spettacolare intervento del portiere Angelini nella partita giocata a Cairo Montenotte contro la Germania. Nella foto si notano anche Altobelli (n.2.) e Giusto (n.5)

Rapallo 31 Maggio 1964

Francia – Italia B 1-0

Italia B: Carabba, Altobelli, Ragazzoni (Rocca), Micca, Giusto, Pierucci, Seghezza (Pali), Cazzola, Monaci (Ungaro), Celiberti,  Ciotti.

Francia: lautie, De Michele (Bossy), Merelle, Pietri, Santier (Schutz), Barthelemy, Parchard, Bailet, Gullas, Couceou (Blanchet), Plancht.

Arbitro: Lentini (Malta).

Rete: Blanchet 25’ s.t..

Gli azzurri di Pippi Postiglioni, battuti di misura dal match con la Francia, escono a testa altissima dal torneo, sopratutto considerato il poco tempo a disposizione per la preparazione a campionati in dirittura d’arrivo. Un bilancio più che positivo per il calcio dilettanti ligure, presente anche nell’Italia A con il sestrese Elvio Fontana. E si rivelerà anche un trampolino per Tullio Pierucci, colonna della Cairese, poi chiamato a far parte della nazionale maggiore contro la Spagna.

Finale 3° 4° posto 2 Giugno 1964

Genova  – Sestri (via Chiaravagna)

Francia – Malta 4-2

Finale 1° 2° posto 2 Giugno 1964

Genova, Stadio di Marassi

Germania Occ. – Spagna 1-1

Vince la Germania Occidentale per sorteggio.

 

ANNI ’70 (I PARTE): GALLERIA FOTOGRAFICA DEL CALCIO SAVONESE IN GRANDE CRESCITA DI QUALITA’ E QUANTITA’ 

 

Proseguiamo nel nostro intento di voler raccogliere in una galleria fotografica il materiale riguardante la ricostruzione delle vicende del calcio savonese fin qui elaborata attraverso il nostro blog. Questa volta tocca alla prima parte degli anni ’70: una fase di grandissima crescita nel corso della quale si affermò per la prima volta il campionato di terza categoria che raggiunse livelli molto elevati di partecipazione.

Furono anche stagioni molto interessanti dal punto di vista della partecipazione dei protagonisti, un momento di evoluzione tecnico-tattica, dell’affacciarsi nei nostri campionati di bravissimi allenatori (ricordiamo sempre che sono presi in esame i campionati di Ecellenza, Prima Seconda e adesso anche di  Terza categoria tra le stagioni, in questo caso 1970-71, 1974-75). Inoltre si stabilisce un intreccio molto intrigante tra generazioni: vecchi leoni degli anni ’60 che non demordono e giovani virgulti in grande spolvero. Di questo però cerchiamo di raccontare attraverso didascalie “mirate” con l’ambizione di aver prodotto “pillole” di vera e propria storia.

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Finale anni ’70: il dirigente Pischedda, Beltrame, Di Lorenzo, Frumento, Vose, Valesano, Orcino, Fraioli, l’allenatore Invernizzi; accosciati,  Cella, Lardo, Cusimano, Plutino,Messico, Molli, il massaggiatore Frattini

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La Villetta 1971-72 schierata al “Bacigalupo” per il derby con la Veloce (vinceranno 3-2 i “granata” al termine di una gara tesa e appassionante): da sin., in piedi, Sardo, Ratto, Ottonello, Assereto, Mellano, Lagustena, Ferro, Astengo (d.t.); accosciati: Vicenzi (futuro sindaco di Stella e Albissola Mare), Albi, Damonte, Fazio, Caropreso, Biavasco

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Molti protagonisti di quelle stagioni (Polignano, Foglia, Camogli, Astengo II, Sinagra) si ritrovarono nella primavera del 1971 allo stadio dei Pini di Viareggio, convocati dal c.t. Baldo Narducci, per rappresentare il CUS Genova nelle finali nazionali del campionato universitario.

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Pietrasoccorso alla prima stagione in Eccellenza 1970-71: da sinistra, in piedi, l’allenatore Luciano Salamini, Bergallo, dir. Gibertini, Giusto, Bordero, Mandraccio, Bianco, Perlo, Torresan, Porta, Negro dir.; accosciati: Sciutto, Robutti, Bosio,Lardo, Rescigno, Comelli, Dondo, Gianotti, Eilmann, Barberis

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Pietra Ligure 1971-72 formazione: Iacuzzi, , Barberis, Foglia, Eilmann, Camogli, Mandraccio, Graziano, Poggio, Varona, Bordero (Gerbuadi, Malacarne, De Rizzo, Balbo, Lardo)

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Vado 1970-71. Ci sono ancora i “vecchi leoni” Parodi , Armella, Micca. Da sinistra in piedi: Marenco, Piotto, Parodi, Armella, Gianni Rosso, Glauda, Albani; accosciati: Calzetta, Lori, Desogus, Chittolina, Micca

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Soltanto la Gaviese di Mario Robbiano davanti a questo super-Varazze 1970. Da sinistra in piedi: Castello, Torri, Camogli, Crosa, Prato, Musmeci, il dirigente Leveratto; accosciati: Lupi, Foglia, Carattino, Mandraccio, Barbarossa, il massaggiatore

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Varazze-Genoa 2-1 al Pino Ferro nella stessa stagione 1969-70

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Varazze 1970-71  schierato sullo storico terreno del “Grondona” di Pontedecimo: da sin., in piedi, Lupi, Motta, Astengo II, Foglia, Camogli, Musmeci, Torri,  Prato, il dirigente Roncallo accosciati: Pierfederici (mass.), Maio, Casalino, Augusti, Pierfederici, Barbarossa, Morchio

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La Spotornese  1972-73 in Prima Categoria: da sin., in piedi, Astengo (d.t.), Gallone, Lingua, Cervone (poi giornalista e futuro sindaco di Finale Ligure), Torcello, Incorvaia, Falabella, Pittaluga, il vice presidente Mantero, l’allenatore Piero Armella; accosciati: Maffei, Gandoglia, Francese III, Vandone, Bellomi, Tessitore

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La Veloce 1971-72: da sin., in piedi, De Valle, Tullio Pierucci (allenatore-giocatore), Crispino, Rossi, Conterno, Fiore, Carella (futuro presidente di lungo corso del Legino); accosciati: Filotello, Cannone, Zilli, Sarti, Benedetti

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Ecco la magnifica squadra del Bar Treviso allenata dall’indimenticabile Emilio Pacini. Vinto il campionato 1972-73, i rosso blu si aggiudicheranno anche il titolo ligure di categoria battendo, nella finale giocata al “Broccardi” di Santa Margherita, il Vezzano per 4-0 grazie ad un poker del compianto Luciano Francese. Da sinistra in piedi: Ernestino Monti, Nevio Tomberli, Robby Lori, Cicci Barbino, Renato Siter, Luciano Francese, “Chidu” Caviglia; accosciati, Aldo Bocca, Gianni Borgo, Franco Turco, Franco Battaglia, Gino Servetto, Bruno Procopio (per lui come per Renato Siter un ricordo commosso).

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Campionato di Terza categoria 1973-74. Chimor e Don Bosco hanno appena sciolto la fusione della stagione precedente e il calendario le pone di fronte per un derby molto sentito. Finisce in parità (4-4) dopo un match davvero pirotecnico. Al termine però foto di gruppo. Si riconoscono alcuni dei protagonisti del calcio savonese dell’epoca. A sinistra, in maglia chiara (in realtà arancione), la Chimor nelle cui fila si riconoscono da destra: Luciano Balleri massaggiatore, il d.t. Franco Astengo, il presidente Benazzo,Vaccaro,Tarantino, Bigliani, Pinuccio D’Anna (grecoromanista di vaglia più volte convocato in Nazionale), alle cui spalle spunta il futuro dott. Borghini, Gasco; accosciati, Palmieri II, Palmieri I, Piero Siri, Nico Toso, Barile e Lavagna. A destra in maglia più scura (in realtà verde), il Don Bosco: Sole, Laviola, Aisoni, Serra, Marinelli (piedi buoni), Sciascia, Gian Besio altro indimenticabile protagonista anima dell’Oratorio di Via Piave mancato giovanissimo, alcuni supporter fra ai quali si nota (maglia a strisce) un giovanissimo Lallo Bossolino; accosciati: Canu, Monteleone, Signorini, Vigna; dopo la mascotte, chiude il gruppo degli accosciati Agostino Macciò, presidente del primo Consiglio di quartiere eletto a Savona nel quartiere di Ponente, a lungo segretario del Patronato Acli, successivamente consigliere comunale.

 

Buon compleanno a… noi!

Ebbene sì.

Il blog sembra ancora una novità, molti lo stanno scoprendo solo in questi giorni, gli autori vi dedicano l’affetto e la voglia dei neofiti. Eppure, proprio oggi, LA CITTA’ & IL CALCIO compie un anno.

Più di 150 i contributi pubblicati, davvero notevoli i commenti, una spedizione internazionale di insperato successo e il progetto (segreto ma non troppo…) di “dare carta” alla nostra idea.

Non siamo partiti con l’obiettivo di riscuotere successo; non c’è – dietro a questa iniziativa – alcuna velleità di notorietà, semplicemente non ce ne sarebbe bisogno. Come avrete notato, l’animo social si piega decisamente alla minuziosa ricostruzione storica. Anche se il metodo scientifico della memoria dimostra poco appeal o non si rivela sempre facile da seguire.

Lo sapete meglio di me, Luciano e Franco sono genuini, testardi, intraprendenti, innovativi. Per questo, quando mi hanno chiesto di diventare la loro web master casalinga sapevo che ci sarebbe stato da divertirsi. E così è stato.

LA CITTA’ & IL CALCIO non vuole essere una teca, in cui conservare in bella mostra cimeli calcistici che prenderanno polvere. Il blog vuole essere un’agorà. Una piazza in cui ricordare momenti felici, rivalità, amicizie e amori nati e consumati mentre “il sole batte sul campo di pallone”.

C’è tanto calcio, come è giusto che sia. Ci sono le trasferte in treno o in bus, sempre troppo care. Ci sono i palloni con la cucitura nel mezzo, che fanno male nei colpi di testa. Ci sono i rigori, quelli sbagliati, quelli imparabili e quelli rubati. Ci sono i campi di patate, quelli di rape e quelli sintetici.

Ci sono i “ma vai sempre a giocare??” perchè soprattutto ci sono le persone. Portieri, terzini, goleador, ale sinistre (e destre, ma meno), scarsoni, invidiosi, arbitricornuti, dirigenti, coach mister e allenatori, massaggiatori. Ci sono i tifosi, forse meno scapestrati di quelli di oggi. Ci sono le moglie, le fidanzate, le amanti, le figlie. Ci sono le famiglie.

C’è la città.

Il blog nasce perchè tutte queste persone possano rivivere, anche solo virtualmente, il brivido di una passione che non si spegne. E nasce per pensare chi è lassù e non ha dimenticato.

Ciao Peo. Buon compleanno blog.

Complimenti e grazie, Luciano e Franco.

Francesca

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LA PARTITA DEL SECOLO XX: QUANDO LA GRANDE UNGHERIA  UMILIO’ (6-3) L’INGHILTERRA

 

di FRANCO ASTENGO

Tra gli appassionati di calcio, in particolare tra quelli di una certa età, si discute molto del passato rimembrando antiche glorie. Uno degli argomenti più dibattuti riguarda le partite che maggiormente hanno lasciato il segno nella memoria collettiva. Quelle gare che sono sovente denominate come la “partita del secolo”.

Una delle partite maggiormente citate a questo proposito rimane la semifinale della Coppa Rimet del 1970 disputata nello stadio Azteca di Città del Messico e vinta dal’Italia sulla Germania per 4-3 al termine dei tempi supplementari. A suffragio di questa tesi nello stesso stadio è stata apposta una targa che recita appunto “La partita del secolo”.

Ma come ci capita di sovente cercheremo in questa sede di esprimere un’opinione diversa (cercando anche di suscitare, eventualmente, un minimo di confronto storico), ricordando altre due partite che possono, per il loro significato complessivo e per il loro andamento nei 90′, ambire al titolo (riservato naturalmente al ‘900; il secolo 2000 è ancora troppo giovane).

La Partita del Secolo

Inghilterra-Ungheria 3-6  

25 Novembre 1953,  Stadio di Highbury in Londra 

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Wright e Puskas con l’arbitro Horn. Scambio di gagliardetti tra i due capitani. La grande sfida sta per cominciare

Fu molto più di una sconfitta: risultato finale 6-3, show magiaro, dominio assoluto degli ospiti e shock nazionale. E come spesso accade agli inglesi, in caso di umiliazione la boria lascia il passo all’ammirazione smisurata. Del resto, quel pomeriggio del 1953 resterà per sempre nella memoria degli inventori del calcio. L’Inghilterra aveva già perso altre partite, dal 5-1 con la Scozia, nel 1928, all’1-0 con gli Stati Uniti nell’esordio al mondiale (Brasile 1950) dopo anni di snobistici rifiuti, ma mai in casa.

Un sonoro campanello d’allarme era suonato tre settimane prima dell’arrivo degli ungheresi. La Fifa, per festeggiare il novantesimo anniversario della federcalcio inglese, aveva mandato a Wembley una formazione all-star che aveva impressionato, chiudendo la gara sul 4-4. Grandi elogi per lo juventino Giampiero Boniperti e l’esule ungherese Ladislav Kubala, ma l’onore era stato salvato.

Qualcosa però era nell’aria, soprattutto nell’Europa continentale. L’Ungheria aveva vinto le Olimpiadi del 1952 e avrebbe perso la finale mondiale nel 1954 con la Germania chiudendo una striscia di imbattibilità lunga 33 gare. Ecco perché a Wembley, il 25 novembre 1953, oltre a 100.000 spettatori c’erano 100 giornalisti in arrivo dall’Europa. Numero impressionante per i tempi. Ci si attendeva un evento storico, e così fu.

Ungheresi in gol già al 1′ con Hidegkuti, pari di Mortensen, due autentici miti del calcio. Ospiti sul 4-1 prima della mezz’ora grazie al secondo gol di Hidegkuti, e alle reti di Puskas e Bozsik, altre due stelle di prima grandezza del calcio magiaro e mondiale. Ancora Mortensen, quello dei gol impossibili dalla linea di fondo, aveva accorciato le distanze prima dell’intervallo, ma nei primi 10′ del secondo tempo ancora Bozsik e il terzo di Hidegkuti avevano portato a sei (in meno di un’ora) le reti ungheresi. Nel finale un rigore di Ramsey, altro mito della perfida Albione,  chiuse la gara sul 6-3. Più del risultato però fu la prestazione a incantare gli inglesi. Le cronache del tempo di Times e Guardian erano concordi: «L’Inghilterra non ha giocato male. Ma per gli standard britannici».

Improvvisamente, il re si scopriva nudo. Lo splendido isolamento calcistico in cui i sudditi di sua maestà si erano rifugiati aveva finito col bloccare lo sviluppo tecnico e tattico degli inglesi, che ora si trovavano ad inseguire. Ad esaltare i cronisti britannici, la prestazione di squadra dei magiari, l’inter-scambiabilità dei ruoli, la precisione dei passaggi, l’incredibile alternanza nell’impostazione del ritmo di gara, con accelerazioni improvvise e rallentamenti ad hoc. I maestri danubiani giocavano «total football», calcio totale, vent’anni prima dell’Olanda.

Gli ungheresi si presentarono a Wembley con un disegno tattico rivoluzionario. Un 4-2-4 che confuse gli inglesi, soprattutto i difensori, lasciati senza punti di riferimento e incapaci di marcare. Le ali si scambiavano la fascia, I terzini si sovrapponevano, gli attaccanti retrocedevano a recuperare il pallone. Tutte cose scontate ai giorni nostri, ma rivoluzionarie 50 anni fa.

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Ferenc Puskas sigla il terzo gol dell’Ungheria, Merrick è battuto 

In particolare, i cronisti dell’epoca rimasero estasiati da Hidegkuti. «L’attaccante ungherese è stato visto più volte all’interno della propria area» scriveva il Guardian. «Giocando in posizione profondamente arretrata – commentava il Times – il centravanti avversario ha lasciato il povero Johnston (lo stopper inglese, ndr)completamente isolato e spaesato al limite della nostra area, ed è anche riuscito a segnare tre gol». A versare sale nella ferita degli inglesi ci pensò, a fine gara, Sandor Barcs, presidente della federazione magiara: «Tutto ciò che sappiamo del calcio lo abbiamo imparato da un inglese, Jimmy Hogan».

