Niculin Beviacqua: nel podismo “un uomo solo al comando”
Azzardiamo un giudizio categorico: la giornata di mercoledì 15 maggio 2024 è stata la più importante nella lunga storia della Savona sportiva.
La nostra città e la nostra provincia hanno dato all’atletica fior di campioni: da Castelli staffettista veloce alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932, a Niculin Beviacqua olimpionico a Berlino 25 volte campione italiano recordman di lunghissima durata nel fondo, a Rosanna Argenta sfortunata nella mancata partecipazione alle Olimpiadi di Londra del 1948, Furio Fusi protagonista a Messico ’68 fino ai più recenti exploit di Ezio Madonia, Emanuele Abate e Luminosa Bogliolo venuti fuori dalla “California ingauna” curata per tanti anni da Peo Astengo scomparso nel 2016 cui è dedicato il nostro blog.
Una coincidenza di record come quella del 15 maggio 2024 però non l’avevamo mai vissuta e riteniamo che un fatto del genere risulti inedito anche per le maggiori piste e pedane italiane: non vorremmo avanzare paragoni irriguardosi ma pensare a Roma ’60 e a Tokio 2021 non è peccare di superbia.
Cosa è accaduto allora sulla pista della Fontanassa, impianto costruito sul riempimento di una collina dentro cui furono schiacciate carcasse di auto all’inizio degli anni ’70 ?
Che la medagliata di bronzo dei 60 ai mondiali indoor fosse ormai destinata a riscrivere il record italiano dei 100 metri era pacifico, ma tra il sapere e il fare c’è sempre di mezzo qualche imprevisto. A Savona ci ha provato la pioggia. Temperatura di 15 gradi e pioggia a scrosci, come quella che ha bagnato le atlete nelle batterie dei 100 metri. Ci vuol ben altro però per frenare questa Dosso. Corre subito in 11″12 e per due centesimi saluta la compagnia di Manuela Levorato, capofila dal 2001. Poi in finale approfitta di un raggio di sole per illuminare la pista della Fontanassa vincendo con 11″02, nuova dimensione mondiale della velocista reggiana.
Anche Leonardo Fabbri era dato in “odore” di primato, e il gigante fiorentino non ha perso l’occasione per scalzare dagli annali il leggendario record italiano di Alessandro Andrei, che nel 1987 scagliò il peso a 22.91, allora record del mondo. Al sesto lancio ecco un 22.95 che riscrive la storia della specialità: quinto atleta della storia e secondo europeo!
Mattia Furlani rappresenta la più vivida speranza per il futuro dell’atletica italiana.
Così abbiamo anche un primatista mondiale. Per ora è solo juniores, ma il futuro è dalla sua parte. Mattia Furlani vola, anzi continua a volare dove proprio aveva iniziato, qui a Savona dove l’anno scorso saltò 8.44 con poco ma troppo vento alle spalle (+2.2). Stavolta è tutto nella norma, il vento c’è ma non esagera, e così il nostro uomo ragno con due balzi fa 8.25 e poi 8.36 (+1.4). Il salto supera di un centimetro il vecchio record del mondo di categoria del russo Morgunov del 2012.
Questa la cronaca stringata di un momento di sport assolutamente eccezionale.
Atalanta (3-4-2-1): Carnesecchi; De Roon(Toloi dal 65′) Hien (Scalvini dal 61′), Djimsiti; Zappacosta(Hateboor dal 61′), Pasalic(Miranciuk dal 61′), Ederson, Ruggeri; Koopmeiners, De Ketelaere (Tourè dal ’46); Lookman.
Allenatore: Gasperini.
Juventus (3-5-2): Perin; Gatti, Bremer, Danilo: McKennie, Cambiaso (Weah dal 81′), Nicolussi Caviglia (Miretti dal 61′), Rabiot, Iling Junior; Chiesa (Yldiz dal ’69’), Vlahovic(Milik dall’81’)
Allenatore: Allegri.
Marcatori: 5′-Vlahovic
arbitro Maresca
Questo il tabellino della finale di Coppa Italia 2023-2024 che ha registrato il quindicesimo successo della Juventus nella storia della competizione il cui albo d’oro, era stato aperto nel 1922 dal Vado vincitore sull’Udinese con una rete di Felice Levratto che aveva così iniziato la sua epopea di cannoniere sfondareti.
In campo con la Juve (facendo registrare anche , secondo i critici, un’ottima prestazione) Andrea Cambiaso, classe 2000, cresciuto nel vivaio del Genoa e passato da Albisola e Savona nel corso della sua carriera.
