Nell’estate del 1914 l’organizzazione del calcio italiano compì un vero e proprio salto di qualità tale da segnare la fine dell’era pionieristica. Pro Vercelli e Torino infatti si recarono in tournée in Sud America.
Già nel 1910 c’erano state trattative in proposito ma non furono concluse giudicando in quel momento insormontabili le difficoltà logistiche. Ma nell’estate del 1914 il progetto del viaggio transoceanico giunse a compimento.
I primi a partire furono i bianchi della Pro Vercelli, era il 16 luglio 1914, a bordo della nave Cordova. Facevano parte della spedizione: il portiere Innocenti, i difensori Binaschi e Valle, i mediani Ara, Milano I e Leone, gli attaccanti Milano II, Berardo, Ferraro, Zorzoli, Rampini II cui si erano aggiunti il casalese (ma nativo di Vercelli) Parodi, Ambrosio e Pensotti del Novara, Carcano (futuro allenatore della Juventus dei cinque scudetti negli anni ’30) e Grillo dell’Alessandria, Dalmazzo della Juventus. In Brasile trovarono Rampini I che nel frattempo si era trasferito a Santos e che scese in campo con i suoi ex-compagni.
La copertina del libro di Marco Sappino che racconta le avventure di Pro Vercelli e Torino in Sud America
La comitiva vercellese giunse a Santos il primo agosto e con un viaggio di venti ore in treno si trasferì a San Paolo.
La Pro Vercelli della spedizione in Sud America
Il Torino partì il 22 luglio a bordo del Duca degli Abruzzi accompagnato da Vittorio Pozzo direttore tecnico della squadra per il periodo 1913-15, dopo esserne stato socio fondatore.
Facevano parte del gruppo granata: il portiere Morando I, i difensori Capra e Morando II, i mediani Valobra, Bachimann I, Mosso II gli attaccanti De Bernardi II, Mosso I, Tirone, Mosso III, Fiamberti cui si erano aggiunti Aironi III della Juventus, Lovati e Peterli del Milan, Tomasselli del Novara.
Erano tutti studenti salvo Peterli.
Il viaggio era stato organizzato dal giornale “Lo sport del popolo” di Torino.
La selezione paulistana e uno scorcio del pubblico
Durante il viaggio scoppiò la prima guerra mondiale, una dopo l’altra le nazioni europee erano entrate nel conflitto e quando i granata arrivarono a Santos attraverso nuove difficoltà diplomatiche e burocratiche tutta l’Europa, tranne l’Italia rimasta neutrale, era coinvolta nel conflitto.
La Pro Vercelli, presentata come “Rappresentativa Italiana” giocò contro una mista dello Scottish Wanderers e del Club Paulistano perdendo 1-0: i vercellesi erano ancora stanchi e in fase di ambientamento. La partita contro una formazione “mista” del Mackenzie College e del Palmeiras terminò alla pari: 1-1. In parità, 2-2, anche la sfida contro una “mista” composta da giocatori del San Berto e dell’Ipiranza: ai brasiliani furono concessi tre calci di rigore dei quali soltanto uno realizzato, ma dagli undici metri segnò anche Milano I per il goal del definitivo pareggio.
Ultima gara contro la Selezione Paulistana, la “nazionale” dello stato di San Paolo (all’epoca, e per molto tempo ancora, il calcio brasiliano era rigidamente diviso in due: da una parte San Paolo e dall’altra Rio).
La Selezione Paulistana aveva appena sconfitto le nazionali argentina e cilena e si impose per 2-1 sui “bicciolani”, privi questa volta del loro pilastro Milano I, infortunato.
Il Torino aveva in programma cinque partite da giocare in Brasile, che poi diventarono sei.
Sul campo del Parco Antartico i granata travolsero, nella loro prima esibizione, lo Sport Club International per sei a zero; poi un 5-1 inflitto allo Sport Club Germania, e ancora un 3-0 al Corinthians che aveva appena vinto il campionato.
Successivamente la selezione paulistana fu sconfitta per 7-1, la rivincita con il Corinthians registrò un altro successo dei torinisti per 2-1 e infine sesto successo ai danni dello Sport Club Lusitano per 3-0.
Sul campo si trattò dunque di un trionfo assoluto: le cose però non andarono bene sul piano finanziario dove si incontrarono forti difficoltà.
“O team do “Torino Foot-Ball Club”, que se bateu, nesta capital, com os clubs filiados à Liga Paulista de Foot-Ball, saindo vencedor em todos os “matches” que disputou aqui.”
Allora il Torino si portò in Argentina ove ebbe solo il rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno e, al termine di un lungo viaggio in treno, disputò a Buenos Aires, sul terreno di Avellaneda, tre partite.
Nella prima una rappresentativa boarense si impose sui granata per 2-1; una seconda sconfitta fu subita ad opera del Racign Ferrocaril Oeste per 0-1 e infine vittoria per 2-0 su di una “mista” composta quasi interamente dai giocatori della nazionale argentina.
La tournèe era finita, i giocatori granata riuscirono ad imbarcarsi per il ritorno in patria: al loro arrivo quasi tutti, compreso Pozzo, trovarono la cartolina per il richiamo alla armi. L’Italia si accingeva a rompere la neutralità e stava per entrare nella grande fornace della Prima Guerra Mondiale.