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Nandor Hidegkuti, mitico centravanti arretrato

Allora 71enne, Hogan era in tribuna quel giorno, con i ragazzi che allenava all’Aston Villa. In gioventù aveva girato l’Europa danubiana e l’Africa insegnando calcio qua e là. Da quel giorno Hogan fu considerato un traditore, e a chi lo voleva sulla panchina dell’Inghilterra fu risposto che era troppo vecchio. Ormai comunque la storia era fatta, anche se il peggio doveva ancora venire: nel maggio seguente l’Inghilterra fu invitata a Budapest per la rivincita: finì 7-1 per i “Magic Magyars”, la peggiore sconfitta nella storia della nazione che ha inventato il football.

INGHILTERRA – UNGHERIA 3-6
Reti: 1′ Nándor Hidegkuti 0-1, 13′ Jackie Sewell 1-1, 20′ Nándor Hidegkuti 1-2, 24′ Ferenc Puskás 1-3, 27′ Ferenc Puskás 1-4, 38′ Stanley Mortensen 2-4, 50′ József Bozsik 2-5, 53′ Nándor Hidegkuti 2-6, 57′ Alf Ramsey 3-6.
Inghilterra: Gil Merrick (Birmingham City) – Alf Ramsey (Tottenham Hotspur), Bill Eckersley (Blackburn Rovers) – Billy Wright (Wolverhampton Wanderers) (c), Harry Johnston (Blackpool), Jimmy Dickinson (Portsmouth) – Stanley Matthews (Blackpool), Ernie Taylor (Blackpool), Stan Mortensen (Blackpool), Jackie Sewell (Sheffield Wednesday), George Robb (Tottenham Hotspur). Allenatore: Walter Winterbottom.
Ungheria: Gyula Grosics (Honvéd), Jeno Buzánszky (Dorog), Mihály Lantos (MTK Hungária FC), József Bozsik (Honvéd), Gyula Lóránt (Honvéd), József Zakariás (MTK Hungária FC), László Budai (Honvéd), Sándor Kocsis (Honvéd), Nándor Hidegkuti (MTK Hungária FC), Ferenc Puskás (Honvéd), Zoltán Czibor (Honvéd). Allenatore: Gusztáv Sebes.
Arbitro: Leo Horn (Olanda).

La seconda Partita del Secolo

Inghilterra – Italia 3-2

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14 Novembre 1934,  Stadio di Highbury in Londra 

Negli anni ’30, Inghilterra-Italia rappresentava il confronto tra le due scuole calcistiche migliori al mondo: i maestri inglesi contro i freschi campioni del mondo azzurri. La Nazionale italiana aveva appena vinto il Campionato del mondo 1934, disputato in Italia, che proprio gli inglesi avevano disertato. La diserzione degli inglesi non era casuale, in quel tempo e fino al 1950, i britannici, in quanto inventori del gioco (o meglio delle sue regole moderne) si ritenevano comunque superiori e si limitavano a sfidare la vincente del torneo in quella che pensavano fosse la “vera” finale.

Gli Azzurri erano alla loro prima uscita dopo il Mondiale e schieravano in campo nove undicesimi degli uomini che erano scesi in campo sei mesi prima nell’ultimo atto del torneo casalingo, a Roma contro la Cecoslovacchia. Il portiere Ceresoli (che aveva saltato il mondiale per un infortunio alla vigilia della manifestazione) e Serantoni sostituirono rispettivamente Combi e Schiavio, che avevano abbandonato il calcio giocato.

La squadra italiana schierata al centro del campo: il primo a destra è il c.t. Vittorio Pozzo 

La sfida ebbe luogo allo stadio Highbury di Londra. Gli inglesi scelsero astutamente di organizzare la partita a novembre, in un freddo clima e con una fitta bruma, che ricopriva il campo reso viscido dall’umidità a cui loro erano abituati. L’inizio dell’incontro fu difficile per gli Azzurri: dopo un minuto venne concesso un rigore agli inglesi, sventato da Ceresoli.

Due minuti dopo l’Italia rimase virtualmente in dieci per l’infortunio di Luisito Monti (all’epoca non erano ancora previste sostituzioni, di solito l’infortunato veniva spostato all’ala sinistra) in un duro scontro con Ted Drake, che gli provocò la frattura del piede sinistro. Nonostante ciò l’italo-argentino rimase in campo, anche se praticamente immobile. All’8′ Brook portò in vantaggio gli inglesi con un colpo di testa, e due minuti dopo firmò la sua doppietta segnando direttamente su calcio di punizione dai venti metri. Al 12′ minuto di gioco ci fu gloria anche per l’attaccante dell’Arsenal, Drake, che portò il punteggio sul 3-0 per gli inglesi. L’allenatore italiano Vittorio Pozzo spostò Monti: prima lo sistemò mediano destro, poi sull’ala e alla fine lo mandò negli spogliatoi. Durante l’intervallo, Ferraris IV spronò i compagni a tirare fuori l’orgoglio e, come era solito fare già nel suo club, anche in nazionale recitò il suo grido di battaglia: «Dalla lotta chi desiste fa una fine molto triste, chi desiste dalla lotta e ‘n gran fijo de na mignotta”.

Nella ripresa i 10 azzurri non demordettero, sostenuti da Ferraris, spostato al centro, che svolse il compito suo e quello di Monti; da Serantoni, che indietreggiò sull’esterno per marcare l’ala avversaria e trascinati dalla classe cristallina di Meazza, che nel giro di quattro minuti prima segnò su passaggio di Orsi e poi deviò di testa in rete una punizione di Ferraris. I campioni del mondo si batterono per il resto della partita, riuscendo così a contenere il passivo. All’ultimo minuto Meazza colpì una traversa a portiere battuto, sfiorando il pareggio. Fu una grande prestazione di orgoglio e agonismo che permise alla squadra italiana di uscire da Highbury tra gli applausi del pubblico, sia italiano che inglese.

Gli azzurri che parteciparono a quella sfida vennero ricordati il 14 novembre 1973, quando l’Italia sconfisse per la prima volta gli inglesi a Wembley grazie a un gol di Fabio Capello: quella vittoria fu dedicata proprio aiLeoni di Highbury.

Inghilterra: Moss, Male, Hapgood, Britton, Barker, Copping, Matthews, Bowden, Drake, Bastin, Brook. Allenatore: Cooch.
Italia: Ceresoli, Monzeglio, Allemandi, Ferraris IV, Monti, Bertolini, Guaita, Serantoni, Meazza, Ferrari, Orsi. Commissario tecnico: Vittorio Pozzo.
Reti: 3′ e 10′ Brook, 12′ Drake; 58′ e 62′ Meazza.

CON LA PROMOZIONE DELL’ALBISOLA SONO 12 LE SQUADRE SAVONESI AD AVER FREQUENTATO LA SERIE D

 

di FRANCO ASTENGO

La stagione 2017-2018 vedrà allinearsi la neopromossa Albisola allo “start” del campionato di Serie D. Per la prima volta nella loro storia, iniziata nel 1919, i “ceramisti”, protagonisti assoluti della stagione 2016-17 del campionato di Eccellenza, si affacceranno dunque al di fuori dei confini regionali raggiungendo così le altre squadre della nostra provincia che hanno già disputato in passato campionati a questo livello: Varazze, Savona, Veloce, Carcarese, Cairese, Vado, Finale, Loanesi, Albenga, Alassio, Andora.

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Fra queste due foto passano esattamente 50 anni: in alto lo squadrone di Monteforte che sale in Serie D; in basso una squadra degli anni ’60 militante in Seconda categoria. Passione e classe immutate ma la diversità nello scorrere del tempo è proprio visibile senza difficoltà.

Allo scopo di fornire il miglior viatico alla società biancoceleste abbiamo pensato di ricostruire la storia di questo campionato annotando il comportamento, nel corso di 65 anni, delle squadre liguri.

La Serie D  o IV Serie o Campionato Interregionale o Campionato Nazionale Dilettanti, queste le diverse denominazioni assunte nel corso degli anni ponendosi al quarto o al quinto livello nella struttura del calcio italiano, nacque con la stagione 1952-53 nel momento in cui ai vertici federali si decise di adottare un’impostazione molto selettiva: furono infatti organizzati un campionato di Serie A con 18 squadre, altrettante in Serie B e in Serie C, categoria quest’ultima strutturata in un solo girone nazionale.

Nel tempo poi questi assetti si sono modificati ma l’impostazione di fondo di quella che allora fu chiamata IV Serie è rimasta pressoché inalterata anche se il numero dei gironi è più volte variato. Inoltriamoci, in ogni caso, nella nostra ricostruzione storica.

1952-53: nascita della Serie D

Rapallo, Sestri Levante, Rivarolese, Sestrese, Savona, Spezia si ritrovarono nel girone “D” della IV Serie in compagnia di squadre piemontesi e toscane. La nuova strutturazione dei campionati  portò ad una crescita nelle necessità economiche per tutte le società. Questo elemento, intrecciandosi con altri fattori come quello riguardante la crisi industriale delle due città coinvolte nel processo di ristrutturazione delle grandi concentrazioni produttive e dei cantieri navali, portò ad una crisi verticale di Savona e Spezia, i due sodalizi che nei decenni precedenti erano risultati all’avanguardia, nel tenere alto il vessillo della Liguria in categorie importanti come la Serie B e la Serie C.

“Aquilotti” spezzini e “striscioni” savonesi, inclusi nella nuova quarta serie ’52-53, capitombolarono clamorosamente retrocedendo subito in quei campionati regionali che mai era loro capitato di frequentare, classificandosi rispettivamente al 15° e al 16° posto, in un girone, vinto dalla Carrarese davanti alle sorprendenti Rapallo e Sestri Levante. Le altre liguri partecipanti a quel girone si classificarono al 6°posto la Rivarolese e al 12° posto la Sestrese.

1953-54: Albenga bocciata

La stagione 1953-54 registrò un buon piazzamento della neo-promossa Arsenalspezia, classificata al quinto posto in un girone vinto dall’Aosta; con i gialloverdi spezzini erano presenti in quel girone anche Sestrese (settima), Rivarolese (tredicesima), Rapallo (quattordicesimo) e le retrocedenti Sestri Levante (quindicesimo) e Albenga (sedicesima). Per gli ingauni neo-promossi non era risultate sufficienti la classe di Roberto Longoni, la potenza di Gino Vignolo, la “verve” di Dario  Ballaucco.

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Il Vado che ha conquistato la IV Serie

1954-55: il boom del Vado

L’annata 54-55 fece registrare l’esplosione del “fenomeno” Vado. I rosso-blu, ritornati a respirare aria di campionati maggiori dopo lunghe stagioni di purgatorio, costituirono la vera sorpresa di quel torneo lanciando alcuni giocatori destinati a una brillante carriera. A questo proposito vanno citati Mino Persenda, ala destra dal dribbling strettissimo, passato successivamente a Spezia, Lucchese, Savona e Casale, e Nino Parodi, cannoniere di lusso anche con le maglie di Alessandria, Savona, Vigevano (in serie B), Casale, Sanremese.

Con i vadesi si misurarono, in quel girone A della IV Serie ’54-55 anche Arsenalspezia, Rapallo, Sestrese e Rivarolese: alle ultime due toccò subire una sfortunata retrocessione.

1955-56: l’ascesa della Veloce

Il nostro racconto riprende dalla stagione ’55-56, nel corso della quale si verificò il passaggio dalla IV Serie alla serie C di una super-Biellese, in grado di lanciare verso i palcoscenici del grande calcio il “duo” Raffin-Pochissimo; in quel campionato il Vado si confermò la migliore delle liguri (quarto posto), seguito dal Rapallo (decimo), Sammargheritese (undicesima) e Veloce Savona (quattordicesima).

La vicenda della Veloce Savona merita un poco di attenzione in più. La piccola società savonese, dai colori granata, s’impose all’attenzione generale in quel periodo, scavalcando nella considerazione degli sportivi la più blasonata concittadina bianco-blu che continuava ad attraversare un periodo di crisi.

Il “miracolo” dell’ascesa della Veloce fino alla IV Serie fu conseguito grazie agli sforzi compiuti da tenacissimi dirigenti quali il rag. Levo, la cui eredità di impegno e passione è poi passata al figlio, il dott. Monti uno dei più importanti albergatori della città, il direttore tecnico Giovanni Besio (un vero pioniere del calcio savonese, attivo in vari ruoli dagli anni ’20 fino a quelli ’80), l’allenatore Borgo (che abbiamo già trovato nella nostra storia, vent’anni prima in qualità di cannoniere-principe).

1956-57: Entella protagonista

Nella stagione 56-57 la pattuglia delle liguri in IV Serie si rafforzò attraverso gli innesti di Entella e Sestrese, che si affiancarono così alle già presenti Sammargheritese, Rapallo, Vado e Veloce.

Furono, questa volta, gli “entelliani” ad aprire un ciclo degno di nota. La squadra (che all’epoca sfoggiava una maglia nera con scudo bianco-celeste) era diretta dal dinamico presidente Chiesa che compì grandi sacrifici per allestire una compagine competitiva. Arrivarono giocatori di spicco: il portiere Righetti, i difensori Rolando, Cavina, Delle Piane; i centro-campisti Pieri e Fontana, dal vivaio blucerchiato; gli attaccanti Giacometti, Sanguinetti, Guerra (micidiale in fase realizzativa).

1957-1958: risorgono Savona e Spezia

Nel campionato 1957-58 si registrarono importanti novità: oltre alla Serie C, alla quale continuava a partecipare con grande onore la Sanremese, la IV Serie fu suddivisa in due categorie, denominate rispettivamente campionato Interregionale di Prima serie (3 gironi) e Seconda serie (8 gironi). Si riaffacciarono così alla ribalta del “calcio che conta” quelle due vecchie conoscenze che abbiamo visto decadere all’inizio degli anni ’50: Spezia e Savona.

Gli spezzini, ritrovata la possibilità di recuperare una certa competitività sul piano economico grazie alla presidenza dell’armatore Menicagli, parteciparono al girone A della Prima Serie, assieme a squadre lombarde, piemontesi, toscane e umbre. Per lo Spezia arrivò trionfale, la promozione nella nuova Serie C (a due gironi): artefici sul campo di questo magnifico successo degli “aquilotti” furono giocatori che, negli anni successivi, avrebbero calcato i campi della Serie A come Castellazzi, De Dominicis, Corelli, Corti oltre a fedelissimi quali Persi, Crivellente, Bumbaca, Zennaro, ed il già citato ex-vadese Mino Persenda. Una squadra che, personalmente, ricordiamo come una macchina pressoché perfetta.

In Seconda Serie si disputò un classico girone ligure-lombardo-piemontese. Vinse l’Entella, davanti al Vado, che poteva contare su un fertilissimo vivaio, settimo il Sestri Levante, allenato da Zucchero, ottavo il Savona riportato a galla dal lavoro del presidentissimo Stefano Del Buono, undicesima la Sammargheritese di Ardinghi, dodicesima la Veloce, che concluse così la sua avventura nei campionati interregionali, tredicesimo Rapallo, quattordicesima Sestrese.

1958-59: Savona superstar

Nel girone “A” ligure-piemontese si assistette alla definitiva resurrezione del Savona. I biancoblu, guidati in panchina dall’allenatore gentleman Felice Pelizzari, dominarono il torneo totalizzando 51 punti in 34 partite (all’epoca la vittoria valeva due punti), con più 8 in media inglese.

Furono lanciati un nugolo di “enfants du pays” che avrebbero lasciato un segno duraturo nella storia del sodalizio: Valentino Persenda, Nanni Ciglieri, Giulio Mariani, ritrovando tra i pali un grande protagonista come Bruno Ferrero.

Al secondo posto si piazzò l’Entella, che aveva irrobustito la difesa con il possente Nadalin; terzo arrivò il Rapallo di “Chico”Hanset, Pessina, Albertelli; quarto il Sestri Levante; decima l’Andrea Doria; quindicesimo il recuperato Varazze; diciassettesimo il Vado che, nonostante l’innesto di giovani di valore come Reggiori, Motto, Peluffo, Armella, Gaglione Pittaluga, non era riuscito a ripetere le imprese degli anni precedenti.

Ci si trovava, ormai, all’alba degli anni ’60, stavano cambiando tante cose, nella vita degli italiani come nel calcio.

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Ecco il Savona del trionfale ritorno in Serie C: da sin. in piedi, Mariani, Pastorino, Galindo, Ballauco, Ciglieri, Giacomelli, Gennari; accosciati da sin: Ratto, Brocchi, Teneggi, Contin

1959-60: ritorna la Serie D 

La nostra storia s’inoltra dunque nei mitici anni ’60: anni di cambiamento radicale, di vera e propria modernizzazione nel sistema di vita degli italiani alle prese con la liberalizzazione dei costumi e i primi approcci verso il consumismo (auto, tv, elettrodomestici, entrarono così stabilmente nella quotidianità, dopo aver rappresentato per molti, il firmamento irraggiungibile dell’“immaginario collettivo”).