Nella stagione 2017-2018 in Serie D Cambiaso aveva disputato con la maglia dei ceramisti 21 partite, mentre in quella successiva con l’antico Savona FBC sempre in Serie D 32 presenze con 2 reti poi il passaggio all’Alessandria e all’Empoli e l’esordio in Serie A con il Genoa il 21 agosto 2021 in Inter- Genoa 4-0 e i successivi approdi a Bologna e -infine- Juve.
Abbiamo già raccontato di Felice Levratto, vincitore della Coppa con il Vado ma successivamente in campo e in panchina con il Savona.
Altri protagonisti della storia bianco-blu hanno alzato la Coppa Italia e vanno ricordati:
PIERINO PRATI
Coppa Italia 1971-72 Finale a Roma il 5 luglio 1972
Finale: Milan- Napoli 2-0 reti: autorete di Panzanato, Rosato
GIUSEPPE FURINO
Coppa Italia 1978-79 Finale a Napoli il 20 giugno 1979
Giuseppe Meazza “il balilla” primo a realizzare l’accoppiata scudetto-capocannoniere. Da notare il collare bianco-nero sulla maglia neroazzurra . Siamo ai tempi dell’Ambrosiana – Inter fusione imposta dal fascismo tra Inter e US Milanese
Il campionato di Serie A 2022-2023 si è concluso con una particolarità statistica che val la pena di sottolineare: nella squadra vincitrice dello scudetto, il Napoli per la terza volta nella storia, ha militato il capocannoniere del campionato Osimehn con 26 reti. Un fatto ormai diventato inusuale da diverso tempo.
Così abbiamo ricostruito, a partire dal primo campionato a girone unico (stagione 1929-30) la genealogia dello scudetto e dei primi classificati nella classifica marcatori.
Ecco il quadro completo delle accoppiate scudetto – marcatore principe
scudetto Milan 56 punti marcatori: Van Basten (Milan) 25, Roberto Baggio (Juventus) 18, Baiano (Foggia) 16
1992-93 18 squadre
scudetto Milan 50 punti marcatori: Signori (Lazio) 26, Roberto Baggio (Juventus) 21, Balbo (Udinese 21)
1993-94 18 squadre
scudetto Milan 50 punti marcatori: Signori (Lazio 23), Zola (Parma 18), Roberto Baggio (Juventus) 17, Silenzi (Torino)17
1994-95 18 squadre
scudetto Juventus 73 punti (per la prima volta 3 punti a vittoria) marcatori Batistuta (Fiorentina) 26, Balbo (Roma 22), Zola (Parma) 19, Rizzitelli (Torino) 17
1995-96 18 squadre
scudetto Milan 73 punti marcatori: Protti (Bari) 24, Signori (Lazio) 24, Chiesa (Sampdoria) 22
La Lazio con lo scudetto appuntato sul petto. Una vittoria coincidente con l’esito del referendum sul divorzio. Una giornata di vero cambiamento per l’Italia anche nel calcio.
12 MAGGIO 1974: UN GRANDE GIORNO PER IL PROGRESSO DELLA LIBERTA’ IN ITALIA
Il referendum abrogativo in Italia del 1974 si tenne il 12 e 13 maggio ed ebbe come oggetto la disciplina normativa con cui era stato introdotto l’istituto del divorzio, previsto dalla «legge 1º dicembre 1970, n. 898», nota anche come «legge Fortuna–Baslini» (dal nome dei primi firmatari del progetto in sede parlamentare).
Entrata in vigore nel 1970, la legge aveva introdotto il divorzio in Italia, causando controversie e opposizioni, in particolare da parte di molti cattolici (la dottrina cattolica sancisce l’indissolubilità del vincolo matrimoniale, ma gli antidivorzisti presentarono la loro posizione come motivata laicamente, cioè desunta dall’essenza stessa del matrimonio come istituto di diritto naturale, non come sacramento).
Il fronte divorzista intese la sua battaglia nel senso d’un ampliamento delle libertà civili, ma anche a un cambiamento in senso libertario del quadro politico nazionale: alla vittoria del “No” nel 1974 seguiranno infatti importanti conquiste elettorali delle sinistre nel 1975 e nel 1976 e la formazione di governi con l’appoggio esterno del PCI prima nel 1976 e poi nel 1978.
Risultati
Scelta
Voti
%
Sì
13 157 558
40,74
No
19 138 300
59,26
Totale
32 295 858
100
Schede bianche
425 694
1,29
Schede nulle
301 627
0,91
Votanti
33 023 179
87,72
Elettori
37 646 322
Esito: Quorum raggiunto
In quella “storica” domenica si giocò egualmente il campionato di calcio.
In Serie A si era arrivati alla penultima giornata e si sancì un fatto storico: per la prima volta la Lazio conquistò lo scudetto tricolore, staccando di 3 punti in classifica la Juventus.
