Se agli albori del calcio italiano l’Ulic (Unione libera italiana calciatori) fornì un grande impulso alla diffusione e alla crescita del gioco, nel cuore degli anni ’30 questo ruolo fu svolto dall’Opera Nazionale Dopolavoro.
Il regime fascista si era impossessato di tutte le attività concernenti il tempo libero e il calcio aveva assunto un ruolo assolutamente centrale. Attraverso l’Opera Dopolavoro, sia a livello aziendale, sia territoriale, il fascismo si impossessò della possibilità di costruire gruppi dirigenti a immagine e somiglianza del regime e di incanalare tutta l’attività allo scopo di costruire un consenso di massa molto radicato.
La squadra ritratta in posa è quella del Grifone Ausonia di Genova e il giocatore inquadrato nel circoletto è Marco Foglia (papà di Carlo tra i protagonisti del calcio ligure degli anni ’60 e ’70), difensore e futuro dirigente dell’Ilva poi Italsider in giro per l’Italia. Il terreno è quello della Cajenna, il campo dell’Andrea Doria che sorgeva dove adesso si colloca la gradinata Nord dello stadio di Marassi. Alle spalle si nota la struttura di Villa Piantelli (la cosiddetta “Villa degli Spiriti) che resiste ancora adesso, pur totalmente disastrata, alle spalle dello storico “stadio” di Genoa e Sampdoria
Il gioco del calcio stava incontrando un momento di grande popolarità anche grazie ai successi della nazionale due volte campione del mondo e per il ruolo trascinante dei grandi club i cui giocatori esprimevano già quel “divismo” che poi avrebbe raggiunto dimensioni del tutto esasperate, come nell’attualità.
Abbiamo assunto come riferimento il 1938, anno d’apogeo nell’influenza del regime, per raccontare il momento di massima espansione delle squadre di dopolavoro, come testimoniano le pagine dell’Almanacco del Calcio curato da Leone Boccali, il direttore del “Calcio Illustrato”. Le squadre di Dopolavoro partecipavano ai campionati federali e alcune erano addirittura riuscite a militare in Serie C.
L’almanacco in questione le elenca scrupolosamente: l’Alfa Romeo di Milano (squadra nella quale in quel momento militava Valentino Mazzola), Flack Milano, Savoia Marchetti Milano, Arsa di Arsia, Ampelea di Isola d’Istria (squadra nella quale militava Grezar), Crda Monfalcone, Dopolavoro Fiat Torino, Dopolavo Cuneo Sportiva, Dopolavoro Agricola Albenga, Dopolavoro Marzotto di Valdagno, Dopolavoro Empoli, MATER di Roma (squadra nella quale avrebbe chiuso la carriera di calciatore Fulvio Bernardini), Dopolavoro Supertessile Rieti, Dopolavoro San Giorgio Cagliari.
L’Ampelea di Isola d’Istria
Il testo curato da Boccali riporta anche l’elenco di tutte le squadre affiliate al Dopolavoro nelle 22 zone in cui era suddiviso il Paese (colonie comprese).
Di seguito tutte le squadre liguri: Dopolavoro aziendale Agricola Albenga, S.S. Grifone Ausonia Genova, Dopolavoro Dipendenti Provincia di Genova, Dopolavoro Sarzano Genova, Fabbrica Italiana Tubi Sestri Levante, Dop. Banco di Napoli Genova, Dop. Banco di Roma, Genova, Dop. Credito Italiano Genova, Dopolavoro Ilva Genova, Dopolavoro Nafta Genova, Dopolavoro Cavo Genova, Dopolavoro San Gottardo Genova, Dopolavoro San Giovanni Battista Genova, Dopolavoro Zena Genova, Dopolavoro DIMM Genova, Dopolavoro Tranviario Genova, Dopolavoro Gondrand Genova, Dopolavoro Oregina Genova, Dopolavoro Portland Genova, Dopolavoro Società Artistica Vetraria Altare, Dopolavoro Comunale Dego, Dopolavoro Comunale Cairo Montenotte, Dopolavoro Croce Azzurra Genova – Fegino, Dopolavoro Agostino Suliano Genova Certosa, Dopolavoro Piaggio Finale Ligure, Dopolavoro GIL Pietra Ligure, Dopolavoro Polisportivo Loanese Loano, Dopolavoro Cerialese Ceriale, Dopolavoro ILVA Savona, Dopolavoro Leca d’Albenga, Dopolavoro Alassio Calcio, Dopolavoro Casella, Dopolavoro Jutificio Costa, Isoverde, Dopolavoro Dipendenti Municipali La Spezia, Dopolavoro US Ausonia La Spezia.
Uno spaccato davvero interessante di attività, impegno, capacità organizzativa.
L’Agricola Albenga in Serie C nel 1938: in piedi, da sinistra, Facollo, Giribaldi, Rossi, Zarri, Ferrua, Volpe, Carrega, Balloni (Allenatore); accosciati: Magnetto, Ascheri, Tornago, Enrico
La guerra si incaricherà di rovinare tutto, ciò nonostante l’attività calcistica continuò anche sotto le bombe e alla Liberazione le categorie minori, questa volta inquadrate direttamente dalla Federazione gioco calcio ripresero con la Prima Divisione e la Sezione propaganda.
I ragazzi del Brandale, vittoriosi nel primo campionato ragazzi del dopo guerra. I rossoneri, tra i quali citiamo Bruno Fanelli, tra i più talentuosi attaccanti dedi quella generazione, giocavano su un campo improvvisato ricavato tra le macerie provocate dai bombardamenti che avevano distrutto i quartieri dei Fraveghi e Cassari nel centro storico di Savona. Poi alla metà degli anni ’50 furono costruiti i grandi palazzi di via Gramsci
La stagione 1946 – 47 registrò già la disputa, in provincia di Savona, del campionato di Sezione Propaganda (la dicitura era sta mantenuta) e ragazzi.
Queste le classifiche
Sezione Propaganda: Ardita punti 30, Albisola 27, Spotornese 22, Ferrovieri 21, Inter Varazze 19, Fornaci 18, Legino 17 e Lavagnolese 17, Fronte della Gioventù 14, Aquila 12, Finalborghese 5, Rappresentativa Trasporti 3.
Campionato Ragazzi: Brandale 28, Molese 22 (allenata dal mitico Guglie Talassano, appassionato e inesauribile alfiere del calcio giovanile savonese), Lavagnola 20, Intrepida 19, Priamar 18, Don Bosco 18, Virtus 14, Villetta 12, Vulcania 6, Valleggia 5.