Il calcio acquistò sempre più importanza nella realtà sociale: in questi anni si costruirono le prime realtà del “divismo” e del “tifo” organizzato, mentre le squadre di club italiane iniziarono a imporsi in Europa (il Milan di Rocco, l’Inter di Herrera) avviando la trasformazione del rapporto tra il gioco e le grandi masse di tifosi, in un fenomeno televisivo.

In quell’annata 1959-60 la IV Serie mutò la propria denominazione in quella di Serie D e, questo ovviamente va registrato per fedeltà di cronaca. Nel girone “A” si affermò l’Entella che distanziò di due punti il Derthona. Il complesso nero-scudato, magnificamente orchestrato in panchina dall’ex-spezzino Scarpato, impose la legge della sua grinta e della determinazione, armi storiche del “clan” entelliano.

La altre liguri presenti in quel girone terminarono a questo modo: quarto Rapallo, quinta Imperia (con l’ex-velociano  Pepè Minuto capocannoniere), settima Sammargheritese, undicesimo Sestri Levante, dodicesima Sestrese Doria, diciassettesima Arsenalspezia (retrocessa).

La novità fu costituita dal tentativo di fusione tra Sestrese e Andrea Doria, allo scopo di mantenere in vita in una qualche maniera, l’antica insegna doriana, ma l’esperimento, in verità, durò poco e con esiti modesti.

1960-61: la prima volta del Finale

In Serie D il girone “A” vide l’innesto in organico di squadre toscane e toccò proprio all’Empoli la gioia della vittoria: l’Imperia trascinata da Ranzini arrivò seconda, il Rapallo terzo. Le altre liguri si piazzarono a questo modo: sesto Sestri Levante, dodicesimo Finale Ligure, tredicesima Sammargheritese, quindicesima Sestrese (dopo spareggio: 2-1 al Cuneo).

La nota più lieta di quel campionato fu rappresentata dalla presenza del Finale Ligure. Neo-promossa, la compagine del centro rivierasco stupì per il gioco spumeggiante e l’assenza di timore reverenziale, anche per via della presenza di un veterano di classe come l’ex-savonese Merighetto e di uomini di grinta e di talento come i centrocampisti Tognato e Cresci, gli attaccanti Neri e Bergallo, il roccioso difensore Gian Negro già “mastino” del Vado.

1961-62: l’Albenga con Galindo e Paltrinieri 

In Serie D il successo finale arrise al Rapallo, con grande gioia del presidente Bogliardi e dell’allenatore Pessina, da poco transitato dal campo alla panchina. I ruentini distanziarono di soli due punti l’Entella (48 punti a 46) dopo un duello condotto davvero all’arma bianca.

Le altre liguri, in quel campionato di Serie D 1961-62 si piazzarono a questo modo: sesta Imperia, ottava Finale Ligure, nona Albenga (neo-promossa che mise in mostra gli ex-savonesi Galindo e Paltrinieri, oggi “Don Lello”, il prete degli emarginati), undicesima Sestri levante, sedicesima Sammargheritese. Gli arancioni retrocessero dopo un doppio spareggio con il Derthona: 1-1 a Savona (non bastò un gran goal in rovesciata del vecchio ex-entelliano  Casagrande) e 1-3 a Piacenza. L’ultimo, melanconico posto in classifica toccò alla Sestrese.

1962-63: Imperia vice grande

In Serie D le squadre liguri erano state nuovamente abbinate alle toscane. Il successo finale toccò alla Carrarese che mise in fila tre liguri: Imperia seconda, Spezia terza  e Entella quarta. Le altre terminarono così: settimo il Sestri Levante, quindicesima la Lavagnese (neo promossa e irrobustita dall’innesto di un veterano come Ciglieri), sedicesima l’Albenga retrocessa nonostante l’ennesimo ritorno di Balloni in panchina.

1963-64: di nuovo l’Entella

Squilli di tromba in quel di Chiavari: l’Entella ritornò in Serie C, superando per due punti la Massese al termine di un durissimo girone “A” di Serie D. L’allenatore Pastorino aveva saputo fondere magistralmente gli anziani Delle Piane, Nadalin, Piazza con le nuove leve: Scabini, De Rossi, Dossena, “Pucci” Gittone, poi tra i protagonisti della grande stagione del Savona dalla C alla Serie B.

Le altre liguri terminarono così il girone: terza l’Imperia, quarto lo Spezia, nona la Sanremese, undicesimo l’Alassio (neo promosso dopo un grande campionato vinto in Promozione grazie ai vari Zenari, Lunetta, Armella, Casanova, Bith, Magliooni ed all’ex-genoano Ghiandi), dodicesimo il Finale, quattordicesimo il Sestri Levante. Sorte segnata per Lavagnese e Sammargheritese

1964-65: retrocede il Finale

Il  girone “A” della Serie D 1964-65 registrò il prepotente successo del Rapallo allenato dall’ex-interista e nazionale Aldo Campatelli. I bianconeri (tra i quali vanno ricordati il terzino Caffaratti ed il mediano Canali, futuro buon allenatore) sopravanzarono Asti e Imperia. La Sanremese in declino finì quattordicesima, mentre si trovarono sbalzate tra i Dilettanti il Finale, diciassettesimo (i giallorossi ritroveranno la Serie D soltanto 51 anni dopo nell’attuale stagione 2016-17) e il Sestri levante diciottesimo.

1965-66: Albenga tra le grandi

Successo ligure anche nel girone “A” della Serie D 1965-66: penalizzato di tre punti il Viareggio per via di un illecito sportivo, lo  Spezia del cannoniere Vallongo e del coriaceo Nedo Sonetti si ritrovò promosso in Serie C, dopo aver conquistato il terzo posto. Ancora notevole il torneo dell’Albenga (imperniata su atleti di sicura caratura per la categoria, quali Nehuoff, Celiberti, Ciotti, Rumazza, Cazzola) salita fino al quinti posto, settima arrivò la Sanremese (rafforzata da un giocator di classe come Giulio Mariani, che aveva lasciato il Savona dopo 11 anni, ed il vadese Piero Armella), nono l’Alassio, decimo il neo-promosso Gruppo “C”, in cui militavano sicuri talenti tipo Bussalino, Spinetta, Magnanego, Tagliaferri, ed alcuni super-veterani del calcio ligure quali Valpreda, Novella, Marchiandi, undicesima, infine, l’Imperia un po’ in flessione.

1966-67: l’anno senza retrocessioni

La Serie D non prevedeva retrocessioni, in quel 1966-67, in vista di un allargamento degli organici. Il Girone “A” venne vinto dal Pavia, e vi presero parte per la Liguria: Sanremese quarta; Albenga quinta; Gruppo “C” sesta; Sarzanese (neo-promossa) nona; Alassio, dodicesimo, Imperia sedicesima, Sestri levante, diciassettesimo.

1967-68: Sanremese con Teneggi e Zenari

In serie D, girone A, al successo finale dell’Asti, le liguri corrisposero con un quarto posto della Sanremese (irrobustita dal alcuni veterani di lusso come Sergio Zenari tra i pali e Corrado Teneggi in attacco, oltre che dai gol puntualmente messi a segno da Paolo Tonelli). Buon sesto posto della Sestrese, ritornata fuori regione dopo aver vinto innumerevoli gironi di Promozione ed aver perso altrettante finali. Una Sestrese al cui salto di qualità aveva fornito un decisivo apporto l’allenatore-giocatore Gigi Bodi: un tipo del quale dovremo parlare ancora molte volte.

Seguirono, l’Alassio al nono posto, l’Albenga tredicesima (allenata in quella stagione da un immaginifico ungherese, Lajos Szekely che lanciò tra gli ingauni Pier Basili, un savonese futuro centravanti di Avellino, Parma, Modena, Udinese, Lecce, ecc,ecc), Sestri Levante quattordicesimo, Imperia quindicesima e Gruppo “C” diciassettesima e retrocessa, Ligorna diciottesima ed anch’essa destinata nuovamente alle divisioni inferiori, dopo la sua prima (ed unica) esperienza nei campionati interregionali. Da ricordare, in questa occasione, il trainer Gigi Mulas, vero trascinatore di quel momento d’oro nella vita del sodalizio biancoceleste.

1968-69: Derthona senza rivali

Anche il Serie D la Federazione provvide alla suddivisione geografiche delle nostre rappresentanti regionali. Nel girone A, protagonista assoluto il Derthona, si registrarono le presenze di Imperia settima, Sestrese ottava, Sanremese, decima, Albenga, dodicesima, Alassio, quattordicesima, Sestri Levante, diciassettesima.

Nel girone “E” risultò, invece, magnifico il comportamento della Sarzanese di Lazzerini, nelle cui fila muoveva i primi passi verso il grande calcio Corrado Orrico: i rosso-neri arrivarono sino allo spareggio valido per salire in Serie C, cedendo 1-0 alla Lucchese, vittoriosa con una rete dell’ex-savonese  Albino Cella. Risultò buono anche, nel girone toscano, l’undicesimo posto conseguito dall’Arsenal Spezia appena salito di categoria.

Protagonisti dell’impresa dei gialloverdi (come già nella vittoria finale in Promozione, conseguita nella stagione precedente attraverso un doppio spareggio con il Varazze: 0-0 e 3-1) alcuni ex o futuri spezzini come Castellazzi, Incerti, Piscina ed il portiere di origine egiziana Farouk Elbay, oltre al presidente Albino Buticchi, futuro e sfortunato “patron” del Milan.

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1969-70:  Bodi fa grande l’Imperia

Altra musica nel girone “A” di Serie D: finalmente l’Imperia colse quel successo pieno, più volte sfiorato nel corso degli anni ’60. “Gigi” Bodi, arrivato sulla panchina nero-azzurra proveniente dalla Sestrese, mise assieme una squadra di grande spessore tecnico e agonistico, fondata sull’esperienza di Natta, Marchiandi, Giordano, la classe di Bosca e Cicognini, il dinamismo di Marietto Dubourgel e la grinta di “Tore” Sassu.

In quel girone “A” della Serie D 69-70 si classificarono inoltre: settimo il Rapallo, che mise in mostra il goleador ex-atalantino e fiorentino Rozzoni (13 bersagli all’attivo), undicesima l’Albenga, la cui panchina venne affidata a Luciano Testa, il giocatore più rappresentativo di tutta la storia calcistica ingauna, quattordicesima la Sestrese, mentre retrocedettero la Sanremese (che ormai aveva chiuso il grande ciclo aperto negli anni ’50 con la partecipazione al girone unico di Serie C) e l’Alassio (alle “vespe” non fu sufficiente l’abnegazione del super-fedelissimo Lunetta, che in quel campionato giocò addirittura una partita in porta).

C’era un po’ di Liguria anche nel girone “E” di Serie D; la Sarzanese, infatti, giunse nona, mentre il successo finale arrise ai toscani dell’Aquila Montevarchi.

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L’Imperia di Gigi Bodi protagonista della conquista della Serie C

1970-71: nell’Albenga brilla Vasconi

In Serie D il girone “A” 1970-71 visse una stagione illuminata dal duello per il primato, ingaggiato tra Pro Vercelli e Biellese: dopo due spareggi senza esito le bianche casacche salirono in Serie “C” grazie al sorteggio.

La migliore delle liguri risultò, in quel frangente, la Sarzanese giunta terza; l’Albenga pervenne all’ottavo posto evidenziando la pura classe dell’ala Nico Vasconi, ex-velociano; dodicesime a pari merito Sestrese e Rapallo.

1971-72: quarta piazza per gli ingauni

Nel girone “A” della Serie D l’Albenga si trovò, invece, impegnata fino alla fine nella lotta per la promozione. I bianco-neri ingauni arrivarono al quarto posto, preceduti oltre che dalla Cossatese dello spumeggiante duo Poirè-Sollier anche da Asti e Biellese. Sono da ricordare, di quella brillante stagione in riva al Centa, il nuovo allenatore “Chico” Hanset (che abbiamo già incontrato come terzino di gran classe nel Rapallo), l’estrosa mezzala “Miro” Zunino e la dinamica ala Spruzzola.

Da rimarcare ancora, per quel girone A di Serie D 1971-72 l’undicesimo posto del Sestri Levante, e va ricordata la figura del tecnico Natale Zamboni, scomparso prematuramente. Zamboni diresse molte società in Liguria e in Piemonte (Cuneo, Cairese, ecc.) con grande competenza e con un tratto di inestinguibile signorilità.

Anche la Sarzanese militò, nel corso di quell’intensa annata 71-72 in Serie D: la squadra rosso-nera, allenata dall’ex-torinista Gualtieri, che poteva contare sui “voli pindarici” dell’anziano Mencacci, sulla classe del futuro laziale Franzon e sui goal di Buoso, giunse sesta in un girone dominato dall’Aquila Montevarchi, che potè contare sull’apporto, dalla panchina, di Antonio Valentin Angelillo.

1972-73: vince la Gaviese di Robbiano

Le liguri partecipanti alla Serie D furono divise in due tronconi: Imperia ed Albenga terminarono rispettivamente quarta ed ottava nel girone “A” vinto dalla Gaviese di Mario Robbiano che allineò, tra gli altri, l’ex-sampdoriano “Martello” Delfino e l’ex-genoano Rivara (la “tigre di Ronco); Entella, Sestri Levante, Lerici (una novità appena salita dalla Promozione) e Sarzanese terminarono nell’ordine decima, tredicesima, tredicesima, quindicesima, diciassettesima, assistendo da lontano al successo del Grosseto, allenato dall’ex-genoano Genta e orchestrato in campo dall’esperienza dell’ex-.fiorentino Carpenetti.

Molto nutrita per contro la nostra rappresentanza regionale nel girone “A” della Serie D. La migliore del lotto, dominato dall’Albese di De Gasperi e Strumia, risultò l’Imperia allenata da Turra che, ricostituita la coppia degli eterni “cognati terribili” Natta e Gittone  giunse al quarto posto, subito dietro si piazzò l’Entella, mentre il Savona, partito male e poi ripresosi grazie all’avvento nella direzione tecnica della coppia Cucchi-Pelizzari finì con l’assestarsi sulla settima posizione. Nono posto per la Sarzanese diretta da Castellazzi ed illuminata dalla classe di Dido, mentre si rivelò inevitabile la retrocessione per la Levante, in un campionato risultato inaccessibile per le possibilità tecniche della compagine genovese che pure, oltre a Locatelli, poteva contare su fior di atleti come Macelloni, Blondet, Onori.

1973-74: terza piazza per l’Imperia 

La nostra rappresentanza regionale nel girone A della Serie D 1973-74 risultò particolarmente folta: l’Imperia arrivò terza, fallendo di poco la rincorsa al Casale nonostante il gran gioco dell’ex-bolognese Ghetti ed il ritorno in panchina di Bodi al posto di Duzioni; quarto posto per il Sestri Levante, di cui va ricordata la direzione tecnica di Fosco Becattini; nona l’Entella, quattordicesima la neo promossa Levante che allineò illustri personaggi del mondo calcistico genovese, dall’ex savonese Tosello, agli ex genoani Locatelli e Morelli (si pensi che, nel vittorioso campionato di Promozione 1972-73  aveva giocato nelle fila dei “blu” assicurativi perfino Paolone Barison, poi mancato in seguito ad un tragico incidente stradale nel quale era rimasto gravemente ferito anche Gigi Radice, suo grande amico con il quale stava tornando cda una gita in Riviera).

1974-75: il Savona scende in Serie D

La stagione del mesto ritorno del Savona in Serie D. Molto nutrita anche in questa annata la nostra rappresentanza regionale presente nel girone “A”. La migliore del lotto, dominato dall’Albese dei De Gasperi e Strumia, risultò l’Imperia allenata da Turra che, ricostituita la coppia degli eterni “cognati terribili” Natta e Gittone giunse al quarto posto; subito dietro si piazzò l’Entella, mentre il Savona, partito male e poi ripresosi grazie all’avvento nella direzione tecnica della coppia Cucchi-Pelizzari finì con l’assestarsi sulla settima posizione. Nono posto per la Sarzanese, diretta da Castellazzi, illuminata dalla classe di Dido; mentre si rivelò inevitabile la retrocessione per la Levante, in un campionato risultato inaccessibile per le possibilità tecniche della compagine genovese che pure, oltre a Locatelli, poteva contare su fior di atleti come Macelloni, Blondet, Onori.