Classifica che a quel punto recitava:
Lazio 42, Juventus 39, Napoli 34, Inter 33, Torino 33, Fiorentina 32, Milan 29, Bologna 29, Cagliari 27, Cesena 27, Lanerossi Vicenza 26, Verona 24, Foggia 23, Sampdoria 19, Genoa 17.
Alla fine del torneo un vero e proprio parapiglia portò alla retrocessione del Verona per illecito sportivo con conseguente ripescaggio della Sampdoria.
Questi i tabellini di quella domenica 12 maggio 1974:
Il campionato di Serie B 2023-2024 ha pronunciato i suoi primi verdetti indicando nel Parma e nel Com le due squadre che direttamente saliranno in Serie A.
La nostra memoria è allora ritornata ad una lontana edizione della squadra comasca che ci piace ricordare perché rimasta molto particolare nella storia del nostro calcio.
Campionato di Serie A 1951 – 52, 20 squadre che proprio in quell’occasione dovranno ridursi a 18.
Un momento di grande effervescenza: arrivano tanti stranieri, in particolare dal Nord Europa (l’Italia era stata eliminata dalla Danimarca nelle Olimpiadi del 1948 e dalla Svezia nei mondiali del 1950) oltre che dal Sud America e ci sono presidenti mecenati che spendono barche di soldi.
Intendiamoci bene: siamo ben lontani dalle squadre interamente o quasi composte da stranieri come sta avvenendo attualmente.
All’inizio della stagione successiva (1952 – 53) il comandante Lauro presidente del Napoli supererà la barriera dei 100 milioni per assicurarsi dall’Atalanta il centravanti svedese Hasse Jeppson. Anche gli altri presidenti, da Agnelli a Masseroni, da Trabattoni a Zenobi certamente non lesinarono nel corso della campagna acquisti infestata come sempre da tanti faccendieri capaci di proporre affari improbabili. E’ significativo ricordare che in quella stagione frequentavano la Serie A squadre poi scomparse dal calcio d’èlite se non affondate tra i dilettanti come Legnano, Lucchese, Novara, Padova, Pro Patria e Triestina.
In mezzo a questo bailamme si situa una piccola società, il Como, salito in Serie A per la prima volta nella stagione 1949 – 50. Il presidente è il ragionier Songia, la società è sostenuta da un gruppo di industriali tessili, l’allenatore è un veterano di lungo corso Alfredo Mazzoni.
La società lariana, autentica mosca bianca, compie una scelta drastica: rifiuta di ingaggiare giocatori stranieri. La squadra è tutta italiana e si comporta ottimamente conseguendo un’agevole salvezza.
Questa è la storia del “Como Italia” un raro esempio di competenza calcistica unita alla modestia di chi, disponendo di pochi mezzi, sapeva comunque sfidare i grandi squadroni.
Questi gli stranieri presenti in Serie A nel campionato 1951 – 52.
Atalanta: Svend Jorgen Hansen (danese), Hasse Jeppson (svedese), Leschly Jorgen Soerensen (danese); Bologna: Garcia (uruguagio) Ivan Jensen (danese) Axel Pilmark (danese); Como: nessun straniero (LIpizer nato a Fiume nel 1921, quando la città era già italiana); Fiorentina: Dan Heimer Ekner (svedese), Kucuk Lefter (turco), Andries Roosenburg (olandese); Inter: Istvan Nyers (apolide), Lennart Skoglund (svedese), Faas Ase Wilkes (olandese); Juventus: John Hansen (svedese), Karl Age Hansen (svedese), Karl Hage Praest (svedese); Lazio: Enrico Flamini (argentino), Ragnar Laresn (norvegese), Gulesin Sukru (turco); Legnano: Ivar Eidefjall (svedese), Ramon Filippini (svedese), Karl Erik Palmer (svedese); Lucchese: Hansen Colberg (danese), Kaj Frandsen (danese) Carlos Esteban Gonzales (argentino); Milan: Gunnar Gren (svedese), Nils Liedholm (svedese), Gunnar Nordahl (svedese); Napoli: Dionisio Arce (paraguaiano) Naim Kriezu (albanese), Stefano Mike (ungherese); Eugen Viney (ungherese); Novara: Ludwig Janda (tedesco), Bruno Pesaola (argentino), Kiell Rosen (svedese); Padova: Knut Andersen (norvegese), Filippo Fuchs (svizzero), Enrique Martegani (argentino); Palermo: Helge Bronée (danese), Eken Bulent (turco),Cestmir Vycpalek (cecoslovacco); Pro Patria: Norbert Hofling (romeno), Beniamino Santos (argentino), Stefan Turbeky (ungherese); Sampdoria: Juan Carlos Lorenzo (argentino), Mario Sabatella (argentino); Spal: Niels Bennike (danese), Aziz Bulent (turco), Dion Oernevold (danese); Torino: Jeso Amalfi (brasiliano), Josè Florio (argentino), Ake Hjalmarsson (svedese); Triestina: Felix Banegas (paraguiano), Josè Osvaldo Curti (argentino), Jozef Kaiml (cecoslovacco); Udinese: Luiig Bares (belga), Johannes Ploeger (danese), Erling Soerensen (danese).