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3 novembre 1974 7a giornata Entella-Savona 1-0. Questi i biancoblu in campo quel giorno: da sinistra: il segretario Chiarenza, Orcino, Perlo, Rota, Canepa, Nacinovich, Borri; in ginocchio: Favalli, Cucchi, Corbelli, Corbellini, Brignole

1975-76: Bodi licenziato due volte

Nella Serie D, girone “A”, si può ben affermare che il Savona perse una grande occasione: il nervosismo del “patron” Robbiano capace di licenziare nella stessa stagione due volte Bodi (sostituito alla fine da Nino Parodi, ex-centravanti di Vado, Alessandria, Vigevano e dello stesso Savona), finì con il frenare il rendimento della compagine biancoblu che, pur disponendo di due “bocche da fuoco” come Panucci e Beppe Corbellini, giunse soltanto terza alle spalle della non irresistibile coppia Biellese-Omegna (la partita persa in casa dagli striscioni, ad opera dei “lanieri” grida ancora adesso vendetta).

In quel campionato si registrò anche il gradito ritorno della Sanremese giunta sesta nella classifica finale: tra i biancoazzurri, allenati da Brenna, si posero in evidenza tutta una serie di assi del calcio ligure, dal “libero” Gatti ad Alberto Tonoli ed ancora Zitta, Scaburri, Bruno Perlo, Giampiero Ventura (attuale c.t. della Nazionale, dopo una lunga carriera sulle panchine di Entella, Cagliari, Sampdoria, Bari e Torino).

Questi i piazzamenti conseguiti dalle altre liguri presenti in quel torneo: decima l’Imperia, undicesimo il Sestri Levante (in evidenza il centravanti di scuola savonese Tonino Sacco), dodicesima l’Entella, che aveva rilanciato in panchina un grosso nome come quello di “Nano” Bassetto.

1976-77: Robbiano caccia Tognon

In Serie D, girone A 1976-77, successo finale di un Omegna targato Liguria; nelle fila rossonere alla regia di Piero Pittofrati, corrisposero, infatti, puntualissimi i gol di Victor Panucci, come era già avvenuta nelle juniores del Savona dei primi anni ’60.

Ancora turbolenta la vita del Savona in quel periodo: dopo poche giornate di campionato Robbiano cacciò “mister” Omero Tognon, sostituendolo con l’inadatto Agosti; tra i biancoblu non bastarono così, per avvicinarsi al primato, le meraviglie delle mezze ali Pupo e Pandolfi e la regolarità realizzatrice di Geremia.

Il Savona fu soltanto quarto, mentre sorprese al quinto posto il Sestri Levante del presidente Pezzi e dell’allenatore Becattini, che allineò il micidiale tandem tandem d’attacco formato da Cuccu e Melillo. Sesta arrivò l’Entella allenata da Baveni che disponeva di un grande attacco imperniato su “lampadina” Chiarotto, Comini, Favara e sull’ancor validissimo Ermanno Cristin. Ottavo posto per l’Imperia e nona posizione per la neo-promossa Rivarolese, diretta da un Nocentini in grado di mixare al meglio la giovanile esuberanza di Bocchinu con l’esperienza di Tiziano Stevan e Pucci Gittone; quest’ultimo ormai in chiusura di carriera, prima di dedicarsi completamente alla famiglia ed al distributore di Pegli.

1977-78: Savona con Persenda in panchina

I campionati della stagione 1977-78 furono incentrati, al nostro livello, sulla prospettiva della nuova strutturazione dei tornei prevista dalla Federazione attraverso lo sdoppiamento della Serie C, in C1 e C2. In Serie D si verificò così la promozione in Serie C2 assicurata per Imperia, vincitrice del girone, Savona seconda e Sanremese quinta.

Le annotazioni più importanti riguardanti delle nostre squadre: nei nero-azzurri imperiesi, mentore Bruno Baveni, l’esplosione degli attaccanti Sacco e Manitto; nel Savona l’avvento in panchina di Valentino Persenda, uno degli uomini-simbolo di tutta la storia biancoblu; nella Sanremese l’affermarsi di un giocatore di valore come Graglia.

Restarono escluse dalla nuova C2: Sestri Levante, Entella, (non erano bastati i goal di Cristin e il ritorno in panchina di “Budda” Campanelli, Albenga (dove aveva esordito in panchnina Paolo Tonelli) e Rivarolese (retrocessa direttamente nei dilettanti).

1978-79:  brillano Albenga e Pontedecimo

La Serie D, ormai diventata la quinta serie nazionale, vide l’affermazione nel girone “A” dell’Arona, con questi piazzamenti conseguiti dalle liguri: quinta Albenga, settimo Pontedecimo, dodicesimo Sestri Levante, quindicesima Entella, retrocessa.

In Serie D il passaggio di categoria premiò Asti e Omegna, mentre risultò sorprendente il quarto posto realizzato dal Pontedecimo, neo promosso e diretto dall’ex genoano Luciano Delfino, con in organico un goleador come Sodini capace di realizzare 19 reti.

Il Sestri Levante finì undicesimo, l’Albenga dodicesima mentre durò soltanto dodici mesi il sogno di gloria della Sestrese, appena risalita dalla Promozione e terminata diciottesima, nonostante il buon lavoro del “mister” Edilio Solari

1979-80: Pontedecimo ok, scende la Sestrese

In Serie D il passaggio di categoria premiò Asti ed Omegna, mentre risultò sorprendente il quarto posto del Pontedecimo neo promosso e diretto dall’ex genoano Luciano Delfino, forte di un goleador come Sodini capace di realizzare ben 19 reti. Il Sestri Levante finì undicesimo, l’Albenga dodicesima mentre durò soltanto 12 mesi il sogno di gloria della Sestrese, appena risalita dalla Promozione e terminata diciottesima, nonostante il buon lavoro del “mister” Edilio Solari.

1980-81: Sacco trascina l’Imperia

Nella Serie D, girone “A”, si verificò il pronto riscatto dell’Imperia, dopo la delusione della precedente stagione. I nerazzurri trovarono subito la via di una nuova promozione avvalendosi dell’apporto del tecnico di scuola juventina Giovannino Sacco, mentre la squadra poggiò essenzialmente su Schiesaro, Sacco, Lombardi e Atragene. Al sesto  posto si classificò il Rapallo, capace di recuperare il posto il Serie D dopo un’eclisse più che decennale grazie alla fusione con la squadra genovese del San Desiderio che, nella stagione precedente, aveva vinto lo spareggio-promozione imponendosi 4-2 al Vado sul terreno di Marassi, undicesimo il Pontedecimo, quattordicesima l’Albenga, diciassettesimo il Sestri Levante.

1981-82: la D diventa Interregionale

Il campionato di Serie D muta la propria denominazione in campionato Interregionale, rimanendo comunque il quinto livello della struttura del calcio italiano. Nel girone “E” vinto dal Pontedera, l’Entella si piazzò al quarto posto, con 12 reti del ritrovato Sodini, il Vado, ritornato dopo ben 22 anni a respirare l’aria di questo livello, al settimo posto, la Sarzanese al nono, Sestri Levante decimo, Albenga undicesima, Rapallo tredicesima. Retrocessione per il Pontedecimo, quattordicesimo, anche se nelle fila granata Marazzi riuscì nell’impresa di mettere a segno ben 12 gol.

1982-83: cresce la Cairese di Cesare Brin

Liguri divise in due diverse “poule”. Nel girone “A”, protagoniste le piemontesi con la Biellese a dettare legge grazie al goleador Enzo ex- foggiano e romanista, le migliori rappresentanti della nostra regione furono due neo-promosse: la Busallese piazzatasi al  quarto posto, grazie anche ad un campionato “monstre” sfoderato  dal difensore ex genoano Scremin e la Cairese, giunta quinta. Una Cairese ormai attrezzata da Cesare Brin per competere ai massimi livelli e illuminata dai tocchi di classe di “Miro” Zunino oltre ad essere sospinta dai goal di Bennati. Nono posto per il Vado, sorretto dalla classe di un Mazzucchelli, che forse avrebbe potuto compiere qualche gradino in più nella carriera; decima piazza per l’Albenga, imperniata sul tandem di centrocampo “tutta esperienza” Plutino-Bosca.

1983-84: spareggio fatale per la Cairese

Nel campionato Interregionale definito decollo della Cairese, arrivata questa volta a sfiorare il successo finale. Non furono infatti sufficienti le normali giornate di campionato per dirimere il contenzioso tra i gialloblu e la Pro Vercelli. Ci volle uno spareggio che vide le “bianche casacche” imporsi per 2-1 ai tempi supplementari.

Grande campionato anche per l’Albenga, in quella stagione 1983-84: gli ingauni giunsero al terzo posto, con una squadra dinamicizzata dalla “verve” di Franco Davi e resa pericolosa dalla sempre puntuale presenza in zona goal di Antonio Marcolini. La “sorpresissima” fu però fatta registrare dalla neo-promossa Andora, giunta al quinto posto: il tecnico Sinagra dimostrò tutto il valore delle sue intuizioni, avendo radunato in bianco-celeste alcuni dei migliori prodotti del calcio ponentino, da Atragene a Marinelli a Ottonello.

Vado al sesto posto, un piazzamento di lusso dovuto soprattutto al buon funzionamento del tandem d’attacco Altovino – Catroppa. La Busallese, invece, non riuscì a ripetere il bell’exploit del campionato precedente, finendo al sedicesimo posto e chiudendo definitivamente l’esperienza dei tornei interregionali.

Nel girone “E” di quel campionato interregionale si pose in evidenza anche la Sarzanese (quarta), con il marcatore Tosi in grande spolvero; di seguito arrivarono l’Entella (quinta) ed il Rapallo (sesto). Buono anche il comportamento della matricola Migliarinese (ottava).

1984-85: super Cairese conquista la Serie C”

In quell’annata 84-85 si compì, nel girone “A” dell’Interregionale, il capolavoro di Brin e Seghezza; la Cairese riuscì a vincere il campionato. L’esperienza di Zunino e Ottonello; la forza di Mario Bertone; il senso del goal di Altovino, ebbero ragione dell’intero lotto delle contendenti e, per la prima volta, il capoluogo della Val Bormida riuscì ad accedere all’olimpo della Serie C/2.

Alle spalle della Cairese risultò di spicco il sesto posto dell’Albenga ed il decimo dell’Andora, mentre retrocedettero Varazze (il cui ritorno al di fuori dei campionati regionali durò così proprio “l’espace d’un  matin”) e il Vado (ceduto Catroppa al Casale, la coppia Sodini-Monte non riuscì a colmare il vuoto lasciato dal goleador).

Anche a Levante, nel girone ”E”, si registrò un successo ligure, con l’Entella (fusasi nel frattempo con i vicini di casa del Bacezza) capace di vincere il campionato, portando anche Antonucci (dodici reti) al vertice della classifica cannonieri. Alle spalle dei bianco-celesti si classificarono: Migliarinese (quarta), Sarzanese (settima), Rapallo (ottavo) e Bogliasco-Pontetto, sfortunata neo promossa, finita al sedicesimo posto.

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La grande Cairese capace di conquistare la promozione di Serie C2: da sin., in piedi, Talami, Turone, Pietropaolo (per lui un ricordo commosso), Tomasino, Di Stefano, Fracas; accosciati: Bozzini, Castellazzi, Natale, Eretta

1985-86: Imperia alle spalle del Casale 

Nell’Interregionale, girone A, la stagione ’85-86 va ricordata soprattutto per il duello al vertice tra Casale e Imperia, con successo finale dei nerostellati: per l’Imperia giunta seconda, rimasero in bacheca le tredici reti del centravanti italo-belga Claudio Desolati, già protagonista nei suoi anni verdi con Genoa e Fiorentina.

Positivo si rivelò l’esordio della nuova Levante C-Pegliese (società frutto di fusioni successive tra Levante, Gruppo C e – appunto – Pegliese) classificatasi al sesto posto, decima piazza per l’Albenga e quattordicesima (con retrocessione) per l’Andora, dove a Spigno non riuscì l’impresa di rimpiazzare a dovere Sinagra.

Una ligure al secondo posto anche nel girone “E” dell’Interregionale: la Migliarinese sospinta dai goal di Pini, insidiò, infatti, fino alla fine il primato del Cuoiopelli. Le altre nostre corregionali incluse in quel girone terminarono all’undicesimo posto la Sarzanese, quattordicesima la Sammargheritese, sedicesimo (con retrocessione) il Rapallo.

1986-87: Panucci salva il Savona

Nel girone “A” del campionato interregionale la migliore delle “nostre” risultò la Levante “C” Pegliese (con ottime prestazioni di Parodi, Roffi e Monari) piazzatasi al quarto posto, sesta arrivò l’Albenga, ottava la Cairese, che per risalire la china aveva puntato sull’esperienza di Romei e Barlassina.

All’insegna dell’incertezza il campionato del Savona: la società era stata rilevata da due personaggi, Quartaroli e Binacchi (quest’ultimo ricoprì anche l’incarico di allenatore), già protagonisti del fallimento del Suzzara. I due tipi amavano confondere il calcio con gli affari e la cassa della società con la propria.

Chiamati a Savona un buon nugolo di giocatori d’esperienza, fra cui il fantasioso brasiliano Carlinho dal tiro a fulmicotone, i due abbandonarono la piazza a tre-quarti del cammino, lasciandosi alle spalle misteriose storie di assegni a vuoto. Toccò così a “Victor” Panucci tirare in salvo la barca, guidando dalla panchina la squadra “ragazzi” al nono posto finale.

Da ricordare ancora il decimo posto del Vado e la retrocessione dell’Imperia entrata in una gravissima crisi societaria. La stagione 86-87 fu, soprattutto, la stagione di una grande Sarzanese, vittoriosa nel girone “E” del campionato interregionale con due punti di distacco sul tenacissimo Carpi. Una macchina perfetta quella rosso-nera oliata a dovere dall’allenatore Bergamini e fatta girare al massimo in campo, dai vari Discepoli, Romiti, Russi, Vignali. In quello stesso girone la Migliarinese arrivò decima, mentre il Levanto conseguì il sedicesimo posto.

 

 

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Il Vado tornato in Serie D

1987-88: i debiti affondano il Savona

Al Savona il periodo della presidenza di Enzo Grenno (subentrato al disastro Binacchi- Quartaroli) iniziò proprio male: non tanto per l’andamento sportivo, perché la squadra impostata su di un rigido assetto difensivo dall’allenatore-giocatore Mauro Della Bianchina conseguì un buon sesto posto finale, quanto per ragioni di carattere economico.

I debiti accumulati nei confronti della Federazione da parte della precedente gestione, causarono infatti l’esclusione del sodalizio dal campionato Interregionale 1988-89: il “clan” biancoblu, comunque, seppe recuperare subito il proprio posto vincendo con assoluta facilità il proprio girone di Promozione.

Le altre liguri militanti nell’Interregionale ’87-88, girone “A”, finirono il campionato in queste posizioni: settima Ventimigliese (neo-promossa, portata in alto dal buon lavoro dell’allenatore Pisano, ex-interista, savonese e imperiese), ottava la Cairese, nono il Vado, tredicesima la Levante C. Nel girone “E” si registrò un buon comportamento della matricola Sammargheritese (sesta) nelle cui fila si dimostrarono esplosivi Marchesini ed Ubertelli e dodicesimo posto per la Migliarinese.

1988-89: Barlassina promuove il Cuneo

Molto numeroso risultò il nugolo delle liguri partecipanti al campionato Interregionale 88-89, girone “A”. Il primato, però, toccò ad una piemontese, il Cuneo, pieno di ex-savonesi, dall’allenatore Barlassina ai giocatori Nistri e Parenti. Ma il successo dei biancorossi cuneesi fu contrastato fino in fondo dalla Levante C, magistralmente diretta da Locatelli, ed imperniata sugli ottimi Zappa, Carrea, Ubertelli, Sisinni: i gialloblu arrivarono secondi.

I piazzamenti delle altre liguri registrarono il quinto posto della Sammargheritese (con Sarti-Magi a suggerire tante palle goal a Righetti), sesta la Carcarese, in una fase di grande entusiasmo per la Val Bormida, nona la Ventimigliese, undicesimo il Vado, dove si registrò l’esordio del generosissimo centrocampista Ponzo, poi approdato a  Cesena, Reggiana, Modena e tornato a Savona per chiudere la carriera (la sua tragica scomparsa è una ferita ancora fresca e dolorosa per i famigliari e tutti gli sportivi), poi il Levanto tredicesimo e l’Albenga quattordicesima.

Amara retrocessione, invece, per la Cairese che terminò quindicesima nonostante le capacità realizzatrici messe in mostra da Valeri e l’illuminata regia dell’anziano Manueli ex di Alessandria, Genoa, Atalanta e Varese.