Como anni’ 50 schierato al centro dello stadio Sinigaglia che sorge proprio sulle rive del Lago vicino al tempio voltiano
CLASSIFICA FINALE DEL CAMPIONATO 1951 – 52: Juventus 60, Milan 53, Inter 49, Fiorentina 43, Lazio 43, Napoli 42, Sampdoria 41, Novara 40, Spal 37, Pro Patria 37, Palermo 36, Atalanta 34, COMO 34, Udinese 34, Torino 34, Bologna 33,Lucchese 32, Triestina 32, Padova 29, Legnano 17
Da notare nelle file lariane la presenza di giovani destinati a brillanti carriere future come Pedroni e Bargamaschi al Milan. Da allenatore dell’Alessandria Pedroni farà esordire in Serie A Gianni Rivera (1958 – 59). Ancora: Pinardi (poi all’Udinese vice campione 1954-55) e Colombo alla Juventus, Gatti all’Inter. Il cannoniere però è ancora l’eterno “Pinella” Baldini già colonna della Sampdoria e in campo con 19 presenze e 5 goal si schiera l’esperto Ercole Rabitti che nella stagione 1966 – 67 si siederà, in una breve e sfortunata esperienza, sulla panchina del Savona in Serie B. Senza dimenticare Giovetti, in seguito ottimo vignettista.
Nel giorno della grande festa in riva al Lario ci è parso doveroso recuperare questa memoria di un tempo ben diverso dall’attuale.
Nel nome degli indimenticabili pionieri Giovanni Selis, Settimio Pagnini, Luigi Faucci quelli che cominciarono la pallanuoto savonese giocando in mare la Rari Nantes Savona giocherà, al termine della stagione 2023-2024, la finale scudetto avversaria l’eterna rivale Pro Recco.
Una notizia lieta per la nostra Città, il segnale di un’attività sportiva di altissimo livello nazionale per una società capace di portare avanti la propria identità collegandola anche a una forte presenza nel vivaio giovanile.
Grande merito ai dirigenti, primo fra tutti l’appassionato presidente Daniele Polti e sopratuttto all’allenatore Alberto Angelini, protagonista nella storia, olimpionico, plurinazionale, protagonista ai Mondiali, vincitore di scudetti anche con Roma e Pro Recco: sicuramente Alberto è stato e lo è nel presente lo sportivo savonese più importante tra il XX e il XXI secolo.
Dopo una lunga gavetta nelle categorie minori giocando in mare, nella piscina Aurelia di Albissola Marina e poi finalmente in quella della G.I: al prolungamento la Rari Nantes Savona approdava alla Serie A nel 1981.
Nel 1985 era inaugurata la piscina di Corso Colombo poi intitolata alla memoria del sindaco Carlo Zanelli.
In quel periodo Savona si inserisce tra le piazze più importanti della pallanuoto italiana e vestono la calottina biancorossa giocatori di grandissimo livello internazionale come Estiarte e Ferretti.
Tre scudetti nel palmares: 90-91, 91-92 e 2004-2005.