1989-90: Savona quinto con Vallongo

Risultò positivo anche il ritorno del Savona nell’ambito del Girone “A” del campionato Interregionale. La squadra biancoblu, affidata a Vallongo che sostituì Della Bianchina (trainer di una super-vittoria nel campionato di Promozione 88-89, conclusosi con una sola sconfitta al passivo), trovò i suoi punti di forza nell’attaccante Valeri e nei centrocampisti Chicchiarelli e D’Agostino conseguendo un buon quinti posto. Nona posizione per la Pegliese Rostkafè (che aveva abbandonato l’etichetta “Levante”), tredicesimo posto per la Ventimigliese allenata da Spigno e quattordicesima piazza per la Sammargheritese.

1990-91: il Savona vince la Coppa Italia

Il girone A del campionato Interregionale venne dominato da cima a fondo da una formidabile Pistoiese, sconfitta una sola volta in tutta la stagione. Il Savona giunse quarto, seguito da Sammargheritese sesta, Rapallo settimo, mentre Pegliese e Ventimigliese subirono la disfatta della retrocessione.

L’annata 1990-91 va però ricordata per un avvenimento di grande importanza, almeno per la nostra modesta storia: la finale della Coppa Italia Dilettanti, infatti si trasformò in un affare “regionale” tra Savona e Sestrese. I  biancoblu si erano affermati nella Coppa riservata alla Categoria dell’Interregionale, i verdestellati in quella riservata alle squadre di Promozione. Il derby si svolse a Locri, in una sede insolita ad oltre 2.000 km. di distanza dalla nostra Riviera. Scelta un po’ folle sul piano logistico e della partecipazione delle tifoserie.

Riportiamo per intero il tabellino di quella partita.

23 Giugno 1991

Savona – Sestrese 2-0

Reti: Gatti 30’ e 92’.

Savona: Viviani, Mozzone, Carrea, Adda, Marazzi, Bottari, Bocchi, Cuc, Gatti, Di Somma (Biolzi dal 59’) Lentini; all. Vallongo.

Sestrese: Vallebona, Dolcino, Bevilacqua, Pesce, Puppo, Alessio, Mieli, Tretarossi, Prestia, Noris, Balboni (Pileddu dal 69’); all. Bodi.

Arbitro: Garrito di Catania.

Insomma dopo tanti anni un vero, grande, trionfo per il Savona resuscitato dal giovane presidente Enzo Grenno, da sempre innamorato dei colori biancoblu.

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I protagonisti della storica vittoria di Coppa. In piedi da sin.: il massaggiatore Prussiati, Viviani, Adda, Sinopia, Mozzone, il medico sociale dottor Stellatelli, Di Somma, Barlocco, il presidente Grenno, l’allenatore Vallongo; al centro: Cuc, il magazziniere Bertolucci, Lazzaretti, Bonomo; seduti: Lentini, Carrea, Bottari, Gatti, Biolzi, Bocchi

1991-92: Savona beffato ai rigori

Risultò avvincente e drammatico il campionato del Savona: i biancoblu disputarono, infatti, un vero e proprio testa a testa con la compagine lombarda dell’Oltrepo, per il primato nel girone A dell’Interregionale. Il sogno dei savonesi svanì soltanto davanti alla lotteria dei calci di rigore, tirati in conclusione dello spareggio svoltosi sul terreno del “Natal Palli” di Casale Monferrato. Non erano bastati i 49 punti totalizzati in classifica, per quel Savona allenato da Corrado Orcino (ex-perla del vivaio anni’70).

Intanto in casa savonese si stava affermando il carisma del portiere Viviani, un atleta che può ben essere giudicato come uno dei migliori interpreti del ruolo nell’intera storia della società che pure può vantare una galleria di numeri 1 davvero illustri: Martini, Valerio Bacigalupo, Pendibene, Bruno Ferrero, Tonoli, Ghizzardi, Zenga, Ridolfi tanto per fare soltanto qualche nome.

Le altre liguri partecipanti al campionato Interregionale 1991-92 si piazzarono in questo modo: ottava Sammargheritese, dodicesimo Rapallo, tredicesima Sarzanese, diciottesima (retrocessa) Cairese.

1992-93: nasce il Campionato Nazionale Dilettanti

Il campionato Interregionale mutò nuovamente denominazione, assumendo quella di Campionato Nazionale Dilettanti. Nel girone “A” vinto dalla Vogherese, che poteva contare sull’esperienza del direttore sportivo Osvaldo Verdi già grande terzino  del Savona in Serie B, la migliore delle liguri risultò il Rapallo giunto terzo (cannoniere Marafioti con 12 bersagli). Il resto della “nostra” classifica si configurò così: Savona quinto (buono il duo d’attacco Ferraris-Pilleddu, acquistato dalla Sestrese), Sanremese decima, Sarzanese quindicesima e Sammargheritese diciottesima, retrocessa con l’ex difensore genoano Gorin coinvolto nel crack quale responsabile, per qualche tempo, della panchina degli arancioni.

1993-94: scendono Sanremese e Migliarinese

Ancora il Rapallo sugli scudi nel girone “A” del CND ’93-94 vinto dalla Pro Vercelli; i ruentini si classificarono al quarto posto presentando in organico anche il difensore Da Silva, figlio del famosissimo attaccante brasiliano della Sampdoria negli anni ’60. Il Savona terminò settimo con un po’ di delusione per via dell’apporto altalenante fornito dall’atteso “piede di velluto” Verdicchio; la Sarzanese, nella cui fila stava facendo le sue prime prove di goleador Masitto, si classificò undicesima. La retrocessione toccò a Sanremese (sulla cui panchina era tornato Rondanini) e Migliarinese (appena risalita e subito discesa).

1994-95: gran ritorno della Sestrese

Il ritorno della Sestrese nel girone “A” del CND fece registrare un ottimo risultato: il trio Balboni- Noris-Pennone riuscì a far salire – grazie ad ottime prestazioni a centrocampo e in attacco – le quotazioni dei verdi fino al terzo posto; quarto il Savona di Ferraro, mentre fu retrocesso il Rapallo colpito da una crisi finanziaria, dopo le buone prestazioni delle stagioni precedenti

1995-96: delude il Savona di Ferraro

Le prestazioni delle liguri nel Girone “A” del CND risultarono modestissime. Il Savona, che pure era riuscito a battere la capolista Pisa (1-0) in una gara casalinga che aveva registrato – dopo tanti anni – il ritorno di un discreto pubblico al “Bacigalupo”, fermò la propria corsa all’undicesimo posto, rendendo vani gli stimoli offerti da un allenatore preparato come Ferraro e la presenza di giocatori esperti come Sbravati, Valentino, Peluffo; quattordicesimo posto per la Sestrese e retrocessione per il Pontedecimo.

1996-97: Patrick Panucci re dei bomber

Nel girone “A del CND, dominato dal Viareggio, si registrò un buon ritorno della Sanremese (terza) allenata da Cichero, un fedelissimo rimasto nei ranghi della società anche nel momento della caduta fino alla Terza categoria dilettanti.

Un Savona altalenante giunse settimo, pagando il prezzo della sostituzione di un allenatore come Mialich con il tecnico delle giovanili Cusimano e presentando anche il ritorno in bianco blu di Patrick Panucci, capocannoniere dalle eccellenti doti balistiche, capace di segnare ben 18 reti quasi tutte su calcio da fermo.

Dodicesimo posto per l’Imperia e retrocessione per la Sestrese: Gigi Bodi, tornato sulla panchina dei “verdi” nel finale di stagione per un disperato tentativo di salvataggio, una sua specialità, non riuscì a trasformarsi nel solito taumaturgo.

1997-98: la Sanremese torna in C2, Savona ko 

Grande impresa della Sanremese, nel girone A del CND, con il primo posto che riportava i matuziani, dopo tanti anni, nella serie C2; una vetrina più consona al valore e alla qualità di giocatori come Notari, Spatari, Biffi, Calabria, Lerda protagonisti di questa brillante affermazione.

Modesto invece il torneo dell’Imperia: decimo posto nonostante l’avvenuto saccheggio delle spoglie savonesi avvenuto nel corso del mercato estivo. Erano passati ai nerazzurri l’allenatore Ferraro, il portiere Viviani, Sbravati, Peluffo, Di Capita, Bocchi.

Una nota dolorosa era stata rappresentata dalle retrocessioni di Savona ed Entella nell’Eccellenza regionale.

1998-99: promossa l’Imperia di Viviani e Giuntoli

Torna in Serie C2 l’Imperia che vince il campionato avvalendosi della classe e dell’esperienza di giocatori come Viviani, Giuntoli, Perrella, Bongiorni, Peluffo.  Alla terzultima giornata di Campionato l’Imperia sconfigge la Novese, mentre la grande rivale Sant’Angelo Lodigiano crolla sul neutro di Novi contro la Valenzana. E’ il sorpasso decisivo. Nel girone milita soltanto un’altra squadra ligure, la Sestrese che si piazza al nono posto.

1999-2000: Sestrese “bruciata” dal Moncalieri

In Serie D ottimo comportamento della Sestrese, che contende fino alla fine (pur dovendo subire tre punti di penalizzazione) la prima piazza al sorprendente Moncalieri (nei “verdi” si pone in evidenza il cannoniere di colore Egbedi): negativo invece il rientro in Serie D dell’Entella, i biancocelesti, infatti, retrocedono malinconicamente in compagnia di Novese, Atletico Elmas e Arzachena (ci sono le sarde, infatti, con le liguri-piemontesi).

2000-2001: torna il Savona con Bettino Piero

Torna il Savona con l’ambizioso Bettino Piro alla presidenza e lotta a lungo per il primato, classificandosi alla fine al terzo posto alle spalle di Valenzana e Sangiustese. Nel girone ci sono anche Sanremese (undicesima) e Sestrese (quindicesima) oltre all’Imperia che retrocede malamente (6 punti in 34 partite).

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3 Marzo 2002,  25a giornata: Savona-Imperia 4-1. La formazione che ha sconfitto l’Imperia: in piedi da sin. Iacono, Peluffo, Aloe, Cocito, Lamberti, Barone; in ginocchio da sin. Riolfo, Bracaloni, Perrella, Di Gioia, Piccolo

2001-2002: Savona promosso nello spareggio

La stagione 2001-2002 è da ricordare, soprattutto, per l’impresa del Savona, allenato da Felice Tufano, nel girone A della Serie D. Il duello con l’Ivrea non si esaurisce nelle 34 giornate di campionato. Per dirimere la supremazia e sancire la promozione in Serie C2 ci vuole uno spareggio che si disputa in quel di Voghera, presenti almeno 3000 savonesi in trasferta. Decide un goal di Bracaloni (1-0), ex atalantino e clivense, il giocatore di maggior classe del team biancoblu, che pure vanta assi quali il difensore Biffi, l’esterno Barone, il mediano incontrista Perrella, anch’egli con un passato ai massimi livelli con il Vicenza.

Buon campionato della Sanremese al quinto posto (è tornato in  biancozzurro “Charlie” Calabria, affiancato, in attacco, da Prunecchi), retrocedeno il Vado neo-promosso e la Sestrese.

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L’ottima Sanremese della stagione 2001-2002

2002-2003: terza piazza per la Sanremese

In serie D le liguri sono inserite nel girone E, quello delle squadre toscane. Vince il campionato il Cappiano Romaiano, a rappresentare la Liguria ci sono: Sanremese, terza (ancora i goal di Calabria e l’esperienza di Cristiano Giuntoli, Valentino Papa e Liperoti), Imperia sesta, Lavagnese dodicesima e il ripescato Vado tredicesimo, dove si mettono in luce due bomber di valore come Prunecchi e Ferragina, il figlio d’arte Turone e i due ottimi centrocampisti Cosenza e Balducci.

2003-2004: Sanremese promossa ai play off

In Serie D ancora le liguri si trovano inserite nel girone E a confronto con le toscane: si impone la Massese, ma la Sanremese si piazza seconda e recupera, attraverso i play-off il posto in Serie C2 (l’acquisto di Biffi dal Savona si rivela assolutamente azzeccato, ma con l’ex-milanista ci sono i soliti Giuntoli, Calabria, Liperoti capaci di disputare un torneo di avanguardia coadiuvati da Addona, Trmarchi, Lorieri, Mosciano). Terzo posto per la Lavagnese della colonia argentina (i fratelli Lovera, Martin Serralta).

Grande campionato anche per il Vado classificatosi al quarto posto: si impone il piccolo ma micidiale Iannolo, che segna ventitre reti affiancando in testa alla classifica dei cannonieri Bonucelli della Massese: in rossoblu ottimo campionato anche per il duo Grabinski-Marotta.

Buon undicesimo posto per la matricola Foce Vara, che allinea tra gli altri l’ex-spezzino Caverzan mentre delude (e retrocede) l’Imperia, quindicesima: una squadra composta da giocatori nessuno dei quali in grado di lasciare il segno nella storia della società nerazzurra.

2004-2005: il Savona si salva ai play out

Tre sole liguri nel girone A vinto dal Cuneo. Ottimo campionato dei rossoblu Loanesi neo-promossi, che schierano giocatori di grande esperienza come Patrick Panucci, Siciliano, Peluffo e Giacchino; purtroppo sarà l’unico campionato a questo livello disputato dal club loanese. Conseguito l’ottavo posto arriverà una retrocessione d’ufficio per irregolarità amministrative che faranno svanire il sogno.

Il Vado, trascinato dalle reti di Grabinski  si piazza all’undicesimo posto, mentre il Savona, in piena crisi societaria si salva superando ai play out il Versilia all’ultimo respiro.

2005-2005: “Cordata” salva il Savona dal crack

Nel girone A ci sono soltanto Vado e Savona. Mentre i rossoblu disputano un campionato ad alto livello piazzandosi al sesto posto con una squadra diretta da Vincenzo Eretta e imperniata sul portiere figlio d’arte Ghizzardi, il cannoniere argentino Grabinski e l’eclettico trequartista Giacchino, la stagione è drammatica per il Savona che, nonostante le 13 reti di Iannolo, retrocede mentre a livello societario viene paventato il fallimento.

La chiusura definitiva dell’attività da parte del glorioso sodalizio che, in quel momento, stava per compiere i cento anni, è scongiurata grazie all’intervento di una cordata di professionisti locali guidata dall’avvocato Roberto Romani che rileva la società e ottiene la riammissione al campionato di Serie D.

2005-2006: Grabinski bomber biancoblu

Nel girone A le liguri sono cinque, a Savona e Vado si sono affiancate Lavagnese, Imperia e Sestri Levante. Il Savona disputa un grande campionato sotto la guida di Riolfo e si piazza al secondo posto alle spalle della Canavese. Grabinski è passato dal rossoblu al biancoblu mettendo a segno ben 18 reti. Lavagnese al nono posto, Imperia tredicesima, Sestri Levante quattordicesimo, Vado quindicesimo.

2007-2008: scendono Sanremese, Imperia e Vado

Sette squadre ligure militano in Serie D, girone A, ma per tre di esse arriva inesorabile la sentenza di retrocessione: Vado diciassettesimo posto, Sanremese sedicesimo e Imperia quindicesimo si vedono costrette ad abbandonare la categoria. La migliore delle nostre squadre regionali risulta così la Lavagnese, ben sorretta da Masitto, Albrieux e Cappanelli, che si piazza al quarto posto. Quinto il Savona, che disputa un torneo sotto tono rispetto alle premesse della vigilia anche se in difesa spiccano le prestazioni di Alessio Barone e Cristiano Giuntoli. Buon torneo della Sestrese, settima e salvezza raggiunta per il Sestri Levante classificato al dodicesimo posto.

2008-2009: lo Spezia inizia la scalata

Lo Spezia raggiunge la promozione grazie alla rinuncia della Biellese che aveva vinto il campionato e inizia la rincorsa che lo porterà nuovamente in Serie B. In grande evidenza tra gli “aquilotti” gli attaccanti Lazzaro e Di Paola. Quarto posto per la Sarzanese di Cesarini, al settimo posto il Savona e al nono l’eterna rivale Entella, ancora lontana dai fasti dell’attualità. La Lavagnese occupa la decima piazza. Sestrese quattordicesima. Il Sestri Levante retrocede in conclusione di play off davvero sfortunati.

2009-2010: trionfa il Savona di Iacolino

Campionato trionfale per un grande Savona, allenato da Iacolino, mago delle promozioni. I biancoblu mettono assieme ben 85 punti, perdendo soltanto 3 partite in tutto il torneo. Staccata di ben 18 punti la grande rivale Entella, al terzo posto nonostante i tanti goal di Soragna, un ex savonese. La Sarzanese si piazza al quinto posto e la Lavagnese al settimo. Retrocede la Sestrese nonostante il buon campionato del goleador Alessi arrivato a gennaio a rafforzare tardivamente i “verdi”.