Tre Coppa Italia: 89-90 , 90-91, 92-93
Tre vittorie in Coppa Len 2004-2005; 2010-2011, 2011-2012
L’ATTUALITA’ DEL MOMENTO SPORTIVO
Alberto Angelini catechizza i suoi ragazzi
Più unici che… Rari
Una attesa lunga tredici anni: Savona e Recco di nuovo di fronte per giocarsi lo scudetto. Davide contro Golia per qualità di organico e di budget (cinque volte quello dei recchelini) . La lunga marcia per arrivare alla finale scudetto premia la società del duo Polti-Gervasio ed esalta molti anni di lavoro e il lungo inseguimento coronato con la vittoria in gara-2 nella bollente tana del Brescia di Sandro Bovo, altro ex biancorosso, fresco reduce dalla vittoria in Coppa Italia a spese dei titolatissimi recchelini. Un’impresa, come altrimenti definirla. Protagonisti il tecnico Angelini e i suoi ragazzi: il portiere- saracinesca Nicosia, l’eterno Figlioli, match winner anche a Brescia, il sempre verde capitan Rizzo, il mancino Campopiano, lo scassa-difese Bruni, centroboa del Settebello, il generoso e multi uso Rocchi, la duttilità di Guidi, il magiaro Erdelyi instancabile centrovasca prezioso dal perimetro, il mastino stelle e strisce Vavic, il montenegrino Durdic, ruvido nei corpo a corpo e cecchino da zona 4 (posizione di esterno alla destra del portiere). E poi la grande crescita dei ragazzi della cantera biancorossa: Patchaliev (classe 2002),in odore di Settebello nel dopo Parigi (magari prima, chissà, vista la costante crescita); il portiere Da Rold (2002), vice di Nicosia, sempre pronto a rispondere presente alle provocazioni del coach a partita in corso; il figlio e nipote d’arte Bragantini (2004); il baby Cora (2006), in vasca l’altra sera nella bolgia di espulsioni alla Mompiano; il difensore Urbinati (2004), l’attaccante Caldieri (2002). Con la conquista della finale scudetto i biancorossi sono tornati a meritare il titolo che oltre trent’anni fa gli dedicò il Secolo XIX: “Più unici che Rari”. Il frutto di un lavoro costante, faticoso, severo, determinato, intenso e talvolta estenuante. Un’opera di ricostruzione avviata dal tecnico Angelini dieci anni fa, dopo aver vinto il titolo juniores, con l’obiettivo di creare in hause la nuova linfa per il futuro. Sono cresciuti e maturati qui Alesiani (ora capitano del Brescia) e Damonte (mancino approdato al potente Ferencvaros), pedine del Settebello. Una scuola, anche di vita, che ha consentito ad Andrea Fondelli di ritrovare se stesso e motivazioni per tornare ai livelli che parevano perduti, fino a diventare pedina fondamentale del Recco e del Settebello; e un humus ideale per crescere tecnicamente e tatticamente il giovane Iocchi Gratta, le cui potenzialità spinsero Sandrone Calcaterra, suo allenatore alla Roma, ad affidarlo alle cure di Angelini, suo compagno di squadra a Recco e in Nazionale. Risultato: Iocchi Gratta è diventato pedina importante del Recco e del Settebello di Sandro Campagna. L’appuntamento con la Rari targata Bper (lo sponsor che ha cancellato Carisa e Carige) è per il 22 maggio: a Recco, storica piscina di Punta Sant’Anna, gara di andata; 25 maggio ritorno a Savona, piscina Zanelli; eventuale bella il 29 maggio, ancora Recco. “Non faremo i figuranti”, il commento di Angelini. “Andiamo per giocarcela, non per fare gli spettatori”, ha ribadito capitan Rizzo. Provateci, ragazzi.
Nei giorni scorsi il giro d’Italia è scattato da Torino (Venaria Reale) per rendere doveroso omaggio al 75° anniversario della tragedia di Superga dove perirono gli eroi dell’invitto “Grande Torino”.
In quel 1949 si disputò uno dei più bei giri d’Italia nell’intera storia della Corsa Rosa: partito da Palermo il 21 giugno, mentre tutta l’Italia non solo sportiva era in lutto, dipanò il suo percorso da Sud verso Nord terminando a Milano il 12 giugno successivo.
Coppi vinse il suo terzo giro d’Italia con una grande dimostrazione di forza sulle montagne dolomitiche prima e sui colli della Cuneo-Pinerolo poi.
Fu la tappa in cui Mario Ferretti in radiocronaca coniò la famosa frase: “Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco celeste, il suo nome è Fausto Coppi”
Basti pensare che sul Maddalena, sul Vars, sull’Izoard, sul Monginevro e sul Sestriere Fausto, dopo aver staccato tutti, compì un lungo volo, sempre solitario di oltre 100 chilometri.
Una vittoria memorabile, quella del campionissimo che ebbe come avversario principale il solito Bartali, ben lontano dal dichiararsi vinto.
Genova – Sanremo: 1 Luciano Maggini 2 Soldani 3 Drei
Sanremo – Cuneo: 1 Conte 2 Ricci 3 Tonini
Cuneo – Pinerolo: 1 Fausto Coppi 2 Bartali a 11′ 3 Martini
Pinerolo – Torino: 1 Bevilacqua 2 Corrieri 3 De Santi
Torino – Milano: 1 Corrieri 2 Ricci 3 Fausto Coppi
Fausto Coppi poi, primo nella storia, avrebbe bissato la vittoria nel Tour de France.
Nel corso della tappa Genova – Sanremo il giro transitò da Savona passando per Corso Vittorio Veneto: Coppi e Bartali erano in gruppo nelle prime posizioni, Coppi sul lato destro e Bartali su quello sinistro. Fausto indossava già la maglia rosa conquistata a Bolzano nella tappa dolomitica. Al passaggio dei corridori mia mamma, sfegatata coppiana, esclamò “Com’è rosa quella maglia !”. Nessuno, secondo lei, avrebbe potuto indossarla così rosa come Fausto.