2010-2011: Cuneo big, liguri in ombra

Grande campionato del Cuneo e liguri in ombra: Lavagnese nona, Sarzanese undicesima, Chiavari Calcio dodicesima.

2011-2012: brilla solo la Lavagnese

Sale in Lega Pro (ancora Seconda Divisione) il Valle d’Aosta. La Lavagnese si piazza seconda attraverso i play off, ma non serve per il ripescaggio: il migliore dei rivieraschi è Denaro ma con lui spicca l’argentino Sogno. Chiavari Calcio al nono posto. Undicesima l’Imperia sorretta dall’esperienza di Moronti e Lamberti, dodicesimo il Bogliasco.

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Il Bogliasco della stagione 2011-2012

2012-2013: Imperia fanalino di coda

Si impone il Bra. La Lavagnese risulta la migliore delle liguri con il terzo posto: si distinguono con la maglia bianconera Dondero ed Avellino che non saltano neppure una partita, risultando tra i pochissimi sempre presenti nell’intero girone. Settimo posto per il Chiavari Calcio e ottavo per il Sestri Levante. Bogliasco decimo e sconsolante retrocessione per l’Imperia relegata all’ultima piazza.

2013-2014: Vado ottimo settimo posto

Grande sorpresa la vertice si impone la “Giana Erminio“ di Gorgonzola, una  compagine assolutamente non pronosticata alla vigilia. Lavagnese e Rapallo-Bogliasco incalzano ma non riescono nell’impresa, pur conseguendo un terzo e un quarto posto onorevolissimi. Buon campionato anche per il Vado, settimo: i rossoblu allineano giocatori di valore e esperienza tra i quali gli ex-savonesi Soragna e Siciliano. Ottavo posto per il Chiavari Calcio che chiude però a questo punto la propria esperienza societaria. Il Sestri Levante si salva ai play out.

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La magnifica Lavagnese nel torneo 2013 – 2014. Formazione : Stancampiano, Melli, Testoni, Boisfer, Lorenzini, Bettati, Pescatore , Monacizzo, Longobardi, Firenze, Piacentini

2014-2015: Longobardi “spinge” il Sestri Levante

Grande campionato del Sestri Levante, sospinto dai goal di Longobardi: i rossoblu “corsari” si piazzano al secondo posto distanziati di un solo punto dal Cuneo ormai abbonato a vincere il campionato. Nono posto per la Lavagnese, dodicesimo per il Vado. Argentina e Rapallo Bogliasco ottengono la salvezza dopo un campionato di sofferenza.

2015-2016: Bellinzago vince e si scioglie

Sette liguri partecipano al girone A vinto dallo Sporting Bellinzago di Sandro Siciliano, attuale trainer del Savona: dopo aver vinto il campionato però ci si accorgerà dell’enormità di spese occorrenti per partecipare alla Lega Pro e addirittura il sodalizio novarese si scioglierà.

La migliore delle liguri è la Lavagnese con un buon terzo posto: i bianconeri allineano anche la giovane promessa Okereke, un nigeriano di proprietà dello Spezia che dimostra qualità di alto livello. Al quinto posto l’Argentina, settimo il Sestri Levante, nono il RapalloBogliasco che, sempre a causa di difficoltà finanziarie, poi dovrà procedere a una fusione dalla quale sorgerà l’attuale Sporting Recco, quindicesimo il neo promosso Ligorna tornato in serie D dopo quarantasette anni. Retrocede il Vado eliminato ai play out dalla Fezzanese.

 

I NOSTRI MIGLIORI GIOCATORI DI TUTTI I TEMPI NAZIONALE PER NAZIONALE

di FRANCO ASTENGO

Uno sguardo d’insieme sulla storia del calcio internazionale (testo tratto da “Il calcio e le sere d’inverno” e-book di Franco Astengo disponibile presso tutte le migliori librerie online) con una appendice.

L’obiettivo potrà essere giudicato troppo ambizioso: quello di riuscire a fornire uno sguardo d’insieme sulla storia del calcio internazionale, attraverso l’indicazione dei migliori giocatori che hanno indossato la maglia delle nazionali più importanti.

Gli elenchi che seguiranno rappresentano, comunque, un semplice gioco della memoria eseguito però attraverso precisi criteri documentali che possono renderli in una qualche misura plausibili a tutti gli appassionati di statistiche calcistiche. Si tratta delle ipotetiche “rose” dei 22 migliori calciatori di ogni tempo, con esclusione di quelli in attività, suddivisi per squadre nazionali.

I paesi prescelti hanno costituito, per lunghi decenni, l’élite del calcio internazionale. Una graduatoria ideale ottenuta attraverso una valutazione riguardante i risultati delle Coppe del Mondo (manifestazione giudicata di gran lunga la più importante), campionati europei, Coppa America, Olimpiadi con un occhio rivolto anche alle varie competizioni per club.

Più complessa la scelta riguardante i singoli giocatori da inserire in elenco. I riferimenti principali (come risulta anche dalle specifiche note che accompagnano ogni singola “rosa”) sono costituiti dalle formazioni che hanno ottenuto, di volta in volta, i migliori risultati. Non è stato però possibile limitarmi ai “blocchi”, perché sarebbe risultato troppo grave il sacrificio di determinate individualità di grande prestigio e dalla folgorante carriera. Hanno così trovato il loro giusto riconoscimento il numero delle presenze totalizzate in campo internazionale. E la conclamata capacità dei singoli di imporsi all’attenzione generale: sotto questo aspetto mi sono basato sui giudizi della stampa dell’epoca.

Naturalmente tutto questo lavoro ha incontrato una difficoltà di carattere tecnico: far figurare assieme, sia pure idealmente, atleti che hanno militato in epoche diversissime per stili e metodi di gioco, possibilità di preparazione atletica, contributo dell’alimentazione, della medicina, dell’organizzazione sportiva nel suo complesso. Pensiamo soltanto al mutamento di elementi marginali, quali quelli della fattura dei palloni, delle scarpe e degli altri materiali.

Per questo motivo non ho scritto “formazioni ideali”, ma soltanto “rose” più larghe senza alcuna pretesa di far combinare assieme metodo, WM, mezzosistema rovesciato, verrou, marcatura ad uomo, zona e quant’altro. Le tattiche, che pure costituiscono fattore fondamentale per il gioco del calcio, sono state per una volta lasciate da parte per fare spazio alla storia, tramite un gioco di immaginazione che ritengo possa avere sul serio un suo fascino particolare.

Il tutto ovviamente risulterà opinabile, come del resto l’insieme del materiale raccolto in questo lavoro, sia sotto l’aspetto del metodo seguito sia al riguardo delle specifiche scelte che sono state compiute: quante dimenticanze si riscontreranno in pochi minuti, anche semplicemente scorrendo gli elenchi? Ma lo scopo è anche quello di suscitare una discussione: una di quelle belle discussioni, a cavallo tra la disquisizione tecnica ed il gioco della memoria che hanno sempre costituito il pizzico di sale nella vita degli appassionati di calcio.

I ventidue delle grandi Nazionali della storia

Spagna

Portieri: Zamora, Ramallets.

Difensori: Miera, Isidro, Pachin, Vallana, Quincoces, Puchades, Camacho, Gordillo.

Centrocampisti: Michel, Pirri, Munoz, Samitier, Victor, Suarez, Zarra.

Attaccanti: Amancio, Butragueno, Santillana, Langara, Quini.

Il problema principale del calcio spagnolo è stato sempre rappresentato dallo scarto secco esistente tra il rendimento delle grandi squadre di club, Real Madrid e Barcellona in particolare, imbottite di super-assi provenienti da tutto il mondo e vittoriose in innumerevoli edizioni di Coppe Europee e la Nazionale, trascurata e spesso al centro di polemiche e di repentini mutamenti nella direzione tecnica. Il successo negli “europei” casalinghi del ’64 era così rimasto isolato fino all’avvento della gestione Del Bosque nel 2008. Così sono piovuti titoli europei e mondiali in quantità record. Ma i protagonisti sono ancora tutti in attività e allora questa rosa ideale dei “22” è rimasta un mosaico difficile da comporre. I giocatori “super” da citare sono due: il leggendario portiere degli anni ’30 Zamora ed il “cervellone” Luisito Suarez.

Austria

Portieri: Zeman, Koncilia.

Difensori: Hanappi, Happel, Stotz, Halla, Pezzey, Koller.

Centrocampisti: Ockwirk, Weber, Joschk, Binder, Prohaska, Stojstopal, Hahnemann, Jerusalem.

Attaccanti: Probst, Sindelar, Krankl, Jara, Koerner I, Koerner II.

Una grande realtà del calcio europeo e mondiale nel trentennio ’20-’50. Il gioco lento ma di grande raffinatezza tecnica dei danubiani costituiva l’entità più importante del calcio europeo scontrandosi soprattutto con il gioco vigoroso degli italiani. Il confronto Italia-Austria ha rappresentato, per lunghi anni, un”classico” che ha fornito indimenticabili edizioni: basta ricordare l’1-0 a favore degli azzurri nella semifinale mondiale del ’34 o l’1-5 ottenuto dal “Wunderteam” nel 1947. E’ ovvio che i giocatori indicati nel nostro elenco appartengano soprattutto a quei periodi, anche se non mancano elementi assunti alla notorietà in tempi più recenti. Gli uomini di maggior classe e prestigio sono il portiere Zeman, il grintosissimo difensore ing. Hanappi, il regista di centrocampo Ernst Ockwirk, tanto amato dalla tifoseria sampdoriana, il centroavanti “cartavelina” Sindelar, deceduto giovanissimo per malattia.

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Il Wunderteam austriaco negli anni ’30: Sindelar è il sesto da sinistra.

Olanda

Portieri: Graafland, Schrijvers.

Difensori: Suurbier, Krol, Van Heel, Rjisbergen, Hulshopp, Haan, Andrienssen, Brandts.

Centrocampisti: Jansen, Cruijff, Neeskens, Wilkes, Willy Van de Kerkhof, Renè Van De Kerkhof, Van Hanegem, Rijkard.

Attaccanti: Rep, Reesenbrink, Gullit, Van Basten.

L’Olanda di Rinus Michels, venuta imperiosamente alla ribalta negli anni ’70 attraverso una raffinata interpretazione del “calcio totale” costituisce la base della “rosa” dei “tulipani”. Una squadra nobilitata dalla presenza di alcuni fuori-classe, di cui ci permettiamo di ricordare soltanto due nomi: Cruijff, e Krol a cui vanno aggiunti i tre milanisti campioni d’Europa 1988, Gullit, Rijkard e Van Basten. Da rammentare anche un altro “asso” dalla classe inarrivabile: quel Faas Aase Wilkes, ben conosciuto dagli sportivi italiani, che venne alla ribalta negli anni ’50, quando il calcio olandese non si trovava certo ai vertici internazionali.

Svezia

Portieri: Svensson, Hellstrom.

Difensori: Axbom, Bergmark, Gustavsson, Nordquivst, Hysen, Erlandosson, Samuellson.

Centrocampisti: Gren, Liedholm, Carlsson, Mellberg, Bo Larsson, Nillson, Andersson.

Attaccanti: Hamrin, Rydell, Nordhal, Simmonson, Skoglund, Jeppson.

Gioco atletico, corretto, senza flessioni di impegno: questa la base della scuola svedese che ha avuto, però, anche momenti di vero e proprio fulgore tecnico. In particolare nel periodo tra il 1948 ed il 1958, con la vittoria alle Olimpiadi di Londra e la finale “mondiale” perduta in casa dal Brasile, i gialloblu rappresentarono un riferimento di vertice per l’intero calcio mondiale. Molti giocatori compresi nell’elenco appartengono a quel periodo. Tra di loro, almeno cinque ”super”, tutti approdati in Italia a dare spettacolo: Nordhal, Gren, Liedholm (il trio Gre-No-Li che ha fatto grande il Milan), Hamrin (stella di Juve e Fiorentina con un passaggio al Padova) e Skoglund (genio e sregolatezza dell’Inter).

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Finale mondiali 1958 : Hamrin in azione contornato dai difensori brasiliani mentre Gilmar vola in uscita

Argentina

Portieri: Carrizo, Fillol.

Difensori: Olguin, Dellacha, Tarantini, Marzolini, Monti, Nestor Rossi, Passarella, Perfumo, Lombardo.

Centrocampisti: Gallego, Pedernera, Labruna, Maradona, Sivori, Rattin.

Attaccanti: Kempes, Di Stefano, Stabile, Orsi, Masantonio.

Un’altra delle grandissime scuole calcistiche di tutti i tempi, dalle cui vicende è difficile trarre a cuor leggero un semplice elenco di nomi. Risultano così inevitabili esclusioni significative, ed è necessario comporre un “mosaico” fra le diverse epoche, spaziando dalla squadra vice-campione del mondo del 1930 fino a quella campione nel torneo messicano del 1986 (con l’esclusione illustre, ad esempio, di Jorge Valdano). Citazioni risultano necessarie anche per giocatori quali Masantonio e Pedernera cui la guerra impedì di mostrare tutto il loro valore ai livelli mondiali. Elementi-super: su tutti Alfredo Di Stefano, la “saeta rubia”, forse il più grande calciatore di tutti i tempi con il brasiliano Pelè, e Diego Armando Maradona. Poi tre assi ben noti in Italia: Monti, Orsi, Sivori.

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La nazionale argentina campione sudamericano 1957, al centro degli accosciati il trio dei “los angeles de la cara sucia”: Maschio, Angelillo, Sivori, approdati anche in azzurro

Francia

Portieri: Remetter, Colonna.

Difensori: Marche, Kaelbel, Jonquet, Blanc, Tresor, Michel, Desailly, Battiston.

Centrocampisti: Zidane, Ben Barek, Bossis, Piantoni, Platini, Tigana, Fernandez.

Attaccanti: Kopa, Fontaine, Aston, Six, Vincent, Cantona.

L’equipe biancorossoblu non era mai risultata brillantissima, mantenendo sempre una dignitosa posizione in campo internazionale fino agli ultimi anni ’90, quando ha assunto un ruolo di grande protagonista. I riferimenti per la composizione dell’elenco dei “22” (essendo ancora in attività quasi tutti i protagonisti degli ultimi grandi successi) sono costituiti, essenzialmente, dalla squadra semifinalista dei mondiali di Svezia nel 1958, da quella campione d’Europa nell’edizione casalinga del 1984 e da quella campione del mondo 1998. Dal punto di vista individuale su tutti il genio di Michel Platini. Da ricordare anche il rendimento costante di Kopa, il fiuto del goal di Fontaine, la classe del franco-marocchino Ben Barek.

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La fortissima Francia 1958. Da sinistra: Kaelbel, Lerond, Lafont, Marcel, Douis, Vincent, Fontaine, Wisnieski, Kopa, Abbes e Penverne

Danimarca

Portieri: L. Nielsen, Schmaichel.

Difensori: Andresson, Overgaard, Morten Olsen, Busk, Hartving, B. Hansen, J. Petersen.

Centrocampisti: Pilmark, Jensen, Karl Hansen, John Hansen, Laudrup I, Laudrup II.

Attaccanti: Simonsen, Bertelsen, Harald Nielsen, Enoksen, Praest, Elkjar-Larsen, Seebach.

Il coerente dilettantismo che ha caratterizzato, per lunghissimi anni, il calcio danese, ha impedito lo svilupparsi di un movimento all’altezza delle grandi squadre europee. Dall’inizio degli anni ’90 le cose sono cambiate grazie anche all’intuito di alcuni tecnici come Piontek e lo stesso Morten Olsen, validi nel mettere assieme pezzi diversi, omogenei solo apparentemente. Il miglior periodo del calcio biancorosso si era verificato alla fine degli anni ’40, quando i suoi migliori rappresentanti furono ingaggiati da squadre italiane. Il pubblico italiano apprezzò particolarmente i fratelli Hansen e l’ala sinistra Praest, protagonisti alle Olimpiadi di Londra del ’48 per poi diventare pedine fondamentali nella Juve pluriscudettata di capitan Boniperti.

Portogallo

Portieri: Costa Pereira, Capela.

Difensori: Cavem, Cruz, Raul, Germano, F. Ferreira, Virgilio, Pedroto, Arcanjo.

Centrocampisti: Santana, Coluna, Eusebio, Nenè, Peyroteo, Chalana, Rui Costa.

Attaccanti: Josè Augusto, Aguas, Torres, Simoes, Figo.

Il Portogallo, fino all’edizione dei Figo e dei Rui Costa, aveva ballato una sola estate: quella mitica del grande Benfica che negli anni ’60 fu più volte protagonista in Coppa dei Campioni rappresentando la base per la Nazionale pervenuta al terzo posto nei mondiali londinesi del ’66.

La “stella” di quella compagine fu sicuramente il mozambicano Eusebio Da Silva Ferreira, uno dei migliori talenti mai apparsi nell’arengo calcistico internazionale, ma vanno rammentati anche il centrocampista Coluna, il difensore Germano ed il centroavanti Torres.

Scozia

Portieri: Younger, Simpson.

Difensori: Bremner, Gough, Mc Leigh, Evans, Caldow, Greig, Mc Neil.

Centrocampisti: Souness, Mc Kay, Dalglish, Miller, Hughes, Law, Wallace, Evans.

Attaccanti: Gallacher, Johnston, Hamilton, St. John, Strachan.

Un calcio, quello scozzese, fatto di grinta e di impegno, modellato su quello inglese cui ha sempre fornito prezioso materiale umano. I “blue” non hanno mai brilllato eccessivamente sul piano internazionale e le imprese da ricordare risultano essenzialmente quelle di una squadra di club, il Celtic di Glasgow, che a metà degli anni ’60 riuscì ad imporsi nella Coppa dei Campioni. Difficile stabilire graduatorie sul piano individuale: forse i migliori da segnalare risultano l’estroso centrocampista Dennis Law, a lungo nel Manchester United anni ’60-’70 e una contradditoria parentesi nel Torino, il regista Souness protagonista del Liverpool anni ’80 e la piccola ala Johnston “vedette” di quel Celtic già citato.

Polonia

Portieri: Tomazewski, Madejski.

Difensori: Szymanowski, Musial, Zmuda, Gorgon, Gmoch, Szepaniak, Dziuba.

Centrocampisti: Kaspercziak, Deyna, Maszick, Lubanski, Boniek, Willomowski, Piontek, Buncol.

Attaccanti: Lato, Gadocha, Szarmach, Piec, Smolarek.

Dopo lunghi anni di anominato il calcio polacco è esploso improvvisamente ai mondiali 1974, in Germania, eliminando l’Italia ed arrivando sorprendentemente al terzo posto. Da quella compagine è possibile trarre i nomi maggiormente rappresentativi del football polacco: il classico centrocampista Deyna, l’ala destra Lato, il gigantesco portiere Tomazewski, oltre al loro erede “bello di notte” Boniek, protagonista della semifinale di Spagna ’82 e di scudettate stagioni con la Juventus. Da ricordare, nell’elenco dei “22”, la presenza dell’interno Willimovski, autore di quattro reti al Brasile nel corso del drammatico 5-6 degli ottavi di finale del mondiale 1938: un campione strappato alle grandi platee internazionali dal dramma della guerra.

Belgio

Portieri: Pfaff, Preud’homme.

Difensori: Gerets, Arendts, Jurion, Carrè, Renquin, Stynen, Martes.

Centrocampisti: Mees, Heylens, Van Himst, Mermans, Anoul, Van Moer, Grun.

Attaccanti: Vercauteren, Voorhoof, Braine, Culemans, De Veen, Semmeling.

Un calcio costantemente attento alle varie evoluzioni tattiche, sempre moderno, aggiornato, di qualità, ma assai raramente ai vertici europei e mondiali a causa del fatto che i belgi privilegiano molti altri sport quali, ad esempio, il ciclismo. Il campionato belga è sempre stato un interessante crocevia internazionale, forse il primo a rappresentare una vera sponda verso l’Africa ed altri paesi emergenti. Da ricordare, per la storia, due poderose individualità: il centrocampista Van Himst ed il centroavanti Braine, eroe degli anni ’30 ed emigrante di lusso nello Sparta Praga squadra di punta dell’allora egemone calcio cecoslovacco.

Bulgaria

Portieri: Naydenov, Simeonov.

Difensori: Penev, Gaganelov, Zdrakov, Zecev, Kutzov, Scialamanov.

Centrocampisti: Bonev, Dimitrov, B. Kolev, I. Kolev, Jakimov, Zekov, Kotov, Eliev, Mitkov.

Attaccanti: Dermendiev, Asparaoukov, Stojchov, Mihalov, Popov.

Una nazione dalle tradizioni calcistiche non eccelse, in grado di costruire una buona squadra attorno agli anni ’60 e capace di realizzare un vero e proprio exploit ai mondiali Usa del ’94, allorquando fu sconfitta in semifinale dall’Italia. Due nomi per i fuoriclasse: il possente centroavanti Asparaoukov, un elemento di grandissima qualità la cui vita fu stroncata da un incidente automobilistico mentre era ancora in piena attività, ed il talentuoso ma balzano Hristo Stojchov a lungo punta di diamante del Barcellona.

Romania

Portieri: Raducanu, Ducadan.

Difensori: Sfera, Satmareanu, Balaci, Lupescu, Belodiedici, Fratila, Dinu, Mocanu, Cheran.

Centrocampisti: Numveiller VI, Boloni, Lucescu, Hagi, Bodola, Murtescu.

Attaccanti: Stefanuscu, Camataru, Jordanescu, Lacatus, Dumitrache.

Il calcio romeno aveva già avuto momenti di fulgore negli anni ‘40, poi la tragedia della guerra e le drammatiche successive vicende lo avevano ridotto pressoché al silenzio. Il ritorno in auge si verificò all’inizio degli anni ’70. Notevoli imprese furono realizzate nella seconda metà degli anni ’80 dallo Steaua Bucarest, capace di imporsi nella Coppa dei Campioni del 1986. Da ricordare accanto all’eclettico Giorgi Hagi la mezz’ala Bodola, un altro uomo di classe dalla carriera frustrata dal conflitto mondiale che indossò anche, per via di certi transitori passaggi territoriali, la maglia della nazionale ungherese.

Galles

Portieri: Kelsey, Hollins.

Difensori: Mel Charles, Green, England, Hole, Hopkins, Sullivan, Hall.

Difensori: Nicholson, Allcurch, Ford, Vernon, Bower, Hewitt, Yorath.

Attaccanti: Jones, Rush, Godfrey, John Charles, Rees, Davies.

Un calcio modesto, fatto di volontà e di spirito agonistico come tutto quello di ispirazione britannica. Il Galles ha sempre rappresentato un vivaio fiorente per le più forti squadre inglesi ed anche europee. Due nomi su tutti: quelli dei cannonieri John Charles e Ian Rush, goleador .

Svizzera

Portieri: Parlier, Elsener.

Difensori: Minelli, Neury, Bocquet, Egli, Andreoli, Tacchella.

Centrocampisti: Bickel, Sutter, Antenen, Fatton, Amadò. A. Ableggen.

Attaccanti: Vonlanthen, M. Ableggen, Hugi II, Chapuisat, Jeandepeaux, Ballaman, Riva IV, Alleman.

Una nobile decaduta del calcio europeo. Fino agli anni ’50 la squadra rossocrociata aveva rappresentato una delle migliori scuole del vecchio continente lanciando anche novità tattiche di grande valore, quali il “verrou” ideato dal “mago” Rappan, un austriaco che fu a lungo il Commissario Tecnico degli elvetici. L’Italia ha brutti ricordi di quel periodo: nel 1939 la Svizzera spezzò l’imbattibilità dei bi-campioni (in quell’occasione del resto assai incompleti) per 3-1; nel 1954 una doppia sconfitta (1-2 e 1-4) eliminò gli azzurri dal mondiale, disputato proprio nella terra dei Cantoni. Ma vi sono anche ricordi piacevoli come quando la Svizzera tese per prima la mano all’Italia, dopo il secondo conflitto mondiale, organizzando l’amichevole dell’11 Novembre 1945 a Zurigo terminata 4-4.

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La Svizzera del verrou di Rappan che eliminata l’Italia viene superata dall’Austria nei quarti di finale del mondiale casalingo 1954 con il clamoroso risultato di 7-5.Formazione: Parlier, Neury, Bocquet, Casali, Eggiman, Kernen, Antenen, Ballaman,.Fatton, Hugi II, Vonlanthen

Inghilterra

Portieri: Banks, Swift.

Difensori: Scott, Aston, Ramsey, Hapgood, Wilson, Moore, Jackie Charlton, Wright.

Centrocampisti: Cockburn, Stiles, Keegan, Greaves, Hurst, Mortensen.

Attaccanti: Matthews, Drake, Bobby Charlton, Finney, Peters, Lawton.

I maestri del calcio di tutti i tempi presentano una “rosa” a mosaico, con campioni di diverse epoche: la base principale è costituita dalla squadra campione del mondo 1966 e da quella diretta da Winterbottom che alla fine degli anni ’40 dominò in Europa, considerando naturalmente come un incidente di percorso la clamorosa eliminazione subita dagli USA nei mondiali brasiliani del ’50. I fuoriclasse veri sono molti: il portiere Banks, il difensore centrale Moore, l’uomo dovunque Bobby Charlton, il mostro di longevità Sir Stanley Matthews.

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Inghilterra campione del mondo 1966 schierata a Wembley nel giorno della finale (4-2 alla Germania dopo i tempi supplementari)

Jugoslavia

Portieri: Beara, Soskic.

Difensori: Stankovic, Jusufi, Horvat, Jarni, Durkovic, Markovic.

Centrocampisti: Ciacowski I, Savicevic, Boskov, Vukas, Stojkovic, Zebec, Sekularec, Boban.

Attaccanti: Bobek, Galic, Dzajjc, Skoblar, Milutinovic.

Una grande scuola che ha visto annullata la possibilità di imporsi sulla scena internazionale dalla tragica guerra civile che, negli anni ’90, spezzò l’unità territoriale del Paese. Dedichiamo questo ricordo ad una squadra che non c’è più (come sarà il caso di URSS e Cecoslovacchia) citando alcuni veri fuoriclasse come il portiere Beara il “ballerino”, il “genio” Savicevic e “palla di gomma” Ciacowski.

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La Jugoslavia vincitrice della medaglia d’oro nel torneo di calcio delle Olimpiadi di Roma 1960

Italia

Portieri: Albertosi, Zoff.

Difensori: Burgnich, Facchetti, Maroso, Parola, Scirea, Paolo Maldini, Cabrini.

Centrocampisti: Tardelli, Valentino Mazzola, Boniperti, Meazza, Rivera, Alessandro Mazzola, Ferrari, Corso.

Attaccanti: Causio, Piola, Bettega, Riva, Paolo Rossi.

La scuola italiana ha avuto tali e tanti momenti di fulgore da rendere estremamente difficile una scelta che fosse men che meno opinabile. In ogni caso la lista dei 22 che viene qui presentata si basa parecchio sulla squadra vice-campione del mondo nel 1970 al Messico e su quella, trionfatrice, al “Mundial” spagnolo del 1982. Non vengono, però, trascurate presenze derivanti dalla squadra “bicampione” del 1934-’38. L’elenco dei fuoriclasse è impossibile: Maroso, Parola, Scirea, Valentino Mazzola, Rivera, Meazza, Piola, Riva, ecc,ecc.

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Nazionale Italiana anni ’60: Salvadore, Albertosi, Facchetti, Rosato, Burgnich, Rivera. Accosciati: Leoncini, Bulgarelli, Perani, Pascutti, Mazzola

Brasile

Portieri: Gilmar, Felix.

Difensori: Djalma Santos, Nilton Santos, Carlos Alberto, Mauro, Bellini, Luis Pereira, Zozimo, Domingos de Guia.

Centrocampisti: Didi, Sani, Falcao, Pelè, Amarildo,Rivelino, Zagalo.

Attaccanti: Garrincha, Julinho, Leonidas, Friederinch, Vavà.

Anche in questo caso i rischi di incompletezza risultano enormi. Le vicende calcistiche brasiliane sono nella memoria di tutti ed è impossibile formulare graduatorie tra la squadra bi-campione ’58-’62, quella vincitrice al Messico ’70, quella perdente nella finale di Rio del 1950 o quella eliminata dalla grande Ungheria nei mondiali di Svizzera 1954. Il ragionamento apparso più valido, per stilare l’elenco dei 22, è stato quello di considerare prioritaria la lista delle “equipe campeao” di Svezia 1958. Da ricordare la presenza di alcuni fuoriclasse del periodo anteguerra come Domingos de Guia, Leonidas e Friederinch, il cui ricordo non può assolutamente svanire nel tempo. Spiacevoli alcune inevitabili esclusioni, da Careca a Zico a Socrates. Inutile l’elenco degli elementi di maggior spicco.

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O’ fabuloso Brasil campea do mundo 1958: da sinistra in piedi: Djalma Santos, Zito, Orlando, Nilton Santos, Bellini, Gilmar. Accosciati. Garrincha,Didi, Pelè, Vavà, Zagalo, il massaggiatore Americo

Ungheria

Portieri: Grocsis, Hiden.

Difensori: Matrai, Sipos, Balogh, Polgar, Szucs, Meszoly, Lorant.

Centrocampisti: Bozsik, Sarosi I, Szusza, Kocsis, Puskas, Farkas, Gorocs, Hidegkuti.

Attaccanti: Bene, Albert, Czibor, Nylasi, Fenyvesi.

Elenco dedicato, in grande parte, ai componenti della mitica “arancysapat” che negli anni ’50 dominò il mondo espugnando, prima tra tutte le nazionali continentali, Wembley con un perentorio 6-3 per poi perdere immediatamente dopo la finale mondiale del 1954 a Berna, contro una Germania quadrata e opportunista. Anche altre epoche del calcio magiaro vanno ricordate: dalla squadra che arrivò alla finale di Parigi ’38 con l’Italia a quella che figurò degnamente ai mondiali londinesi del ’66. Due gli elementi di spicco da segnalare assolutamente: l’onorevole Bozsik ed il colonnello Puskas.

 

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Una stupenda “disegnata” che ritrae i protagonisti della grande Ungheria 1950 – 1956

URSS

Portieri: Jashin, Dessaiev.

Difensori: Bessonov, Demianenko, Kurthislava, Seshesternev, Tjocheli, Danilov, Kutnezov.

Centrocampisti: Voronin, Netto, A. Ivanov, Strelzov, Michailicenko, Kolotov, Konkov.

Attaccanti: Cislenko, Metreveli, Gousarov, Blokin, Protassov.

In questa occasione come per la Jugoslavia e la Cecoslovacchia si tratta soltanto di un omaggio alla memoria: anche l’URSS non tornerà più. Dal punto di vista tecnico-tattico c’è da dire che, anche in precedenza all’avvento del calcio totale predicato dal colonnello Lobanovski e reso celebre dai successi della Dinamo Kiev, la scuola sovietica aveva avuto vigorose capacità d’espressione vincendo le Olimpiadi di Melbourne nel ’56 e gli Europei del ’60, oltre a ben figurare nei mondiali del ’66 e negli Europei del ’72. I giocatori citati si riferiscono tutti a quei periodi, escluso il centrocampista Beskov componente di quella misteriosa “Dinamo Mosca” che nel 1946 incantò, nel corso di una tournée, il pubblico inglese. L’uomo da citare, per il ricordo imperituro dei posteri, rimane senza dubbio il portiere Lev Jashin.

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L’URSS vince in Francia la prima edizione degli Europei nel 1960 sconfiggendo in finale la Jugoslavia 2-1. Formazione: Yashin, Tchekeli, Maslenkin, Kroutikov, Voinov, Netto, Metreveli, V.Ivanov, Ponedelnik, Bubukin, Meskhi

Uruguay

Portieri: Maspoli, Mazurckiewicz.

Difensori: Gonzales, Tejera, Gambetta, Santamaria, Gutierrez, Varela.

Centrocampisti: Andrade, Francescoli, Petrone, Gomez, Schiaffino, Rodriguez, Rocha, Silva.

Attaccanti: Ghiggia, Abbadie, Hohberg, Miguez, Vidal, Moran.

Una nazione grande come il Piemonte e la Lombardia riunite assieme che vince due Olimpiadi (’24 e ’28) e due Mondiali (’30 e ’50) oltre a piazzarsi sempre onorevolmente costituisce un fenomeno da rimarcare come quello di una inimitabile scuola calcistica. Buona parte dei giocatori citati proviene dalle due formazioni che ottennero quei lontani successi. Tra di loro vi sono dei personaggi che possono essere considerati autentici maestri del calcio mondiale: Obdulio Varela, il più anziano degli Andrade (la “meravilla nigra”) e Juan Pepe Alberto Schiaffino.

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Uruguay campione del mondo 1950. La grande beffa del Maracanà inflitta al Brasile. Reti di Ghiggia e Schiaffino

Cecoslovacchia

Portieri: Planicka, Viktor.

Difensori: Lala, Novak, Senecky, Kada, Pluskal, Popuhlar, Safranek.