Luis Cesar Menotti nel suo breve passaggio sampdoriano
In queste ore il mondo calcistico sta ricordando Luis Cesar Menotti come il “conducator” dell’Argentina campione del mondo 1978 (lui antifascista nel regime dei Colonnelli).
In questo caso, come ci capita di frequente, deviamo dal solco delle celebrazioni ufficiali per ricordare le 8 partite nelle quali Menotti si misurò con il campionato italiano sedendo sulla panchina della Sampdoria.
Menotti era arrivato a Genova nell’estate 1997 per sostituire Sven Goran Eriksson passato alla Lazio assieme a Roberto Mancini: ormai la Samp dello scudetto, deceduto Paolo Mantovani, era risultata definitivamente smantellata anche se per quella stagione l’impianto blucerchiato non era sicuramente da disprezzare, raccolto nella facilità di goal di Vincenzo Montella..
“El Flaco” non entrò mai in sintonia con l’ambiente e si fermò davvero poco tempo, appunto 8 partite di campionato: dopo due sconfitte consecutive per 0-3 da Milan e Lazio la dirigenza decise di esonerare l’allenatore argentino per richiamare, a furor di popolo, Vujadin Boskov.
Alla fine per la Samp arrivò l’ottavo posto con questa classifica:
Juventus 74, Inter 69, Udinese 64, Roma 59, Fiorentina 57, Parma 57, Lazio 56, Sampdoria 48, Bologna 48, Milan 44, Bari 38, Empoli 37, Piacenza 37, Vicenza 36, Brescia 35, Atalanta 32, Lecce 26, Napoli 14.
La Nazionale si esibisce nel saluto romano proprio davanti alla “perfida Albione” (MIlano 1939. Italia – Inghilterra 2-2. E’ la partita della “manina” di Silvio Piola)
Il governo sta studiando l’emanazione di un decreto che istituirebbe una “Agenzia per la vigilanza economica e finanziaria dello società sportive professionistiche”. Vigilanza che sarebbe esercitata dallo Stato attraverso l’analisi dei bilanci sostituendo la COVISOC (organismo interno, emanazione delle società).
Il costo dell’agenzia (30 componenti nominati dal Ministero) dovrebbe essere di circa 2,5 milioni di euro pagati dalle squadre.
I criteri cui dovrebbe riferirsi l’agenzia non sono ancora chiari ma appare evidente come il tema centrale è quello di una lesione del principio dell’autonomia dello sport: rimane da stabilire se il governo fisserà i criteri per stabiluire l’equilibrio economico – finanzario dei club oppure se porrà la questione dell’emanazione di pareri vincolanti per l’iscrizione ai campionati.
Nel secondo caso potrebbero intervenire Fifa e Uefa che in altri precedenti hanno minacciato o eseguito esclusione di squadre di Paesi per interferenze dei governi nello sport.
Seguiremo con attenzione questa vicenda, non dimenticando che non è assolutamente nostra intenzione difendere quello che è un vero e proprio “Circo Barnum” formato dalle società di calcio italiane, da un considerevole numero di media asserviti al soldo del puro spettacolo in particolare le TV che agiscono da vero riferimento dello spreco di un mercato apparentemente in mano alla sola logica speculativa, mettendo da parte quella sportiva.
L’iniziativa del Governo però (giudicata da autorevoli fonti “entrata a gamba tesa”) non può però che richiamarci alla mente il discorso sull’egemonia lanciato qualche tempo fa rimembrando anche il modo con il quale il fascismo entrò direttamente nel governo del calcio, fenomeno in quel momento, a metà degli anni’20 del XX secolo emergente sia sul piano economico, sia su quello sociale.
Eseguiamo questo richiamo avendo anche ben presente (e lo affermiamo senza infingimenti) la matrice ideologica del partito di maggioranza relativa e il suo muoversi su di un terreno che fa chiaramente riferimento all’economia corporativa e una visione totalizzante della cultura e dell’agire sociale.
Pensare a “Fascio e Pallone” in questo momento ci richiama ad Andreotti “Pensar male è peccato, ma spesso ci si azzecca”.
La completa fascistizzazione della struttura calcistica avvenne il 2 agosto 1926 con l’emanazione della cosiddetta “Carta di Viareggio” che affrontava il problema del calcio che si affacciava sul professionismo dal punto di vista tributario, gerarchico, sportivo: le società, come scrive Ettore Berra, nel primo Almanacco del Calcio redatto da Leone Boccali (1939) sentirono finalmente la presenza di una autorità in grado di comandare e di farsi ubbidire.
Berra prosegue” I vantaggi che il nostro sport ne ha ricavato sono evidenti: il potere federale, tolto agli arrembaggi sempre disinteressati dei delegati, ha realizzato la continuità dell’indirizzo sportivo e la creazione di un’autorità al di sopra degli interessi particolaristici e quindi benefica per tutti.