Centrocampisti: Nehoda, Masny, Masopust, Bican, Panenka, Kubala, Dobias, Burovicka, Bubernik.

Attaccanti: Pospichal, Neyedly, Puc, Skurhavi.

Altro definitivo “de profundis” come per l’URSS e la Jugoslavia. La storia ci ricorda i granata come uno dei vertici del grande triangolo danubiano con l’Austria e l’Ungheria che per almeno trent’anni (dal 1920 al 1950) ha dettato legge in tutt’Europa. Anche successivamente la Cecoslovacchia ha trovato spunti di grande vitalità, arrivando alla finale mondiale in Cile ’62 e arrestandosi soltanto di fronte al “magno” Brasile. L’ultimo acuto a sorpresa: la vittoria negli Europei del 1976. L’elenco appare un mosaico delle diverse epoche ma una squadra impostata sul “valzer” metodista risulterebbe forse ancora valida oggi. Da ricordare: il portiere Planicka, il centromediano Kada, il mediano Masopust leader della squadra degli anni ’60, il grande Ladislao Kubala stella del Barcellona e “nazionale” oltre che con la maglia ceca anche con l’Ungheria e la Spagna.

Irlanda del Nord

Portieri: Jennings, Gregg.

Difensori: O’Neill, Cunningham, Armstrong, Mc Michael, Dennis Banchflower, Jackie Banchflower, Keith.

Centrocampisti: Nicol, Cush, Donaghy, Gillespie, Mc Ilroy, Mc Morran, Casey.

Attaccanti: Best, Bingham, Peacock, Ambrick, Crossan, Mc Parland.

Un calcio rimasto a lungo nell’ombra di quello inglese con buona parte delle sue migliori espressioni individuali impegnate in quel campionato. Per l’Italia la citazione della squadra nordirlandese provoca uno sgradito ricordo: quello relativo all’eliminazione dalla fase finale dei mondiali di Svezia 1958 e da quella formazione si sono attinte molti dei giocatori presenti nell’elenco dei 22. Il fuoriclasse da ricordare appartiene però ad una epoca successiva: si tratta del “genio e sregolatezza” George Best, recentissimamente scomparso in condizioni davvero tragiche, vincitore di un “Pallone d’oro” e di una Coppa dei Campioni nelle fila del Manchester United.

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L’Irlanda del Nord 1958: nella rissa di Belfast (Carosio urlava “picchiano i nostri giocatori”) l’Italia è eliminata dalla fase finale dei mondiali. Formazione irlandese: Gregg, Cunninghan. Mc Micheal, Cush, Danny Banchflower, Jackie Blanchflower, Bingham, Simpson, Mc Morran, Mc Ilroy, Mc Parland

Germania

Portieri: Maier, Stuhlfauth.

Difensori: Janes, Vogts, Breitner, Schnellinger, Beckenbauer, Brehme, Augenthaler, Liebrich.

Centrocampisti: Matthaus, Bonhof, Haller, Overath, Netzer, Fritz Walter, Cullman.

Attaccanti: Rummenigge, Muller, Rahn, Seleer, Schaefer.

Un’altra delle nazioni “mostro” della storia del calcio con quattro titoli mondiali ed una bacheca ricchissima di altri trofei. La squadra di maggior pregio rimane quella vincitrice dei mondiali casalinghi del 1974, senza dimenticare gli “11” vittoriosi nella coppa del Mondo del 1954 in Svizzera e del 1990 in Italia. Da ricordare la formazione sconfitta dall’Italia all’Azteca (Messico ’70) nel drammatico 4-3 che tutti ricorderanno. Gli uomini di maggior spicco rimangono Franz Beckenbauer, Helmut Haller, Gerard Muller e Fritz Walter. Nel periodo di divisione tra Germania Ovest e Germania Est queste considerazioni sono state riservate all’intero movimento calcistico tedesco.

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Germania campione del mondo 1974. Formazione: Maier, Vogts, Breitner, Culmann, Schawerzenbck, Beckenbauer, Grabowski, Overath, Muller, Held, Holzenbain

LE NAZIONALI SENZA PATRIA (appendice)

Questa appendice è riservata al ricordo delle cosiddette “nazionali senza patria” : quelle squadre che durante guerre e rivoluzioni hanno rappresentato la volontà di continuare a considerare il calcio come veicolo di comunicazione di speranza, coesione sociale, momento d’impegno civile.

Nell’occasione ne sono state scelte tre, tra le più esemplificative della storia.

1958-1962: la squadra FLN

A causa degli avvenimenti politici del secolo scorso l’Algeria è legata alla Francia ed anche nel calcio si sono sentiti gli effetti di tale situazione.

Nel 1957, quando ormai la guerra in Algeria era iniziata già da tre anni, il Fronte di Liberazione Nazionale volle creare una squadra di calcio in modo tale da esporre la questione algerina sotto gli occhi del mondo. Numerosi calciatori nati in Algeria giocavano già ad alti livelli, come ad esempio Mustapha Zitouni (che ottenne qualche presenza nella nazionale maggiore francese) e Rachid Mekhloufi. Venne così fondata la Équipe du FLN de football, a quel tempo illegale, con sede a Tunisi. Nella squadra giocarono diversi algerini con residenza in Francia che decisero di disertare i propri club. Lo scopo era appunto quello di dimostrare ai francesi che perfino i calciatori professionisti erano disposti a rinunciare al proprio status per la nazione algerina.

La Francia corse ai ripari e chiese e ottenne dalla FIFA un divieto di farli giocare. Nonostante questo impedimento, la squadra riuscì a fissare un tour mondiale, ricevendo il consenso di ben 80 squadre in varie parti del mondo.

La prima partita si svolse proprio in Tunisia il 1º giugno 1957 contro il paese ospitante e vide la vittoria degli algerini (4-1). In totale furono programmate 83 partite ma ne vennero disputate 58.

Dopo l’indipendenza algerina del 1962, la squadra venne sciolta per far posto ufficialmente alla nazionale di calcio algerina.

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La squadra del Fronte di Liberazione dell’Algeria

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La foto riprodotta ci introduce ad un’altra vicenda che non può essere dimenticata. Si tratta della squadra dell’ I.R.O (International Refuges Organitation), un’organizzazione internazionale di assistenza ai rifugiati nell’immediato post- seconda guerra mondiale. Una parte delle popolazioni ungheresi e romene avevano perso la nazionalità nei diversi passaggi di confine avvenuti nel corso delle vicende belliche tra i due paesi ed erano considerati “apolidi”.

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La squadra di Euzkadi durante la guerra civile spagnola

  I migliori rappresentanti del calcio basco, rinunciando a forti ingaggi, formarono così la squadra fuoriuscita nel 1937 nel corso della guerra civile ed impegnata per un lungo periodo in giro per il mondo giocando allo scopo di propagandare la causa repubblicana e raccogliere fondi da mandare in patria per assistere le popolazioni colpite dal conflitto (fece grande impressione, ad esempio, fra gli atleti, la notizia del bombardamento di Gernika: il primo bombardamento a tappeto di una città compiuto dagli aerei della divisione Condor tedesca con l’ausilio della Legione aviatoria italiana).

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Ad emblema di tutte le squadre delle nazioni dimenticate non può, infine, che essere assunta una compagine “virtuale” apparsa soltanto in un film: il celebre “Fuga per la Vittoria”.

Fuga per la vittoria (Victory) è un film del 1981 diretto da John Huston.

Il film, liberamente ispirato alla partita della morte tenutasi a Kiev il 9 agosto 1942 tra una mista di calciatori di Dynamo e Lokomotiv e una squadra composta da ufficiali dell’aviazione tedesca Luftwaffe,[1] mantiene ancora oggi una notevole popolarità, soprattutto per la presenza di grandi calciatori dell’epoca a fianco degli attori principali, tra cui il celeberrimo Pelé.

LE SQUADRE DEL CENTRO-SUD ALL’EPOCA DEI PIONIERI DEL CALCIO ITALIANO

 

di FRANCO ASTENGO

Fino a tutto il 1912 il calcio italiano “ufficiale” che culminava con l’assegnazione del titolo di campione nazionale, era quello praticato da squadre del Piemonte, Liguria, Lombardia (il titolo non era mia uscito fino allora e non lo fu fino al 1925 dal triangolo industriale) cui si erano aggiunte Veneto ed Emilia. In tutte le altre Regioni, dalla Toscana in giù, il calcio viveva alla stato brado, con attività limitata all’ambito regionale e sfociante solo episodicamente in campo interregionale.

In quei primi anni del secolo la Lazio, che era stata la prima società a praticare il calcio a Roma, seguita a poche lunghezze dal Roman, spadroneggiava nelle amichevoli, nei tornei e in campionato.

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1907: la Lazio vince il primo torneo centro-meridionale giocato a Pisa in una sola giornata. I biancocelesti il 7 Giugno giocano alle ore 10 contro la Lucchese (3-0), alle ore 14 contro il Pisa ( 4-0), alle 16,30 contro il Livorno (1-0). Tre vittorie in un giorno. Da sinistra in piedi: Faccani, Marrajeni, Dos Santos, Bompiani, Omodei, Federici. Seduti: Pellegrini, Corelli II, Ancherani (capitano e autore del goal decisivo contro il Livorno), Saraceni e Corelli I.

Il calcio centro-meridionale entrò nel calcio ufficiale con la stagione 1912-13 con un campionato interregionale alla quale presero parte quattro squadre della Toscana, sei del Lazio e due della Campania. Vinse la Lazio che incontrò la Pro Vercelli nella partita valida per il titolo di campione d’Italia: non ci fu storia le “bianche casacche” si imposero per 6-0.

La Lazio vinse il campionato centro-meridionale anche nel 1913-14 e disputò la finale contro i nero stellati del Casale: all’andata in Piemonte finì 7-1, al ritorno a Roma la gara terminò con un più sopportabile (da parte dei laziali) 0-2. La distanza tra nord e sud comunque restava notevole.

Sarebbe toccato ancora alla Lazio nel 1915 di misurarsi con la vincente del campionato del Nord, ma i giovani di tutta Italia in conclusione di quelle che furono (tragicamente) denominate “radiose giornate di maggio” furono chiamati a battersi su ben altri campi e il titolo fu assegnato d’ufficio al Genoa che si trova in testa alla classifica del girone finale del torneo settentrionale.

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Un’immagine quasi storica di Liberty Bari-Audace Taranto 3-0. Liberty: Cervini, De Marzo, Mimunno, Maselli, Perilli, Manganelli, Capobianchi, Curatolo, Vescina, Mastroserio, Guidobaldi I. Audace Taranto: Pierri, Russo, Palermi, Sardello, Bianchi, Dal Maso, Scotti, Passiatore, Padoan, Manzoni, Carrano

Nel primo dopoguerra il campionato riprese con l’annata sportiva 1919-20 mantenendo le due grandi divisioni Nord e Centro Sud. In quest’ultima zona  la situazione però era sensibilmente cambiata. La Lazio stava faticosamente rinnovando i ranghi ed era salita alla ribalta la Fortitudo con la sua famosa “linea del Piave”, la mediana formata dai tre fratelli Sansoni.

Nelle semifinali del Centro-Sud a mettere d’accordo le campane Internazionale Napoli e Puteolana, le laziali Fortitudo e Audace e il Pisa ci pensò il Livorno, che poi cedette nelle finalissima per 3-2 (onorevolissimo risultato) contro l’Inter di Milano.

La Toscana aveva tratto profitto dalla vicinanza con il Nord e ben otto squadre partecipavano al campionato regionale di Prima divisione. Anche il Lazio contava su otto squadre come la Campania, ma Napoli ne annoverava soltanto due  essendo le altre tutte di altri centri della Regione Salernitana, Cavese, Stabia, Puteolana, Bagnolese, Savoia di Torre Annunziata.

Al termine del campionato 1920-21 toccò al Pisa incontrare la Pro Vercelli a Torino nella finale per il titolo: 2-1 a favore di nuovo delle “bianche casacche” a dimostrazione di un equilibrio ormai raggiunto.

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Nel 1921-22, l’anno dello “scisma” tra grandi e piccole , le società meridionali si aggregarono agli “scissionisti” della CCI e la Toscana non perse l’occasione per aggregarsi al Nord. Toccò alla Fortitudo cimentarsi con la Pro Vercelli nella finale per il titolo. L’esito confermò lo strapotere delle “bianche casacche” con due vittorie sonanti: 0-3 a Roma e 5-2- a Vercelli.

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Una formazione della Fortitudo che allineava: Vittori, Cellini, Ferraris I, Sansoni V, Sansoni III, Sansoni II, Scandola, Marcenaro, Bianchi, Alessandroni, Canestrelli

Ricostituita l’unità del movimento con la stagione 1922- 23 l’interesse si spostò tutto, per quel che riguarda i gironi meridionali, nelle semifinali interregionali e per la prima volta si giocò anche un campionato siciliano vinto dalla LIbertas Palermo. Nei due gironi finali della Lega Sud si imposero così il Savoia di Torre Annunziata nel primo girone; nel secondo tornò a primeggiare la Lazio seguita dall’Ideale Bari, Libertas Palermo e Intenaples.

Nella finale la Lazio superò il Savoia (3-3 a Torre Annunziata e 4-1 a Roma, campo “Rondinella”). I biancocelesti tornarono così ad affrontare il Genoa nella finale per il titolo: a Marassi 4-1 per i rossoblu che si imposero anche a Roma per 2-0.

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Il Savoia di Torre Annunziata.: Pelvi, Ardizzi, Nebbia, Della Croce, Ranghino, Cassese, Moretti, Ghisi, Bobbio, Parodi, Capra

Nella stagione successiva si disputò il campionato più lungo in tutta la storia del torneo in Italia: la finale tra Savoia di Torre Annunziata (che aveva superato nella finale Sud l’Alba Roma) fu giocata a Genova il 31 Agosto (Genoa-Savoia 3-1) e il ritorno in Campania addirittura il 7 Settembre (parità 1-1: il Genoa conquistò così il nono scudetto).

Nel 1925 è ancora l’Alba a qualificarsi per la finalissima nazionale dopo aver superato nella finale Sud l’Anconitana.

Al Nord è la stagione delle “cinque finali” con annesse sparatorie e “gialli” di vario genere tra Bologna e Genoa. Alla fine i felsinei, protetti dal gerarca Leandro Arpinati, presidente dalla Federazione che in quel momento aveva sede proprio a Bologna, prevalsero così come accadde anche nella finale per il titolo: 4-0 a Bologna e 2-0 a Roma.

Intanto due giocatori romani erano riusciti a far parte della Nazionale: Attilio Ferraris IV  che poi si sarebbe laureato campione del mondo nel 1934, e il dottor Fulvio Bernardini, futuro grande allenatore di Bologna, Fiorentina e Sampdoria, successivamente escluso da Pozzo perché “giocava in modo troppo intelligente” rispetto ai suoi compagni. Bernardini, uomo coraggioso capace di speronare con la sua macchina l’auto del Duce in Piazza Venezia (un incidente stradale, beninteso, e non un attentato politico; a salvarlo comunque dai guai ci pensò Monzeglio, all’epoca istruttore di tennis del figlio di Mussolini) rispose a Pozzo in questo modo “ commendatore, le lascia fuori me perché vuol far giocare quegli spaccaossa dei suoi juventini”.

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Un’immagine del glorioso campo Testaccio tanto caro ai tifosi giallorossi: nel 1927 Alba, Fortitudo e Roman si fusero per dar vita all’A.S. Roma.

Il 1926 registrò l’ultima stagione di esistenza della Lega Sud. In finale giunse nuovamente l’Alba superando in semifinale l’Internaples travolta a Roma per 6-1 (a Napoli pareggio 1-1). I romani affrontarono così la Juventus che, nelle partite decisive, si rivelò assolutamente inavvicinabile: 6-0 a Torino e 5-0 a Roma.

Il calcio italiano si era però riunificato geograficamente e stava avviandosi verso il girone unico di Serie A che si sarebbe disputato per la prima volta nella stagione 1929-30 registrando il successo finale dell’Ambrosiana-Inter. Nel frattempo il fascismo si era impadronito di tutte le leve del potere anche nello sport più popolare.

La divisione Nord/Sud ricomparve però con la stagione 1945-46, nel campionato dell’immediato dopo guerra. L’estrema precarietà della circolazione ferroviaria e stradale consigliò la Federazione di suddividere in 2 il torneo di Serie A. Si disputò alla fine un girone a 8 tra le migliori quattro squadre del nord e le migliori quattro squadre del Sud con il successo del Grande Torino di Bacigalupo, Rigamonti, Gabetto e Valentino Mazzola, al suo secondo scudetto.