Nella sostanza mantenendo fede all’intenzione di controllare e dirigere ogni attività del Paese, il fascismo aveva allungato i tentacoli del suo potere autoritario anche sul calcio.
Nè si poteva pensare che il gioco, da considerare ormai assieme al ciclismo come massima espressione sportiva popolare, potesse essere risparmiato dalle attenzioni della dittatura.
Sabato 4 maggio 2024: prima tappa del Giro d’Italia (che si concluderà domenica 26), e 75 anni esatti trascorsi dalla tragedia di Superga, 4 maggio 1949. La corsa della Gazzetta non poteva dimenticarsene, e infatti l’inizio dell’edizione 107 sarà anche un omaggio al Grande Torino, nella giornata in cui si partirà da Venaria Reale, la reggia dei Savoia alle porte di Torino. Il traguardo sarà nel cuore del capoluogo piemontese.
Nel nostro consueto ricordo del Grande Torino non potevamo non sottolineare questo omaggio della “Corsa Rosa” davvero significativo e importante.
Ma il nostro di ricordo rimane quello di sempre:
E’ il pomeriggio del 4 maggio 1949. Un mercoledì. Nebbia e nubi basse avvolgono Torino e la collina su cui era stata eretta la Basilica di Superga. In lontananza si avverte il rombo di un aereo in avvicinamento allo scalo di Aeritalia (Caselle sarà realizzato anni dopo) nel Comune di Collegno. E’ il trimotore G12 Fiat I-Elce con a bordo il Grande Torino che torna da Lisbona dopo la partita per festeggiare Francisco Ferreira, idolo del Benfica. Il ritorno a casa è vicino. Si è scelto l’aeroporto di torinese, e non Milano, per anticipare i tempi del rientro. Il contatto radio con la torre di controllo si interrompe all’improvviso. L’aereo si schianta contro il muraglione della Basilica di Superga. Sono le 17,05. Così scompare il Grande Torino ed entra nel Mito la squadra imbattibile di Valerio Bacigalupo, Aldo Ballarin, Virgilio Maroso, Eusebio Castigliano, Danilo Martelli, Mario Rigamonti, Ezio Loik, Giuseppe Grezar, Romeo Menti, Guglielmo Gabetto, Valentino Mazzola, Franco Ossola. Una macchina perfetta capace di vincere scudetti e ricoprire i dieci undicesima della nazionale. Una squadra dai record infiniti: 153 vittorie e 36 pareggi in 213 partite, 594 gol fatti, 198 subiti. Indimenticabile. Nello schianto di Superga muoiono anche tre grandi firma del giornalismo italiano: Renato Casalbore, fondatore di Tuttosport; Renato Tosatti della Gazzetta del Popolo e Luigi Cavallero de La Stampa, e i quattro uomini dell’equipaggio.
Il Grande Torino; da sinistra, in piedi, Castigliano, Ballarin, Rigamonti, LoiK, Maroso, Mazzola; accosciati, Bacigalupo, Menti, Ossola, Martelli, Gabetto
Sono trascorsi 72 anni, ma la memoria della tragedia consumata quel maledetto 4 maggio non può essere perduta. E come ogni anni ricordiamo il rogo di Superga, laddove scomparvero giocatori, tecnici, dirigenti, giornalisti, uomini dell’equipaggio di ritorno dall’ultima trasferta. Si trattò davvero di un dramma nazionale in quell’Italia che faticosamente stava uscendo dalla tragedia della guerra.
Per ricordare degnamente questo avvenimento che rimane nella nostra memoria quasi come un pietra miliare, riportiamo di seguito i tabellini delle partite giocate dai granata nel corso del loro ultimo campionato 1948-49
VENTUNESIMA GIORNATA Torino – Atalanta 2-0Reti: Bongiorni, RigamontiTorino: Gandolfi, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Mazzola, Bongiorni, Schubert, GabettoAtalanta: Casari, Dalmonte, Piccardi, Mari, Fusco, Gremese, Randon, Cominelli, Astorri, Busnelli, KorostelevArbitro: Maurelli di Roma VENTIDUESIMA GIORNATA Roma – Torino 1-2Reti: Andreoli, Mazzola, GabettoRoma: Albani, Contin, Andreoli, Dell’Innocenti, Valle, Ferri, Losi, Maestrelli, Totondonati, Venturi, PesaolaTorino: Bacigalupo, Martelli, Operto, Castigliano, Rigamonti, Grezar, Menti, Loik, Bongiorni, Mazzola, GabettoArbitro: Tassini di Verona VENTITREESIMA GIORNATA Torino – Livorno 1-0Rete: MazzolaTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Bongiorni, Mazzola, GabettoLivorno: Merlo, Lovagnini, Tuccini, Torriglia, Piram, Pako, Maselli, Dante, Stradella, Cassani, Tre ReArbitro: Cappucci di Roma VENTIQUATTRESIMA GIORNATA Lucchese – Torino 1-1Reti: Mazzola Conti (rigore)Lucchese: Viola, Bertuccelli, Cuscela, Rosellini, Nay, Scarpato, Merlin, Toth, Fabian, Magni, ContiTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, SchubertArbitro: Orlandini di Roma VENTICINQUESIMA GIORNATa Torino – Juventus 3-1Reti: Loik (2), Gabetto, CergoliTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaJuventus: Sentimenti IV, Manente, Rava, Sentimenti III, Parola, Angeleri, Ploeger, Cergoli, Boniperti, John Hansen, CaprileArbitro: Galeati di Bologna VENTISEIESIMA GIORNATA Padova – Torino 4-4Reti: Checchetti (2), Ossola, Castigliano, Vitali ,Fiore, Menti (2)Padova: Luisetto, Sforzin, Arrighini, Rolle, Quadri, Zanon, Vitali, Celio, Checchetti, Matè, FioreTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaArbitro: Gemini di Roma VENTISETTESIMA GIORNATA Torino – Milan 4-1Reti: Ossola (2), Fadini, Gabetto, BuriniTorino: Bacigalupo, Ballarin, Fadini, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaMilan: Milanese, Belloni, Foglia, Annovazzi, Tognon, Bonomi, Burini, Gudmundsson, Nordhal, Sloan, CarapelleseArbitro: Dattilo di Roma VENTOTTESIMA GIORNATA Lazio – Torino 2-2Reti: Loik (2), Hofling, FlaminiLazio: Brandolin, Antonazzi, Piacentini, Montanari, Remondini, Alzani, Puccinelli, Magrini, Hofling, Flamini, Nyers IITorino: Bacigalupo, Ballarin, Fadini, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Grezar, OssolaArbitro: Bellè di Venezia VENTINOVESIMA GIORNATA Torino – Bologna 1-0Rete: MazzolaTorino: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaBologna: Vanz, Ballacci, Ricci, Cingolani, Sarosi III, Marchi, Mike, Bernicchi, Cappello, Tacconi, TaitiArbitro: Camiolo di Milano TRENTESIMA GIORNATA Torino – Novara 4-0Reti: Loik(2), Mazzola, OssolaTorino: Bacigalupo, Ballarin, Grezar, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaNovara: Corghi, Galimberti, Falzotti, Mainardi, Molina, Castelli, Pombia, Piola, Renica, Alberico, SpadavecchiaArbitro: Vannini di Bologna TRENTUNESIMA GIORNATA Triestina – Torino 1-1Reti: Menti, Blason (rigore)Triestina: Striuli, Zorzin, Blason, Sessa, Grosso, Radio, Rossetti, Trevisan, Ispiro, Tosolini, BegniTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Grezar, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaArbitro: Orlandini di Roma TRENTADUESIMA GIORNATA Torino – Modena 3-1Reti: Cavazzuti, Mazzola, Ballarin,MentiTorino: Bacigalupo, Ballarin, Maroso, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaModena: Corazza, Silvestri, Braglia, Malinverni, Neri, Menegotti, Romani, Bertoni, Pernigo, Cavazzuti, Sentimenti VArbitro: Cappucci di Roma TRENTATREESIMA GIORNATA Bari – Torino 1-1Reti: Mazzola, VorosBari: Moro, Pietrasanta, Stellin, Isetto, Carlini, Orlando, Kincses, Sabbatini, Giorgino, Voros, HrotkoTorino: Bacigalupo, Ballarin, Fadini, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Mazzola, OssolaArbitro: Pera di Firenze TRENTAQUATTRESIMA GIORNATA Inter – Torino 0-0Inter: Franzosi, Guaita, Pian, Fattori, Giovannini, Achilli, Armano, Lorenzi, Amadei, Campatelli, Nyers ITorino: Bacigalupo, Ballarin, Fadini, Castigliano, Rigamonti, Martelli, Menti, Loik, Gabetto, Schubert, OssolaArbitro: Gemini di Roma
Si conclude a questo punto l’epopea del grande Torino. Ci sarà ancora la partita di Lisbona e l’infausto volo di ritorno. Si compiva così la più grande tragedia nella storia dello sport italiano. I granata saranno proclamati campioni d’Italia e il torneo concluso dalla squadra ragazzi cui le avversarie cavallerescamente opporranno compagini di coetanei.Noi continueremo sempre, ad ogni 4 di maggio, a perpetuare quella memoria che è rimasta scolpita nella mente e del cuore di tutti gli sportivi nel mondo.…